Intitolare una via a Craxi? Un problema mal posto.

Il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha lanciato la proposta di intitolare una via della città a Bettino Craxi, aprendo un dibattito per ora poco frequentato, ma la cosa, probabilmente, si accenderà a gennaio per il ventennale della morte e già vedo parecchi musi storti e visi indignati. Meno del passato, ma pur sempre una certa quantità. Ed allora che si fa?

Il problema, a mio avviso non è se intitolare una strada a Craxi (cosa, peraltro, alla quale sono favorevolissimo e non da oggi) ma il giudizio storico che si è sedimentato su di lui ed una serie di questioni connesse come il giudizio sulla Prima Repubblica, il problema storico della corruzione politica in questo paese, la qualità delle classi dirigenti e così via.

Vediamo le cose una per volta.

Su Craxi si è sedimentato un giudizio storico del tutto negativo: il super ladro emblema di tutte le ruberie della deprecata prima repubblica.

Di tutto il resto della sua opera (l’operato in favore degli antifascisti spagnoli, greci, cileni quando era all’Internazionale socialista, il costante operato in difesa dei palestinesi, la ripresa del Psi, che aveva ereditato morente, la battaglia per salvare Moro, il nuovo Concordato, la tematica della “grande riforma, la giornata di Sigonella, la legge 400, l’appoggio ai referendum radicali sulla giustizia, il tentativo di fondare una cultura realmente riformista, la campagna contro la droga eccetera) non è rimasto il più lontano ricordo.

Non dico che tutto quello che ho elencato sia stato condivisibile (personalmente ho molte critiche sul come resuscitò il Psi, sul Concordato –che bisognava pur rivedere- ed altre, come i contenuti della Grande riforma, la deplorevole posizione sulle droghe, in schietto stile proibizionista, mi hanno visto fieramente contrario.)

Mentre ad altre, come le battaglie per i palestinesi, greci, cileni e spagnoli, la giornata di Sigonella, il tentativo di salvare Moro, mi hanno visto favorevole al 100%.

Ma nel merito di ciascuna questione avremo modo di discutere ampiamente, qui è il caso di notare che si tratti di un personaggio storicamente molto complesso che non si può liquidare solo come “quello che ha rubato”.

Che l’uomo sia stato al centro di un vorticoso giro di tangenti è vero e nessuno (per lo meno chi scrive questo articolo) intende negarlo, minimizzarlo o giustificarlo, anche se va detto che la pratica tangentizia era, in misura ed in modo vario, di tutti i partiti (eccezion fatta per radicali, Dp e, in una certa misura, Msi che non maneggiavano leve di potere), così come va detto che, se molti, soprattutto socialisti e democristiani, rubarono per arricchirsi, Craxi partecipò a questo sconcio generale per avere i mezzi per la battaglia politica.

Del favoloso tesoro di “Alì Baba” che avrebbe nascosto chissà dove, dopo venti anni mi pare non sia emersa traccia. Il Pci ebbe molti meno casi di furti a titolo personale e partecipò al sistema non tanto percependo tangenti (anche se qua e là non mancò neanche questo) quanto accaparrandosi quote di appalti per le cooperative che poi versavano somme per i festival dell’Unità, per pubblicità sul quotidiano eccetera.

Tutto questo non giustifica neanche un po’ né Craxi né il Pci perché il loro disinvolto modo di muoversi ha fatto da copertura ai numerosissimi ladrocini di quelli che volevano arricchirsi.

Nel conto, dunque, va messo questo pesante addendo negativo, ma insieme a tutto il resto. Non ci sono solo le tangenti e Craxi, non esitò a dirlo, è stato l’ultimo gigante della politica italiana. O avete in mente altri nomi più recenti? Berlusconi? Prodi? D’Alema? Occhetto? Fini? Casini? Oppure Salvini? Di Maio? Renzi?

Messi uno in collo all’altro non gli arrivano al ginocchio, siamo seri.
Ammesso e non concesso che ciascuno di questi signori appena citati sia immune da macchie di genere tangentizio o simili, un politico non è solo una persona onesta.

Onesti dobbiamo essere tutti, compreso il cassiere del Bar ma ad un politico si chiede qualcosa di più: di avere una capacità di disegno politico. E di quelli che ho citato, chi è che aveva, non dico un disegno, ma anche solo un abbozzo di progetto politico?

D’altro canto, non sempre onestà e capacità di progetto politico vanno a braccetto ed i bucanieri, sono stati sempre assai numerosi anche fra i grandi della storia.

Danton era un corrotto da fare spavento, ma non c’è dubbio che fosse da preferirsi all’incorruttibile (e sanguinario) Robbespierre. Crispi fu corrottissimo e bigamo ma, per quanto se ne possa avere un giudizio negativo per il suo autoritarismo e le sue scellerate avventure coloniali non si può negare che ebbe una statura storica notevole (come le molte strade a suo nome attestano).

Anche il suo successore-rivale, Giolitti, non poteva esibire una patente particolarmente immacolata ma non possiamo mettere in discussione i suoi meriti nella modernizzazione del paese, ma persino il più grande statista della storia nazionale, il Conte Camillo Benso di Cavour non è che sia sempre stato disinteressatissimo nella gestione della cosa pubblica, ma voglio sperare che non spunti qualche imbecille che al grido di “Onestà Onestà” chieda di revocare l’intestazione di tutte le strade e le piazze a suo nome!

Dunque, la lotta alla corruzione va fatta ed anche con molta decisione, ma senza perdere di vista gli altri doveri del politico ed avendo bene in mente che la peggiore forma di disonestà è occupare un posto per il quale non si abbiano le competenze e le capacità intellettive necessarie.

Allora, capiamoci: la lotta alla corruzione non è affatto una questione “morale” ma una questione politica che esige risposte politiche.

Il pasticcio lo combinò quaranta anni fa Enrico Berlinguer (che, per altri versi, ebbe molti meriti) con quella sciagurata intervista a Repubblica nella quale enunciò il teorema della questione morale e della connessa “diversità comunista” che in realtà non esisteva affatto. Se i dirigenti del Pci che rubarono per arricchirsi furono molto meno di quelli degli altri partiti non dipese affatto da una loro diversa tempra morale (e, infatti, dopo si è visto) ma dal fatto che il Pci aveva modelli organizzativi e disciplinari, meccanismi di controllo particolari, cultura politica e minore accesso ai posti di comando che sfavorivano questo costume. Cioè, come si vede, condizioni politiche e non morali.

Il punto è che Berlinguer non ha mai digerito la sfida di Craxi al monopolio di rappresentanza della sinistra del Pci, e, meno ancora, l’essersi messo di traverso alla sua politica di compromesso con la Dc.

In piccolo, si scatenò una sorta di “trappola di Tucidide” per cui la potenza sfidata reagisce alla potenza emergente facendo il gioco pesante (e sleale) e la potenza emergente ricorre ad ogni espediente per vincere la competizione che, non di rado, finisce con la rovina di entrambi. Che, poi, è esattamente quello che è successo al Psi prima ed al Pci dopo.

Non sostengo affatto che il riformismo craxiano fosse preferibile alla cultura politica del Pci, ma che era suo diritto porre quella sfida e che il Pci aveva il dovere di accettare il confronto sul piano delle battaglia delle idee e non della delegittimazione morale.

Ma il Pci aveva un cultura fondamentalista, non ammetteva rivali o concorrenti ma solo mansueti satelliti o nemici da distruggere. Con la sfida del sessantotto (che non mancava certo di errori e confusionarismi, dato il mazzo di diverse culture politiche che ospitava) se la cavò facendo pesare la sua massiccia armatura organizzativa, ma senza accettare alcun serio confronto culturale.

E lo stesso accadde con il Pr delle battaglie per i diritti civili. Tanto con il ’68 quanto con il Pr ed il Psi craxiano il Pci vinse regolarmente la sua battaglia, anche per l’artiglieria a disposizione, ma perse la guerra del suo rinnovamento culturale e politico: non capì nulla delle evoluzioni sociali, culturali e politiche in atto e fu del tutto disarmato di fronte all’ondata neo liberista alla quale si sottomise senza alcuna vergogna.

Si rifletta su una cosa: Pci e Psi e Dp, nel 1987 assommavano quasi il 42%, oggi il Pd, che ha spazzato via il Psi ed ha ingoiato pezzi di sinistra Dc, di Pri e di estrema sinistra non arriva al 20% e se sommiamo Leu lo supera di un pelo. Significherà qualcosa.

La stupida campagna berlingueriana sulla questione morale ha lasciato un sedimento negativo che è l’antipolitica, La riduzione dei problemi politici e della selezione della classe dirigente ad una mera questione morale è servita solo a produrre da un lato uno stuolo di imbecilli che alimentano l’ondata populista e, dall’altro, un partito senza anima, cultura e ragion d’essere che è solo un apparato che riproduce sé stesso.

E voi venite a dirmi che dobbiamo continuare con l’anti craxismo isterico? Critica si, ma laica e capace di giudicare con equilibro meriti e demeriti.

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (38)

  • Lo chieda a Michele Del Gaudio se è opportuno oppure no intitolare una strada a Bettino Craxi. Tra l’altro di strade a quel ladro ne sono state intitolate già 3; ed è un ladro, professore, non dimentichiamolo, se è passato alla storia come un ladro non è solo e non tanto perchè gli italiani hanno la memoria corta (e ce l’hanno davvero altrimenti Salvini non avrebbe fatto asso piglia tutto) ma perchè la corruzione è divenuta oramai normalità e in questa involuzione sociale Craxi è stato un anello di svolta. Lei cita i politici di oggi che sono degli invertebrati ed ha ragione, ma da un punto di vista metodologico io credo che lei abbia invertito i termini: non è possibile legittimare Craxi perchè avanti a lui arrivarono Bersani e Berlusconi; Bersani e Berlusconi sono stati creati dallo sprofondamento della moralità politica di cui Craxi è stato operatore di primo livello, Craxi in altre parole ed i suoi complici negli altri partiti hanno creato lo schifo che è venuto dopo di loro e lo schifo che è venuto dopo di loro cerca di sdoganare figure come Craxi nel tentativo di recuperare in immagine. Intitolare una strada a Craxi non ha altro scopo che dichiarare la moralità della corruzione e del parassitismo politico attuale. Il fatto che Craxi avesse un disegno politico ed abbia fatto il suo mestiere vuol dire che fece solo metà del proprio dovere e nulla più; cosa ha fatto di eccezionale? Ha condotto delle battaglie politiche? Lo fanno tutti i politici. Ha ristrutturato l’INPS? Lo fanno tutti i politici in un Paese normale. Cosa ha fatto di straordinario insomma per passare alla storia come Cavour e Giolitti? L’uno ha riunificato l’Italia e l’altro ha evitato una rivoluzione. Craxi ha fatto esplodere la questione sociale, che ha poi distrutto il suo partito, che ha poi creato Di Pietro, Berlusconi, etc.. e sarà ricordato per questo.

  • E quindi lo maggio è per l’abolizione della scala modile? Non ricordo che Craxi abbia fatto grandi battaglie a favore della difesa dei salariati, anzi è stato l’inizio della sconfitta della cultura lavorativa e di organizzazione popolare. Intitolare una strada a Craxi finisce per avvalorare l’equazione politico=ladro al di là del suo trascorso politico, in quanto il dibattito che né può conseguire rimarra in ambito accademico; anche se verrà celebrato in qualche trasmissione su rai3 o cairo7 avrà sempre l’aura assolutoria della cricca connivente dei politici, professori universitari, professionisti: i sacerdoti, cioé chi è in obbligo ad un certo modo di comportarsi e relazionarsi; questo odore, condizione non può essere persa né abolita perché è essenza della condizione politica a scapito di chi non può accedere e mediare a tali condizione, al massimo può essere servile per lo più passiva. Poi il tutto dipende dai numeri coinvolti.

  • vincenzo d'acquaviva

    D’Accordissimo con la lucida analisi, e la statura politica di Craxi in ordine alle scelte fatte negli anni. Unica cosa che rimprovero a Craxi, e che non gli ho mai perdonato: avere invitato gli Italiani ad andare al mare in occasione della consultazione referendaria, grazie alla quale fu abolito l’istituto della scala mobile. Un istituto che garantiva il potere di acquisto dei salari dei lavoratori, per il quale Craxi si schierò decisamente per la sua abolizione. Favorevole alla intitolazione di una strada a suo nome.

  • fare confronti con renzi salvini ed altri significa voler vincere facile. con berlusconi era sodale.
    la questione non è “le tangenti”, ma la pretesa della “normalizzazione” di queste, assurgendole a diritto.
    quanto alla sua opera, nel periodo in cui ha spaziato, incontrastato, nelle stanze dei bottoni italiane, oltre alle prese di posizione a costo zero e guadagno mille, sopra citate, ci sarebbe da sottolineare l’esplosione del debito pubblico, utilizzato per alimentare clientele in cambio di voti e sostegno tangentizio.

  • E ora Macron che farà, dopo le dure dichiarazioni di Trump, convocherà l’ambasciatore americano a Parigi, come ha fatto con quello turco, a seguito dei “complimenti” rivoltigli da Erdogan?
    L’inquilino dell’Eliseo ha cambiato idea ed è andato al vertice Nato di Londra.
    Trump non ha gradito l’intervista del Deprecabile in cui definiva la Nato “brain dead”. Ha giudicato tali affermazioni offensive e sgradevoli (nasty). Secondo il presidente americano è proprio la Francia ad avere più bisogno di tutti della Nato … ma se proprio ci tiene, può andarsene, come sta tentando di fare da un po’. Ha anche ricordato a Giove Eliseo che l’economia francese non sta andando bene e che la disoccupazione è alta.
    Quanto alla contesa Francia-Turchia, Trump si è schierato con la Turchia.
    Macron ha incassato. Si è fatto fotografare insieme a Trump con un sorriso teso e di circostanza.
    L’epiteto riservato alla Germania è stato “delinquente”, perché non partecipa adeguatamente alla difesa comune.
    Il novello Napoleone di Francia ha incassato un’altra debacle diplomatica. Forse avrebbe preferito il bis delle parole di Erdogan, piuttosto che sentire le accuse dirette di Trump.
    Fa il forte con i deboli e il debole con i forti.

  • Penso che il Craxi degli ultimi anni sia diventato un simbolo negativo, con un marchio che la fuga e la latitanza hanno reso indelebile… Però il sentimento nei suoi confronti non lo definirei isterico, ma cronico, come una ferita aperta, non rimarginata, soprattutto sulla pelle dei milanesi, e di chi ancora vive o lavora a Milano..
    Perché non si rimargina?
    Penso che più ancora della corruzione sia stato il controllo clientelare, l’esclusione da tutto per i non affiliati, le spartizioni in ogni ganglio della vita pubblica ecc. che il Psi di Craxi attuava con metodi scientifici e soprattutto sbandierava con estrema arroganza (certo la DC aveva fatto scuola, ma ritrovare quei modi anche a sinistra era più difficile da mandare giù).
    Quando esplose Mani pulite, i magistrati del pool furono acclamati come eroi, come salvatori della patria e del popolo, perché colpivano una classe politica che per troppo tempo aveva dato accesso solo ai suoi, escludendo tutti gli altri..
    Solo che allora non si poteva ancora parlare né di popolo né di populismo, così quell’operazione portata avanti dal pool e che oggi definiremmo anti-casta ha dovuto attendere altri vent’anni per trovare una rappresentanza politica (vista la sordità, per così dire, che nel frattempo dimostrava la cd sinistra di governo).
    Con tutte le contraddizioni e le ambiguità del movimento 5S da quando è diventato maggioranza e partito di governo, bisogna ammettere che ha contribuito almeno a imporre a tutta la politica quei minimi meccanismi reputazionali che consentono di estromettere i vari condannati e impresentabili dalle istituzioni e dalle competizioni elettorali (come invece non aveva saputo fare la campagna di Berlinguer da lei citata).
    Forse qualcuno vorrà definirlo una forma di cosmesi, perché la corruzione sistemica continua a funzionare, sotterraneamente, a pieno regime, ma almeno si evita la ferita (di cui parlavano già i classici, da Hobbes a Machiavelli) di doversi tenere dei governanti dichiaratamente e spudoratamente macchiati dei peggiori reati ai danni del popolo e della cosa pubblica.
    Penso che oggi non sia più possibile sottovalutare gli effetti simbolici e politici di queste ferite, né declassarli a reazioni isteriche.

  • Turkey is “great country”.
    It’s a people I respect very profoundly – we need to work with Turkey, we were able to talk, there are disagreements that exist, there are choices that sometimes aren’t the same, but there is the necessity to go forward,” … “I’m very clear on the interests of France and Europe I express them clearly, I defend them but in a respectful way.”
    E. Macron
    Ma arrivando al vertice di Londra ha dichiarato alla stampa di restare fero sul suo pensiero riguardo la morte cerebrale della Nato.
    Il Cerchiobottista della Senna fa di tutto per galleggiare sui suoi errori.

  • Sono d’accordo col giudizio su Berlinguer ma non con quello su Craxi. Quest’ultimo ebbe colpe anche più gravi di quelle citate. Sono convinto che sul tema BR fosse notevolmente intimorito dal ruolo di Mitterand, che non osò denunciare con la forza necessaria. Ma soprattutto ritengo, col senno di poi, che lo sfascio dei conti pubblici perpetrato dal CAF (Craxi Andreotti Forlani, per i millenials) sia stato consapevolmente deciso sia per mettere nell’angolo il rigorismo di Berlinguer nell’immediato (ragazze e bollicine invece di seminari sui Quaderni dal carcere) sia per mettere un’Italia sempre più indebitata nelle mani dei banchieri, togliendo così ogni spazio di manovra a ogni sinistra allora presente o futura. Preciso che il deficit spending non fu impiegato per creare infrastrutture (strade e ferrovie per il Sud, per esempio) ma in consumi suntuari: a Milano nelle paninoteche offrivano prosciutto di cervo, non quello dell’hard discount di oggi. E nei bar si bevevano più whiskies pregiati che in Scozia. Oggi tutta la politica seria è prigioniera di quella trappola, e non a caso pullulano i deliri e le balle dei demagoghi. Ma la strada no, per favore.

  • Da qualche parte c’è via Stalin, ma ci sono pure via Badoglio e Via Mussolini. L’intitolazione di una via non si nega a nessuno. Sicuramente non è una questione topografica, ma politica, come ha osservato il Professore.
    Esprimerò un giudizio di parte.
    Ai tempi di Craxi ero tra i ragazzacci che sulle banconote da mille lire depennavano la firma di Banfi e sotto Governatore scrivevano Craxi.
    La conventio ad excludendum del Pci e i voti in frigorifero dell’Msi, insieme al fattore K, avevano dato al Psi una sorta di tetragona centralità, che Gino di Tacco non tardò a trasformare in potere di ricatto e occupazione del sottobosco delle poltrone, travisato col nome di Governabilità, beninteso solo a guida socialista, di quello che fu il terzo partito.
    La concorrenza spartitoria tra Psi e Dc era prassi: tutto era dovuto, tutto era negoziabile, inclusa i rapporti di politica estera. La Lite delle Comari tra Andreatta e Formica resterà emblematica dei conflitti latenti tra DC e PSI.
    Le bordate contro gli alleati e gli avversari erano quotidiane. Mazzini era un terrorista. La DC un partito cui bisognava grattare almeno l’un per cento ad ogni votazione, e il Pci un partito vetero massimalista. Ricordo il referendum sulla scala mobile dei lavoratori dipendenti … e la sbornia per i piaceri, scambiati per diritti, di marca pannelliana. Ricordo anche il referendum che fu contrabbandato per nucleare.
    Nei voti il PSI non superò quasi mai il 15%.
    In Via del Corso pensavano che un buon keynesiano dovesse spendere e spandere.
    Fu in quegli anni che il debito pubblico iniziò a lievitare sensibilmente.
    Sarà, ma iniziative contro l’inflazione, che non fosse quella sui punti di contingenza non me ne sovvengono. Era un partito di inconsapevoli offertisti, che iniziò a predicare più mercato e meno stato; la deregulation; il ritiro dello stato dall’economia, la diminuzione delle imposte in maniera men che progressiva …
    Più che un partito rosso, era un partito pink. Formica lo definiva una corte di nani, ballerine …
    Nei convegni dei reduci socialisti viene candidamente ammesso che la politica economica che fece aumentare il fabbisogno dello stato, andò a creare posti di lavoro all’estero e non diminuì la disoccupazione in Italia.
    In politica internazionale i socialisti erano ancor più apertamente eccentrici dei democristiani: ovvio che fossero avvertiti come distonici, se non fuori controllo. Mitterrand faceva quel che voleva di Craxi.
    In compenso il craxismo, come veniva chiamata quella degenerazione a destra del socialismo, diede uno spettacolare aiuto all’aumentare dei costi della politica, con quel che ne conseguì.
    Erano governisti a tutti i costi ante litteram. La tensione ideale l’avevano lasciata fuori dal Midas.
    E infatti quando fu travolto da Tangentopoli non ebbe neppure la forza morale di difendersi, se non di dire così fan tutti, finendo coll’apparire peggio di quello che era. Il ritiro ad Hammamet non giovò alla sua immagine.
    L’assalto poco edificante all’hotel Raphael da l’idea di quanto fosse inviso e nello stesso tempo incapace di fare politiche che unissero. I suoi discorsi invece tendevano a dividere, ad attaccare, a puntare il dito, ad ergersi al di sopra degli altri.
    Una via la si può dedicare, ma ho visto anche stradine malmesse portare in sfregio il nome di illustri politici.
    Che non si esageri, in un senso o nell’altro, per il politico che sarà ricordato per aver accompagnato all’estinzione il glorioso Partito che fu Socialista.

    • Errata corrige: Mitterrand faceva quel che voleva di Craxi.
      Era il contrario. Craxi faceva quel che voleva Mitterrand. Il Psi era il più piccolo partito dell’internazionale socialista. Del Psdi tutti si dimenticavano. All’interno dell’internazionale socialista il PCI ebbe lo status di osservatore, ma pur avendo buoni rapporti con tutti i socialisti europei subiva il veto all’ingresso da Craxi, al quale faceva comodo tenere i voti del MSI nel frigorifero e quelli del Pci congelati all’opposizione. Avrebbe potuto sbloccare dall’interno lo stallo del sistema politico italiano, ma non volle perché, contrariamente a Moro, non era uno stratega; era solo un tattico, che si muoveva scompostamente all’interno del pentapartito. I rapporti burrascosi erano tra Psi e Psi, mentre i rapporti tra Pci e gli altri partiti non erano più distesi. La vicenda dell’Achille Lauro/Klinghoffer sta dimostrare con quanta disinvoltura e senso della giustizia tenesse in contro la componente atlantica del governo, al costo di rischiare una crisi di governo: evidentemente non gli era possibile agire diversamente; quando la paura si impadronisce delle persone, va tutto a scatafascio. La stessa irrazionalità la si può trovare nel referendum social-radicale sul nucleare, dettato dalla paura propalata a piene mani. Fu un regalo alle centrali nucleari della Francia e l’origine delle pesanti intromissioni galliche nel nostro sistema, al punto che contro le agenzie presenti nell’Alta Savoia che attiravano con ogni mezzo le industrie piemontesi, prospettando un paradiso industriale che non c’era e non c’è, il governo non fece nulla. Aveva Craxi le mani legate da Mitterrand? Magari tra cento anni verrà fuori un pizzino che spiega la vicenda referendaria e sul frettoloso Concordato.
      Il nome Craxi è già presente nella toponomastica. Si vuol passare per grande un politico che non lo fu. Rispetto a quelli di oggi è un gigante, ma il paragone corretto va fatto con quelli della sua epoca: resterà, malgrado tutte le riabilitazioni e santificazioni postume, un Ghino di Tacco. La definizione è sua.
      Ma ricordiamoci anche di Klinghoffer!!!

      • Se un millennial leggesse l’articolo, sembrerebbe che Pannella e Craxi fossero due geni, mentre tutti gli altri sarebbero stati una sorta di trogloditi armati di clava.
        Si è visto e si vede in cosa consistesse la loro genialità.
        Per non parlare degli eredi politici, o presunti tali.

        • Se un millennial leggesse l’articolo, sembrerebbe che Pannella e Craxi fossero due geni, mentre tutti gli altri sarebbero stati una sorta di trogloditi armati di clava.
          Si è visto e si vede in cosa consistesse la loro genialità.
          Per non parlare degli eredi politici, o presunti tali.

    • Credo il discorso sia stato portato lontano dal punto che è fondamentale e di metodo: perchè intitolare una strada e come giudicare un politico. Le strade io le vedo intitolate a politici di tempi molto remoti a prescindere dal loro valore, ad esempio nei quartieri dove le strade recano il nome di politici vedo via Salandra (che Dio lo stramaledica), via De Pretis (stica…i); via Gioberti (altra illustre evanescenza) e via così pescando nomi che per passare alla storia avrebbero dovuto lavorare un altro po’: insomma bisogna riempire la cartina topografica in qualche modo e Cavour e Garibaldi li usano invece per le piazze ed i corsi principali (talvolta anche Cadorna e lo trovo intollerabile). Ma nominare una strada con un personaggio così recente ha un intento ovviamente politico. Veniamo quindi al secondo punto: un politico come vada giudicato dalla storia. La grandezza di un politico è direttamente proporzionale al bene che ha arrecato al proprio Paese e sicuramente Craxi era una persona forte (stica..I), sicuramente aveva un programma politico (stica..i), sicuramente ha preso molte decisioni positive (stica..i), ma cosa ha fatto di davvero grande per l’Italia? Perchè se non ha fatto alcunchè di memorabile per la storia, perchè dovremmo intitolargli una via? Aspettiamo 100’anni e dedichiamogli una strada in un quartiere assieme ad Andreotti, Forlani, Pannella e compagnìa.

  • Craxi ebbe un ruolo importante sul riequilibrio nucleare quando furono installati in Italia i missili Pershing e Cruiser, affinché la pressione russa non fosse focalizzata solo sulla Germania Ovest.
    Quel mondo non c’è più. La Ue e l’Atlantismo si stanno rivelando per l’Italia delle strade senza uscita.
    Il vertice dei 70 anni della Nato, tenutosi a Londra, ha segnato plasticamente la svolta di un’epoca, il cui gesto plateale è stato lo scherno di Trump, messo in scena da Macron, Johnson (pessimo padrone di casa), Rutte e Trudeau.
    Prima dell’inizio le divisioni tra i membri erano più che favorevoli ad una iniziativa italiana, ma Conte (e Di Maio), si sa, occupano sedi vacanti. L’Italia non ha svolto un ruolo attivo. Ha subito l’iniziativa francese. Nei giorni precedenti Erdogan ha espresso giudizi pesanti su Macron, il quale ha incassato e risposto che la Turchia è un grande paese, allo scopo di unirsi insieme con la Germania e con la Gran Bretagna in un vertice spartitorio sulla Libia, tenendo fuori l’Italia, indipendentemente dal colore del governo di Roma. Giuseppi si è lasciato gabbare, senza reagire. Ha perso l’occasione per andare via dal vertice, sbattendo la porta, e farlo concludere come un clamoroso fallimento.
    Conte e Di Maio hanno altre qualità, ma pretendere che siano cinici e diabolici e troppo.
    Se Conte fosse stato un gigante, sarebbe ritornato in Italia e impegnato il Parlamento in una mozione difensiva in politica estera. Forse avrebbe ricevuto l’appoggio delle opposizione. In caso contrario sarebbe uscito di scena alla grande. Ma Conte e Di Maio sono Conte e Di Maio. Al più, con le sedi vacanti, si può fare fantapolitica di fronte all’ennesimo schiaffo degli alleati per modo di dire.
    Trump intende la Nato come un mercato di sfogo per la produzione bellica americana e l’Europa un luogo da cui disimpegnarsi. Con il “via liberi per tutti” dato da Trump, sembra di vedere rivivere la prima Europa unita, quella dei Celti. E infatti, appena hanno potuto hanno dato luogo alla sindrome etrusca. Mi meraviglia che un profondo conoscitore della storia romana, quale è Johnson, abbia partecipato ad una simile alleanza, perché la sconfitta degli etruschi spalancò le porte del Nord a Roma.
    Parigi sta facendo di tutto, a suon di sberle, per far diventare l’Italia una medio-potenza nucleare. Quando Palazzo Chigi e Farnesina non saranno sedi vacanti, realizzeranno che Mosca, con Pechino, è bene lasciarle dove sono, ma che gli alleati che ci ritroviamo, nella migliore delle ipotesi, sono ipocriti. E’ lo stesso termine con cui Trump ha bollato Trudeau (e gli altri attori del siparietto dello scherno). Soggetti di cui é meglio non fidarsi.
    L’Italia è sola. Ed è meglio essere soli, che mal accompagnati.

    • Allora, professore, e se ho capito bene, invece di una via, forse sarebbe più giusto (fisicamente, moralmente, urbanisticamente) dedicare a Craxi una bella piazza da cui partirebbero 4 vicoli (Berlusconi, Prodi, Occhetto e D’Alema) tutti ciechi e a senso unico…?

  • Quiz
    Il Divo Giulio, con una delle sue fulminanti battute, da Ministro degli Esteri, a proposito di una delegazione italiana passata alla storia per il numero spropositato, ebbe a dire:
    “Vado in Cina con _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ e i suoi cari.
    a) De Mita;
    b) Forlani;
    c) Formica;
    d) Craxi.
    Il Divo portò seco solo la moglie Livia.

  • Un Trump contrariato è andato via anzitempo dal vertice Nato di Londra. Ha sbattuto la porta in faccia agli alleati.
    Conte ha preferito restare, nonostante le manovre alle spalle fatte da Merkel&Macron, Johnson ed Erdogan sulla Libia.
    Di Trump si possono dire tante cose, ma non che non abbia carattere.
    Di Conte non so.

  • … una nota positiva su Craxi.
    Aveva compreso per tempo quale inferno sarebbe stata l’Ue. Però c’è da dire che Maastricht fu firmata dal craxiano di ferro De Michelis, allora ministro degli esteri del governo Andreotti. Predicava bene, ma razzolava male.
    Giusto per restare in tema: “la Commissione Ue ha dato il via libera alla ricapitalizzazione della banca pubblica tedesca Nord LB (spaventosamente prossima al fallimento) per 2,8 miliardi (versato da enti pubblici), ma che non é aiuto di Stato.
    Nel caso delle banche di diritto privato italiane il Fondo interbancario di tutela (consorzio tra soggetti di diritto privato, autorizzato amministrativamente dalla Banca d’Italia) deve stare fermo, perché distorsivo della concorrenza. Pertanto obbligazionisti e azionisti …
    Essere banca a Hannover o in Italia fa la differenza.
    Il Primo che viene da dire che ci vuole più Europa …
    Tutto questo liberismo, sol dell’avvenire, attribuito nell’articolo ai radicali, non lo vedo.
    Questa è solo una delle conseguenze della confusione craxiana tra pensiero socialista e lperliberista, dove il primo ha smarrito la sua natura. Il riformismo era solo una foglia di fico. Il decisionismo nascondeva solo interessi di bottega, neppure dei bottegai. Il Psi di Craxi diventò un partito ideologicamente tanto annacquato, da essere il megafono di dell’ascendente Berlusconi.
    Sul finanziamento pubblico aveva ragione il PCI a volerlo interamente pubblico. Mancavano i controlli veri, ma questa è una storia diversa, sebbene collegata. Prendere tangenti era reato. Ma prendere lautissimi finanziamenti privati, politicamente, cos’è?
    Diamo una via a Craxi, come si da a tanti onorevoli e senatori locali, ma da qui a farne un gigante della politica italiana, il passo è lungo. Politicamente è una figura con molte più ombre, che luci.
    Ha avuto un potere immenso e per molto tempo nelle sue mani, ma non lo ha saputo utilizzare per modernizzare l’Italia. Se per modernizzazione deve intendersi quella della scuderia Schicchi, meglio lasciare il discorso.
    Ha fatto debito per l’Italiai. E’ vissuto sull’eredità lasciata da altri politici, questi si giganti.
    Non è un caso che dell’età di Craxi respi poco o nulla, e quel poco è da cancellare.
    Che gli si dia pure una via o una piazza.
    Fosse per me, ne darei una lunghissima. Farei arrabbiare gli abitanti che sarebbero costretti a cambiare, dietro pagamento, tutti i documenti.
    Ovviamente, con tanto di interviste successive …

    • In questo blog politico non si parla di calcio. Ci sono altre sedi. Ma l’argomento tocca il topic. Il calciatore Ibrahimovic trova strano che i figli per giocare a calcio negli USA debbano pagare e anche abbastanza. Se fosse nato in America, probabilmente non sarebbe diventato il campione che è.
      A uno svedese, che il welfare state lo ha visto da vicino funzionare bene, il liberismo made in Usa sembra una stramberia.
      Vi ricordate le interviste dei leader socialisti che parlavano di deregolamentazione, delegificazione, bonus per la retta scolastica dei figli, lo stato minimo … e altre amenità ? Sotto sotto ci invitavano a pagare la retta per far giocare a calcio i bambini.
      Con craxismo le scienze storiche e sociali sono diventare sce(me)nze storiche e sociali(ste).

  • Il neoliberista Macron, presidente dei ricchi, sta mettendo alle corde i francesi impoveriti, i quali protestano contro le sue politiche … e ha il coraggio -per fare terrorismo psicologico- di dire “così la Francia esplode”.
    Chi sta facendo esplodere la Francia é Macron.
    Infatti il polacco Donald Tusk gli ha detto di pensare alla Francia e non all’Europa.

  • Questa volta Giggino ha volato e alto.
    A proposito di giganti, ma della diplomazia, Lavrov, Ministro degli esteri della Russia, è stato a Roma da Di Maio.
    Lavrov fa gli interessi della Russia, ma è anni luce distante dalle rozzezze e dalle arroganze che siamo soliti vedere tra i nostri c.d. alleati. Si può essere o meno d’accordo, ma é innegabile che il “mestiere” lo conosca e bene.
    Da buon maestro, buon discepolo. Questa volta Giggino ha fatto tesoro del masterclass con un Maestro di tal levatura.
    co la dichiarazione del nostro Ministro degli esteri: In Libia non c’è “solo un conflitto tra le parti libiche ma vede troppe interferenze. Ogni iniziativa dovrebbe entrare nell’alveo della conferenza di Berlino, non perché c’è una presunzione di superiorità europea, ma se tutti sono impegnati a lavorare sul cessate il fuoco è importante non promuovere fughe in avanti”.
    Ci voleva Lavrov a Roma per sistemare le capriole spartitorie della strana coppia Macron/Erdogan, con i paggetti Johnson e Merkel, sulla Libia durante il vertice Nato di Londra.
    Se ci ritroviamo questi c.d. alleati, nella migliore delle ipotesi ipocriti e a geometrie variabili, é inevitabile …

  • Donald Tusk ha dichiarato, con una certa pudicizia, ad un quotidiano italiano che Macron pensa più alla Francia che all’Europa.
    Visti i risultati, prima dei gilet gialli e ora degli scioperi generali, chi è in morte cerebrale è proprio la politica fallimentare dell’Hyperpresidente.
    I francesi vorrebbero quasi rianimare la Nato e staccare la spina alla rielezione di Macron.
    Tra poco il Giove si inventerà un’emergenza di distrazione.

  • Intorno ad un tavolo ci sono Batman, l’Uomo Ragno, Vegeta, un socialista onesto e, infine, un socialista disonesto.
    Sul tavolo c’è una scultura in oro.
    Va via la luce. Al ritorno la statua non c’è più.
    Arriva il commissario. Sa già chi è l’autore.
    Come ha fatto ad andare a colpo sicuro?
    C’è stato un periodo a cavallo di tangentopoli in cui socialisti più o meno rampanti e yuppy riempivano le cronache giudiziarie.
    La reazione social-radicale fu un referendum contro i giudici … la cui vittoria non seppero gestire.
    E questi sarebbero la punta di diamante del progresso italiano e dei diritti.
    Ricordate l’epurazione di Grillo dalla Rai per una mezza battuta? Non ricordo che i radicali intervennero per la libertà di parola di Grillo.
    Ideologicamente (per usare una parola grossa) lo strabismo sui diritti ci sta tutto.
    Quando si assume come libertà quella di De Sade, piuttosto che quella di Rousseau, le aberrazioni del libertinaggio edonistico, pretendo di essere elevate a diritti di alcuni, contro altri, presunti reietti.
    Che si dia infin una via a Craxi.
    Io ero d’accordo sin da quando era vivo e Presidente del Consiglio … e con tanto di punti esclamativi.
    VIA CRAXI !!

  • Macron, presidente dei ricchi, subisce lo sciopero generale, che ha bloccato l’intera Francia.
    Cosa farà Giove Eliseo, ordinerà alla portaerei Clemenceau di risalire la Senna fino a Parigi?

  • Delle libagioni della Milano -e non solo- da bere restano i bevuti riciclati un po’ di qua, un po’ di là. Gli acquedotti che più che da bere hanno dato da mangiare, ma con tante perdite. Tante mangiatoie. Più frati che all’epoca godettero di improvvisa e ostentata profusione. Restano anche le contraddizioni dei radicali santificati, che da un lato tuonavano contro la partitocrazia di marca DC, dall’altro non disdegnavano la pratica della doppia tessera dei Psi, per non dire degli spostamenti elettorali. Quelli erano immacolati, giusti e probi!
    Resta il dissesto di un territorio saccheggiato, per la verità non soltanto da loro.
    Con tutti i costruttori socialisti che c’erano e i quartieri realizzati, il minimo di riconoscenza é dedicargli una strada.
    Siccome Craxi pensava in grande, ad un certo punto ebbe in mente il progetto di realizzare cento piazze … La solita bolla di sapone …
    Pare che in Italia ci siano già oltre cento piazze dedicate a lui.
    Alla fin dei conti stiamo discutendo di una piazza o di una via in più o in meno.
    Il giudizio politico resta fortemente negativo. Si trovò a fronteggiare eventi più grandi di lui, verso i quali ha mostrato tutti i propri limiti. E che dire della combriccola ?
    Basterebbe una sola domanda per assegnare il giusto posto a Craxi.
    Perché tra i Partiti Socialisti solo quello Italiano di Craxi ha subito in quegli anni quel meschino percorso? Una parte della risposta è che derivava il suo potere dal fattore “K”. Le risposte sulla incapacità e sull’interdizione di chi è ubriaco abitualmente di potere, le lascio a qualche socialista in vena di reducismo.
    P.s. Se Craxi sta realizzando un progetto urbanistico non realizzato in vita, ma solo post mortem, è bene dedicargli una Piazza importante di Milano.
    Propongo che Piazza Duomo sia intitolata Piazza Benedetto Craxi.

  • Gigante ? Mah!
    Moro ebbe la tempra politica per dire alla Camera che i Dc non si sarebbe lasciato processare nelle piazze. Allora il potere politico era distinto e diverso dal potere giudiziario.
    Craxi invece nella sua autodifesa Che sarebbe meglio definire autodafé) alla Camera su Tangentopoli non seppe far altro che una chiamata in correità. Siedeva o siedeva il PSI in parlamento al tempo della modifica costituzionale sull’autorizzazione a procedere?
    Alla fin fine stiamo parlando di un politico, il cui massimo disegno politico, fu la speranza di intercettare i voti cattolici, sol perché uomini non suoi avevano redatto il testo del Concordato, da lui firmato. I concordati si firmano con i nemici e tale era percepito il Psi nella Chiesa, perché aveva perso la sua anima socialista da quando si era abbracciato con i radicali, di cui era diventato una succursale ideologica.
    Tra il cardinale Segretario di Stato, Agostino Casaroli e il Presidente del Consiglio, Bettino Craxi non c’era neppure confronto.
    Gigante?
    Uno dei tanti, come tanti, neppure il peggiore, perché i posti sono già occupati, ma neanche tra i migliori.
    Detto questo, sono d’accordo che il bubbone tangentizio andava affrontato, ma non in via penale.
    Quella classe politica, di Craxi era più che magna pars, non ebbe la forza di autoemendarsi per salvarsi, prima che fosse troppo tardi.
    Da un politico tatticista non si poteva pretendere di più.
    Fu sconfitto per via giudiziaria. Non è stata una bella cosa.

  • Di quale tempra ideologica fossero fatti i craxiani lo si é visto quando sono passati tranquillamente tra le fila della destra berlusconiana.
    Craxi non aveva compreso che con i Martinitt – Trivulzio era suonata la campana per lui. Forse non si difese a dovere, perché la velleità e l’imprudenza erano le regole non dettate.
    Ritenere che il Pci abbia manovrato Tangentopoli è eccessivo.
    In un mio post precedente di qualche giorno fa ne ho delineato il contesto.
    Non mi pare che le questioni internazionali su cui Craxi abbia detto la sua siano andate a buon fine.
    Secondo me, non sapeva leggere il suo tempo politico. Navigava a vista.
    Se ci tocca sopportare via Vittorio Emanuele III … figuriamoci via Craxi.

  • Macron vuole fare, a modo suo, l’americano, ma è nato a Amiens.
    Pur di alleggerire la pressione Nato sulla Russia e concentrarla sulla Francafrica orientale, è disposto a passare sull’Albania, sulla Macedonia del Nord, sulla Germania, sull’Ucraina, – e chissà su cos’altro, Italia inclusa-. Gli serve un accordo con i Putin. Di mezzo si trova Zalensky, il quale é più bravo come attore, che politico: non sa il contenuto di cosa firma, salvo fare marcia indietro, come nel caso della clausola Steinmeier, che i russi interpretano come referendum da svolgere nel Donec’k e Luhans’k con la presenza delle truppe russe, mentre gli ucraini lo interpretano come restituzione delle due repubbliche a Kiev.
    Mal che vada, la messa in scena sarà servita a spuntare qualche contratto vantaggioso.
    Non hanno fatto i conti con gli Usa.

  • Vola Giggino, vola Giggetto.
    A margine del summit Nato di Londra, Giove Eliseo ha lanciato la proposta di tenere ovviamente a Parigi una conferenza internazionale per raccogliere fondi per la ricostruzione post sisma in Albania.
    Inutile sottolineare l’ovviamente … Il padre degli dei con parole pelose, però ha mantenuto fermo il veto all’ingresso del Paese delle aquile nell’Ue. Sostiene di non essere lui il cattivo della situazione.
    Giggino é volato a Tirana per complimentarsi con la Protezione Civile e per assicurare Edi Rama, primo ministro albanese, sul sostegno italiano all’ingresso dell’Albania nella Ue.
    L’intento é lodevole, ma se non lo ha negoziato prima con Macron, Giggetto rischia di essere un replicante dello stesso Macron.
    Il problema si annida tutto nel negoziare con Macron.
    E’ roba per Giggino? E intanto Macron guadagna tempo …

  • Il tema dei costi della politica ha attinto da ultimo la disciolta Fondazione di Renzi e i suoi finanziatori.
    I fatti e i fatterelli saranno oggetto di indagine. Qui interessa il momento politico.
    Renzi in Senato ha tentato una debole autodifesa, da un lato paventando lo strapotere della magistratura inquirente, dall’altro il pericolo che la campana suoni prossimamente per gli altri signori della politica, di fondazione propria muniti.
    Intanto la campana è suonata per lui e non per i suoi avversari politici.
    Abbiamo assistito a difese più congrue e forti. La sua è una difesa alla Craxi.
    Sullo sfondo resta il conflitto latente tra magistratura e politica.

  • Non é che se sentisse la mancanza, ma é arrivato il commento di Berlusconi sul ventennale della morte di Craxi.
    “Bettino Craxi è stato uno dei pochissimi uomini politici della Prima Repubblica a meritare la definizione di statista. Oltre a lui, forse solo De Gasperi ne ha diritto.” (S. Berlusconi)
    Ora, dopo il sigillo berlusconiano, possiamo rinviare le celebrazioni al prossimo ventennio.

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