La liquidità di Bernanke

Greespan (al quale si attribuisce –giustamente- buona parte della responsabilità del crack del 2008) non ci è mai sembrato un granchè, ma al confronto di Bernanke è un genio.
Insomma, tutto quello che il baldo governatore della Fed è riuscito ad escogitare in tre anni, per far fronte alla crisi, è stata l’alluvione di dollari che avrebbero dovuto favorire la ripresa economica degli Usa.
Facciamo un po’ di conti: l’occupazione, dalla fine del 2008 è cresciuta dello 0,2% (l’ultimo incremento è di natura stagionale e non ne teniamo conto, ma pur considerandolo, andiamo oltre di uno striminzito 0,1, roba da prefisso telefonico); i consumi sono sostanzialmente fermi mentre cresce la propensione all’indebitamento privato; il Pil è rimasto sostanzialmente stagnante (con molto ottimismo il Bernanke parla di una crescita “troppo lenta”), la bilancia commerciale americana continua ad essere in disavanzo ed il debito pubblico è arrivato sotto la Luna. A proposito, giustamente, Mucchetti fa notare sull’ultimo numero di “7” il supplemento del “Corriere della Sera”, che il debito pubblico americano è sottostimato, perchè occorrerebbe considerare anche i 2.446 miliardi di obbligazioni degli enti locali, i 1.700 miliardi di obbligazioni delle tre società sponsorizzate dopo l’estate 2008 (Fannie Mae, Freddie Mac e Ginnie Mae), almeno una parte del 5.000 miliardi di garanzie per il settore immobiliare dove perdura l’insolvenza di molti mutuatari. Insomma il totale è il 123% del Pil senza considerare le società sponsorizzare ed il 159% includendo anche loro nel conto.

Questi i risultati per gli Usa della politica di liquidità di Bernanke.
Ma che fine hanno fatto tutti i soldi emessi? Della pratica del carry trade abbiamo già detto. Ma c’è un’altra voce da considerare.

Leggete questa tabella:

Cina                     263,522    miliardi di dollari
Brasile                  128,994
India                      83.000
Messico                  49,650
Corea                      46,666
Cile                         26,213
Malesia                  23,747
Thailandia             20,935
Sud Africa             14,803
Colombia               14,566
Argentina              10,193

Totale 682,289 miliardi di dollari di investimenti nei mercati azionari e bancari dei paesi emergenti, affluiti dai paesi occidentali (in massima parte dagli Usa). Facciamo grazie degli “spiccioli” dei paesi di minor conto. Per il 2011 la stima dell’Institute of International Finance è che (sottratto un deflusso di circa 4 miliardi e mezzo dall’Egitto a causa della situazione politica) si tratterà di un po’ più di altri mille miliardi.
Ovviamente, questo ha grandemente contribuito all’aumento del Pil dei paesi emergenti (nel 2010: Cina + 10,7%, India + 8,6%, Brasile+ 7,5%,Corea +6,2%, Messico +5,5%, Colombia + 4,5%). Però ha anche contribuito ad accendere dinamiche inflazionistiche, in particolare in Cina, e sta surriscaldando le rispettive valute, con effetti negativi sulle esportazioni, al punto che alcuni paesi, come il Brasile, hanno aumentato le tasse sui capitali in entrata per scoraggiare gli investimenti americani.

Insomma, la liquidità emessa da Bernanke non si dirige affatto agli investimenti produttivi negli Usa, ma semmai nei paesi emergenti, provocando, però, inflazione e sovrapprezzamento di quelle monete. In definitiva, remunera solo alcuni investitori finanziari alla ricerca di rendimenti.

Allora, considerato che questo è l’esito di questa politica sino a questo momento, ci si aspetterebbe una correzione di rotta, anche perchè il risultato che rischiano gli Usa è di aumentare il debito pubblico e, contemporaneamente, subire una seconda recessione, con il risultato di far balzare il debito pubblico a percentuali spropositate sul Pil. Si capirebbe se questa politica di liquidità fosse selettiva: ad esempio prestito a bassissimo tasso a chi impianti una attività economica negli Usa o assuma altri lavoratori, ma, fatto così a pioggia, perchè dovrebbe dare risultati diversi da quelli registrati sin qui. Errare è umano, ma….

Aldo Giannuli

aldo giannuli, ben bernanke, crisi del debito, crisi usa, debito, debito pubblico, default stati uniti, fed, massimo muchetti, pil


Aldo Giannuli

Storico, è il promotore di questo, che da blog, tenta di diventare sito. Seguitemi su Twitter o su Facebook.

Comments (16)

  • ma … persistere è diabolico (da stupidi:-)
    Non so se sono l’unica che il giorno di ferragosto si è presa la briga di leggere un articolo di alta economia come questo … per demoralizzarmi ulteriormente:-) Non ho capito tutto, ma il “succo” credo di averlo compreso: siamo in mano a incompetenti che probabilmente si credono furbi.
    Un caro saluto Aldo, e grazie perchè, sollecitata dal tuo bolog, riesco a capire qualcosa di finanza (è tutto così diverso da quando studiai Economia tanti anni fa!:-)
    Paola

  • questi dati non possono confermare ne smentire la sua tesi professore, per valutare se la liquidità immessa dalla Fed sia andata a investimenti nei paesi emergenti dobbiamo considerare la DIFFERENZA del totale degli investimenti statunitensi all’estero in un periodo di tempo

    • verissimo: non c’è la dimostrazione diretta del fatto che una parte di quella liquidità immessa da Bernanke sia finita verso gli emergenti, ma, quegli investimenti esterni da qualche parte sono venuti. E se anche venissero, ad esempio, dall’Europa, dove invece sono affluiti quelli americani, o ci fosse un giro più complesso (del tipo Usa-Giappone-Cina-Brasile) cosa cambierebbe? Di fatto la liquidità della Fed non si è incanalata verso investimenti in patria (e questo è evidente e nessuno lo discute) e, nello stesso tempo c’è un flusso consistente dai paesi del “nord” verso gli emergenti (peraltro tutto il pezzo di Moyra Longo sul S24 dell 11 agosto scorso p. 7 lo dimostra) e gli USa sono i massimi creatori di liquidità in questi anni. Se poi questo avvenga direttamente o indirettamente, cose le cambia?

  • ha ragione, ma non era questo il problema che volevo sollevare, la questione è un’altra. Il flusso finanziario dai paesi ricchi a quelli in via di sviluppo vi era anche prima della politica di Bernanke. Immettendo nuova liquidità nel mercato posso supporre che una quota venga utilizzata per investimenti in patria, e un’altra quota all’estero. Per affermare che la nuova liquidità sia andata a finanziare investimenti esteri piuttosto che interni dovremmo avere dati che ci mostrano come la tendenza ad investire nei paesi in via di sviluppo piuttosto che in patria sia aumentata rispetto al periodo antecedente l’espansione monetaria.

    • in patria non è andata che in misura irrilevante, come dimostra l’andamento occupazionale. L’articolo della Longo sottolineava un incremento del flusso finanziario verso gli Emergenti e comunque la pratica dell carry trade è stata oggetto di studio gli negli ultimi due anni, per cui, quali che siano stati i percorsi dei flussi di liquidità restano due dati: all’incremento di liquidità prodotto dagli Usa non ha corrisposto alcun incremento occupazionale negli Usa, ma un incremento nel flusso di investimenti verso gli Emergenti.

  • Dimostrare tecnicamente dove siano finiti gli investimenti USA derivanti dall’enorme produzione di dollari (notare, non di beni, ma di carta elettronica) forse sarà difficile da dimostrare, ma a mio parere è innegabile che la maggior parte non sono finiti in imprese produttive, bensì in finanza allegra (perchè fatta con debito pubblico finanziato da altri) e in aiuti alle banche e a quei soggetti che con tali soldi hanno giocato (e mi viene in mente come esempio la Goldman Sachs, che specula sulle transazioni finanziare con sofisticati software ultraveloci). Questa non è più economia, è un gioco al massacro che porterà tanti dolori. Complimenti per l’articolo, veramente interessante.

  • in buona sostanza ognuno zappi il proprio orto e i trasferimenti verso le economie in via di sviluppo siano articolati in programmi di investimento più complessi e coinvolgenti che non le semplici immissioni di liquidità in sistemi spesso non virtuosi. nnon si può più sperare di arginare la crisi con manovre macro/micro economiche. la crisi è di portata più profonda, sta entrando in crisi un sistema sociale che ha rivelato il suo fallimento
    non dobbiamo augurarci di tornare al passato, ai consumi di un tempo, ma sperare che si affermi una nuova società sana e responsabile.

  • Aldo Giannuli: può essere, dicevo solo che quei dati non bastavano a dimostrarlo.

    Paint60: una nuova società sana è quanto ci auguriamo tutti, ma ho non ho ancora trovato nulla di valido, un sistema cioè che possa far convivere libertà e giustizia sociale in una realtà tecnologicamente complessa

  • mi sembra che l’articolo colleghi le varie operazioni di quantitative easing messe in atto dalla FED con dei risultati (deludenti) conseguiti dall’economia americana negli ultimi anni la cui causa va invece cercata altrove.
    Gran parte delle scelte che determinano l’andamento del debito pubblico di uno stato nel tempo e influenzano le dinamiche occupazionali e di crescita di un paese sono nelle mani del governo o comunque di un’autorità politica, non della BC del paese.
    Bernanke può decidere di aprire o chiudere il rubinetto e poco altro…credo lo abbia aperto nei casi di QE1 e QE2 soprattutto nell’intento di evitare un collasso del sistema bancario ; il fatto che la maggior parte della liquidità immessa sia andato a foraggiare investimenti in attività finanziarie (e a gonfiare il corso di molti assets di paesi emergenti) è stato una sorta di effetto collaterale, per quanto grave. Più che sperare che BB cambi rotta mi auguro che di dovere ne prenda una…

  • Gli operatori economici decidono liberamente di investire i capitali “creati” dal governo USA dove ci sono opportunità di profitto, cioè nei paesi emergenti. L’alternativa era lasciar fallire le banche.

  • concordo con Tommaso Coen

    poi, sul fatto che le banche dovevano essere lasciate fallire… standing ovation! oppure potevano essere nazionalizzate, salvarle è stato un errore che avrà pesanti ripercussioni in futuro, e già adesso ne stiamo pagando le conseguenze; la storia del “too big to fail” è davvero pericolosa, sarebbe già pericolosa se non fosse vera, perché permettere a una banca o a qualsiasi ente di essere talmente importante da provocare conseguenze disastrose per il mondo intero in caso di fallimento è semplicemente folle

  • Avrei due domande:

    1) ma come mai gli USA creano liquidita’ attraverso il loro deficit commerciale???
    Se ho ben capito: gli USA comprano dall’estero piu’ di quello che producono in patria (deficit commerciale). Questo deficit viene pagato con i dollari che la FED stampa ex-novo e manda alle Banche centrali dei Paesi produttori per pagare i prodotti venduti in America.
    Le banche centrali estere accomulano i dollari come riserva e sulla base di queste riserve danno currency locale (ad esempio lo yaun) alle aziende produttrici che hanno venduto beni agli americani.
    In questo modo gli USA stimolano la liquitita’ di dollari, che, naturalmente, cresce sempre piu’.

    2) Ma come fa Bernake a creare anche lui liquidita’ A PRESCINDERE dalla bilancia dei pagamenti??? Che fa, stampa soldi e li da’ in prestito senza interessi alle banche??? E poi le banche le reinvestono all’estero nei Paesi emergenti xke’ l’investimento rende di piu’ nonostante l’inflazione che questi investimenti contribuiscono a creare???

    Grazie mille per il vostro aiuto!

  • Non tutta la liquidità fornita dalla Fed finisce nei paesi emergenti, parte della liquidità si è riversata a Wall Street: gli indici dei mercati finanziari americani sono saliti molto, a dispetto dell’andamento dell’economia reale. Tuttavia, anche i dollari che restano in patria riversandosi nella finanza americana rendono inefficace la politica monetaria di Bernanke. Il denaro doveva servire a far ripartire i consumi, non a fornire materia prima per effettuare speculazioni in borsa, anche se, entro certi limiti, un aumento di valore delle azioni può provocare un effetto ricchezza, con beneficio per l’andamento dell’economia reale.
    Inoltre l’afflusso di capitali verso i paesi emergenti è in atto da tutti i paesi occidentali, non solo dagli USA e quindi è un problema che probabilmente riguarderà anche l’Europa.

    • giusta sia un’osservazione che l’altra:è evidente che nei paesi emergenti affluiscano capitali anche europei e che non tutta la liquiditàa di Bernanke finisca lì. Probabilmente non sono stato chiaro. Ma resta che la manovra sulla liquidità della Fed è fallita con effetti controintuitivi assolutamente rovinosi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.