La politica, il Pci ed il Pd
Ho visto molti interventi assai aspri nei confronti di Nichi Vendola: accuse di basso opportunismo, tradimento, interessi personali e così via. Ho dovuto anche censurare tre post che esageravano, sfociando in apprezzamenti, epiteti, volgarità ed accuse da codice penale, per cui erano impubblicabili. In tre anni di vita di questo blog l’ho fatto solo altre due volte e per due pezzi diversi. Personalmente non credo che il problema si ponga in termini di tradimenti o interessi personali, ma, più semplicemente, che Nichi stia facendo una scelta politica che io ritengo fortemente sbagliata, ma questo non impedisce che se ne possa discutere con toni pacati. Dopo di che è possibile che abbia ragione lui e torto io, staremo a vedere soprattutto quando si andrà alla definizione del programma, se tutto non si risolverà in una raccolta di chiacchiere prive di qualsiasi significato reale come sono sempre stati i “programmi” del centro sinistra in questi 18 anni. Ne riparleremo. Sia la lettera a Nichi che il pezzo precedente sulla riforma elettorale hanno suscitato qualche reazione irritata di alcuni militanti del Pd che hanno reagito difendendo il proprio partito, accusandomi di ingenerosità e di una certa astrattezza (si sa… gli estremisti sono brave persone, ma non sanno fare “politica”). Prima di rispondere a queste critiche –peraltro prevedibili e previste- voglio dire che ho un grande apprezzamento per la base del Pd, che sicuramente è ancora il pezzo più numeroso di quel “popolo di sinistra” di cui mi sento parte e da sempre. Un po’ diverso è il discorso sul gruppo dirigente. Sono sempre stato in polemica con la Direzione del Pci, ma nella convinzione di essere all’interno di una stessa parte politica. Insomma, al pari di quello che dico poco sopra su Vendola, ci furono scelte politiche divergenti ma questo non significa che si trattasse di tradimenti. A dirla con le parole di quegli anni, Berlinguer, Amendola, Ingrao comunque erano per noi dei “compagni” (parola scomparsa dal vocabolario attuale, usata scarsamente persino in Rifondazione, ma che all’epoca aveva il valore di indicare l’appartenenza ad una comunità umana, i cui confini non erano segnati dalle tessere).
Dopo il lungo travaglio degli anni ottanta, quando la strategia di lungo periodo del Pci venne irreparabilmente sconfitta (lo dico in particolare a Davide che parla come se il Pci fosse fra i vincitori), si aprì una rapida involuzione che portò alla trasformazione in Pds che fu molto di più del cambio di un nome. L’egualitarismo di classe, che era la ragione stessa di esistenza del Pci, venne abbandonato in cambio di una ambigua mistura fra il solidarismo cattolico ed il “liberalismo compassionevole”; ogni progettualità anticapitalista abbandonata esplicitamente, il primitivo classismo rimpiazzato da un esplicito interclassismo che poneva il Pds a destra delle socialdemocrazie, che qualche richiamo al mondo del lavoro l’hanno mantenuto. La svolta neo liberista venne accettata in pieno e, con essa, il quadro di compatibilità entro cui dovevano restare le scelte politiche. I dirigenti smisero (o ridussero molto) la frequentazione delle assemblee dei lavoratori, preferendo l’atmosfera più fine e spensierata dei salotti in cui si incontrano molti banchieri.
Il Pci non si trasformò da comunista in socialista o laburista, ma in liberal-liberista. Anche la breve illusione di Paolo Flores D’Arcais -per pochissimo membro della segreteria nazionale- di fare del Pci una sorta di Partito d’Azione di massa, durò lo spazio di una estate. Il partito che ne usciva, non solo non era più comunista o socialista, ma, di fatto non si collocava nemmeno nel solco più generico della sinistra: per capirci, fatte le dovute ricollocazioni temporali, un partito come il Pds si collocava a destra di quello che era il vecchio Pri o la sinistra Dc, Ugo La Malfa ed Aldo Moro sarebbero stati più a sinistra.
Naturalmente Occhetto, D’Alema, Veltroni avevano tutto il diritto di fare le scelte che hanno fatto ed anche qui non si tratta di “tradimenti” o di opportunismi personali, ma di opzioni politiche, ma di opzioni che collocarono il gruppo dirigente del Pds (ed a maggior ragione del successivo Pd) fuori da una qualsivoglia area di sinistra (comunista, socialista, libertaria, azionista, cattolica o repubblicana che sia). Definire Occhetto, Veltroni, Bersani, Renzi e D’Alema compagni? Credo si offenderebbero. Pensare che appartengano ad una comunità in qualche modo riconducibile al mondo dei lavoratori? Non lo dicono neppure loro. Ad usare ancora le categorie di classe (cui sono retrivamente attaccato: che volete? E’ l’età!) non mi pare che i summentovati leader militino da questa parte della barricata, ma dall’altra.
La base no, ha continuato a prendersi in giro ed a pensare che il Pds-Pd sia un partito socialista che, magari per esigenze tattiche, non può dirlo. Anzi, in fondo in fondo, che si tratti pur sempre del vecchio caro Pci in uno dei suoi più riusciti travestimenti, insomma, il nuovo partito è una specie di fronte popolare raccolto intorno al vecchio e glorioso Pci. Ne fa fede, in questa sede, anche l’intervento di Davide che rivendica orgogliosamente per il Pd il titolo di “unico erede legittimo del Pci”. Che ne dice Davide se qualcuno affermasse che “Il Pd è l’unico erede legittimo della sinistra Dc”? O magari del Psi, visto che non mancano vecchi esponenti socialisti nel Pd e che, in più di una occasione, D’Alema ha detto che nel duello fra Berlinguer e Craxi ed aver ragione è stato il secondo.
Pensare al Pd come ad una prosecuzione del Pci sotto altre vesti è una illusione ottica che è possibile coltivare solo a scopi autoconsolatori. La base del Pd (in particolare gli ex del Pci) non vuole guardare in faccia la realtà di un partito che è ben altro. Avete letto cosa dice Veltroni del Pci e del comunismo?
E, tuttavia, elementi di continuità non ne mancano: la successione giuridica che fa di una fondazione in mano a dirigenti dell’ex Pds il detentore del simbolo e della sigla, la provenienza dell’ apparato funzionariale e del nucleo centrale del gruppo dirigente, la partecipazione di un pezzo rilevante della vecchia base comunista. Tutti elementi che dimostrano che, nonostante la soluzione di continuità, il Pd è “figlio” del Pci. Ma non tutti i figli riescono bene, ce ne sono anche di degeneri, malnati, debosciati.
Il Pci fu un grande partito di massa capace di raccogliere ed organizzare milioni e milioni di lavoratori, di comprenderne le esigenze più vive e trasformarle in rivendicazione e proposta politica (non sempre felice, ma sempre radicata nel rapporto quotidiano con il suo popolo). Qualcuno, che sia in buona fede, pensa di poter dire questo del Pd?
Il Pci fu un grande produttore di cultura politica con decine di riviste, case editrici, centinaia di convegni e soprattutto una continua opera di formazione dei suoi militanti. Sapete indicarmi quale è la produzione di cultura politica del Pd? Ma, più ancora, sapete dirmi quale è la cultura politica del Pd ed i suoi testi di riferimento?
Il Pci fu protagonista di grandi lotte che produssero grandi conquiste sociali (la legge sulla giusta causa, la difesa e la crescita dei salari, la normativa sul diritto alla salute in fabbrica, l’abolizione del confino di polizia tanto per citare a casaccio le prime cose che mi vengono in mente). E si consideri che il Pci al governo non andò mai. Sapete dirmi quali sono le grandi conquiste ottenute dal Pds-Pd e le riforme che ha fatto quando è stato al governo? Forse il pacchetto Treu che liquidava le garanzie precedenti spalancando le porte al precariato? O forse la finta riforma del servizi segreti del 2007 che sancisce il diritto di fare reati per gli 007? O forse l’adesione all’Euro che ci ha portati a questa situazione di asfissia economica? Ma, più di tutto, la “riforma elettorale “ del 1993, unico colpo di Stato riuscito della storia repubblicana, che ha avviato la liquidazione della Costituzione e ci ha regalato il ventennio berlusconiano. In due volte che il Pds-Pd ha avuto la maggioranza parlamentare, non è riuscito nemmeno a fare una decente legge sul conflitto di interessi o una riforma dell’emittenza televisiva. Il bilancio è questo.
E, tuttavia, di tratti di somiglianza con il padre Pci, il Pd ne ha.
In primo luogo la concezione del partito come partito di apparato, di politici di professione che hanno delega piena, totale ed irrevocabile e che nessuno chiama mai a rispondere neppure in caso di disastrosa sconfitta (malattia comune anche all’altro “figlio” del Pci, Rifondazione). Ne consegue che la base è chiamata sempre alla difesa strenua e senza dubbi del gruppo dirigente. Chi critica il gruppo dirigente è un elemento antipartito, che non vuole che il partito vinca. E siccome –altro tratto di sciagurata continuità con il costume del Pci- il partito è gladium Dei, le sorti della democrazia, del progresso, delle classi popolari, si identificano con quelle del partito, qualsiasi cosa esso faccia. Ne consegue che chi critica il partito, dentro o fuori che sia, non è nemmeno uno di sinistra, è uno che fa il gioco dell’avversario. I più clementi fra esponenti e militanti del Pci-Pds-Pd, riconosceranno con qualche condiscendenza che magari alcune critiche, soprattutto se provenienti da “intellettuali”, forse hanno un fondamento, ma sono cose astratte, generiche, in definitiva “impolitiche” perché, ça va sans dire, la politica è fatta dagli uomini del Pci-Pds-Pd che sanno cosa significa negoziare, come fare alleanze, come manovrare e che, all’occorrenza, non hanno timore di sporcarsi le mani (salvo poi attaccare la litania del partito dalle “mani pulite”).
Può darsi che il difetto di alcuni –fra cui chi qui scrive- sia una certa incapacità di fare “politica”, tutto sta a capirsi su cosa significa fare politica. Io credo che fare politica significhi avere una cultura politica che ispira una strategia, da cui ricavare un progetto intorno al quale acquistare consensi per poi mediare con gli altri; dunque concludere alleanze tattiche conseguenti ed essere tempisti.
C’è invece chi pensa che la cultura politica sia solo ideologia e possiamo farne a meno; che, in fondo anche la strategia è una gran perdita di tempo, in un mondo che cambia di ora in ora. E, quindi, anche il progetto deve ridursi, limitarsi a pochi vaghi cenni tanto per presentare un simulacro di programma. E se il programma è assai vago non ha senso neppure mediare: di volta in volta vedremo di fare qualcosa, sulla base di un do ut des fra ceti politici. Il consenso lo otteniamo andando da qualche bravo professionista di campagne pubblicitarie (in fondo anche un partito è un “prodotto” da piazzare sul mercato). Quanto alla tattica si tratta solo di sommare un po’ di sigle e ceti politici per fare maggioranza ed andare al governo. A fare che? Non fate domande oziose…
Ecco, se fare politica è solo tatticismo, siamo d’accordo: quelli del Pd sanno fare politica.
Poi, comunque vada, alla base è chiesto di fare quadrato fermo e compatto intorno al gruppo dirigente, senza alcuna possibilità di critica. E questo ha una ulteriore conseguenza logica: la base non sceglie il gruppo dirigente, lo ratifica. Il suo ricambio avviene per cooptazione, dall’interno, poi tutto viene messo in bella copia da una qualche liturgia congressuale (altra malattia comune a Rifondazione). Ed ovviamente, questo determina anche una solerte e pomposa incapacità di autocritica: il partito (il suo gruppo dirigente) ha sempre ragione, per definizione. Ma allora come giustificare le sconfitte? Semplice: è colpa degli altri. E’ colpa degli avversari che hanno giocato sporco con le stragi, con la corruzione, con i brogli, con il clientelismo. E’ colpa degli altri partiti che non hanno voluto allearsi ed hanno preferito altri (poi non si capisce perché socialisti, repubblicani, cattolici, estrema sinistra ecc. avrebbero dovuto per forza scegliere l’alleanza con il Pci). E’ colpa di chi sta fuori del partito e non ha capito che bisogna stare nel partito, per portare avanti le proprie idee (salvo il fatto che poi, una volta entrati, l’unica cosa che si ha il dovere di fare è difendere le idee del gruppo dirigente). Ed, alla fine, diciamolo, la colpa è degli elettori che hanno votato altri perché sono una massa di deficienti quando non sono corrotti.
Mai che si sia sfiorati dal dubbio che forse non si è colta l’evoluzione della società, che forse non si sono capite le istanze di alcuni nuovi soggetti sociali o che si sia stati troppo arroganti con gli alleati o troppo cedevoli con le controparti. Oppure, più semplicemente, che si sia governato con i piedi nelle occasioni che si sono presentate (e pensiamo ai governi prodi, D’Alema, Amato). Tutto questo non conta, l’orgoglio (la boria) di partito non ammette riconoscimento di errori o insufficienze. Per il resto, tutto sarà sanato dalla soddisfatta celebrazione della propria forza organizzativa, prova suprema della bontà della propria linea.
Gramsci è stato il pensatore politico più frainteso della storia: l’egemonia, di cui parlava, è stata ridotta ad un mero fatto muscolare, a chi ha l’organizzazione più potente.
Intendiamoci: l’organizzazione serve e non può essere surrogata dai pur necessari movimenti sociali spontanei, ma, a sua volta, non può sostituire l’egemonia culturale e la linea politica. Un apparato non è una linea. Questa bolsa apologia della forza organizzativa fu uno dei grandi drammi del Pci, la droga che bloccò ogni tentativo di riflessione su come stava cambiando la società italiana e sull’ inadeguatezza della sua politica. L’esito fu la sconfitta definitiva degli anni ottanta.
Ma, pur essendo stata una terribile deviazione, tuttavia aveva dalla sua una effettiva forza organizzativa, una disponibilità alla militanza spesso spinta sino all’abnegazione di centinaia di migliaia di uomini e di donne e, soprattutto, di tantissimi giovani che promettevano di proiettare il partito nel futuro. Diciamolo: in quell’errore, pur grave, c’era una grandezza morale. Ma il Pd ha ragione di celebrare questa sua supposta forza organizzativa? Della grandezza morale non ne parliamo proprio. Dal punto di vista degli iscritti, ne ha un terzo di quelli che aveva il Pci, soprattutto con una media di età decisamente più alta di quella che era del Pci. Dal punto di vista elettorale, nel 2008 il Pd ha avuto il 33% dei voti, quasi la stessa cifra ottenuta dal Pci nel suo momento migliore, però, dentro quel 33% ci sono anche pezzi di elettorato che furono del Pri, del Psi, della sinistra Dc. La sinistra (Pci, Psi, Estrema Sinistra ed, all’epoca, i radicali) nel 1976, nel 2008, mettendo insieme Pd, Idv, Sinistra arcobaleno, radicali e Socialisti si rimane sotto il 45, nonostante gli apporti da Pri, Dc e Psi ed inoltre, consideriamo nel conto l’Idv che è una sinistra sui generis.
Nel 1976, le forze che si riconoscevano nei valori della Costituzione repubblicana, almeno nominalmente, totalizzavano oltre il 90% dei voti, nel 2008 le forze dichiaratamente ostili alla Costituzione hanno totalizzato quasi il 50%. Vi sembrano i dati di una vittoria?
Ma, ultima riflessione, il Pd nel 2008 ottenne il 33% su circa 36 milioni di elettori, pari a poco più di 12 milioni di voti. Nelle successive elezioni europee e regionali il partito si è collocato intorno al 26-27% su meno di 35 milioni di elettori. Stando alla proiezione degli ultimi risultati amministrativi, il Pd si attesterebbe su una percentuale leggermente inferiore ma su un totale di votanti decisamente inferiore. Fatti i dovuti conti, si tratterebbe di circa 8 milioni di voti: 4 in meno del 2008. E’ stato perso un elettore su tre ed i sondaggi indicano una ulteriore tendenza al ridimensionamento. Vi sembrano dati confortanti?
Compagni della base del Pd, quando vi svegliate?
Aldo Giannuli
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Uno dei tanti Ex
Se i “compagni” del PD si svegliassero cambierebbero partito. Il PD è l’unico partito al mondo, nella storia delle democrazie rappresentative, la cui dirigenza sta provando a cambiare la propria base! Il bello è che, dopo più di vent’anni, ancora non c’è riuscito: la base è composta al 90% di nostalgici che, vedendo bersani parlare, credono di rivedere Berlinguer (maiuscole e minuscole usate appositamente; “vedere” senza ascoltare, ovviamente).
I “figliocci” del PCI (rc, pd, sel) hanno conservato intatto solo l’apparato organizzativo sovietico (cfr. la “bella carriera” politica della “ggiovane-che-fa-tanto-cool” serracchiani, a mio avviso, esempio di paraculaggine. Poi danno del populista a Grillo…).
In pratica, della dialettica politica, ci hanno tolto tutto: ci resta solo il turpiloquio per mandarli al diavolo!
fabrizio
Però non si capisce come il Prc possa allearsi con il Pd, forza politica ben descrittta da Aldo. Mi pare che la maggioranza del Prc facciA di tutto per spingere il Pd a questa alleanza. Piu prende calci nel sedere da Veltroni, Bersani e Renzi, più gli propone di appoggiarli contro la destra. Mah
giandavide
tutto giustissimo. e ricordo un’altro particolare: il pd non sta nel pse, quindi è più o meno ufficiale che si tratta di un partito che sta al di fuori dei parametri della sinistra europea, ma che non ha nemmeno il coraggio di iscriversi nei popolari o nei liberali. e mi ricordo anche quando veltroni disse a un congresso che gandhi e luther king non erano stati socialisti (peraltro urlando in stile cetto la qualunque) e che quindi il pd non sarebbe entrato nel pse. poi avrebbe fatto cadere il governo prodi e fatto vincere berlusconi, giusto per dimostrare il suo amore per la sinistra.
quindi penso che il problema non sia solo che il pd ha perso completamente le tradizioni del vecchio pci (quelle buone, dato che quelle cattive ci sono tutte), ma anche che il pd non è un partito di sinistra di stampo riformista, sennò sarebbe entrato nel pse. e su questo argomento i piccoli spin doctors non rispondono neppure, perchè c’è veramente poco da dire e tanto da vergognarsi.
giandavide
@ uno dei tanti ex. la serrachiani cool? forse hai dei gusti un pò perversi, dato che si tratta di un soggetto su cui non fare commenti per non essere bollato come sessista.
la serrachiani faceva parte della margherita, e infatti è una delle “persone comuni” prive di una forte caratterizzazione politica di sinistra che si potrebbero vedere nel movimento grillo. per il resto, è vero credo che molti elettori pd soffrano di allucinazioni e si vedano davanti i fantasmi della giovantù. chissà se quando invecchierò subirò anch’io questi effetti psichedelici. roba da sballo.
Andrea T
Le forze politiche (e gli elettori consapevoli) di sinistra dovrebbero lavorare per demolire il PD o comunque, come Aldo Giannuli negli ultimi apprezzabili post, per smascherarlo e denudare la vera identità del livello dirigenziale.
Più passa il tempo, guardando all’evoluzione di questo soggetto politico anomalo, e più mi convinco che il PD rappresenta una “sicura” per disinnescare qualsiasi riorganizzazione, in Italia, di una sinistra degna di questo nome.
Andrea
Bellissimo articolo
Io concordo con Andrea T
Credo che i vertici del PD (certamente Dalema) abbiano dei referenti fuori dal paese, gli stessi di Silvio probabilmente.
Lorenzo
Vi segnalo un post del mio blog sulla degenerazione del Pci che ha portato all’attuale Pd.
http://pensierieconomici.blogspot.it/2012/07/il-salario-nelle-crisi-modigliani-e.html
GA
Io ho come la sensazione, dimmi se sbaglio, che in quel lontano 1993, il primo obiettivo del neo-nato Pds fu quello di liquidare il Psi.
Nelle elezioni politiche del 1992, i due Pds e Psi ebbero lo stesso numero di voti: 16 e 13. Avrebbe potuto esserci alleanza tra due forze di “massa” e di “sinistra”.
Chissà si sarebbe potuto anche buttare via l’acqua sporca, dirigenti corrotti, e tenere il bambino e fare un’alternativa di sinistra “moderata” e socialdemocratica.
Si preferì stare fuori dal governo e promuovere una legge elettorale maggioritaria e il Psi fu liquidato con annessi e connessi.
Il Pds si comportò, in buona sostanza, da partito antisistema, dopotutto Sartori così lo aveva “empricamente” descritto, quel che probabilmente Sartori non si aspettava è che la “rivoluzione” non sarebbe stata verso sinistra ma verso destra.
Di continuità ce ne saranno pure, nelle forme certo, ma non nei contenuti: i governi di solidarietà nazionale portarono alla riforma della sanità, quelli dei progressisti allo smantellamento di equo canone, statuto dei lavoratori e delle pensioni (governo Dini).
Cambia anche il partito con l’introduzione del sistema delle correnti, sorrette dalle fondazioni, un vero sistema di distrazione di massa utile per rendere il Pd una cosa adatta a tutti: da Fassina per i socialdemocratici a Letta e Ichino per quelli di destra.
Cinico Senese
Professore, le sue domande sono superate dagli eventi. Sa perchè gli elettori ancora votavano il PD? per votare contro il Berluska. In Italia nel ventennio berlusconiano la dinamica politico-culturale è stata semplicissima: Berluska o antiBerluska. Simul stabunt simul cadunt. Sparito Silvio, è caduto il velo e si sta vedendo quello che è: un PD senza la L. E’ solo l’inizio. Elettoralmente si regge su 3 colonne in via di demolizione progressiva: gli anziani nostalgici ora pensionati, che andranno a morire, c’est la vie; 2) le regioni del centro cd rosse, il cui bacino elettorale è aggredito da M5stelle e dalla crisi economica; 3) i lavoratori del pubblico impiego, in via di riduzione di importanza e numero. Il suo destino è segnato. Sul resto della società non avranno alcuna presa, perchè non propongono la soluzione al declino.
Che poi non sia nè carne nè pesce è un effetto del fatto che si regge su quelle 3 colonne. Ma in verità, il PD Ex PDS ex Democratici ex PCI, ha mai avuto veramente il coraggio di andare a governare? no!
Luca Iozzino
Condivido le considerazioni sulla base PD , non l’eccessiva difesa di Vendola , per quanto mi riguarda il fatto che la sua scelta di assoluta incoerenza derivi da considerazioni di natura politica e non dalla ricerca di immunità per l’inchiesta che lo vede RINVIATO a GIUDIZIO è tutto da dimostrare. fintanto che l’incoerenza molto sospetta non verrà debitamente spiegata in altro modo per me quella dell’alleanza con udc partito specialista in immunità con l’attuale ministro di Grazia e Giustizia in portafoglio dovrebbe essere considerata frutto di scambio personale e giudiziario…
aldogiannuli
caro Luca,
credo che Nichi si stia tirando un colpo alla testa con questa scelta. Tu parli del suo rinvio a giudiziio… però si tratta di poca cosa. Peraltro sottintende un giudizio molto negativo della magiustratura che sim opresta a certi giochi. Io non ho mai avuto un gran concetto dei magistrati, ma ricordavo che tu ne avessi uno ben diverso e sbaglio? Comunque un abbraccio
rosario
Ho sempre pensato che l’antagonismo del PCI alla vecchia DC fosse solo un modo speculare della stessa volontà di potere. E ho votato per altri partiti. Del PD in realtà potrei dire ancora di meno, tranne il fatto che mai un partito ha tanto deluso le aspettative dei lavoratori dipendenti e pensionati. E adesso cerca pure l’alleanza con l’UDC (…che non se lo fila!). E’mai possibile che un gruppo politico organizzato, con una grande tradizione alle spalle non sia in grado di imitare almeno quello che i partiti socialisti fanno o tentano di fare in europa? A meno che il grande studioso dell’Africa e l’ideologo di Gallipoli non ci stiano riservando qualche bella sorpresa, non vedo neanche il tentativo di elaborare un diverso tipo di società da quello attuale, solo un frenetico consulto su quale legge elettorale possa portare maggiori vantaggi. E la chiamano democrazia!
rosario
P.S. risposta a Cinico Senese: ma pensa davvero che i lavoratori del pubblico impiego siano appartenenti alla tribù dei mitici “bagonghi”? Sarebbe sorpreso di scoprire che tanti di noi non sono i pecoroni che lui immagina…
Marco
In quello che dice Cinico c’e’ una profonda verita’:
Il berlusconismo/antiberlusconismo in questi 18 anni si sono retti a vicenda ed hanno avuto come risultato, tra gli altri, quello di escludere (o quasi) dal parlamento forze non allineate con il pensiero neo-liberista filo-statunitense e con le politiche offensive della Nato.
La fine di Berlusconi ha avuto luogo nel momento in cui si e’ esaurita la forza delle tv commerciali nazionali ( che Iddio ci scampi da Mr. Fox Murdoch). Intanto il sistema Pd Pdl sta distruggendo la Rai e la ‘sovversiva’ Rai3, una delle poche emittenti in Europa che pone all’opinione pubblica ancora qulche dubbio sulle operazioni della Nato.
Io ritengo i vertici del PD e i media ad essso legati (De Benedetti e’ l’alter ego di Silvio) fortemente responsabili.
paola sala
la base…… ho riflettuto molto su questo concetto e sul fatto che se la base del partito non si da’ una svegliata rischia di ritrovarsi con un pugno di mosche e di vedere l’elettorato spostarsi verso partiti estremi o, molto piu’ semplicemente di non andare a votare affatto. Ma la questione della trasparenza all’interno dei partiti e’ vecchia e stantia, fino a quando gli incarichi all’interno verranno decisi per coptazione o attraverso finti congressi che speranza abbiamo di eleggere rappresentanti di qualita’? Un saluto a Luca Iozzino con il quale milito nello stesso partito e che sa perfettamente cio’ di cui parlo….
Pierfrancesco ciancia
io citerei anche che questo gruppo dirigente del PD sta li per fare affari, e non politica, o meglio fanno la politica che fa ligresti, tra fondazioni, banche, province e comuni con le loro società controllate sembrano piu una malgestita organizzazione criminale che un partito, malgestita perchè vanno anche in bancarotta come mps…
giandavide
@ luca iozzino: rinviato a giudizio sulla base di cosa? a me risulta che contro di lui ci sia solo la testimonianza di lea cosentino, chiamata anche lady asl, un caso di nepotismo galattico: se è vero che si è sentita danneggiata per varie milionate di euro da vendola e la regione puglia, vuol dire che tanto pensava che valesse la sua posizione baronale. d’altra parte l’intercettazione in cui vendola chiedeva al telefono se il candidato da lui sostenuto fosse veramente competente, se paragonato con i contenuti delle altre intercettazioni, è un dato di fatto molto più sostanziale delle tue mezze parole poco circostanziate che evocano complotti giudiziari suggestivi ma la cui esistenza si limita al piano mentale.
comunque l’editore bertani, nella versione di filippo scozzari diceva: “non compro nulla se non c’è lotta di popolo” ecco, sembra che oggi la formula vincente sia “non compro nulla se non c’è il gomblotto”. devo dire che preferivo bertani.
continuo a pensare che il paradigma montezuma sia sempre molto diffuso al giorno d’oggi. divinità azteche, conquistadores spagnoli, erano entrambi potentissimi, e quindi montezuma ha pensato che fossero due entità uguali: non ha ritentuo cortez un uomo come lui ed è andata a finire come sappiamo. nella realtà non esistono due cose uguali, ma è evidente che viviamo in una società feticistica che vuole trovare uguaglianze dappertutto, dato che sembra che non abbia più gli strumenti culturali per approcciarsi al relativo, e cerca l’assoluto in ogni angolo, cosa che comporta la perniciosa tendenza a cadere in mano al primo demagogo che passa e che gli racconta una storiella semplice e dove ci sono i buoni e i cattivi delineati in modo netto e irrealistico; ovviamente la credibilità di questa storiella è un elemento che passa in secondo piano. è logico che in confronto a questa scarsezza le narrazioni della dc e del pci erano a un altro livello e riuscivano ad aggregare una militanza: proponevano una visione del mondo precisa e quindi degli ideali da seguire. oggi si naviga a vista, non si capisce cosa significhino i temini destra e sinistra, e ci rifugia nel personalismo politico
Marco
Molto interessante Giandavide.
(Magari la classe politica fosse tutta come Vendola!)
Detto cio’ aggiungo, senza voler fare un offensivo paragone tra i due personaggi ma per sottolineare come certi abiti mentali riguardino tutti: anche la ‘storiella’ di Berlusconi entrato in politica per sfuggire alla mafia e ai processi non sta in piedi nei termini in cui viene narrata nell’immaginario di sinistra. Siamo tutti d’accordo su questo?
Luca Iozzino
Intendiamoci, grossa fiducia nella magistratura non ce l’ho nemmeno io , alcuni magistrati cercano di fare il proprio dovere ma il complesso della magistratura è evidente che non lo faccia come altre caste… Per quanto riguarda il “rinvio a giudizio di vendola” è effettivamente molta poca cosa in sè , però temo sottenda a fatti ben più gravi ( stretti rapporti con Verze’ e Tedesco sono sintomatici del fatto che neanche Nichi fa eccezione su rapporti malati tra politica ed affarismo ). Diciamo che tutte queste cose insieme minano abbastanza l’immagine di una certa purezza che aveva accreditato Vendola qualche tempo fa addirittura come potenziale leader del csx. Ciò che sembra a me è che il PD sentendo già la vittoria in tasca ( staremo a vedere ) sista preparando a mettere le zampe nel piatto degli affari come ha sempre fatto quando ha potuto… Vendola , stante la debolezza che gli teglia qualsiasi ambizione superiore , conoscitore di questo tipo di politica è entrato nel patto di modo da aver garantita la propria sopravvivenza politica ( intendendo anche il far parte di quell’apparato politico che respinge le indagini della magistratura , iconizzato dall’UDC). Insomma in breve , le “macchie” collezionate da Vendola degli ultimi due anni ( poca cosa concordo rispetto ad altri) sono comunque sufficienti per chi puntava su un profilo affabulatorio per metterlo ko , sicuramente ormai il suo peso in consenso può solo diminuire . Vendola si gioca quindi una fiches, l’unica che gli può permettere di convertire il proprio peso attuale prima di misurarsi: l’alleanza immediata con il probabile? vincitore.
giandavide
@ iozzino
1) i rapporti con tedesco: ma ti sei letto le intercettazioni di vendola e la sua deposizione dai magiastrati? penso proprio di no, dato che contraddicono nettamente le tue invenzioni
2) i rapporti con verzè: mi sai dire dove sono questi rapporti tra i due politici? la magistratura ha indagatyo e non ha trovato niente, ma forse l’investigatore luca iozzino ha dei dati che non conosciamo. sarebbe bello che li scrivessi, anzichè inventare le solite storielle
3) la coalizione con l’udc non c’è e non ci sarà. peccato che non ti sei informaton neanch su questo e parli a vanvera.
non mi va di fare l’avvocato difensore di vendola, ma quando uno scrive cose di tenore opposto a quelle confermate da stampa e magistratura, dovrebbe per prima cosa riportare le fonti, dato che in caso contrario è irrispettoso nei confronti dei suoi interlocutori, che vengono considerati degli idioti che non sanno leggere i giornali e che devono aspettare luca iozzino che li informi. e direi che quando uno si mette allo stesso livello di sallusti e di minzolini, inventandosi cose di sana pianta e spacciandole per verità, potrebbe non risultare una persona onesta e trasparente
Toni Iero
Mah, la base del Pci-Pds-Ds-Pd sana … ne siamo proprio sicuri? Lo credevo anch’io fino al 1977, quando a Bologna abbiamo occupato l’università contro la “riforma” Malfatti. Solo a quel punto mi sono reso conto, in prima persona, di come era fatta, in buona parte, la base del Pci: ci siamo trovati a vedercela con tante (non tutte, certo) persone arroganti, settarie, faziose e pronte a mentire (o peggio) quando ritenevano fosse interesse del partito farlo. Non voglio necessariamente sostenere che ogni popolo ha il governo (o il comitato centrale) che si merita, però faccio fatica a credere che persone adulte si facciano prendere in giro per alcuni decenni senza il loro consenso. Dobbiamo fare i conti con questa sgradevole realtà: i militanti del Pd sono, nel complesso, come i loro dirigenti. Alo stesso modo di come Berlusconi è l’espressione (e non la causa) della mentalità di tanti italiani che lo votano.
C’è ancora tanto da fare per diffondere una mentalità libertaria e di libero pensiero in questo Paese.
Marco
Toni certamente c’e’ una parte di verita’ in quello che dici. Tuttavia attenzione, il tuo e’ un discorso un po’ “pericoloso”:
Il potere esiste e non sempre e’ espressione delle masse.
Se e’ vero, ad esempio, che l’Italia e’ piena di piccoli Berlusconi, e’ altrettanto vero le condizioni nelle quali egli e’ stato eletto (leggi elettorali, potere mediatico, ecc.) non erano condizioni molto democratiche.
Prendiamo coscienza dei poteri forti e dei loro metodi, altrimenti non se ne esce mai…
Dario
Ciao Aldo, potresti elencarmi le conquiste più significative del PCI sul piano politico, economico e legislativo?
Mi vengono in mente statuto del lavoratori, aborto, divorzio(anche se x referendum)..tra l’altro mi sfugge come possano essere stati decisi senza maggioranza in parlamento.
Ho difficoltà a trovare in rete informazioni, mentre molto materiale si trova sulla storia del partito e sulle alleanze politiche.
Grazie