L’unica vera bolla è il feticismo neo liberista del denaro
Tre anni fa esplodeva la bolla finanziaria dei mutui, innescando la crisi da cui non siamo ancora usciti. Ma già pochi mesi dopo partiva la bolla dei future sulle commodities. Poi, in rapida successione, è iniziata la nuova bolla web (mentre, per il futuro, si profila una decisa bolla per l’oro ed alcune minori per argento e rame). E tutti hanno scambiato questa girandola per un segnale di ripresa dalla crisi, mentre il mercato delle materie prime ed il valutario sono caratterizzati da una volatilità senza precedenti che, ovviamente, non ha nulla a che fare con il rapporto fra domanda ed offerta, ma solo con i giochetti del frequent trade per cui la stessa partita di grano viene acquistata, venduta, ricomprata 6 volte in una giornata e, comunque, molto prima di essere prodotta. Ormai lo scambio prevalente non è quello denaro-merce-denaro –come era nella classica analisi del Capitale, ma denaro-denaro-denaro-denaro.
Spieghiamoci meglio: valute, azioni, assicurazioni, obbligazioni nelle loro varie forme di derivati, bond, contratti future, credit default swap, ecc ecc non sono altro che diverse forme di denaro. In ogni movimento del genere c’è qualcuno che converte una determinata quantità di denaro in una certa forma nella stessa quantità in altra forma. Chi compra azioni scommette sul fatto che la forma di denaro che sta acquistando varrà di più domani, chi le vende pensa che varrà meno e la converte per acquistare oro, attendendosi che esso si apprezzi nei giorni seguenti, chi gli vende quell’oro pensa il contrario e cerca di realizzare il valore massimo di quello che ha per puntare sull’acquisto di un bond australiano e così via.
Ovviamente, alla fine qualcuno si sarà sbagliato e ci avrà perso, mentre qualche altro avrà indovinato e ci avrà guadagnato. Ma ci sono anche situazioni in cui va diversamente ed uno ci perde e l’altro ci perde di più ed il castello di carte precipita.
Di solito questo accade quando c’è troppa liquidità (che poi è un altro nome del denaro) rispetto all’economia reale. Accade quando il denaro inizia a crescere su sè stesso, prendendo le forme più diverse ed aumentando di volume.
Qualche giorno fa (6 agosto 2011 p. 10) il “Sole 24 ore” –che non è esattamente l’organo dei “marxisti arrabbiati”- ha pubblicato un articolo da quale apprendiamo che, sommando i valori scambiati da tutte le borse si arriva a circa 50.000 miliardi di dollari, cui dobbiamo sommare i 95.000 di tutte le obbligazioni esistenti ed i 466.000 miliardi nelle diverse forme di derivati. Tutti insieme i mercati finanziari, assommano un valore pari a 611.000 miliardi di dollari (senza tener conto delle valute).
La cosa interessante è che se consideriamo, invece, l’intero Pil mondiale (che è l’indice più accreditato –ancorchè discutibilissimo- dell’economia reale) arriviamo a stento a 74.000 miliardi. Dunque: il valore dei cd “prodotti finanziari” è otto volte maggiore a quello dell’economia reale!!!!!
Naturalmente, molti di quei 611.000 miliardi di dollari si compensano a vicenda perchè c’è uno scambio reciproco di obbligazioni, ma ci sarebbe da aggiungere a tutto questo anche la massa del valutario (le monete emesse da ogni singolo stato).
Insomma, industria, agricoltura e servizi producono solo una parte del tutto minoritaria del valore monetario esistente.
Immaginiamo che un bel giorno, i fortunati possessori di tanto denaro, decidano di convertirlo in beni vari, perchè magari, colti da improvvisa resipiscenza, decidano di ritirarsi a vivere in campagna o di fare, finalmente, un lavoro utile e decente piuttosto che quello di “far soldi con i soldi”: non ci sarebbero beni sufficienti ed il valore nominale del loro patrimonio non potrebbe che ridimensionarsi drasticamente.
Questo accade quando il denaro inizia a generare sè stesso, attraverso i meccanismo della finanza. L’errore è tutto culturale: pensare che il denaro sia una merce (anzi la Merce per eccellenza) e che esso sia la ricchezza. Ma il denaro non è un bene, è solo il simbolo, attraverso il quale scambiare beni e funziona sinchè ci sono beni reali da scambiare.
Qui si capisce perchè il susseguirsi di bolle finanziarie non è altro che l’epifenomeno dell’unica vera bolla esistente: il feticismo del denaro dell’ideologia neo liberista trionfante da trenta anni. Ed è questo che ha prodotto quella cattedrale di carta dei 611.000 miliardi di cui dicevamo e che è destinata a cadere in un futuro non lontano.
A questo punto si capisce perchè la cura di Obama nel breve periodo ha causato sollievo ma, immediatamente dopo ha aggravato brutalmente la malattia che avrebbe voluto curare. Quella pioggia di liquidità ad interessi prossimi allo zero, ha significato solo una ulteriore espansione dei mercati finanziari attraverso la pratica perversa del carry trade, per la quale un operatore finanziario prende in prestito denaro dalla Fed allo 0.5%, lo reinveste in titoli di Stato tedeschi, giapponesi o australiani al 2-3% e, restituito il capitale alla Fed, si mette in tasca la differenza dell’1,5-2,5% gratis. Ovviamente quel fiume di liquidità sparso con prodigalità non ha prodotto un solo posto di lavoro in più; ha evitato nell’immediato che la recessione diventasse depressione, ma solo spostando in avanti il problema e scaricando i costi sui contribuenti.
A proposito, un inciso: stando alle dichiarazioni della Fed, gli aiuti concessi alle banche fra l’ottobre 2008 e l’aprile 2009, sarebbero stati poi puntualmente restituiti dalle stesse banche. Ma allora, visto che quegli aiuti vennero concessi con l’emissione prima di 700 miliardi di dollari (Samuelson) e poi di altri 1.300 (Obama-Geithner) da parte del Governo Usa, perchè mai il debito governativo poi non è sceso una volta restituiti quegli aiuti? Questo il “liberismo del sabato sera” che socializza le perdite e privatizza i profitti, per il quale quando le cose vanno male il debito pubblico sale, ma quando vanno bene sale ancora.
Aldo Giannuli
aldo giannuli, bolle speculative, capitale, crisi finanziaria 2011, neo liberismo, pil mondiale

mario bottoni
Complimenti per la lucidità e competenza della “nota”!
L’occidente, per non emplodere violentemente, ha bisogno di un “rinascimento” economico che potrebbe arrivare dalla prima Nazione che riuscirà a riappropriarsi della propria Sovranità: non vedo altra strada.
grazie per il suo impegno, ci tenga aggiornati.
mario bottoni
ugo agnoletto
mi ricorda quanto successe con la tulipomania, per esempio qui: http://www.borsaedintorni.it/storia-economica/la-crisi-dei-tulipani-olandesi/
all’epoca il fiorino valeva 50 euro attuali, solo che allora la bolla era circoscritta, oggi, globalizzati, c’è l’effetto domino
Nicola Volpe
Sono d’accordo con la lucida analisi di Aldo. Anzi, propongo ai frequentatori di questo blog la lettura di questo articolo di Andrea Fumagalli http://www.controlacrisi.org/joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=16811 nel quale si sviluppa una lettura assai vicina a quella di Aldo e si avanzano delle proposte molto interessanti.
paolo
molto interessante anche la proposta di lettura di Nicola.
Il problema è che quando si parla di neo liberismo si pensa a un concetto,a una filosofia, dimenticando o ignorando che dietro quel “concetto” ci sono nomi e cognomi, persone in carne ed ossa, organizzazioni, società, responsabilità, a queste persone bisogna chiedere di render conto, ma l’Italico soggetto è bestia da stadio, ancora alle prese con le sue battaglie di tifoseria tra destra e sinistra..
Rosario
Il problema è anche che alla principale nazione del mondo la produzione di denaro contro titoli inesistenti, o a fronte dei quali non corrispondevano altrattanti beni solidi, è andata molto bene. Tasse basse o inesistenti, credito quasi illimitato, debito pubblico finanziato con la stampa di altri dollari, subito comprati da sceicchi, produttori asiatici e naturalmente speculatori che comunque avevano e hanno anche loro la necessità di piazzare i loro beni (accettando quindi lo scambio) e nel caso degli speculatori di continuare a giocare al loro cinico gioco (tanto i soldi veri non erano i loro).Tutto ciò con la speranza di far durare il castello di carte il più a lungo possibile, anche con l’aiuto di politici ed economisti assoldati alla bisogna. E adesso? Adesso occorrerebbe trovare una serie di persone oneste e determinate, che dopo il crollo dell’edificio sappiano ricostruire con materiali genuini e solidi un nuovo ordine mondiale (scusate la metafora).
Trader
Molto interessante questo articolo.
Del feticismo neoliberista ho letto un attimo articolo di Luciano Gallino in un ottimo articolo su Micromega del 2009: già due anni fa era chiaro che alle origini della crisi c’è una deregolamentazione dei mercati finanziari, con l’invenzione di strumenti finanziari come CDO, CDS e derivati vari, che ha portato ad un ingigantimento della finanza rispetto all’economia reale. Oggi è la finanza è tanto grande da influenzare l’economia reale. La deregolamentazione dei mercati è stata favorita dalla diffusione dell’ideologia neoliberista. Dalle teorie economiche di Friedman, passando per la Reaganomics, siamo arrivati alla situazione attuale.
colani
Mi piace che qualcuno si occupa di certe cose, ma non mi piace quando si sparano delle cifre si fanno delle addizioni, poi magari sottrazioni e divisioni convinti di aver spiegato tutto e bene. Io me ne guarderei bene da fare certe analisi, si puo rincorrere in madornali errori e perdere la faccia. E già, in Italia tanto la faccia non si perde mai.
aldogiannuli
accetto correzioni e segnalazione di errori. La faccia si perde quando non si riconoscono i propri errori.
Mi dica dove sbaglio
mutuinet
Articolo molto importante, ben fatto, è utilissimo leggerlo, grazie