Ma siamo sicuri che non debba riprendere l’intervento Statale in economia?

Uno dei caspisaldi ideologici del neo liberismo (e forse il principale) è stato l’espulsione dello Stato dall’economia: le grandi holding statali (come le Partecipazioni Statali in Italia), dove c’erano, sono state smantellate e in gran parte privatizzate; alcune grandi aziende pubbliche, come quelle nel settore dell’energia e dei trasporti in alcuni paesi (come Francia e Italia) sono state trasformate in società per azioni  di cui lo Stato è l’unico azionista o comunque quello di riferimento, ma con la tacita intesa che, prima o poi si sarebbe privatizzato tutto.

Negli anni del furore neoliberista, lo Stato nazionale era ormai un ferrovecchio, che sarebbe stato via via sostituito da una complessa serie di organismi transnazionali, pattizi e privatistici ed insigni giuristi come Francesco Galgano o Gerhard Taubner si sono spinti a parlare di una nuova lex mercatoria. Allo Stato restavano solo determinati compiti come emettere moneta, assicurare la difesa, mantenere l’ordine interno e così via.

Ma la Storia a volte ha ironie di assoluta perfidia e la crisi ha spinto e spinge ancora le banche a chiedere continue emissioni di liquidità dal “prestatore di ultima istanza”, lo Stato. Non solo: la “locomotiva” che ha retto la domanda aggregata mondiale nel 2008-9 è stata la Cina e, con essa, gli altri paesi del Bric. Tutti paesi in cui fiorisce un modello che è l’esatto contrario di quello postulato dai neo liberisti e “The Economist” già nel 2010 parlò di un nuovo “capitalismo di Stato”.  E, peraltro, va ricordato che anche negli Usa il maggiore committente della più importante attività industriale del paese (la produzione di armi) è lo Stato.

Ma a spingere per una ripresa a largo raggio dell’intervento statale in economia in Europa ed Usa sono soprattutto due dinamiche in parte intrecciate fra loro: la disastrosa situazione occupazionale e lo spostamento del contenzioso internazionale sempre più sul piano statuale.

In Europa ed Usa la disoccupazione censita si attesta ormai fra l’8 ed il 10%, ma a questo dobbiamo aggiungere quella di quanti hanno smesso di cercare un lavoro e le prospettive sempre meno incoraggianti per le giovani generazioni. C’è un blocco degli “ascensori sociali” e la mobilità sociale va via via fermandosi. Tutto questo, insieme alla difficoltà di integrare le masse di immigrati, mette a forte rischio la coesione interna delle società occidentali ed in tempi medio-brevi. La possibilità di ripristinare accettabili livelli occupazionali ed una decente mobilità sociale, affidandosi solo alle dinamiche del mercato è cosa che non può essere decentemente sostenuta neppure dal più illuso fra i neo liberisti, per lo meno in tempi prevedibili. La ripresa occupazionale in Occidente non può prescindere dalla ripresa della manifattura, ma, a sua volta, questa non è praticabile senza un deciso intervento statale. Come si è detto, nelle attuali condizioni, nessun investimento nell’economia reale può remunerare l’investimento, quanto gli attuali tassi medi di speculazione finanziaria: nell’economia reale non esistono affari in grado di produrre il 15%-25% di profitti all’anno e già dal primo anno, queste sono magie di cui è capace solo la finanza… sino a quando non crolla tutto. Ma quando dovesse realizzarsi quel crollo catastrofico ugualmente non ci sarebbe che lo Stato come leva per la ripresa, esattamente come negli anni trenta.

Dunque, questo pone già oggi il problema dell’uso delle emissioni di liquidità richieste alle banche centrali. Certamente siamo in una fase in cui occorre emettere denaro per reggere l’impatto della crisi: la linea della “austerità espansiva” sostenuta dalla Germania (salvo che per le banche) con uno zelo degno di miglior causa è un puro non senso capace di produrre solo una disastrosa recessione. Dunque è auspicabile che le banche centrali allarghino i cordoni della borsa ma, ripetiamo ancora una volta che tali emissioni non possono essere illimitate e permanenti, per cui occorre decidere che uso farne. E l’alternativa secca è: o la finanza o la produzione.

L’idea di sostenere l’economia reale attraverso il finanziamento delle banche è quotidianamente smentita dal comportamento delle banche stesse che, dopo aver attinto largamente denaro all’1% di interesse dalla Bce, lo offrono con il contagocce ed a tassi molto sostenuti alle piccole e medie imprese, preferendo reinvestirlo in titoli finanziari che, a  loro volta, alimenteranno altri titoli finanziari e così via. D’altra parte, non ha senso stupirsene: le banche investono dove hanno maggiore convenienza e rapidità di ritorno. Ma, se  lo Stato intende sostenere le aziende, non è obbligato a farlo attraverso questi canali che hanno troppe uscite laterali e fanno arrivare alla destinazione finale solo gli sgoccioli; può farlo direttamente tramite una sua agenzia. Dunque, non più “liquidità a pioggia”, ma per progetti mirati alla ripresa produttiva ed occupazionale. Questo è contro i trattati internazionali del Wto? I trattati si possono sempre riscrivere e sono spesso derogati. In tempi di crisi il rispetto rigoroso dei trattati non è la preoccupazione principale e, d’altra parte, la prassi comune offre già non pochi esempi di applicazioni disinvolte delle norme Wto (dalla guerra daziaria fra Usa e Cina alla questione delle terre rare cinesi).

C’è poi il secondo ordine di motivi che impone una forte revisione dell’orientamento neo liberista corrente: la crisi è sempre più crisi globale, non solo finanziaria, e sta spostando il suo baricentro sul piano politico. Il primo elemento è certamente quello dello scontro sui cambi, partita politica, prima ancora che economica, che chiama direttamente gli Stati a mettere in campo tutto il proprio potere contrattuale.

Strettamente collegato è il tema del debito pubblico che, come abbiamo spiegato è una questione di ordine politico prima ancora che finanziario ed attiene direttamente alla sicurezza e sovranità dello Stato (come sta dimostrando abbondantemente l’evoluzione della crisi greca).A questo proposito, devo fare un inciso: recentemente un pezzo di Lamberto Aliberti ha provocato le proteste di alcuni lettori, anche se, devo dire, non si capiva molto il perché  e quale fosse il nodo del contendere.

Per quel che mi riguarda, la mia perplessità riguardava l’ impostazione strettamente economico-finanziaria che, ad esempio, portava Lamberto ad escludere seccamente che l’improvvisa disponibilità finanziaria della Grecia a pagare la rata di debito di aprile, dipendesse da un qualche intervento esterno e, nello specifico, russo. Personalmente sono convinto del contrario: forse può darsi che questa rata sia stata pagata “rompendo il salvadanaio”, ma perché escludere che questo sia accaduto dietro assicurazioni russe di intervento per la rata successiva? Un intervento russo e/o cinese nella crisi greca è tutt’altro che fuori della realtà e sarebbe con ogni evidenza connesso alla situazione ucraina ed al sordo conflitto fra Russi ed occidentali, per cui la Grecia potrebbe diventare un interessante alleato. E di questo credo che anche Germania ed Usa debbano tener conto. Dunque, una crisi sì finanziaria, ma che tende a spostarsi sempre più sul piano politico.

Tornando al ragionamento precedente, notiamo come questa serie di tendenze impongono che lo Stato abbia a sua disposizione una tastiera molto estesa di strumenti di intervento a cominciare dal ripristino della piena sovranità fiscale e continuando con la costituzione di strumenti di intervento diretto come le aziende di Stato.

Non è un caso che la Francia, il paese occidentale con la più spiccata sensibilità politica, dopo gli Usa, abbia deciso di dotarsi di un proprio fondo sovrano e difenda i suoi asset strategici (a cominciare dalla sua società elettrica) dalle scalate straniere.

Dunque, quello che oggi l’egemonia culturale neo liberista fa apparire come un’assoluta eresia, in breve apparirà per quello che è: la necessaria riconsiderazione di una scelta dissennata che è già costata molto alle economie occidentali in generale ed a quelle europee in particolare.

Aldo Giannuli

aldo giannuli, austerity, banche, crescita economica, crisi economica, debito pubblico, economia, fondi sovrani, fondi statali, francia, germania, grande crisi, intervento statale in economia, neoliberismo, quantitative easing, stato sociale, welfare


Aldo Giannuli

Storico, è il promotore di questo, che da blog, tenta di diventare sito. Seguitemi su Twitter o su Facebook.

Comments (51)

  • Non ci vuole molto a capire perché il neo liberismo veda come fumo negli occhi lo Stato imprenditore: un’impresa statale che faccia una “patta” ci ha già guadagnato, perché ha dato lavoro a cittadini che, altrimenti, avrebbe dovuto aiutare in qualche modo, aumentando la spesa improduttiva. Per il neo liberista molto meglio privatizzare, poi delocalizzare, in modo da realizzare profitto da attività che altrimenti, in un paese occidentale, non frutterebbero guadagni. Mi ripeto, me ne rendo conto, ma il neo liberismo non è un pensiero politico, in quanto un progetto politico deve avere come fine il benessere generale, mentre il neo liberismo richiede che ci siano popoli che mantengano una condizione di vita inferiore perché solo così potranno lavorare per un compenso che renda conveniente la manifattura delocalizzata. Lo Stato imprenditore, in un pensiero liberale moderno, dovrebbe svolgere la funzione strategica di occuparsi della produzione di quei beni e servizi che, non essendo remunerativi, non attirano investitori privati, ma sono essenziali per le attività economiche del Paese.

    • Caro Vitale, le aziende statali che chiudono in pareggio sono un’aristocratica minoranza. La gran massa ci rimetteva e di grosso, aprendo quel buco che stiamo pagando. Alle acciaierie di Bagnoli avevano calcolato che se, invece di produrre acciaio, avessero buttato giù gli altoforni e tutti gli altri impianti e costruito campi di tennis e calcetto e mandato tutti i dipendenti a giocare a tennis o clacetto tutto il giorno, la Finsider avrebbe perso meno soldi.
      SAluti cordiali

      • Ma via, finiamola di raccontare sciocchezze! C’è una sterminata letteratura che mette in evidenza il contributo fondamentale delle partecipazioni statali al progresso economico e tecnologico di questo nostro paese per oltre 30 anni!
        Che le “imprese pubbliche” è un’altra di quelle bufale messe in giro dalla disinformatsja di regime che mette assieme imprese che gestiscono servizi pubblici locali a rilevanza economica (trasporti, farmacie ecc.) che per loro natura non debbono produrre utili ma utilità per i cittadini e partecipazioni in imprese commerciali e industriali che invece producono utili per l’ente proprietario ma di cui, guarda caso, occorre disfarsi al più presto “perchè un comune non può gestire un caseificio”. Ah sì, e chi c..o l’ha detto? Quello con due lauree, il master e la partecipazione allo zecchino d’oro?

        • NO! Lo dico io che sto pagando migliaia di euro di tasse ogni mese per ripagare i danni fatti dai galoppini di partito infilati nelle partecipazioni statali come dirigenti con megastipendi e dai loro clienti e dalle loro mignotte. Se poi ci fai vedere le utilità che hanno dato ai cittadini queste fabbriche di stipendi te ne siamo grati, almeno sapremmo che fine ha fatto l’oro dato alla patria.
          Invexce di dare retta alla propaganda di regime che reclama nuovi enti pubblici per piazzare al caldo le proprie mignottte, senti il popolo della strada che si è rotto i coglioni di essere spennato dai parassiti.

          • Che lo dica lei, francamente, me ne infischio. Sto rileggendo in queste sere “L’IRI fra socialità e mercato. 1948-1953” di L. Avagliano sull’apporto dell’IRI alla ricostruzione e al definitivo decollo industriale del paese nel secondo dopoguerra. La storiografia economica e gli economisti del tempo (il troppo presto dimenticato Saraceno, ad esempio) sono assolutamente concordi nel valutarne positivamente l’impatto e l’operato.
            Veniamo ai nostri tempi, e facciamo un esempio modesto modesto: in Molise la Regione detiene la partecipazione di maggioranza nella funivia delle piste di sci del Matese. La società è in passivo. Domanda: se la Regione non finanziasse l’operatività della società, non gestibile dai privati, e dunque la funivia restasse chiusa quale sarebbe il danno per il turismo invernale della zona? L’apporto finanziario alla società non potrebbe essere considerato un investimento pubblico? Solo quando e se lei, o uno qualunque dei rumorosi clackson che strombazzano contro le partecipazioni pubbliche, sarà in grado di dimostrare che, sulla base di una serie analisi costi-benefici, conviene che la Regione Molise si ritiri dalla compagine societaria, allora converrò anch’io sull’opportunità della chiusura

  • Caro Aldo,
    mi hai chiamato in causa, permettimi di entrarci: supporre che nel rimborso della prima scadenza IMF della Grecia ci possa essere stato lo zampino della Russia o della Cina si può, è però certo che il paese sta rompendo il salvadanaio. Lo dimostra il rimborso della molto più consistente seconda tranche, dove il Governo fa un capolavoro, degno di entrare in prima linea nella letteratura delle manovre finanziarie spericolate: pagare il debito coi soldi del creditore. È ormai storia che dei 750 milioni dovuti l’11 maggio, 650 sono stati pagati coi diritti speciali di prelievo (SDR), detenuti presso lo stesso istituto di Washington, che avrebbe acconsentito a causa della grave crisi di liquidità nella quale versa Atene, con l’impegno (lo afferma Varoufakis) di un rimborso in poche settimane. Insomma, paga un debito a medio-lungo, accendendo un debito a breve, di regola anche più costoso. E se questa verità rende infelici gli onniscienti onnipotenti talebani anonimi, che mi seguono con tanto affetto, me ne farò una ragione.

    • ma infatti io non penso che non abbiano toccato il salvadanaio , ma che lo abbiano fatto dopo aver avuto assicurazioni di un qualche soccorso per la sweconda rata o in caso di default. E se è così
      lo vedremo nel giro di qualchje settimana

      Dei talebani non darti pensiero: io ne ho molti di più e su tutto!

  • Come RI prendere … perché l’intervento si era interrotto??? Mi scuso preofessore -absit injuria verbis- ma in un paese come l’Italia dove lo stato preleva in tasse l’85 % del reddito delle imprese ed in cui lo stato intermedia ben più del 60% del PIL mi sembra un tantinello ridicolo affermare che lo stato è uscito dall’economia.
    In ogni caso lei involontariamente si sarà guadagnato la gratitudine di tutta quella massa di papponcelli che a spese dello stato ingrassano a caviale e champagne … EXPO docet.
    Cordiali saluti

    • Temo che ci sia differenza tra il prelievo fiscale e la creazione di posti di lavoro inseriti in contesti non attraenti agli occhi di un privato ma utili per un paese… Non credi?

      • poliziotti, diplomatici, militari e giudici sono i soli posti di lavoro che si puo’ tollerare che lo stato gestisca, non potendo essere gestiti da privati. Il resto vada ai privati. Se poi ai privati non interessa, vuol dire che è antieconomico e quindi da sopprimere.

      • Prelievo fiscale e creazione di posti di lavoro sono strettamente legati.
        Quando diminuiscono le tasse aumentano i posti di lavoro.
        Quando aumentano le tasse diminuiscono i posti di lavoro.
        In Italia siamo in un osservatorio privilegiato per confermare tale regola.

    • ma forse s’intendeva una partecipazione più diretta da parte dello stato nell’economia, cosa che oggi è impossibile.
      io sono un dipendente pubblico e mi piace anche lo champagne, quello buono s’intende, se vuoi te ne indico alcuni di ottima qualità.
      in ogni caso le mie degustazioni me le sono sempre pagate.

      quindi vedi come è bello e delizioso fare il dipendente pubblico?
      eppoi puoi anche permetterti di fare anche il doppio lavoro, cosa che io non faccio perché sono rigorosamente ligio all’assioma del dipendente pubblico che non ha voglia di fare un cazzo.

      stammi bene tenerone rosicone dolcissimo

      cordialità

      victor serge

      • ” forse s’intendeva una partecipazione più diretta da parte dello stato nell’economia”
        Cioe’? COsa si intende con partecipazione più diretta da parte dello stato nell’economia???
        Esemplificare pls
        PS Vivendo a Roma sono obtorto collo diventato specialista in attività parassitarie statali.

    • Venghino, signore e signori, venghino! Siamo alla fiera dei numeri sparati a caso! Quanto preleva lo stato in tasse? Il 40? Chi offre di più? il 50? Chi offre di più? l’85? E vince il signore che l’ha sparata più grossa! Un peluche riciclato e di seconda mano come premio!

    • Che lei non abbia dimestichezza con l’economia è palese dai suoi “divertenti” interventi, ma che non l’abbia neppure con l’algebra mi preoccupa un po’, come cittadino che deve vedere persone come lei avere diritto di voto, il che è come avere un’arma spianata contro il buon senso.
      La “ripresa” della Gran Bretagna è “merito” della svalutazione della sterlina, dell’intervento attivo della Banca d’Inghilterra che ha fatto allentamento quantitativo ben prima della BCE e, udite udite, soprattutto del forte aumento della spesa pubblica!

      • GLIELO DO SUBITO L’AUMENTO DELLA SPESA PUBBLICA IN INGHILTERRA
        Il Fatto Quotidiano 9 novembre 2012
        “Il governo di David Cameron taglia la spesa pubblica. E il morale dei dipendenti pubblici va sempre più giù. Negli ultimi 18 mesi ben 54mila lavoratori del pubblico sono stati licenziati – ben più di quanto riuscì a fare Margaret Thatcher, tanto criticata per il suo taglio al budget britannico, negli ultimi quattro anni di governo – e ora un report dell’Institute for Government rivela che alcuni capi di dipartimenti ministeriali “hanno dovuto prendere in seria considerazione il rischio di suicidi da parte dei dipendenti”. L’anno scorso il taglio alla spesa consentì al governo di coalizione di risparmiare 5 miliardi di sterline, mentre per il 2012 si prevede di salvarne altri 8 miliardi, più di 9 miliardi di euro. “Ma il morale di chi lavora nel pubblico ora è molto fragile”, commentano gli studiosi che hanno stilato il rapporto dell’Ifg. “In molti rischiano un tracollo e il governo deve capire quale direzione prendere e soprattutto dovrebbe rallentare il processo di taglio della spesa”.”
        Il resto dell’articolo al seguente link
        http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/11/09/inghilterra-cameron-taglia-spesa-pubblica-e-con-licenziamenti-sale-rischio-suicidi/407865/
        la Repubbblica 4 maggio 2015
        “Con cifre simili, il governo di David Cameron dovrebbe vincere a mani basse. Se non accadrà è per due motivi. La ripresa ha premiato soprattutto i privilegiati (il patrimonio dei 1000 più ricchi del Regno Unito è raddoppiato dal 2009 a oggi), è “drogata” dal mercato finanziario e da quello immobiliare, molti posti di lavoro creati sono al minimo salariale, classe media e classe operaia non sono tornate agli standard di vita di prima della grande recessione del 2008. Una sensazione di profonda ingiustizia sociale, acuita dai tagli alla spesa pubblica per ridurre il deficit, che hanno colpito in particolare la Nhs, il sistema di sanità pubblico nazionale, cardine del welfare britannico.”
        Il resto dell’articolo al seguente link
        http://www.repubblica.it/esteri/2015/05/04/news/elezioni_in_gran_bretagna_per_la_prima_volta_si_teme_l_ingovernabilita_-113294247/
        SAVERIO, QUI NON SIAMO IN URSS DOVE SI CAMBIAVANO LE PAGINE ALLE ENCICLOPEDIE E I GIORNALI VECCHI SPARIVANO DALLE EMEROTECHE E SPARIVANO I PERSONAGGI DALLE FOTO (COME QUELLA IN CUI SPARISCE TROSZKY E STALIN CHE ERA APPOGGIATO A TROSZKY FINISCE CON LO STARE IN PIEDI PER EFFETTO MIRACOLOSO) QUI LE FREGNACCE DEL PARTITO ESCONO SEMPRE FUORI.
        Zuccherosi saluti

          • Tenerone Dolcissimo

            Se ci fa caso l’aumento della spesa pubblica aumenta dopo l’andata al potere di Cameron. La tendenza peraltro era già iniziata con il laburista Blair, onore al merito. Occorre ricordare che invertire il trend è un processo che necessita di anni se non decenni e noi italiani lo sappiamo bene. Notare anche che intanto il PIL è esploso e che se siguarda alla composizione del debito nelgrafico successivo, si vedra’ che la quota imputabile alle pubbliche amministrazioni e’ modesta.

      • Bravo Saverio. Sarebbe ora che i liberisti tacessero: le loro ricette si sono rivelate fallimentari per tutti tranne che per la speculazione finanziaria e le banche d’affari.

        • Tenerone Dolcissimo

          Caro Valdo devo ammettere che le ricette dei keynesiani si sono rivelate giuste per molta gente invece:
          il clan dei casalei
          i tangentisti
          i pensionati d oro
          gli autisti di autoblu
          la ditta Buzzi & Carminati (mafia capitale)
          Vi basta o continuo?

          • Gli amici dei liberisti? Ovvero i casalesi che hanno imprese private che gestiscono l’appalto dei rifiuti? I pensionati d’oro manager delle imprese private che hanno mandato sottosopra i conti dell’INPS dopo aver implorato che la loro fallita cassa privata venisse incorporata in quella pubblica? La ditta Buzzi & Carminati che lavoravano, come impresa privata, in appalto dal Comune?
            Ritenti, sarà più fortunato

  • mah aliberti non lo leggo perchè sotto il minimo sindacale: troppe verbose banalità mescolati a traballanti relazioni causa effetto che manco san tommaso. detto questo è logico che la battaglia è politica e non si può pensare di risolvere tutto col pallottoliere. come è abbastanza logico che se il neoliberismo fa estinguere i consumatori non avrà più una base che gli permetta di esistere, e questo vale sia in grecia che nel resto del mondo. per evitare questa estinzione non può che esserci lo stato. ma si sta affermando un modello come quello tedesco in cui lo stato interviene con il reddito di cittadinanza, spesso liberando gli imprenditori dall’onere di dovere elargire paghe che permettano al lavoratore di campare fino a fine mese. anche qua c’è un forte intervento statale, che può anche configurarsi come concorrenza sleale o come dumping salariale, ma si tratta di forme di intervento che non cozzano per nulla con un impianto neoliberista. e non si può nemmeno dire che il capitalismo di stato sia un fenomeno antitetico al neoliberismo: in entrambi i casi si segue la logica della concentrazione della ricchezza e degli stipendi dei manager che schizzano verso l’alto in barba alla tanto decantata concorrenza.
    quindi è prevedibile che lo stato assuma un ruolo maggiore nell’economia in futuro, ma è difficile che questo maggiore intervento abbia effetti sensibili sulla vita dei cittadini: perchè interverrebbe uno stato addomesticato dal capitale, e questo intervento non avrebbe altro fine che mantenere uno staus quo che risulta sempre più insostenibile col passare del tempo (dato che la ricchezza continua a concentrarsi anno dopo anno)

    • libero di leggere o no n lòeggere quel che ti pare, ma non mi pare si possa parlare di “verbose banalità…ecc ecc” o bisognerebbe entrare nel merito e dimostrare.
      Al solito: un po’ di garbo non guasta

      • non c’è molto da dimostrare: l’enorme lunghezza degli articoli di adorni si vede dalla barra di scorrimento laterale. e il bello è che una volta che si leggono si sanno le stesse cose di prima, oltre agli inutili pareri dell’autore che si sarebbero potuti scrivere in meno righe. e oltretutto non sono stato io a dire che l’eccessiva prolissità allontana il lettore ( o lo fa incazzare quando scopre che ha letto tutte ste parole senza che ne sia venuto fuori nulla)

  • Perché non provare a nazionalizzare le banche, così finiscono di inventarsi derivati, options, futures e tutti quei prodotti finanziari farlocchi che hanno gettato la gente sul lastrico.

    • 1) In che modo i derivati hanno gettato la gente sul lastrico??? Descrivere il meccanismo pls.
      2) COme mai in Inghilterra, dove i derivati sono nati, l’economia marcia alla grande e non sembra essere danneggiata dai derivati?
      3) come mai gli imprenditori che stipulavano domestic currency swap (che sono derivati) con la mia banca non finivano in miseria, ma anzi traevano profitto da tali derivati??

      • 1) Ah certo, la finanza non ha creato disastri nel 2007-2008… come no, la Lehman è fallita per colpa dei comunisti.
        2) L’economia marcia alla grande (diciamo discretamente, non esageriamo) in UK perché hanno reagito alla crisi provocata dalla finanza nel 2007 con tanta spesa pubblica e svalutazione della sterlina. Quindi con politiche per nulla liberiste.
        3) Tirar fuori un caso specifico chiamasi miocugginata. Ma almeno sappiamo che lei si ingrassa con la finanza e quindi capiamo tutti perché la difende.

        • Tenerone Dolcissimo

          1) la crisi del 2007 è esplosa a causa della bolla immobiliare innescata dai beoti che avevano incentivato l’acquisto di case a debito coperto dallo stato. I derivati hanno solo amplificato il fenomeno. In ogni caso imputare il disastro italiano alla crisi del 2008 mi sembra veramente una ricerca del capro espiatorio.
          2) Mi citi la fonte che l’ha convinta a dire che l’UK ha aumentato la spesa pubblica. Ammesso che fosse cosi’ come mai a sinistra odiano tanto cameron. Se avesse aumentato la spesa pubbioca dovrebbe essere incensato.
          3) C’è tanta gente che lavora nella finanza e aiuta le imprese a cavarsi d’impaccio con i derivati che, se per caso non lo sapesse, sono piu’ uno strumento assicurativo che finanziario. Infatti coprono dai rischi.

          • Una eccessiva assunzione di zuccheri produce gli stessi effetti di droghe pesanti. La smetta, per la sua salute!
            Anche perchè le risate che ci facciamo leggendo i suoi interventi sono davvero troppo forti, e ne risente la nostra stessa salute!
            La spiegazione dello scoppio della crisi è un capolavoro da romanzo fantasy: complimenti!
            Abbiamo adesso almeno capito che lavora con la finanza, ovvero fa il parassita dell’economia, e dunque capiamo perchè, prima di mettere in moto i neuroni, il portafoglio attivi la modalità “generatore di supercazzole”

          • questo soggetto è interessante per capire la metamorfosi antropologica del m5s: il cosiddetto “zoccolo duro” sarà composto esclusivamente da breluasconiani un pò picchiatelli, ed è anche per questo che il partito di grillo non potrà mai essere un opposizione vera: molti suoi elettori la pensano come il governo e alla dirigenza la cosa va bene

  • Mai sentito parlare dei derivati basati sui mutui subprime, ceduti a società offshore, cartolarizzati e venduti a ignari risparmiatori? Mi sembra che abbiano fatto quasi crollare il sistema economico mondiale
    Fortuna che i politici collusi con le banche abbiano utilizzato i soldi di noi contribuenti per salvarle.

    • La favoletta che torme di risparmiatori siano finiti sul lastrico perché convinti a investire in derivati mi sembra quel che è e cioè una favoletta, almeno in Italia.
      Qualche caso ci sarà stato ma rimane un caso da imputare alle autorità di vigilanza che non vigilano un beata ceppa, ma sono solo capaci di strillare che LE TASSE SONO UNA COSA BELLISSIMA. Se invece di solleticare gli istinti predatori dei “consumatori di tasse” avessero fatto il loro dovere per cui sono profumatamente pagate le autorità avrebbero evitato tali sconquassi.
      Di sicuro in Italia MPS è finito sul lastrico ANCHE per un derivato impropriamente usato per fare cassa e coprire un altro buco cagionato dal fatto che MPS aveva comprato antonveneta per nove miliardi, mentre ne valeva quattro. Dove sono finiti gli altri cinque miliardi??? IO un’ideuzza ce l’avrei. Tornando a bomba se si usa un prodotto assicurativo per scopi impropri, il casino è assicurato, ma non è colpa del prodotto. Se io, per fare il ganzo, mi metterebbi ad operare al cuore gli infartuati faressi decine di morti, ma non sarebbe una buona ragione per dichiarare illegali le sale operatorie.
      Incidentalmente, per lavorare in derivati occorre conoscere l’inglese e la matematica. Il derivato de quo venne attivato direttametne dal presidente e il boiardo in esame non parlava né tampoco leggeva l’inglese ed era un avvocato, categoria notoriamente in conflitto con i numeri.
      Se poi un ITALIANO come lei è incazzato per i soldi ITALIANI che le sono stati rubati per coprire i buchi ITALIANI di una banca ITALIANA non protesti con me, ma si rivolga a quei dementi che hanno fatto sì che in Italia le banche siano ancora enti pubblici.
      Cordiali saluti

      • Diciamo che molti investitori, non solo in Italia, ma anche nel resto del mondo sono stati invogliati ad acquistare prodotti finanziari, perchè l’affidabilità di questi titoli derivati era garantita dalle agenzie di rating.
        Peccato che queste agenzie erano di proprietà delle stesse banche che emettevano i titoli farlocchi.
        Ma, al di là della questione dei derivati, è tutta l’economia mondiale ad essere finita sotto il controllo della finanza.
        Io non voglio polemizzare con lei; mi chiedo solo se un mondo dove i risparmi sono dirottati verso l’acquisto di prodotti finanziari e non verso l’industria e la produzione possa reggere ancora per molto.
        Un gruppo ristretto di famiglie di banchieri possiede patrimoni valutati trilioni di dollari e determina il destino di tutti.
        Non è una favoletta; una ricerca condotta dall’Università di Zurigo nel 2011 e guidata da una schiera di premi Nobel è arrivata alla conclusione che 4 società finanziarie possiedono le 20 principali banche del mondo a cui fanno capo le 43.000 multinazionali più importanti del pianeta.
        Questa concentrazione di denaro e potere è avvenuta negli ultimi 30 anni grazie a quelle politiche di deregolamentazione dell’economia e dei mercati finanziari, di cui il settore dei derivati sono solo una parte, che hanno caratterizzato il mondo occidentale.
        Siamo proprio sicuri che questa situazione sia la migliore possibile?

  • Tecnicamente non sono all’altezza di parlare di economia, però vorrei entrare nella discussione con alcune mie personali considerazioni.
    E’ un dato di fatto che l’automazione l’informatizzazione e la loro sintesi: la cibernetica, si stiano di fatto appropriando di tutte le attività umane. Già abbiamo macchine che costruiscono macchine, ben presto avremo macchine che guidano macchine, macchine che riparano macchine, computer in grado di progettare se stessi in una nuova generazione e tutto questo in un futuro a cui non saprei dare una precisa distanza temporale, ma che è possibile vedere stagliarsi all’orizzonte.
    Se a tutto ciò aggiungiamo il progressivo allungarsi della vita media, per cui la scienza ci dice che i 100-120 anni siano una prospettiva possibile per le immediate generazioni che ci seguiranno, il quadro che ne risulta è apocalittico.
    E’ chiaro che queste sfide non possono essere poste nelle mani di gente che in fondo sa appena moltiplicare il denaro e spesso solo con giochi di prestigio.
    Tenerone Dolcissimo, hai perfettamente ragione quando invochi meno stato e più efficienza, ma non ti sembra di avere lo sguardo corto rispetto a cambiamenti che sono epocali?

    • Egregio Professore qui urge il Suo intervento ed il Suo approfondito sapere in materia di intelligence e dintorni. La questione è questa. Ho sempre saputo che Cameron aveva tagliato la spesa pubblica, poi, nel corso della presente vexata quaestio, sono stato informato da altri partecipanti al blog che Cameron -come asserivano con orgogliosa sicurezza- aveva invece aumentato la spesa pubblica in Inghilterra.
      Essendo persona adusa al dubbio e convinta che la sicurezza (id est la certezza granitica nelle proprie convinzioni) sia la madre di tutte le cazzate, ho approfondito la questione, compulsando molti articoli di pubblicistica economica, allo scopo di trovare traccia di tale aumento, privilegiando la pubblicistica di sinistra in quanto -ho ritenuto- sarebbe stata la prima a evidenziare la cosa affermando “il cialtrone Cameron promette tagli, ma poi per far marciare l’economia deve ricorrere a ricette keynesiane. Cialtrone!!! Buffone !!!! buuuuuuuu!”.
      Ma non ho trovato alcunché di simile e l’ho riferito ai sullodati partecipanti al blog, i quali, tuttavia, sia pure in modo apodittico (la sinistra –si sa- è refrattaria al portare prove delle prove asserzioni; lo ritiene di cattivo gusto) hanno intignato come dimo dalle parti de Roma.
      Io, umilmente, ho approfondito la ricerca, ma non ho cavato un ragno dal buco, anzi, più cercavo, più trovavo esecrazioni e maledizioni a Cameron per avere tagliato la spesa pubblica provenienti in particolare dai parassiti annidati nello stato “ci hai affamato. Prima magnavamo a quattro ganasse senza fa’ un c(bip) e mo’ ce tocca lavora’!!! Malidetto chi ti ‘oce ir pane”.
      Ho riferito del supplemento di indagini a Saverio e Valdo, ma il duo ha insistito: Cameron aveva aumentato la spesa pubblica. Non c’erano dubbi.
      A questo punto, vista la sicurezza dei due, un dubbio mi è balenato, ricordando che Albione possiede uno dei migliori ed antichi e collaudati servizi segreti. E se Cameron avesse tagliato la spesa pubblica ufficialmente e la avesse aumentata ufficiosamente???? Ammetterà che è estremamente affascinante l’ipotesi di 007 che a bordo dalla sua Aston Martin batta le strade di Londra, di ministero in ministero, di ente pubblico in ente pubblico, recando seco valigette colme di sterline, nottetempo stampate dalla BOE, consegnandole ad alti civil servant. Addirittura si potrebbe ritenere che allo scopo siano state utilizzate le sterline illo tempore stampate dai nazisti nelle isole del canale e destinate a sconquassare l’economia britannica nel corso del secondo conflitto mondiale. Insomma, Cameron avrebbe tagliato che so il budget del ministero della sanità di 2 miliardi e poi, una notte, a casa del ministro si sarebbe presentato lo stesso Cameron, vestito da frate domenicano, che avrebbe tratto da sotto la tonaca pacchi di banconote per un ammontare di 4 miliardi, graziosamente depositato sul tavolo della cucina del ministro.
      Come vede, urge il suo parere.
      La ringrazio e la saluto cordialmente.

    • Caro Paolo Federico, è un vita che i liberali si svociano auspicando una migliore istruzione, perché in occidente i posti di lavoro saranno sempre più legati ad approfondite capacità scientifiche. Cosa si risponde? Che non si devono fare i test INVALSI perché la cultura non si misura. Compito della sQuola è formare e non informare e questo, ovviamente, ricorrendo alla famosa e mai morta “riappropriazione ludica e socializzante”. All’ultima manifestazione uno striscione portato da un gruppo di dementi auspicava una scuola “DEMOCRATICA E INCLUSIVA”. Come vede, le sue preoccupazioni sono giuste, ma indirizzate alla persona sbagliata.
      Quanto all’aumento della vita media, sono sempre stato favorevole ad un’elevazione dell’età del pensionamento, ma qui gli statalisti di sinistra e di destra si sono uniti per dare la pensione ai ragazzini.
      Cordiali saluti.

      • Devo dire che i mentecatti del governo Renzi sono riusciti in un capovolavoro di manipolazione mediatica: sono riusciti, ovviamente con l’aiuto dei servi della disinformatsjia di regime, a far passare l’idea che la contrarietà della quasi totalità dei docenti al DDL risiedesse solo nella “valutazione”, a cui fra l’altro si rimanda a futuri decreti legislativi, regolamenti attuativi ecc. Devo far loro, purtroppo, tanto di cappello!
        Quanto ai test INVALSI, essi sono una enorme baggianata docimologica (il prof. Israel ha prodotto interventi icastici sul tema) ma contribuiscono a determinare il finanziamento pubblico cui la scuola ha diritto in base al punteggio medio conseguito dagli studenti partecipanti.
        Che poi anche gli asini sappiano che i risultati scolastici siano fortemente correlati con, ad esempio, la dotazione infrastrutturale della scuola, il livello sociale e culturale dei genitori degli studenti, il livello economico dell’area sulla quale la scuola insiste ecc. ovviamente non fotte nulla a nessuno. Dimostrazione del fatto che questa c.d. riforma ha il solo ed unico scopo di avviare la strada della privatizzazione totale dell’istruzione pubblica e di rafforzare la segmentazione di classe tra le scuole “meritevoli” e quelle “non meritevoli” sulla base di un insulso test al quale i docenti dedicano ormai un tempo assolutamente sproporzionato rispetto alla sua utilità, sollecitato dalle urla dei presidi che temono di perdere finanziamenti.

        • Caro Saverio, non so se i test INVALSI siano più o meno icastici, ma so bene che nelle imprese conta molto quello che uno sa e non sa. Quindi faccia due piu due. Se poi ce ne vogliamo fregare dell’economia e della disoccupazione facciamo pure. Basta essere coerenti e non fare come certi laureati in scienze politiche che si chiedono come mai non trovano lavoro. Cordiali saluti

      • Non ci siamo, non ci siamo.Avrò una visione antiquata delle cose, ma per me la scuola serve a formare il cittadino! E’ già una visone degenerata della scuola il pensare che serva a dare gli strumenti non per capire la realtà, ma per lavorare( o peggio, sopravvivere ). Caro Tenerone, quando tratti di questi argomenti devi toglierti gli occhiali angusti della visione italiana delle cose. Tra pochi decenni saremo 14 miliardi di persone: che facciamo, tutti ingegneri?
        Per quanto mi riguarda evito di prendere partito e cerco di giudicare di volta in volta, ritenendo socialismo e liberalismo due facce della stessa medaglia, ciascuna delle quali in grado di generare mostri se non controbilanciata dall’altra.
        L’argomento lanciato da Giannuli mi sembra abbia una intenzione un po’ più vasta dell’ambito italiano, è un invito a riflettere, a valutare, poiché”la virtù sta nel mezzo”.

  • Inizialmente i derivati rappresentavano uno strumento a supporto dell’economia reale e potevano anche svolgere un’azione positiva.
    Ma con la completa liberalizzazione del sttore avvenuta negli anni ’90 la situazione è degenerata.
    Nel 2013 l’ammontare delle attività finanziarie globali era di 993 mila miliardi di dollari contro 75 mila miliardi di PIL mondiale.
    Di questi solo 283 mila miliardi erano finanza primaria, cioè azioni, obbligazioni e attivi bancari; gli altri 710 mila erano prodotti derivati scambiati fuori dai mercati regolamentati, non legati all’economia reale,ma semplicemente scommesse sulle cose più svariate: indici azionari, fallimento di Stati o di grandi imprese, addirittura i millimetri di pioggia caduti in Giappone nel corso dell’anno e così via.
    Durante la crisi del 2008 si è scoperto che amministratori delegati di grandi banche scommettevano, tramite derivati, sul crollo dei propri istituti.
    La finanza è diventata una competitrice dell’economia reale nell’attrazione delle risorse e un potente fattore di instabilità, i cui rischi sono aumentati dalla velocissima mobilità dei capitali, dalla volatilità delle scelte e dalla grandezza delle risorse in gioco.

      • Il motivo per cui sono stati realizzati derivati lo si è scoperto durante il grande crollo del 2008 e lo hanno spiegato alle commissioni d’inchiesta americane gli amministratori delle banche.
        Le banche per legge potevano accendere mutui fino ad un certo limite, legato ai suoi depositi.
        Ma se questi mutui venivano trasformati in “sottostanti” di un derivato e questo derivato veniva venduto ad una società off shore legata alla banca, il mutuo spariva dal bilancio della banca principale e quindi non c’erano più limiti ai prestiti che la banca stessa poteva fare.
        Il trucco dei derivati ha permesso alle banche di aggirare i limiti imposti dalla legge sui mutui che si potevano fare.
        In più questa produzione senza limiti di derivati (erano il 20% del PIL mondiale nel 1980 ed erano diventati 10 volte il PIL mondiale nel 2013) ha permesso ai grandi istituti finanziari di dirottare verso la finanza un’ enorme quantità di denaro che poteva essere utilizzata nell’economia reale con profitti più bassi.

          • No, Tenerone; purtroppo i mutui erano ad alto rischio ( li hanno stipulati anche con disoccupati e mendicanti senza fissa dimora) e servivano solo ai dirigenti bancari per gonfiare i fatturati e prendere premi milionari.
            Poi impacchettavano questi milioni di mutui senza valore nei derivati e li scaricavano fuori dalle banche.
            Come dite voi a Roma, era una sòla di proporzioni planetarie.
            Mi piacerebbe spiegarti di più e meglio, purtroppo le 10 righe giustamente richieste dal gentile proprietario del blog non sono sufficienti.
            Ave atque vale.

  • Saverio
    Ma mi prende per deficiente? E’ ovvio che alla fine della catena a corrompere ci sarà quache privato. Anche in URSS i funzionari corrotti erano soggetti privati. Allora diciamo che l’URSS era uno stato liberale.
    Quanto alle funivie molisane, se non intervenisse la regione Molise -che incidentalmente nonn dovrebbbe esistere perché ha 300mila abitanti cioè quanto il quartiere tuscolano a ROMA- interverrebbero con un consorzio i privati. Le differenze sarebbero tre:
    1) non verrebbero assunti galoppini di partito e mignotte varie per cui la funivia funzionerebbe con un terzo del personale;
    2) i ricambi come i cavi e gli altri servizi verrebbero pagati un terzo;
    3) agli imprenditori il tutto costerebbe un terzo perché finirebbero col pagare meno tasse cagionate dalla corruzione della funivia pubblica.
    cordiali saluti

  • le ultime azioni indegne dei neoliberisti:rubare dalle pensioni,1000 euro l anno di media a ogni pensionato,e nessuno fa niente,sindacati,associazioni di categoria,etc,e i pensionati derubati,continuano a frugare nella spazzatura,alla ricerca dell euro perduto! viva l italia,l italia dei ladri,degli egoisti,e dei pecoroni munnizzari!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.