I malriusciti
Con molto piacere vi segnalo il romanzo dell’amico e collega Mirco Dondi, storico vivacissimo e, a mio avviso, romanziere promettente, di cui pubblicherò una recensione nei prossimi giorni.
I malriusciti
di Mirco Dondi
Siamo a Bologna, all’inizio degli anni Ottanta. Laura, Paolo, Lino e Sti sono quattro adolescenti che covano amori segreti, ambizioni e condividono la passione per la musica. Per loro l’amicizia che li unisce è la cosa più importante, un bene da salvaguardare a ogni costo. Poi però la vita impone delle scelte e diventa necessario proseguire in solitaria, ciascuno per la propria strada, anche se il ricordo di quel legame resta, forte e indimenticabile. Attraverso l’alternarsi del racconto in prima persona da parte di ciascuno dei quattro amici, seguiamo il loro viaggio verso la maturità, in luoghi di lavoro e rifugi impossibili segnati dal marchio dei tempi: una Napoli ambigua divisa tra underground e camorra, i salotti buoni del generone romano rapace e corrotto, le piste ciclabili in una Melbourne sconfinata e aliena, la Pisa dei massoni e dei baroni universitari, la Mosca al crepuscolo del comunismo. Con abilità narrativa e una lingua sicura e brillante, spesso dominata da toni umoristici, l’autore costruisce un irriverente, sincero e struggente romanzo di formazione che è il ritratto di una generazione cresciuta tra gli anni Ottanta e Novanta, un periodo che ha imposto sui sogni collettivi un esasperato individualismo minimalista e la rinuncia a molti ideali della giovinezza.
Per approfondire o acquistare il libro
http://www.elliotedizioni.com/catalog/title/title_card.php?title_id=241
anni ottanta novanta, bologna, i malriusciti, mirco dondi

Paola
Grazie per la segnalazione. Leggerò.
Paola
Irene Romanelli
Grazie Aldo, ho appena finito di leggere i I malriusciti. Il romanzo però parla anche di ordinari soprusi, di disoccupazione, di precarietà. Alla fine la storia dice molte cose, molto più di quello che promette la quarta di copertina. Raccomando un passaggio dove gli operai occupano la fabbrica. Dice il protagonista: non per noi, ma per quelli che verranno. Semplice, vero e senza fronzoli. Irene.
Valentina
Non sentivo l’esigenza scrivere la mia, è che nei giorni il libro mi ha lasciato con una grande rabbia dentro. Se ho capito bene: gli anni 80 sono stati devastanti più di un’esplosione nucleare distruggendo non solo la politica ma la natura dei rapporti umani. Il punto è che l’autore scrive con leggerezza lasciando il magone al lettore. Sono dell’85 e non posso giudicare, non lo so sbaglio io a intendere… Valentina