Dell’Utri può essere arrestato?
Il Palazzo e la Costituzione: su Dell’Utri e su Ainis
DELL’UTRI. L’ “Espresso” riferisce che il senatore Marcello Dell’Utri è in procinto di trasferirsi a vivere nella Repubblica di Santo Domingo –di cui avrebbe preso la cittadinanza- prima dell’arrivo della sentenza d’appello sulla sua vicenda (sin troppo nota perché se ne debba dire in questa sede). Se si trattasse di un comune cittadino, andrebbe incontro ad un mandato di cattura, essendo concreto (e direi certo) il rischio di fuga all’estero. Essendo parlamentare in carica, gode dell’immunità, per cui non gli si può impedire di andare a Santo Domingo o dove gli pare. Va bene: l’immunità parlamentare è un istituto a presidio della separazione dei poteri e pensato, inizialmente, come tutela delle opposizioni; non staremo qui a sollevare problemi su questo punto. La questione è un’altra: siamo sicuri che si possa prendere la cittadinanza di un altro stato e che questo non comporti automaticamente la decadenza della cittadinanza italiana? Occorrerebbe capire a che punto sia la pratica del sen Dell’Utri, ma a nostro modesto parere, questo è uno dei casi in cui la decadenza è automatica. La legge italiana prevede che il cittadino italiano che accetti di prestare servizio militare o di rivestire incarichi pubblici presso altri stati, sia diffidato dal Ministero dell’Interno e, qualora persista nella sua scelta oltre il limite di tempo fissato, perda la cittadinanza italiana.
Vice versa, l’acquisizione della cittadinanza di altro stato implica tacitamente la rinuncia a quella italiana e, pertanto, comporta la decadenza automatica e d’ufficio. La cosa avrebbe conseguenze importanti: senza la cittadinanza italiana, verrebbe meno uno de requisiti inderogabili dell’eleggibilità, per cui Dell’Utri, automaticamente perderebbe anche lo status di parlamentare e, con esso, l’immunità di cui gode e potrebbe essere immediatamente arrestato.
La questione dovrebbe essere posta alla Giunta delle elezioni e delle immunità del Senato della Repubblica, che dovrebbe esaminare il caso con procedura d’urgenza. Possibile che nessun gruppo o singolo senatore abbia sentito l’esigenza di porre la questione?
AINIS. Il professor Michele Ainis (uno dei migliori costituzionalisti italiani, giova ripeterlo) ripete, sull’”Espresso” (numero attualmente in edicola), la sua “proposta indecente” sulla riforma elettorale: che il governo emani un decreto legge con il quale ripristinare il sistema precedente, quello del “Mattarellum”. Ripetiamo quello che abbiamo già detto su questo blog, qualche settimana fa: la materia elettorale non rientra fra quelle suscettibili di decretazione d’urgenza, perché la Costituzione prevede esplicitamente che in essa si segua la prassi ordinaria e non quella abbreviata attraverso le Commissioni, senza passare dall’aula, per cui, a maggior ragione, è esclusa la decretazione di urgenza.
Aggiungiamo qui che manca il necessario presupposto delle condizioni di necessità ed urgenza, perché una legge elettorale funzionante già c’è. Questa legge (brutta o bella che sia; noi la troviamo ignobile, ma questo non ha alcun rilievo) è stata giudicata costituzionalmente compatibile, è stata applicata per due volte ed ha regolarmente portato all’elezione del Parlamento. Personalmente credo che qualsiasi legge elettorale maggioritaria sia in conflitto con lo spirito della Costituzione vigente, ma questo non ha alcuna importanza perché né il Capo dello Stato allora in carica, né il Parlamento hanno attivato la Corte Costituzionale e la legge vigente (così come era per quella precedente) si intende costituzionalmente conforme sino a declaratoria opposta della Corte.
Dunque, non c’è un vuoto legislativo da colmare prima delle elezioni che si avvicinano. Ci sarebbe poi da capire dove sta scritto che il “Mattarellum” sia preferibile (e sotto che profilo: politico o costituzionale?) al “Porcellum”. Anzi, da un punto di vista costituzionale oltre che politico) il “Porcellum” mi sembra preferibile al “Mattarellum”. E meno che mai si capisce sulla base di quali considerazioni il governo dovrebbe rimpiazzare l’attuale sistema elettorale con il “Mattarellum” e non con il precedente sistema proporzionale o qualsiasi altro sistema (ad esempio il Geheran attualmente vigente in Germania).
Ma soprattutto, la via additata da Ainis non porta da nessuna parte ed è un finto rimedio che fa solo confusione. Infatti: si immagina che il decreto dovrebbe essere convertito in legge ordinaria prima delle elezioni, essendo impensabile svolgere le elezioni prima ancora che l’iter legislativa sia perfezionato; dunque, il decreto dovrebbe comunque passare sotto le forche caudine del dibattito parlamentare, dove si riprenderebbe con emendamenti, aggiunte, eccezioni ecc. Ma, se il Parlamento oggi non riesce a trovare un accordo sulle proposte che vengono dal suo interno, perché mai dovrebbe trovarlo su una proposta che gli viene paracadutata da fuori? Basterebbe fare un minimo di manfrina di emendamenti per far passare i sessanta giorni e far decadere il decreto, col che ci ritroveremmo al punto di partenza, forse con qualche problema di interpretazione costituzionale in più.
Insomma, quella di Ainis è una proposta sbagliata nel merito e nel metodo che, per di più, lascerebbe comunque il tempo che trova. Riconosco il diritto dell’intellettuale ad innamorarsi delle proprie idee, ma perché mai una persona intelligente come Ainis si è innamorato di una idea di così rara stupidità?
Aldo Giannuli
Leggi anche
Riforma elettorale: si sono incartati
Riforma elettorale: ho una proposta per mettere tutti d’accordo! 16 agosto 2012
Riforma elettorale: vi ricordate che c’è anche la Costituzione? 13 agosto 2012
Sul dibattito per la riforma della legge elettorale -video- 5 agosto 2012
Legge elettorale: il Pd la sta facendo veramente sporca, 30 luglio 2012
Legge elettorale: è in arrivo il “suinellum”, 9 luglio 2012
aldo giannuli, corte costituzionale, costituzione italiana, immunità parlamentare, l'spresso, legge elettorale, mafia, marcello dell'utri, michele ainis, santo domingo, senato
Vincenzo Cucinotta
Sì, sono d’accordo con te che si tratti di una tesi improponibile, ma aggiungerei che mi appare addirittura inquietante questa insistenza di una persona che in altre occasioni appare del tutto ragionevole. E’ come se operasse su commissione, anche se non ho elementi che lo confermino.
Se mi permetti, vorrei però aggiungere che trovo strana l’accusa di anticostituzionalità dei sistemi maggioritari che tu formuli.
Il punto mi pare è che nessuna legge elettorale ha bisogno di scriversi in fronte di essere maggioritaria, anche se le singole norme possono essere orientate verso tale finalità. IL giudizio di costituzionalità dovrebbe riguardare una o più specifiche norme.
A mio parere, ciò che più facilita l’avvento di un sistema maggioritario, è la costituzione di collegi uninominali in cui sia eletto semplicemente chi prende più voti. I premi di coalizione servono solo a costituire aggregazioni litigiose. La verità, e D’Alema parecchio tempo fa lo dichiarò esplicitamente, è che in Italia non siamo riusciti ad avere un sistema maggioritario, ma soltanto un sistema bipolare che a mio parere raccoglie tutti gli inconvenienti del maggioritario e del proporzionale.
Naturalmente, ognuno è libero di preferire un tipo di sistema ad un altro, ma io vorrei che non si attribuissero a un sistema maggioritario (e quindi potenzialmente bipartitico) i difetti del sistema che abbiamo da quasi vent’anni, che è bipolare (e quindi non maggioritario, malgrado la tesi dominante sui mass media).
giandavide
su dell’utri interessante, anche se non mi sembra il tipo che perde l’immunità parlamentare per “una svista” di qualcuno.
per quanto riguarda ainis, seguendo il raginamento mi rimane un singolo dubbio: ma perchè ad aldo il mattarellum fa così schifo: per il premio di maggioranza, per l’uninominale, o per altri motivi che se presenti potrebbe anche dirceli?
io rimango fedele alla mia prospettiva “scorretta”: non amo nè premi di maggioranza nè uninominali, ma in questo momento storico avrei apprezzato una maggioranza bulgara di sinistra, tanto bulgara da essere veltroni-proof, in quanto sarebbe stata l’unica possibilità di rimettere in sesto l’apparato istituzionale devastato dal berlusconismo.
massimiliano
Interessante. Solo una cosa , in Italia esiste la doppia cittadinanza, non esiste la tacita rinuncia , quindi il ragionamento di Giannuli non funziona.
Invece su Ainis sono pefettamente d’accordo, non esiste la possibilità di decretare in tale materia. Mi stupisce la forzatura di un costituzionalista in tale materia.
aldogiannuli
Non è esatto: in Italia la doppia cittadinanza esiste nel caso di cittadini straniero che, avendo residenza in Italia da almeno 10 anni o avendo sposato un o una cittadino/a italiano/a, chieda la cittadinanza italiana mamntenendo quelal ordiginaria; ma non è previsto il caso contrario di cittadino italiano che chieda la cittadinanza di altro stato mantenendo quella italiana. Meno che mai questo è possibile per un parlamentare.
Kurtz
-1-
La strana svista su Marcello Dell’Utri, dott. Giannuli, probabilmente non è affatto casuale.
Tenga conto che con quest’uomo si maneggia la scatola nera della seconda Repubblica, e i patti tuttora in vigore.
E tutti (o quasi) vi stanno molto attenti
Già dal processo d’appello era stata predisposta la strategia ad hoc, contando anche sugli “amici” al Tribunale di Palermo.
I giudici della sentenza d’appello, con interessi “di famiglia” presso il Comune di Palermo (dove comandavano gli uomini di Dell’Utri), nonostante la condanna a 7 anni, indebolirono notevolmente l’impianto accusatorio ben strutturato e ricco di evidenze probatorie, con incongruenze logiche e giuridico-formali. Potremmo dire, alcuni “cavalli di troia”.
Per dare l’assist poi agli altri eventuali “volenterosi” della Cassazione di annullare la condanna e rimandarla alla corte d’Appello.
Scrivemmo pure che “l’attesa più lunga del solito (il processo d’appello terminò nel giugno 2010) è dovuta alla scelta “laboriosa” di chi in Cassazione dovrà terminare il lavoro”.
E’ cosi’ è stato.
aldogiannuli
ma io sono un ingenuo e non penso mai male degli altri….
Kurtz
-2-
Questo è quello che scrivemmo all’indomani della sentenza della Cassazione.
“Le parole sprezzanti dei passaggi più scomposti della requisitoria del dott. Jacoviello (che in pochi conoscono e su cui torneremo) , paragonabili a quelle degli avvocati di mafia degli anni 70, quando la mafia “non esisteva”, non solo sono la conferma che 20 anni dopo i nipotini di Carnevale sono ancora lì, ben annidati all’interno della Corte di Cassazione (ma non solo).
Ma sono soppratutto un chiaro segnale ai pm Di Matteo e Ingroia , che di Borsellino era l’allievo prediletto.
Inutile perchè come già detto dopo la sentenza d’appello e ripetuto un mese fa , Per Don Marcello dell’Utri non ci si potrà ovviamente permettere che finisca in carcere col rischio che poi ceda e vuoti il sacco. Lui è uomo chiave dell’asse scellerato su cui è nata la seconda Repubblica. Se parla lui, crolla tutto.”
In quanto invece al giudice Aldo Grassi, colui che annullò la sentenza, si potrebbe chiedere eventualmente di una certa relazione ministeriale sepolta misteriosamente in qualche cassetto,dove, fin dagli anni 80 c’era scritto: “evidenzia una linea direttiva preordinata ad accantonare le denunzie contro i grandi costruttori per fatturazioni per operazioni inesistenti”.
“Nella specie, quindi, non sussistono soltanto comportamenti, riconducibili a tale magistrato, tali da offuscarne la credibilità, sufficienti ai fini della sussistenza della incompatibilità ambientale, ma sono emerse accuse (collegate a fatti in parte fondati) di collusioni o comunque di rapporti ambigui, di insabbiamenti, di inerzie, di negligenze o di compiacenze nei confronti di quel nuovo, e non meno pericoloso, tipo di delinquenza che è la criminalità economica”.
E ancora: “Deve con certezza ritenersi che lo svolgimento delle funzioni requirenti da parte dei d.ri Di Natale e Grassi sia stato offuscato da sospetti, critiche, accuse che infirmano in modo grave la loro credibilità e che sono state, tra l’altro, in gran parte confermate da quanto è stato accertato nella presente inchiesta”.
“Di potere stabilire con assoluta certezza” per Di Natale e Grassi la sussistenza “delle condizioni di incompatibilità ambientali”.
Saluti
massimiliano
Insisto, senza polemica , ecco il testo di legge:
cittadino che possiede, acquista o riacquista una cittadinanza straniera conserva quella italiana, ma puo’ ad essa rinunciare qualora risieda o stabilisca la residenza all’estero.
aldogiannuli
in effetti ha ragione .faccio ammenda