India: chi sono e quali possibilità hanno gli sfidanti di Narendra Modi?

Nuovo appuntamento con Daniele Pagani dall’India che ci porta alla scoperta dei candidati concorrenti di Modi alle elezioni. Come sempre un ringraziamento a Daniele per le sue corrispondenze e buona lettura!

di Daniele Pagani

Nonostante la martellante campagna mediatica abbia fatto sembrare Narendra Modi l’unico giocatore in campo, il leader del Barathiya Janata Party (Bjp) non è il solo a concorrere per la carica di Primo Ministro. A livello nazionale i suoi principali sfidanti sono due: Rahul Gandhi, vicepresidente dello storico Indian National Congress (Inc), e Arvind Kejriwal, leader del giovane Aam Admi Party (Aap), un outsider consolidatosi tra le fila del movimento anticorruzione di Anna Hazare.

Rahul Gandhi, 43 anni, è il rampollo della potente dinastia Nehru-Gandhi che, salvo brevi eccezioni, gestisce la politica indiana dalla metà del secolo scorso. La fortuna non sembra aver accompagnato l`infanzia del giovane, segnata da due importanti lutti: nel 1984, per mano di militanti Sikh, viene assassinata la nonna Indira Gandhi, uno dei primi ministri più influenti e controversi della storia indiana. Sette anni dopo la stessa sorte tocca al padre e primo ministro Rajiv Gandhi, ucciso in un attentato orchestrato dalle delle Tigri per la Liberazione della Patria Tamil.

Dopo aver concluso la sua formazione universitaria all`estero, nel 2004 Rahul “decide” di entrare in politica con l`intento di aiutare il “partito di famiglia” a recuperare posizioni nello strategico Uttar Pradesh che, da solo, garantisce 80 dei 545 seggi della Lok Sabha, la camera bassa del parlamento centrale di Delhi. Per aprirsi la via sceglie di puntare sull`empatia sfruttando il marcato lato emotivo dell`elettorato indiano, candidandosi con successo nella circoscrizione che fu del padre. Il suo ingresso in politica, non a torto, è visto da molti come la perpetrazione di un sistema dinastico, opinione rafforzatasi quando insieme alla sorella Priyanka Gandhi, decide di partecipare alla campagna elettorale della madre e presidentessa del partito, Sonia Gandhi, all`anagrafe Edvige Antonia Alvina Màino.

Nonostante gli sforzi e le centinaia di comizi, l`“operazione Uttar Pradesh” non fu un grande successo: dal 2004 al 2009 il Congress riuscì a recuperare terreno passando da 10 a 21 seggi, risultato destinato a crollare nelle elezioni del parlamento locale del 2012 dove il partito conquistò solo 28 dei 403 seggi, posizionandosi fuori dal podio con un deludente quarto posto. Il giovane, però, transita indenne la sconfitta e grazie ad una riorganizzazione di partito, si ritrova in poco tempo ad essere segretario generale dell`All India Congress Commitee, dello Indian Youth Congress e della National Students Union of India, un accumulo di cariche che gli consente di bruciare le tappe e diventare vicepresidente del partito. La sua fulminea carriera non è accompagnata né da particolari capacità politiche né da successi elettorali, e sono in molti a percepire il giovane Gandhi come un riflesso della potente madre, alla ricerca di un candidato su cui avere influenza e governare de facto. Il programma politico di Rahul è specchio delle tradizioni del partito, caratterizzato da una pluriennale attitudine politica “secolare” (leggi laica – ndr), fedele all`idea del Mahatma Gandhi e Jawaharlal Nehru, secondo i quali solo un`India capace di rispettare e superare le differenze culturali e religiose avrebbe potuto restare unita. Dal punto di vista economico, il partito –  tradizionalmente caratterizzato da una visione socialista –, si sta spostando verso un liberismo moderato costruito su un graduale sistema di liberalizzazioni.

Tradizione e lignaggio a parte, Rahul Gandhi non sembra avere molte chance di fronte a Narendra Modi e la sua candidatura, visto anche il bassissimo profilo della campagna elettorale, sembrerebbe suggerire la consapevolezza di una battaglia persa in partenza nella quale è meglio non investire le energie migliori. Il suo ruolo, inoltre, non è ancora chiarissimo: il partito lo ha incaricato di guidare la campagna elettorale, ma si è riservato la facoltà di decidere in caso di vittoria se sarà lui o qualcun altro a esercitare la carica di Primo Ministro. A onor del vero, il partito del Congress non gode di ottima salute, almeno per quanto riguarda l`immagine: secondo uno studio della Association of Democratic Reform, il 27% dei candidati alle politiche ha almeno un processo penale in corso per reati di ogni genere e sorta tra cui corruzione, omicidio e sequestro.  Come se non bastasse, l`amministrazione guidata dal compagno di partito e Primo Ministro uscente Manmohan Singh è stata la più povera in assoluto a livello legislativo.

Del tutto diversa è l`esperienza da outsider di Arvind Kejriwal, 46 anni, ex quadro dell`Agenzia della Entrate con una laurea allo Indian Institute of Technology, la prestigiosa università tecnologica in cui tutti i figli della middle class indiana sognano di far entrare i propri figli. Sin dall`inizio della sua carriera, Kejriwal si caratterizza per un forte attivismo contro la corruzione dilagante del settore pubblico, riuscendo a vincere un cospicuo premio in denaro che utilizzerà per finanziare il supporto legale ai cittadini desiderosi di fare chiarezza su contabilità sospette in carico alla pubblica amministrazione indiana.

Questo progetto porterà il governo centrale a proporre Kejriwal come rappresentante della società civile per la costituzione del Jan Lokpal, organismo indipendente con il compito di investigare e combattere la corruzione. Il progetto originale, purtroppo, non vedrà mai la luce: il parlamento ne autorizzerà solo una versione molto sbiadita, con pochi poteri effettivi. Dopo aver partecipato alle proteste di massa guidate da Anna Hazare nel 2011 contro la corruzione, Kejriwal sceglie di fare della politica istituzionale il suo terreno d`azione e, l`anno seguente, fonda Aam Admi Party, letteralmente partito dell`uomo comune.

Dopo un anno di attivismo, il neonato partito esordisce nella competizione elettorale dello stato di Delhi, conquistando inaspettatamente 28 seggi e ottenendo l`incarico di formare un governo di minoranza con l`appoggio del Congress e di alcuni candidati indipendenti. Il successo è principalmente merito del grande supporto della gioventù urbana, stanca della vecchia politica ed esasperata dalle continue tangenti necessarie per ottenere qualcosa nella pachidermica burocrazia indiana. Fedele alla linea e forte del consenso dei cittadini, il nuovo Chief Minister decide di forzare la mano e tentare di costituire il Jan Lokpal a livello locale, una mossa che troverà il completo ostruzionismo, dando a Kejriwal il pretesto per dimettersi a soli 49 giorni dal proprio insediamento ed annunciare la candidatura alle elezioni nazionali. È probabile che le repentine dimissioni siano in realtà state progettate in anticipo come trampolino di lancio della campagna elettorale nazionale: Aap ha da subito dichiarato come il rifiuto dei partiti principali verso la proposta di un organo anti corruzione fosse indizio di poca trasparenza, dipingendosi come unico partito onesto.

Il programma centrale di Kejriwal è la lotta alla corruzione vista come origine di tutti i mali della nazione indiana, una lettura non priva di fondamento visto che buona parte del denaro pubblico destinato allo sviluppo finisce ogni anno nelle tasche di impiegati, dirigenti e politici di ogni rango e livello. Secondo un sondaggio di Transparency International, il 54% dei cittadini indiani ha pagato almeno una tangente negli utlimi dodici mesi, facendo guadagnare all`India, il 94esimo posto nella classifica dell`indice di percezione della corruzione. Nobili intenti a parte, Aap non sembra avere strategie concrete per affrontare i numerosi problemi della nazione, fatto che lo trasforma più in un movimento di opinione che in un partito realmente in grado di governare.

A conti fatti sembrerebbe che nessuno dei due partiti sia in grado di rappresentare un avversario temibile per la destra hindu del Bjp ma, come spesso accade in India, i veri giochi inizieranno dopo i risultati, con i numeri sul tavolo. Nella Lok Sabha, la maggioranza assoluta si ottiene con 272 seggi e, davanti all`improbabilità che un solo partito sia in grado di raggiungere tale risultato, saranno i partiti regionali a giocare un ruolo decisivo.

L`India ha differenze locali molto profonde che trasformano alcuni Stati, almeno a livello culturale e politico, in una sorta di “nazioni nella nazione”. Ci sono territori – uno su tutti il Tamil Nadu – in cui i partiti nazionali rappresentano la netta minoranza rispetto a quelli locali, che avranno buon gioco ad imporre dolorose condizioni in cambio del loro appoggio. È proprio su questo terreno che si svolgerà la vera sfida, una battaglia in cui il Congress, al potere da anni e garante di ottimi guadagni per tutti, potrebbe trasformarsi da tigre di carta a tigre vera.

Da New Delhi, Daniele Pagani

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Aldo Giannuli

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