Il nodo lombardo

Come voterò per il Consiglio Regionale.

Dico subito dove vado a parare: contrariamente a quanto farò per il Parlamento nazionale (dove disperderò il voto) nel caso della regione voterò per la coalizione di Ambrosoli, candidato che, francamente, mi piace assai poco, ma faccio di necessità virtù. Come vedete, anche io so che ci sono momenti in cui, soppesando le soluzioni in campo, conviene scegliere il meno peggio. Peraltro ad indorare la pillola a quelli un po’ “choosy” come me (per dirla con l’orrenda Fornero) c’è il fatto che il voto di preferenza permette di scegliere candidati che compensano il giudizio negativo sulle rispettive liste.

Per esempio nel Pd si presenta Onorio Rosati che è una persona certamente di sinistra -lo ha dimostrato ampiamente come segretario della Camera del Lavoro milanese- e che, per questo, non capisco cosa ci faccia in un partito come il Pd, ma comunque merita di essere appoggiato.

Nella lista di Di Stefano (“Etico!”) si presentano Luciano Muhlbauer, Marco Dal Toso e Maso Notarianni che conosco e stimo.
Ve li segnalo tutti, ma, più di ogni altra cosa, mi preme spiegare  perché faccio questa eccezione per il Pirellone.

La coincidenza con le elezioni politiche sta facendo passare quasi inosservata la partita delle elezioni regionali e, invece, questa della Lombardia è tutt’altro che secondaria, anzi, per alcuni versi, può rivelarsi ancor più decisiva di quella nazionale.

Come è noto, candidato alla Presidenza della regione lombarda è il leghista Roberto Maroni che ha due punti al centro del suo programma: il 75% delle tasse dei lombardi resti alla Lombardia e realizzazione della macroregione padana, attraverso la fusione con Veneto e Piemonte, che hanno già presidenti leghisti. Tradotto: la secessione del Nord.

Mi spiego meglio: i leghisti, sparando una clamorosa balla, nella loro propaganda per semi analfabeti, dicono che la Lombardia produce il 60% del Pil italiano (in realtà è un po’ più del 20%). In ogni caso è vero che è la regione che dà il maggior contributo allo Stato e, di conseguenza verrebbe meno una bella fetta di gettito fiscale, il che avrebbe un evidente riflesso sulla solvibilità del debito pubblico statale. Facile dedurre che già all’indomani della approvazione di una legge cosiffatta, lo spread schizzerebbe a misure senza precedenti portando rapidamente al default.

Ma, soprattutto, come sarebbe possibile limitare alla sola Lombardia questo beneficio fiscale? Pur trasformando quella lombarda in regione a statuto speciale, la cosa sarebbe semplicemente ingiustificabile sul piano costituzionale, perché farebbe ricadere il peso dello Stato centrale solo sulle altre regioni, creando così una mostruosa disparità di trattamento.

Peraltro, sapete dirmi quali deputati non lombardi voterebbero una cosa del genere? Anche mettendo insieme veneti e piemontesi, i numeri non ci sarebbero, anche perché possiamo supporre che una parte delle forze politiche sarebbero contrarie. Dunque, l’unico modo per far passare questa legge sarebbe quello di stabilire che ogni regione trattiene per sé il 75% del prelievo fiscale. Così allo Stato resterebbe solo il 25% per pagare le spese dell’amministrazione centrale, della giustizia, delle forze armate e polizia, della diplomazia ecc e, soprattutto, per pagare gli interessi sul debito pubblico accumulato. Come dire: far fallimento in tre giorni e sciogliere lo Stato centrale.

La cosa più probabile è che una legge del genere non sarà mai approvata. Dunque, si tratta solo di una boutade propagandistica? No. Sarebbe un errore madornale prendere sotto gamba questa cosa. Questa rivendicazione non sta trovando nessun credibile contrasto, anzi il Pd sembra rimproverare a Lega e Pdl di aver fatto troppo poco sulla strada del federalismo, lasciando intendere che loro farebbero molto di più. Dunque, essa si sta radicando nella testa di molti come del tutto legittima ed auspicabile. Facile prevedere che –soprattutto in caso di vittoria della sinistra- questa richiesta diventerà la bandiera dietro la quale aggregare l’agitazione. E qui viene a taglio la proposta della macro regione che (attenzione!) non è proposta agitata dalla sola Lega, visto che, inopinatamente, essa è comparsa nella prolusione all’anno accademico del Rettore del Politecnico milanese. La strada sarebbe molto semplice: convocare un referendum con legge regionale nelle tre regioni interessate con la proposta di fusione. E dato che in due già c’è una maggioranza leghista-Pdl, la conquista della terza sarebbe decisiva. Ovviamente poi bisognerebbe vedere se il referendum approverebbe la proposta (il che non è affatto certo) ma è evidente che la rivendicazione del 75% delle tasse alla macro regione sarebbe il principale argomento di propaganda. Se poi si giungesse alla nascita della macro regione il passo verso la secessione sarebbe breve.

In primo luogo è ovvio che la Regione avanzerebbe la richiesta di quel trasferimento fiscale e si tratterebbe di un soggetto “forte” sia per popolazione (19 milioni e mezzo di cittadini. Il 31% del totale nazionale, anche senza Liguria, Friuli e Trentino) sia per peso economico (quasi il 40% del Pil), per cui sarebbe difficile resistere. A quel punto (considerato che la macro regione avrebbe una certa legittimità a rivolgersi agli organismi internazionali per rivendicare la propria indipendenza) la soluzione di una “separazione consensuale” rischieremmo che apparisse come del tutto ragionevole. Se poi questo coincidesse con un grave scossone della crisi (default italiano o di altri paesi membri, conseguente crisi dell’Euro ecc.) la cosa sarebbe tutt’altro che fuori dell’agenda politica.

Ma, a quel punto, la separazione non sarebbe affatto consensuale: come dividerci il debito pubblico? Come dividerci l’onere per pensioni e debiti dello Stato? Soprattutto, polizia, carabinieri ed Esercito accetterebbero di essere smembrati? E come, visto che la maggioranza dei militari è di origine meridionale? Potrei proseguire ma mi sembra che ce ne sia abbastanza per capire quali rischi di guerra civile potrebbero di colpo prospettarsi.

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (12)

  • che dire? forse è un pò catastrofista, dato che l’elettorato leghista si è ridotto di molto e si ridurrà ancora per finire tra le fila di grillo. però è sicuro che un maroni presidente fomenterebbe l’instabilità a livello nazionale (finchè non lo arrestano)

  • Oggi mi e’ venuta una botta di sconforto.

    Qualunque cosa dicano questi signori (un po’ tutti) mi viene da pensare ad una battuta leggendaria:

    “La situazione e’ grave ma non seria.”

    La pensata del 75% non e’ innocua ed ha, purtroppo, una sua logica. Ma siamo sicuri che se vincesse Maroni sarebbe una catastrofe scissionista? Ecco cosa penso:”In Italia la Rivoluzione non si puo’ fare perche’ ci conosciamo tutti.”

    Comunque, Maroni o non Maroni, non capisco come questi della Lega possano continuare a guardarsi allo specchio.

    Oppure, siccome sono della partita come tutti gli altri, sanno che possono permettersi di stare sul mercato politico qualunque cosa propongono, tanto, poi si vedra’, perche’ “semo gente de borgata.”

    L’avevo detto. Oggi mi sento un po’ sconfortato.

  • Sarebbe veramente difficile non condividere non solo l’analisi, ma anche le scelte conseguenti, che infatti condivido. Non credo affatto che l’analisi sia un po’ catastrofista, è invece un’analisi molto lucida e concreta. Sottovalutare certi pericoli è stato un errore della sinistra, che il Paese ha pagato con un ventennio di berlusconismo, che ha ridotto il Paese nell’attuale disastro. Purtroppo la sinistra attuale pare proprio non avere la capacità di imparare dai propri errori.

  • Andrebbe cambiato l’art. 5 della Costituzione, e la cosa non passerebbe mai. E comunque molto prima i mercati ci massacrerebbero, non essendoci un quadro istituzionale entro cui operare la scissione. Per dire, come suddividere il debito pubblico? Credo che i pericoli siano molti e gravi, ma non questo.

  • per prima cosa complimenti per i suoi articoli, quasi sempre molto molto interessanti e stimolanti. alla luce di questo articolo però, dopo aver seguito con attenzioni anche quelli sul suo voto alla camera, mi chiedo, cosa farà al senato? disperderà come alla camera? ovviamente è liberissimo di non rispondermi per la riservatezza del voto. grazie e ancora complimenti.
    marco

  • In tutta la sua vita la Lega non mai fatto quello che aveva detto di voler fare; non ha mai mantenuto una promessa di rottura con Berlusconi; non ha mai rispettato il nord se non in una logica di magna-magna. Ricordiamoci tutti che la decisione di eleggere a ‘area metropolitana’ Reggio Calabria con i suoi fantasmagorici 300.000 abitanti è passata con il voto della Lega. Se siete spaventati da quello che la lega farà potete darvi tutti una bella rilassata: non ha fatto, non fa, non farà mai nulla. E’ un partito ‘quaqquaraqua’: presente ‘Il giorno della civetta’?. Salut

  • gentile prof giannuli, mi sembra eccessivamente timoroso, berlusconi è come napoleone di ritorna dall’elba, comunque ha già perso, anche se vincesse alla camera, ipotesi remota ma non escludibile si ritroverebbe con la sue falagi falcidiate da inchieste e arresti, e senza la copertura del parlamente sarebbe comunque finito, non durerebbe più dei 100 giorni di napoleone prima di watterloo, sarebbe costretto a mollare ed a quel punto non tanto lui, ormai sulla via del rimbambimento senile, ma il suo residuale blocco sociale sarebbe annientato, la lega ha oramai fallito, comunque vada, non è escludibile la rottura di alcuni territori con l’unità nazionale, in caso di rottura dell’area euro,ma non sarebbe la lega a condurre quest’operazione,infondo in assenza dell’euro, cosa avrebbero in comune un friulano e un calabrese, un trentino e un campano, un valdostano e un pugliese, poco molto poco, certamente non di più di quanto hanno in comune un tedesco e un greco. in ultima istanza vorrei richiamare la sua attenzione su du circostanze, nel 2006 berlosconi si giovò di circa 1.2/300.000 che da schede bianche o nulle si”trasformarono” magicamente in voti tra la domenica e il lunedì, – tanto per la curiosità il numero di schede bianche in quella tornata fu in assoluto il più basso di tutta la storia della repubblica-, in secondo luogo in questo momento i sondaggi anche quelli cd segretati, sono del tutto inattendibili, in quanto i pannel utilizzati sono irrimediabilmente datati e superati nel metodo di determinazioni, e i correttivi utilizzati sono completamente improbabili, il fatto stesso che i sondaggisti si stanno appendendo all ipotesi neve almeno nel nord italia, dimostra la nebbia nella quale vagano questi pseudo tecnici del voto, la verità è che nessuno ha la più pallida idea di come potrebbe andare lunedì proximo, con stima e cordialità makno

  • Concordo con l’analisi di Aldo per quanto riguarda il “Pirellone”. Voterò il meno peggio: Ambrosoli – lista Di Stefano. Aborro la proposta fiscale della Lega che, oltre alla scarsa lungimiranza da un punto di vista politico-economico, si innesca su quanto di più egoistico, superficiale, banale e stupido alberga nell’animo della maggioranza degli esseri umani.
    Attendo una spiegazione su “disperdere il voto alle Politiche”. Cosa significa?

  • Federico Piemontese

    Bell’articolo che a rigor di logica del diritto e di geopolitica potrebbe fantasticamente portare ad una secessione.Aggiungerei solo un paio di spunti.
    Primo:Il grande Nord è ormai amalgamato al Sud sia per la provenienza delle classi dirigenti e politiche sia per le varie mafie;
    Secondo:Anche se ci fosse una pseudosecessione il Sud veramente non ne gioverebbe?

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