I terribili T-Q (che iniziano ad essere C).
No non sto dando i numeri, né fornendo la formula di chissà quale diavoleria, per T-Q (espressione gergale diffusa in campo letterario e sociologico) si intendono i Trenta-Quarantenni e per C, ovviamente i cinquantenni. In politica è il loro momento con Renzi che ha “rottamato” la generazione dei sessantenni (e settantenni) che era al potere sino a tre o quattro anni fa (che fine hanno fatto i D’Alema, Veltroni, Rutelli, Berlusconi, Fini, Casini, Cofferati, Cicchitto, Brunetta ecc.?), e sta adoperandosi per aprire la strada ai T-Q nella magistratura, nell’università, nella Pubblica Amministrazione ecc.
Anche in campo culturale (soprattutto in letteratura ) si avverte la ventata. Benissimo, era ora! Sono sempre stato un tifoso del rinnovamento generazionale e figuriamoci se posso essere nostalgico dei miei coetanei cha hanno fatto una quantità di danni da guinness dei primati! Sono convinto che la mia generazione e quella che l’ha immediatamente preceduta (gli attuali ottantenni) sono quelle che hanno lasciato l’eredità più disastrosa dal dissesto ambientale all’enorme debito pubblico in tutto il Mondo, al carico di diseguaglianze sociali ecc. Quindi, benvenuto il rinnovamento.
Solo che, dopo appena tre anni, devo dire che l’esordio non è dei più incoraggianti: devo dire con grande delusione che anche nei campi che conosco meglio (università, saggistica, letteratura, case editrici, per certi versi magistratura ecc.) che, se il buongiorno si vede dal mattino, qui è notte fonda.
Questi ragazzotti (mi consentirete di chiamarli così, dato che, in buona parte, potrebbero essermi figli) hanno appetiti carrieristici fortissimi, ma sul piano della preparazione e, più in generale, della capacità di “essere pari al compito” sono una frana mai vista. Sarebbe poco simpatico che mi mettessi a fare esempi con nomi e cognomi e, comunque, si tratterebbe di pochissimi esempi, non tali da motivare un giudizio complessivo, vi sto solo raccontando una mia semplice impressione. Non giungo a dire che gli attuali T-Q mi fanno rimpiangere quelli di prima, però, se questo doveva essere il ricambio, la cosa è troppo deludente. Ma se guardo lo scenario politico, con la generazione renziana ed i suoi coetanei nelle altre formazioni politiche, la sensazione è angosciante.
Credo che molto abbia influito il periodo di formazione: gli attuali T-Q hanno avuto la loro adolescenza fra la fine degli ottanta e quella dei novanta. Vale a dire, nel cuore della stagione neo liberista di cui hanno assorbito miti, credenze, stile, atteggiamenti. E soprattutto quel costume psicologico scioccamente ottimista ad ogni costo che oggi li rende imbelli di fronte alle tempeste presenti.
Forse ci andrà meglio con gli attuali ventenni che mostrano una maggiore maturità. L’insegnamento mi ha consentito di avere un punto di vista privilegiato e, devo dire che gli attuali ventenni promettono d’esser migliori. Forse sono un po’ fragili, ma, soprattutto negli ultimi tre o quattro anni, li ho visti più motivati, più seri e più realisti dei loro fratelli maggiori. Anche qui, è troppo poco per avere un giudizio complessivo, posso solo fornire una testimonianza a titolo personale e devo dire che le ultime classi che ho avuto sono state molto buone, con diverse punte decisamente alte. Poi, altri mi diranno il contrario, ma qualche speranza occorre pur sempre averla.
Aldo Giannuli
aldo giannuli, rottamazione, t-q, trentenni
WOW
Sa perchè professore?
Quelli che oggi sono ventenni o trentenni sono cresciuti anche grazie a Internet in un modo completamente diverso dai loro predecessori.
Internet non è lo strumento ma E’ IL SOLO MEZZO per aggirare la mediazione delle elite dominanti e dei media di sistema in tutti gli ambiti possibili della società umana.
Siamo di fronte a un cambiamento epocale di paradigma perchè dalla notte dei tempi l’intermediazione ha significato controllo da parte del potere dominante in quel momento e in quel luogo su ogni aspetto della vita a partire dalla conoscenza e dall’ideologia dominante.
Quelli come Renzi della generazione appena precedente sono quindi l’ultimo baluardo del “vecchio mondo” che lotta per mantenere l’intermediazione e in questo si allea ai “vecchi” delle generazioni precedenti contro l’avvento dei 30-20enni cresciuti nel mondo dell’informatica.
D’altronde basta vederne l’applicazione in politica oggi : Renzi e il Pd giovane + le mummie alla Napolitano/Berlusconi vs M5S.
Lorenzo
Il 95% + della gente internet lo usa per Whatsup (o come si scrive), la pornografia e i video divertenti. Internet è uno dei principali responsabili della degenerazione antropologica in corso.
mirko g. s.
Parole sante!!! Ma vedete cosa viene veicolato con quella gigantesca sentina di Facebook tutti i giorni? Materiale che a confronto un talk show moderato dalla De Filippi sembra un convivio tra Socrate, Platone e Aristotele. Aggiungiamoci i siti di “disinformazione” che sparano complotto-fesserie a 360° e tutti gli spacciatori di bufale. Internet è diventato una piaga per la cultura. Tuttavia bisogna anche riconoscere che senza la rete non esisterebbe il blog di Beppe Grillo denigrato da persone che lo criticano senza mai leggerlo.
WOW
Scusa ma che c’entra il fatto della pornografia?In questo senso potrei dire che l’invenzione della stampa di Gutenberg ha permesso il proliferare di libelli osceni che prima non potevano essere prodotti in grande quantità.La storia non la fanno le masse ma piccoli gruppi di individui che poi trasformano con la loro idea la società.E internet favorisce questo fatto,cioè favorisce in modo esponenziale la crescita di gruppi,piccoli e ristretti ma sempre più numerosi del passato che si pongono in modo completamente alternativo rispetto al potere dominante perchè non vi è più intermediazione dall’alto.Internet come ho detto è solo un MEZZO per accelerare questo processo e per collegare persone di tutto il mondo fra di loro,far circolare le idee un milione di volte più velocemente che in passato.
Lorenzo
Bè… mi sembra che Giannuli parlasse di un fenomeno globale e generazionale, dunque di massa, non di piccole élites.
Per quanto riguarda il tuo discorso, bisogna vedere quanto saranno efficaci le élites consapevoli a fronte di una stragrande maggioranza della popolazione dominata dalla televisione e disinteressata a informarsi altrimenti. Attualmente le uniche rivoluzioni preparate su internet mi sembrano quelle manifatturate dalla CIA.
Lorenzo
Buone osservazioni. E’ un’umanità sempre più superficiale, demotivata e FANNULLONA. Cresce continuamente la voglia di avere il massimo con il minimo sforzo fuori da ogni progetto di lungo respiro. Il motivo principale di questo processo degenerativo è che i giovani di ieri diventano i genitori di oggi accentuandoil problema ad ogni generazione. L’idea di intraprendere un’opera formativa di lungo periodo è cinese per il 70% dei genitori odierni.
La scuola scientemente sabotata dai governi Da Berlinguer in poi, non dà più alcuna formazione di lungo respiro, essendole assegnato il compito di preparare servi il più possibile acritici e versatili, dunque superficiali e indifferenti, per il mercato del lavoro globalizzato. Mia moglie, insegnante, è scandalizzata dal livello non tanto di (in-)cultura (che nella scuola non serve più a niente), ma di faciloneria e demotivazione mostrate dai colleghi appena entrati colla controriforma Renzi. Gente che al primo consiglio di istituto della propria vita borbotta: “io ho la palestra, non si poteva fare di mattina?” “quanto dura?” ecc. E non parliamo dei meridionali entrati a frotte…
Si sta realizzando l’archetipo dell’atomismo consumista postulato dal regime liberista, falsa coscienza della parabola di decadenza in corso.
Per parafrasare Kant, caro Giannuli, le sue speranze attengono tutte al campo del Sollen e per nulla a quello del Sein.
GherardoMaffei
Fermo restando che la generazione dei “sessantottini” è storicamente una generazione di falliti, in primis a livello personale, poi soprattutto a livello politico, con la catastrofe attuale derivante.Solo nella lotta, nella guerra, nel cimento, nella supremazia dei forti dei migliori,sui malnati, si creano le nuove gerarchie. La guerra è la sola igiene dei popoli e per dirla con Nietzsche “è la buona guerra che rende buona la causa”. Ecco svelato l’arcano segreto dell’attuale decadimento delle generazioni attuali. Ancora citando Nietzsche : “agli uomini che in qualche modo mi importano, auguro sofferenza,abbandono,malattia,maltrattamento,perdita di dignità,auguro che non restino sconosciuti a loro il disprezzo di sé,i tormenti della sfiducia in sé, la miseria dei vinti: nessuna compassione di loro, perché io auguro a loro, la sola cosa che oggi può provare se qualcuno ha valore o no, che egli tenga duro!”. Prof. Giannuli lei sarà capace di trasmettere ai suoi giovani allievi ciò?
Aldo Giannuli
me ne guardo bene
andrea z.
I magri risultati dei trenta-quarantenni sono il risultato dello sfascio del sistema scolastico, mentre riguardo ai ventenni mi chiedo sempre come mai la generazione che ha avuto a disposizione il maggior numero di strumenti tecnologici è quella che presenta il maggior numero di disoccupati.
Si pensava che con tutti quei computer, tablet, cellulari, software etc. la vita e le possibilità di lavoro per loro sarebbero state più agevoli; e invece, sono quasi tutti senza lavoro, a casa dei genitori.
mirko g. s.
Perchè la tecnologia riduce l’occupazione…
http://www.beppegrillo.it/m/2016/01/quando_il_lavoro_non_ci_sara_piu_restera_solo_il_reddito.html
andrea z.
Un articolo molto chiaro che, però, non mi convince del tutto, perchè considera la realtà in modo statico e non tiene conto delle possibilità di miglioramento nel settore tecnologico grazie al contributo umano.
Credo che alla base ci sia sempre una scuola rimasta ferma al passato, che non è in grado di formare i professionisti capaci di innovare nei settori più avanzati.
In Israele, dove il sistema scolastico agisce in sintonia con i settori di punta dell’informatica, delle biotecnologie, della green economy etc., i risultati sono stati sbalorditivi.
Giovanni Talpone
Sono d’accordo con Giannulli (e abbastanza anche con Wow, senza esagerare). Non ho mai frequentato il mondo della scuola, ma un po’ quello dell’industria, un po’ quello sindacale e ora un pochino quello politico, e la mia sensazione è assolutamente identica, anche per quanto riguarda i ventenni (con cui mi sento molto più in sintonia che con le altre generazioni, pur avendo la stessa età di Giannuli). Ipotizzo che ciò che rovina le generazioni siano le Grandi Falsificazioni Collettive: il fascismo innanzitutto, poi un’industrializzazione arraffona e inquinatrice, poi la commedia/tragedia degli anni “formidabili”, poi la Milano da bere, il craxismo, il berlusconismo e i titoli di coda del renzismo. I giovani hanno capito che possono contare solo su se stessi e per loro fortuna sono collegati col mondo. Buon viaggio ragazzi, con sincera invidia.
mirko g. s.
Mi chiedo se Germano Germani tra queste esternazioni ricorda che i tedeschi sono stati finora spianati 2 volte… applicando le sue citazioni alla lettera colgo parecchie incoerenze.
GherardoMaffei
I tedeschi della ex DDR (dei quali molti sono dei nostalgici compreso lo scrivente) sono riusciti a far funzionare perfino il comunismo…là dove altri sono falliti clamorosamente e storicamente. La Germania nel 1945 era praticamente stata rasa al suolo dai gangsters americani e dai mongoli sovietici, pochi decenni e poi sono risorti dalla macerie, come recitava l’inno nazionale della DDR, diventando un gigante economico. La ricetta, il segreto dei tedeschi? Sono il paese che ha dato i natali a Nietzsche, ma anche a Mordechai (alias Marx) e hanno messo in pratica quanto predicato da Nietzsche: ” Agli uomini che in qualche modo mi importano…tengono duro”.
Paolo Selmi
Non dimentichiamo facebook, con le sue belle torte postate ancora nel forno, i suoi tramonti copiaincolla da torre lapillo e porto cesareo, e i suoi faccioni deformati dal grandangolo del telefonino a distanza ravvicinata.
quarant’anni ben imboccati, stessa classe di renzi, purtroppo: non ne faccio una questione generazionale. Come la maggioranza degli italiani lavoro per vivere, di un lavoro che ovviamente non ho scelto, mi dequalifica, quando non umilia, ma mi consente di pagare mutuo, retta asilo, spesa settimanale, benzina e telefono. e basta. viviamo in tre con una macchina e questo ci consente di andare avanti, oltre a guadagnarne io in salute grazie ai km in bici per andare e tornare dal lavoro. Cinghia ed espedienti, come tutti quelli della mia generazione che non sono stati eletti (o cooptati), che non sono diventati capi (o kapò), che non hanno aperto qualcosa (e che gli vada bene), ma che per fortuna lavorano, che possono quella sottoclasse di lavoro salariato che per il momento galleggia ma che basta uno stipendio in meno (o anche solo mezzo) per finire all’inferno. tutto normale, anzi a ben vedere mi è andata meglio che ai miei genitori, e ancor meglio che ai miei nonni, che ho avuto la fortuna di conoscere tutti e quattro: ho fatto più studi di tutti loro messi insieme, ho avuto accesso a più risorse e conoscenze, ho conosciuto cose che per loro erano impensabili, benessere, se non “lusso”, prima di “imparare” dalla vulgata che passa nei mezzi di comunicazione di massa e fra le bocche dei più, compresi purtroppo quelli a te più cari, che faccio una vita da marcione e che sono un fallito se mi accontento: io che ho ragionato male, che ho creduto nelle cose sbagliate e che quindi ho fatto le scelte sbagliate, io “con la testa che mi ritrovo”… “Guarda quello che casa ha, dov’è adesso, e tu? Sta’ li dove stai, continua a starci…”
Eppure, quelle due volte al giorno che torno a casa e timbro uscita, lasciandomi al lavoro tutto, e facendo i cavalcavia come il povero Pantani faceva lo Stelvio, e vedo mia figlia di due anni e mezzo che altro non aspetta che giocare col suo papà (e vedere le puntate di Masha e Orso in russo), quelle volte che vado a comprare qualcosa dai cinesi e parlo con loro in cinese, o quelle volte che riesco a tradurre qualcosa che mi interessa e metterla in giro, o a scrivere di mio pugno qualcosa di più impegnativo, quando riesco a riparare una tapparella, lo spurgo di un rubinetto o un termoconvettore, oppure quando vedo uscire dal bagno di fissaggio un mio negativo o una mia stampa, quando infine riesco a vedere mia moglie contenta, non mi sento affatto un fallito. E se riuscirò a far capire, non dico a trasmettere, qualcosa di questa che considero “ricchezza” a mia figlia e a chi mi sta vicino, sentirò di non aver vissuto invano e, come diceva il buon Guccini, “a culo tutto il resto!”
Paolo Selmi
Herr Lampe
A nessuno viene il dubbio che si stia scadendo nel luogo comune?
fabio t.
assolutamente si.
come nn far notare poi al prof che tutte le mirabolanti promesse del m5s (sic) sono proprio dei t-q
Gianluca
Io faccio parte della generazione dei trentenni, se è vero che molti, la maggioranza, sono stati uno stampo della cultura neoliberista e del modello antropologico berlusconiano, siamo stati anche l’ultima generazione ad aver raccolto in controluce l’ultimissimo barlume di ciò che c’era prima, cioè del vecchio ruolo della politica, dei partiti, dei sindacati, delle ideologie, del valore della cultura. Queste due istanze si sono spesso scontrate creando una generazione certo mediocre, ma con ancora sacche di resistenza e non sempre radicalmente appiattita. Spesso in facoltà ci siamo trovati a discutere di professori appartenenti alla sua generazione, e ci stupivamo del modo in cui essi credessero ancora alla possibilità di una “politica industriale”, di una “rinascita politica” ecc., vedevamo in ciò l’abbarbicamento di chi ha vissuto quelle stagioni a quelle idee ormai totalmente inapplicabili. Insomma non c’è una generazione più ottimista della sua, perché cresciuta con un futuro davanti. A noi erano già ben chiare le macerie , siamo stati sempre disillusi,coscienti di essere cresciuti in un vuoto valoriale spaventoso e senza alcuna prospettiva, altro che ottimismo. Tu chiamalo se vuoi nichilismo, ma dire che la generazione dei trentenni guardava e guarda oggi con fiducia il futuro significa avere davvero scarsa dimestichezza sociologica.
Se noi siamo stati una generazione di transizione, quella dei ventenni è la prima completamente post, che non ha preso nemmeno i barlumi di quello che c’era prima. Una generazione ancora più omologata e massificata di noi, ancora più facilmente manipolabile dal regime capitalista e incapace di fare gruppo se non su facebook, il cui vocabolario è quello delle puttanate di Casaleggio & Grillo. L’ultimo stadio dell’imbarbarimento sociale e culturale che ci sta travolgendo.
Affidarsi ai ventenni mi pare l’ennesima botta di ottimismo a buon mercato di un esponente della sua generazione.
Marcello
Pur essendo uno dei C non ho mai visto di buon occhio la crociata del cambio generazionale o del nuovo a tutti i costi.
I motivi sono molti. Nuovo non fa rima sempre con meglio. Poi non dobbiamo dimenticarsi che è sbagliato e ipocrita dire che il mondo è dei giovani. Il mondo è di chi ci vive finché ci vive. Non vorrei mai un mondo governato da vecchi che non capiscono e non tengono in conto le esigenze dei giovani, ma neanche un mondo guidato da giovani che non conoscono e non tengono in conto l’esigenza dei vecchi.
No non desidero il ricambio generazionale, ma il ricambio delle idea, anzi il ricambio delle idee cattive con idee buone. Già perché non è detto che una idea nuova sia migliore di una vecchia. L’idea nazista al suo sorgere era nuova, ma non era buona….
Marco Bonelli
Condivido, mi viene in mente un vecchio inno: “Giovinezza, giovinezza, primavera di bellezza…”.
Nico Perrone
Anagraficamente sono parte in causa, quindi debbo avvertirne i lettori. D’accordo sui peccati commessi dalla mia generazione, però – scusate – non mettiamo fra gli errori anche il debito pubblico: questa è un’ossessione, sostenuta forsennatamente dalla Merkel sulla base di reminiscenze tedesche antiche. Pensiamo invece che gli Usa, potenza leader del sistema attualmente dominante, non si lasciano dominare da questa afflizione. Qunato ai giovani oggi imperanti – ma ogni tanto per tenesi in piedi debbono cooptare, almeno localmente, qualche anziano – a me sembano avere due caratteristiche fondamentali. La prima è lo spirito di clan (i compagni di scuola, di parrocchia, di giochi), che li porta a difendere il territorio occupato, escludendo chi non abbia in comune con loro quelle stesse esperienze. La seconda è la mancanza di spirito democratico, che li porta a cooptarsi fra di loro, escludendo gli altri. In questo gioco, a loro conviene che la gente vada sempre meno a votare, perché così governare è più facile. In sostanza, il loro crescente dominio ha come vero punto di forza la mancanza della democrazie. Lo stretto legame di interessi e solidarietà fra di loro li porta a essere ognuno la silente imitazione del capo. E soprattutto li induce a escludere i diversi da loro: i quali, anche se sono numerosi, si trovano contro una falange agguerrita, quale è ideologizzata mediante il “giovanilismo”. Il vero collante politico-sociale sono, per i giovani che operano in questa logica, le chiacchiere: e qualcuno di loro (non molti in verità), le sa adoperare molto bene.
L'Anarchico Danzante
Caro Prof Giannuli
ho 26 anni. sono figlio della caduta del muro e di due genitori appartenenti alla sua stessa stagione storica e politica. ho vissuto in prima persona la vostra elaborazione del lutto, il tramonto la degenerazione e molto spesso la la collusione, di una generazione passata dalle barricate e da grandi slanci ideologici ai più circostanziati e modesti consigli di amministrazione o di facoltà, e insieme ho visto anche l’anacronismo di nostalgici pronti a soppiantare, quasi per inerzia, quel dio morto (comunismo, socialismo, perfino socialdemocrazia) con il dio straniero di turno , o qualunque suo surrogato passasse sulla piazza (zappatero, syriza, podemos e ora il nuovo idolo d’oltreoceano Sanders, e a tacere dell’appoggio di molti alla candidatura di Obama il galoppino di wall street).
siccome pare io sia il suo più giovane lettore vorrei anch’io esprimerle come vedo la nuova generazione di cui lei ha scritto.
si potrebbe dibattere a lungo sulla deriva trash causata da social media, sull’imperversare di forme smaccatamente semplicistiche d’informazione politica fruita acriticamente sulla rete, e quì potrebbero venirci incontro sociologi e antropologi pronti a fornirci un quadro ancora più svilente . e tuttavia non mi pare che quella della rete sia una rivoluzione in atto, tuttalpiù un’ennesima forma di divertissement e distrazione, come ce ne furono tante in passato e tante ne vedremo in futuro.
Berlinguer diceva che i giovani non hanno bisogno di prediche ma di esempi di onestà. io credo invece che sia necessaria un’assunzione di responsabilità. il sistema gerontofilo italiano è qualcosa d’indecente, e dispiace dirlo ma i luoghi in cui nepotismo e raccomandazioni raggiungono livelli vergognosi sono proprio quelli della cultura e dell’università; perfino le aziende, per quanto permeate da valori liberisti (sulla carta) mostrano una flessibilità e apertura alla competenza che è più raro ritrovare nei primi. c’è un sistema sotto attacco che si arrocca ancora più nella sua sussistenza provinciale e si mostra sempre più incapace di aprirsi alla “grande” politica perchè costitutivamente incapace di fare esperienza della complessità, che è il presupposto per qualunque soggettività politica. la questione anagrafica diventa un problema solo nel momento in cui vi è una disparità totale dal punto di vista della ripartizione di competenze e responsabilità ai più alti settori. impresa politica e amministrazione mostrano un livello di de-responsabilizzazione e delega così capillare da far rabbrividire, contro cui torna in voga perfino il rimpianto per figure controverse ma di indubbia levatura istituzionale appartenenti alla prima repubblica. una generazione che cmq poteva vantare tra le sue fila personaggi non così pateticamente supini a interessi economici e politici stranieri.
Da questo punto di vista i tedeschi checchè se ne possa dire, ci danno un esempio di civiltà indiscusso.
è uno scenario macabro: capitani d’industria e banchieri curatori fallimentari sempre pronti a chiedere sostegni statali e socializzazione delle perdite sarebbero i nostri fiori all’occhiello; non è un caso se in 40 anni siamo passati da un Mattei a un Marchionne. a livello politico dio ce ne scampi. Non comprendo i critici di Renzi, non che non condivida le critiche, ma a voler essere lucidi bisogna ammettere che è il meglio che ci possiamo permettere. e questo è il vero imbarazzo.
come si può chiedere alla mia generazione di andare a votare con il 45% di disoccupazione giovanile e in campo una proposta politica così ridicola?
Mi creda prof giannuli, non abbiamo bisogno di autocritiche generazionali o aperture utopistiche, basterebbe, per cominciare, facilitare le opportunità di accesso alle posizioni di responsabilità; in politica come nella maggior parte dei campi, lei lo sa, ciò che conta è soprattutto l’esperienza. se la cooptazione funziona come premio di fedeltà allora avremmo sempre un riciclo e mai un ricambio.
L’unico vero rimprovero che si potrebbe muovere alla sua generazione è quello di aver lasciato intere praterie libere in campo economico al peggiore conservatorismo e di non aver saputo opporre alle scuole economiche e ideologiche europee e americane qualcosa di credibile, di politicamente utilizzabile e di ideologicamente convincente.
anche se la disparità delle forze in campo e dei mezzi, uniti a specifiche congiunture storiche non hanno probabilmente aiutato, soffocando le migliori intenzioni e rendendole innocue, sorge comunque il dubbio che qualcosa di più poteva e probabilmente DOVEVA essere fatto. ma forse anche il rimprovero, il rimpianto e il disagio per ciò che poteva essere e non è stato appartiene a quelle categorie dell’ingiustizia storica di cui è meglio tenersi alla larga.
L’errore più grande sarebbe quello di abbandonarsi a quel tedio istituzionalizzato che culturalmente si esprime in un certo post-modernismo modaiolo e politicamente in un nichilismo strumentale al mantenimento dello status quo. la risposta però non verrà sicuramente dalla rete, probabilmente da un confronto generazionale, sicuramente da chi ha da barattare, in cambio del consenso, qualcosa di politicamente appetibile che abbia allo stesso tempo più lungimiranza di un tweet. staremo a vedere. per ora i più svegli della mia generazione sfruttano la nostra formazione per lucrare all’estero oppure sgomitano con immani sacrifici per accapparrarsi posizioni in università che garantiscano l’occupazione, come la bocconi. Gli altri andranno ad ingrassare le fila della manovalanza a basso costo in UK o in Germania.
Probabilmente avete nutrito una generazione di cinici ma ciò non basta a cancellare il sospetto che nessun giovane intelligente e con un minimo di formazione riponga ancora un minimo di fiducia o speranza nei confronti del nostro establishement.
Aldo Giannuli
non sei il mio lettore più giovane ma sei sicuramente nella fascia dei più giovani (spesso meno che ventenni) ed altrettanto sicuramente sei fra i pochissimo giovani che intervengono nel blog ed anche questo fa riflettere: perchè i giovani che si fanno sentire sono così pochi (qui ed altrove)?
Hai ragione a lamentare l’indevente clientelismo e nepotiasmo universitario e culturale mentre sono assai poco convinto che Renzi sia il meglio che possiamo aspettarci.
Quanto all’autocritica generazionale, la dobbiamo non a voi ma a noi stessi. Per il resto mi piacerebbe parlarne a voce
Fabrizio
da venticinquenne e suo affezionato lettore, spero di essere tra quelli che risponderanno positivamente alle sue aspettative