La morte di Hugo Chavez: e ora?

Come sempre con grande interesse, ospito il contributo di Angelo Zaccaria sulla morte di Ugo Chavez.

Prima di ogni altra cosa, non è possibile scrivere all’indomani della morte del presidente Hugo Chavez, senza rappresentare la dimensione emozionale ed affettiva di quanto sta accadendo. Basti pensare alle prime commoventi immagini della prima enorme marcia che ha accompagnato Chavez dall’ospedale militare di Caracas dove è morto, all’accademia militare dove Venerdi 8 Marzo verranno celebrati i funerali di stato. La identificazione fra il popolo chavista ed il presidente, ancora prima che politica o ideologica, è affettiva ed emotiva. Non voglio qui scoprire l’acqua calda evidenziando la base emotiva sempre presente nei grandi processi politici di massa, ma semplicemente evidenziare un dato che differenzia Chavez da una parte non piccola dei leader della sinistra, non solo latinoamericana.

Chavez era molto amato, e stimato, per varie ragioni anche molto semplici: perché appariva sincero, un uomo sinceramente ed autenticamente interessato al futuro dei bambini e delle bambine del suo paese, uno che quando abbracciava la vecchietta in lacrime davanti alle telecamere, non lo faceva solo per prendere voti o perché consigliato da qualche agenzia di marketing politico. Inoltre Chavez era simpatico, un grande comunicatore e pedagogo, uno che lavorava e leggeva molto.

Prosegue qui.

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Aldo Giannuli

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Comments (7)

  • Faccio sempre fatica a leggere queste analisi e non trovare traccia di critiche. Mi sembra paradossale. Anche a livello storico, si mettono in risalto le problematicità dello sviluppo latino americano. E quando si parla del venezuela o anche della Bolivia, non si prendono in considerazione le analisi fatte da storici, politologi attivisti etc. Come dire, non credo sia possibile ignorare la discussione sul populismo in America Latina, di cui Loris Zanatta è uno dei più importanti esperti. Come non credo che sia possibile eludere la realtà della presenza di multinazionali del petrolio quali Chevron, Eni, Repsol. Come non credo sia possibile eludere le proteste carcerarie, la corrizione, le limitaizoni ai movimenti sociali, che,ad esempio, hanno visto morire un altro loro attivista in questi giorni. O ancora l’interessante analisi di Raul Zibechì in un libro da poco uscito in italia, sulle forme di dominazione in America Latina, sviluppata attraverso concetti foucultiani. La cosa, mi rattrista molto.

  • Caro Oreste
    Alla fine del mio contributo, nella parte sulle prospettive a medio termine, potrai vedere che il mio taglio non è così apologetico e propagandistico, ma lo definirei di appoggio “critico” al processo bolivariano. Questo taglio emerge ancora di più nei contributi da me pubblicati in ottobre e gennaio scorsi, dei quali trovi i links a fine pezzo, e nel libro da me curato La Revolucion Bonita. Per me infatti la propaganda è nemica della intelligenza e della comprensione, sulla quale invece si deve fondare un proficuo lavoro di promozione della solidarietà internazionalista. Se troppo intriso di propaganda infatti tale lavoro risulta meno credibile e quindi efficace.
    Aggiungi infine che questo ultimo pezzo era legato alla morte del presidente Chavez, e quindi non ho volutamente messo al centro del pezzo gli aspetti più critici e problematici del processo bolivariano, che però son sempre stati uno degli assi principali nel mio lavoro su questo tema.
    Penso quindi che le tue impressioni siano prodotto di lettura affrettata…e ti comprendo perché leggendo dalla rete capita spesso anche a me.
    Angelo Zaccaria

  • Sono felice che l’autore stesso abbia letto e risposto al mio commento. Il mio era un commento più generico anche se ovviamente riferito anche all’articolo. Ho notato il taglio non apologetico, tuttavia, seppur si tratti di un funerale, credo sia necessario, mettere in evidenza, con lo stesso peso e con i medesimi spazi, le aree di problematicità profonde. Leggerò comunque meglio l’articolo, e, se possibile, anche il tuo ultimo libro. Mi scuso, se posso esser sembrato particolarmente “feroce”, ma dopo la morte di Chavez la rete “a sinistra” si è riempita di sguardi acritici, che non ho mai apprezzato e che spesso si impongono con arroganza. Ti ringrazio ancora della risposta, andrò a leggere anche gli altri tuoi articoli.
    Oreste Veronesi

    • Ad oreste: intervengo di straforto per dire due cose:
      1. se Angelo fosse un apologeta acritico (di qualsiasi cosa) non comparirebbe su questo blog che fa della laicità un punto d’onore
      2. Chavez ed i suoi possono aver fatto mille e più errori (e, personalmente ne ricordo diversi) ma gli si deve riconoscere un merito: di aver promosso l’eguaglianza senza aver distrutto la libertà. Che mi risulti, le libertà di stampa, associazione, sciopero, voto, propaganda sono tutte vigenti in Venezuela anche se su singole vcosde si possono fare delle critiche (ma per quello, anche in Italia o negli Usa non è che le critiche manchino). Di questo credo gli vada dato atto

  • Credo sarebbe da prosciutto sugli occhi negare che con Chavez non sia, nei fatti, cambiato nulla. E certamente, come le posizioni completamente acritiche, non sono auspicabili certe considerazioni. Per quanto riguarda la questione delle libertà e della redistribuzione della ricchezza, è proprio un dato di quello che Zanatta, (in un contributo all’interno di “Tra innovazioni e continuità. L’america latina nel nuovo millennio”, a cura di Gabriella Chiaramonti, CLEUP, 2009)dividendo tra istanze nuove e istanze più antiche, inserisce nelle politiche populiste. Ovvero il fatto che non si sia colta l’opportunità per riforme strutturali andando avanti con politiche che campano sulla ricca rendita petrolifera, ma con un debito (e anche l’ultimo rapporto del CEPAL lo conferma)che è comunque in aumento e con un reddito procapite che non è cresciuto poi di molto, come non di molto è cresciuta l’alfabetizzazione (che già prima di Chavez era intorno al 90%, dati, insieme a quelli del reddito, presenti sul sito del governo venezuelano). D’altra parte è però vero che la povertà è stata fatta drasticamente scendere, e certamente non lo si vuole negare.

    Detto questo, ho letto gli altri contributi di Angelo Zaccaria, in particolare quello sulle elezioni dove ho notato con piacere che, a differenza di molti di quelli che all’epoca avevo letto, ha messo in risalto anche la “tendenza lenta ma costante che vede da diversi anni l’opposizione anti-chavista rafforzarsi rispetto al governo bolivariano” oltre che al fatto che abbia sottolineato altri importanti deficit (come l’alto tasso di corruzione, i problemi delle politiche governative etc). Mi scuso dunque, nuovamente.

  • 14 anni di governo,non si può sentire è aberrante,come non si possono vedere i personaggi internazionali che sono andati al suo funerale.
    la sinistra italiana muore qui,con le parole e gli elogi a questo personaggio.

    adios companeros

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