Libia, Siria, Iraq: intervento militare o no?
La situazione in Libia ed in Siria ed Iraq ormai sta andando in metastasi: non solo la guerra c’è, e con essa il dramma dei profughi, ma minaccia di estendersi in un gigantesco braciere che riassorba Turchia, Israele, Egitto, Giordania, mescolando terrorismi, guerre civili, guerre tradizionali, crisi sociali, collassi di stati ecc. Insomma, è ora di fare qualcosa, prima che sia troppo tardi.
Mettiamo da parte le banalità solite del tipo: siamo contro la guerra. Certo che siamo contro la guerra, ma la guerra già c’è e bisogna trovare il modo di farla finire. Però stando attenti a non porre le premesse per un nuovo disastro. Se non ci fossero state le guerre insensate di Bush in Iraq ed Afghanistan, oggi non ci sarebbe il Califfato e se Israele avesse fatto realmente passi verso i palestinesi, oggi avremmo un focolaio di crisi in meno.
Quanto alla Libia, l’intervento fu un errore (anche io devo fare una autocritica in proposito: avevo sopravvalutato la forza della componente democratica della “primavera libica”, che è stata spazzata via dall’irruzione dei vari fondamentalismi, per di più concorrenti fra loro. Forse la primavera araba è stata solo il 1905 del Me-na e ci sarà un 1917, lo spero, ma, per ora, è un disastro senza precedenti. E Siria, Libia, Sudan, Nigeria, Iraq ecc alimentano la marea di profughi che, a sua volta, destabilizza tutto, Europa compresa.
Insomma, europei ed americani se la sono andata a cercare e questo capolavoro è il risultato delle bestialità fatte, prima con la guerra dopo per la ritirata a rotta di collo e senza consolidare niente che potesse reggere all’urto dell’insorgenza fondamentalista. Dunque, non è il caso di fare altri errori.
Allora iniziamo ad escludere le cose più sbagliate: in primo luogo, togliamo di mezzo l’idea che si possa andare avanti così: non si capisce cosa stiano combinando gli americani con il Califfato, stando a sentire loro, non fanno che alluvionare di bombe tutta la zona, poi però non si capisce come le truppe del Califfato, senza copertura aerea di sorta, riescono a tenere testa a tutti gli altri, spostare forti contingenti militari, conquistare città, ritirarsi, riattaccare ecc. Della promessa offensiva giordana non sembra si sia vista l’ombra, i turchi hanno detto di muoversi ma di fatto fanno la guerra ai curdi che sono gli unici che combattono sul serio l’Isis. Qui occorre iniziare a fare sul serio.
Togliamo di mezzo l’idea che l’intervento aereo serva a risolvere il problema. Con la guerra aerea si può vincere una guerra regolare con uno Stato, come nel caso della guerra del Kossovo, ma con uno Stato sui generis come l’Isis e con una guerra irregolare, la cosa funziona poco. Neanche Giulio Dohuet avrebbe pensato alla guerra aerea in queste condizioni. Anche in Libia, la guerra aerea ha dimostrato i suoi limiti. Qui se non si mettono gli scarponi nella sabbia non se ne esce.
Ma chi deve scendere sul terreno ed a quali condizioni? L’ennesimo intervento occidentale è votato al fallimento prima di iniziare, in primo luogo perché (è un film già visto) si può anche vincere la guerra nell’immediato, per poi trovarsi impantanati in una guerriglia senza fine. Ma, soprattutto, la cosa darebbe ancora più fiato al fondamentalismo islamico che avrebbe una ragione in più per rappresentare la situazione come un conflitto fra l’Islam e i “crociati” occidentali e magari ci ritroveremmo con qualche altro Califfato in Indonesia, in Bangladesh o chissà dove. Peraltro, russi e cinesi avrebbero di che essere soddisfatti a stare ai bordi del campo a godersi lo spettacolo. Ma poi, per fare cosa? Dove sta scritto che dopo un vittorioso (??!) intervento delle gloriose truppe occidentali, la situazione si stabilizzi? Che ordine si affermerebbe e deciso da chi?
E poi, va bene che la Libia è ad un braccio di mare dell’Europa e che i profughi di guerra vengono qui, ma Europa e Stati Uniti non possono arrogarsi, ancora una volta, il diritto di fare i gendarmi del Mondo senza nessuna legittimazione, per poi non sapere cosa fare una volta finita la guerra. Proprio no: questa è la soluzione più stupida che si può scegliere.
Il primo passo è convocare di urgenza presso l’Onu una conferenza di pace con tutti i paesi del Me-na (Iran compreso, ed Israele se ne faccia una ragione) per risegnare la mappa della zona dopo il collasso dell’ordine seguito alla fine dell’Impero Ottomano. O almeno fissare alcuni criteri base per il dopo, e subito dopo imporre, siamo chiari, con le armi, la fine delle ostilità. Se necessario con una forza multinazionale di pace cui, potrebbero partecipare, in misura minoritaria, europei ed americani, ma non averne il comando che andrebbe affidato ad un ufficiale “esterno”, magari indonesiano, assistito da uno stato maggiore misto, prevalentemente, ma non esclusivamente, composto da ufficiali dei paesi islamici, in modo da eliminare il più possibile l’immagine della “aggressione esterna”. E, dopo aver imposto la fine della guerra il negoziato di merito potrebbe riprendere per definire nel dettaglio il nuovo ordine. Se la volontà politica ci fosse, si potrebbe avviare la conferenza anche in un mese e dare il via alla costituzione della forza multinazionale nel giro di qualche settimana, dopo ci sarebbe il tempo per procedere nel dettaglio.
Temo, invece, che la cosa sfocerà nel solito intervento occidentale con danni maggiori del passato.
Aldo Giannuli
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Pierluigi
Caro Aldo,
quante crisi tutte insieme!
Pretenderle di sbrogliarle tutte in un colpo solo mi sembra velleitario.
In primis penserei alla Libia, che ci riguarda più da vicino.
La nostra marina già pattuglia le coste libiche: perchè non rendere possibile l’attuazione di un blocco sulle navi turche che riforniscono l’ISIS?
Credo basterebbe un richiesta del legittimo governo di Tobruch (ed anche Tripoli non credo che se ne avrebbe) per poter operare nelle acque territoriali libiche anche solo in supporto a qualche motovedetta libica.
Gli egiziani sono piuttosto arrabbiati per i connazionali sgozzati e per le incursioni nel Sinai: perchè non invogliarli ad occuparsi del bubbone che hanno ai confini ?
La Tunisia: perchè non supportarla economicamente si da aiutarla a superare gli attacchi terroristici? Sono certo che su questo sarebbe facile convincere anche frau Merkel.
E, fatto questo, una convincente mediazione tra Tripoli e Tobruch …..
Aldo Giannuli
si può anche partire dalla loibia ,a se non dai un assetto complessivo poi dopo poco sei di nuovo daccapo
ilBuonPeppe
Una conferenza di pace? Bella idea. Invitiamo anche l’ISIS?
I casi sono due. Se l’ISIS non partecipa è tutto inutile; se partecipa bisognerà concedere qualcosa anche a loro. Nessuna delle due soluzioni mi sembra auspicabile.
Il principale bersaglio dell’ISIS oggi è la Siria di Assad, quindi toccano a loro l’iniziativa e tutte le decisioni; l’aiuto internazionale, anche militare, deve essere fornito SE, quando e come Assad lo chiede.
Contemporaneamente è indispensabile che chi di dovere (USA in primis) cessi di aiutare direttamente o indirettamente l’ISIS, e denunci apertamente chi lo fa (Turchia, Arabia, ecc.).
Aldo Giannuli
problema di soluzione semplice: se l’Isis accetta di dedere al tavolo delle trattative e, dunque, si inpegna ad accettarno gli esiti, a risiedere pacificamente entro i confini concordati ecc, si ammette al tavolo, altri mento si fa lo stesso la conferenza, si concordano i confini e si cancell’a ò’Isis dalla carte geografica con la forza. Tutto qui
ilBuonPeppe
1) L’ISIS non è un interlocutore.
2) I confini esistono già.
leopoldo
Nessuno leggitimerà l’isis fino a quel punto, vorrebbe dire che sono una opzione possibile di Stato, cosa che l’attuale paradigma occidentale non può ammettere. Va bene come mercato off-shore.
mirko g. s.
“… se Israele avesse fatto realmente passi verso i palestinesi, oggi avremmo un focolaio di crisi in meno.” Professore non credo proprio il problema sia stata la cattiva volontà di Israele, ma la pessima volontà della buon’anima di Arafat, tra i 50 uomini più ricchi del mondo, che colla guerriglia cogli israeliani ha costruito un business impressionante.
mirko g. s.
Professore, non riescono a creare un sistema democratico e lei pensa che gli arabi riuscirebbero a mettersi d’accordo su nuovi confini? Il problema maggiore sarebbe il Kurdistan segato in 4 parti molto ricche che nessuno vorrebbe lasciare ad uno Stato curdo neocostituendo. Ma forse il problema maggiore sono gli USA, ho letto qua e là che l’Isis abbia il primo sponsor negli americani visto che combattono contro i siriani e non menzionano mai Israele. Cosa ne pensa in merito?
Aldo Giannuli
o trovano un accordo o continuano a farsi guerra all’indinito, mi pare chiaro
mirko g. s.
A quale pozt si riferiva? Cmq grazie.
leopoldo
Mi chiedo quanto può andare avanti un conflitto del genere senza organismi politici rappresentativi e riconosciuti. Un conflitto basato su clan, signorie, vecchi corporativismi. )-:
Gherardo Maffei
Prendo atto ben volentieri dell’autocritica relativa alla illusoria componente democratica delle “primavera libica e arabe”. In realtà quella contro il leader libico Gheddafi, per prima voluta dalla Francia per meri motivi economici, per strappare il canale preferenziale instaurato con noi, poi dal democratico presidente Napolitano, è stata una guerra neo coloniale, della peggior specie. Reputo che in Italia, le “anime belle” di sinistra, non hanno mosso un dito per condannare la guerra neo coloniale francese (ai nostri danni) anche in odio a Berlusconi, anche se il personaggio è odioso di suo.Faccio notare che nonostante Gheddafi portasse in effige, un ritratto di un martire libico impiccato dai fascisti italiani, i sinceri democratici antifascisti non sono scesi in piazza.E’ giunta l’ora che finalmente si apra gli occhi che la cosiddetta democrazia occidentale è la forma di inganno e di illusione, per turlupinare i popoli, ovvero la maschera prediletta dalle plutocrazie occidentali,dalla tirannia del peggiore capitalismo da rapina, dal novecento al giorno d” oggi. La democrazia come intesa comunemente non è la soluzione è il problema.
Lorenzo
Gherardo, destra e sinistra hanno smesso di esistere nel parlamento italiano verso la fine degli anni 80.
Gaz
Sono in gran parte d’accordo con Gherardo Maffei.
LUCIANO
un giorno bisognerà che l’Italia per riparazione simbolica intitoli a Gheddafi una piazza a Roma e una a Milano…non sto scherzando!
Pierfrancesco
è tutto drammaticamente vero, siamo riusciti con le guerre lampo degli ultimi 20 anni a creare una situazione atroce, in un’area enorme e importantissima del pianeta. La soluzione non mi convince però, mi sembrano impossibili sia l’accordo sui confini in sede onu, sia la coalizione davvero internazionale e soprattutto il generale esterno, oramai il sistema di difesa è nato ed è a comando americano, persino le tecnologie di comunicazione e strategia non verrebbero mostrate di buon grado, figuriamoci lasciare la plancia a uno straniero. Sinceramente una soluzione direi semplicemente che non c’è, abbiamo perso, se proprio mi dovessi sbilanciare direi che l’unica cosa che ha funzionato finoreinqueste aree sono state le dittature, megliose di stampo laico vovviamente, come il regime di saddam e la libia di gheddafi, l’unico che è rimasto per ora è assad, edarei campo libero a lui e alla russia alleata disistemare la situazione in siria per lo meno, per la libia eil nord africa servirebbe una massiccia presenza europea, le colonie, si le colonie, così oltre aglionori e alle materie prime ci prendiamo anche qualche onere, basi militari, controllo del territorio e annessione all’area UE. Il vero vespaio resta l’iraq ma con i rapporti usa iran pacificati magari qualcosa si riesce a sistemare. D’altra parte sono combattuto nel pensare una strategia del tutto opposta, ovvero abbandonare totalmente la presenza occidentale in questi paesi, concentrarsi su una seria moratoria internazionale sulle armi e fare un seri piano energetico mondiale per l’uscita dall’utilizzo deicombustibili fossili, mi rendo conto che sono cose utopistiche come il generale indonesiano a capo dell’esercito americano, perciò in fin dei conti torniamo all’assunto iniziale: “Abbiamo perso.”
Maurizio Melandri
Non mi sembra che Putin stia ai bordi del campo, a meno che le notizie arrivate non le abbia inventate di sana pianta Washington, ma se così non fosse?
E se è vero che Putin vuole intervenire militarmente in Siria…che si sta preparando?
Roberto Fontebuoni
Caro Giannuli per quanto apprezzi le tue analisi sulla materia dei sistemi elettorali e anche quelle sulla politica interna siano interessanti, trovo che in politica internazionale non ci siamo per niente né come informazioni né come analisi. Segnalo a te e ai lettori di consultare il Reseau Voltaire che, preso con le pinze, è comunque straordinariamente informato (anche da interessati) e propone anche analisi non banali. Ci sono anche altre fonti disponibili per chi conosce le lingue. Ecco un link su un recente articolo sull’argomento guerra in Siria dove si annuncia per esempio l’imminente l’intervento della Russia.
Roberto Fontebuoni
Ecco il link
http://www.voltairenet.org/article188739.html
Aldo Giannuli
ok: sono ammessi anche sèpot pubblicitari come i suoi
Lorenzo
Quanta ansia di stabilizzare la situazione e di salvare il c… all’impero dopo 25 anni di guerre petrolifere mascherate da umanitarie. Davvero una posizione degna di un rivoluzionario.
Edoardo
Caro Professore…
la faccio facile:
– sotto egida Onu, con comandanti arabi (buona idea), missione militare per spazzare via ISIS. Quando fa male, il dente va tolto.
– Elezioni in Siria, cosi’ vediamo magari cosa ne pensa il popolo siriano del suo Presidente
– Evitare assolutamente un disegno di nuovi confini per linee confessionali (e’ quanto vogliono gli Usa da 30 anni o piu’)
– Kurdistan Stato. Se si sono inventati il Kossovo, o Timor…
– Libia: legittimare il governicchio in carica e difenderlo con le armi ONU.
– Erdogan mandato a casa dal popolo turco
– Israele accetti una qualche forma di Stato Palestinese
– Gli Usa accettano di non esser piu’ unica superpotenza gendarme del mondo
– Gli alieni sbarcano finalmente sulla Terra a redimere questa brutta bestia che e’ l’essere umano
Pardonne…attendiamo con grande interesse il discorso di Putin all’Onu.
Cari saluti
Edoardo
BOBD
Gli ingenti arsenali che appartenevano agli eserciti e alla polizia di Siria e Iraq finiti (non si sa bene come) nelle mani dell’ISIS,le vaste porzioni di territorio siriano ed iracheno occupate dal Califfato senza neanche combattere,i battaglioni iracheni,armati molto meglio degli uomini in nero,svaniti “misteriosamente” nel nulla e le loro armi ricomparse anche qui “misteriosamente” nelle mani degli uomini in nero stessi,il fatto che l’ISIS sia passato nel giro di due anni da 150 a 150mila militanti,il fatto che nonostante le violenze,il divieto assoluto sull’alcool,il velo integrale imposto alle donne,la messa al bando del calcio e le esecuzioni pubbliche non ci siano state significative proteste nei territori controllati dal Califfato sono la prova che lo “Stato” Islamico gode del consenso di gran parte dei suoi cittadini,di questo “dettaglio” non si può non tenere conto.
Del resto se le popolazioni arabo-sunnite di Siria e Iraq erano stufe di vivere come cittadini di serie b in stati disegnati dagli europei col righello e governati da esponenti di clan e tribù sciite e vogliono crearsi uno stato con confini stabiliti da loro e governato da qualcosa di sunnita,sono liberi di farlo o no? L’autodeterminazione dei popoli con cui una certa sinistra ci ha fanno ‘na capa tanta,cancellata con un colpo di mano?
Per quanto riguarda una conferenza di pace anche qui la vedo dura: attori,anche musulmani,non direttamente coinvolti (Pakistan,Indonesia ecc.) se ne staranno ai margini,Russia,Cina ed eventuali alleati,se interverranno,lo faranno solo per puntellare il loro protetto Assad nelle aree che ancora controlla; se poi Assad continua a considerasi “il presidente di tutti i siriani” mentre gran parte della popolazione della (ex?) Siria è talmente stufa di lui da preferirgli i tagliatori di teste, di spazio per il dialogo ne vedo veramente poco e di conseguenza andranno avanti a colpi di AK47 finché non avranno trovato un loro equilibrio.
Noi occidentali in tutto ciò faremo bene a starcene fuori il più possibile onde alimentare la propaganda jihadista (su questo per altro fondatissima) che ci vede come invasori,impositori di forme di governo non gradite,imperialisti e petrolieri.
leopoldo
Da quelle parti chi controlla le città controlla il territorio, l’isis controlla solo vaste e ampie zone di sabbia qualche villaggio, ecc… tant’è che il fronte è nelle città, non tra eserciti nel deserto. e le citta dove sono i combattimenti si hanno sporadiche notizie, almeno che non siano come Kobane che è un cumulo di macerie
BOBD
Mosul,Falluja,Raqqa,Palmira,Ramadi ecc non mi sembrano “qualche villaggio in mezzo al deserto”. L’Isis,piaccia o non piaccia,ha il consenso della popolazione di queste ed altre città che controlla. Se questi sono stufi della linea Sykes-Picot e di vivere governati dagli sciiti e vogliono uno stato con dei confini nuovi governato da qualcosa di sunnita non è che se vai li ad asfaltarli questi cambiano idea,anzi.
Qualsiasi ipotetica soluzione di pace non può non tenere conto di ciò.
Gaz
Sono tra coloro, pochi in verità, che ritiengono la Prima Guerra Mondiale più importante della Seconda. Attenzioni a non essere ingenui o a farsi prendere dall’entsiamo o a scuotere l’albero e a far raccogliere i frutti ad altri. Chi ha fatto questo caos? François Georges Picot , Sir Mark Sykes e lo Zar, mentre l’Italia era loro alleata. Ci vadano Francia e Inghilterra a mettere gli scarponi nella sabbia. Ricordiamoci che sono rimasti gli stessi di ieri, quando corrompevano attaverso i Lloyds il piccoletto, affinchè l’Italia intrasse in guerra a loro fianco, salvo dire poi che l’intervento italiano era stato tardivo e di poco conto o non mantenere le loro promesse. Questi non sono buoni neppure a dare la roba d’altri, figuriamoci se devono dare la roba propria. Da questo orecchio non ci sentono, sono sordi. Questi sono gli stessi che hanno affossato l’Unione Europea, sono gli stessi che hanno buttato giù Gheddafi in funzione anti italiana, sono anti italiani. Bisogna essere servi e sciocchi per pensare di fare affari alla pari con questi colonialisti fino al midollo. Al di là delle belle maniere restano quello che sono: sono zaraffi !!! Solo un fesso si mette in affari con gli zaraffi. Sveglia ! Questi sono gli stessi che rubano i confini del Monte Bianco con mappe false … sono gli stessi che ci danno addosso sulla questione emigranti … che hanno alimentato Mussolini …
Ci vada la Regina, la Premiere Dame o la First Lady a metterci faccia e soprattuto altro, e sottolineo altro, tra gli arabi incazzati. A questi servono solo le basi italiane al centro del Meditterraneo e a farcela prendere per l’ennesima volta in saccoccia, per non usare altri termini.
La questione è tra USA, Turchia, Iran e Russia, ognuno dei quali gioca in proprio, si allea, disfa e modifica a proprio piacimento in nome del petrolio e del controllo delle rotte. Gli altri sono attori minori o comparse.
Allora ben venga un Mattei che gli e le suona di santa ragione !
Ma un Mattei ha bisogno di una politica con la P maiuscola.
I paesi arabi avrebbero tanti buoni motivi per convocare una conferenza internazionale per smembrare Francia e Inghilterra.
Un solenne …….. grillesco a questi non fu mai detto abbastanza forte. Imbroglioni !!!
Ugo Agnoletto
se l’Italia non è neppure capace di difendere i propri interessi (quante sanzioni non ci becchiamo dalla Cee?).
L’Onu? esiste come esiste da democrazia in Italia.
E’ vero che con chi non ragiona non restano che le armi, ma poi o li si uccide tutti o si fa uno stato prigioniero.
Ma bisognerebbe anche mettere alle spalle al muro chi appoggia il Califfato. E chi può farlo?
Inoltre gli Stati Uniti esultano dei guai dell’Europa.
Quindi in ordine di importanza i problemi da risolvere sono: l’Italia, l’Europa, l’isis. Non riusciamo neppure a casa nostra!
Giovanni Talpone
Parlando in astratto, bisognerebbe evitare l’errore di imporre la democrazia con le armi, e incominciare a giudicare i regimi non con i criteri dell’illuminismo europeo o di Amnesty International, ma solo se promuovono uno sviluppo che darà frutti nelle generazioni future: istruzione generalizzata e accesso alla cultura e all’informazione per tutti, in particolare per le donne e nelle aree depresse e in quelle abitate da minoranze etniche; infrastrutture essenziali (acqua, energia, trasporti, sanità); sviluppo economico, a partire dalle piccole imprese. Paradossalmente, la soluzione adottata empiricamente da Bush padre (Saddam Hussein al potere ma sotto controllo) poteva essere un punto di partenza per tentare qualcosa del genere. Così come si sarebbe potuto trattare con Gheddafi, se l’ideologia iperstatunitense di Giorgio Napolitano non avesse favorito la nostra adesione a quella sciagurata guerra. (Se l’Italia si fosse opposta, almeno negando motivatamente basi e forze, e usando il suo rifiuto per premere su Gheddafi affinché evitasse i peggiori eccessi, si troverebbe comunque in una posizione migliore oggi). Parlando in concreto, credo che le “guerre umanitarie e per la democrazia” siano, oggi come oggi, solo una copertura per politiche di pura rapacità neocoloniale alla ricerca di profitti a brevissimo termine e che non ci alcuna autorità che si interessi seriamente a ciò che avverrà l’anno prossimo e oltre. Siamo nella post-modernità, non al Congresso di Vienna.
Vincenzo Cucinotta
Mi pare che ci sia un errore nell’impostazione stessa dell’articolo. Sembrerebbe che la guerra sia una disgrazia verificatasi per una sorta di fatalità, e che essa vada avanti perchè nessuno riesce, malgrado la sua massima buona volontà, a fermarla.
Le cose stanno in modo totalmente diverso. La guerra in atto è l’ultima delle porcherie causate dalla politica USA, sempre più sporca perchè giocata su più tavoli.
Il caso più emblematico è quello dell’ISIS che è stata co-organizzata dagli USA, anche se il ruolo principale l’ha svolto l’Arabia Saudita, e poi bombaradataa suon di droni.
Dobbiamo renderci conto che situazioni così contorte non sono effetto di errori, ma fanno parte di una strategia deliberata, quella di creare un caos in medio oriente.
Ciò discende dalla derbolezza degli USA, incapaci oggi di svolgere una funzione egemone su quello scenario, non più in grado di controllarte neanche i suoi due più tradizionalmente fedeli alleati quali Turchia (membro ricordiamolo della NATO) ed Israele. Nessun paese nella regione in definitiva accetta di avere una politica estera dettaa da Washington.
Ancora, è importante per gli USA, in presenza della crisi nei rapporti con la Russia, mantenere l’Europa sotto pressione, e l’esistenza molto pubblicizzata a livello mediatico, dell’ISIS, il cattivo per eccellenza, serve molto bene allo scopo. La popolazione europea nel suo complesso mostra un comportamento infantile, incapapce di sottrarsi all’ultimo effetto emotivo subito dalla visione di una foto o di un filmato. Gli europei, ormai assolutamente impauriti e rimbecilliti, seguono l’ultimo suggerimento sollecitato mediaticamente da chi dispone dei media, e i governi, a loro volta dipendenti dagli USA, seguono volentieri gli ondeggiamenti emotivi dei loro popoli. In tal modo, politicanti che hanno ormai abbandonato ogni dovere di rappresentare gli interessi nazionali, si garantiscono un consenso illimitato nel tempo.
Dobbiamo quindi parlarci chiaro, ciò che conta oggi sono gli armamenti di Putin, il cui dispiegamento e rafforzamento in Siria hanno oggettivamente già cambiato la situazione, e la capacità dell’Italia, per quanto riguarda noi italiani di sottrarsi all’abbraccio soffocnate degli USA. Il resto è, vi assicuro, spettacolo.
L’impero USA è in declino, e sarebbe saggio che i suoi alleati l’abbandonassero prima di crollare assieme alla nazione egemone.
Tornando quindi alla questione affrontata da Aldo, se come io dico sono gli USA ad avere deliberatamente creato questa situazione così ingarbugliata, tale situazione permarrà finchè:
– o gli USA cambiano idea e strategia di loro spontanea iniziativa
– o una coalizione adeguatamente forte impone con le buone o le cattive agli USA di smetterla.
Lorenzo
Mi permetta professore di farle una domanda diretta: lei da che parte sta? E’ soddisfatto che gli interventi imperiali, diciamo, in Iraq e in Libia abbiano mancato la metà più importante dei loro obbiettivi, cioè la stabilizzazione neoimperiale del Paese conquistato, oppure avrebbe preferito (e sarebbe disposto a lavorare per) una loro piena riuscita, come sembra da questo articolo (che mi ha francamente scandalizzato)?
L’estrema sinistra negli anni settanta – quando c’era un’estrema sinistra – inneggiava a Che Guevara e a Ho Chi Min. Lei oggi sembra piuttosto inneggiare agli elicotteri d’assalto o quanto meno alla diplomazia statunitense. Ho la netta impressione di trovarmi di fronte all’anima profonda della sinistra (per ridere) contemporanea, quella alla SEL o alla Rifondazione per intenderci, che fa un po’ di casino nelle manifestazioni ma rientra immediatamente nel carrozzone padronal-imperiale quando si parla di cose serie.
Lei lavora per la rovina dell’impero (satelliti compresi) o per la sua prosperità, o per quale via di mezzo?
Davidem
Prima di parlare del dopo Siria e Libia vorrei accennare al prima.
Secondo le dichiarazioni dell’ex-ministro degli esteri francese Roland Dumas il caos in Siria era stato progettato a tavolino pochi anni orsono quando vertici politico-militari-infomativi proposero al loro copain francese di partecipare all’avventura siriana. Il legame tra i problemi libici e siriani è anche ben conosciuto dato che la maggior parte dei combattenti stranieri proviene o è stato addestrato in cellule di alqaida in Libia supportate per rovesciare gheddafi e prendersi il petrolio. Prima di 9/11 l’MI5 aveva invece chiesto a bin laden di uccidere il colonnello, essendo il sauditi ancora un buon amico. Se fossimo in un mondo normale, non dico negli anni 60-70, si indirebbero subito riunioni straordinarie dell’ONU e in tutte le redazioni per appurare la verità, andare a fondo alla parola di Dumas, denunciare i colpevoli. Si parlerebbe di rivoluzione, si interromperebbe la pubblicazione e la messa in onda delle notizie per dare spazio alla vicenda. Al massimo invece troviamo uno stralcio di video su youtube, qualche I like, qualche blog in cui accusarsi a vicenda di complottismo visionario.
La domanda giusta, allora, forse non è se intervento o no, bensì: cosa hanno in mente i diversi gruppi che hanno degl interessi in gioco?
Non essendo in grado di rispondere in modo esauriente mi limito a dire la mia sulla Siria: si dovrebbe seguire il progetto di Putin. Intervento internazionale guidato dalla Russia che ha truppe e conoscenze in loco. Chiaramente nessuno ne vuol sentir parlare ma è la cosa più logica. Non è detto per questo che accada.
Pierluigi
Per chi volesse ascoltare la dichiarazione di Dumas: http://www.youtube.com/watch?v=1yvyzphoKmc