La privacy è uguale per tutti? Un problema politico.
La privacy è uguale per tutti? Un problema politico.
Qualche giorno fa ho partecipato ad un dibattito in materia di privacy ed è insorta la questione relativa ai dati sensibili da tutelare. La legge, in verità, è un po’ indefinita e lascia margini interpretativi un po’ elastici. In particolare il problema riguardava quello dei dati relativi alla salute personale. Ovviamente, il legislatore considera questa materia come coperta dall’obbligo di riservatezza e riguardante la stretta sfera personale. Ma è sempre così?
Ad esempio, l’addetto agli impianti di sicurezza di una centrale nucleare o i sistemi aeroportuali ha diritto di nascondere l’insorgere di una affezione nervosa che ne comprometta l’efficienza? Certo, in questi casi ci sono accertamenti periodici proprio per assicurarsene. Ma il problema potrebbe porsi per l’intervallo fra un accertamento e l’altro (e potrebbe trattarsi di periodi anche abbastanza prolungati, fra i 6 ed i 24 mesi). Peraltro, alcuni lavori non prevedono questo tipo di accertamenti periodici ma possono dar luogo a situazioni non desiderabili: un poliziotto o anche un vigile urbano può tenere celato il suo alcoolismo? Il magistrato che soffra di un forte esaurimento nervoso che ne limita la capacità di lavoro, può essere obbligato a chiedere l’aspettativa per motivi di salute? E di esempi potremmo farne ancora di più. D’altra parte, se il dipendente vuole un congedo per malattia deve esibire la relativa documentazione, per godere del suo diritto a curarsi, ma allora non si può pensare che esista un rapporto di sinallagmaticità per cui anche l’azienda ha diritto a sapere se egli è in grado di effettuare le prestazioni che gli sono richieste? La legge traccia linee guida non precisissime in materia.
Ma, sin qui, poco male: l’obbligo potrebbe riguardare il rapporto fra cittadino e azienda o ente e restare rigidamente coperto verso terzi (come già accade per i congedi per ragioni di salute). Ma ci sono situazioni ancora più delicate.
Ad esempio, nessuna legge obbliga magistrati, parlamentari, governanti a sottoporsi a visite fiscali periodiche eppure siamo sicuri che non ce ne sarebbe bisogno? Un magistrato avanti con gli anni, affetto da avanzata arteriosclerosi può restare al suo posto. E un deputato o un governatore di Regione tossicodipendente? Un ministro che abbia una malattia semi invalidante può mantenere l’incarico anche a detrimento dell’interesse dello Stato?
Immaginiamo che una delle quattro cariche principali dello Stato (Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio, Presidenti di Camera e Senato) soffra di una grave malattia nervosa o magari di una affezione oncologica tale da limitarne la capacità d’azione, che si fa?
Ovviamente, occorrerebbe evitare speculazioni politiche che, peraltro, sarebbero moralmente turpi in una situazione del genere, ma tacerlo non sarebbe peggio? Questo potrebbe dar luogo ad un gossip ancora più devastante per le istituzioni.
Il caso Marrazzo ci ha ricordato che c’è un vuoto legislativo da colmare e nulla ci garantisce che una situazione del genere non possa ripresentarsi in tempi imprevedibilmente lunghi o brevi. Forse è il caso di discuterne molto rapidamente.
Aldo Giannuli, 4 novembre ’09
aldo giannuli, caso marrazzo, crisi politica, droga e politica, privacy, vuoto politica
![](https://aldogiannuli.it/wp-content/uploads/aldo_buona_280-150x150.jpg)
marta
Le tue domande riguardano categorie ben precise, quelle per cui finora non si è mai posto il problema dell’invalità dovuta a patologie diverse, quello in cui rientrano invece le categorie comuni e con maggior numero di occupati. Secondo me, ciò che vale per l’operaio, vale anche per il politico etc. Per chi ha problemi di tossicodipendenza il discorso cambia: Se sul posto di lavoro si scoprono siringhe o bottiglie vuote e sguardi allucinati, è meglio che le persone prima si curino per il periodo necessario per la disintossicazione e il successivo reinserimento nel tessuto sociale riprendendo poi il lavoro sospeso per il problema imdicato sopra.
alessandra
Il problema si pone, eccome per chi governa, amministra, giudica. La trasparenza deve essere totale. Anche se sembra che non se ne rendano conto, la loro responsabilità è grande. E’ necessario che siano lucidi e presenti fisicamente quando serve. Se queste “doti” possono venire a mancare o non essrci fin dall’inizio, non può essergli conferito alcun mandato o incarico. Non vorrei dire sciochhezze, ma in America non si può tacere su simili problemi, e questo vale soprattutto i politici. E’ una questione di correttezza in fondo non di privacy: laddove la malattia non consenta di espletare i compiti assunti o assumendi nel migliore dei modi o comunque in modo corretto, deve essere resa nota.
Sebastiano
Teoricamente penso sia una banalità condividere quanto proposto da Aldo. Considerando la moralità della nostra classe politica mi viene da pensare che gli eventuali controlli possano venire gestiti come capitato per i cosiddetti falsi invalidi, insomma “all’italiana”.
So benissimo che non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, ma basta vedere quello che è successo alla trasmissione “Le Iene” quando ha provato a verificare quanti parlamentari facevano uso di droghe.
E non mi sembra di ricordare eclatanti campagne di stampa in proposito, qualunque parte politica rappresentassero.
Fabrizio
L’ENI è notoriamente una delle eccellenze italiane. Un mio caro amico lavora all’ENI come geologo e DA CONTRATTO ha periodici controlli sull’uso di sostanze stupefacenti, pena il licenziamento.
Questo per dire quanto in realtà sarebbe semplice risolvere il problema.
Perchè nelle aziende serie si fa così?
Perchè l’esperienza statunitense degli anni 80, ha insegnato che la cocaina è in grado di BRUCIARE in pochi anni un’intera generazione di dirigenti, con danni economici e gestionali oltre che sociali (quest’ultimo non considerato negli Stati Uniti).
Il problema quindi non è morale: è umano. Io ho sempre sostenuto che un’arricchimento materiale se non è abbinato ad un arricchimento intellettuale non può essere che deleterio.
“Se dai un milione di dollari ad un messicano non hai fatto un ricco: hai fatto un alcolizzato”
“in America non si può tacere su simili problemi, e questo vale soprattutto i politici”
avrei parecchio da ridire…soprattutto parlando di psicofarmaci 😉