Siria: la cosa sbagliata al momento sbagliato, nel modo sbagliato
Mentre scriviamo il raid anglo americano sulla Siria è annunciato ma non ancora iniziato, ma già è possibile fare qualche considerazione. E’ sempre difficile dire cosa si può fare in casi disperati come quello siriano. Da due anni era in corso una insopportabile mattanza della popolazione civile e qualcosa occorreva fare, ma quello che si prepara sembra la cosa sbagliata, nel momento sbagliato, nel modo sbagliato. In primo luogo, è inaccettabile che ad intervenire sia, una coalizione (per la verità, una mini-coalizione) di “volenterosi”, cioè la solita accoppiata Usa-Uk, e senza nemmeno uno straccio di risoluzione Onu, che autorizzi questo intervento. E questo lo capisce perfino la Bonino che non è esattamente Camillo Benso di Cavour.
Qui non siamo nel caso libico, che presentava rischi modesti di allargamento del conflitto e nel quale Russi e Cinesi non erano coinvolti più di tanto. Qui siamo fra tre confini caldissimi (Israele, Turchia ed Iraq), seduti sul barile di dinamite iraniana, con Cina e Russia apertamente coinvolti in funzione filo Assad, per cui i rischi di allargamento sono molto più elevati. Ragion per cui, la via maestra sarebbe stata, piuttosto, quella di una forza multinazionale di interposizione, composta dalle potenze coinvolte indirettamente (Usa, Cina, Russia e, forse, quel fantasma che chiamano Ue) ed affidata al comando di uno stato maggiore, se non neutrale, meno schierato (ad esempio indiano). E questa cosa andava fatta almeno 20 mesi fa, senza aspettare la macelleria che c’è stata e quando i “ribelli” erano più genuinamente espressione della rivolta interna, non essendosi ancora sviluppate le interferenze esterne.
Comunque, resta ancora la scelta più corretta da costruire. Qui, però, devo dire che i “pacifisti” non ci hanno fatto una gran bella figura: hanno sostanzialmente latitato in questi due anni (tranne poche ed irrilevanti manifestazioni) disinteressandosi di una questione “fastidiosa”, in cui non c’è qualcuno con cui schierarsi o qualcuno c’è ma è troppo imbarazzante dirlo… Per i “pacifisti” la guerra c’è solo quando intervengono gli Usa, contro cui si mobilitano; ma prima, anche se si macellano donne e bambini, la cosa non li riguarda. Sono molto antiamericano anche io, però…
Tornando al tema principale: non solo l’intervento è condotto da stati nazionali senza mandato Onu (in spregio al diritto internazionale e in piena continuità con l’unilateralismo di Bush), ma ha anche finalità e modalità che non potrebbero essere più discutibili.
Il tentativo di imporre una no fly zone è sbagliato sia perché il “fronte” è molto più frastagliato che nel caso libico ed il rischio di colpire la popolazione civile è troppo alto (direi che è una certezza), sia perché le caratteristiche del conflitto, molto più del caso caso libico, ha scarsi caratteri convenzionali (zone definite, scontri aperti e battaglie campali) e ben più accentuate forme “non ortodosse” prevalenti (guerriglia, guerra coperta, uso di armi chimiche ecc.). Inoltre, il rapporto di forze fra esercito regolare ed insorti è assai meno favorevole.
In una situazione del genere, l’intervento aereo-missilistico ha, per sua natura, un’efficacia assai parziale e, infatti, si parla di alcuni giorni di raid (forse tre) finalizzati a distruggere i siti di produzione, stockaggio e lancio dei gas. Se anche la cosa riuscisse (e siamo molto lontani dallo sperarci), il conflitto proseguirebbe con altre armi ed a lungo. Ma, soprattutto, non è credibile che l’operazione abbia successo. E, questo, sia perché non è sicuro che la mappa dei siti in possesso degli alleati sia completa (anzi, stando alle performance dei servizi americani in zona, è lecito nutrire molti dubbi in proposito), sia perché si tratta di un intervento fatto molto al risparmio: un numero contenuto di unità navali ed aeree, un periodo limitato, il tutto per una spesa prevista di 140 mld di dollari. Obama è di nuovo nei pasticci per il suo disavanzo e, se il Congresso non autorizzerà un nuovo sfondamento del tetto del debito pubblico, per gli Usa potrebbe essere default già a marzo (e con un default anche parziale, mi salutate le tre A).
Dunque, deve contenere le spese, anche di tipo militare. Però, non può non intervenire di fronte all’uso conclamato delle armi chimiche, dopo aver proclamato una trentina di volte che questo avrebbe segnato la soglia oltre la quale l’intervento sarebbe stato certo. Ha un’ opinione pubblica che gliene chiede conto e, soprattutto, una scena internazionale, nella quale il mancato intervento sarebbe letto come l’inizio della fine di ogni progetto monopolare americano. Dunque, bisogna intervenire, ma l’intervento non deve costare troppo. Solo che questa edizione low cost dell’interventismo somiglia molto ad un banchetto nuziale al costo di una pizza e birra.
E, dunque, l’intervento, già parziale nei suoi fini, otterrà un successo a sua volta parziale o forse parzialissimo. Cioè poco più di niente. Il guaio è che anche se l’intervento è limitato, mal fatto e di brevissima durata, i rischi dei suoi effetti negativi non sono affatto limitati: il petrolio è già tornato al picco più alto da due anni ed anche l’oro ha ripreso il ciclo al rialzo, i rischi di allargamento del conflitto sono esattamente gli stessi di un intervento in grande stile e Damasco ha già minacciato ritorsioni contro Israele e l’Europa, l’Iran ha iniziato ad agitarsi e cresce anche la probabilità di una fiammata terroristica. Anzi, sotto il profilo terroristico della questione, il pericolo maggiore è che gli effetti della crisi siriana si moltiplichino con quelli della crisi egiziana.
Per di più, gli Occidentali non sanno neppure cosa augurarsi, perché se Assad non gli piace, neanche i ribelli li convincono più di tanto, perché fra loro ci sono troppe presenze poco raccomandabili. E, già in Libia, dove le cose erano assai meno complicate, si è visto come è andata a finire. Per cui, si interviene, ma non si sa bene cosa augurarsi.
Insomma, un petardo esploso in una gola alpina dopo intense nevicate, che rischia di innescare una valanga: la cosa più cretina che si possa fare. Sarà, ma il premio Nobel per la Pace Barak Obama mi sembra solo un Bush abbronzato.
Aldo Giannuli
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ilBuonPeppe
Gli hanno dato il nobel per la pace, mica quello per l’intelligenza.
giandavide
completamente d’accordo tranne per l’ultima battuta, che peraltro non è una buona sintesi del resto del testo. direi che al massimo è un bush da hard discount. o più che altro che è un presidente usa, ovvero appartiene a una categoria che presenta dei tratti invarianti da soggetto a soggetto.
Luca iozzino
Concordo al 100%
Edoardo
Gentile Prof. Giannuli,
sono abbastanza sorpreso.
Spiacevolmente sopreso.
Anche Lei crede alla favola della ribellione siriana interna e, ancor peggio, all’uso (conclamato!?) da parte del governo di Assad di armi chimiche sulla popolazione?
Sono 2 anni che pare evidentissimo che i ribelli sono le solite squadracce salafite (con pochissimi membri siriani al proprio interno) addestrate da usa, gb ecc ecc per l’ ennesimo ” regime change” cosi’ come avvenne il Libia (a conferma di quanto dichiaro’ in una pubblica intervista disponibile su youtube il generale Wesley Clark, che ammise il piano del 2001 per ribaltare, entro il 2020, attraverso guerre scatenate ad hoc gli orizzonti politici di 7 paesi ostili..iraq, libia, yemen, siria, somalia, iran, corea del nord). Su chi, come e quali armi chimiche siano state usate, per una persona del suo calibro (mi perdoni il macabro calembour) non e’ difficile reperire info veritiere. E’ la piu’ classica vergognosa e criminale delle pistole fumanti, scatenata ad uso e consumo dell’ opinione pubblica al fine di 2 anni di guerra in cui l’ esercito governativo siriano ed il popolo (che sta con Assad) hanno militarmente sconfitto l’ armata brancaleone delle milizie islamiste che da mesi si divorano tra loro.
Non si tratta di ” stare” con Assad, si tratta di mantenere la lucidita’.
In caso avessi male interpretato le sue parole, mi scuso.
Con stima
edoardo
aldogiannuli
caro Edoardo non esageriamo: la rivolta iniziale era un moto popolare vero e le influenze esterne molto limitate, poi la cosa si è invertita e la componente popolare è stata totalmente emarginata mentre lo scontro è sostenuto da un miscuglio di salafiti, curdi, bande sostenute dalla turchia o dall’arabia saudita ecc. Ma a farne le spese ne è sempre la popolazione. Ho molti dubbi sul chi ha usato per primo le armi chimiche ma sono convinto che le abbiano usate su tutti due i fronti.
Quando ad Assa che non mi ispira la benchè minima simpatia, Le ricordo che lui rappresenta la frazione Alauita che è una minoranza della minoranza sciita, cioè un gruppo che conta meno del 7% della popolazione. Il che qualcosa vuol dire
Mauro
Gentile Professore, Le dice nulla che la Siria sia stata per decenni uno dei pochissimi stati al mondo dove gli agricoltori, anziché essere defraudati dalle ditte multinazionali delle sementi, ogni anno fornivano loro il materiale genetico selezionato localmente agli enti pubblici preposti allo stoccaggio e da questi ricevevano in cambio gratuitamente la selezione delle selezioni aggiornata? Le dice nulla che le tariffe soprattutto telefoniche fossero tra le più basse al mondo? Le dice nulla che la vita delle minoranze religiose non sia stata mai minacciata? Le dice nulla che nella pubblica amministrazione ci siano rappresentanti sunniti che sono saldamente contrari ad un rivolgimento della compagine di governo?
Fra i “problemi” invece possiamo annoverare, dal giorno in cui gli USA hanno attaccato l’Iraq, la chiusura degli oleodotti siriani che portavano il petrolio da Kirkuk a Latakia e che facevano risparmiare un periplo di 6.600km alle petroliere dirette in Europa e America. Nonché la mancanza al momento di altri teatri per far addestrare i servizi e i commando delle frange più specializzate nella guerriglia degli eserciti della NATO, nonché le sue marine e aviazioni.
A cotanto “zelo” comunque dalla sponda opposta si risponde con altrettanto “affanno”, dato che dal 4 al 14 Novembre prossimi nella provincia di Chengdu forze cinesi e indiane terranno esercitazioni militari congiunte per simulare una controffensiva proprio allo stesso tipo di incursioni che sta subendo in questi mesi l’Esercito Arabo Siriano.
Chissà forse laggiù l’informazione non è tutta in mano anglosassone…
aldogiannuli
Mauro: guardi che cose molto simili le diceva di sè (e tutto sommato le faceva) anche il regime dello Sha di Persia o il Portogallo di Salazar
Massimo Copetti
Premesso che sono d’accordo con Edoardo, vorrei far notare un particolare. Bosnia 1992-95, Serbia 1999, Iraq 2003, Libia 2011, Siria 2013. In Europa, Usa e Gb hanno sostenuto mujaeddhin e tagliagole di ogni risma, dai mercenari yemeniti che parteciparono agli attentati dell’11 settembre ai terroristi dell’Uck, spacciati per esercito di liberazione. In Medio Oriente hanno fatto la guerra agli ultimi regimi laici rimasti (piaccia o no, questo erano Saddam, Gheddafi e Assad), mentre rimangono amicissimi ed alleati delle peggiori teocrazie di sauditi e di emiri vari. Allo stesso tempo sostengono squadre di mercenari fondamentalisti che armati fino ai denti e spacciati per rivoltosi (la favoletta delle primavere arabe ormai non regge più, siamo seri) hanno scatenato sanguinose guerre civili. La solidarietà ai Fratelli musulmani in Egitto è solo l’ultimo esempio.
In Afghanistan hanno fatto la guerra ai talebani nel nome della civiltà, alleandosi tuttavia con fazioni altrettanto fanatiche; in Pakistan hanno sostenuto Musharraf per poi scaricarlo e la Bhutto, grazie a tutte le maledizioni che le hanno mandato, è saltata per aria, bontà sua.
Insomma, l’Iran sciita oggi rappresenta un’eccezione, l’unica teocrazia non sostenuta apertamente dall’Occidente. Ci raccontano che stanno dalla parte del progresso, della libertà, dei diritti e via blaterando. Strillano contro l’infibulazione femminile in Nigeria e fanno le fiaccolate contro le impiccagioni in Iran. Nel frattempo però finanziano, addestrano e armano fondamentalisti, terroristi, mercenari e kamikaze di ogni risma, santificandoli sui mass media e spacciandoli per vittime.
Alla faccia dello scontro di civilità, la crociata contro le società laiche la stanno facendo loro…..
aldogiannuli
Massimo Coppetti: trovo diversi spunti condivisibili almeno in parte come la “guerra alla laicità” dell’Occidente, sono invece totalmente i disaccorso sul, giudizio della primavera araba che sarebbe una favoletta. Credo iìnvece che sia l’avvio di un vero processo rivoluzionario dagli esiti imprevedibili, ma pur sempre un processo di vsate proporzioni storiche. Certo non mancano gli “inserimenti” di servizi di intelligence ms u processo di quelle proporzioni non riesce ad innescarlo il più potente dei servizi segreti.
Edoardo
Caro Prof. Giannuli,
grazie per il tempo dedicato a rispondere alle nostre intemperanze. Precisiamo, dunque.
E’ vero, non tutte le primavere arabe sono state scatenate ad hoc, ad es in Egitto il movimento era ed e’ stato sinceramente popolare,e forse a riprova vi e’ la tragedia di questi giorni. Non cosi’ in Tunisia, ampiamente ” pacificata”. Ma nessuno si e’ stracciato le vesti per il Bahrein dove, sebbene di dimensioni minori, la popolazione ha avuto il coraggio di manifestare contro una dell piu’ brutali teocrazie medievali del pianeta. Perche’? Lo sappiamo bene..ci sono rivoluzioni e rivoluzioni.
Siria. Rispetto ma non mi convince la sua versione dei fatti. Da sempre, come ricordava l’ altro commentatore Massimo, la Siria e’ uno degi ultimi baluardi di quel laicismo panarabo che lei ci insegna. E dove, stando agli indici di sviluppo ONU (appunto, ONU, mica KGB) la Libia era il paese piu’ avanzato d’ africa, la siria si piazza nel ” secondo mondo”grazie alle politiche della carota, magari demagogiche e sicuramente anche mantenute col bastone dei servizi e dell’ esercito, che, di fatto, fanno della siria uno dei paesi meno socialmente ingiusti.
E i popoli, che bovini non sono (al massimo ce li fanno diventare) questo lo capiscono e agiscono di conseguenza. Certo Assad e’ alawita, espressione di una minoranza (e di fatto le comunita’ cristiane hanno sempre goduto di buone condizioni) e pure ” padre padrone” del paese. Non e’ questo cio’ di cui si discute. Sul piatto vi e’ la capacita’ di accettare forme di organizzazione sociale altre rispetto alla domocrazia rappresentativa, e riconoscere ai popoli la capacita’ di decidere cosa preferiscono per se’.
E poi, mi perdoni la prosopopea del finale, non tocca mica andare a rileggere Lenin per sapere che di fronte ad un’ aggressione imperialista ci si deve schierare nettamente a favore dell’ aggredito, anche se non e’ un santo. La politica del ne’ con uno ne’ con l’altro e’ la quinta colonna dell’ impero. In questi anni, libia in particolare, gli utili idioti sono responsabili tanto quanto i piu’ consapevoli aggressori.
Sulle armi chimiche, pieno disaccordo. Come ha scritto Dinucci, usare armi chimiche sul proprio popolo (ma perche? perche’ avrebbe dovuto farlo?) con gli ispettori alla porta e’ come, per il marito, apsettare di uccidere la moglie con la polizia sul pianetottolo.
Cordiali saluti, e grazie per l’ attenzione
edoardo
aldogiannuli
edoardo: sulle rivoluzioni arabe tornerò ripetutamente. Quanto al laicismo dei regimi baas possiamo essere d0accordo (sino ad un certo punto perchè Saddam sopo la prima guerra del golfo fece molti passi inìdietro da questo punto di vista) ma certo non c’entra la libia di Gheddafi che ha fatto abbodante uso dell’Islam sin dalla sua banìdiera, dal nome della Jamairia e dal rilancio della guerra santa. In ogni caso, laici o no erano regimi dittatoriali assai poco distinguibili da un regime fascista. Vorrei ricordare che il cd socialismo arabo non è mai somigliato in nulla ad una qualsiasi forma di socialismo.
Su come schierarsi: d’accordo sono dalla parte dell’aggredito, ma chi è l’aggredito qui?
Usare i gas sul proprio popolo.. insomma mi pare che sia difficile negare che ci sia una repressione in corso in Siria e che la popolazione civile sia stata bersaglio delle truppe di Assad. Va bene che la disinformazione dei media occidentali dipinge le cose a modo sua, ma insomma non esageriamo!
Peucezio
Aldo, è probabile che all’inizio ci sia stata una ribellione spontanea, nel senso di non fomentata e organizzata direttamente da potenze straniere. Ma secondo me si devono considerare due fattori:
1) le primavere arabe nascono dallo sviluppo di un ceto medio e di una gioventù più scolarizzata, che si rifà ai modelli culturali occidentali, quindi, anche se non siamo di fronte a casi di intervento deliberato e pianificato (ma non è detto che, anche per la prima scintilla, non ci sia stato un aiutino esterno), si tratta di una forma di colonialismo culturale dovuta alla potenza soverchiante del modello e del sistema economico occidentale.
2) Parliamo di società complesse e molto plurali, spesso con una base sociale di tipo clanico o comunque estremamente frammentato: è normale che ci siano gruppi e settori della società ostili al regime: accade dappertutto nel mondo arabo e non solo.
Poi è vero che in Siria il potere politico è detenuto da una piccola minoranza di sciiti, ma se l’alternativa è un governo di maggioranza repressivo verso le minoranze religiose, fomentatore dei gruppi integralisti e terroristici, allora preferisco un regime espressione di una minoranza, ma che tutela le minoranze cristiane (che sono lì da quasi due millenni, da prima che arrivasse l’Islam), islamiche sciite e che non sostiene i gruppi wahabiti e salafiti.
Cioè, se l’alternativa è un mondo dove c’è gente che distrugge le statue dei Buddha e brucia le chiese (coi fedeli dentro), mi tengo un autocrate, che userà pure metodi discutibili, ma sono probabilmente gli unici possibili per impedire il dilagare di gente simile (che quando va al potere ne usa di simili e di peggiori).
Alex
all’elenco del Sign Coppetti, aggiungerei i resistenti Afgani contro l’URSS negli anni 80. Da loro si sono rinvigoriti proprio i fondamentalisti sunniti – che in seguito hanno fatto riferimento ad Al Quaida – e Bin Laden. E’ un bel guazzabuglio infernale, ma strategicamente difficile da accettare l’ennesimo favore alle frange estremiste sunnite.
Giancarlo Nevi
post deludente. da uno studioso del suo calibro di cui leggo sempre con grande interesse gli articoli, mi aspettavo qualche spunto analitico in più. condivido solo la critica ai pacifisti: sono di sinistra ma la penso proprio come lei. per il resto speravo in un pezzo di più ampio respito sullo scenario medio-orientale, delle criticità dell’operazione siamo tutti consapevoli penso e lo è per primo obama, di cui penso abbia dato un giudizio un po’ troppo superficiale (anche se forse dovuto alle necessità di sintesi). ci fosse stato bush saremmo in tutt’altra situazione e penso siamo tutti consapevoli che il presidente conta ma non decide da solo. forse ci aveva abituato troppo bene con gli interessanti articoli su berlusconi e la magistratura ma questo post non mi ha entusiasmato. siamo tutti nella stessa barca: siamo tutti d’accordo sul ritardo gravissimo, sulle critiche alla situazione, ma nessuno sa bene che fare.
con immutata stima,
giancarlo
Mauro
Professore, mi scusi ancora una volta, ma ha analizzato l’inizio del processo “primavera araba” ovvero “rivolta dei gelsomini”? Il 17 Dicembre 2010 a Yaoundé algerini e libici ed alcuni Paesi dell’Africa Subsahariana con la consulenza cinese avevano appena firmato il primo accordo per un Fondo Monetario ed una Banca Centrale continentali, nonostante le dissuasioni a farlo intimate loro dai rappresentanti occidentali in visita di “cortesia” a Tripoli pochi giorni prima alla fine di Novembre. Lo stesso 17 Dicembre a poche ore dalla firma (guarda caso) un venditore ambulante, il povero Tareq Al Bouazizi, a Sidi Bouzid, (di nuovo guarda caso) a metà strada tra Algeri e Tripoli, è stato suicidato da alcuni individui, che, per spegnere il fuoco sui suoi vestiti, gli hanno buttato altra benzina. Se non è un innesco questo?
Tuttavia farei notare anche che quando l’impero si muove le pensa tutte. Non dimentichiamo che il Sud della Tunisia potrebbe essere il territorio prescelto per far passare gas e petrolio dal deserto algerino al Mediterraneo in barba al governo di Algeri: 36 milioni di algerini sono alquanto contrari all’idea, ma anche un po’ distanti dalla zona, che invece già pullula di milizie strapagate e rifornite da Parigi via Mali e Libia. L’ultima visita del pupazzo Holland ad Algeri è stata, del resto, molto eloquente.
Marcot
Buongiorno Prof. Giannuli,
nel Suo articolo vi sono numerosi spunti di riflessione, per cui mi limito ad una considerazione sul tema del pacifismo che Lei ha accennato. Il pacifismo è fallito. E non ora, in occasione del conflitto in Siria: durante l’intervento in Libia del 2011 non ho visto nemmeno un manifestante per le strade a protestare. Per non parlare di altri conflitti gravissimi quali Ruanda 1994, Congo 1998, ecc… Il pacifismo ha dimostrato di essere inconsistente, inconcludente e attento solo a ciò che i media mettono in prima pagina. Penso che sia un movimento d’opinione che debba vergognarsi della propria storia. E penso che debba essere rimpiazzato da un più realistico neutralismo: pensiamo a come fare per mantenere l’Italia lontano da questi conflitti senza la ridicola retorica dei “fiori nei cannoni”. Una sana neutralità ed equidistanza durante crisi come quella in Siria (e nelle varie “missioni umanitarie”, dalle quali ci dovremmo tenere alla larga) ci potrebbe garantire meno guai in futuro, senza mettere in discussione il ruolo delle nostre forze armate, che piaccia o non piaccia saranno sempre necessarie per permetterci sicurezza in un Mediterraneo sempre meno sicuro.
aldogiannuli
Marcot: anche qui non esgeriamo: il movimento contro la guerra in Vietnam fu una cosa seria e se il Vietnam vinse la sua guerra fi un buona parte merito di quel movimento. Vice versa dagli anni ottanta in poi abbiamo avuto movimenti pacifisti pesantemente strumentalizzati ed impregnati dell’ ambigua cultura della non violenza che hanno prodotto risultati pari a zero
Mauro
Mi scusi professore, dovrei precisare che le notizie che ho scritto sul governo siriano non le ho lette sui giornali di Damasco, ma bensì sentite di persona da italiani che hanno vissuto e lavorato in Siria, e che, pur senza risparmiare qualche critica, le conoscono bene.
aldogiannuli
mauro: ma non discuto che siano vere, dico solo che spesso i regimi autoritari fanno una politica sociale con concesisoni anche più larghe di quelle, ma solo per ottenere consenso. Ecd arriva il momento che quel consenso viene meno lo stesso come è successo per lo Sha e per Salazar
Mauro
“Bersaglio delle truppe di Assad”?
Sono sicuramente tali i quartieri abbandonati dal grosso della popolazione ed occupati da mercenari e cecchini. Contro questi l’esercito governativo, per quanto avesse maturato molti anni fa una discreta esperienza in Libano in una fase di disimpegno occidentale, non ha disponibilità di armamento e di tempo adeguati da consentirgli operazioni chirurgiche nei confronti degli edifici. Ho spesso appreso che i militari si fanno in quattro per proteggere siti e personale di importanza strategica (tanto per tornare sull’argomento agrario, le banche del seme), ma devono fare i conti con una capacità di spostamento occulto delle bande armate che è impressionante e certamente eterodiretta.
SantiNumi
Gentilissimo @Mauro, ho difficoltà a seguire la logica. La Siria, come il vicino Israele, appartiene a quelle ragioni della Terra “coccolate” dall’Impero a causa, presumo in massima parte, degli oleo/gasdotti che da quasi un secolo collegano le zone ricche di idrocarburi con i Paesi industrializzati.
Quando si parla di “sementi” penso in primis:
1 – a come verremo presi per la fame tramite gli OGM
2 – nel contesto siriano in particolare, ai papaveri da oppio
Premetto che, “intuitivamente parlando”, faccio parte di quel pubblico che ha sempre eufemisticamente “diffidato” della “Primavera Araba” (come l’hanno chiamata gli spin doctor anglosassoni). Non credo generalmente alle palingenesi, se non a quelle culturali (insomma, dopo Rousseau, Montesquieu e Diderot, non mi stupirei se il “secondo round rivoluzionario” (reazionario?) delle ghigliottine fu innescato dai loro cugini di Oltremanica…).
Da neofita della materia ho difficoltà a tener insieme i pezzi.
Luciano
Egregio Professore, lei ha scritto testualmente: “Assad non mi ispira la benchè minima simpatia, ricordo che lui rappresenta la frazione Alauita che è una minoranza della minoranza sciita, cioè un gruppo che conta meno del 7% della popolazione. Il che qualcosa vuol dire”
Me lo spiega che cosa vuol dire? trasposta in Italia, questa affermazione significa che un ebreo o un valdese non potrebbe mai diventare capo del governo in quanto da noi Ebrei e Valdesi numericamente non superano lo 0,1 per cento della popolazione italiana: è così? Io credo invece che se un ebreo può diventare capo del governo italiano, un alawita può benissimo essere capo del governo siriano…e mi risulta per di più che sua moglie appartenga ad una famiglia sunnita!Per il resto concordo pienamente con le posizioni espresse da Mauro,Peucezio, Edoardo ecc.
aldogiannuli
Luciano: nella fretta sono stato assolutamente poco chiaro e me ne scus. Il punto è che gli alauiti godono di una serie di porivilegi e costituiscono una casta di potere particolarmente non amata dalle altre etnie. Ad esempio nell’esercito siriano un caporale alauita precede nel comando un generale non alauita e questo si piò immaginare quanto poco piacere faccia agli altri. Per di più gli alauiti debbono il loro particolare rapporto di forse all’antico patto che conclusero con gli occupanti francesi dopo il 1919 (e questo spiega anche il particolare rapporto con i cristiani della regione). Dunque non è affatto irragionevole pensare che l’avversione delle altre etnie a quella di Assad abbia giocato un ruolo in una ricolta che, inizialmente, ha avuto il carattere di un genuino moto popolare.
Nessuno che un valdese o un tirolese non possa diventare capo del governo in Italia, ma se questo generasse una casta di intoccabili che impone il proprio potere credo che avremmo tutti qualcosa da ridire
Luciano
aggiungo una postilla: sarebbe come criticare Stalin non perché fosse un “dittatore” (e su questo si potrebbe discutere a non finire, per carità!) ma semplicemente perché era georgiano, cioè appartenente a un’etnia decisamente minoritaria nel grande mosaico sovietico.
Mauro
Chiamato in ballo rispondo e chiedo scusa per l’invadenza.
Penso che effettivamente quando una potenza industriale straniera vuole colonizzare un Paese cerca sempre una minoranza con cui fare un patto. Se non la trova già storicamente presente, la crea artificialmente (magari con attributi somatici all’atto di rilascio della carta d’identità, come in Ruanda). L’accordo è semplice: do a te in via esclusiva valuta pregiata e tu in cambio persegui i miei interessi nel Paese. La minoranza generalmente accetta (in Giappone all’inizio rifiutò e si beccò le cannonate), perché così acquista privilegi a casa sua e anche all’estero, ma resta a doppio filo legata allo straniero, perché quest’ultimo comunque si prende carico di proteggerla dalla maggioranza, nel raro caso questa si organizzi per uscire dalla povertà in cui è stata relegata. L’accordo inoltre frutta moltissimo allo straniero, perché con relativamente pochi investimenti spreme la maggioranza o comunque la tiene lontana dai consumi di risorse di interesse strategico.
Questo patto funziona fino a quando non interviene un altro straniero che è disposto a investire nella minoranza molto di più. Ecco perché un mondo che diventa multipolare sebbene vada verso la guerra (fra i poli sì, ma spesso combattuta nei Paesi minori), tuttavia all’inizio produce un aumento del PIL mondiale e della sua distribuzione.
La Siria è probabilmente un caso emblematico di questa naturale e prevedibile evoluzione (tra USA e Cina), ma non bisognerebbe mai scartare del tutto le ipotesi più remote. E cioè che con la complicità del doppiogiochista Putin, la famiglia Assad, più o meno consapevolmente, si stia prestando a un gioco macabro: offrire il suo Paese come palestra in cui il vecchio polo e i suoi segreti accoliti, possano fare un addestramento vero e non simulato. Un indice di questa ipotesi è data dall’antico progetto di dispiegare in Siria i “chapka blu” reclutati nelle repubbliche ex-sovietiche dell’Asia Centrale, che ricordiamoci rappresentano il primo eventuale boccone che una Cina e un India sotto embargo petrolifero potrebbero provare ad addentare via terra, ma che non ha ancora acquisito una solida esperienza nelle arti marziali.
In questo folle scenario tuttavia non è stata contemplata una carta che Cina e India congiuntamente stanno sviluppando proprio per svincolarsi da ogni possibile embargo e tradimento della Russia e che tutti noi dovremmo pregare ardentemente la Beata Vergine Regina della Pace affinché funzioni per tempo …
paola sala
Grazie professore, analisi molto interessante. Ho vissuto in Siria per circa un anno e la storia del paese mi sta molto a cuore, sono convinta anche io che l’attuale situazione e’ particolarmente fomentata, non da servizi segreti occidentali come scriveva qualcuno su un post, bensi’ dagli emirati e dall’arabia saudita. mi domando comunque cosa scatenerebbe un intervento occidentale in siria anche e soprattuto in presenza di un numero consistente di rifugiati palestinesi e ho l’impressione che per israele sarebbe molto meglio dare una mano ad assad che non trovarsi i frateli musulmani sulla porta di casa….
Antonello
Prof. Giannuli sono d’accordo con lei per l’analisi che ha fatto riguardo alla questione Siriana ma non riesco a capire perchè oggi gli
Usa si dovrebbero preoccupare per un eventuale
default fino a che saranno (non conosciamo quando questo impero collasserà) una super potenza tecnolocica-militare ed questo il punto.
Secondo me, ma vorrei sapere cosa ne pensa solo nel momento in cui diventeranno un paese “normale” come la Francia o la Germania allora
dovranno fare come questi paesi e cioè avere
una bilancia commerciale in attivo e procurarsi magari una valuta che loro non possono semplicemente stampare appunto perchè
imposta con la forza a tutti i paesi del mondo
in virtù del punto che a me pare decisivo come
dicevo sopra.
Massimo Copetti
Ringrazio Aldo per la risposta e cerco di chiarire la mia posizione.
1) Ci sono rivolte e rivolte, e schierarsi a prescindere dalla parte della piazza mi sembra azzardato. La Vandea non è Reggio Calabria 1970, che a sua volta non è Budapest 1956 nè Teheran 1979. Certamente la “primavera araba” ha avuto una componente popolare e genuina, e non c’è dubbio che nessun servizio segreto potrebbe mai inventare di sana pianta un movimento di massa. Sarebbe assurdo e demenziale affermarlo. È però altrettanto evidente che la direzione effettiva delle varie proteste sia passata rapidamente nelle mani di amici degli Usa e Gb: siano essi fondamentalisti islamici o affiliati alla “fabbrica delle rivoluzioni” di Canvas – quel servizio con sede a New York che, per intenderci, insegna ad aspiranti rivoluzionari come far cadere un regime. Non è difficile notare le analogie tra le varie rivoluzioni colorate dell’Est Europa (che Aldo stesso in un tuo recente libri affermava essere tutto fuorché spontanee) e le piazze di Belgrado, Bengasi, il Cairo e Damasco, se non altro dal punto di vista delle strategie mediatiche e di marketing adottate dai rivoltosi (vedasi “Rivoluzioni S.p.A.” di A. Macchi per capire a cosa mi riferisco). In conclusione: nessun dubbio sulla partecipazione popolare di massa, ma nemmeno sul fatto che ci sia qualcuno che tiene le redini di queste proteste, e che sarà questo qualcuno a racogliere i frutti di un’eventuale vittoria, sfruttando lo sforzo degli attivisti;
2) D’accordissimo con Aldo sull’opinione negativa riguardo al pacifismo, che considero una piaga. Nel caso del Vietnam aveva ottenuto grandi risultati, ma va detto che allora aveva assunto una posizione ben precisa, lontana dall’astratto buonismo: stava dalla parte di Ho Chi Minh e dei vietcong. In questi casi siamo tutti chiamati a prendere una posizione, anche se entrambe le fazioni ci schifano. O stiamo con chi difende la propria terra (anche se è brutto, sporco e cattivo) o stiamo con i colonizzatori ed i loro ascari. Per questo io sono stato dalla parte di Milosevic (nel 1999), di Saddam, di Gheddafi, e oggi sto con i palestinesi, i talebani ed Assad. Senza esitazioni di sorta.
Chiedo infine ad Aldo: nel caso della Libia il tuo ragionamento era analogo al mio, sebbene giungessi a conclusioni opposte. Perché allora ti schierasti con Bengasi mentre adesso sei su posizioni para-pacifiste del tipo “nè con gli uni nè con gli altri”?
aldogiannuli
Caro Massimo: il tuo opportuno intervento mi coinvince che dobbiamo mettere mano all’e categorie concettuali con cui guardiamno alle rivoluzioni. Anche perchè gli sviluppi dell’intelligence hanno cambiato il modo di intervenitre dei poteri sfidati e dei poteri terzi.Giusto il richiamo alle rivoluzioni arancioni dell’est europeo che, pur facendo leva su fratture profonde (Ucraina russa ed ortodossa contro Ucraina asburgica ed uniate, ad esempio), hanno messo in sena una “rivoluzione di plastica” in larga parte artificiale, come, peraltro dinmostra la stessa effimera durata del fenomeno rstato con ben poche conseguenze.
In questo quadro, nella mia valutazione di eventuali interventi militari esterni ho presente essenzialmente valutazioni di ordine politico : nel caso libico valutai l’impatto psicologico molto negativo che una vittoria gheddafiana avrebbe avuto sul moto complessivo delle primavere arabe e dedussi che un limitato intervento occidentale era il male minora. Ma, come dico anche nell’articolo, i rischi di espansione del conglitto erano minimi e la situazione relativamente più gestibile (monto relativamente, sia chiaro) Nel caso siriano non ho mutato metodo e non sono su posizioni para pacifiste (pacifista a me?!!) ma faccio le valutazioni politiche che leggi: la rivolta di massa è in gran parte rifluita, salvo singole componenti sparse che continuanoi a rappresentare la protesta interna, prevalgono nettamente gli inserimenti esterni, quando anxche non numericamente, dal opuntio di vista dell’armamento e del peso politico. Infatti non esiste nulla di simile al Consiglio rivoluzionario che, pur fra mille contraddizioni, tenne insieme le diverse componenti della rivolta libica.
Inoltre i rischi di allargamento del conflitto sono incalcolabilmente maggiori che nel caso precedente. Per di più, nel caso libico uno straccio di autorizzazione Onu c’era, qui siamo all’unilateralismo americano più sfrenato e meno fornito di una vera strategia: il massimo dell’avventurismo, oltre che dello spregio del diritto internazionale. Mi sembrano differenze rilevanti. Infine: come leggi io non sono per il laasciar fare dei “pacifisti” ma sostengo l’utilità di un intervento di natura diversa da quella americana: la forza multinazionale di interposizione.
Pwer il resto, ovviamente dovremo modificare le nostre posizioni molte volte nel prossimo futuro se vorremo tenere il passo che la rivoluzione araba (come tutte le rivoluzioni, con i loro percorsi contorti impongono): grigia e triste è la teoria e verde della vita l’aurea via. Ricordi?
MAURIZIO BAROZZI
Caro prof. Giannuli, sono esterrefatto e addolorato. Non avrei mai creduto che una persona intelligente e informata come lei potesse avere questa visione della situazione mediorientale
Inaudito poi che Lei critichi i vari metodi escogitati dai criminali Occidentali per intervenire in Siria, ma sostanzialmente, l’iniziativa interventista, in qualche modo, la condiv’ide. Chissa magari fatto con i dovuti modi e le dovute autorizzazioni dell’Onu. E allora mettiamo i punti sulle i:
1. le do per certo, e non per letture di agenzia, ma per reportage di persone che stavano o sono state in Siria, che le cosiddette rivolte sono tutta una invenzione. Il popolo siriano non si è mai sognato di rovesciare Assad. C’è però stato, un crescendo di violenze e poi di atti terroristici, creati da ben individuati gruppi terroristici finanziati e sostenuti dalle intelligence occidentali e dal mossad. Le stragi di popolazione che questi tagliagole hanno fatto in Siria sono indicibili, altro che violenze dell’esercito di Assad quando ovviamente poi lo scontro si è incrudelito. A questi si sono aggiunti criminali mercenari e fanatici islamici, una accozzaglia di tagliagole introdotte in Siria, dalle stesse forze di cui sopra, per destabilizzarla e rovesciare il governo di Assad. Ma se c’era tutta questa rivolta di popolo, perché sono stati introditti in siria mercenari inglesi, francesi, canadesi, e altra carne da cannone limitrofa.
Certo i nostri mass media, con La Repubblica in testa, quotidiano dell’Alta finanza e ultra sionista, quando la reazione dell’esercito siriano li sgominava, allora giù una valanga di informazioni di massacri, bombardamenti, e stragi, quando invece stavano, ad un certo momento prevalendo i “ribelli” e mettevano bombe terroristiche, allora il silenzio. Ma questa è propaganda di guerra! Può condizionare l’uomo comune, non lei che è un esperto.
2. Ma quale “intervento umanitario” . Non c’è mai stato alcun intento umanitario, dagli inglesi e dagli americani poi, ma una strategia guerrafondaia finalizzata a ben precisi fini. In Irak, con le menzogne delle armi di distruzione di massa, in Libia contro Gheddafy che stava massacrando il suo popolo, un’altra menzogna. Eppure ha sotto gli occhi l’Irak e la Libia, Stati relativamente modernizzati, riportati all’età della pietra, derubati delle loro risorse naturali e devastati anche con l’uranio impoverito. A me non piaceva Saddam, e neppure Gheddafy, ma chieda ad un irakeno o a un libico come stava prima, specialmente in Libia con il sistema pensionistico e quello sanitario (Gheddafy aveva pur arraffato tutto, ma almeno una parte delle risorse petrolifere le aveva devolute per lo stato sociale e le infrastruture) e come sta ora in democrazia marca yankee e privato di tutto.
Ma non lo vede che, per esempio, in Egitto dove, bene o male, i Fratelli Mussulmani (che non amo di certo) avevano però vinto le elezioni e un golpe militare li ha defenestrati e alle ovvia reazione ci sono state stragi, nessun Obama, nessun Hollande ha detto nulla? E nulla mai hanno detto di fronte ai raid e le stragi perpetrate dagli israeliani in palestina (ha, già, forse però i palestinesi avevano prima lanciato un razzo, tipo quelli che si usano a capodanno, in Israele).
Ma per piacere, non mi dica che anche lei crede agli interventi umanitari, tanto umanitari che dopo aver fatto strage di civili con i bombardamenti, ora quei paesi devasti sono lasciati nella corruzione, nelle distruzioni, nelle leucemie, nella povertà, nelle guerre civili tribali e religiose.
Oggi gli Stati Uniti sono peggio che al tempo del Vietnam, perché allora l’area dei paesi comunisti induceva almeno una critica contro questi criminali, oggi restano impuniti e si permettono anche di montare una false flag tipo 11 settembre!
SE anche lei che credo sia di sinistra, anzi simpatizzante di rifondazione comunista, mi ragiona in questo modo, devo purtroppo constatare che il comunismo è veramente morto e sepolto fagocitato dalle ideologie occidentali. Parliamo di altro, di liberal, di neordadicali, ecc.
alberto
dottor giannuli,
l’analisi che lei fa è lascia intendere come presupposto la destituzione del governo di assad.
lei afferma che agli occidentali non piace assad, ma nemmeno i ribelli.
e allora a che serve dettagliare un eventuale piano usa per la rimozione di assad senza fare uno straccio di analisi sulle motivazioni che portano alle cause che hanno generato questa situazione?
lei pensa che il governo di assad sia peggiore di quello degli emirati o quello dell’arabia saudita?
lei dice che occorreva porre fine fin dall’inizio la mattanza dei civili siriani; approvo, ma la domanda resta sempre sul tavolo: chi ha dato fuoco alle polveri?
ancora non lo sappiamo.
e allora chi è logico ed opportuno appoggiare: il governo di assad o i ribelli teleguidati dai servizi israeliani ed operativamente dalle milizie islamiche di varia natura(jihadisti e al qaeda)?
dal mio punto di vista, antimperialista, è necessario essere dalla parte di assad, perché in primo luogo è un argine alla marea fondamentalista islamica; in secondo luogo è un argine contro lo strapotere di israele nell’area e può essere un paladino della causa palestinese; in terzo luogo una siria pacificata e ordinata può essere un buon viatico per impedire derive folli da parte dell’iran, di hezbollah e dintorni.
infine se gli usa attaccano sanno che non possono spingersi oltre perché la cina e la russia non possono permettersi un avvicinamento ulteriore degli usa nel loro cortile di casa.
quindi i casi sono due: o gli usa hanno intenzione di distruggere una parte del pianeta, oppure che scendano a miti consigli rinunciando alla loro leadership mondiale e sedersi al tavolo con i grandi per affrontare problemi molto più gravi che la guerra di secessione siriana, la quale, benché grave, non è altro che un riflusso del deterioramento della stabilità del medioriente seguita alla guerra iraqena e afghana e alle rivolte nel nordafrica a seguito della destituzione dei dittatori( tunisia ed egitto alleati dell’imperialismo) di quella regione; affare che è sfuggito di mano agli usa per inettitudine di obama e eccesso di zelo nei confronti di gheddafi che quelle rivoluzioni avrebbe appoggiato essendo rivolte espressamente antimperialiste.
insomma il vero nodo è capire fino a che punto gli usa hanno intenzione di tirare la corda, visto che nonostante due guerre provocate da loro hanno portato solo distruzione, morte, divisioni e fomentato fondamentalismi.
questo è a mio avviso il punto centrale della questione: cosa hanno deciso gli usa sulla sorte dei cittadini del medioriente e paesi limitrofi, magari noi compresi.
questo è il mio pensiero.
cordialità
alberto
emiliano
Io intanto ho tradotto le famose quattro pagine del documento dei servizi di sicurezza statunitensi, magari interessa..http://wp.me/p3EI1m-oX
emiliano
questo invece riguarda un po’ la manipolazione informativa riguardante la questione siriana, ho scelto come esempio “La Repubblica” visto che il figlio del Presidente del gruppo editoriale l’ Espresso e’ il rappresentante del gruppo Carlyle Italia e poi perche’ ho riscontrato enormi bugie .. http://wp.me/p3EI1m-o3
emiliano
Su questo invece sto ancora lavorando alla classificazione fonti-informazioni, come suggerito da lei nel “libro giallo”…Potrebbe trattarsi della corrispondenza del colonnello dei Servizi di Intelligence degli Stati Uniti d’America, il Col. Anthony J. Macdonald Capo di Stato Maggiore Generale dell’Esercito USA. “Nel messaggio del 22 Agosto si congratula con il colonnello Eugene Furst sul buon successo dell’operazione e si riferisce a quanto pubblicato da Wasington circa l’attacco chimico in Siria.
Dal dialogo della moglie di Macdonald con la sua amica è chiaro che il video con i bambini uccisi durante l’attacco chimico vicino a Damasco è stato messo in scena dai Servizi di Intelligence degli Stati Uniti d’America”..Prendetelo con le pinze, e magari fatemi sapere cosa ne pensate..Buonngiorno Prof.
http://pastebin.com/LYhwmEEd
MAURIZIO BAROZZI
Caro Prof. Qui dobbiamo intenderci su un tema di fondo. Lei inizia il suo articolo dicendo, che per la Siria, essendo in corso una mattanza di civili (intende ovviamente da parte di Assad) qualcosa bisognava pur fare. In quel “qualcosa” c’è tutta la pericolosa evoluzione del suo pensiero. Mi spiego.
Diamo per scontato che in Siria vi fosse stata una orribile mattanza di civili, cosa che non è affatto vera, essendo una montatura dei mass media velinari (le ripeto, parlo per testimonianze di gente che si trovava sul posto e semmai la mattanza di civili vi è stata da parte dei tagliagole multicolori e mercenari con i loro attentati e raccapriccianti raids, ma lasciamo perdere, ognuno è libero di credere quello che vuole), diamo quindi per scontata la repressione selvaggia di Assad (dico sui civili, sul suo popolo, non certo sui tagliagole che sono stati giustamente trattati come meritavano).
Lei non so se è anche uno storico, ma comunque è una persona preparatissima, quindi dovrebbe sapere benissimo che ribellioni, guerre civili e sommosse, sono una costante storica, verificatasi in ogni tempo e ad ogni latitudine e altrettanta costante è la loro repressione da parte delle autorità al potere. E questo avviene non solo in governi dittatoriali, ma anche con le democrazie. L’Inghilterra è maestra di sanguinose repressioni, ultime quelle in Irlanda e gli stessi Stati Uniti, ad un consuntivo storico, risultano essere tra gli Stati più criminali della terra, soprattutto per l’uso di bombe al fosforo, atomiche, all’uranio impoverito sulle popolazioni civili (tecnica di terrorismo aereo che è stata persino teorizzata come atta a piegare il fronte interno). Senza poi contare di Israele e le sue selvagge repressioni verso il popolo palestinese con applicazioni di leggi di guerra decuplicate: 1 a 100 e angherie, privazioni, sanzioni sulle comuni necessità di vita della popolazione palestinese rinchiusa nei suoi territori (tra l’altro rapinati con la violenza agli stessi palestinesi, basta prendere una cartina geografica dei confini di Israele nel 1948 e quelli attuali per rendersene conto).
Detto questo, risultando assurdo o pretestuoso, assegnare ad un qualsiasi paese il diritto di elevarsi a giudice e polizia repressiva verso altre nazioni, è sempre invalso il tacito accordo internazionale di non interferire nelle vicende interne di un’altra nazione. Quando questo tacito accordo veniva disatteso era ovvia l’aggressione e l’intervento bellico di uno Stato contro l’altro, con la scusa di difendere o parteggiare con la parte soccombente. Ma era un atto di guerra vero e proprio, da tutti, sia da chi lo approvava, sia da chi lo condannava, considerato come tale, anche se poi la propaganda cercava di edulcorarlo con la scusa “umanitaria”. Con il Nuovo Ordine Mondiale, invalso dopo la caduta del muro, gli Stati Uniti si sono invece arrogati della facoltà di intervenire militarmente dietro il pretesto umanitario, da loro stessi valutato e giudicato tale, come della stessa facoltà di perpetuare una guerra di aggressione contro tutti quegli Stati “canaglia” fautori del terrorismo, sempre giudicati come tali a insindacabile giudizio Usa (proprio loro, gli USA, le cui Intelligence hanno armato le mani dei peggiori gruppi criminali nel mondo, compresi noi in Italia a cui dobbiamo venti anni di stragismo!). I mass media, ovviamente, tutti di proprietà di grandi lobby finanziarie o gruppi di potere, sostengono le menzogne americane e gli danno la copertura mediatica. Salvo poi, a cose fatte, occupazioni militari, distruzioni e massacri di civili, farci sapere che le armi di distruzione di massa erano una invenzione, l’antrace lo utilizzava la Cia, la storia dei neonati uccisi dai soldati di Saddam nelle incubatrici, era un’altra spudorata menzogna, ecc. Un film visto e rivisto che segna tutta la storia americana, dai massacri dei pellirosse, il Maine 1898, Lusitania 1915, Pearl Harbour 1941, Golfo del Tonkino 1964, ecc. Dell’11 Settembre stiamo attendendo che si scopra la false flag, ma siamo a buon punto.
Ora io mi rifiuto di credere che una persona come lei, che stimo pur non conoscendola personalmente, non sappia decodificare la propaganda di guerra, la stessa che durante la Grande Guerra aveva riempito i giornali occidentali delle foto dei bambini del Belgio con le mani mozzate dai tedeschi e poi, 15 anni dopo il governo britannico chiese ufficialmente scusa alla Germania per quelle menzogne che, ammise, servirono per la propaganda di guerra del fronte interno.
Io mi rifiuto di credere che lei non sappia individuare nella politica americana la volontà spudorata di imporre con la guerra il suo Ordine mondiale, ad ogni costo. E se così non è, mi chiedo allora, perchè non apre i suoi articoli con la denuncia delle false flag di questi guerrafondai? Potremo magari discutere su cosa si prefiggono gli Stati Uniti, quali interessi reali hanno in gioco, ma questo è secondario. Qui invece dobbiamo discutere se Assad ha fatto uso di gas o meno, che tipo di intervento umanitario si potrebbe fare. Ecc. Dice “Siria: la cosa sbagliato al momento sbagliato”. Scusi, perché, gli occidentali con i loro interessi, le loro guerre di rapina, quale cosa giusta al momento giusto dovevano fare?
Riccardo
Per gli antimperialisti alle vongole che sanno sempre qual è la parte giusta (fortunati loro…).
E’ spesso comodo sovrastimare le capacità di determinazione degli eventi storici da parte del nemico, rendendo così meno brucianti le proprie sconfitte – personali o associate – e l’incapacità di incidere in qualunque modo sugli eventi stessi. Come si suol dire: mentire a se stessi aiuta a vivere in pace, se non con la propria coscienza quantomeno con il proprio gruppo di appartenenza. Non lo facciamo forse tutti i giorni?
Sull'”abbronzato”: un’altra delle definizioni da depennare dal vocabolario del buon militante piddino in quanto precedentemente utilizzata da Berlusconi. Fortuna che notoriamente e per definizione “il buon militante di sinistra italiano” tifa contro la nazionale di calcio del proprio paese e non è costretto a urlare epiteti ingiuriosi come…
emiliano
“la vera storia della siria”…Francesco Gonzaga, per me , offre un’ analisi molto valida, fornendo documenti video interessanti di cui alcuni piuttosto atroci..http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=46017
emiliano
Riccardo, parli chiaro.
aldogiannuli
Emiliano: a parte che non mi chiamo Riccardo, Lei come pensa di fermare un conflitto in atto, con le novene alla Madonna? Quando c’è una guerra in corso l’unico linguaggio efficace è quello della forza, in questo caso esterna e mirata ad imporre a tutti il cessate il fuoco. Se Lei ha altri mezzi per riuscirci ce li dica