In ricordo di Giorgio Galli
Oltre che uno studioso di fama nazionale, Giorgio Galli era anche un mio grande amico personale. Una amicia, la nostra, che è stata epistolare quando ancora vivevo a Bari e si arricchita di tantissimi incontri una volta trasferitomi a Milano. Giorgio Galli è stato un politologo ed uno storico eclettico ed ha avuto molti meriti. Vorrei provare a ricostruirli.
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Gaz
Giorgio Galli é stato un grande. Le sue opere superano la sua vita e ci illuminano mondi dove in pochi osano lumeggiare la verità della realtà, pagando spesso il fio con l’emarginazione delle pletore dei nani rispetto ai pochi giganti.
Galli era uno studioso che aveva individuato nel caso Moro la perdita dell’innocenza della Repubblica, già allora non proprio virginale.
Via Fani ha segnato il clivo tra il prima e il dopo, tra ciò che é stato e ciò che avrebbe potuto essere, ma non fu, perché subentrò altro.
L’altro fu il craxismo anticomunista, a cui va il merito di aver asperso, sublimato e elevato agli onori delle liturgie politiche il familismo amorale.
Il CAF ha formato una generazione da cui è meglio stare lontano, in cui l’ignoranza è bilanciata dalla presunzione.
Quale fosse la comprensione delle dinamiche della politica internazionale pro Italia da parte di Craxi lo lascio dire ad altri.
La strada al berlusconismo era ormai spianata.
Siamo all’oggi.
Siamo passati dal benessere diffuso, alla povertà diffusa. Gli altri Paesi sono cresciuti. l’Italia ha smesso di crescere da un abbondante ventennio.
Le zone industriali che un tempo brulicavano di lavoratori sono quasi dei deserti con oasi di terziario. Le campagne hanno gli stessi ritmi naturali di sempre. Molti processi internazionali ci sono passati sopra le teste, senza essere governati. Sono stati semplicemente subiti, perché non compresi per tempo.
Sul giudizio che Galli riservava alla quotidianità dei vari Renzi, perfetto figlio del sistema delle povertà, non mi soffermo neppure.
Un grande ci ha lasciati.
Soffice gli sia il terreno.