La causa di Trump contro la Cina: qual è l’obiettivo del presidente americano?

Quali sono gli obiettivi reali degli Stati Uniti a livello geopolitico alla luce di questa situazione? Analizziamo lo scenario insieme.

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Aldo Giannuli

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Comments (34)

  • Non penso che la sinofobia sia poi così diffusa in Occidente.
    La Cina per la Germania è un ottimo affare.
    Macron vorrebbe piazzare di tutto e di più nel Celeste Impero, grazie agli accordi con i suoi Mandarini.
    Per l’Italia la Cina è un pessimo affare commerciale, che così non può continuare a lungo.
    La Cina è lo sfidante globale vero e proprio, molto più della Russia, degli Usa.
    Il contenimento dall’esterno della potenza cinese non sta dando i frutti sperati.
    L’azione di risarcimento, dove i profili aquiliani sono i meno rilevanti, mira a contenere l’espansione della Cina dal suo interno.
    Il punto di equilibrio delle esorbitanti richieste USA potrebbe essere trovato nel non far uscire neppure un dollaro dalla Cina, ma nell’impiegare cifre colossali in infrastrutture primarie e sanità nelle zone da cui puntualmente partono le epidemie.
    In tal modo una bella parte del bilancio militare sarebbe convertito in opere civili … a meno che i dirigenti comunisti non vogliano, con politiche di austerità, fronteggiare proteste interne diffuse, sopratutto nelle grandi città costiere … o al limite preferiscano indebitarsi …
    La logica degli USA e della Cina è di forza non economica. L’economia viene usata come strumento per raggiungere fini di potenza, dove gli americani dettano l’agenda ai cinesi.
    Gli USA vogliono mettere la Cina di fronte a delle scelte: produrre più cannoni per lo spazio esterno, o produrre più burro per il mercato interno?
    Trump ha lanciato il guanto della sfida a XI e ha previsto anche l’ipotesi che quest’ultimo non accetti la sfida.
    Se poi qualche appalto cinese finisse nelle mani americane, tanto di guadagnato.
    Quanto ai rapporti tra Italia e Cina, finché la Farnesina sarà sede vacante, il riequilibrio dei flussi commerciali non si pone neppure. Di sicuro non va affrontato alla maniera dei pistoleros o con la politica delle cannoniere, ma di sicuro va affrontato e risolto.
    Nel vuoto della politica sono altri i poteri che fanno le scelte … e molte sono filo cinesi.
    Non pare proprio che le organizzazioni internazionali e in particolare il WTO siano covi di anti cinesi.
    Tutt’altro !
    Come si vede siamo lontani dal Covid 19 e dalla Lex Aquilia.
    La grande assente in Italia è la Politica.

  • In altri termini, se i militari cinesi se ne stanno buoni e abbozzano rispetto ai civili, agli Usa va bene.
    In Alternativa, se i militari cinesi fiutano la stangata, è possibile che ci sia qualche scintilla. Per Trump andrebbe meglio. Significherebbe spostare il confronto sul piano militare vero e proprio, dove la potenza complessiva è a favore degli gli Usa, a meno di clamorosi errori.
    Certe cose, apparentemente lontane, non lo sono affatto.
    All’Italia verrebbe chiesto gentilmente di starne fuori sul piano militare e non creare complicazioni agli Usa.
    Verrebbe chiesto invece di adeguarsi sul piano commerciale, con parecchi lamenti di mal di pancia provenienti dall’interno.

  • Sui tempi di svolgimento dell’azione (non giudiziaria) intrapresa da Trump è difficile azzardare un’ipotesi, perchè ci sono più attori che possono svolgere un ruolo.
    Basti por mente al frastagliato quadro europeo. La Germania ha interesse a mantenere lo status quo, ma non ne ha i mezzi.
    La Francia. al solito è ambigua, ma può tornare utile agli USA: da un lato Macron fa il piazzista di lusso alla Corte del Celeste Impero, dall’altra manda a passeggio le sue navi militari nel mar Cinese meridionale, dove quelle cinesi le accompagnano al largo.
    La Gran Bretagna é il cagnolino degli USA, ancor più con Johnson.
    L’Italia non è pervenuta al momento, ma non si esclude affatto che in futuro pervenga.
    Lavrov, da vecchia volpe, si farebbe pagare la neutralità.
    A New Delhi si sfreccerebbero le mani, in attesa del futuro momento buono per regolare le questioni di confine.
    In Giappone tirerebbero un sospiro di sollievo.
    Kim resterebbe un’incognita, ma meno spalleggiata dalla Cina.
    Prima di applicare l’ottavo comandamento alla diplomazia in generale, guardiamoci all’interno. Pallonisti ne abbiamo a non finire.
    Vogliamo contare le balle propagandistiche che ci propinano i nostri vicini europei?
    Vogliamo assegnare la palma internazionale ai maestri del non detto, ma detto a suocera, perchè nuora intenda, e via discorrendo?

  • Delle posizioni di Salvini in tema, non mi occupo, perchè non si trasformano in azione di governo.
    La Germania la spara grossa per mantenere le cose come sono, se non per avere vantaggi ulteriori. Rischia solo di disturbare Trump.
    L’obiettivo USA è il budget militare cinese.

  • … qui, chiunque si presenta strappa il suo.
    Persino gli Shabab se li sono bevuti.
    Con questi pasticcioni è più prudente starsene fuori dal conflitto diretto sino – americano e coltivare piuttosto i propri interessi, cosa che fin ora non hanno saputo fare.
    E’ l’Italia ad avere bisogno della Cina, o il contrario, o nessuno ha bisogno dell’altra, o ognuna ha bisogno dell’altra? E in che misura?

  • La risposta ad personas della Cina all’offensiva giudiziaria di alcuni procuratori federali è tutta da studiare, prima di riderci sopra.
    Sottoporre la Repubblica Cinese alla giurisdizione di uno degli stati federali è già in se arduo da pensare, ma non meno ardua da pensare è la risposta cinese, rivolta contro singoli individui per le loro idee ritenute anti cinesi, laddove ci si sarebbe aspettati una risposta meno impolitica.
    Qualche dato di troppo della vicenda non è noto.
    Forse Pechino sta preparando delle sanzioni commerciali contro Washington.
    Forse più semplicemente a Pechino va bene lo status quo, e si apprestano ad archiviare come punture di spillo le offensive giudiziarie statunitensi.

  • Lo scontro strisciante USA-Cina non sembra fermarsi, ma non sembra neppure andare verso un’escalation.
    Forse dipende principalmente dalla propaganda interna per le presidenziali americane.
    Allora, come va inquadrato?
    Non è pensabile che Trump si allei con Putin in chiave anti cinese: non lo desidera nessuno dei due. Il primo perchè teme che l’UE e la Russia si saldino insieme; il secondo, perchè ha consistenti affari con la Cina e un lungo confine in comune.
    Se la Cina resiste alle pressioni americane, è possibile che lo scontro si sposti sul piano militare.
    La Casa Bianca può aspettarsi dalla Russia una sorta di neutralità militare, dietro contropartita.
    In qual punto si incontreranno domanda e offerta di Lavrov e Pompeo?
    Il dossier Siria è troppo indietro nel tempo per pensare che possa rientrare nel calcoli.

  • Veniamo alla posizione dell’Italia.
    Con la Cina qualche problema di troppo c’è, ma non si può pensare di demandarne la soluzione a zio Tom, quando lui per prima ne ha, e di più grossi. Ce lo siamo ripetuto più volte che con “questi” non si va da nessuna parte. Anzi, loro sono una delle cause, non certo la soluzione !
    Abbiamo degli imbucati ai banchetti in onore di altri, che non fanno grandi fatti, ma si lasciano inchiodare a responsabilità per vicende più grandi di loro.
    Abbiamo imparato bene a conoscere i nostri vicini per quanto sono ambigui, doppiogiochisti e ipocriti. Basti vedere cosa vendono di molto sostanzioso alla Cina, salvo fare chiasso e agitarsi per un documento vuoto e quattro arance italiane.
    Con certi alleati .. gli scontri di qualunque genere, sia che si vincano, sia che si perdono, sono sempre e comunque affari in perdita.
    Abbiamo delle cronache recentissime più che eloquenti su quale sia lo spirito di fondo dei vicini verso l’Italia, che non è diverso da quello dei decenni passati.
    C’è anche che lo zio è abbastanza tontolone: ad alcuni Paesi perdona e lascia fare di tutto e di più. All’Italia distribuisce bacchettate, appena si muove. Noi siamo ancora quelli che hanno perduto la WW2. Sembra quasi che quella guerra l’abbia scatenata l’Italia.
    Quando lo zio ammise la Cina nel WTO, sapeva quali sarebbero state le conseguenze per le aziende italiane che hanno subito il dumping sociale cinese, ma ha proseguito per la sua strada.
    Non mi pare il caso di imbarcarsi in avventure da cui si sa in anticipo che ne usciremo male, sia da vincitori, sia da perdenti.
    Siamo tornati alla solita casella: la necessita di una classe politica italiana all’altezza delle sfide.
    Con “questi” non si va da nessuna parte.

    • A uno di “questi” in visita ufficiale negli Stati Uniti per risolvere una questione commerciale, neppure di grande respiro, l’omologo americano, prima di farlo parlare, lo mise sull’attenti, ricordandogli che lui rappresentava un Paese sconfitto nella WW2.
      Un altro ministro con le … avrebbe protestato e sbattuto la porta andando via, e combinato un casino da farglielo ricordare bene bene all’alleato.
      Altro che Cina. Bisogna parlare prima dell’Italia.
      Prepariamoci alle celebrazioni dell’ottantesimo anniversario della vittoria della seconda guerra mondiale, riedizione dei precedenti ultimi anniversari.

  • Più d’una cosa non quadra.
    Una impresa para famigliare di Torino, in futuro mezza francese, con sede fiscale in Olanda, è in trattative col governo per un prestito di 6,3 miliardi di euro.
    Guai però a toccare i dividendi pattuiti prima della fusione!
    Per tutto il resto c’è Pantalone.
    Questo governo vada in Olanda a governare !
    Quella famiglia vada in Olanda a vendere i propri prodotti!
    Visto che paga le tasse in Olanda, si faccia prestare i soldi dal governo olandese!

  • Un sondaggio realizzato da Swg e Kratesis ha rivelato che gli italiani collocano al primo posto dei Paesi amici la Cina (52%, con +42% rispetto al 2019), al secondo la Russia (32%) e al terzo gli Stati Uniti (17%, con -12%). Tra i Paesi nemici, la Germania prende il 45%, segue la Francia col 38%, 17% GB e 16% Stati Uniti.
    Ancor più della sovversione del quadro storico delle alleanze, sorprende l’entità degli spostamenti percentuali.
    Cosa possono sperare los nordicos se bastonano il cane che sta affogando? Le riunioni dell’Eurogruppo e del Consiglio sono stati misevoli e ignobili verso l’Italia.
    Credono davvero che abbiamo l’anello al naso da non renderci conto che in Europa fanno i loro interessi a discapito degli altri, o che vogliano imporci come fare i nostri, per fare meglio i loro?
    Abbiamo dimenticato quanti NO sono arrivati dai nordicos .. e non da oggi?
    Abbiamo dimenticato quante schiaffi, sberle e insulti sono piovuti dalle ambigue politiche di Macron all’Italia? E che dire dell’europeismo di Schauble? E il MES imposto?
    Abbiamo per caso dimenticato la guerra all’ENI in Libia? E che dire dei greci alla fame?
    E del disarcionamento del Berlusconi per mezzo dello spread?
    … ma si potrebbe parlare anche dell’elettronica, della chimica, dell’agricoltura, della pesca, del tessile … dei terroristi rifugiati.
    Abbiamo dimenticato quanto invece fossero favorevoli i sondaggi ai nordicos qualche anno addietro?
    Con le favole del protestante-calvinista e del cattolico … hanno stufato e diffamato fin troppo: disprezzare serve per comprare a più basso prezzo.
    E di come viene sparlato dell’Italia sui giornaloni internazionali?
    Il tempo del porgere l’altra guancia, prima poi doveva terminare.
    E giusto per ricordare a los nordicos che l’Italia dal 1992 (con le eccezioni del 2009 e 2010) è in disavanzo primario e che è un contributore netto dell’UE.
    Ma di cosa si lamentano los nordicos?
    Hanno raccolto quello che hanno seminato in tutti questi anni, tra insulti gratuiti, marginalizzazione dell’Italia e pregiudizi.
    Il Coronavirus ha mostrato platealmente che esiste un’Europa dove si fa quel che piace alla Germania, che insieme alla Francia, è più uguale degli altri.
    Il sondaggio è anche un monito per gli Stati Uniti, trascinati in giù dai suoi alleati, percepiti più alleati dell’Italia, malgrado la fedeltà storica dell’Italia.
    Il vero problema dell’Italia sono i politici italiani.
    Los nordicos con la storia del debito pubblico (il cui problema va affrontato di petto), quasi fosse l’unico paramento dell’economia, ci stanno spolpando.
    Questo euro e questa Europa prima implodono, meglio è per l’Italia.
    Riesploderanno i nazionalismi? Siano francesi e tedeschi a suonarsele: le loro guerre non ci riguardano. Sia da alleati vincitori, sia da nemici sconfitti abbiamo solo da perdere, come abbiamo sempre perso in compagnia dei nordicos, comunque sia andata. Quelli sono uno più (cinico?) direi stro … dell’altro.
    Quel che manca all’Italia è una classe politica che faccia il suo interesse caso per caso, per cui allearsi o con la Germania, o con la Francia, non è proprio il caso.
    Chi oggi si lamenta delle risposte agli insulti e ai luoghi comuni che iniziano a partire dall’Italia verso los nordicos, dov’era quando ce ne piovevano di tutte e di più?
    Il sondaggio sta a testimoniare che los nordicos hanno seminato vento e raccolgono tempesta.
    Alla fine non caso, (a parte il poco valore della classe politica italiana), che non ci buttano fuori dall’UE, o che non si riesca ad uscire. Gli fa comodo a los nordicos tenerci denigrati ad ogni occasione, ma sotto schiaffo.
    Non è che il sondaggio dice che gli italiani si sono accorti di quanto profondamente los nordicos siano anti italiani e senza tanti giri abbiano detto a tedeschi e amici un tardivo Vaffa?
    Senza alimentare i paradisi fiscali di Olanda, Lussemburgo e Irlanda si vive meglio !
    E ci chiamano pure PIGS, cioè maiali.
    Ricordiamoci cosa è stata l’Italia e chi sta dividendo, per l’ennesima volta, l’Europa.

    • A scanso di equivoci non penso proprio di essere un nazionalista.
      Ho più volte detto che non sono nè mi sento superiore a Franz, Guy e agli altri europei, o che l’Italia sia il non plus ultra.
      Però da questo ad essere calpesti (principalmente a causa di una classe politica non all’altezza) ce ne corre.

      • 45% (Germania) + 38% (Francia) = 78% ovvero l’Italexit stravince.
        Finalmente si inizia a capire che quando los nordicos vengono a fare le visite di stato in Italia, ossia le passeggiate oleografiche al sole, vengono a prenderci in giro con i loro ebeti sorrisetti.
        Germania e Francia si sono prese un bel vaffa dagli italiani, che hanno le tasche piene della loro supponenza disonesta.

  • Lo Stato dei rapporti USA-Cina è dimostrato plasticamente dalla foto concessa agli organi di stampa dal governo cinese che ritrae nel suo studio l’ambasciatore di Pechino in Israele, del quale le cronache raccontano di essere stato trovato morto.
    Alle spalle del diplomatico campeggia un planisfero centrato sulla Cina, ma del quale è visibile solo l’emisfero australe, e poco più. La Cina resta celata all’immagine.
    Questa è la visione del Mondo che hanno i diplomatici e i politici cinesi.
    Loro per noi sono l’Estremo Oriente. Estremo, perchè gli inglesi consideravano oriente già il Marocco.
    Quella mappa è introvabile nei China Market, almeno io non l’ho mai vista.
    Ci sono due visioni del Mondo non coincidenti, che si scontrano nel Pacifico. Da dire che la diplomazia cinese non è meno arrogante di quella americana. Anzi !
    La Cina vuole guardare anche ad Ovest, verso l’Oceano Indiano. E’ in grado di gestire due fronti, passando per giunta sotto le forche americane? E’ un conflitto geograficamente fuori dalle proiezioni dell’Italia, ma che ci può toccare solo per i flussi commerciali.
    Chi lo va a spiegare a Di Maio che il secolo cinese è nella migliore delle ipotesi fatto di prodotti (ehm) … che non hanno bisogno di essere programmati per l’obsolescenza programmata?
    Si Di Maio a fi

    • Sia Di Maio a finire capo e coda nella bocca del Dragone e non l’Italia tutta intera, (da sacrificare sull’altare degli interessi dei soliti nordicos), per uno scontro dal quale possono solo pioverci addosso gli effetti negativi, per altro non voluto dall’Italia.

  • Questi sembrano argomenti siderali, ma in realtà sono molto più vicini di quanto si possa immaginare.
    Vadano a rifare quel sondaggio tra i lavoratori del siderurgico di Taranto, se ne scoprirebbero di belle.
    Ce ne sarebbero per tutti. Cinesi inclusi.
    Qui in Italia tutti gli stranieri cercano il proprio interesse.
    Gli unici che se lo sono dimenticati sono i politici che ci ritroviamo.

  • Nello scontro tra Usa e Cina, Trump non risponde al telefono al suo omologo cinese.
    Penso che un democratico, forse avrebbe fatto la stessa cosa nell’attuale stato di tensione.
    Perchè io non ho politici che non rispondono alla Merkel, a Macron e a tutti gli altri che pretendono di insegnarci quale sia l’interesse italiano?

  • In Italia non arriviamo alle cifre vantate da Trump, ma qualcosa nel nostro piccolo la facciamo pure noi.
    Il sindaco di Genova ha scritto alla Regina Elisabetta II per invitarla a versare il dovuto degli ultimi secoli per la concessione del vessillo crociato di San Giorgio da parte della Repubblica di Genova.
    A Buckingham Palace da quell’orecchio non ci sentono.

  • Veniamo ai cinesi di casa nostra.
    I retroscenisti basati nella capitale, solitamente ben informati sulle manovre dei Palazzi, riferiscono che Jyjix, luogotente italiano filo cinese, carico di sconfitte elettorali e altrettante battaglie perse, s’è cinto il capo dell’elmo del comando, e ha deciso di condurre le sue truppe penatastellate nella più sicura cittadella di Angela, vero capo del partito cinese in Europa, dove potrà alloggiare insieme a Silvio e stare più vicino al PD, onde essere meglio consigliato. Ma Angela ha già un amante francese, per quanto ultimamente dissidente.
    Difficile che Jyjix soppianti d’un colpo il francese e lo spasimante Silvio.
    Ad approvare l’ardito salto della quaglia di marca democristiana, ci ha pensato lo zio, ovvero l’uomo del Colle.
    Qualcosa uscirà per J. , che ormai ha una certa età. Deve pur accasarsi.
    La destra si divide tra dodecastellati e Fratelli d’Irlanda + Lega, tutti europeisti di complemento.
    A sinistra qualcuno prenderà il coraggio di uscire dalla maggioranza, seguito da qualche pentastellato, memore delle antiche grida di battaglia.
    Ancora poco per promuovere un referendum consultivo sull’euro e sull’UE, ma siamo ben avviati per la strada giusta.
    Prepariamoci alla prossima capriola di Giuseppi, dopotutto democristos pure lui.

  • La Cina nelle attuali asimmetrie dell’UE dei nordicos gioca, un ruolo importante.
    Il dibattito pubblico sul futuro dell’Unione Europea inizia ad avere toni grotteschi.
    Los nordicos, e per essi i loro alfieri italici, non gradiscono le risposte dei Latini ai luoghi comuni che gli vengono affibiati, perchè non è politicamente corretto replicare a muso duro.
    Il punto non riguarda la gentilezza di un dialogo politico da posizioni opposte, ma le posizioni opposte stesse.
    A fronte di un ceto politico incapace di tutelare gli interessi dell’Italia, una delle poche risposte rimaste all’elettore è quella di controbattere ai nordicos.
    E’ vero, gli olandesi non sono pirati. Los nordicos sono vampiri.
    A quanto ammonta il loro saldo attivo della bilancia dei pagamenti con l’euro? A quanto quello passivo dell’Italia?
    E con la lira le cose come andavano invece ?
    Questa è la ciccia.
    Se siamo spendaccioni, cicale, pigs, sfaticati, cattolici, gesticolanti, tutti pizza e mandolino e quant’altro di negativo, salutiamoci. Lasciamoci !!
    Vi faremo una concorrenza spietata, da buttarvi fuori dai mercati !!!
    E’ di questo che avete paura. Ci volete come mercato di sbocco per abbottarci delle vostre merci e tenerci sotto controllo per il timore di ritornare ad avere una concorrenza che vi farebbe fuori.
    L’UE dei nordicos e la loro divisa sono il problema, non la soluzione.

    • Quando le conseguenze dei tanti “ce lo chiede l’Europa” su intere categorie iniziano a cadere a cascata dall’Unione Europea, strumento di potenza di Berlino e Parigi, quei risultati sono più che conseguenziali.
      Tra la vicina e Germania che ci bastona e pretende di essere pure virtuosa da un lato, e la lontana Cina dall’altro, che pure pensa agli affari suoi, ma almeno non fa la morale, ovvio che gli italiani preferiscano la seconda … anche perchè pensano (a torto) che sarebbe più facile liberarsene.
      E poi loso nordicos hanno pure il coraggio di lamentarsi quando iniziano a prendere a parole quello che meritano. PErchè non si inizia a parlare complessivamente di soldi, piuttosto che di processioni, baffi, mandolini, pizze sputacchiate et similia?
      Perchè sanno di rimetterci.
      Gli si tocchi tutto, ma non il portafoglio! Ai los nordicos dell’Europa non interessa nulla. A loro va benissimo il comitato d’affari e affaristi che è.
      Los nordicos non vorranno essere con l’Italexit come lo sono stati con la Gran Bretagna. Vorranno essere punitivi e colonialisti.
      Meglio prepararsi sin da ora ad una rapida e very hard Italexit. Soffriremo per un po’, ma almeno ci scrolleremo di dosso le sanguisughe.

  • Facciamo finta di non sapere quanto la Cina sia democratica, ma almeno non rimprovera l’Italia di avere un tasso di democraticità basso.
    Però ricordate los nordicos degli anni ottanta?
    Ogni occasione era buona per rimproverare all’Italia, democrazia bloccata, l’instabilità di governo, facendo finta di non vedere che la DC e solo la DC esprimeva il presidente del Consiglio e che la maggioranza era espressa graniticamente da alcuni partiti, mentre le regioni rosse erano invariabilmente governate dal PCI. Eppure aprivano bocca, appena potevano.
    Lo scopo era di diffamare e destabilizzare dall’interno l’Italia.
    Si è visto poi quali sono stati i risultati del maggioritario scimmiottato dai nordicos. La colpa della DC fu quella di non replicare con durezza agli attacchi che le provenivano dall’estero.
    Oggi siamo al punto che i leader di Francia e Germania, eletti da minoranze che pretendono di essere maggioranze, prendono decisioni per tutto il resto dell’Unione Europea.
    Merkel e Macron rappresentano in tutto 150 milioni di abitanti e comandano su 445 milioni di abitanti.
    E questi sono quelli che criticano l’Italia per avere un sistema elettorale proporzionale.
    In Francia Macron è contestatissimo. E’ stato eletto da una minoranza ed è gradito ancor a meno persone. La Merkel ha le sue belle grane con una serie di elezioni perse a ripetizione.
    Quale sia il tasso di democraticità dell’Unione Europea lo si vede.
    Non è un caso che ai nordicos piaccia tanto la Cina, sulla cui democrazia non fiatano, mentre sull’Italia avevano (e hanno) sempre e comunque da ridire.
    Contro quell’Italia che surclassava in molti settori los nordicos potevano solo abbaiare, diffamare e buttare fango. Con la Cina di oggi gli stessi nordicos fanno affarucci, per cui il portafoglio non si tocca.
    I soliti ipocriti, opportunisti e colonialisti.
    E ci si meraviglia che la Germania e la Francia siano percepite come nemiche … dal 78% degli italiani.
    Ma dov’è tutta la superiorità boriosa e arrogante che vantano?
    Forse è scaduto il tempo della soggezione e della sudditanza verso los nordicos.
    Italexit !

  • Mah !
    Macron che fa tanto l’elegantone, perchè non dice alla Merkel che indossa abiti i cui colori sembrano usciti da una tintoria cinese o indiana?
    Attenzione ! Sarebbe capacissima di voltare la frittata e di dire che sono Made in Italy.

  • I filocinesi de noi atri sono ombre di quelli europei.
    Nel PD sono stati eletti Bonino e Casini. Non c’è motivo per rifiutare Di Maio, il cui 5* potrebbe passarsela male alle prossime elezioni.
    A questo punto, perchè Conte va ai Consigli Europei dei Capi di Stato e Governo? A prendere solo ordini?
    Conte ha cercato un posto al sole per il futuro: avrà dai nordicos un angoletto in cantina: rischia di diventare l’agnello sacrificale, affinché tutto resti come prima.

  • Il rapporto con la Cina di alcuni paesi Europei, come l’Olanda, spiega più di una cosa una cosa.
    Loro innanzi tutto sono europei fintanto che conviene loro.
    L’Olanda è il secondo paese esportatore mondiale di prodotti agricoli.
    Le esportazioni olandesi verso l’area extra UE, sono dirette principalmente verso l’Asia per l’11,9% del valore totale … Analogamente, le importazioni olandesi vengono principalmente dall’Asia (23,7%), dalla Cina (35,29 miliardi, +1,8%). L’export verso la Cina in un anno è cresciuto del 15%.
    Mettiamo insieme questi dati con la dichiarazioni ultima di Rutte sull’Italia, il quale si chiede perchè i paesi del Sud Europa non sono in grado di investire tanto denaro nell’economia come noi.
    Illustre presidente Rutte, lasciateci andare fuori dall’Unione Europea e dall’Euro … e poi i primi ad essere mandati fuori mercato sarete voi e i vostri amichi.
    Ricordi quale potenza economica è stata l’Italia!
    La qualità dei prodotti italiani non è paragonabile a quella dei prodotti insipidi olandesi!
    Siamo nell’UE e nell’Euro perchè volete ancora di più spolparci e tassarci.
    Quando non vi serviremo ci darete un calcio.
    Italexit !!!
    Le divisioni tra i los nordicos contrari al piano della Merkel e Macron da 500 milioni, consiste solo sulle modalità e tempi di mungitura dei cattivi del sud Europa.
    Ah, avessimo governanti degni di questo nome !

  • Provo a dare un piccolo contributo per comprendere quale possa essere il rapporto con la Cina, in relazione ai giochi dei principali attori stranieri che si muovono sullo scenario italiano. Se dovessi riassumere il tutto direi “pappa tu, che pappo io”. Ma la formalizzazione dell’economia non sopporta verità così crude. Invece le può supportare.
    §§§§
    Il rigorismo monetario tedesco si alimenta dei suoi stessi insuccessi esteri. L’imposizione di una moneta unica a più sistemi economici, senza una contemporanea perequazione politica che equilibri le differenze tra aree più ricche a favore di quelle più povere, accentua le asimmetrie tra gli stati a causa del differenziale, pubblico e privato, del potere di acquisto tra le due aree, dove le condizioni di accesso al credito, e quindi di investimento, sono più favorevoli a chi parte avvantaggiato.
    In assenza di politiche redistributive le differenze tra aree, invece che diminuire, si acuiscono: è come far combattere sul ring dei mercati pugili di categorie diverse: ovvio che vinca il pugile della categoria maggiore.
    Quel che gli economisti sanno da tempo sulle unioni monetarie, viene propagandato nell’interesse dei più grandi dell’economia europea, sotto le più mentite vesti.
    Nel caso della BCE, il controllo dei prezzi attraverso la quantità e la velocità di circolazione della moneta, se da un lato fa affluire capitali nell’area germanica ritenuta più attrattiva, dall’altro li sottrae all’area sud europea, facendo venir meno investimenti e domanda interna. Gli interessi dell’area teutonica sono perseguiti a discapito delle zone del Sud Europa: sono antitetici. Ai nordici va benissimo lo status quo.
    A smentire gli assunti del rigorismo monetario tedesco non sono stati sufficienti gli insuccessi collezionati fin ora e quelli che stiamo vivendo nel dopo pandemia da covid 19.
    L’ultima giaculatoria apodittica pro Euro consiste nel dire sic et simpliciter, senza uno straccio di dimostrazione, che dall’Euro, nella condizione attuale non si può uscire, senza raccontare per intero quali sono i vincoli dell’architettura Euro, o con linguaggio più semplice, senza raccontarla tutta.
    Certo che l’uscita dall’Euro, come unico e isolato atto, provocherebbe uno squilibrio insostenibile per i conti pubblici: lo spread salirebbe, l’imposizione fiscale aumenterebbe, l’economia si contrarrebbe, i fallimenti aumenterebbero .. ma non si è mai visto che Nevada e Texas abbiano due differenti spread, per il fatto che non l’hanno affatto, ma così è invece per Molise e Sardegna all’interno dell’unitario Stato.
    Se poi la Banca Centrale statale non acquista l’invenduto dei titoli di Stato, il gioco malvagio è fatto. Se si tratta lo Stato come una qualsiasi società di capitali che deve distribuire utili, si finisce coll’alimentare la speculazione sul debito pubblico, a discapito dell’economia reale pubblica e privata.
    Essere pro Euro significa essere favorevoli allo status quo attuale e futuro. L’Italia a causa dell’epidemia subirà una diminuzione del PIL, il deficit invece aumenterà, così come il rapporto tra i due: ciò che lega l’andamento delle due macro grandezze è legato alla diminuzione del gettito fiscale, perché molte imprese chiuderanno e licenzieranno, per mancanza di domanda interna da carenza di liquidità. Avremo un’economia che vivrà di esportazioni, con molti fattori non allocati.
    Le banche private non sono funzionalmente adatte a rimuovere gli ostacoli strutturali alla crescita. In altri termini, le banche non prestano denaro a chi non ha ricchezze. Lo prestano a chi è già ricco.
    La Banca Centrale di Stato invece può svolgere una funzione diversa da quella delle banche commerciali: può finanziare lo Stato fuori dai mercati privati, mediante emissione di moneta, sotto le più diverse forme.
    I ritardi nell’erogazione di somme minime da parte della p. a. o la manca di solidarietà da parte dei della zona di influenza germanica sono fenomeni legati alla mancanza di una Repubblica Europea e all’assenza di una vera e propria Banca Centrale di Stato europea. La BCE sta usando i suoi poteri, esattamente ultra vires come dice la Corte Costituzionale Federale Tedesca, per tamponare i bisogni momentanei delle macchine burocratiche degli stati. Non oltre. Ciò che manca è il passaggio di denaro in mano a chi non lo ha, da parte dello Stato, per il semplice motivo che non lo ha e non ha una propria banca. Gli strumenti monetari europei che si vogliono mettere in campo con enorme e voluto ritardo sono insufficienti. Al più potranno servire in futuro per evitare la svalutazione più che eccessiva degli asset nazionali, e con esso la calata concorrenziale di altri acquirenti non desiderati.
    Invece dagli europei del nord ci viene detto di fare riforme strutturali della pubblica amministrazione, (che significa tagliare nell’Istruzione e nella Sanità pubblica e ridurre le pensioni), di svalutare il lavoro, di diminuire la produttività, di esportare di più, ovvero sommare altra austerità, diminuire la domanda interna, laddove andrebbe aumentata, consumare di meno, tassare di più. Tutti sanno che così aumenterebbe il debito pubblico e con esso lo spread, quindi peggiorerebbero le condizioni di accesso al credito. Con minori investimenti la crescita sarebbe mortificata. Eppure è questa la ricetta che ci viene interessatamente consigliata. E’ facile perché i ricchi nordici suggeriscono ai poveri del Sud di andare in profonda recessione: in tal modo gli asset si svalutano e devono essere messi concorrenzialmente in vendita a ribasso, a prezzi inferiori al valore, per fronteggiare la mancanza di prestiti che le banche non possono erogare facilmente.
    Sarebbe un ottimo affare per i nordici, per gli orientali in liquidità, per i fondi sovrani, per la grande finanza intenzionale in generale, ma pessimo per l’Italia, che vedrebbe andare in mani estere quel che storicamente è stato costruito dall’imprenditoria pubblica e privata dal dopoguerra all’altro ieri.
    L’aver fatto del debito pubblico il paramento più importante di un’economia, significa colpire ripetutamente e continuativamente con violenza un sistema nel punto più debole, per stenderlo al tappeto. Tuttavia gli stessi si guardano dall’applicare gli stessi parametri a Stati che hanno debiti pubblici maggiori, che non considerano invece falliti, o invece a Stati che hanno debiti pubblici irrisori e inferiori ai loro. In ogni caso il debito pubblico enorme è una zavorra per gli interessi monetari che assorbe: va affrontato e non è indifferente farlo nell’Euro o con una divisa nazionale.
    Come nei Promessi Sposi, i formai vengono accusati delle peggiori nefandezze economico-sociali, laddove le cause della mancanza di farina sono taciute, perché l’Impero è impegnato nel finanziare una lontana guerra, che non tange minimamente il ducato di Milano.
    Ora non c’è farina, non per mancanza di farina, ma perché il Ducato di Milano non la compra, perché non ha i soldi e gli viene impedito di farlo al punto da non sapere più che al contrario si può fare. Nel Ducato hanno perso memoria di se stessi, tanto da dover essere comandati dall’esterno. Sono gli stranieri che dicono ai milanesi qual è il loro interesse e li etero dirigono in tal direzione. Viene taciuto però ai meneghini che l’interesse dello straniero non coincide con quello dei milanesi: è opposto. Ieri gli spagnoli con la Guerra dei Trent’anni con denaro prelevato nella Penisola Italiana, per non dire dell’ingente prelievo asburgico a dispetto della buona stampa venduta. Ora l’area teutonica e la riunificazione con l’Est, da finanziare con risorse esterne degli inoperosi e spendaccioni PIGS da mantenere con i soldi del virtuoso e operoso contribuente nordico.
    P.s. L’Economia non è tutto. La Politica sovrasta. In Politica il Tempo è tutto.

    • “Pappa tu, che pappo io” è una battuta di Nino Manfredi nel film Anni Ruggenti, a proposito della scoperta della corruzione diffusa tra i vertici fascisti di un paesino pugliese.
      Il bersaglio non è un regime che non c’è più, ma il regime che detta le regole per gli altri, ma che lui per primo non osserva.
      Ogni riferimento a una città del Nord Europa è puramente casuale e non voluto.

    • Per “brevita” non ho trattato, se non di sfuggita del ruolo della ricerca, dell’innovazione e di produttività nel lungo periodo.

  • Mah!
    Questi ultraliberisti non li capisco.
    Quando lo stato si finanzia, come qualsiasi altro privato, va tutto bene.
    Quando lo stato viene paragonato ad una azienda, va benissimo.
    Quando due stati si trascinano in tribunale, manco fossero due compagnie qualsiasi, invece non va bene.
    Una volta si insegnava che uno stato non può essere soggetto alla giurisdizione di un altro stato, ma al più può accettare pattiziamente la giurisdizione di un giudice internazionale.
    Si vede che i tempi sono cambiati.
    Donald e Xi se la vedano per conto loro … e non diano fastidio più del tollerabile.

  • Toh, chi si rivede.
    Kim e Hong Kong si ripresentano sulla scena.
    C’è da sperare che non vi si affacci Taiwan.
    Non che sia preferibile a Kim !

  • Le pedine degli Esteri e del Commercio con l’Estero dovrebbero essere pedine fondamentali nei prossimi Governi: vanno affidate a Politici di spessore, carattere e rappresentatività. Questo sia che l’Italia resti, sia che esca dalla divisa unica.
    In Italia si tende a sopravalutare la presenza dell’Italia nell’UE e nell’Euro, come se queste fossero le uniche Organizzazioni Internazionali, senza la cui appartenenza si scatenerebbe il Diluvio Universale all’interno dell’Italia o fuori dai confini. Ciò non è, in quanto l’architrave del Patto di Aquisgrana si regge indipendentemente dall’Italia.
    Bisogna prendere atto da parte dell’Italia del dominio franco-tedesco sulle istituzioni dell’UE: senza il controllo di esse, Francia e Germania, valerebbero per quel che pesano. E’ la rappresentanza europea di fatto che consente loro di presentarsi sulla scena internazionale con un peso, che di per se non hanno.
    L’Unione Europea non è più quella voluta dai Padri Fondatori.
    Il potenziale dell’Italia va liberato dai vincoli europei. Il Muro di Berlino è caduto da tempo. Più che mai bisogna guardarsi intorno, ad iniziare dal bacino del Mediterraneo, nel quale siamo naturalmente proiettati.
    Per l’Italia, sistematicamente esclusa dai Tavoli Internazionali, il multilateralismo dietro gentile invito è una chimera. Le posizioni internazionali vanno guadagnate sul campo. Per incunearsi tra rivalità e vuoti di potere occorre avere come Paese una spregiudicatezza che non abbiamo dal tempo di Cavour. Lasciamo ad altri velleità ridicole.
    Quel che prima di tutto serve è la coesione interna sulle scelte fondamentali di politica estera, talché i cambiamenti di maggioranza parlamentare non incidano sulle costanti.
    La cosa che meno serve sono i giri di valzer, perché ci espongono a scelte di ripiego, imposte e obbligate dagli avversari, che si scelgono il nemico in base alla sua debolezza.
    Un conto è triangolare con Germania e Francia, altro è (pensare di) farlo con Stati Uniti e Cina: sono diverse le materie, gli ambiti commerciali, le aree di interesse, i concorrenti. Non è detto che il metodo che va bene in Europa possa funzionare anche fuori.
    I nomi che diamo a taluni Rapporti Internazionali possono cambiare, ma la sostanza resta immutata.
    In questo tipo di Relazioni occorre vedere lontano. Per prendere decisioni non ci si può affidare alle opposte propagande, alle dichiarazioni estemporanee, ancor meno alle simpatie o agli interessi economici contingenti. Per esempio, Obama e la Clinton in Italia godevano di buona stampa, ma in pratica si sono rivelati più che avversari nel caso Libia. Lo stesso Obama con Erdogan ha fatto un mezzo pasticcio a fine mandato. Ma Trump che si ritrovava i deboli curdi come alleati, ha preferito lasciare campo libero alla più forte Turchia e alla Russia.
    I Rapporti Internazionali, per quanto possano essere regolati dalla diplomazia, che in mano a taluni è volgare inganno, sono basati e retti dai rapporti di forza, a cui tutto si piega, denaro incluso.
    La politica estera di un paese non si può basare sull’esportazione dei tarocchi o delle caciotte. Gli economisti sono a digiuno di diplomazia.
    Esteri, Commercio con l’Estero, Difesa, Interni, Presidenza del Consiglio e Presidenza della Repubblica devono seguire la stessa linea.
    Più che mai nei momenti di crisi.

  • ACME NEWS
    A tarda serata si è conclusa una riunione carbonara nei sotterranei di Palazzo Chigi tra Jygix, un gruppo neon meglio identificato di magistrati palamarini, un emissario di una potente organizzazione di cui non si può fare il nome, Conte e due onorevoli travisati da cantanti liriche.
    Nel massimo segreto si è deciso di preparare un boccone amaro per la Merkel.
    A servirlo sarà Jygix, che quanto a vip se ne intende.
    I palamarini hanno messo a punto una richiesta di risarcimento danni alla Germania di oltre 1400 miliardi di euro, per aver consentito che il coronavirus si diffondesse in Baviera e di li giungere incontrastato nella bergamasca.
    La richiesta potrebbe essere avanzata dall’Italia al prossimo G7, con l’appoggio di Canadà e Francia.
    Grazie ai potenti mezzi della ACME NEWS siamo in grado di darvi in prima mondiale la registrazione dei colloqui dei palamarini sul risarcimento da chiedere alla Germania.
    https://www.youtube.com/watch?v=QNyR6rsGDyg

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