I guai della sinistra Pd.
Mattarella è certamente più il prodotto dell’azione mediatrice di Bersani che della volontà di Renzi, ma il vincitore è il secondo, non il primo. E’ il vincitore sicuramente agli occhi dell’elettorato (come segnalano i sondaggi, che ignorano Bersani), ma anche a Palazzo: i brandelli di Sc confluiscono nel Pd, gli ex M5s planano verso l’area governativa (a proposito: che squallore!) anche ex Fi guardano ai lidi renziani e la stampa parlamentare ha eretto un monumento equestre al nuovo Napoleone della politica italiana.
E’ probabile che questo stato di grazia non duri a lungo e che la convivenza con Mattarella si riveli più ostica del previso, ma, per ora, le cose vanno così. Alla sinistra Pd restano le briciole del successo ed un futuro assai gramo.
Adesso si allarmano per l’arrivo di 8 senatori di Scelta Civica che sposterebbero a destra il partito, ma non hanno capito che nel Partito della Nazione che Renzi sta costruendo, loro saranno una presenza del tutto marginale, utile al massimo come copertura verso la Cgil ed i settori di sinistra, ma senza crederci troppo. Basterà arrivare alla compilazione delle liste per le prossime politiche per capirlo: Renzi userà le capolistature per piazzare tutti i suoi uomini e, quanto all’eventuale voto di preferenza, su cui i bersanian-cuperliani fanno affidamento, la realtà sarà molto meno favorevole a loro di quanto non immaginino e per diversi ordini di motivi.
In primo luogo perché la maggioranza del partito sta con Renzi, come dimostra quel 70% di consensi che lo ha portato alla segreteria e che non sembra affatto diminuito. In secondo luogo perché l’area ex Pci è culturalmente avversa al voto di preferenza e su questo piano i giovanotti neo-dc renziani sono molto più bravi. In terzo luogo perché Renzi sta procedendo ad una sistematica occupazione dei posti di potere (dagli enti di Stato alle banche popolari, agli organi periferici di partito) che, a suo tempo, non mancherà di dare i suoi frutti; in quarto luogo perché Renzi avrà molto più denaro da dispensare per sorreggere la candidatura dei suoi amici, di quanto non ne avranno i suoi oppositori e potrà giovarsi dell’appoggio di settori di centro che includono diverse “macchine da voto”; infine, perché proprio la maggiore anzianità e notorietà personale di parecchi esponenti della sinistra –fattore su cui essi fanno a torto affidamento- si rivelerà un handicap nell’epoca dei “rottamatori”. Degli attuali 140 deputati di area bersaniana, ne rientreranno si e no una trentina.
D’altro canto, la sinistra Pd, sul piano delle idee è di una opacità inquietante e, sul piano del ceto politico, non ha espresso nessun rinnovamento generazionale. I “giovani turchi” che avrebbero dovuto ereditare il testimone da D’Alema & c. già si sono andati a consegnare al nuovo padrone, salvo il solo Fassina che, peraltro, sembra più vicino a Civati che a Bersani.
Potrebbero avere un qualche ruolo ancora se avessero il coraggio di una scissione, per dar vita da un possibile partito socialista o laburista, che abbia nella Cgil il suo committente politico privilegiato. Probabilmente non si tratterebbe di una formazione politica destinata a prendere più del 4 o 5% dei voti, che però, potrebbe trovare un terreno di intesa con i relitti Sel, Rifondazione, Pdci e gruppetti vari, insieme ai quali potrebbe ridare vita ad un’area dell’8-10%, forse anche il 12%. Troppo poco per costituire un partito di serie A (di quelli che concorrono per la conquista del governo) ma, comunque, un’ala che potrebbe essere decisiva per un risultato finale, una spina nel fianco del partito renziano che tornerebbe a scendere sotto il 30%. Tutto sommato, potrebbero costituire un passaggio verso un diverso assetto del sistema politico, impedendone, quantomeno, la deriva più autoritaria. Ma questo richiederebbe una generosità ed un coraggio politico del tutto sconosciuti a quelle latitudini politiche: i bersaniani sono solo una aggregazione di mediocri “professionisti del seggio” e, siccome il nuovo partito non avrebbe mai 140 posti da assicurare (per non dire della fine dei senatori), ciascuno si aggrappa a quello che ha, sperando di rientrare grazie alle preferenze o a un qualche editto di grazia del signore e padrone del partito.
Dunque, che una cosa così scompaia è nell’ordine naturale delle cose, e non lascerà alcun rimpianto.
Aldo Giannuli
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leopoldo
mi sa che il desiderio del crollo del PD è più forte di una obbiettiva analisi:
che succede se ora il Pd si frantuma in una serie di partitini? Per primo il parlamento attuale che non è molto rappresentativo della popolazione, non rappresenterebbe più nessuno. Se si cercasse il voto ora credo che il 37% dell’emilia sarebbe oro colato. Non che Renzi stia meglio su scelte scisioniste o personalistiche, prederebbe i voti che più o meno prende la lega forse meno.
Un’altra cosa è l’operazione ricostruzione DC, cosa che il Pd è erede della parte popolare e che Renzi vorrebbe sdoganare come come PUR, ma come facevi giustamente notare non sono più i tempi, mancano gli strumenti (svalutazione della moneta,ecc…), soprattutto rinsaldare il paese su un mito non è il massimo per l’identità nazionale :-[né sappiamo qualcosa sul mito della guerra e superuomini d’anunziani]-: non è che il sistema DC fosse privo di ombre.
sperare che crolli il Pd, sicuramente evolverà non sappiamo come prego perché non peggiori, cmq si vedrà. Adesso in questo sistema traballante è precario in fase di trasformazione, un partito che regga ci vuole. FI sta esplodendo, facciamo esplodere anche il PD? ci portiamo dentro gli amichetti del isis, perché nel caos totale uno dei risultati è questo.
Giannuli non è che stai frequentando troppo l’M5S e ti stai facendo contagiare da visioni puriste ‘del bruciare tutto per risorgere sani’ non è una deformazione del mito dell’araba fenice? Nel ’92 il crollo DC PSI, non emerse il PCI, i masnadieri si coalizzarono e emerse FI, lega coi risultati attuali e bisogna ricordare che il PD dell’epoca non è privo di responsabilità, invece di cercare il caos come fa M5S in parlamento in queste ultime ore non è meglio individuare e concentrarsi sui punti da sostenere. Nel caso del PD un sistema di primarie valido. Perché l’elettorato per quanto riguarda il PD non si identifica nei dirigenti, ma né partito ed è questa la debolezza di renzi.
giandavide
la scissione è già nell’aria, dato che a questo giro sembra che sel corra da sola nelle elezioni locali ed è invitabile che venga aggregata parte della minoranza pd. sel, nella sua scarsezza, perlomeno tenta di fare una cosa di cui ai grillini gliene passa per il cazzo: opporsi a renzi, schierandosi a sinistra.
sotto questo aspetto i grilli hanno perso tutti i treni possibili, e anche il tentativo di imbarcarsi nella zattera di syriza spalando merda su quelli che si erano avvicinati a tsipras prima che divenisse di moda non porterà da nessuna parte: questo treno il m5s l’ha già perso, e ora vi rimangono la lepen, salvini e farage, preferiti di gran lunga alle zecche comuniste di sele sinistra pd. peccato che salvini vi asfaterà,coemè giusto che sia.
ps. che non mi si dia di sellino. non soloperchè ho smesso di votare,ma soprattutto perchè i sellini sono molto più aperti di me nei confronti del partito a 5 stelle, che a me fa cacare. io sono di un opinone diversa e molto meno aperta al compromesso, in quanto credo che col partito di grillo non ci si debba trattare come hanno fatto quelli di sel, ma mandarli direttamente affanculo e aspettare che la bolla mediatica si sgonfi e il m5s esploda nelle sue troppe contraddizioni
Barb
Gli tsiprini nostrani erano la solita morchia di riciclati e cimitero di elefanti che la sinistra radicale italica presenta ad ogni tornata elettorale, schierandola dietro il “presentabile” di turno. Con Syriza non avevano in comune neanche la mano con cinque dita, e infatti il partitino col nome greco ha fatto subito la figura dei soliti italiani.
Non solo fanno schifo ai grillini, ma anche a me che sono di sinistra da una vita e non mi sogno di votarli.
giandavide
riguardo alla scarsezza della classe politica in questione posso anche essere d’accordo. e penso anche che se la dirigenza non si mette da parte la gente non li voterà mai. ma, dato che la dirgenza in questione non ha un’idea che sia una,,è veramente arduo sostenere che abbiano stravolto il programma di syriza mettendoci del loro: lo hanno invece preso di peso, e l’unico valore aggiunto è quello delle loro facce di bronzo).
nel caso della lista tsipras l’elettore sapeva che stava votando dei cessi, ma sapeva anche di stare votando un programma importato dall’estero.
invece i modi e i tempi di questo tardivo e poco convinto avvicinamento a tsipras fanno pensare a una mossa di marketing, un cambio di programma netto per un partito che non ha nè un programma definito nè una visione ideologica chiara. e che ha una classe dirigente che non è andata avanti di un millimetro rispetto all’habitus perdente di ciò che è stato alla sinistra del pd.
giandavide
anche perchè si è visto che i grilli appena vedono uno di sinistra lo insultano: a che serve dialogare con loro? solo ad essere presi per il culo
Mugo
“Nel ’92 il crollo DC PSI, non emerse il PCI, i masnadieri si coalizzarono e emerse FI”.
Oggi i masnadieri hanno occupato il PD, guardi i progetti su costituzione e legge elettorale…
Paolo Federico
Al Buon Peppe
Apprezzo sempre la pacatezza e il buon senso dei suoi giudizi, ma questa volta non sono d’accordo.
Perché questo attaccamento al pd? Cos’ha questo partito per meritare alla fine comunque la sua speranza? E’ il rappresentante di una sinistra lurida, che ha tradito tutto quello che poteva tradire. Va bruciato! Non è questione di purismo, ma di buon senso. Non nascerà mai la sinistra che invocate se non bruciate questo partito: altro che araba fenice, esso è il cerbero del sistema.
Paolo Federico
Ooops…volevo dire Leopoldo
Marco Villasmunta
Bisognerebbe reperire e analizzare i dati sul cambio della base elettorale del PD, posto che ci sia stato un cambio. Da quello che vedo (ma la mia analisi è assolutamente irrilevante a fini statistici) molti militanti ed elettori del PD sono oramai lontani e non si sentono più rappresentati. Come scriveva un amico sono “militanti ignoti”. se così fosse vorrebbe dire che c’è stata una trasformazione profonda non solo dell’elettorato ma anche del modo di accaparrarsi i voti. Bersani e Civati già contavano meno di niente prima, figuriamoci ora che non hanno neanche un numero di tessere da far valere. Però penso che la scelta di non uscire dal PD, nel caso sia fatta per non fungere da capro espiatorio (che Renzi cavalcherebbe per i prossimi 50 anni) non sia poi così peregrina. Ciò che invece proprio non riesco a spiegarmi è il comportamento schizofrenico di SeL. Fratoianni fa dichiarazioni di fuoco alla camera, dove sono volate sberle tra PD e SeL ma a livello locale l’alleanza regge dappertutto. Eppure far saltare un pò di amministrazioni comunali avrebbe un effetto clamoroso sull’elettorato di sinistra e sui sempre più non votanti. Chissà, forse qualche poltrona periferica vale più del suicidio politico del partito vendoliano.
cinico senese
Ma perchè perdere tempo a parlare dei morti viventi? una prece.
Vincenzo Cucinotta
Spero che nessuno si senta offeso, ma vedo che sia l’articolo che i commenti si muovono in una logica che io considero superata, o quantomeno inattuale.
Il problema sta nel fatto che voi ignorate che i partiti non esistono più, che ormai sono stati sostituiti completamente da gruppi aggregati attorno ad un leader.
M5S = Grillo
SEL = Vendola
FI = Berlusconi
Lega nord = Salvini
PD = Renzi
Fitto urla perchè sa che FI non esiste, nè è mai esistito un vero partito dove v’è Berlusconi, è il suo partito personale. E Berlusconi ha fatto scuola, dopo lui si sono succeduti tutti gli altri.
Ora, Bersani mi fa davvero tanta pena, è rimasto forse l’unico in Italia a non comprendere questa elementare verità, che Renzi è in grado di fare del PD tutto ciò che vuole. Bersani dovrebbe convincersi che o fa l’aiutante di Renzi, oppure sarà emarginato a vita.
Oppure, come forse qualcuno tra gli ex-DS tenta di convincerlo, si dovrebbe andare a costituire una nuova forza politica. dubito tuttavia che questa possa costituire una soluzione per la loro carriera politica.
Se le cose continuano con l’andazzo attuale, cioè Renzi continua ad avere il vento in poppa, per loro non ci sarà spazio alcuno, ma, ciò che per loro è più grave, tale spazio non lo avranno neanche nelc aso opposto, che una corrente di opposizione a sinistra riesca ad emergere.
In questo ultimo caso, mi dite perchè mai ci dovrebbe essere anche un singolo elettore che prenda a riferimento gente come Bersani che rimane ormai storicamente la persona che ha spalancato le porte del potere PD a Renzi.
Il problema non è che percentuale del PD essi posseggano tuttora, semplicemente perchè il PD vale oggi una cifra prossima allo zero ( e qualsiasi percentuale di zero vale sempre zero), il PD coincide con Renzi come Fi e PDL coincisero in passato con Berlusconi.
Secondo me, hanno semplicemente finito con la politica e dovrebbero trovarsi un hobby alternativo.
giandavide
questo anno di governo renziano è stata una specie di gara ad eliminazione. dopo l’elezione del presidente della repubblica l’unico che ha conservato un briciolo di dignità è stato civati. i bersaniani, fassina compreso, hanno confermato una forte scarsezza. da un lato è deplorevole constatare che non si salvi quasi nessuno. dall’altro potrebbe rendere le cose più semplici, dato che i soggetti in questione hanno lasciato dappertutto i segni della loro ambiguità
io
Ricollegandomi al post del sig. Cucinotta, c’è uno aspetto molto importante. Ha elencato i leader politici dei movimenti. A parte Renzi, sono tutti fuori dalle istituzioni di governo. E questa non é differenza da poco. Ed in questi termini, ha un senso l’intervento del sig. Leopoldo. L’opposizione “extraistituzionale” ha senso quando l’istituzione é strutturata, é forte. Diversamente si ha una balcanizzazione del sistema. Situazione che comunque credo non piaccia molto all’elettorato attivo – attivo (cioé di coloro che vanno a votare)