Il referendum di Putin
Il 1 luglio si terrà in Russia il referendum attraverso cui Putin vorrebbe garantirsi il potere a vita. Quali sono gli scenari in corso? Vediamo insieme.
aldo giannuli, putin, russia referendum
Il 1 luglio si terrà in Russia il referendum attraverso cui Putin vorrebbe garantirsi il potere a vita. Quali sono gli scenari in corso? Vediamo insieme.
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Gaz
ACME NEWS
La battaglia dei Cinque Stelle contro i vitalizi e gli altri privilegi della politica ha sfondato anche in Russia.
La Duma, su suggerimento di quel vero e proprio globe trotter che è Diba, ha abolito i vitalizi alla nomenclatura politica russa.
Putin e i sui ministri si trovano a fare i conti con le bollette da pagare, il conto del droghiere da saldare, l’auto da sostituire, le spese per il riscaldamento, per non dire del vitto e dell’alloggio. Lo Zar non ha altre alternative, se non ripresentarsi come candidato leader, visto che non godrà della pensione.
In attesa di tempi migliori, per superare la momentanea crisi, grazie all’interessamento di Trump, il presidente della democratura russa potrebbe ottenere dalla JP Morgan un mutuo a tasso negativo.
Intanto l’Agenzia di Rating Standard&Poor ha ribassato a BBB l’esiguo debito pubblico russo.
Il FT, sulla scorta dell’ingente quantità di oro detenuta dalla Banca Centrale Russa, ha ritenuto eccessivamente negativa la valutazione.
Nel quartier generale dei Cinque Stelle al Testaccio, danno per certa la presentazione di una propria lista alle prossime presidenziali russe. Dibba sarà candidato Presidente e Diemme il suo Primo Ministro.
La lista Vaffanculosky, grazie ai beveraggi in vodka elargiti ai sondagisti, è accreditata di un buon 45% a livello federale.
Anche Salvini, in appoggio a Putin, potrebbe scendere in campo col suo neo movimento “Russia prima di tutti”.
Gli osservatori dell’OCSE vigileranno sulla correttezza dello svolgimento delle elezioni, a partire dallo scrutinio delle schede.
Gaz
Dalla Russia ci sono le prime reazioni all’interessamento italiano per le prossime presidenziali.
In un articolo di fondo del quotidiano “Stella Rossa”, il Generale Bombosky si è dichiarato contrario allo sdoganamento degli Pappalardos, perché lo Stato Maggiore è in grado di esportare ufficiali e poi perchè nessun esercito nella storia si è mai vestito di arancione.
I legali degli arancioni stanno preparando un ricorso al Tribunale di Mosca per poter entrare in Russia.
Putin ha fatto sapere di rifiutare il loro appoggio.
Gaz
In tanti abbiamo detto delle cattive acque in cui naviga la Deutsche Bank.
La notizia c’è e rimbalza, ancor più ora, dato che i teutonici manager sono stati messi a pane e acqua per un mese.
Possibile che in Italia non ci sia in nessun mistero, non dico un figlio di Putin, ma almeno un suo nipote ?
Poi vorrei vedere in conferenza stampa la Merker con Sarkozy/Macron sorridere di risolini odiosi dell’Italia.
Certo B. non è un santo, ma non mi sembra che certi altri leader europei profumino di beatitudini. Però non sono italiani.
Gaz
Io guarderei prima la trave negli occhi dell’Italia e poi la pagliuzza in quella della Russia.
Almeno a Mosca e dintorni i cittadini li fanno votare.
Qui manco quello.
Putin avrà collezionato pure degli insuccessi, dall’Ucraina alle casse statali vuote, ma da queste parti si ha ben poco da cantare vittoria. Siamo insultati, derisi, umiliati, offesi, chiamati mafiosi, lavativi, cicale, sfaticati, spendaccioni, ubriaconi, riceviamo i sorrisi stupidi della Merkel e Sarkò … e dobbiamo pure stare zitti. E che dire degli improperi che ci rivolgono los nordicos? Abbiamo dimenticato la serie di insulti ricevuti da Macron?
A Mosca gli interessi e le decisioni a favore di Mosca sono prese da dei russi.
A Roma, invece, le decisioni per gli italiani piovono da Belino, Francoforte, Parigi, Bruxelles.
Perchè in Gran Bretagna hanno potuto votare la Brexit, mentre qui non posso? Sono da meno di un londinese?
Putin, bene o male è eletto. Giuseppi chi lo ha eletto? … e prima di lui la serie degli ineletti è lunga.
I russi possono votare per un tipo di politica economica, piuttosto che per un’altra. Qui la dittatura franco tedesca si manifesta attraverso l’euro la UE: siamo una colonia della Francia e della Germania. Non mi pare che la Russia sia una colonia.
La Russia sarà pure una democratura, ma noi italiani colonizzati abbiamo poche lezioni da dare.
Liberiamoci prima del giogo franco tedesco. Poi riparliamone.
In Russia ci saranno pure dei brogli elettorali, ma in Italia il voto è svuotato di significato, perchè c’è il pilota automatico imposto da Bruxelles.
Sulla effettività dei diritti la vogliamo spendere qualche parola? Quanti soldi già versati dall’Italia nei vari fondi europei sono arrivati dopo il covid nelle tasche degli italiani?
Ovvio che poi quando si chiede agli italiani quali siano i nemici e quali gli amici, tra i primi mettano los nordicos, mentre tra i secondi ci siano i russi. I primi hanno sequestrato le mascherine. I secondi, per mille motivi neppure tanto nobili, almeno le hanno portate.
E’ più democratica la Russia, dove il voto è dato, oppure la Commissione dell’UE. E che dire dell’Eurogruppo, che è poco più che un fantasma?
Allora ditelo
L’elezione diretta di un duce è roba vecchia, Lord Hailsham la chiamò dittatura elettiva.
Il format richiede un massiccio coinvolgimento dei nostri “giornalisti eletti” che avranno il ruolo di preselezionare i candidati che non si possono rifiutare (“l’informazione è cosa nostra diffidate dalle fake news!” dicono e certamente ne sanno sempre una più di noi che raccattiamo notizie di seconda o terza mano).
D’altronde quello che passa per “politica” sono narrazioni che ci vengono date con personaggi, ruoli, colpi di scena, arricchite di licenze poetiche e altri artifici (dicerie, retroscena immaginari con tanto di virgolettati non verificabili) giusto per non far perdere interesse (le entrate pubblicitarie non bastano ed il settore è in crisi).
Allora ben vengano politici a cavallo in topless o a dorso nudo che La “riserva d’Assemblea” (e la questione di fiducia parlamentare) costa troppo per l’erario ed meno faticoso seguire le gesta di un duce (un capitano, ecc.) dall’ascesa fino alla rovinosa caduta come capro espiatorio.
Soprattutto l’epica di un singolo è meno faticosa da raccontare del chaos di una assemblea di persone che a malapena nessuno conoscerebbe.
Un immagine vale più di mille parole e i volti telegenici possono ben surrogare le questioni di merito certo complicate per i poveracci come noantri.
Mica c’abbiamo li sordi per pagare tutte le consulenze che servono, come i facoltosi finanziatori di duci passati e futuri?
Gaz
… almeno in Russia non convocano gli Stati Generali.
Se Conte proprio cerca idee in prestito, potrebbe rivolgersi alla ACME Corporation. Riceverebbe pacchi-idee in regalo.
Gaz
Dopo il Russiagate spunta la pista rossa e capistalistica cinese. Xi avrebbe aiutato Donald.
Povero Trump, non riesce proprio a trovare i voti in America, se deve importarli.
Tra poco spunterà la via arancione.
Ci manca solo che dalla Casa Bianca chiamino i Palamara Boys.
Suvvia !!
Gaz
Aquisgrana non fa referendum
Extra Unionem nulla salus
Tutto nell’Unione, niente al di fuori dell’Unione, nulla contro l’Unione.
Gaz
Il referendum di Trump si chiamerà elezioni.
Si svolgerà negli Stati Uniti.
Invece a sentire i commentatori di cose americane, sembra che questi vivano in Kentucky, nell’Illinois o nell’Oregon, mentre poi si scopre che vivono in Italia.
Molti opinionisti italiani parlano come se fossero propagandisti di uno o dell’altro candidato.
Da Italiano mi interessa poco delle virtù e dei difetti di Biden e Trump.
Mi interessa piuttosto l’atteggiamento rispettivo che hanno verso l’Italia.
Biden è stato il vice di Obama, il quale ha ammesso che l’invasione della Libia è stato un errore. Penso sia superfluo dire altro. Personalmente gli auguro un successo pari a quello della Clinton, segretaria di stato nel 2011.
Trump, di fronte all’emergenza del Covid-19, ha attivato un’apertura di credito nero su bianco, a favore dell’Italia.
Tra le bombe su Gheddafi di Obama-Biden-Clinton e le linee di credito di Trump a favore dell’Italia, la scelta dovrebbe essere semplice e facile.
Eppure, a sentire i grandi commentatori, non è così scontato.
Vivere e votare a Syracuse, o a Siracusa non è proprio la stessa cosa.
Gaz
Anche il referenudm che aspetta al varco l’Hyperpresidente Macron non è male.
Le municipali hanno suonato il campanello di allarme per En Marche, il partito pret a porter di Manu Manu, il quale vorrebbe fare un rimpasto di governo, alla luce dell’esito elettorale da retromarcia.
Macron può fare tutti i rimpasti cementizi che vuole, aggiungere farina integrale alla boiacca, lanciare tutti i missili che desidera contro l’incolpevole Oceano, alla faccia dell’ecologia, esportare costosi sistemi d’arma e centrali nucleari, ma non avrà mai il lievito per far cose buone.
La Francia paga l’abbraccio stritolante con la Germania. Le asimmetrie tra aree monetarie non omogenee valgono pure per la Francia.
Nelle stanze dell’Eliseo l’anti italianità è stata a lungo coltivata, e non è detto che ipocritamente non lo sia tutt’ora. Pensano stupidamente che il “nemico” ( e qui verrebbe da ridere) sia a Roma. Se ne stanno accorgendo.
L’iperliberismo macroniano, cammuffato da europeismo, ha mostrato tutti i suoi limiti, innanzi tutto sociali ed economici.
Ma si sa, il globalismo sregolato e selvaggio si alimenta delle sue stesse sconfitte.
Essere in politica estera anti italiani porta una sfiga cosmica.
Chiamiamola “Vendetta di Nerone”.
Gaz
L’immancabile Macron è andato a Berlino per colloqui con la Merkel che hanno spaziato dai Frugal Four, a Fondi post Covid, al Sahel
Dal resoconto stampa non risulta che la Merkel abbia detto a Macron che i fondi ci sono per essere usati dalla Francia, come ha fatto con l’Italia. Per giunta non c’è neppure un accordo sull’uso e sula ripartizione dei fondi.
E’ semplice. Merkel usa i soldi futuri degli altri come esca politica per imporre il dominio tedesco sul resto dell’Europa, nei suoi progetti, appendice della Germania.
Gaz
Il buon Macromedia, uscito carico di meraviglia dalle urne, perché non si fa i fatti suoi, invece di pensare, con la Merkel, a comandare in Italia?
In Francia lo mandano a …
Noi siamo più fessi, che ci dobbiamo fare comandare da Aquisgrana?
Gaz
Che tristezza!
Saranno pure criticabili Trump e Putin, ma almeno nessuno mette in discussione che siano due politici. Li potrà appellare come si vuole, ma restano comunque politici.
E noi chi abbiamo?
Siamo nelle mani di personaggi che hanno smarrito l’interesse dell’Italia.
Stiamo sfogliando la margherita del MES si, MES no, tra pressioni tedesche e resistenze dei 5* duri e puri.
Fosse solo presa di tempo o decisione di non decidere saremmo ancora tra le opzioni possibili. Invece non abbiamo neppure questo, perchè, giusto per ripetere un’immagine Giannulliana, i gatti si stanno per alleare con i topi. L’opposizione (almeno sulla carta è tale) di Berlusconi sta per venire al Senato in soccorso alla traballante maggioranza PD-5* sul MES. Silvio tratterà direttamente con la Merkel e Macron … l’appoggio al MES ovvero che l’Italia resti nell’UE e nell’Euro, affinchè continui ad essere spolpata, ma non lo farà gratis. Avrà il suo tornaconto.
Gaz
In Germania vedono le elezioni anticipate come fumo negli occhi, perchè temono che dalle urne possa uscire rafforzato l’euroscetticismo, prodromo per l’Italexit.
Gaz
Da queste parti vi inondo sempre meno di Macronate.
L’Hyperpresidente è ormai un libro aperto, ma decisamente noioso a causa della stantia grandeur alle escagot, che depurata dalla barocca teatralità, altro non è nella sostanza che una serie di pagliacciate e imbrogli di un bulletto, che si atteggia a guappo. Sembra un personaggio del primo Verdone, scaraventato sulle scene internazioanali, che per darsi un tono, parla in francese.
Dietro la faccia ben rasata e il capello in ordine c’è il lungo bluff del fallimento dell’iper liberismo, infinitamente celebrato e narrato dalle capacità attoriali del Presidente, non poco vanesio ed egocentrico.
Per fortuna non tutti credono alle sue confuse favole, sempre più spesso imposte dalle manganellate, dai lacrimogeni, dalle cariche e dalle brutalità della polizia.
Sarà sconfitto dall’applicazione delle sue stesse idee fallimentari, che si ritorceranno contro il Presidente dei ricchi, reo di aver reso più poveri i già poveri. In più non ha la volontà di liberarsi dall’abbraccio economico troppo stretto con la Germania, a tutto vantaggio dei Germs. L’illusiome di pareggiare la prepotenza tedesca, mettendo sul piatto l’arsenale nucleare, si è dimostrato vana. La conseguenza è che ciò che si dice degli ambigui discorsi di Macron, è più rilevante degli stessi discorsi, quasi che siano gli interlocutori a dover dar senso alle sue incerte parole.
E’ sbagliato odiarlo. Si rischia di farne un eroe dalle qualità politiche superiori, laddove invece ha buone capacità da attore narcisista.
Purtoppo per lui, l’Eliseo non è il centro del mondo, come vorrebbe far credere. Quando si trova a confrontarsi con una realtà diversa da quella anelata in segreto, non può far altro che sbattere i pugni per afferare la propria autonomia, in un Mondo nel quale alla fin dei conti è, come tanti,ospite e non padrone. Distinguersi gli serve per aumentare il proprio prezzo, sperando di risollevare le sorti interne, a danno dei vicini.
Resta un uomo dell’ottocento, capace di grandi trasformismi, ma al contempo capace di grande tenacia … pur di non lasciare il potere.
Farà finta nel prossimo biennio di interpretare un personaggio che non può essere più distante dalle politiche iperliberiste che fin ora ha impersonato, al fine di battere gli avversari sul loro stesso terreno. Presenzierà nel posto sbagliato al momento sbagliato, ma ci sarà per il gusto della teatralità che alimenta se stessa e per far credere di avere tutto sotto controllo: è il solito bluff, ripetuto ad ogni occasione, al punto di mistificare le sconfitte economiche e sociali, come nuove vittorie per le vittime che ne pagano il prezzo.
Con qualche artificio politico cercherà di legare al proprio destino settori che lavoreranno per il suo successo.
Stringendo stringenodo, ci si rende conto che è tutto teatralità e fumosità, utile per sostituire il falso al vero.
Gaz
Giusto per completezza, Putin ha vinto il suo personale referendum col 77% dei voti.
A meno di essere immortale, come il suo amico Berlusconi, morirà da Presidente.
Gaz
Anche l’Italia ha i suoi referendum.
Su questo blog non ho mai nascosto la mia posizione. Sono tra i pochi che ritengono che la WWI sia stata più importante della WWII, quasi una riedizione della Prima, con la significativa variazione della posizione dell’Italia, frustrata nel 1919 a Versailles.
L’Italia si trova al centro delle linee di faglia nord-sud ed est-ovest. L’interesse nazionale vorrebbe che le tensioni internazionali ci toccassero il meno possibile, sia perchè non sono questioni che ci investono direttamente, sia perchè dalle stesse non abbiamo molto da guadagnarci, se non proprio da rimetterci.
Tuttavia, il neutralismo, sebbene maggioritario nel Paese, puntualmente ne è uscito sconfitto sul piano delle scelte politiche compiute dall’Italia.
L’interventismo postumo è diventato il tratto distintivo della politica estera italiana, salvo accorgersi ad esiti finali che l’interesse nazionale ne era riuscito ridimensionato, se non gravemente leso.
Allora vanno indagate le dinamiche dei capovolgimenti e delle disfatte politiche.
Il controllo della Penisola Italiana è ambito da tutti, perchè consente di frazionare il Mediterraneo in mari più piccoli, la cui chiusura determina lo strangolamento economico degli entroterra continentali europeo e africano.
Ogni schieramento ha corteggiato l’Italia, ma da questo a volerne fare un partner in grado poi di giocare per proprio conto, il passo è lungo e incompiuto, perchè per gli Alleati significa far posto a tavola. L’Italia va bene finchè è combattente a fianco, ma non quando pretende un trattamento alla pari, a guerra terminata, perchè significa esserne condizionati nel futuro.
Il passaggio dal neutralismo all’interventismo diventa allora la chiave di volta, variamente declinata nel corso della storia, per comprendere le coordinate di politica estera applicate all’Italia.
Mussolini pagò con l’espulsione dal Partito Socialista Italiano il cambiamento di idee dal neutralismo all’interventismo. Sappiamo che dietro l’ex direttore dell’Avanti si parlava francese e inglese. Ma sappiamo pure che egli non era il solo e che la parte tedesca non era meno attiva e danarosa.
Abbiamo già le prime due invarianti: le eterodirezioni (termine generoso) e la manipolazione dell’opinione pubblica. Questi sono elementi necessari, ma non sufficienti per il passaggio dal neutralismo all’interventismo: occorre che le elitte siano disponibili a liquidare la maggioranza, imponendo la propria volontà con la straordinarietà degli atti di forza: abbiamo il terzo elemento.
L’anti italianità si sostanzia in una guerra costante e preventiva che condanna l’Italia alla irrilevanza e alla iper imputazione dei peggiori cliché, per tenerla sotto controllo, acciocché sia in vita, ma non troppo vitale da essere concorrenziale. Incredibile a dirsi, ma tutti gli alleati che abbiamo avuto si sono sentiti liberi di non mantenere i patti, ma di pretendere pedissequamente dall’Italia il rispetto degli stessi, ovviamente a proprio vantaggio. E l’Italia sarebbe inaffidabile …
Agli effetti pratici non cambia molto che l’Italia vinca o perda.
Se vince è irrilevante, ergo deve pagare un conto agli altri in termini di sudditanza, come se fosse stata sconfitta. Se perde è colpevole, ergo deve pagare lo stesso un conto, perchè sconfitta. C’è una cosa migliore della vittoria sul nemico: far pagare l’alleato, come se fosse uno sconfitto. La Diplomazia diventa allora la minestra delle volpi servita ai cicognoni italiani in un’ampolla dal lungo collo. Quando nelle Conferenze Internazionali aleggia l’antiitalianità, i giochi dietro le quinte son già stati fatti. Meglio non participare; meglio perseguire vie non diplomatiche. I migliori accordi diventano quelli non sottoscritti, perchè sono comunque penalizzanti, se non umilianti.
Perchè tanta pressione e odio costante nel tempo contro l’Italia, indipendentemente dall’essere vincitrice, sconfitta, cobelligerante, quasi ad essere il capro espiatorio, malgrado tutte le prove positive contrarie offerte?
Tutti vogliono l’Italia, ma sub specie coloniae. Nessuno se la piglia come alleata alla pari, ancor meno (ammesso che la categoria esista) come amica. Si potrebbe pensare che i peggiori marchi diffamatori internazionali siano la conseguenza della impreparazione di un ceto politico che si confronta con dimensioni incommensurabilmente più grandi. Di esempi di politici “per caso” ne abbiamo molti sotto gli occhi, ma le cose non andavano meglio per i politici italiani onesti e preparati. Nel 1919 a Versailles, Sidney Sonnino, ministro degli esteri del tempo, non riuscì di chiudere l’Adriatico e a farne un novello Golfo di Venezia. Consapevole del disatro che aveva subito, si eclissò dalla scena politica. Post mortem fu addirittura celebrato come un ottocentesco colonial annessionista dalla stampa americana, che dell’accordo spartitorio anglo-francese Sykes-Picot opportunisticamente si dimenticò.
Tralasciando i rapporti durante la Conferenza di Pace di Parigi, tra il Presidente del consiglio,Vittorio E. Orlando e il suo Ministro degli Esteri, Sidney Sonnino, l’errore della posizione italiana consistette nell’andare a Parigi, piuttosto che nel non prendersi con la forza quel che era stato promesso col Trattato di Londra. Infatti la posizione vincente fu quella di D’annunzio che occupò manu militari Fiume. Anche il trattato di Rapallo del 1925 si mosse sulla stessa traiettoria, per non dire della coda di paglia di Churchil, che nel corso degli anni trenta si dichiarò disponibile a rivedere la posizione italiana nel Mediterraneo.
Il successo Dannunziano sta ad indicare anche la strada della operatività, ovvero il principio di effettività, per il quale valgono i fatti e non le chiacchiere ipocrite delle conferenze internazionali anti italiane. Francia e Inghilterra avrebbero mosso guerra all’Italia se avesse occupato la Dalmazia, da loro promessa col trattato di Londra?
In quei covi di vipere anti italiane è sbagliato andarci a infilarsi, perchè altro non si può ricevere che morsi.
L’Italia avrebbe dovuto, già da molto tempo, imparare a fare da se, come fanno gli altri.
Non si può sperare che siano gli altri, sotto forma di alleati, a togliere le castagne dal fuoco per conto nostro.
La consapevolezza è il primo passo. Il gradino successivo è adeguare gli strumenti e i mezzi, interni e internazionali, rispetto agli obiettivi alla portata.
Gli anelli da tranciare per evitare il circolo vizioso della minorità internazionale sono l’eterodirezione e la corruzione delle elitte.
Il Mondo non nasce e non finisce a Parigi, a Londra e ora ancor meno a Berlino.
Quando il trattamento in un club non piace, si allargano le prospettive e si esce.