Il Movimento 5 stelle è un movimento populista?
Spesso si accusa il M5s di populismo (con evidente segno negativo dell’espressione e cioè come sinonimo di demagogia, rozzezza culturale, ribellismo inconcludente) e il movimento, per parte sua, ha reagito facendo sua quella definizione ma con segno politico (se democrazia è “governo del popolo”, il populismo è movimento di popolo, dunque è sinonimo di democrazia). Come stanno le cose?
Sicuramente il M5s presenta aspetti tipici di ogni movimento populista:
-l’aperta ostilità verso il ceto politico in quanto tale, cui si contrappone l’immagine del “cittadino Qualunque” chiamato ad incarichi politici che sopperisce con l’onestà alla mancanza di formazione;
-la diffidenza verso gli intellettuali, visti come alleati dei politici;
-il rifiuto dell’ideologia ed, in particolare, delle categorie di “destra” e “sinistra” ritenute espedienti artificiosi per dividere il popolo, mentre la vera contrapposizione è fra “sotto” e sopra”;
-la convinzione che esistano soluzioni “semplici” a problemi complessi;
-l’ostilità alla politica in quanto sapere distinto da quello diffuso e quotidiano;
-la propensione a forme elementari di democrazia diretta e l’acceso antiparlamentarismo;
-rifiuto di ogni tipo di alleanza nell’affermazione della propria totale alterità;
-il rifiuto di ogni modello di organizzazione formalizzata ed in particolare del partito politico;
-la propensione alla leadership carismatica;
-convinzione che il “popolo” sia spontaneamente portatore di valori sani e, dunque, non debba essere “educato” da nessuno
l’insistenza sul tema dell’onestà e della corruzione come principale discrimine fra il “sotto” (onesto) ed il “sopra” (corrotto).
Dunque, ce ne sarebbe abbastanza per definire il m5s “populista”, trattandosi di tratti in larga parte comuni a qualsiasi protesta sociale che muova dal “basso”. In fondo anche il nascente socialismo di fine ottocento aveva molti tratti in comune con questo schema, però, come è noto, nel giro di una decina di anni, si trasformò in partito politico, stabilì un rapporto stretto con forti gruppi intellettuali, partecipò alle elezioni politiche, concluse alleanze e “scoprì” la politica. Ma, a ben vedere, quello che abbiamo descritto è lo “statu nascenti” di ogni movimento di questo tipo, ma nessuno di essi resta tale per più di qualche anno.
In genere, o si assiste alla trasformazione in movimento organizzato prima ed in partito dopo (con le debite gerarchie interne, il proprio ceto politico professionale, le proprie discriminanti ideologiche ecc.) o, dopo una breve stagione di successo, il movimento si dissolve.
A fare la differenza è la “coperta della politica”: i movimenti che giungono a questo stadio di maturazione si trasformano in movimenti politici organizzati e dotati di una propria cultura politica ben identificabile, quelli che non compiono questo passaggio, in breve si dissolvono.
Ovviamente, sia in un caso che nell’altro, si tratta di sbocchi assai differenziati, per cui la trasformazione in partito può produrre cose molto diverse come il partito Socialista, il Partito fascista o nazista, il movimento justicialista (peronista), Lotta Continua o il Partito del Congresso Indiano. E per cose diverse intendiamo non solo cose diverse dal punto di vista della cultura politica e della collocazione sull’asse sinistra-destra, ma anche relativamente al modello organizzativo che cambia da caso a caso. Ed anche nei casi di “meteore” rapidamente dissolte potremmo indicare casi assai diversi anche rispetto alla modalità di scioglimento. E la convivenza fra aspetti agitatori di tipo demagogico, leadership carismatica e spinte genuinamente democratiche coesistono, in una emulsione che, prima o dopo, finisce inevitabilmente per decantarsi.
Dunque, quello che identifica realmente un movimento non è tanto questo quadro iniziale, quanto il processo di trasformazione che ne seguirà e l’approdo cui giungerà. Naturalmente, nella direzione che prenderà poi il movimento, influiscono molto una serie di dati di partenza di cui occorre tener conto.
Ed il M5s ha delle caratteristiche che ne fanno un movimento populista sui generis. Alcuni elementi li traiamo dallo studio condotto da Roberto Biorcio, altri da un sondaggio Demos comparso nella settimana fra il 7 e il 13 settembre su Repubblica on line.
Le diverse analisi sociologiche sulla composizione di elettori e militanti del M5s sono abbastanza concordi nel descrivere un movimento a forte componente giovanile, abbastanza equamente distribuito fra i due sessi, a dominante urbana e di livello culturale medio alto (superiore alla media è l’incidenza di laureati e diplomati). E’ interessante notare anche la distribuzione abbastanza omogenea dell’elettorato fra le diverse regioni, il che implica che il movimento non è legato ad una particolare caratterizzazione locale, ma “introita” le diversità regionali tipiche del nostro paese. Dati confermati dall’indagine Demos che segnala picchi particolarmente alti di consenso fra Studenti, impiegati, insegnanti, professionisti e molto bassi fra casalinghe e pensionati.
In questo quadro le due difformità rispetto alla maggior parte de analoghi movimenti populisti (Idv, An forza Italia, Lega, per non andare lontani nel tempo e nello spazio) sono il livello culturale più alto e l’equilibrio fra i due sessi (questo in particolare rispetto ad An e Lega).
Dal sondaggio di Demos, relativo all’auto collocazione degli intervistati sull’asse destra sinistra, apprendiamo che:
-il 35% si definisce “esterno” a questo asse (il classico “non siamo né di destra né di sinistra”, ma sono inclusi anche i “Non sa- non risponde”)
-il 33% si colloca a sinistra
-il 21% a destra
-l’11% al centro.
Qui ci sono due elementi di interesse: il livello basso di quanti si collocano fuori dell’asse destra –sinistra (solo uno su tre di un movimento che, nel suo complesso di dichiara né di destra né di sinistra) e la percentuale più alta di quanti si collocano a sinistra. Se confrontiamo il dato con quello di altri movimenti ad origine populista (Lega ed An in particolare) constatiamo che si è trattato prevalentemente di movimenti di destra.
Apparentemente anche il M5s ha una caratterizzazione da partito a leadership carismatica personale per il ruolo di Beppe Grillo, ma, a vedere le cose più da vicino, ci accorgiamo che: a differenza di tutti gli altri movimenti populisti, qui non abbiamo un leader carismatico, ma due personaggi, che si dividono i compiti e nessuno dei due è parlamentare. Anzi, nessuno dei sue ha un incarico politico che formalizzi questo rapporto di leadership. Sia Grillo che Casaleggio si pongono non come “capi” ma come “garanti” del movimento. Un leader carismatico è tale se è indiscusso, invece in almeno tre occasioni, la base del movimento ha sconfessato le posizioni di Grillo votato la tesi opposta, e questo non ha affatto incrinato il rapporto di fiducia della base nei suoi confronti. In un movimento populista “classico” una dinamica di questo tipo sarebbe inimmaginabile.
Dunque, possiamo concludere che il M5s nasce come movimento populista ma sui generis. Molto dipenderà dal tipo di evoluzione che ci sarà nei prossimi due-tre anni, per ora possiamo solo individuare delle tendenze.
Aldo Giannuli
aldo giannuli, beppe grillo, casaleggio, destra, futuro m5s, m5s, populismo, sinistra
mirko g. s.
Un bel pezzo, complimenti come sempre, tuttavia gli elementi che lei cita non ci sono diciamo in toto… infatti la critica al parlamentarismo è relativa solo alla particolare “deriva” che ha assunto il nostro assetto; il rifiuto alle alleanze è da parte degli altri politici in quanto non intendono prendere iniziative “anti-casta”, il M5S ha sempre dichiarato la propria disponibilità al dialogo su proposte ragionevoli e fondatamente finalizzate all’interesse pubblico; non è vero che propongono una visione semplicistica delle cose ma semplicemente che è necessaria una maggiore accessibilità dei cittadini “qualunque” alla democrazia, e non vedo una posizione articolata e dichiarata contro le ideologie, gli intellettuali, etc.: sostengono semplicemente il primato della “bontà” delle decisioni sulle ideologie. Professore, mi permetta, non mi sembra che oltre l’1% dei politici attuali (a livello centrale, sulle autonomie locali meglio stendere un velo pietoso…) abbia una qualsiasi forma di preparazione sia politica che non e le interviste che ogni tanto fanno sotto Montecitorio e Palazzo Madama sono semplicemente surreali data l’inverosimile ignoranza degli intervistati! Bisogna anche calare gli elementi caratteristici che lei ha elencato nelle circostanze in cui ci troviamo, altrimenti l’analisi risulta falsata.
tonino basile
Aldo,
quei ragazzi, dal popolo italiano sovrano “assunti” in parlamento e senato (finché durerà!), hanno bisogno di menti intelligenti che li aiutino a riconquistare la democrazia e la libertà regalataci dai (nostri) padri Partigiani che, col loro sangue versato per sconfiggere la tirannia nazifascista, hanno scritto una delle più belle Costituzioni che molte altre nazioni ci invidiano.
M5S non vuole leader, vuole “consigli di amministrazioni” in tutti gli ambiti amministrativi, gestionali e decisionali poiché questa é la formula che garantisce di più la limitazione della corruzione e del malaffare.
Voltaire diceva (se non ricordo male) che: un capo é facilmente corruttibile, un capo assoluto (oggi si fanno chiamare leader) é assolutamente corruttibile!!!
sempre cordialissimi saluti bakuniniani
tonino basile – roma
Tenerone Dolcissimo
Il fatto che esista un ceto politico -id est una classe di persone deputate a fare politica professionalmente- fa capire che siamo in una dittatura. Non a caso, i piu’ grandi difensori della professionalità della politica sono i comunisti.
Il fatto che il M5S chieda la non professionalità dei politici dimostra che il M5S è un movimento democratico.
Quanto al termine “populista” non so che significato abbia. Secondo me non ne ha nessuno.
Moravagine
Caro professore, mi permetterei qualche precisazione circa il rapporto fra “populismo” e “sinistra”, oggetto principale del suo intervento.
A livello storico, l’unico movimento che abbia rivendicato l’appartenenza alla categoria del “populismo” è quello dei populisti russi del XIX secolo, fenomeno a partire dal quale si usa tale termine. La politologia moderna tende a declinarlo in accezione prettamente negativa, enfatizzando soprattutto il ruolo della leadership carismatica (“caudillismo”) e la volontà di superare il sistema di mediazioni fra il vertice e la base in nome di una democrazia il più diretta possibile (“plebiscitarismo”); a tal proposito, nettamente populista è considerato il peronismo argentino, ma tratti populisti sono presenti in diverse esperienze di governo in America Latina (Messico, Brasile, Perù ecc.) ed in gran parte dei regimi fascisti o parafascisti.
Con l’affermazione del Pensiero Unico Dominante e la Fine della Storia (sì, come no), l’etichetta di populismo si allarga fino ad abbracciare tutti coloro che, con accenti diversissimi, mettono in discussione il Dogma: il M5S e il Fronte Nazionale, Podemos e Alba Dorata, la buonanima di Hugo Chavez e la malanima di Alberto Fujimori. In tal senso, particolare accanimento ha colpito i regimi aderenti all’ALBA, ed al sistema di idee e di governo del “Bolivarismo” e del “Socialismo del XXI secolo”. In tali esperienze, diventa necessario, a mio parere, rivendicare il titolo di populisti ed appuntarselo al petto come una medaglia.
Il Bolivarismo, infatti, declina “a sinistra” le caratteristiche del populismo da lei citate: l’intransigenza, l’opposizione del popolo alle oligarchie, l’ostilità ai “tecnici” della politica e la promozione di persone “umili” alle massime cariche di governo. Ora, il Socialismo del XXI secolo non si è esaurito in una fiammata ma, con tutte le contraddizioni del caso, si è andato evolvendo e stabilizzando: cosa è rimasto di tale “populismo originario”? Secondo me, quasi tutto, e ciò ne costituisce un tratto distintivo che pone un abisso fra questo fenomeno ed i vecchi socialismi di stampo sovietico e di fondamenta marxiste.
Il Movimento, dunque, fa bene a definirsi populista, a patto di definire i contenuti di tale populismo; l’intransigenza, poi, paga sempre sul lungo periodo. Saluti, Moravagine.
frederic
Perfetta analisi, complimenti, sono d’accordo (e non sempre lo sono con Lei) come sono d’accordo con l’analisi sociologica dell’elettorato M5s.
Sono medico, libero professionista, con ottimi guadagni, cittadino e di destra.
Nella mia vita ho votato, AN, Lega, FI, cambiando nel tempo a causa delle delusioni ricevute (appena vi era la possibilità).
Con il M5s sono finalmente in pace, non mi hanno ancora deluso e lo sa il perche’? perche’ sono soprattutto coerenti: fanno quello che hanno detto di fare (anche se d’accordo al 100% non è possibile esserlo).
Ma soprattutto sono contento perche’ mi hanno tolto il velo dagli occhi sull’informazione falsata di questo paese (ne avrei di esempi da fare).
Hanno aperto la scatoletta del tonno.
Tenerone Dolcissimo
Vedo che siamo fratelli.
Io dico sempre che alle municipali ho votato un signor X del M5S perché me lo ha chiesto di persona. Lo trovai fuori della stazione del trenino che mi porta al lavoro a distribuire volantini, cosa che nessuno fa più, anche perché è rischioso diffondere volantini PD o FI o UDC. Gli chiesi qualche volantino da far girare a mia volta e lui me li mostro’ dicendo “ecco io sono il n. x della lista, se mi vuoi votare.”. Siccome io sono un uninominalista convinto e, quindi, esigo di votare una persona che mi si è presentata e che ho potuto sentire se le puzza il fiato, io gli detti la preferenza.
E parlando di informazione falsata mi permetto di suggerirLe -se già non ne fosse a conoscenza- il sito http://www.rischiocalcolato.it/
E’ uno dei migliori per lo sbugiardamento bufale.
Roberto B.
C’è anche un altro elemento che rende il M5S un movimento populista sui generis.
In tutti gli esempi fatti – fascismo, nazismo, peronismo, ecc. – (e per restare a casa nostra ci metterei anche Lega e Forza Italia), con il tempo il vertice ha finito per distaccarsi sempre più dalla base, a diventare autoreferenziale e, quasi sempre, paranoico.
La conseguenza è stata il formarsi di una classe dirigente senza vere spinte ideali, appecoronata ai voleri del leader, attenta a non perdere la poltrona, pronta a fare le scarpe al compagno di partito visto come un’insidia alle proprie posizioni, spesso senza tanti scrupoli quando si trattava di fare affari.
Nel M5S, invece, il vero pericolo viene dal basso.
Come ho già avuto modo di far notare, il movimento sta crescendo con il radicamento nel territorio grazie ai meetup. Questo naturalmente è un bene, ma nasconde anche dei pericoli.
Per una precisa scelta dei suoi due garanti, non esiste un coordinamento centrale: ciascun meetup è una monade, raramente entra in contatto con altri meetup e anche quando questo accade è soltanto in occasione di eventi specifici.
La discussione ed il confronto delle posizioni rimane confinata, quando avviene, all’interno di ciascun meetup; il solo luogo ufficialmente riconosciuto per la formazione delle idee è il blog di Grillo.
La conseguenza è che in ciascun meetup si possono riprodurre in sedicesimo le stesse dinamiche presenti negli apparati dei partiti tradizionali.
Persone che in buona fede si sono avvicinate al movimento con autentico spirito di servizio, man mano che assumono compiti e consapevolezza del proprio ruolo, tendono a “dimenticare” le aspirazioni iniziali ad una politica autenticamente al servizio della comunità.
Iniziano così le rivendicazioni e la difesa del proprio ruolo, la pretesa di “contare” di più, si inquina il concetto del “uno vale uno”, alla base del successo del movimento.
Nascono le figure dei leader del meetup, iniziano le camarelle e i cerchi magici, le proposte dei partecipanti non vengono più valutate solo in base alla loro effettiva validità, utilità ed aderenza ai principi base del movimento, ma devono anche ottenere la preventiva approvazione della corrente egemone del momento.
Quindi, per concludere, sono assolutamente d’accordo con il prof.: molto dipenderà dal tipo di evoluzione che ci sarà nei prossimi anni.
Se il movimento saprà trovare al suo interno gli anticorpi alle spinte individualistiche che lo minacciano dal basso, potrà prosperare e sarà anche un’autentica novità nel mondo politico non solo italiano, per il metodo innovativo di consultazione e di formazione delle proposte politiche.
In caso contrario, subirà la stessa trasformazione e degenerazione degli altri movimenti populisti, fino a diventare un’ennesimo partitino rinchiuso nel proprio particolare.
Chi vivrà, vedrà.
Valerio
Mah… Personalmente ritengo sia piuttosto chiaro che, sebbene non sia nato con quello scopo (almeno nella mente della base), il M5S stia evolvendo rapidamente e con successo verso un nucleo il cui obiettivo appare quello di disinnescare le forze di opposizione al sistema in Italia.
Gherardo Maffei
Democrazia è una forma truffaldina di tirannia; anzi la forma prediletta dalla plutocrazia che instaura un dominio assoluto, partendo da un farsa elettorale dove il popolo bue che di politica ed economia nulla capisce vota il più fotogenico istrione del momento, che promette l’abolizione della tassa sulla prima casa o lo stretto di Messina,con governicchi che durano tempi limitati, ridicole giostre parlamentari, in un crescendo nauseabondo, di indegni rappresentanti del popolo, ove viene eletta pure una porno star come Cicciolina. Tempo addietro Filippo Tommaso Marinetti, si espresse favorevolmente all’estensione del voto alle femmine.Perché così sostenne verranno elette qualche centinaio di parlamentari femmine dimostrando l’inutilità del parlamento stesso.Trasformiamo l’aula sorda e grigia in un bivacco di miliziani; stato totalitario a partito unico! Platone insegna che il governo deve essere prerogativa di una casta di “aristocratici” , ma si badi bene aristocrazia nel senso etimologico del termine. La democrazia è il problema non la soluzione.
io
Avevo delle considerazioni teoriche a supporto della sue tesi che, per una volta, taglio per andare al concreto. Condividendo sostanzialmente quanto scritto e sul tempo di attesa, non pensa che una variabile dell’evoluzione del movimento sia, in via principale, il vincolo del doppio mandato? Questo istituto, per essere praticato, necessita di una rappresentanza politica in cui il partito e non alcune persone che vi fanno parte siano al centro della scena politica. Nel nostro Paese non vedo movimenti politici in grado oggi di rispettare quella condizione (forse in una certa misura ridotta il PD e la Lega). Il mutamento di questa regola-base fondativa porterebbe il m5s in tutt’altra direzione. Che ne pensa?
Aldo Giannuli
parleremo ancora di questo problema
marco
La Corte di assise (e assise di appello) in Italia è composta da giudici togati, cioè di carriera e da giudici popolari, ossia comuni cittadini.
Hanno tutti parità di voto e votano in ordine tale da non influenzarsi a vicenda.
La logica è evidente e funziona abbastanza bene:
-da una parte si valorizza la professionalità e l’esperienza (i giudici popolari nulla sanno p. es. dei sofisticati reati economici, non sanno valutare l’attendibilità di un teste, non conoscono la procedura, si fanno abbindolare dagli avvocati seduttivi etc);
-dall’altro si realizza il controllo da parte del “popolo”, che garantisce meglio dalla eventuale corruzione nella magistratura, ne controlla il potere, ed evita la “mummificazione del diritto”, cioè il diritto diventa più vicino alla realtà del paese (si pensi per esempio all’evoluzione del concetto di “pubblica decenza”, se si fosse lasciato esclusivamente ai giudici, oggi forse avremmo ancora i poliziotti sulle spiagge a misurare la larghezza dei bikini, come ai tempi di Scelba.
E’un’idea per la scelta dei candidati del M5S ?
Mirko G. S.
Nelle corti d’assise decidono i magistrati ed i giurati fanno solo da tappezzeria.
marco
…a parte il fatto che non è proprio così (c’è parità di voto e i g. popolari sono la maggioranza, votano prima dei togati e votano dal più giovane al più anziano, proprio per evitare condizionamenti) proverò ad essere più chiaro:
per evitare di replicare -in prospettiva- i mausolei ammuffiti degli attuali partiti, M5S potrebbe valorizzare e porre in primo piano i giovani e la società civile (per portare idee nuove ed energia vitale) e usufruire dell’esperienza degli “over 50” o dei professionisti della politica SOLO in determinati ruoli di altro tipo (funzionali, organizzativi, amministrativi, onorari o meramente consultivi).
Così facendo, da una parte si tutela la freschezza e l’energia nuova, tipica del del M5S, dall’altra si tesaurizzano le esperienze già fatte, non commettendo gli errori di ingenuità ed inesperienza tipici dei nuovi soggetti politici.
Ponendo in secondo piano gli over 50, poi, si può provare a rimediare al fattore K (fenomeno tipico italiano: ceto politico di cariatidi che fa da tappo alle idee nuove e alle generazioni successive).
mario fragnito
Caro prof Giannuli, condivido solo in parte il suo articolo. Come non rilevare che la costituzione del M5S è stata un’operazione di puro marketing con connotazioni politiche operata da Casaleggio, come ammesso dallo stesso Grillo in una dichiarazione rubatagli da un parlamentare aderente al suo movimento? Del resto questa, per ora riuscita operazione, serve come tappo per riportare, attraverso il voto, nelle istituzioni milioni di cittadini che altrimenti se ne sarebbero distaccate. Insomma il M5S funge da vero e proprio argine verso soluzioni più radicali che la gente comune potrebbe trovare in una situazione di malessere economico crescente. Del resto recentemente Grillo ha ammesso che ” l’uno vale uno ” non è più adeguato al livello organizzativo richiesto attualmente al M5S. Se addirittura si è pronti ad abolire, per ” decreto oligarchico ” uno dei cardini fondanti e caratterizzanti del movimento, in base al quale certe sue posizioni erano state messe in minoranza, quale sarà nel futuro l’evoluzione-involuzione di un movimento simile? Basterà solo aspettare un poco ed assistere alla sua ingloriosa fine,
Roberto B.
“la costituzione del M5S è stata un’operazione di puro marketing con connotazioni politiche operata da Casaleggio, come ammesso dallo stesso Grillo”.
“recentemente Grillo ha ammesso che ” l’uno vale uno ” non è più adeguato al livello organizzativo richiesto attualmente al M5S.”
Scusi sig. Fragnito, ma lei da dove attinge le sue informazioni? Forse dalla Smorfia napoletana? O più probabilmente dalla direzione del Partito.
Seguo molto attentamente e da vicino le vicende del Movimento, e queste sue “notizie” mi mancavano.
Caro prof. Giannuli, temo che anche qui siano arrivati i troll PDini, con il loro carico di mistificazioni.
Paolo Federico
A mio parare la vera singolarità del M5s che ne costituisce anche la vera novità e sostanza, risiede nel fatto, sottolineato nel post non a sufficienza, che i due fondatori e controllori, rifiutando per se stessi qualunque tipo di carica istituzionale o comunque formale, affidano la loro autorità unicamente allo spessore delle loro personalità, in un rapporto fiduciario di reciproca lealtà con la base; in parole povere è concesso il potere di controllo non in forza di una posizione dominante, ma direttamente dal giudizio sugli atti di una persona che ne determinano il carisma. E credo che su questa linea di pensiero si stia preparando anche la successione.
Se questo mio modo di vedere la cosa corrisponde al vero, siamo in presenza di un elemento rivoluzionario che pure evoca qualcosa di tradizionale.
Giorgio
Vorrei fare una domanda prima di fare un commento a quanto spiegato dal Prof. Aldo Giannulli Se otterrò una valida e tecnica risposta allora si potranno fare tutti i commenti possibili, altrimenti tutto il mio tempo d’impiegato per la ricerca della complessa storia dei soldi non avrà nessun valore. Comunque, sono sempre disposto a confrontarmi.
Per quanto riguarda la esposizione del professore non sono d’accordo. in quanto gli euro di carta moneta sono molto ben diversi dalla carta moneta precedente delle varie monete dei Paesi membri d’Europa, basta accertarsi che la divulgazione e l’ordine dell’emissione erano fatte su ordine dalle Banche Centrali delle varie Nazioni Europee.
Faccio presente che l’Istituto del Poligrafico della Zecca di Roma prendeva ordini dalla centrale della Banca D’Italia. Questa è storia.
Mi auguro che in queste pochissime righe si possa capire quanto esposto.
mario fragnito
Caro Roberto B., scusi ma io mi firmo per esteso, quindi mi ritengo responsabile in pieno di quello che affermo, al contrario di lei che si firma solo con nome e cognome puntato. Mi verrebbe da dire che le notizie che attingo: ” Forse dalla Smorfia napoletana? O più probabilmente dalla direzione del Partito. ” farebbe meglio a dirle a qualcun altro di sua conoscenza diretta, con cui ha frequentazione che, evidentemente, è solito informarsi in tale modo. Se proprio vuole conoscere le mie fonti: dai giornali che hanno ampiamente riportato tali notizie. Non so lei cosa legga per informarsi, ma visto lo stile della smentita, penso che non legga proprio nulla.
Roberto B.
Calunniate, calunniate, qualcosa resterà!
E’ risaputo che è più facile smentire una verità, che una calunnia.
Nel nostro caso come potevo smentire? Come si può smentire una menzogna che chi la dice afferma di averla letta “sui giornali”? Quali giornali? Quando? In quale contesto? Sono dichiarazioni fatte pubblicamente e non smentite dagli autori a cui sono attribuite, nella fattispecie Grillo e Casaleggio? Oppure si tratta di frasi estrapolate ad arte da un più ampio discorso, nel quale erano magari addirittura dette in senso negativo (basta togliere qualche “non”, e come per magia una frase che nega diviene affermativa)? Sono interpretazioni interessate (quando non addirittura invenzioni), di giornalisti compiacenti, timorosi di perdere il posto per causa di “quei maledetti grillini” che vogliono togliere i contributi pubblici ai giornali?
Se lei, come mi auguro e le auguro, è davvero una persona amante della verità, esca dal recinto di Repubblica e degli altri giornali “amici degli amici”; o perlomeno, provi ad esercitare il sano esercizio del dubbio, mettendo alla prova certe “notizie” attingendo da altre fonti: magari, perchè no?, anche andando a spulciare il Blog di Grillo, qualche volta le potrà capitare di leggere le smentite che chiede a me.
Ma non si può passare la vita a dare smentite: ne hanno dette talmente tante in questi anni sui due “guru” (altra definizione intesa a diffamare!), che se avessero dovuto smentirle tutte, non sarebbe restato loro il tempo per fare altro.
Cordiali saluti.
mario fragnito
Poveri Grillo e Casaleggio, se dovessero smentire, ma potrebbero anche querelare per le notizie sulle sue evasioni fiscali ( Grillo ), non potrebbero l’uno godersi la vita da miliardario facendo vacanze prolungate in Sardegna e nella sua villa di Bibbiena e l’altro partecipando ai vari convegni di industrialotti vari. Ribadisco quello che ho scritto in precedenza. Si informi lei su quello che Grillo e Casaleggio effettivamente fanno. Comunque se ritiene che io sia uno che si abbevera a Repubbica, si sbaglia di grosso, io leggo più giornali, tra questi anche il Fatto Quotidiano. Lei è così ideologicamente preso, in senso integralista, dal suo movimento che non mi riesce ad ” inquadrare ” per potermi poi criticare, ebbene: sono un comunista internazionalista. Adesso che mi sono ” autoinquadrato ” mi critichi pure. Ultima considerazione; non ha perso l’abitudine di firmarsi puntato e questo, mi dispiace dirlo, inficia tutte le sue considerazioni, poiché non si assume fino in fondo la responabilità di quello che dice. Mi sembra uno di quelli che mandano in questura le lettere anonime.
Valmor
Caro prof. mi fa piacere che affronti l’argomento. Le chiedo se la ricerca che cita sia questa http://www.francoangeli.it/Ricerca/scheda_libro.aspx?CodiceLibro=618.2.1 e mi permetto di disturbarla ancora una volta a chiederle il suo parere sulla visione che tende a vedere il MoV come un qualcosa di destra, in particolare il testo di G. Santoro e le posizioni dei Wu Ming.