Perché la Germania vuole a tutti i costi un euro forte?

Quando si parla di possibile separazione dell’Euro fra debole e forte, spunta regolarmente qualcuno che, con l’aria di chi ha capito tutto, ti spiega che i primi a non avere convenienza sono i tedeschi, che vedrebbero apprezzare fortemente la loro moneta e, con ciò, comprometterebbero le loro esportazioni verso l’area dell’euro debole e gli Usa; morale: tutto resterà come è. Lasciamo stare per un momento il “tutto resterà come è” e chiediamoci se questa convinzione di una moneta non troppo forte per esportare corrisponda alla realtà ed alla percezione che i tedeschi hanno della faccenda.
In effetti, la Germania è paese manifatturiero ed esportatore, per cui, in teoria, avrebbe tutta la convenienza ad avere una moneta debole per rendere competitive le sue merci. Però questo ragionamento è troppo schematico e non considera altri aspetti della questione, sia in termini oggettivi che soggettivi, che invece ci sembra opportuno prendere in considerazione:

1. la Germania non è solo paese esportatore ma anche importatore, soprattutto di materie prime da trasformare e di prodotti di altri paesi ed, ovviamente, ha interesse a pagare il meno possibile quel che compra ed a farsi pagare al prezzo più alto possibile quel che vende. Come qualsiasi studente di economia del primo anno sa, il “punto di Cournot” (cioè il punto in cui si realizza il maggior profitto possibile) è quello in cui è possibile vendere la maggior quantità di merce possibile al prezzo più alto possibile. Per cui, in una scala da 1 a 10 di pezzi venduti e da 1 a 10 del prezzo unitario per pezzo, il punto di maggior convenienza non è il prezzo più basso (1 Euro) con la vendita di 10 pezzi ed un ricavo di 10 Euro, e neppure il prezzo più alto 10 Euro e la vendita di un solo pezzo, con un ricavo, parimenti di 10 Euro. Il rapporto migliore è vendere 5 pezzi ad un prezzo di 5 Euro che darebbe un ricavato di 25 Euro.

Quindi la moneta forte, a determinate condizioni, è  quello che consente il miglior rapporto fra prezzi e merci vendute ed è tale da rendere attiva la bilancia commerciale.

2. I prodotti tedeschi hanno una elevata appetibilità sul mercato internazionale essenzialmente per la loro elevata qualità tecnologica, che rende il loro acquisto non comprimibile oltre un certo livello. Si pensi all’acquisto di macchine industriali: in teoria un prezzo più vantaggioso dovrebbe spingere l’acquirente a preferire l’offerta di un concorrente, anche se il prodotto fosse di qualità tecnologica poco inferiore. Ma, in realtà, questo potrebbe significare maggiore deperibilità o rischio di più rapida obsolescenza del macchinario o minore produttività, e questo costituirebbe uno svantaggio rispetto a concorrenti che preferissero la migliore tecnologia tedesca. Sul lungo periodo, preferire una tecnologia acquistata a buon mercato, ma meno avanzata, determinerebbe un declassamento dell’azienda che avesse fatto questa scelta, avviandola verso la marginalità di mercato. Dunque, il rapporto qualità/prezzo, nel caso tedesco consente prezzi più alti, anche se non oltre i livelli di ragionevolezza economica.

In altri termini: una moneta più debole, e, di conseguenza, dei prezzi più bassi delle merci tedesche sul mercato internazionale, difficilmente provocherebbe un aumento di vendite tale da compensare la perdita del margine di guadagno per pezzo, perché il mercato già assorbe una quantità elevata di quelle merci ai prezzi attuali.

3. In terzo luogo, la Germania ha condizioni di mercato più favorevoli di altri per la sua particolare posizione geografica e per la struttura della sua economia. La Germania ha un vicino che è il suo esatto complementare, la Russia, ricchissima di materie prime, ma povera di cultura manageriale, debole tecnologicamente, con una rete infrastrutturale pietosa e limitate riserve finanziarie. I tedeschi, al contrario, sono poveri di materie prime ma ricchi di tecnologia, riserve finanziarie  e cultura manageriale. Dunque l’attrazione verso est è nei fatti, prima ancora che nei progetti e costituisce una formidabile carta di riserva al probabile indebolimento dei mercati dell’Europa meridionale e della Francia. E la moneta forte non è un impedimento in questo senso: anzi permette di comprare a prezzi buoni le commodities russe consentendo a Mosca di rafforzare le sue riserve finanziarie, mentre l’assistenza nella costruzione delle reti infrastrutturali sarebbe l’ideale locomotiva per l’esportazione dei prodotti tecnologicamente avanzati delle industrie tedesche.

Altri mercati ancora possono interessare i tedeschi: Cina, Kazhakistan, India, Turchia, Indonesia ed, anche in questi casi, non è necessaria una moneta debole per essere competitivi.

4. C’è un ulteriore motivo di convenienza economica: la Germania ha un debito pubblico ufficialmente ad un po’ più dell’80% del suo Pil, in realtà al 105% se consideriamo (come per tutti gli altri casi del Mondo) anche la cassa depositi e prestiti che, per un espediente giuridico non viene considerata dai tedeschi. Questo significa che anche la Germania non è in grado, sostanzialmente, di restituire il suo debito (se è vero, come ci insegna Rogoff, che quando il debito supera la soglia del 90% si entra in una spirale senza ritorno), però ha un costo limitatissimo degli interessi, tanto basso da essere a momenti inferiore al tasso di inflazione, dunque da diventare interessi negativi. Ma questo costo così basso è dovuto sia all’immagine di solidità dell’economia tedesca, sia ad una  moneta stabile su livelli alti, per cui i bond tedeschi sono un ottimo bene rifugio, tale da accettare anche interessi quasi nulli in cambio della sicurezza del capitale investito. Ovviamente, se l’Euro subisse una sensibile svalutazione, questo effetto svanirebbe ed inevitabilmente crescerebbe l’interessa da pagare per rendere appetibile l’investimento in bond tedeschi. Per cui, mentre le economie del sud d’Europa hanno bisogno di svalutare la moneta per rendere gestibile il loro debito, la Germania non ha interesse a questa soluzione, perché può gestire diversamente il problema del suo debito grazie ai bassissimi interessi ed alle diverse prospettive che consentono di far calare il debito grazie alla crescita.

5. E c’è un ultimo motivo di ordine non economico ma storico-psicologico: per i tedeschi la moneta stabile non è una scelta economica, è un dogma. L’esperienza dell’iperinflazione di Weimar ha scavato profondamente nella memoria dei tedeschi, passando una generazione all’altra. Per i tedeschi fu l’iperinflazione a spalancare la porta all’inferno nazista con tutto quel che ne conseguì. Storicamente non è vero, perché l’iperinflazione si arrestò nel novembre 1923 con il passaggio al nuovo marco, mentre a spianare la strada ad Hitler, semmai, furono le misure di austerità del governo Bruning. Ma questo passaggio è totalmente rimosso e il dogma della stabilità della moneta forte è la base della filosofia economica della Bundesbank così come dell’immaginario del tedesco medio. A Berlino, nessun governo sfiderebbe mai questo totem.

Ed allora, site sempre del parere che i tedeschi abbiano interesse alla politica delle svalutazioni competitive?

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (14)

  • senz’altro, ma il valore della moneta non è assoluto: è relativo al valore delle altre monete, e se si considerano usa giappone e cina, e le loro politiche inflazioniste, è possibile trovare dei margini anche per politiche analoghe nella ue.
    d’altra parte c’è una soglia oltre la quale l’apprezzamento della moneta non dà benefici economici rilevanti, a meno che il fine non sia quello di strozzare le economie degli altri paesi ue. e forse si potrebbe dire che il piano del centrodestra europeo sembra che sia stato proprio questo, stando ai risultati. ed è stato possibile soprattutto grazie a berlusconi, il cui potere contrattuale in europa è stato infimo e ha reso la rappresentanza italiana alla stregua dello zerbino di quella francese e tedesca (e infatti sarko e merkel si sono puliti i piedi su di lui a un certo punto), e questa felice tradizione di scopinaggine è continuata con monti, che non è stato un premier eletto ed è infatti contato quanto il due di coppe quando la briscola è a mazze. si spera che con bersani vedremo il fenomeno della mediazione tra gli interessi nordeuropei e i nostri in modo che qualcosa ci venga riconosciuto.
    d’altra parte bersani può tranquillamente andare a contrattare con le sedi ue e dire che se fallisce lui sarà il caos no euro con rinascita neofascismo annessa, cosa che probabilmente accadrebbe veramente,a meno che non abbia monti tra i piedi e la sua pattuglia di voltagabbana. oltretutto, considerando le primarie, con un buon risultato al senato il futuro governo sarà abbastanza blindato, dato che gli impresentabili del listino bloccato e i renziani dovrebbero essere troppo pochi per fare la fronda da soli

  • Salve Dr. Giannuli, lei fa considerazioni che credo siano un po’ sfocate in quanto a ordini di grandezza: la Germania ha attuato negli ultimi 30 anni, senza ombra di dubbio, una serie di svalutazioni competitive.
    A partire dallo SME in poi, arrivando fino al cambio “irreversibilmente fisso” dell’Euro, si sono favorite, com’era ovvio le esportazioni all’interno dell’area euro. Ce lo dico i saldi delle partite correnti, basta vedere il debito estero accumulato da paesi come la Grecia nei confronti della Germania (http://goofynomics.blogspot.it/2011/11/i-salvataggi-che-non-ci-salveranno.html#uds-search-results).
    Ma non è un segreto, nè un complotto, lo dicono Il Sole 24Ore (http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-06-06/ecco-quanto-germania-guadagna-105240.shtml?uuid=AbL304nF) , lo disse Prodi, lo ammise persino il cancelliere Schroder.
    La Germania in sostanza non vuole una moneta forte (per sè), ma una moneta forte per tutti i partner europei che rappresentano i 2/3 del suo mercato, per poter effettuare politiche mercantilistiche senza problemi dovuti ad eventuali svalutazioni.
    Ma ripeto, non sono speculazioni intellettuali, sono i dati che lo confermano, nonché le stesse azioni della governance tedesc…ehm europea tutte volte a mantenere la valuta unica.

  • Sul tema ho poco idee e molto confuse.

    A scopo auto-istruttivo provo a dire sulla base di quello che ho letto.

    1) L’intervento di ilBipolare sembra dire che l’euro e’ relaticamente debole per la Germania perche’ e’ relativamente forte per altri paesi europei, e quindi favorisce le esportazioni dalla Germania.

    2) L’effetto sarebbe una forma di neocolonialismo debole, come quello che accadde, roughly, nel rapporto nord-sud Italia nel periodo post-unitario (drenaggio di risorse verso il piu’ forte, e quindi impoverimento relativo progressivo del piu’ debole).

    3) L’intervento di Giannuli ricorda il valore totemico della moneta per la cultura politica germanica, peraltro schermo per la paura atavica di un mostro nascosto, sempre in agguato.

    4) Ne conseguirebbe il quadro di una Unione Europea che, per tenere buona la Germania (il suo mostro nascosto), accondiscende a concedergli risorse che essa (la Germania) accetta, quietandosi.

    5) Ho detto sciocchezze?

  • Ho letto con interesse l’articolo del Prof.
    Giannuli ed in particolare il rapporto di complementarietà tra Russia e Germania vorrei
    sapere da lui cosa ne pensa di una ipotesi fatta
    da alcuni analisti di geopolitica che prevedono
    un progressivo avvicinamento tra Berlino e Mosca
    con addirittura una uscita al momento giusto dalla Nato per mettersi sotto l’ombrello nucleare della Federazione Russa nel caso di ritorsioni americane.
    Viene sempre menzionato l’oleodotto NorthStream come esempio già in atto di tale
    avvicinamento e infatti il Governo Berlusconi
    anche se per motivi diversi aveva siglato tramite l’ENI l’accordo per il progetto SouthStream, fortemente avversato dagli Americani e forse non è un caso che il Governo
    Monti abbia messo nel congelatore tale progetto.
    Nel film di F. Rosi “Il caso Mattei” ad un certo punto Mattei/Volontè dice : “Chi come me
    si occupa di petrolio a questi livelli fa sempre politica estera” rispondendo ad un giornalista che lo accusava di scavalcare il
    Vero Ministro degli Esteri dell’epoca.
    Se lo ha detto veramente allora forse non è
    una ipotesi tanto campata in aria.

    Grazie per una eventuale risposta.

  • Professor Giannuli lei trascura la posizione di creditore netto della Germania. Che è il maggior motivo per il quale i tedeschi non vorrebbero che i paesi del sud europa abbandonassero la fissità del cambio, e non tanto per la storiella dello “shock di Weimar” che è una balla amplificata dai giornali (per mettere in guardia dalle conseguenze nefaste che ci sarebbero se abbandonassimo l’eurozona), quanto proprio per la posizione creditoria delle banche del paese. E non è neppure vero che guadagnerebbero qualcosa da una moneta svalutata perché di fatto con l’ingresso nella zona euro hanno potuto beneficiare di una svalutazione in termini reali del marco (euro). In ultimo, il discorso della moneta “forte” che riduce i prezzi di acquisto delle commodities…sarà anche vero ma se paghi di meno la materia prima sei costretto a far pagare di più i prodotti finiti sicché….

  • Semplicemente la Germania nel rango dei prodotti a basso prezzo e grandi quantita’ non e’ competitiva..inoltre appartiene all’era dei metalli (civilta’ dei..) oramai agli sgoccioli..barattando il suo know-how tecnologico relativo con mano d’opera dei Paesi poveri annessi e quindi a piu’ basso costo si crea una nicchia di autodifesa..ma non era cosi’ anche quando Ungheria, Bosnia e Romania erano Prussia…?niente di nuovo.
    Ed il nostro Sig. Monti e’ il fedele lacche’ che le assicura la ns. adesione e sottomissione, anzi la promuove con altri Paesi…un piazzista di scarso intelletto Nazionalistico ed assetato di gloria personale.

  • Come no,talmente amanti della moneta forte che hanno inventato l’euro,artificialmente basso per loro(quindi di fatto,una svalutazione competitiva)ed artificialmente alto per gli altri…..difatti ci tengono legati a questa catena per”spirito di fratellanza”,senza temere di avere merci invendute col ritorno del marco,ma cosi fraterni,che piuttosto che mollare l’euro,massacrano il sud europa,pensa…ma no,le merci le venderebbero uguale,perche sono efficenti,e la russia e bla bla bla

    (ndr.Parlo delle classi dirigenti,non dei cittadini)

    Mario Monti intervista a piazza pulita.La Germania è un grande beneficiario dell’integrazione europea, hanno un grande mercato europeo a disposizione nel quale i singoli paesi non possono più svalutare. Io non voglio neanche citare questi scenari, ma se per esempio l’Italia dovesse uscire dall’euro e riacquistare libertà sul proprio tasso di cambio e la lira si svalutasse, sarebbe un grosso problema per le esportazioni tedesche

    commento di Vincenzo Visco sui conti truccati affinché l’Italia entrasse nell’Euro….. “Un’Italia fuori dall’euro, visto il nostro apparato industriale, poteva fare paura a molti, incluse Francia e Germania che temevano le nostre esportazioni prezzate in lire. Ma Berlino ha consapevolmente gestito la globalizzazione: le serviva un euro deprezzato, così oggi è in surplus nei confronti di tutti i paesi.Era un disegno razionale, serviva l’Italia dentro la moneta unica proprio perché era debole. In cambio di questo vantaggio sull’export la Germania avrebbe dovuto pensare al bene della zona euro nel suo complesso…non mi pare lo abbia fatto”

    DER SPIEGEL (13/06/2012):
    Con un’uscita dall’Euro e un taglio netto dei debiti la crisi interna italiana finirebbe di colpo. La nostra invece inizierebbe proprio allora. Una gran parte del settore bancario europeo si troverebbe a collassare immediatamente. Il debito pubblico tedesco aumenterebbe massicciamente perché si dovrebbe ricapitalizzare il settore bancario e investire ancora centinaia di miliardi per le perdite dovute al sistema dei pagamenti target 2 intraeuropei. E chi crede che non vi saranno allora dei rifiuti tra i paesi europei, non s’immagina neanche cosa possa accadere durante una crisi economica così profonda. Un’uscita dall’euro da parte dell’Italia danneggerebbe probabilmente molto più noi che non l’Italia stessa e questo indebolisce indubbiamente la posizione della Germania nelle trattative. Non riesco ad immaginarmi che in Germania a parte alcuni professori di economia statali e in pensione qualcuno possa avere un Interesse a un crollo dell’euro.

    le parole dell’ex cancelliere tedesco Helmut Kohl , colui che si adoperò con tutte le sue forze affinché l’Italia entrasse nella prima tranche dell’euro. Egli,nel 1996 affermò: “un’Italia fuori dall’euro farebbe una concorrenza rovinosa all’industria tedesca. L’Italia deve quindi essere subito parte dell’euro, alle stesse condizioni degli altri partner”.

    Il ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble in un’intervista afferma a chiare lettere che “la Germania trae vantaggio dalla moneta comune più di ogni altro paese”.

    I paesi che desiderano esercitare una pressione verso il basso sui salari per ragioni interne (ndr.riferito alla Germania) non dovrebbero entrare in una unione monetaria se non vogliono o non riescono a convincere gli altri membri a fare la stessa cosa.

    I dirigenti europei hanno torto nel credere che ci sarà un’uscita dalla crisi greca, spagnola, portoghese o una qualsiasi soluzione nazionale all’interno della UME. Se la Germania continua a stringere la cinta, e tutto lo fa credere, questi paesi e la Francia saranno costretti ad abbassare i loro salari in termini assoluti. Ne risulterà una deflazione e una depressione in tutta l’Europa che non potrà rinascere dalle sue ceneri fintanto che la sopravvalutazione delle monete non sarà corretta da una svalutazione.

    Heiner Flassbeck.
    Ex viceministro delle finanze tedesco e Direttore della divisione sulla globalizzazione e le strategie di sviluppo alla Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo a Ginevra.

  • TESTO NON DA ME SCRITTO

    L’entrata nell’EUR ha consentito tassi bassi e questo viene ripetuto come un mantra dai fautori dell’EUR.
    I tassi bassi significano più moneta dato che il credito è la creazione di moneta. Tuttavia non c’è stata domanda di moneta dalle industrie per la semplice ragione che l’EUR penalizzava in molte maniere l’origine della domanda dei beni e servizi, costringendoci in una valuta non adatta, troppo forte, e questo poi si è riflettuto in un cumulo spaventoso di deficit della bilancia di c/a.
    Un’impresa non se ne fa niente di tanta moneta per produrre merci che non sa poi a chi vendere quelle merci perchè non c’è più la domanda per quelle merci.
    E l’EUR aveva penalizzato proprio le condizioni della domanda, specie estera che era funzione del prezzo, on avendo l’export Italiano generalmente caratteristiche di know how specialissime.
    Il bene in LIT era cioè conveniente da comprare per uno straniero, questo in EUR invece non più , detta semplicemente. Oppure ad esempio al turista conveniva venire nell’Italia della LIT ma non nell’Italia dell’EUR.
    Nella realtà i bassi tassi EUR hanno prodotto domanda solo nel settore finanziario, dove ad esempio è stata utilizzata per carry-trade dalle stesse banche (finanziati in EUR a tasso basso e impiegati in paesi Emergenti, specie Est Europa a tasso più alto) o da chi comunque valutasse uno sharpe-ratio conveniente. Inoltre nel settore immobiliare, visti i parametri di Maastricht e la politica del 3% deficit/PIL potenzialmente deflazionistica e l’obiettivo BCE inflazione, cioè una politica di lungo termine, questi modificavano ROE e ROI nel settore convenientemente.
    -Non potendo regolare il valore di una propria valuta, che si pone sempre NATURALMENTE dove si equilibrano le ragioni di scambio, come prima era con LIT, ed essendo cioè legati a forza nell’EUR, per trovare competitività si è dovuto cercare allora di ridurre i costi dalle altre parti. Quella che si chiama svalutazione interna.
    L’Italia aveva sempre avuto come problema da risolvere una quota maggiore di altri di inefficienza, corruzione, disorganizzazione, mancanza di strutture, burocrazia eccessiva, conflittualità ecc… che si tramutavano poi in costi maggiori per un prodotto.
    Però è vero anche che prima se la permetteva questa quota di costi, e proprio grazie alla LIT.
    Con l’EUR non più. Ma infrastrutture, regolamentazioni, efficienza burocatica ecc..(quelle chiamate riforme strutturali) sono processi lunghi, contrastati, anche decennali.
    E qui ci volevano però cose anche più svelte, per compensare il calo di domanda dovuto all’EUR, perchè quello era immediato.
    E quindi riduzione del costo del lavoro, delle tutele, delle pensioni ecc…Quella che viene chiamata svalutazione interna. O austerity.
    A sua volta però la compressione dei redditi si tramuta nel calo dei consumi e del PIL e quindi del gettito fiscale, a cui si è fatto fronte aumentando le aliquote fiscali, che però diminuiscono ancor più il reddito disponibile in una spirale negativa continua.
    Perchè il punto principale è creare ricchezza. E nel caso Italia questa in buona parte derivava da export e da indotto. Sul quale l’Italia in decenni aveva creato una struttura industriale adatta, e non per capriccio.

  • TESTO NON DA ME SCRITTO

    Fino all’81 in realtà l’Italia si finanziava in attivo, cioè quel che pagava di tassi erano tassi reali negativi, significa che riduceva in realtà debito. L’esplosione del debito che viene detto Craxi ecc.. non è vero. E’ da divorzio BDI/TESORO. Puoi vedere i grafici storici e lo vedi benissimo. Con Craxi aumentò nominalmente perchè tutti i tassi mondiali erano altissimi. I Fed Funds US stavano al 20%. Ma aumentarono ovunque i debiti nominalmente. In realtà poi quel perido di alta inflazione non colpì tanto i lavoratori, fu un immenso trasferimento dai risparmiatori alle imprese, che con quei soldi ristrutturarono il sistema industriale. Cioè col 20% di inflazione il mio debito (impresa) in banca dopo tot anni in valore reale è dimezzato o più. Gli interessi li pago al 20% ma il debito s’è dimezzato o meno. Mentre io risparmiatore prendo sì le cedole del 20% di interessi ma in linea capitale il mio capitale s’è dimezzato o meno. Poi come la vuoi vedere “cattivo” “buono” ma di fatto gettò le basi di ripresa del sistema industriale.
    Ci sarebbero tante cose da dire. Perchè non fu solo quello,fu che negli anni 90 venne distrutta mezza industria strategica con le privatizzazioni: farmaceutica, telefonia, cantieristica, chimica, nucleare, una parte di meccanica ecc. Ci sono cose che deve fare o controllare uno Stato e sono strategiche.
    I Francesi se le tengono, gli US se le tengono, gli Inglesi pure, scherzi.
    Qui fu fatta un’oscenità e intanto mostravano in TV le bustarelle da quattro soldi mentre si svendeva mezza Nazione e pure per metà prezzo. Centinaia di miliardi di EUR a valore di oggi, altro che Pio Albergo Trivulzio.

    Quando si è proceduto a un ingresso forzato nell’EUR, dopo aver completato la svendita di asset pubblici negli anni precedenti.Anche un analfabeta sapeva che l’EUR era contrario all’Interesse del paese e un’autentica sciagura, visto che questo fior fiore della scienza economica già aveva avuto modo di sperimentare l’ECU in precedenza, e agio di far due conti, si suppone. E sapevano benissimo che l’Italia veniva pressata fortemente a entrare, ammettendo qualunque falso contabile,altro che parametri, come poi si è visto. Non occorreva nemmeno fare sforzo di ingegno dato lo avevano dichiarato apertamente Francesi e Tedeschi che senza Italia l’EUR non si sarebbe nemmeno fatto, perchè nessuno certo voleva un competitore ed esportatore della nostra forza con una propria moneta e tutti sapevano che l’obiettivo era incatenarlo dentro una moneta insostenibile e nel frattempo annacquare il Marco, cioè svalutarlo tramite l’EURO, dando così un vantaggio enorme all’export Tedesco oltre che ammazzare il nostro.In mancanza di possibilità di regolare con una propria valuta le ragioni di scambio, si procede inevitabilmente a una svalutazione interna, con riduzione di salari, servizi, tagli ecc…Specie i nobili difensori delle “masse operaie” dov’erano? Forse non sapevano che noi potevamo entrare in Europa, ma mantenendo la LIRA? (Clausola opting-out prevista da Maastricht) così come fece l’Inghilterra? Certo era censurata questa cosa dai giornali e Tv e perciò nascosta alla gente comune, ma loro, le menti, questi eterni paladini dei “deboli” la dovevano pur conoscere, o no? E a che cosa servono se stanno sempre muti e colla schiena piegata? E a che serve l’altra compagnia di giro dei Costituzionalisti che si indignano a comando per ogni gossip di nani e ballerine ma tacciono regolarmente sulle cessioni di sovranità fatte più e più volte in condizioni non paritarie, come invece prevede esplicitamente la Costituzione?

    Basta guardare il 92. Usciti finalmente da quella fogna di SME e cioè dall’ECU (una specie di EUR più morbido, che aveva dato gli stesi risultati), e immediatamente svalutando, abbiamo poi fatto un boom fino a quando Zio Prodi, Zio Ciampi, Zio Padoa Schioppa ecc. ci hanno infilato nell’EURO (noi potevamo in teoria entrare sì in Europa, ma senza pigliarci l’EURO, cioè tenendoci la Lira, ma neanche l’hanno detto questo alla gente,).
    E da cosa è venuto questo boom dal 92 al 99? Dall’export. E quando poi siamo entrati in Europa nell’EUR invece? Abbiamo accumulato tra i 700 e gli 800 mld di deficit.
    Più il danno enorme dato da delocalizzazioni e dall’invasione dell’import da Paesi anche forti (Germania, Francia) non solo Cina quindi. Perchè non avevamo pù una moneta più debole che proteggeva anche le industrie che operavano solo su mercato interno. Quindi molte hanno chiuso.
    Consumatori forzati e indebitati sempre più.
    Significa tagli ai salari, al welfare. La parola è infatti SVALUTAZIONE INTERNA visto che quella della moneta non si può. MA che svaluti internamente? I salari, le tutele, l’istruzione, la sanità, le pensioni ecc..
    L’euro e’stato una catena che ha obbligato le economie minori(e noi eravamo la piu grande tra esse,quasi da raggiungere quelle maggiori)ad una rivalutazione artificiale,mentre per quelle maggiori fu una svalutazione(sempre artificiale),cosi che queste ultime hanno letteralmente rubato quote di mercato alle prime,non potendo fare lo stesso col resto del mondo…ma per la gente comune disinformata e’il contrario..i paesi del Nord sono le locomotive nell’immaginario indotto,ma e’ falso.
    Si e’ trattato di colonizzazione,letteralmente,non unione paritaria.

  • TESTO NON DA ME SCRITTO

    L’industria manifatturiera,Ancora adesso, con quello che ci hanno messo in groppa da tempo(l’euro) e soprattutto negli ultimi 2-3 anni e con il chiaro obiettivo di ammazzare la PMI, o comunque non sostenerla, ancora oggi ha un peso notevole.La piccola media impresa italiana era (non solo manifatturiero ma anche servizi) di nicchia client-oriented ma non prodotti scadenti anzi.

    Prima che distruggessero la media e grande industria, la chimica, la cantieristica, la telefonia, il nucleare, la farmaceutica, oltre alla meccanica di precisione e alla macchine utensili,le PMI erano di punta. Così anche l’alimentare o il tessile che sono settori produttivi in cui si compete. E i nostri erano di eccellenza.

    AVEVAMO.In risposta alla “Liretta” che si cita spesso.Siamo stati davanti all’Inghilterra.Non solo per la Liretta ti compravano i prodotti in giro per il mondo. Anche, ma non solo.

    La PMI ha fatto innovazione di processo, di prodotto, ed è cresciuta culturalmente.
    I guai sono iniziati dal primo SME (che era un EURO mascherato). Poi dalla svendita dello Stato che era con IRI, ENI e FIAT quello che poi tirava, a livello di Ministero degli Esteri, grandi commesse, (si pensi solo ai Paesi Arabi) per le imprese grosse che a cascata poi subappaltavano lavori a migliaia di imprese piccole e medie. E infine la botta finale con l’EURO. E’ vero che quelli grossi, i Benetton ad esempio sono divenati rentiers, e altri hano tirato i remi, e altri hanno delocalizzato. E che quelli che hanno resistito hanno investito poco, ma per forza.

    Prima era un sistema Paese. Con una sua moneta e con i suoi tassi.
    Anche coi suoi difetti per carità.MA C’ERA L’INTERESSE DEL PAESE.
    Quello non c’è più stato, è stato sgretolato. Anzi è diventato anche “cattivo” l’interesse del paese.
    Ma solo per noi, mica per i Francesi, o i Tedeschi, o gli Inglesi…..

  • Svalutazione e inflazione sono due cose diverse. Il pass-through solitamente è 1/10 e

    anche meno. Per noi nel 92 quando uscimmo da SME (che era un simil EUR un pò

    annacquato dalle bande consentite) fu positivo, cioè calò inflazione dopo la

    svalutazione.
    Ed è abbastanza logico per il nostro Paese che ha PMI votate ad esport, molto

    dinamiche, ma client-oriented, sensibili al prezzo.
    Quel che si dice su stipendi Cinesi o Indiani bassissimi è giusto, ma vale per tutti.

    Quello andrebbe semmai risolto con tariffe, cosa che fanno gli stesi Cinesi ad

    esempio nei confronti di molti beni (prodotti dì oreficeria ad esempio dove hanno

    barriere doganali altissime, noi invece no, così distruggiamo Valenza Pò e Vicenza,

    ma siamo molto democratici e “multietnici” ). Per non parlare delle

    barriere US.
    Comunque la storia dell’EUR è che ora importi ANCHE da Germania ecc…e distruggi

    pure il mercato interno, e non esporti a loro molto, mentre con una tua moneta e un

    cambio che si aggiusterebbe in modo naturale sulla tua economia esporteresti, come

    hai sempre fatto.
    I Cinesi sul groppone, ammesso di non avere una politica doganale, ti restano, ma

    anche agli altri. MA non ti restano US, Germania, Francia, Svezia, ecc…Noi facevamo

    +40mld di surplus di c/a nel 1999 e ora -60mld all’anno dopo l’EUR. Fanno -100mld

    all’anno tra andare e venire. 1000 miliardi in 10 anni.
    Te li puoi guardare, sono dati pubblici.

    L'”erosione” del cambio è terribile se siamo noi, ma se è il dollaro che “erode” ed

    erode eh se gli conviene, eccome se “erode”, allora quella non si chiama “erosione”.

    E non è “cattiva”. Pensa un pò. Nemmeno quella Inglese è cattiva quando erode la

    Sterlina.
    E nemmeno quella giapponese se erode lo Yen. La Cina poi ha sempre “eroso”

    attaccandosi al dollaro secco secco al centesimo dal 1994 al 2005. E così molte

    economie Asiatiche. Ma quasi tutte.
    Praticamente nessuno è “cattivo” se ha una moneta e adegua il cambio alle sue

    esigenze, alla sua competitività, salvo noi. Accidenti!!! Solo noi se eroddavamo

    eravamo cattivi!
    Guarda che è un bel fatto eh!
    Così ci hanno dato una moneta forte, e fissa. Una furbata. Neanche un’associazione

    per deliquere di stampo mafioso avrebbe avuto il pelo sullo stomaco di far questo a

    un Paese com l’Italia. O la Grecia. O la Spagna.
    Noi siamo un paese esportatore, non abbiamo molte materie prime, le compriamo le

    lavoriamo e le esportiamo. Il cambio favorevole è una necessità. E poi non abbiamo

    mica sempre “eroso”, abbiamo anche rivalutato, il cambio si aggiusta da solo con la

    bilancia commerciale essenzialmente.
    Ma noi eravamo cattivi. Per fortuna Prodi, Amato, Padoa Schioppa, Draghi ecc..ci

    hanno salvato. E siamo diventati buoni. Tutto bene.

  • TESTO NON DA ME SCRITTO

    Su Weimar l’iperinflazione ebbe cause precise, e la “stampa” di moneta fu conseguenza di quelle, che sono di ordine di Bilancia dei pagamenti con l’estero e di speculazione sui cambi provocata dalla stessa Reichbank (privata) e dalle concessioni date alle altre banche private, non è quindi la causa, ma l’effetto.

    Nel 1923 fu al culmine, e finì dopo l’introduzione prima del Rentemark a Novembre 1923 e poi nel 1924 del Reichmark. A metà del 1924 era già finita l’iperinflazione.
    Nel 1929 fecero una politica deflazionistica feroce, e tennero il cambio del Marco fisso, e una politica di austerity peggio di quelle odierne. E quella fu la causa della immensa disoccupazione e del calo di consumi e produzione che portò di pari passo prima un consenso crescente e poi al Governo Hitler.Ma andiamo con ordine

    37 Partiti, 7000 candidati che si spartivano la torta, e una corruzione stellare.
    Nel 1931 Inghilterra e Giappone uscirono dal Gold Standard, svalutarono la moneta e i popoli non soffrirono. Invece la Germania restò attaccata al cambio fisso (vi dice qualcosa con l’EUR di oggi?) e perciò non volendo svalutare la moneta fecero svalutazione interna cioè, tagli, tasse, salari diminuiti, disoccupazione e recessione (vi dice qualcosa con le politiche odierne?).

    Era una politica di austerity feroce. Fatta da Bruning, Cancelliere dal 1930 al 1932. Con in più anche le rate da pagare di Versailles.

    Qualche dato:
    Il 33% di disoccupati totali (6 milioni di persone più ulteriori 2 milioni di sussidiati con l’equivalente di 13 dollari mensili, circa 150 EUR odierni). Quindi il 43% della popolazione disoccupata e ridotta alla fame, caos sociale, continue insurrezioni, proclamazioni di mini-Stati Bolscevichi, e uno stato di Polizia.

    I lavoratori edili ad esempio erano disoccupati per il 90%. I contadini rovinati con perdite di 12 miliardi di Marchi, 17157 fattorie che non sostenevano le rate dei mutui furno prese dalle banche, 135.000 laureati, cioè 60%, senza lavoro, l’export crollato da 2.872 mld nel 1931 a 667 milioni nel 1932, cioè il 75% in meno, il gettito fiscale nonostante i continui rialzi delle aliquote, andato da 9 mld nel ’30 a 7,8 nel ’31 a 6,65 nel ’32.

    Debito in continuo aumento, debito estero schizzato ecc.. Non mi dilungo.Solo per sottolineare le cause del consenso ad Hitler.

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