La crisi degenera. Che sta succedendo?
I mercati sono in picchiata, lo spettro di un gigantesco effetto domino si para improvvisamente davanti: default della Grecia- crisi bancaria franco-tedesca- default italiano- fine dell’euro- fine della Ue, grande crisi mondiale.
E tutto questo è stato innescato solo dall’annuncio di Papandreu di un referendum sul piano di aiuti ottenuto e sulle conseguenti misure da adottare.
Per capire dove stiamo andando a sbattere, partiamo da una domanda: perchè Papandreu ha fatto questa mossa?
Si potrebbe pensare che ci sia dietro una strategia del tipo: “se salta tutto, noi greci andiamo a terra, ma ci portiamo appresso tutti voi, signori dell’Eurozona, per cui vi conviene concederci gli aiuti a condizioni più ragionevoli, per evitare la catastrofe”. Ma questo non convince: è un argomento che Papandreu avrebbe potuto far valere già da due anni e non lo ha mai fatto, che senso avrebbe farlo ora, dopo aver appena concluso con successo il negoziato per il finanziamento Ue-Bce per una rata di bond?
Rimettere tutto in discussione a questo punto è molto più che una mossa azzardata: somiglia molto da vicino ad un suicidio. Peraltro, se davvero ci fosse qualche calcolo politico di portata internazionale, si immagina che il governo greco ne avrebbe informato il governo ed il partito che lo sostiene, che farebbero quadrato intorno a lui. E, invece, a quanto pare, nemmeno il ministro delle finanze non ne sapeva nulla e il Pasok è stato colto del tutto impreparato al punto che diversi suoi deputati chiedono le dimissioni del governo.
Dunque, non si tratta di questo.
A darci qualche lume per capire la situazione è un libro di Dimitri Deliolanes uscito da poche settimane “Come la Grecia” ed. Fandango-Libri, Roma 2011, la cui lettura consiglio caldamente, per sfatare molti pregiudizi ed apprendere notizie che difficilmente si leggono sui nostri quotidiani. Fra le altre, Deliolanes fornisce molte notizie sulle caratteristiche personali del ceto politico greco e del suo principale esponente, Papandreu, greco della diaspora, vissuto per quasi tutta la sua vita negli Usa, uso frequentare i migliori salotti della politica e della finanza mondiale, con legami assai deboli con il suo paese di origine di cui ha una immagine molto fantasiosa. Tornato in patria come l’erede di una leggendaria dinastia di governanti (il nonno Yiorgos fu leader dell’Unione di Centro e capo del governo nel 1944 e poi negli anni sessanta, il padre Andreas fu il capo dell’opposizione al regime dei colonnelli, fondatore del Pasok e capo del governo negli anni ottanta), era naturalmente destinato a prendere le redini del partito e candidarsi a Presidente del Consiglio, nonostante la debole conoscenza del suo paese. Per di più, egli non ha minimamente le capacità politiche degli illustri ascendenti ed ha decise inclinazioni personalistiche, più incline a formarsi una corte personale che un vero e proprio gruppo dirigente di partito e di governo. Corte nella quale è ascoltato consigliere Pavlos Yierousulanos, un vecchio amico, anche lui reduce di università americane ed inglesi, del tutto estraneo alla patria d’origine ma comunque nominato ministro del Turismo (che, in Grecia, vuol dire qualcosa). L’attuale Papandreu ha ripetutamente dimostrato di considerare il Pasok come una mera appendice personale, mentre ritiene che il merito della vittoria elettorale risieda soprattutto nel suo nome altisonante e non tiene in gran conto le critiche alle sue scelte di governo.
Vi ricorda nessuno questo ritrattino?
La situazione è precipitata negli ultimi giorni di ottobre: sbandierato come un clamoroso successo la tranche di finanziamenti ottenuti dall’Europa, non si aspettava le dimostrazioni popolari ostili del 28 ottobre, data nella quale i greci (che hanno un forte senso nazionale) ricordano la vittoria sull’aggressione dell’Italia del 1940, con manifestazioni sempre molto partecipate. In questa occasione le usuali critiche a Papandreu di essere un amerikano (con il k) che ha venduto il paese agli stranieri, sono state ancora più violente. Di qui la reazione del premier che, in perfetta solitudine e senza degnarsi di consultare neppure il suo ministro delle Finanze, ha convocato un referendum, forse pensando di essere De Gaulle.
Il calcolo politico, piccolo piccolo, per la verità, sembra essere questo: fare un referendum sul piano di aiuti che si trasformi in un referendum su “Euro o Dracma”, vincerlo e piegare le resistenze ai piani di risanamento imposti dalla Ue.
Peccato che i sondaggi diano il no al piano al 60% e che questo abbia immediatamente scatenato il terremoto finanziario che ha travolto le borse europee.
Che succederà ora? La cosa più probabile è che il referendum non si farà, che il governo Papandreu cada e che si vada ad elezioni anticipate, magari passando per un governo di unità nazionale; dopo di che il probabile vincitore sarebbe Venizelos che farà esattamente le stesse cose ordinate dalla Ue con un pizzico di sadismo in più.
Nel frattempo, la notizia della caduta del governo Papandreu calmerà i mercati, si ritroverà una qualche stabilità e forse, addirittura, ci sarà qualche momento di euforia, ma i problemi resteranno tutti e si tratterà solo di una piccola tregua. E’, più o meno, quello che ha fatto Zapatero (ma lì i socialisti hanno più probabilità di vincere) ed è la stessa cosa che borse e governi europei auspicano che accada in Italia.
Intendiamoci: in tutto questo sfacelo le bestialità dei governanti hanno un peso e l’Italia in particolare paga in più la “tassa Berlusconi” dovuta all’impresentabilità del suo Primo Ministro. E’ auspicabilissimo che il Cavaliere finalmente si tolga dai piedi, il che guadagnerebbe qualche indulgenza della Ue al nostro sfortunato paese, ma le cose sono molto più complicate e non si risolvono solo togliendo di mezzo i governanti-macchietta del continente (peraltro, quanto a macchiette, non è che Sarkozy e la Merkel siano poi tanto meglio).
Il punto è un altro: la speculazione internazionale sta puntando le sue carte sul fallimento dell’Europa e della sua moneta. Noi non amiamo rifugiarci dietro questi comodi nomi generici (“speculazione internazionale”, “poteri forti”, ecc.) e preferiamo puntare il dito verso obbiettivi più precisi, dunque diciamo che i protagonisti principali dell’operazione sono le maggiori banche d’affari americane, Goldman Sachs in testa, con l’appoggio degli hedge fund e private equity collegati, con la benevolenza del governo americano e la complicità delle agenzie di rating. Poi ci si aggiungono molti altri soggetti finanziari che sperano di banchettare anche loro sul cadavere dell’euro (gli squali seguono sempre la scia delle navi, nella speranza di avventarsi sui rifiuti buttati in mare), ma la testa dell’operazione sta lì a Wall Street.
L’affondamento dell’Euro (e dei titoli di debito pubblico così denominati) avrebbe diversi vantaggi per gli “amici” di Oltreatlantico.
In primo luogo si tratterebbe della classica ricetta dei tempi di crisi: trovare il capro espiatorio cui rifilare il conto di tutti. E l’Euro è l’anello debole della catena, naturalmente destinato a spezzarsi: è debole perchè è una moneta senza Stato, incapace di assumere tempestivamente decisioni efficaci, è debole perchè è una moneta senza politica, è debole perchè mette insieme alla rinfusa economie diversissime fra loro che emettono titoli di debito sconsideratamente e senza raccordo fra loro, è debole, soprattutto, perchè ha dietro di sè un ceto politico dove il migliore è quello mediocre e tutti gli altri sono delle bestie.
In queste condizioni, e dato il vento che spira, puntare allo scasso dell’Euro e titoli collegati è il gioco più ovvio che si possa immaginare ed i ribassisti di tutto il mondo staranno già da mesi puntando alla grande sulle vendite allo scoperto. Fra l’altro, questo avrebbe anche il vantaggio di accumulare liquidità, in vista della tempesta della scadenza dei titoli da alto rischio prevista per il prossimo anno.
Ma la fine dell’Euro avrebbe anche molte altre conseguenze gradite a Wall Street e dalle parti del Potomac: il ritorno alle monete nazionali (o lo sdoppiamento dell’Euro fra forte e debole) avrebbe come conseguenza l’emergere di monete forti nell’area dell’Europa centro settentrionale (soprattutto se la Germania tornasse al marco) determinando la caduta delle esportazioni europee nel Mondo facilitando quelle americane. Inoltre, il fallimento dell’Euro avrebbe l’effetto di consolidare il dollaro che, nonostante tutto, potrebbe presentarsi come l’ancoraggio monetario più stabile. Magari non funzionerebbe per molto, ma un po’ di respiro al biglietto verde lo darebbe.
Poi ci sarebbero conseguenze più propriamente politiche: il naufragio dell’Euro porterebbe con se quello della Ue. Scomparirebbe così una ambigua area di mezzo fra l’Impero di sempre e quelli emergenti o riemergenti, ci sarebbe la fine dell’asse franco tedesco e, di riflesso, la saldatura dell’ asse Parigi-Londra, tradizionale alleato di Washington. Il prezzo potrebbe essere quello di spingere la Germania fra le braccia di Mosca (in fondo è anche in questo caso la ripresa di un asse storico, la linea di Tauroggen) ma a questo si penserà dopo.
Tutto questo ha una logica, quello che invece manca è la logica dei governanti europei che sono un’accozzaglia di Don Abbondio allo sbaraglio.
Aldo Giannuli
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michele
Dr Giannuli ,a mio parere l’unica soluzione e’ nazionalizzare la BANCA D ITALIA,reindustrializzare in maniera sensata ed ecologica tutto l’apparato industriale italiano,introdurre dazi contro le merci estere,ed interdire dai pubblici uffici tutta la rappresentanza attuale ovviamente anche i figli di questi per circa 20 generazioni!!!! in pratica basterebbe seguire il modello islandese ed il modello cinese in ambito economico!!!!!!!!
ugoagnoletto
se è così, allora siamo in piena guerra e conviene anche a noi allearci con la Russia. A proposito della vignetta, avevo letto: Ok! Chi ha un’ikea?
Isidoro Aiello
La tua analisi è coerente, ma penso che il tutto possa essere visto da un altro punto di vista. La speculazione internazionale che non fa capo solo alla Goldman Sachs, ma anche alla Deutsche Banck,alla I.P.Morgan, alla Banck of America-Merril Lynch,alla City Bank, alla USBC, alla UBS, alla Credit Swiss ed alla BNP- Paribas, possono solo arricchirsi e controllare i governi fino a quando questi asseconderanno la speculazione ed il dominio della finanza speculativa sugli stati occidentali. Il default della Grecia viene additato come uno spauracchio per intimidire i cittadini, ma la verità è che il sistema di dominio senza legittimazione democratica dei 9 gruppi finanziari dominanti e delle società di rating a loro associati, hanno grande paura della possibilità che gli Stati decidano di non pagare il debito sovrano agli istituti di credito, escludendo naturalmente quello detenuto da cittadini, o di pagarlo solo in parte diluito nel tempo e contingentando interessi. La strada che gli Stati devono percorrere, così come ha fatto la Islanda ed a suo tempo l’Argentina, è quella di riprendere la proprietà ed il pieno controllo politico delle banche centrali, Banca d’Italia, BCE etc., ed autofinanziare il proprio debito pregresso secondo un piano di rientro graduale e a basso tasso d’interesse, e nel contempo garantire le risorse necessarie per rilanciare l’economia reale, stimolando ricerca ed innovazione, sostenendo le attività produttive non parassitarie, creando in tal modo nuova occupazione. Il debito pubblico impedisce la liberazione delle risorse necessarie per garantire sviluppo ed occupazione. L’unica soluzione è renderlo innocuo, sottoponendolo ad un rigido controllo, che gli Stati sovrani hanno ora il dovere di esercitare. Se gli Stati avessero il coraggio di realizzare questo piano, così come tenta di farlo timidamente la Grecia, si realizzerebbe una svolta epocale che segnerebbe la fine del capitalismo finanziario speculativo e riporterebbe l’economia alla sua etica intrinseca di produzione, occupazione ed equa distribuzione del reddito. Scatenare volontariamente questa crisi significherebbe mettere le basi per una nuova fase di sviluppo, sempre di tipo liberale, ma capace di garantire equità, dignità e diritti a tutti i cittadini, promuovendo da un lato la meritocrazia e dall’altro una adeguata assistenza ai più deboli. Questo nuovo modello di sviluppo dovrà fondarsi su un consumo ecocompatibile delle risorse naturali, tale da mantenere in un equilibrio virtuoso da tramandare alle future generazioni.
massimo laccisaglia
Un articolo da leggere. Illustra molto bene i retroscena delle ultime decisioni prese in Grecia e i possibili scenari conseguenti. Come in altri casi sono d’accordo con Giannulli fino a metà. Esattamente fino al punto in cui dice che i finanzieri americani godrebbero del disastro dell’Euro e sono lì pronti a bachettare. Nemmeno per sogno. Quando c’è un default i mercati finanziari soffrono sempre. Lo ha spiegato molto bene lo stesso Giannulli in un precedente articolo. Le situazioni di default creano facilmente catene di default. Gli americani hanno molta paura di un fallimento della Grecia e ancor più di fallimenti a catena in europa. E’ appena fallito un fondo, MF global, che si era esposto troppo sui mercati europei. La speculazione cosiddetta và in tutte le direzioni, tende ad enfatizzare i movimenti a breve, e a correggerli più a lungo. Gli shortisti si sono buttati sul boccone appetitioso, ma poi dovranno ricoprirsi….Ma Giannulli mai risponde ai miei commenti. Massimo Laccisaglia
aldogiannuli
Lo farò, chiedo scusa, ma i suoi commenti richiedono risposte impegnative e sto affogando
Cordialmente
Ag
davide
e pensare che si rideva dell’economia pianificata,del socialismo di mercato,da parte anche di molti sinistri.
Quelli resistono e noi affondiamo,perchè non vedo proprio cosa si possa fare per salvarsi,se non difendersi con la massima durezza contro i tentativi americani.
Ci manca la guerra europa-usa,ma questa è una scemata assoluta
rosario
E’chiaro che l’Euro sta diventando una moneta scomoda per molti Paesi “forti”. Diciamo che non mi meraviglierei se sotto tutta questa crisi la Germania avesse un suo ruolo: in fondo loro hanno digerito male l’ingresso dell’euro di tanti paesi “pezzenti”.Cosa fare in quel caso? Si potrebbe ritornare, dopo il diluvio e la strage di risparmi, alla vecchia unità di conto – ECU -con il classico “serpentone” e in quel caso si tornerebbe al “si salvi chi può”. Per l’Italia sarebbe un’occasione di ripensare la politica industriale, puntando ad un recupero dell’agricoltura e di tanti “assets” che il Paese possiede ma che sono stati abbandonati. Certo, ora come ora l’euro è una moneta troppo pesante per noi.
Patrizia Broghammer
Io penso esattamente l´opposto.
Forse quello di cui tutti hanno paura e´un euro debole, debolissimo.
Che peraltro sarebbe la soluzione per l´Europa.
Se infatti una moneta debole nuoce ad un piccolo paese come Italia o Grecia, sarebbe utilissimo per l´ Europa e creerebbe pochi problemi per la soprvvivenza degli Europei.
L´Europa puo´godere di un mercato interno di 450 milioni di abitanti, industrie altamente tecnologiche, risorse agricole.
Sarebbe quasi autosufficiente ( a parte petrolio e gas )e da un lato vedrebbe la necessita´di trasferire la forza lavoro da “servizi” (che costano) a “produzione” che crea reddito.
La carenza e l´alto costo di prodotti energetici favorirebbero lo sviluppo di energie alternative (la Germania e´leader in questo).
La svalutazione dell´euro (certamente non voluta dagli USA e Cina)risolverebbe anche il problema debiti che andrebbero ristrutturati e resi “solvibili”.
Ma anche in questo, essendo il debito pricipalmente tra stati membri non creerebbe grossi problemi.
Paola
caro Aldo,
alla luce di questa descrizione di Papandreu sembrerebbe quasi che l”’americanismo” di questo personaggio stia lì a governare la Grecia per fare gli interessi degli Usa? quasi fosse mandato lì da qualcuno, no?
Mi chiedo: ma è mai possibile che tra tutti questi mediocri che ci governano, non ci sia uno, o almeno qualche loro meno mediocre sottoposto, in grado di fare un’analisi come la tua e tirare le somme, decidendo per il meglio?
Qual è la soluzione corretta a questo rebus, la soluzione che sicuramente nessun paese saprà riconoscere o avrà la forza di adottare?
E quanto all’Italia, se non vi sono dubbi che B. è uno di quei mediocri che ci sta affossando (ma lo si sapeva da tempo chi era B, perché merkel e sarkosy si scandalizzano solo ora, e poi da che pulpito viene la critica), perché è ora il momento di farlo fuori e cosa prevede dopo di lui il copione? Magari B. è servito fino ad ora a qualcuno, oltralpe o oltroceano, e ora non serve più. Cosa è previsto per il dopo B?
Paola
Teo
Signor Giannulli, sono greco e le chiedo questo:
la sua opinione indica che Papandreou lavora per forze sconusciute esterne ad Europa ed e’ quindi schierato contro la Grecia e l’Euro? E’ fatte attenzione, ho scritto “lavora” che significa “essere pagato”!
Per favore aspetto una sua breve risposta. Grazie.
aldogiannuli
Non credo che Papandreu sia l’agewnte di influenza di qualcuno, ma credo che abbia una formazione di tipo liberista omogenea a quella del Fmi o della Bce, il resto viene da solo
reb
draghi lavorava agoldman sachs e se li l’han messo un motivo cera come disse cossiga (sono pentito di aver appoggiato la sua candidatura è un vile affarista)
Stefano
Non era meglio intitolare questo articolo ” Cappuccino, brioche ed intelligence ” n° 31?
GA
Grande Aldo ma quanto leggi? Dai sempre un quadro esaustivo e complesso delle cose… la tua purtroppo è una voce fioca.
Mica sarebbe male riuscire a fare un blog allargato magari anche a Emiliano Brancaccio, un grande di cui hai pubblicato una volta un articolo.
In tutto questo da Tremonti erano venute proposte, già da anni, che tutto sommato erano meno peggio di quelle Merkel-Sarkozy.
Meglio Tremonti che un supino centro sinistra sempre pronto ad appoggiare i governi più reazionari.
Sansonetti, personaggio che non amo, sostiene una tesi simile alla mia: un governo tecnico rappresenterebbe una svolta a destra da fare impallidire il governo Berlusconi
Anche Bertinotti non è un personaggio che amo, ma ha ragione quando dice che occorre costruire una alternativa prima di porsi la questione di andare al governo.
Per questo penso occorra costruire una cosa che vada al di la della voce.info o del fatto quotidiano…
massimo
è ingeneroso dare dei “mediocri” a persone che sono ai loro posti esclusivamente per fare interessi personali e che non fanno nulla per le loro nazioni semplicementi in quanto non le percepiscono come entità esistenti ma come semplici mucche da mungere “quick and dirty”. Quantomeno in italia nessun appartenente alla classe dirigente credo abbia un orizzonte che superi i 60 giorni e il proprio appartamento…
Teo
Grazie per La sua risposta, e’ stato chiarissimo. Speriamo bene allora.
Complimenti per il suo sito, La seguo sempre.
La crisi degenera. Che sta succedendo? « Terracina Social Forum
[…] Link: http://aldogiannuli.it/nuovotest/2011/11/la-crisi-degenera-che-sta-succedendo/#more-1779 […]
Vietato Parlare » La crisi degenera cosa sta succedendo?
[…] http://www.aldogiannuli.it – – 2.11.2011 – di Aldo Giannuli.it * Wall Street – […]
GA
PS
Confesso che dei giornali italiani leggo solo le versioni on-line. In Portogallo grande enfasi ha avuto la notizia della completa ristrutturazione dello stato maggiore greco. Adesso le Monde allerta per un possibile colpo di stato: http://finance.blog.lemonde.fr/
Nicola
Io invece ci credo agli agenti di influenza. Pensate… conosco un paese in Europa in cui il primo ministro in passato faceva parte di un’organizzazione eversiva intenta a dirottare la politica e l’economia italiana in chiave filo-americana con omicidi, attentati, depistaggi e scalate illecite. Si scopri’ che questa organizzazione riceveva finanziamenti costanti dal Pentagono attraverso il suo servizio di intelligence (Ennio Remondino, TV7 tg1 1990) ma tutti sembrano essersene dimenticati.
pierluigi tarantini
Credo che la mossa di Papandreu non sia un calcolo politico piccolo piccolo ma il frutto di una crisi di nervi.
Peraltro,se veramente la gestione Papandreu è tanto personalistica e se la situazione greca è quello che è,il peso di scelte tanto dure è pesante anche per chi le prende (vestire i panni del conte Prina non fa piacere a nessuno) e prima o poi si fa sentire.
Il dibattito sulle responsabilità di Papandreu mi sembra anche ingeneroso perchè non tiene conto che a truccare i conti greci è stata la destra che ha governato nei dieci anni precedenti e che ora si permette anche il lusso di fare opposizione.
Inoltre, per quanto l’idea del referendum sia politicamente un suicidio per Papandreu, non trovo tanto riprovevole l’idea di far assumere anche ai governati una qualche responsabilità.
Mi spiego meglio: la maggioranza dei greci (e degli italiani) non ha responsabilità se al governo ha mandato chi ha mandato?
Questa maggioranza era tutta in buona fede?
E chi era in buona fede è sicuro di non aver sottovalutato i rischi insiti, ad esempio, nel non votare?
E, dopo quello che è stato combinato, siamo ancora sicuri che il non votare <> sia un lusso che, perlomeno in Grecia ed Italia, possiamo permetterci?
Ecco, vorrei un referendum su queste domande.
pierluigi tarantini
P.s. Nella parte finale del precedente post manca la parola contro.
Ripeto il quesito: … siamo sicuri che il non votare contro sia un lusso che, perlomeno in Grecia ed Italia, possiamo permetterci?
ugoagnoletto
svalutando l’euro il debito pubblico diminuisce di valore. E questo avviene o diminuendo il prezzo di mercato dei bot/btp (come stà avvendendo) o accelerando l’inflazione. Tanto la moneta è carta straccia, ha il valore che decide chi l’ha messa in circolazione.
La crisi degenera. Cosa sta succedendo? « AGERECONTRA
[…] aldogiannuli […]
Maurizio Bosco
Questa volta sottoscrivo completamente l’analisi che hai proposto, Aldo. Mi permetto di darti del tu perchè siamo concittadini e, ormai un secolo fa, ci siamo incrociati più volte, a Bari, dove credo abbiamo ancora molti amici in comune. condivido sopratutto la lettura dello scenario geopolitico che si va configurando, con la prossima, imminente rottura dell’asse franco tedesco, di fatti già in atto con riguardo ai diversi desiderata di Sarkozi e Merkel sul funzionamento del fondo “salva stati”. Al proposito, faccio osservare, per chi non avesse approfondito la cosa, che il suddetto “fondo” è in realtà, di fatto un fondo speculativo, potremmo dire un hedge fund “istituzionale”, un fondo finanziario con leva 4, ossia in grado di movimentare una massa fittizia di denaro a fronte di una contribuzione effettiva pari a circa un quarto del volume “virtuale”.
Solo sulla chiave complessiva di lettura mi permetto di dissentire. Per quanto riguarda il “don abbondismo”, bisogna essere molto accorti. Primo perchè, come rilevi, ci sono interessi reali pur se contradditori che muovono le scelte degli stati in vista di nuovi posizionamenti geopolitici: Francia-USA, Germania-Russia (bisognerebbe anche leggere come gioca la Cina, anche in relazione alle evoluzioni dello scenario mediterraneo. Secondo, perchè il confine tra idiozia e canaglieria è spesso piuttosto labile. In questo senso, sono molto, molto preoccupato per i molti “Don Abbondio” nostrani, che, in maniera abbastanza sconcertante, ed imbracciando i bastoni dell’ignoranza e/o del cinismo, si preparano a calcare la “nuova” scena battendo e ribattendo sul famoso cane caduto in acqua…
pierluigi tarantini
Condivido l’analisi relativa all’interesse attivo degli States alla fine dell’Euro.
Come già detto, mi sembra che quella attuale sia una vera guerra condotta contro l’Euro e, quindi, contro tutti noi.
Se poi qualcuno crede di non essere riguardato da quello che succede alle nostre economie, buon per lui.
Credo quindi sia saggio difendere quel non poco che è stato sinora fatto per l’integrazione europea.
Non mi sembra convincente, in proposito, il mettere in risalto le differenze tra le varie realtà economiche esistenti nell’area.
Infatti anche negli States o in Cina, giusto per fare esempi, vi sono enormi differenze tra diverse aree e questo non è un problema.
Ed anche in Italia, nonostante le differenze, una qualche forma di crescita rispetto al 1861 credo ci sia stata.
Quello che necessita è, con tutta evidenza, una crescita politica dell’Unione.
E qui ognuno di noi, nel suo piccolo, deve fare la sua parte
Alcuni dei membri di questa Unione sembrano, infatti, grandemente bisognosi di superare i propri limiti etici ed in ciò, forse, questa crisi può essere anche un momento di riflessione e, quindi, di crescita di consapevolezza.
Spero che il mio non sia solo ottimismo della volontà.
Nicola Mosti
MASSIMO LACCISAGLIA afferma:
“Come in altri casi sono d’accordo con Giannuli fino a metà. Esattamente fino al punto in cui dice che i finanzieri americani godrebbero del disastro dell’Euro e sono lì pronti a banchettare. Nemmeno per sogno. Quando c’è un default i mercati finanziari soffrono sempre. Lo ha spiegato molto bene lo stesso Giannulli in un precedente articolo. Le situazioni di default creano facilmente catene di default.”
Beh, a questo proposito io credo innanzitutto che si debba fare una distinzione fra la logica degli Stati (USA compresi) e le strategie della Finanza Internazionale, le quali non sempre coincidono.
Ad es. se è vero che gli Stati Uniti potrebbero anche avere qualche beneficio nell’indebolimento dell’area Euro, riconquistando il ruolo di moneta di riserva globale, d’altro canto, in caso di un conseguente apprezzamento del dollaro incontrerebbero non poche difficoltà in termini di esport, di per sé già deboluccio.
Altra cosa invece è la questione della Finanza Internazionale e della speculazione ad essa collegata: perché se è vero che in termini assoluti una crisi globale può pure condurre ad un generale impoverimento e ad un coinvolgimento a catena che investirebbe anche gli istituti finanziari corresponsabili, è altrettanto vero che i soggetti “sopravvissuti al cataclisma” economico – per quanto i relativi capitali possano essere apparentemente contratti – avranno in realtà acquisito maggiori quote di mercato; avranno cioè conquistato una più ampia sfera di influenza e di potere.
Perché in fondo, se ci riflettiamo, l’obiettivo è proprio questo ed in un tal “gioco” il denaro resta pur sempre un semplice strumento.
marco
siamo alla tappa del governo di unità nazionale in Grecia…. quale sarà la prossima, maestro? Siamo sicuri che non sia corretto il 2012? Viva i Maya!
rosario
Ma io dico: proprio per spezzare la liquidità agevolata dalle leggi permissive in materia di finanza (vedi acquisti e vendite allo scoperto, transazioni flash, derivati e altre belle scommesse da biscazzieri) non è possibile applicare una benedetta tassa sulle operazioni, combattendo con le stesse armi ma in modo speculare la finanza? Se gli speculatori traggono linfa vitale dagli aiuti di Stato, allora è lecito che gli Stati recuperino linfa e risorse per i propri popoli tassando le transazioni finanziarie, proprio come fanno con il gioco d’azzardo (e in qualche stato anche con i bordelli!).
Paola Pioldi
Ciao,
mi permetto una “sparata”:
se è vero che l’Europa è unita solo da una moneta (no esercito, no legilslatura, scarso senso comune di appartenenza ecc…)e che è in competizione parossistica col dollaro, perchè non ci concentriamo anche sugli aspetti “deboli” del nostro, seppur sgarruppato, Continente? Ormai, l’U.E. della finanza esiste (so che Aldo era scettico sulla scelta della moneta unica senza uno Stato globale)e allora lavoriamo perchè si evolva anche in una sola Nazione … Impedendo così agli U.S.A. un’ agonia più lunga… in quanto ormai “devono calar le braghe” con o senza Euro.
Spero sempre in un mondo policentrico, non di speculatori, ma di uomini capaci tutti di gestire equamente energia e risorse di cui disponiamo.
Cari saluti,
Paola
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