Il sismografo siciliano

In diverse occasioni i segnali di un terremoto politico in arrivo si sono manifestati in Sicilia, come direbbe Pirandello “teatro del Mondo”. La strage di Portella delle Ginestre fu il segnale che fece precipitare la situazione, ponendo fine dell’intesa del Cln e determinando l’espulsione delle sinistre dal governo. Nel 1959 l’esperimento milazziano (che associava una parte della DC al Pci ed al Msi contro il candidato ufficiale della Dc) fu uno dei segnali dell’esaurimento della stagione centrista e dell’avvento del centro sinistra. Poi, la stagione delle guerre di mafia accompagnarono, come lugubre contrappunto, quella del terrorismo. Ma fu in particolare nel passaggio fra la prima e la seconda repubblica che il “sismografo siciliano” funzionò al meglio: nel 1987 la mafia, insoddisfatta per lo scarso impegno della Dc a proprio favore, tributò un clamoroso successo elettorale sia dei radicali che dei socialisti che raccolsero percentuali altissime nel seggio dell’Ucciardone. Poi, nel 1992, venne il delitto Lima, un segnale molto chiaro: abbiamo ancora davanti agli occhi le immagini di un atterrito Giulio Andreotti al funerale del suo proconsole siciliano. Poi vennero le stragi del 1993 e la successiva trattativa… la Mafia stava ricollocandosi nel nuovo sistema e stava ridefinendo le sue interlocuzioni politiche. Erano gli anni del 61 a 0 a favore del centrodestra nei collegi siciliani.
Poi, in anni assai più recenti, l’idillio con il partito del Cavaliere è andato raffreddandosi sin quasi a sparire. Già nel 2005 qualche collaboratore di giustizia riferiva dell’insoddisfazione per le concessioni troppo avare ricevute in cambio dell’appoggio dato. Ciò nonostante, Cosa Nostra confermò le sue simpatie tanto nelle elezioni del 2006 quanto in quelle del 2008.

Poi, nella sera del 26 febbraio 2010, un uomo coperto da un impenetrabile casco nero, uccise a bastonate l’avvocato Enzo Fragalà (già deputato di An e difensore di molti imputati di mafia) nel portone del suo studio. Una collaboratrice di giustizia sostenne che il delitto era stato causato dal fatto che l’avvocato “aveva mancato di rispetto alla donna di un suo cliente” (e ti pareva?! In Sicilia la pista del delitto d’onore e simili non manca mai), poi si parlò di una interrogazione presentata anni prima da Fragalà a proposito dell’Ems; ma non se ne è saputo più granché ed il dubbio che questo delitto somigli troppo ad un secondo caso Lima continua ad aleggiare. Di fatto, gli avvocati penalisti palermitani presenti alle esequie di Fragalà, non avevano facce molto diverse da quella di Andreotti nella precedente occasione…

Ora vengono queste elezioni, con il Pdl che precipita da più di 900.000 a circa 250.000 voti. Naturalmente non tutto può essere spiegato con i voti di Mafia, che, secondo stime abbastanza condivise, ammonterebbero a circa 200.000. Sicuramente ci sono altre componenti: il disorientamento generale dell’elettorato di destra che non riconosce più nel Cavaliere un cavallo vincente su cui puntare, i voti di protesta del ceto medio tartassato dal fisco e che non si è sentito difeso dal Pdl che ha votato le proposte di Monti, anche (ma questo è numericamente il meno) una quota di elettorato disgustata dagli scandali che hanno coinvolto gli uomini del Pdl. Tutto vero, ma il segnale della mafia è preciso e non fraintendibile: all’Ucciardone hanno votato solo in 46 e nessuno di questi era imputato di fatti di mafia. Dunque, nell’astensione record possiamo mettere nel conto una bella fetta di quei 200.000 voti di cui si è detto.

E già questo è un segnale molto inquietante: è vero che in questi venti anni la Mafia ha preso una serie di legnate come l’arresto di Boss del calibro di Caruana, Riina, Provenzano ecc e che, successivamente, ha tenuto un profilo molto basso evitando clamorosi fatti di sangue; ma la fase sta cambiando e non credo che Cosa Nostra abbia preso bene l’invito del neo eletto presidente della Regione a far le valigie: è gente suscettibile.

Magari non succederà nulla e facciamo i dovuti scongiuri, ma se fossi al posto della Cancellieri, prenderei, ad ogni buon conto, straordinarie misure a protezione di Crocetta. D’altro canto, non è la sola Cosa Nostra a destare inquietudine. Ci stiamo avviando ad elezioni che cambieranno radicalmente gli assetti del sistema e –se ormai è chiaro che voteremo con il Porcellum- è però vero che non si capisce affatto quali saranno gli schieramenti ed i partiti perché, soprattutto a destra il caos è totale e, meno che mai, si capisce se a sinistra ci sarà una coalizione Pd-Sel o Pd-Udc e, di conseguenza, uno schieramento Idv-Sel-Fds. Ovviamente questa situazione di incertezza crea molti nervosismi negli ambienti finanziari italiani ed europei, negli ambienti dell’intelligence sia italiana che, soprattutto, estera. Anche la Curia vaticana sembra attraversata (per ragioni proprie) da una febbre molto alta.
Insomma, tutti nervosi: ci sono ottime condizioni per qualche botto di capodanno. Speriamo bene.

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (13)

  • Buongiorno Prof.
    Ieri sera leggevo l’intervista rilasciata da Gaspare Mutolo al Fatto Quotidiano (http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/11/04/elezioni-sicilia-parla-mutolo-messaggio-elettorale-della-mafia-per-pdl-e-udc/403086/) che sostanzialmente porta la medesima chiave di lettura che trovo stamane nel suo scritto.
    Considerando l’indirizzo più finanziario e meno militare assunto da Cosa Nostra (ma più in generale dal resto delle mafie della Penisola) dalla direzione Provenzano in avanti, è peregrino pensare che l’astensionismo mafioso sia determinato da una focalizzazione delle proprie energie su un settore diverso, la finanza appunto, ben più produttiva nello smuovere gli assetti economici e sociali rispetto a qualsivoglia forza politica odierna?

  • Speriamo che non ci sia alcun botto, professore, né reale né metaforico; fermerebbe il cambiamento per un altro ventennio – proprio adesso che dalla società emergono nuovi modi di confrontarsi, decidere e agire politicamente; e questo nonostante la titanica resistenza dei partiti, impegnati ormai soltanto (purtroppo anche a sinistra) a salvare la ghirba – a costo di far fuori ancora una volta quei settori della società (detti movimenti) che esprimono troppo esplicitamente il bisogno di cambiamento e di critica del sistema –

    La cosa in passato funzionava anche grazie all’aiuto ‘esterno’ di qualche trauma (in inglese shock) – magari di natura economica -, sapientemente amplificato da narrazioni che ne facevano il ‘male invincibile’, e quindi il pretesto di ogni nefandezza – purtroppo anche a sinistra.

    Dicono che la strategia della tensione è finita, ma forse ha solo lasciato il testimone a una ‘tattica’ delle tensioni che spontaneamente si producono nella società – una capacità ormai diffusa di capitalizzare le minacce, le ossessioni, le paure (in)fondate; di arruolare (e quindi indirettamente foraggiare) i tanti ‘nemici’ interni ed esterni, un tempo mafia e terrorismo, ieri globalizzazione e cina, oggi la crisi, ma domani se dovesse finire, può sempre tornare in pista qualche mafia o terrorista.

    Sempre giusto tenere alta la tensione, e pretendere la verità su vicende oscure come la trattativa stato-mafia, è quello che chiede una gran parte degli italiani. Ma speriamo anche che i partiti cessino di fare ricorso all’immaginario dei nemici invincibili per salvarsi dal ritorno dei movimenti.

  • pierluigi tarantini

    Caro Aldo,
    condivido solo parzialmente l’analisi.
    Se la Mafia non ha votato la ragione è meno inquietante di quanto la fai ricordando altre stagioni.
    Basti considerare la differenza tra i voti (200.000)accreditati alla Mafia ed il calo elettorale del PDL (- 650.000).
    Questa differenza non è spiegabile solo con il disorientamento dell’elettorato di destra, con la protesta del ceto medio (molto composto nel prenderselo in quel posto)e con i (pochi) disgustati dagli scandali.
    I 450.000 voti in meno (al netto del voto mafioso) sono spiegabili soprattutto con il momentaneo venir meno del vecchio, caro, voto clientelare che, date le peculiarità del contesto, è particolarmente significativo.
    Questo voto è venuto meno per ragioni non dissimili da quelle del venir meno del voto mafioso.
    Per quale ragione dovrei investire su chi nella prossima legislatura non sarà in grado di farmi ottenere appalti, posti di lavoro o incarichi?
    E per quale ragione dovrei candidarmi e pagare i voti a caro prezzo (mica siamo a Milano!) se, pur riuscendo, non mi tocca neanche un assessorato?
    E tieni conto che il PDL, oltre ad essere diviso e perciò svantaggiato nei pronostici, s’era già giocato parecchia credibilità non avendo realizzato, nella scorsa legislatura, i sogni di eletti ed elettori.
    Raccogliamoci, quindi, in un momento di raccoglimento per il dramma di questi ultimi.
    Sono certo, conseguentemente, che vivremo un capodanno sereno, forse solo un pò dimesso.

    Quanto all’alternativa PD/UDC o PD/SEL non credo che tal dilemma possa far innervosire gli ambienti finanziari e dell’intelligence.
    Al massimo siamo noialtri ad essere in ambasce:un pò di pazienza….
    Le primarie incombono e, se un buon risultato di Vendola renderà improbabile la coalizione con l’UDC, un successo di Renzi farà prendere poi, come in Sicilia, un sacco di voti a Grillo.
    La classe media, e pure quella operaia, rimarranno comunque composte ….

  • Non sono molto convinto che c’e’ la possibilita’ di una nuova stagione stragista come quella del 92/93, come dice Mutolo nell’intervista a Il Fatto di domenica.

    Perche’ la mafia militare e’ in difficolta’ e perche’ allora oltre alle mani di Cosa Nostra c’erano altre manone.

    Se ci fosse un’altra fase di bombe come allora, bisognerebbe capire di chi sono quelle manone, chi le guida, che interessi vuole difendere.

    Detto questo e’ chiaro che gli assassini politici sono sempre possibili e Crocetta e gli altri minacciati vanno molto salvaguardati, se non altro per avere la serenita’ giusta per vivere e lavorare.

    Sono piu’ convinto che i ricatti ed i tentativi di condizionamento possono assumere forme diverse.

    Si fa un gran parlare del potere finanziario della mafia e dei suoi alleati (professionisti, industriali, gente delle istituzioni).

    Magari mi sbaglio, ma i click dei computer che comandano le transazioni finanziarie potrebbero essere molto piu’ convincenti di un’autobomba sia per minacciare sfracelli sia per corrompere.

  • temevo all’inizio che fosse un post tutto concentrato su grillo, e invece sono delle giuste e condivisibili considerazioni.
    noto che nell’analisi manca l’idv. forse non è un caso, ma io non darei per scontato l’esito della vicenda. in fondo di pietro ha detto chiaramente che sta aspettando i risultati delle primarie, dato che l’alleanza con grillo sembra relegabile alla fantascienza.
    queste elezioni sono parecchio strane: saranno le prime della storia d’italia in cui il risultato elettorale sarà fortemente subordinato da quello delle primarie, che sembrano essere più importanti delle elezioni stesse

  • se crocetta,paghera i 980 milioni di interessi sui piggs a breve scadenza,sara al sicuro,perche quelli che li devono incassare,come la mafia,una piccola fetta,la chiesa,una piu grandicella,il pd,idem,l udc, e i grillini e i loro amici inglesi,gli stessi che tentarono con finocchiaro aprile,di prendersi la sicilia,perche grande porta,aura,del mediterraneo,idem ,e dopo aver pagato, lo scalzeranno politicamente,e lo nomineranno presidente onorario dell arcigay internazionale!

  • Se rimane il porcellum – così come pare – non ci sarà nessun botto di capodanno perchè il prossimo governo si chiama Monti-bis (se dovesse vincere le primarie Bersani) con l’alleanza post elettorale pd-udc, tutto sommato abbordabile per consentire una ordinata prosecuzione del business-as-usual dei gruppi di interesse economici influenti, sia nostrani che stranieri.
    Faranno qualche altra legge fuffa – come quella anti-corruzione – e, per il resto, continueranno a massacrare le classi medio-basse tramite una fiscalità soffocante per assicurare la continuazione del banchetto e, nel frattempo, rassicurare i creditori esteri.

    Renzi sarebbe una tentazione forte per questi interessi ma negli ultimi giorni, fiutando un po’ gli umori, mi sono convinto che alla fine lo abbandoneranno al suo destino e non lo faranno vincere. L’appoggio eventuale dei poteri forti (forse più quelli stranieri, o comunque transnazionali, che nazionali) di cui questo candidato godrebbe, infatti, secondo me è venuto meno perché si stanno rendendo conto che nelle condizioni politiche e sociali attuali una vittoria di Renzi rischierebbe di essere più nociva che benefica, spezzando in due il battello e facendolo affondare definitivamente. Il battello sarebbe il PD, che – come ho scritto più volte – considero il partito chiave del sistema politico italiano per garantire lo status quo: un partito che, funzionalmente, fa da specchietto per le allodole e attrae voti di elettorato progressista per portarli al centro e metterli al servizio della conservazione). Inoltre, nell’attuale congiuntura politica questo partito si trova ad essere al centro dell’arena e, quindi, determinante per gli indirizzi futuri.

    La partita del paese si gioca tutta all’interno del PD. In questo senso il gioco delle alleanze (e, quindi, sia il sistema elettorale che i sondaggi, che fotografano in tempo reale l’attualità dei rapporti di forza) sono determinanti nella misura in cui influenzano le dinamiche interne di questo organismo politico.

    L’astensione della mafia può essere letta anche da questa prospettiva: da una parte non votiamo per Crocetta (anche perchè non voteremmo mai per questa persona ostile, in se, agli interessi dell’organizzazione) ma, dall’altra, assicuriamo il nostro silenzio-assenso, perché vogliamo mettere il PD in condizione di propendere verso quella posizione consociativista cui l’alleanza organica con l’UDC (meglio se post-elettorale) apre le porte.

    Mi spiace dirlo ma, l’unico attore che ha capito questa dinamica è Grillo con il movimento 5 stelle. Che, secondo me proprio per questa ragione, ha individuato (correttamente) già da tempo il PD come suo “nemico principale”.

  • Il PD, in sostanza, è un FALSO alleato dei progressisti. Un partito civetta che serve ad internalizzare e disinnescare ogni energia potenzialmente ostile agli interessi dominanti nell’attuale assetto.

    E per “progressisti” – voglio essere chiaro – intendo non soltanto gli appartenenti alla cosiddetta “sinistra radicale” (che spesso e volentieri propone idee e schemi obsoleti e ampiamente superati, oltre che fuori portata come obiettivi). Anzi, questi partiti spesso, pur criticando aspramente il PD da sinistra, cercano di aggrapparsi in tutti i modi alle alleanze e alle coalizioni di cui proprio questo attore è il principale perno.

    Per progressisti intendo chi (come me) pur apprezzando un certo pragmatismo e, soprattutto, sforzandosi di partire dalla comprensione della “realtà attuale”, non intende rinunciare all’ausilio di un “sistema organizzato di idee”, come strumento prezioso per legger la realtà ed interpretarne i mutamenti possibili e quelli più probabili, ne intende rinunciare alla lotta (culturale, prima di tutto) per essere determinate di questo mutamento piuttosto che soggetto passivo. Riconoscendo di fare parte di una classe di persone (maggioritaria ma inconsapevole e debole, proprio perché facilmente addomesticabile e frazionata) i cui interessi materiali sono in netta contrapposizione dialettica con quelli di un’altra classe di persone (minoritaria ma più consapevole e influente).

    Queste persone non sono necessariamente dei radicali. Anche perchè – come io credo profondamente – non c’è cmabiamento più rivoluzionario, efficace e pervasivo di quello nella direzione giusta – certo – ma graduale e assimilabile armonicamente dalla società senza strappi violenti.

    Questo è proprio quello che il PD (fraudolentemente) propone agli elettori ma, in realtà, l’opposto di quello che con le politiche e le tendenza che asseconda, promuove di fatto.

    Proprio per questo il PD è oggi da individuare come principale responsabile dello status quo e antagonista.

  • @ andrea
    il tuo discorso mi sembra la scoperta dell’acqua calda, e soprattutto mi sembra applicabile anche agli altri paesi europei e non: i socialdemocratici non sono la sinistra radicale, ma sono socialdemocratici. sulle conclusioni mi sembri però molto vicino a un intellettuale tipo vittorio feltri: leggi qua:

    http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/11/07/v-feltri-voto-grillo-mi-fa-godere-come-orgasmo-si-a-di-pietro-al-quirinale/209958/

    ma i “progressisti” alla ferrero coem feltri, sono convinti che grillo sia l’ìultima spiaggia per l’italia. evidentemente non riescono a notare le assonanze con forza italia perchè la passione li frega. forse le noteranno solo quando la deriva neofascista presente nei grilli uscirà completamente allo scoperto.

    in poche parole mi sembra che la vostra insofferenza per il pd e le alleanze siano una malcelata insofferenza per la democrazia rappresentativa: anche aldo, che è per il proporzionale, è contrario alle alleanze che sarebbero naturalmente implicate da questo sistema. ma mi sembra imbarazzante proporre modelli autoritari che sostituiscano quest’ultima come quellon grillino.

    comunque devo dire che sono anni che ci annoiano con il fatto che il pd non ha i requisiti cattolici per essere un partito di sinistra ideale. lo so, e francamente non me ne frega una cippa di minchia. sarò un falso progressista a non votare le camice nere di grillo, ma preferisco rischiare un’altra mastellata che 5 anni di grillusconi. anche pèerchè penso che la società si cambi nel tempo, e che senza un vasto elettorato socialdemocrtatico, le energie fresche per la sinistra più radicale non ci saranno, dato che la sinistra radicale cresce quando governa il centrosinistra, mentre la destra radicale quando governa il centrodestra.

  • a proposito, ma a questo punto non sarebbe anche il caso di parlare di legge elettorale? è uscito un’altro capitolo della serie. casini e il pdl hanno proposto un proporzionale quasi puro, con un premio di maggioranza che non scatta praticamente mai in modo che l’unica possibilità sia una alleanza pro monti bis che distorca la rappresentatività dando agli elettori di casini e rutelli un peso molto maggiore degli elettori di sinistra.
    guardate cosa dice casini:

    “Vogliamo lasciare una legge elettorale che permette a Bersani e Vendola di raggiungere il 55 per cento con il 30 per cento dei voti?”. Chi vuole questo, aggiunge il leader dell’Udc, “alzi la mano: io non lo voglio”. Casini si rivolge poi al partito di Bersani: “Se il Pd vuole tenersi il Porcellum – dice – lo dica chiaramente, forse in questi anni si è convinto che in fondo è una buona legge”.

    siete d’accordo con lui? io no. e a voler essere sospettoso, credo che di fronte a questo atteggiamento di ostilità nei confronti di bersani ci possa essere anche dietro una maggiore fiducia che vinca renzi, dato che altrimenti si creerebbero delle fratture che non aiuterebbero affatto per le alleanze. mentre con renzi vendola starebbe fuori e casini e alfano dentro…

  • @giandavide

    Non sono affatto contrario alle alleanze. Se vuoi fare politica ti devi alleare con qualcune per rappresentare, complessivamente, almeno il 51 per cento di chi esprime il proprio voto. Ma le alleanze politiche si fanno fuori dalle istituzioni, sui contenuti e non sul presupposto vuoto che bisogna andare a governare tutti insieme appassionatamente per…governare. Il governo di un Paese non può essere fine a se stesso in una visione progressista. Può esserlo in una visione conservatrice.

    Se però per alleanze si intendono le ammucchiate parlamentari costruite su programmi evanescenti (vedere alla voce “Unione”), in cui ciascun partitello ha il potere di veto e l’azione di governo è paralizzata, allora tanto vale tenerci il porcellum e Casini come dominus politico della svolta neomontiana.

    Non credo che possa esistere qualcosa come la “democrazia diretta”. Soprattutto perchè, magari la tecnologia oggi consentirebbe anche a tutti i cittadini volenterosi di votare ogni mozione ed ogni atto da deliberare, stando comodamente seduti a casa loro, ma come la mettiamo con l’iniziativa? Chi propone i testi e gli emendamenti da votare. Come si può ben capire, questa è una parte non indifferente della funzione della rappresentanza parlamentare. Quella che Grillo chiama “democrazia diretta”, in letteratura viene definita “democrazia partecipativa”.

  • @andrea:
    parli di alleanze sulla base di programmi, ma sembra che per allearsi tutti i partiti devono avere lo stesso programma oppure sono delle “ammucchiate”. d’altra parte quello che chiami potere di veto è un effetto, come anche quello di fare cadere il governo. la causa sono i patti pre elettorali che si stringono e il fatto che qualcuno li infrange. e se in un prossimo governo di centrosinistra i parlamentari cattolici del pd se ne vorranno andare, che se ne vadano: finiranno come gasparri e la russa, senza partito e senza elettori, e metteranno una lapide tombale sul cattocomunismo in italia. oppure troveranno un modo di dialogare con la sinistra socialdemoratica.
    comunque non mi sembri molto concreto: parlando dell’italia di oggi e non del mondo de le scoregge, tolto il pd, con chi si dovrebbe alleare la sinistra? con il capo dei pentastelluti? con il pdl? con qui quo e qua? insomma avresti fatto prima a dire che non ami le alleanze e preferisci una sinistra cattolicamente dura e pura che subisca all’opposizione, magari con un bel cilicio che sottolinei la diversità, mentre il buon casini mette in pratica le misure di austerità montiana che fanno perdere due punti di pil per ogni punto di tagli. devo dire che a leggere certe cose da un lato cascano le braccia, dall’altro ci si spiega in modo più semplice perchè siamo messi così male…

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