Il risultato del nostro mini sondaggio sul caso Libia.
Innanzitutto rinnovo le mie scuse a Nicola Mosti per averlo scambiato per un “destro” filo americano che insultava pacifisti e comunisti. Non ho colto l’ironia del suo intervento che ho preso alla lettera, è questo è grave perchè vuol dire che sto invecchiando e sono meno pronto di un tempo. Pazienza ed ancora chiedo scusa.
Al di battito hanno partecipato 14 lettori, dei quali 10 hanno risposto al questionario e 4 hanno inviato solo un commento.
Alcuni hanno risposto anche alla prima parte: non era rischiesto ma è ugualmente interessante leggerne i risultati:
A- (è sempre e comunque contro l’uso della forza?) 1 si 3 no
B- (ad intervenire sono paesi Nato che da sempre usano l’alibi delle guerre umanitarie per fare i propri comodi?) 2 si 1 no
C- (il regime di Gheddafi è un regime anti coloniale che va difeso da un intervento neo-coloniale) 0 si 2 no
D- si tratta di una finta rivoluzione popolare di una piccola minoranza? 2 si 0 no 1 non so
VENENDO ALLA PARTE CENTRALE DEL QUESTIONARIO:
1- (se non stessimo parlando della Libia ma dell’Egitto o dell’Arabia Saudita, saremmo sempre contro l’intervento?) 9 si 1 no
(motivazione)
2- (perchè l’uso della forza è sempre sbagliato) 4 si 5 no
3- (perchè siamo sempre e comunque contro gli interventi Nato o americani ) 3 si 5 no
4- (perchè nel Medio Oriente non è in corso nessuna sollevazione popolare ma si tratta solo di una montatura dei servizi segreti occidentali che stanno pilotando un cambiamento della regione con regimi controllati dagli Usa e simili) 1 si 4 no 3 Non so
A queste motivazioni due intervenuti hanno aggiunto la difesa del principio di sovranità nazionale con conseguente divieto di interferenza.
Come avevo detto, lo scopo non è quello del giochino della patente a punti, per “beccare in contraddizione” l’allievo scemo. Peraltro io patenti non ne dò e, quindi, non ne ritiro a nessuno.
Nè è quello di fare un “sondaggio di opinione” neppure lontanamente attendibile: con la partecipazione di poche persone non si fa nessun sondaggio.
Gli scopi proposti erano due:
– isolare e distinguere i punti del dissenso uno rispetto all’altro per identificarli.
– scomporre ed analizzare il tipo di cultura politica che sta dietro all’opposizione all’intervento militare in atto
Conosco le leggi della complessità e condivido le osservazioni che mi sono state fatte in tema di non complementarietà. So perfettamente che il sistema è più della somma delle parti che lo compongono e che non è possibile capire la singola parte se non in relazione alle altre. Questo, però, non vuol dire che non ci sia una fase in cui sia necessario identificare le singole parti per poi esaminarne il funzionamento combinato. E questo è stato il primo scopo.
E’ ovvio, peraltro, che le diverse motivazioni siano collegate in qualche modo fra loro, per cui –ad esempio- principio della non violenza e principio di non interferenza negli affari interni di un singolo paese possono essere collegati o meno fra loro, ma non è detto che questa relazione abbia una sola modalità. Ad esempio potremmo ottebnere queste diverse combinazioni:
a- sono per la non violenza –premessa maggiore- per cui sono anche per la non interferenza,
b- sono per la Non violenza, ma anche per la Non interferenza come principi posti sullo stesso piano e non conseguenti l’uno dall’altro perchè, l’ingerenza potrebbe essere fatta anche senza uso di violenza e resterebbe comunque condannabile.
c- sono per la non interferenza (premessa maggiore) per cui (conseguenza) escludo la possibilità di usare metodi violenti nelle controversie fra stati (per esempio questo è quello che emerge da una certa lettura dell’art 11 della Costituzione che vedo avere molta fortuna). Ovviamente il tipo di relazioni fra le diverse parti del discorso costituisce sistemi di cultura politica diversi fra loro.
E su questo farò qualche commento nel prossimo articolo.
Aldo Giannuli
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