La lettera aperta di Nichi Vendola.
La lettera aperta di Nichi Vendola.
Strana iniziativa, questa di Vendola, che ha scritto una lettera aperta al Pm Desirè Di Geronimo, accusandola di prestarsi inconsapevolmente ad una operazione politica contro di lui e lamentando una serie di comportamenti che egli ritiene irregolari.
Strana, innanzitutto perchè Vendola non è indagato, ma si comporta come se lo fosse. Considera l’inchiesta, sinora rivolta contro altri indagati, come rivolta contro di sè. Ma, in questo modo, dà la sensazione di “buttare le mani avanti” in vista di un prossimo avviso di garanzia.
Ora ci aggiunge il sospetto di un’azione di servizi segreti deviati. Va bene, tutto può essere, ma “deviati” da chi? Siamo chiari: per dire che dietro l’azione di un magistrato si nasconde la mano di un nemico, al servizio di qualche avversario, occorre addurre elementi a sostegno. Ed allora, delle due l’una: o Vendola sa cose che non ci dice o è ridotto alla canna del gas.
Mettiamo le carte in tavola: Vendola vuol dire che dietro la Procura di Bari c’è Berlusconi? La “toga rossa” Scelsi sarebbe un uomo del Cavaliere? Non facciamo ridere. Ci sarebbe un conflitto fra l’inchiesta di Scelsi e quella della Di Geronimo? Dove si vede questo film?
E poi, perchè mai Berlusconi dovrebbe prendersela con Vendola, quando ha ben altre rogne da grattare? Vendola pensa a Raffaele Fitto? Ma Fitto è un peso-piuma non in grado di manovrare i servizi.
O, forse Vendola, sta pensando a D’Alema? In effetti i rapporti del “governatore” con “baffino” non sono più quelli di un tempo, peraltro, molto recente. In Puglia c’è chi sostiene che “Massimo” non abbia gradito le sostituzioni operate in giunta da “Nichi” e che, istigato dai suoi, stia cercando un accordo con l’Udc per presentare altro candidato (la Poli Bortone?) alla Presidenza della regione fra pochi mesi. Un settimanale ha recentemente sostenuto che Vendola –dopo una simpatia per il d’alemiano Bersani- sia passato a sostenere il veltroniano Franceschini e, peraltro, Veltroni (il teorico de partito “autosufficiente ed a vocazione maggioritaria”, ricordate?) improvvisamente ha dichiarato, in una intervista a “Repubblica”, che il Pd potrebbe dar vita ad un polo riformista “con Vendola e i radicali”.
Pertanto, l’ipotesi sarebbe questa: D’Alema, tramite suoi uomini nei servizi (ovviamente deviati, sennò non funzionano) sta imbeccando gli inconsapevoli magistrati baresi per preparare la “morte” (politica, s’intende) del suo ex protetto.
Tutto può darsi, però Vendola lo dica chiaramente, altrimenti è solo una partita a carte coperte fra lui e mister X (con o senza baffi non importa) e noi non sappiamo che farci.
Ovviamente, occorre anche offrire qualche elemento a sostegno di questa ipotesi: dietro ci sono i servizi segreti deviati, va bene, ma cosa ce lo fa pensare? Vorremmo, non dico delle prove, ma almeno degli indizi. Proprio su questo sito lo abbiamo ipotizzato per Berlusconi, ma fornendo qualche dato su cui pensare: le stranezze del comportamento della D’Addario, la facilità con cui Zappadu ha potuto fare ben 5.000 scatti e a più riprese per mesi, l’atteggiamento dei giornali di Murdoch, la sincronia con il caso Noemi e la sentenza Mills ecc. Peraltro ricavando l’impressione della convergenza obiettiva di più attori, più che la trama di un’unica congiura raccordata da una sola catena di comando.
Nel caso Puglia, ci sono indizi che suonano cosi? Sinora siamo a rimostranze nei confronti del magistrato che non convincono moltissimo. La Di Geronimo è l’ex moglie di un ex consigliere regionale di Forza Italia, dal quale ebbe anche un figlio. Va bene, e allora? E’ questo un motivo per astenersi da un procedimento? Sarebbe già discutibile che lo fosse se il magistrato fosse il coniuge di un esponente in carica di un partito avverso all’indagato. Ma qui: l’indagato non è (almeno per ora) indagato, l’esponente è un ex esponente e la moglie è una ex moglie! Con questo criterio e sulla base della teoria dei sei gradi di relazione, non troveremmo mai un Pm che dia il giusto affidamento. Peraltro, questo ci porta all’ipotesi del mandante di destra che, abbiamo visto, è poco credibile.
Vendola si lamenta della pubblicità data agli atti dell’inchiesta, delle telecamere e microfoni pronti in agguato dopo il suo interrogatorio. Ma si tratta di cose che abbiamo visto altre mille volte (vi ricordate gli show televisivi su socialisti e democristiani che uscivano in manette ai tempi di Mani Pulite?) e non abbiamo memoria che Vendola si sia strappato le vesti in quelle occasioni.
Ma, in definitiva, il punto è questo: c’è materia per pensare che gli attuali indagati, come la responsabile Asl, abbiano
- alberto tedesco
compiuto reati? Se hanno fatto reati, cosa dovrebbe fare la Procura? Astenersi per non colpire “la Puglia che spera” incarnata dal suo attuale Presidente? Con questa lettera Vendola fa capire che pensa che gli accusati siano innocenti, ma in altre occasioni ha dichiarato che “non rifarebbe certe nomine” e, comunque, ha buttato fuori dalla giunta diversi assessori ed il suo vice. Dunque, saranno pure innocenti, ma qualche ombra c’era.
Strana è l’iniziativa di Vendola anche per altri aspetti più formali: non avevamo ancora sentito dire che si possa ricusare il Pm, sapevamo che questo era possibile nei confronti del giudicante ma non dell’accusa.
Ma Vendola, dice che il suo non è un atto formale, bensì, diritto di critica.
Non credo di essere accusabile di troppa indulgenza verso i magistrati (e chi mi legge lo sa), ma credo che si stia giungendo ad un punto di confusione inaccettabile, per cui non è male riaffermare un po’ di regole dello stato di Diritto, basato sulla divisione dei poteri.
Dunque: il diritto di critica è sacro santo, anche nei confronti dell’operato della magistratura, ma appartiene ai cittadini, mentre è opportuno che gli altri poteri dello Stato (e per assimilazione anche chi sieda in assemblee rappresentative diverse dal Parlamento) esercitino tale diritto in forme particolarmente prudenti e misurate. Esattamente come non spetta ai giudici sindacare sugli atti del Parlamento o del Governo.
In secondo luogo, quando si è accusati (poco importa se effettivi o “virtuali” o ci si senta soggettivamente tali) ci si deve difendere rispondendo nel modo più chiaro possibile agli addebiti, non attaccando personalmente l’accusatore. Se un magistrato mi accusa di aver rubato il tesoro di San Nicola, non posso rispondere “E tua moglie che fa di notte?”. Questo va bene in una rissa da taverna o in una trasmissione televisiva (che è la stessa cosa), non in un’aula di giustizia o davanti all’elettorato. Vendola deve difendersi dimostrando che non è vero che ci sia stata alcuna malversazione, che tutto è stato regolare e portare al giudizio dell’elettorato le scelte politiche che ha fatto.
Aldo Giannuli, 9 agosto ’09
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LUIGI MORSELLO
Niki Vendola, grande affabulatore, questa volta non se la può cavare con la retorica.
Io credo che sia con le spalle al muro, sia terrorizzato, si sente solo, accerchiato e in grave pericolo e che sia emerso un lato oscuro del suo carattere, connotato da una incredibile dose di irrazionalità.
Non si spiega altrimenti una lettera dissennata, con la quwale ha sperperato in un attimo una consolidata fama di uomo politico di grande respiro.
Naturalmente, non lo ritengo responsabile di alcunchè di penalmente rilevante ma sicuramente di gravi, gravissime ingenuità.
Ivo
ma che reputazione puo’ avere chi si e’ messo a far affari con uno come don Verze’?
non vale manco la fatica di scrivere un articolo cosi’ lungo e articolato. I casi sono due: o ci e’ (pirla) o ci fa (il furbetto).
menici60d15
Servizi segreti nella Sanitopoli barese ?
Non penso che Vendola stia dando i numeri quando dice “Contro di me i servizi deviati una manina mi sta massacrando”; “Sento un antico odore che è quello della presenza dei servizi deviati, indirizzati o mirati”: è possibile, ritengo, soddisfare l’onere probatorio ricordato dal prof. Giannuli, producendo elementi che giustifichino l’ipotesi che i servizi – o meglio, gli interessi dei quali i servizi sono strumento – abbiano a che fare con la sanitopoli barese. Anche se non credo che sia Vendola l’obiettivo primario della loro azione. Non so se sia possibile costruire tale caso considerando, come fa il prof. Giannuli nell’articolo sul suo blog del 10 ago 2009, solo la lotta partitica,; ma è possibile costruire il caso prendendo in considerazione elementi tecnici specifici della medicina e del mercato medico. Sarebbe però una fatica inutile, e dannosa, se non si trovano persone capaci, imparziali e interessate ad ascoltare. Gli italiani del resto non sono curiosi di sapere come vengono decise le cure mediche che ricevono; sono saziati dagli aspetti della sanitopoli barese relativi a sesso, droga e lotta tra fazioni.
Oltre all’analisi tecnica, un altro modo per verificare l’ipotesi di un ruolo del servizi è chiedere spiegazioni su tali gravi affermazioni direttamente al Presidente eletto della regione Puglia, che fino a prova contraria non è un mitomane, ma un navigato politico di livello nazionale, progressista, già esponente di punta della Commissione antimafia. Vendola condivide idee, progetti e opere sulla medicina con Verzè, il prete che ha introdotto Pio Pompa nei servizi: “oggi con il presidente Vendola abbiamo deciso di procedere su questa strada” (Verzè a proposito dell’erigendo San Raffaele del Mediterraneo a Taranto). Lungi da me la pretesa di comprendere gli intrighi della lotta partitica in Italia; in particolare, la pretesa di capire da che parte stanno i politici e gli intellettuali “di sinistra”; ma non c’è nulla che faccia pensare che una persona del calibro di Vendola, che ha mostrato di essere organica al sistema di potere integrato ai servizi, e che non ha ricevuto contestazioni dalla magistratura, sia “alla canna del gas”; mentre appare più probabile che, sollevando appena appena il coperchio di una pentola della quale, come altri, conosce il contenuto, abbia voluto lanciare un messaggio.
Forse Vendola ha lanciato un avvertimento, perché non gli causino troppo danno politico; forse, seguendo la tradizione del PCI di rivendicare una superiorità morale mentre si fanno accordi sottobanco col potere, vuole preservare l’immagine di una sua personale onestà rispetto a quel poco che è emerso sul governo della medicina andato a puttane.
Forse è anche tempo di non tenere più ermeticamente coperta la nozione che i servizi “deviati” giocano un ruolo in quel settore chiave dell’economia che è il business biomedico: può darsi che sia divenuto ormai preferibile lasciarla filtrare, in forma debole, per poi smentirla come dietrologia o come una falsa accusa strumentale. In questo modo, secondo la nota tecnica di disinformazione detta “inoculation”, si “immunizzerà” il pubblico contro forme più consistenti di denuncia di un’azione degli interessi forti, e quindi dei servizi, intorno alla medicina. Esistono già da anni, soprattutto nei paesi anglosassoni, campagne di “complottismo medico”, e non sarà difficile mescolare il grano al loglio.
Comunque, se anche la diceria dei servizi che si occupano di medicina attecchirà, nella forma vaga ed apodittica nella quale Vendola l’ha voluta presentare, o è stato costretto a presentarla, non sarà uno svantaggio per i poteri occulti; una delle funzioni dei servizi appare essere quella di accollarsi l’intero carico di infamia di certe operazioni, oltre all’abbondante quota che legittimamente spetta loro. Le avvincenti storie criminali degli “007” distolgono l’attenzione dai grigi interessi economici dei quali tali polizie sono il braccio operativo. I servizi, con il loro solido curriculum di lavori sporchi, hanno anche una funzione di protezione d’immagine per il Doppio Stato, al quale all’occorrenza fanno da parafulmine morale, addossandosi tutte le colpe; il Doppio Stato inteso come processo interno (Giannuli), e a volte intrinseco, alle istituzioni “perbene”; quelle istituzioni che suonerebbe spropositato o empio accusare, ripetendo quanto ha scritto Vendola al PM, di complicità con coloro che “costruiscono scientificamente la morte” di persone scomode.
C’ è anche una terza strada per tentare di avvalorare o “falsificare” l’ipotesi dell’influenza dei servizi nella Sanitopoli barese. La storia insegna che gli scandali come questo di Sanitopoli potrebbero fare parte della categoria di casi nei quali paradossalmente la repressione di un male porta ad un male peggiore. Nel paese del Gattopardo, scandali e rivoluzioni hanno spesso un andamento bifasico: ad una speranza di miglioramento segue la constatazione che le cose, anche se vanno diversamente, non vanno meglio di prima, tutt’altro. Il movimento che all’inizio sembrava una freccia di libertà scoccata nel cielo, a posteriori si rivela obbedire alle leggi del moto ciclico della circolazione delle elites. L’avvicendamento tra i vari predatori della savana evocato dal principe Salina; la manifestazione della necessità per i ceti parassitari di cambiare tutto, adattandosi al nuovo corso storico, affinché i loro pasti restino come prima.
Tale effetto paradosso, della lotta al male che si traduce in un altro male a volte peggiore, un fenomeno generale che si riscontra nei campi più diversi, spesso è sostenuto da meccanismi selettivi, che possono avere due forme: un meccanismo di selezione di tipo darwiniano, interno a una data specie; oppure una selezione tra specie diverse, conseguente all’alterazione dell’equilibrio ecologico entro il quale le specie competono per le risorse. In oncologia, la chemio- e radio- terapia possono ottenere una drammatica ma temporanea riduzione di volume di neoplasie maligne; secondo alcuni, la susseguente ricrescita del tumore in forme più aggressive – oltre che refrattarie alla terapia – è almeno in parte causata dalle terapie stesse mediante meccanismi di selezione clonale. I pesticidi possono peggiorare le infestazioni mediante entrambi i meccanismi: selezione genetica intraspecifica di soggetti resistenti, ed eliminazione dei predatori naturali delle specie infestanti.
In politica, Tangentopoli eliminando i ladri democristiani e socialisti ha aperto la strada a politicanti di un nuovo tipo, ma dalle mani non meno luride. Piercamillo Davigo ha parlato di un effetto evoluzionistico di Tangentopoli: la pressione selettiva dei predatori (i magistrati, secondo Davigo) sulle prede ha eliminato, tra i tangentisti, quelli “più lenti”, cioè meno abili; e ne ha così migliorato la specie. Ma gli entusiasti di Mani pulite non parlano volentieri del secondo effetto selettivo, quello ecologico, relativo alla competizione interspecifica, per il quale rimossa una specie di malfattori politici si è favorita la proliferazione di una specie diversa, ma non meno virulenta, di malfattori politici. Con il loro avvento, l’intero “ecosistema” politico è mutato, tanto che si parla di “Seconda Repubblica”. Vi è un’eterogenesi dei fini dell’azione giudiziaria che favorisce sistematicamente interessi illeciti di poteri forti; dovrebbe essere meglio studiata, soprattutto in campo biomedico (cfr. Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico).
Pertanto, una terza via è di aspettare, e vedere cosa accadrà in futuro alla sanità nel Meridione. Vediamo cosa accadrà quando la sanità meridionale sarà stata “raffaelizzata”, secondo l’espressione usata nel giugno 2008 dal compagno di strada Verzè a proposito del San Raffaele di Taranto (mentre tesseva il panegirico di Francesco De Lorenzo, indicandolo come modello cristiano di medico). Vediamo se ci sarà una reale emancipazione dai mali storici della sanità meridionale, o se questi assumeranno solo forme più moderne e adeguate ai tempi; quale verso avrà l’andamento dello stato di salute delle popolazioni meridionali, e quale sarà stata l’influenza della sanità. Si potrebbero raccogliere i tassi per fasce d’età del consumo tra i meridionali di protesi ortopediche, per volume e per costo, nell’ultimo decennio, e registrare e analizzare le loro variazioni in futuro. Servizi o non servizi, ad un’opera moralizzatrice dovrebbero corrispondere buoni frutti; se invece i risultati saranno cattivi, allora si potrà dire che forse c’era davvero lo zampino di entità malefiche.
Questo metodo prospettico, l’attendere che con gli anni la cronaca diventi storia e poi contare i morti, è connesso a un quarto metodo, più rapido e pratico, non risolutivo ma non trascurabile dato il valore etico e politico della questione: il metodo retrospettivo del valutare analogie con casi pregressi; dei quali non c’è scarsità. Un metodo che necessita dell’opera degli studiosi di storia contemporanea. L’analogia da sola non permette inferenze forti, ma permette di valutare la plausibilità di un’ipotesi; può corroborare o indebolire le tesi ottenute per altre vie; in questo caso permette anche di evitare l’ostacolo, e i trabocchetti, degli aspetti tecnici della medicina e del business della medicina, che è necessario conoscere dovendo occuparsi di frodi mediche.
Vorrei pertanto chiedere al prof. Giannuli il suo autorevole parere su Tangentopoli. Alcuni sostengono che Mani pulite non sia stato il fenomeno spontaneo che è sembrato agli italiani, ma che sia stata sostenuta da una qualche forma di eterodirezione volta a modificare gli assetti politici del Paese; che si sia trattato essenzialmente della manifestazione locale dell’ondata liberista della globalizzazione, seguita alla caduta del Muro. Le stesse forze occidentali che hanno voluto i 40 anni di regime democristiano avrebbero deciso che era “time to pull the plug”. La magistratura è stata causa prima o causa intermedia dell’azione giudiziaria di Tangentopoli? Vi sono stati nella genesi di Tangentopoli interessi di poteri forti, anche sopranazionali? Vi è stata nel corso di Tangentopoli un’influenza di tali poteri forti? Se sì, i servizi sono rimasti inattivi o hanno mediato tale influenza?