
Il PCI più strano del mondo
Giovedì 21 gennaio, come molti (ma non tutti, purtroppo) sanno, è stato il centenario della fondazione del Partito Comunista d’Italia. Su giornali e televisioni c’è stato un discreto numero di contributi, ricordi, interventi, con la consueta dose di revisionismo e giravolte da parte di studiosi, storici e politici. Molti di quelli che alcuni decenni fa erano più rivoluzionari dei bolscevichi, oggi ci spiegano tutto il contrario, senza fare la minima autocritica; i vecchi soloni reazionari, che sono sempre stati dall’altra parte della barricata e sempre ci resteranno, hanno riproposto le solite minestre.
Io credo che quella del PCI sia una storia molto importante, da conoscere da vicino, ma con il giusto distacco ed equilibrio, nel quadro più ampio della storia italiana e internazionale. Parlando con molti miei studenti, mi sono reso conto che, al di là della mia generazione, ci sono nei giovani (poche) idee sempre più confuse e sbagliate su questa esperienza che ha segnato profondamente la storia del nostro paese e non solo.
A partire da giovedì 21 gennaio ho iniziato a pubblicare una serie di approfondimenti dedicati alla storia del Partito Comunista d’Italia: ne ho preparati circa venti e ne proporrò uno a settimana per i prossimi mesi, per accompagnarvi in un viaggio nella storia politica, sociale e culturale del partito comunista più strano del mondo.
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Si, perché il Partito Comunista Italiano è stato il PC più strano del mondo. Un partito che non è mai andato al governo in tutta la sua esistenza, fino alla trasformazione voluta da Occhetto, ma ha avuto un numero di iscritti ed una fortuna elettorale che non ha avuto nessun altro partito. Il PCF è stato al governo con Mitterand, il partito spagnolo ha avuto vicende contradditorie ma durante il periodo repubblicano ha partecipato al governo ed anche in Cile, ad esempio, anche se per un breve periodo, il partito fu al governo con Allende. Il PCI non è mai stato al governo.
In secondo luogo è un partito che ha passato circa vent’anni della propria esistenza, dal ‘25 al ‘43, in clandestinità e ciò nonostante è stato il quarto partito più numeroso del mondo dietro Russia, Cina ed Indonesia. Come mai dunque questo particolare “successo non successo”? Senza dimenticare registi, scrittori, intellettuali, matematici: il PCI ha avuto adesioni vastissime in ogni disciplina, arrivando ad avere un’egemonia culturale profonda e significativa a livello trasversale dal mondo della cultura a quello sindacale, da quello cooperativo a quello universitario e potremmo continuare con altri primati notevoli, ma ciò nonostante non è mai arrivato al governo.
Non solo: il PCI è stato un punto di riferimento a suo modo unico nel mondo: c’erano i filo sovietici, i filo cinesi, e poi c’erano gli euro-comunisti, che non erano altro che i filo italiani. Il partito italiano infatti era un riferimento per gli spagnoli, per i greci, per i francesi (anche se di malavoglia) ed anche in America Latina diversi partiti guardavano agli italiani come punto di riferimento alternativo. Persino diversi gruppi dell’est facevano riferimento al PCI che era veramente una sorta di partito-Stato, come dimostra ad esempio il fatto che una figura come Berlinguer, per fare un esempio, quando andava in visita all’estero, venisse ricevuto spesso dai capi di stato e di governo: un trattamento riservato solo ai personaggi più potenti ed influenti, a conferma del ruolo che il PCI ricopriva in tutto il mondo.
Questa serie di elementi, insieme a moltissimi altri, restituisce la peculiarità del PCI italiano, che cerco di ricostruire, indagare e approfondire nel ciclo di approfondimenti video che potete trovare sul mio canale, dove mi soffermo anche sulle figure più significative e carismatiche del partito in tutta la sua storia, senza tralasciare un bilancio critico e distaccato su questa esperienza di enorme valore e significato per la storia del nostro paese.
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Aldo Giannuli