Grillo ed il boom del Movimento 5 stelle
Come era nell’aria, Grillo ed il suo movimento hanno ottenuto uno strepitoso successo alle amministrative sfondando nelle città del Nord e sembra avviato ad un notevole successo nazionale che potrebbe anche superare il 10%. Va detto che nei centri minori il movimento esiste poco anche al nord e che nel sud (anche in una grande città come Palermo) si attesta su percentuali assai inferiori. Va però considerato l’effetto “valanga” che può determinarsi con questo risultato e che la credibilità dei partiti ormai sta sprofondando nei numeri negativi. La crisi inizia a mordere e chiede atteggiamenti radicali, mentre l’esperimento di Monti sembra avviato ad un malinconico declino. Questo sta creando una forte reazione da parte dei partiti (cosa del tutto comprensibile) che cercano di esorcizzare il fantasma con l’accusa di demagogia antipolitica ecc. Un numero di varietà già visto e fallito con la Lega 20 anni fa. Ma Grillo raccoglie antipatia anche da Sel, Rifondazione ed Idv (che ne temono la concorrenza) e dall’estrema sinistra dei centri sociali e del sindacalismo di base che non ne apprezzano le sortite di destra e l’esasperato legalismo.
Lasciamo perdere il Pd, ma anche la sinistra parlamentare che aspira a rientrare in Parlamento, farebbe meglio ad interrogarsi sul perché in Germania, Francia, Portogallo, Grecia, Spagna, Islanda la sinistra anticapitalistica aumenta i suoi voti ed oltrepassa spesso l’8%, mentre in Italia non si schioda dal 5% e sostanzialmente non supera il trauma del 2008. Il M5s inizialmente composto da una buona fetta di simpatizzanti di sinistra delusi (parlo del Vaffa day di 5 anni fa), ha poi aggiunto componenti assai diverse ed il movimento è cresciuto a “macchie di Leopardo”: con percentuali elevate in Piemonte (dove ha influito la protesta no Tav) ed a Bologna (dove si sentiva l’effetto degli errori del Pd nella scelta dei candidati sindaci), ed ora dilaga negli altri centri settentrionali. Grillo sta tentando anche lo “sfondamento” sull’elettorato leghista squassato dagli scandali e per questo ha accentuato alcuni accenti discutibili (il corteggiamento agli evasori fiscali, la frase infelice sulla mafia).
Siamo in presenza di un movimento che ha molti punti di contatto con quelli del “punto di confusione” di cui abbiamo detto nell’articolo precedente.
In primo luogo, siamo esattamente in un momento di crisi frontale del sistema politico, che tocca il grado più basso della sua credibilità e questo non avviene solo in Italia, ma, per effetto della crisi, anche in molti altri paesi europei, nei quali, infatti, si stanno affacciando movimenti di protesta di tipo populista. E, come abbiamo detto, è esattamente in questi momenti che si manifestano movimenti caratterizzati da elevata disomogeneità interna ed accomunati dalla protesta verso il sistema.
E, infatti, va considerata la forte eterogeneità sociale del M5s: ormai il ruscello degli inizi sta diventando un torrente in piena che mescola giovani esacerbati per il furto di futuro che stanno subendo e pensionati ai limiti della sussistenza, lavoratori autonomi esasperati dalla pressione fiscale ed evasori incalliti, cittadini disgustati dei privilegi da satrapi dei nostri politici e furbetti che fanno conto di avviare una facile carriera politica con una manciata di voti personali, lavoratori precari che non si sentono rappresentati dai sindacati e padroncini che odiano i sindacati perché ostacolano lo sfruttamento dei lavoratori, valligiani xenofobi e pezzi di movimenti antimafia. Insomma di tutto un po’ ed anche del contrario di tutto. In qualche modo, è lo stesso Grillo (come spesso succede ai leader carismatici) ad incoraggiare queste confluenze eterogenee, mescolando elementi di discorso politico di sinistra (come la richiesta di maggiore partecipazione democratica o la difesa dei beni comuni contro le privatizzazioni) con elementi fungibili tanto a destra che a sinistra e condotti spesso in modo ambiguo (la critica al sistema finanziario, la protesta contro la corruzione, l’ ambientalismo, il richiamo al principio di legalità ecc.) con discorsi propriamente di destra (le sparate contro gli immigrati –imperdonabili-, le strizzate d’occhio agli evasori fiscali, qualche uscita infelice in tema di omosessuali o di lotte operaie).
In terzo luogo il discorso di Grillo presenta un tratto tipico del populismo: la speranza, del tutto infondata, di trovare soluzioni semplici ed immediate a problemi complessi. Intendiamoci: il più delle volte i movimenti populisti partono da esigenze giustissime cui, troppo spesso, politici ed intellettuali “di corte” rispondono con discorsi speciosamente complicati ed incomprensibili per respingere quelle domande. Questo è vero, ma non significa che quelle esigenze possano essere soddisfatte con ricette semplici. Accade allora che il bisogno di una comunicazione immediatamente comprensibile anche dagli strati meno colti della società spinga a semplificare indebitamente il discorso, prospettando soluzioni miracolistiche, ottime per mobilitare ma inefficaci o irrealizzabili, con l’esito finale che l’attenzione si sposta sempre di più dalla credibilità del discorso a quella del leader.
Fuori discussione l’onestà personale di Grillo e il suo desiderio di servire il paese e la democrazia senza aspirazioni personali di carriera (ha ripetuto spesso di non essere disposto a candidarsi e penso gli si possa credere). Il punto è un altro: le dinamiche oggettive del “punto di confusione” che possono spingere un movimento anche lontano dalle intenzioni di chi lo ha promosso. Ne deriva che il necessario sforzo di rifiutare una dimensione minoritaria e di omogeneizzare domande politiche potenzialmente confliggenti fra loro, piuttosto che unificarsi intorno ad una strategia politica –che richiede una operazione culturale di alto profilo- finisce per trovare il suo punto di convergenza nella funzione del leader.
E questo apre la strada a diversi esiti “pericolosi”: se è vero che Grillo (per ragioni di età, per il suo modo di porsi più come “testimonial” che come capo del movimento, per le sue caratteristiche di disinteresse personale e di ispirazione democratica, nonostante qualche caduta come quelle ricordate) non va in questa direzione, è anche vero che il carattere poco strutturato del M5s (altro punto di contatto con i movimenti protestatari del “punto di confusione”) potrebbe obbligarlo a svolgere controvoglia questo ruolo oppure costringerlo ad inseguire il suo stesso movimento che potrebbe sfuggirgli di mano. E il meno che possa accadere è che finisca per regalarci altri Scilipoti, Razzi, De Gregorio e via di questo passo. L’assenza di una cultura politica omogenea e al livello dell’ampiezza dei consensi raccolti potrebbe rivelarsi determinante in questo senso.
D’altra parte, non è affatto detto che le cose debbano andare in questo modo e che l’unica alternativa sia fra la nascita di un pericoloso movimento populista di destra ed il fallimento del movimento. Anzi, nonostante le citate deprecabili uscite di Grillo, va detto che questo movimento ha in sé notevoli potenzialità di segno opposto che sarebbe sciocco non vedere.
In secondo luogo c’è un aspetto ambiguo del discorso di Grillo che però non è detto debba sciogliersi per forza in senso negativo. Parliamo delle sue campagne sulla finanza che ormai risalgono a circa 10 anni, quando ancora la crisi non si era manifestata. E qui la sinistra deve farsi una autocritica da saio penitenziale ed autoflagellazione: il Pd è da sempre il cavalier servente dei poteri finanziari, “spalmato” sui desiderata dei maggiori gruppi bancari del paese ed incapace di dire qualcosa di sensato sulla crisi, Vendola ha deciso che non è un argomento di cui valga la pena di occuparsi e parla d’altro (esattamente come i Verdi ecc.) e Ferrero, su questo come sul resto, apre bocca per dare aria ai denti. Quanto alla base della sinistra (dal Pd al sindacato e ai centri sociali) dobbiamo costatare che è affetta da una crisi di rigetto nei confronti del tema: si intuisce che il nemico stia lì, ma ci si rifiuta con decisione di capire come funzioni la cosa. Un rifiuto “di pancia” che non ammette sforzi di testa; e me ne accorgo sia quando mi capita qualche dibattito con sindacalisti (che se la prendono con la “cattiveria” delle banche) sia a lezione, quando cerco di spiegare ai miei studenti il nesso fra globalizzazione e finanziarizzazione e vedo facce da sala d’attesa del dentista. Posso anche capire che il tema risulti ostico ai più, con le sue formule esoteriche ed i suoi astrusi calcoli: d’accordo, ma se la sinistra non capisce che è su questo terreno che ci si sta scontrando, la battaglia è persa.
Grillo lo fa in modo discutibile: senza un minimo di dimensione di classe del fenomeno ed in compagnie molto poco raccomandabili di estrema destra. D’accordo, ma ha riempito il vuoto lasciato dagli altri. Il problema è: perché la sinistra ha smesso di capire il mondo ed ha perso la sua cultura politica che aveva il suo cuore proprio nella critica dell’economia politica? E questo è proprio grave per quelli che pretendono di essere gli eredi di Karl Marx (che nella tomba starà facendo i salti mortali).
L’M5s non va assunto come un avversario pregiudiziale o, all’opposto, come l’Arca della salvezza su cui imbarcarsi. Niente demonizzazioni e niente esaltazioni. Anche in questo caso vale l’aurea regola: “Humanas actiones nec ridere nec lugere neque detestari, sed intelligere”.
Si tratta di un movimento in formazione e, come tale, aperto a diversi possibili esiti: non è detto che l’albero debba necessariamente cadere da destra, anzi, intelligenza vorrebbe che ci impegnassimo a farlo cadere da sinistra, sciogliendo le ambiguità in senso progressista e di classe.
Bisogna mantenere un atteggiamento critico: respingere le uscite inaccettabili come quelle sull’immigrazione, ma valorizzare i punti di contatto, cogliere ogni occasione di convergenza per spingere il M5s a definire una sua cultura politica in senso libertario, democratico, egualitario.
Ma per fare questo occorre avere idee chiare e proposte forti: siamo in grado di dire questo dello stato in cui versa tutta la sinistra?
Aldo Giannuli
beppe grillo, berlusconi, bersani, elezioni amministrative, idv, lega, movimento 5 stelle, pd, pdl, populismo
ugoagnoletto
la storia insegna che in Italia i movimenti alla Masaniello (che pure reclamano cose giuste) non funzionano. Ci vuole altro.
marcolo
Che cosa siamo in grado di dire?
Che i concetti ideologici inquadranti non esistono più, esiste finalmente la necessità da parte dei cittadini di esprimere la propria diversità di pensiero rispetto a coloro che li rappresentano: esiste una forte scalata di Democrazia Diretta e un forte declino di Democrazia Rappresentativa, è questa la novità che non si riesce a vedere, è questa la vera Libertà, è questa la cosa che sovvertirà il sistema politico, sociale, economico ed è questa la cultura alla quale, come una novella Cassandra, non viene dato credito.
gabriele
alla fine è tutto un bla bla bala soluzioni semplici, frasi sbagliate sulla mafia immigrati, ma non vi rendete conto che siete solo ridicoli!
Ma perchè non dici veramente che le soluzioni di del M5stelle sono le più scomode per la casta e sono quelle che veramente ci farebbero cambiare rotta verso un futuro migliore dove che fa politica lo fa per senso civico e non più per sfuggire alla giustizia rifiugiandosi in parlamento!!!
Perchè parli di destra …ma nascerebbe a sinistra citi il vday…ma per favore … si tratta di un movimento lo capite si o no ci fanno schifo le correnti di destra o di sinitra. Uno vale uno! W la democrazia!!!
pietro pinna
Bo io sinceramente mi sa che chi ha scrotto questo articolo non ha le ideee ben chiare di quello che ha detto.
Mi chiedo dove lui negli ultimi 12 anni abbia visto una sinistra e una destra,ce stato solo un magma di m…. che si inciucuavano,si fottevano e fottono i soldi del popolo spendendo i soldi dei rimborsi eletorali prima ancora di averli ricevuti,2 per farsi case e vacanze e quantalrto che per raccontarli tutti ci vuole la tre cani.
Poi ancora con sto Grillo che a detto che la maffia non strangola subito le sue vitime ,ma non dicendo che sul palco di Palermo a preso posizione contro la maffia liberamente attacandola e diffendendo la maggistratura percio prima di parlare e riportare sempre la stessa stronzata andare a vedere il comizio.
E mi raccomando mai riccorare che il M5S ha preso e non prende rimborsi eletorali e che i ragazzi che son stati eletti si son portati gli stipendi a 2.500 al posto che 12.000 come il trotta piu i soldi che ha preso dal partito.La cosa che mi stupisce °anche se son sempre meno° e come abbiano fatto ancora ad andare a votare sta classe dirigente che pratticamente in un ventennio ci a tolto anche le pezze che avevamo per coprirci il c..o.
E poi che centra Marx, si parla senza mai aver letto il CAPITALE ma neanche le prime paggine se non uno non citerebbe Marx in questa bolgia di ladri.
Ciao cerca di scrivere qualcosa di sensato la proissima volta
Luca Iozzino
L’unico altro partito di sinistra che parla di crisi è IDV ( non citato ) che infatti tiene, continuo a non capire perchè voti gente come Ferrero, posso comprendere alcuni aspetti affettivi di chi si considera ancora comunista, ma almeno si potrebbe “sospendere” il voto in attesa di gente con un po’ più di spessore. Personalmente vedrei bene un allenza tra IDV e 5 stelle, magari con Sel anche se Vendola ha piuttosto deluso. Il PD è da archiviare, ormai mi pare chiaro.
stefano radi
condivido l’analisi. A Grillo va ascritto il merito di aver riavvicinato i cittadini alla politica, dando voce al profondo dissenso silente, alla frustrazione di percepire come inutile qualsiasi intervento personale nella politica. Da questo riavvicinamento alla politica, sta derivando partecipazione autentica, pulita, etica. Quel genere d’interesse per la politica, essenziale per creare le condizioni ideali per assolvere ai compiti fondamentali per il governo di una nazione. Mediante questo coinvolgimento, questo risanamento, questa rigenerazione della politica, si potrà pervenire ad una credibilità della nuova classe politica e mediante essa, alla promulgazione di nuove leggi e norme effettivamente rispondenti agli interessi della collettività più ampia e moralmente sana del Paese. Atraverso il consenso che ne deriverà per le istituzioni, sarà possibile avviare politiche risanatrici della finanza ed anche una regolarità ed onestà nella contribuzione fiscale, con indubbio vantaggio per le casse dello stato. E’ chiaro che tutto ciò, passerà anche attraverso la radicsale modificazione di indirizzi di politica che privilegiano le privatizzazioni a favore di noti gruppi e soggetti economici, il ridimensionamento corposo del ruolo delle banche e delle principali società finanziarie, nella nostra economia, nella quale potranno operare traendo profitto dall’esclusiva funzione di diritto pubblico ad essa assegnata per legge e non da altre devianti forme di lucro. Insomma, qualcosa di molto diverso dal disegno dell’attuale governo e da quanto si è andato sviluppando in termini di organizzazione del lavoro dalla fine degli anni 80.
Robert
ottimo! diffido ampiemente dal movimento di grillo che non ha dietro quasi nessuno a parte
la casaleggio associati (che di sinistra non sono di certo,anzi nè lo è mai stato grillo …) pero’ se è rimasto solo lui in italia a convogliare veramente il malcontento e il disagio sociale…
comunque se è vero che la globalizzazione finanziarizzazione viaggiano di pari passo è anche vero che l’euro(zona)con la sua impossibilita’ di svalutazione (se non interna ,ovvero delflazione) e di attuare politiche monetarie anticicliche (keynesiane) di fatto è vettore principale
della e ^per^ laglobalizzazione in europa ,nonchè della competizione interna fra gli stati eurozona…Non è un caso che i presidenti
di confindustria italiano e francesi siano
concordi nel volere gli stati uniti d’europa…ma questo sara’ un tabu’ iviolabile per la ^sinistra^italiana perchè
l’errore è troppo grave e troppo imperdonabile …
Robert
Grillo come l’ultradestra se ne è accorto…
come parla apertamente di ristatalizzare alcune
aziende privatizzate (o in cocessione) come autostrade telecom le banche…che poi ci riesca sara’ improbabile (nel breve termine) ma almeno ne parla …Qui riporto un introduzione di Marino Badiale al libro di Branciaccio a Passerella sulla ‘crisi’ ..
non siamo gli unici ad esserci accorti del problema eurozona…
Robert
Austerità ed Europa
Emiliano Brancaccio, Marco Passarella, L’austerità è di destra. E sta distruggendo l’Europa. Il Saggiatore 2012.
Emiliano Brancaccio e Marco Passarella hanno scritto un testo di grande valore, che unisce chiarezza espositiva, lucidità nell’analisi, consequenzialità nelle argomentazioni. Nella sua brevità (che porta gli autori, con modestia forse eccessiva, a parlarne come di un pamphlet) esso fornisce una visione coerente della crisi in corso, a partire dalle sue radici nel regime di accumulazione instaurato in Occidente negli ultimi trent’anni, per arrivare ai problemi europei e italiani. Gli autori spiegano come le attuali politiche di austerità, che tutti i ceti dominanti europei stanno mettendo in opera, siano destinate a peggiorare la crisi attuale.
Tali politiche sono richieste dalla vulgata dominante, secondo la quale il problema dei paesi PIGS è l’eccesso di spesa pubblica. Ma gli autori spiegano (cap.6) come il problema di fondo dell’eurozona sia quello della competizione interna ad essa, con la Germania e i paesi forti del nord che accumulano surplus commerciali nei confronti dei paesi deboli del sud. Gli autori aggiungono (cap.9) che uno degli strumenti principali per questa guerra commerciale interna all’eurozona è la politica di deflazione salariale tenacemente perseguita dalla Germania, politica che, in regime di moneta unica, permette a chi la pratica guadagni di competitività. Di qui discende, all’interno dell’euro, la necessità di una politica di deflazione salariale in tutti i paesi PIGS: se non si fa quello che ha fatto la Germania, si continuano ad accumulare deficit commerciali, finanziati con afflussi di capitale, e si tratta di una situazione chiaramente insostenibile. Ma una politica di deflazione salariale a livello europeo può essere la via d’uscita dalla crisi? Ha senso accettare i sacrifici richiesti per poter sperare di imboccare un nuovo percorso di sviluppo? No, rispondono gli autori, perché una Europa “germanizzata” non potrebbe generare al proprio interno la domanda a sostegno della produzione, mentre, per vari motivi, non ci si può aspettare che la domanda venga dall’esterno, almeno nel breve-medio periodo (cap.13). Il senso dell’austerità non è dunque quello di un passaggio necessario per superare la crisi, ma rappresenta piuttosto un progetto mirato a scaricare i costi della crisi sui soggetti deboli: in primo luogo sui ceti popolari europei, privandoli dei diritti conquistati decenni addietro e abituandoli alla nuova realtà di impoverimento diffuso; in secondo luogo, sui “capitalismi deboli” dei paesi PIGS. L’ulteriore indebolimento causato a tali paesi dalle politiche di austerità è infatti la premessa per una politica di acquisizioni da parte dei soggetti forti, che potranno impadronirsi a prezzi stracciati di attività di vario tipo nei paesi PIGS (cap.11).
In questo contesto, il destino dei paesi PIGS sembra segnato, e a questo proposito gli autori usano il termine “mezzogiornificazione” (cap.12), in origine introdotto da P. Krugman. Si potrebbe anche parlare, come fa B. Conte, di “terzomondizzazione”, ma in ogni caso il concetto è chiaro: i paesi PIGS sono destinati a diventare zone depresse, le cui economie potranno conservarsi solo in funzione degli interessi e dei fini dei paesi forti del nord: “Le leve di comando del capitale si concentreranno sempre di più in Germania e nelle aree centrali dell’Unione, mentre le periferie resteranno popolate da masse inermi di azionisti di minoranza e di lavoratori a basso costo (pagg.91-92)”. I ceti medi in questi paesi tenderanno a scomparire e i ceti popolari a cadere nella miseria o giù di lì.
Che fare per impedire questa degenerazione distruttiva per il nostro paese? Gli autori propongono una nuova politica economica europea, basata sulla definizione di uno “standard retributivo europeo”, su un deciso ritorno dello Stato nella politica economica (con la scelta di una seria pianificazione), su una politica di “repressione finanziaria” per contrastare il predominio della finanza.
Se non si riesce a mettere in campo una politica che realizzi questi punti, l’uscita dei paesi PIGS dall’eurozona diventerebbe una prospettiva ragionevole, perché “è agevole dimostrare che, oltre un certo limite, i costi della permanenza nella zona euro e nel mercato unico possono di gran lunga superare i costi di uno sganciamento da entrambi (pag.131)”.
Fin qui gli autori. La lucidità del loro ragionamento rende agevole imbastire una discussione critica. Per brevità mi limito ad un solo punto, peraltro decisivo: non c’è nessuna speranza che la nuova politica economica europea, che gli autori delineano, possa trovare applicazione concreta. Il motivo lo spiegano loro stessi, con l’abituale chiarezza: la “volontà politica d’integrazione” ha bisogno di essere accompagnata da “una forza d’urto in grado di mettere in discussione la logica del regime di accumulazione” sulla quale si basa l’UE (pag.25). Ma, appunto, non si vede da dove possa arrivare questa “forza d’urto”. Abbiamo ripetutamente argomentato (qui e qui, per esempio) che la mancanza di una autentica “solidarietà popolare europea” priva la politica indicata dagli autori proprio di quella “forza d’urto” che essi richiedono. È vero che le misure da loro indicate andrebbero a vantaggio di tutti i lavoratori, e quindi potrebbero rappresentare una base per una lotta popolare europea; ma una tale lotta non si costruisce solo sull’indicazione di interessi materiali, ma appunto su una solidarietà culturale, sulla capacità di comunicazione diffusa, su una visione politica comune: tutte cose che oggi mancano ai popoli europei e che richiedono decenni, se non secoli, per essere costruite. Per non parlare del fatto che la proposta di una lotta popolare europea per le misure indicate dagli autori dovrebbe necessariamente convincere i lavoratori dei paesi “forti”, in primo luogo i lavoratori tedeschi: ai quali si dovrebbe chiedere di abbandonare le politiche che hanno permesso al loro paese di uscire rapidamente dalla crisi nella quale si dibattono ancora tanti altri paesi, per adottare politiche che ai loro occhi possono apparire pericolosamente simili a quelle degli aborriti meridionali spreconi e scansafatiche. Ci sembra una opera di convincimento piuttosto improba, o tale comunque da richiedere, come abbiamo già detto, tempi molto più lunghi di quelli che ci impone la dinamica della crisi attuale.
Ma se la proposta di una nuova politica economica europea non ha, come noi crediamo, una base sociale che fornisca la necessaria “forza d’urto”, è inevitabile concludere, seguendo l’implacabile logica degli autori, che l’unica possibilità per evitare la riduzione del nostro paese a zona depressa e colonizzata è l’uscita dall’euro, alla quale bisogna prepararsi. Su questa necessaria preparazione gli autori forniscono indicazioni preziose: per esempio quando sottolineano come l’uscita dall’euro sia logicamente collegata alla richiesta di un default sul debito pubblico (“cosa che alcuni dei promotori degli appelli al ripudio del debito faticano a comprendere” (pag.129)), oppure quando collegano la fine dell’euro alla fine della libera circolazione dei capitali e anche delle merci, e infine quando sottolineano l’importanza di diminuire drasticamente la nostra dipendenza dall’estero, soprattutto nei settori energetico e agroalimentare.
Il libro di Brancaccio e Passarella può stimolare molte altre riflessioni, ma le lasciamo a discussioni future. Concludiamo formulando l’auspicio che questo libro venga letto e discusso. Anche nei punti di disaccordo, la sua chiarezza e lucidità, così lontana dalla discorsi fumosi ai quali si dedicano i tanti produttori di fuffa che affliggono gli ambienti “radicali” e “alternativi”, non possono avere che effetti benefici nel dibattito in corso su tali temi.
(Marino Badiale)
bonomi omar
NON HO PAROLE.AVANTI!!!! GRAZIE A TUTTI VOI!!
Andrea Signorini
Molto semplicemente:il movimento è una reazione “anomala” ad una serie di palesi ANOMALIE del sistema dirigenziale del Paese. E’ un dovere cercare di capirne le ragioni ma un errore enorme è quello di non voler vedere che la reazione(anomala)che lo sta formando è PACIFICA ed il principio che lo sta guidando è DEMOCRAZIA
Fabio Pini
Ho un pensiero analogo al suo prof. Giannuli, la sua è l’analisi più lucida ed imparziale (assieme alle precedenti) che abbia letto sul M5S, ma mi chiedevo…e se, anzichè nel radicalismo, il movimento finisse per arroccarsi proprio in posizioni moderate? Può sembrare un controsenso, ma proprio sulla base di un elettorato eterogeneo e di una forte propensione legalitaria, non mi pare una bestemmia.
giandavide
innanzitutto devo dire che mi aspettavo peggio: le percentuali di grillo non sono così alte quanto temevo, e in fondo si avvicinano a quelle delle comunali di bologna dove era già arrivato all’11%.
inoltre noto che grillo ha teso a prendere più voti dove la competizione non era determinante: a palermo o a genova, ma anche a verona e lecce, la presenza di grillo non ha cambiato molto l’asset, soprattutto a causa dell’emorraggia di voti pdl. parma fa eccezione, ma devo dire che mi sembra che abbia un elettorato balordo: i primi nella rossa emilia a buttarsi nelle braccia del biscione, ora han dato il 5% al pdl e il 20% a grillo. è lecito chiedersi che fine abbiano fatto quei furbacchioni che avevano votato pdl? sicuro che non abbiano ingrossato le fila di grillo? mah.
e qui arrivo al punto: a me pare che la capacità di grillo di intaccare l’elettorato di sinistra si sia un pò affievolita: l’elettore di sinistra sa già di votare dei pacchi elettorali e oramai si è rassegnato agli sberleffi dei grilli, e a meno che non arrestino mezzo pd non cambierà idea.
insomma, penso di sfondare porte aperte, ma mi sa proprio che grillo si sta buttando nettamente a destra, e sta in effetti intercettando l’elettorato di destra, che quando non c’è il “voto utile” sembra propenso a disperdersi nel movimento del molto equilibrato comico genovese.
da siciliano ringrazio comunque grillo per la sparata sulla mafia, che penso che abbia dato una mano involontaria ad orlando, che ha giustamente massacrato ferrandelli e lasciato al palo quelli che la “mafia non ammazza nessuno, anzi fa prezzi più bassi che l’argo vigilanza”.
poi non capisco bene la metafora dell’albero. vuoi abbattere grillo con un’accetta? una soluzione radicale, ma non vedo altre vie per fare pendere i grilli verso sinistra: l’odio atavico del padroncino del partito nei confronti di tutto ciò che si riallaccia simbolicamente alla sinistra (25 aprile? macchè, si fa il vday) sembra costituire un serio problema per qualsiasi tipo di percorso comune. è vero che la maggiorparte dei grilli sono probabilmente brave persone, e porbabilmente anche oneste, ma come si fa ad andare dietro a un balordo del genere che usa tecniche da venditore porta a porta senza essere almeno un pochettino ingenui? io non mi aspetto molto, in fondo grillo è vecchio e il corso biologico delle cose farà il suo corso (visto andreotti, campa cavallo), e forse in quel momento i grilli penseranno di mettersi insieme alle altre forze antagoniste senza dare del gay ai loro leader. ma fino a quel momento, grillo comanderà, avendo la proprietà del partito e il comodo ruolo del gianni letta, che non si sporca le mani ma comanda da casa. infatti tutto si può dire di grillo meno che non sia furbo: ha scelto il massimo di controllo e il minimo di responsabilità (dato che candidarsi in prima persona è sicuramente più scomodo che comandare gli altri che al limite possono perdere la faccia per te ed essere casomai epurati con disonore). poi, se aldo ci vuole vedere buona fede in atteggiamenti del genere vuol dire che ha mangiato troppo ottimismo a colazione.
a parte gli scherzi, ed eventuali problemi gastrici che possano influenzare la mia diallettica e i miei contenuti, ma non la stima nei confronti dell’autore del blog (di questo, non di quello di grillo), sono curioso di leggere la seconda parte del cubo dei movimenti politici pacco, e come al solito mi chiedo: a quando due parole sulla legge elettorale?
però suggerirei umilmente ad aldo: non si può fare un discorso serio su grillo senza accennare almeno al fatto che esiste la casaleggio associati e gestisce l’immagine del movimento grillesco. a me che grillo stia anima e core con l’amico di colannino non mi sembra una cosa da nulla.
illupociuco
Apprezzabile l’analisi nonostante non riesca a centrare assolutamente il problema. Non esistono temi di sinistra e temi di destra: esiste solo propaganda di sinistra e propaganda di destra a cui fa capo la medesima elite di sociopatici (patologia estremamente diffusa per la selezione avversa che si attua nella grande scalata della piramide). E’ antropologicamente inevitabile.
Per capire il M5S o i Partiti dei Pirati o la riscrittura della costituzione Islandese la chiave va ricercata nell’economia dell’opensource e nella gift economy. Marx si sta mangiando le mani perchè non l’avrebbe mai potuta immaginare…
aldogiannuli
certo i problemi nion sono mai di destra o di sinistra. Ad essere di destra o di sinistra sono le soluzioni che si propongono. D’altra parte, chiamiamole destra e sinistra o anxhe sopra e sotto o avanti ed indietro o come vi pare, sisterà pure un criterio per distinguere politicamenbte una posizione da un’altra vi pare?
Andrea Signorini
Onestamente:tentare di fermarlo sarebbe come negare l’evidenza,meglio,sarebbe indice di paura
di progredire,paura di pensare che il popolo non sia in grado di amministrarsi.Qualsiasi tentativo di conservare o migliorare un sistema che è fallito dimostra esplicitamente una COLLUSIONE con esso(opinione personale).
L’unica paura legittima a questo punto è quella di rivolte violente guidate da mitomani
bramosi di potere che servendosi dell’opportunità palpabile,s’impadroniscano della volontà popolare e la sottomettano al loro esclusivo interesse…è questo che spaventa? Non credo,se è vero che la storia insegna…Ma allora di cosa dovremmo aver paura? ONESTAMENTE:di tutti quelli che ancora proveranno ad impadronirsi(legalmente)della volontà popolare sottomettendo all’interesse di pochi quello di tutti gli altri.
giuseppe
Bene Italia e movimento 5 stelle,oggi una risposta positiva, finalmente tutti questi politicanti possono cominciare a farsi da parte prendere le proprie valigie e via, i giovani non credono più a questi partiti ormai falliti dove hanno solo fatto male inpoverendo la nostra bella italia. Adesso lunica arma e nelle nostre mani e la Gioventù dove tutti questi re, principi, e vari pappagalli politici sono quasi tutti allo scoperto.Voglio fare i miei complimenti a Grillo per la sua tenacia e per la sua volonta di cambiamento tu potrai portarci in un nuovo cammino e cosi tutti insieme vinceremo avanti movimento 5 stelle
Team Building
Sicuramente qualcosa è cambiato. Sono passati troppi anni in cui la politica non ha fatto molto, diciamo pure che non ha fatto nulla salvo curare i propri interessi ed ora i nodi vengono al pettine…..
marco barbieri
la demenza ignorante (non c’è altra definizione possibile) di alcuni commenti dimostra putroppo che la tua analisi del grillismo è piuttosto ottimista, caro Aldo
aldogiannuli
caro Marco un saluto. Per il restom spero di non essere stato troppo ottimista. peraltro, una volta godevo fama, semmai, di pessimista
dimagol85
Egregio Professore,anche io la penso come lei,ma mi sa dire di più del ruolo che svolge la Casaleggio in tutto ciò???io stento a definirlo…è la compagnia di comunicazione che gestisce il m5s e fa corsi di comunicazione anche ai candidati!!!ma poi??sa di più??precedenti politici ad esempio???
Marcello
Direi che l’analisi è nel complesso ben strutturata.
Tuttavia non bisogna avere paura di dire le cose fino in fondo.
Il movimento 5 stelle rappresenta una grande opportunità per il mondo imprenditoriale e della finanza: questi puntano il dito verso quattro politici corrotti senza mettere in discussione realmente il sistema.
Nino sottotesi
Il problema credo in fondo si possa ascrivere nel complesso all’eclissi della sinistra (vedi gli ultimi interventi di Crouch al riguardo): negli ultimi 20 anni la sinistra si è innamorata del concetto di riformismo dove riformismo significa appiattimento sulle posizioni della finanza….con tutto quel che ne segue (democrazia liberale, stato leggero come i partiti) ed ha semplicemente stravolto il suo DNA…grillo e IDV non sono certo movimenti di sinistra come genesi e formazione…solo che nell’arco attuale dei movimenti politci si sono ritrovate a sinistra (credo anche loro malgrado) certo meglio porsi il problema dei grilli rispetto al problema della “golden dawn” neonazi greca, ma c’è da dire che li gli aggiustamenti strutturali sono stati molto piu violenti che da noi…arriveremo a quel punto?
Giovanni
Sono completamente d’accordo con l’analisi di Aldo Giannuli. Aggiungo una piccolissima esperienza personale: un anno fa ho preso contatto quasi casualmente con un gruppo del m5s a Milano. Mi ha colpito molto positivamente la capacità di “accogliere” le persone che si avvicinano la prima volta, in felice contrasto con la prassi dell’area di Rifondazione di considerare i rari estranei che si avvicinano come intrusi da neutralizzare il più rapidamente possibile. Mi è stato persino chiesto cosa ne penso, come vorrei/potrei contribuire ecc. Incredibile! Molto negativamente, mi ha colpito il loro imbarazzo nello spiegarmi come vengono prese le decisioni (mi sembra, con una confusa sequela di gruppi spontanei che incontrano altri gruppi spontanei, e così via: chi soppravvive vince, credo) e come vengono nominati i dirigenti. Non ne abbiamo, mi è stati spiegato, tutto viene deciso dalla base.
Ho concluso che finchè non contano nulla, gli va bene, ma appena conteranno qualcosa, se li prenderanno tutti i delinquenti in circolazione, a cui sembrerà di rubare il gelato a un bambino cieco.
giandavide
ah, ecco, un’altra cosa che mi sono scordato di dire, ma la gentilezza dei grillini in questa pagina me l’ha ricordato: mai parlare di grillo con toni che non siano acriticamente encomiastici, oppure arriverà il grillino di turno che ti insulterà ripetendo sempre le stesse parole imparate a memoria. che poi dal vivo i grilli ovviamente sono più civili (o forse semplicemte più timidi), sembrerebbero altre persone, ma su internet ogni volta che non fai complimenti a grillo è un pò come se stessi insultando le loro madri, e ti si buttano tutti di sopra come una massa di caproni.
e dicono al giannuli, dall’alto del loro proselitismo, di andare a studiare, mentre invece dovrebbero lavarsi la bocca col sapone per le sciocchezze che dicono.
a parte destra e sinistra, che sono concetti che esistono e i grilli lo dimostrano (la loro trasparenza è una delle cose più finte del mondo) il livello di slogatura mentale è quello dei pidiellini, o dei leghisti: gente che non sa mettere quattro concetti in fila per fare un ragionamento, che usa concetti presi di peso dalla società indiana per spiegare il potere in occidente, mentre tra mafia, casaleggio ed evasori sta creando il brodo primordiale che farà rinascere la vita nell’elettorato del defunto berlusconi.
e c’è pure qualcuno che pensa che si alleino con altri partiti sinistra per sconfiggere la destra. e come mai non lo hanno fatto prima? come mai tifavano moratti, come mai non parlano mai di berlusconi se non per associarlo al pd? qualche sospetto non vi viene?
prima erano dubbi, adesso sono certezze: gli elettori sono quelli, forse sono proprio gli stessi che ci hanno rovinato con il loro voto da minus habens per berlusconi e oggi, non contenti, vogliono fare lo stesso.
rimane un fatto inconfutabile: se grillo volesse prednere il posto di alfano, allearsi alla lega o con alfano stesso, o altre cose del genere, la base grilla farebbe ben poco, dato che la loro acriticià li porta ad andare dove comanda il capo e a ingoiare qualsiasi tipo di rospo. sono insomma un prodotto del rancore e della cattiva coscienza, che va prevalentemente criticato, se non direttamente preso ad insulti
Vinicio Dolfi
Secondo me non ci può essere vera
democrazia se non c’è una coscienza democratica nei cittadini.
Oggi in Italia questa coscienza non c’è. Grillo rappresenta quanto di più marcio ci possa essere nella società, ed avanza appunto perchè questa società è marcia. Il movimento 5 Stelle è antipolitico, quindi antidemocratico. Esso non ha una cultura;
esprime soltanto irrazionalità, e nell’ Italia antidemocratica di oggi ha successo perchè i poteri forti sono con lui. Grillo è sponsorizzato alla grande dai mass-media; io credo che in Italia i mezzi di informazione siano uniformemente controllati dai poteri forti ad un livello che non ha paragoni in nessun’ altro paese occidentale. Ed è un paese senza coscienza critica dei suoi abitanti, e tenuto così dai poteri forti e dai giornalisti in primo luogo. Credo che, nonostante il successo di Marine Le Pen al primo turno (che comunque, a differenza di Grillo, esprime comunque una cultura politica), il popolo francese, recandosi in massa a votare anche al secondo turno, abbia dimostrato una civiltà politica che noi non
ci sognamo neanche.
antonella policastrese
E’ aleatorio in Italia parlare di destra o sinistra. Basti vedere l’appoggio di destra e sinistra a un governo che è come le piaghe d’Egitto succube della BCE, istituto bancario privato, per capire che siamo difronte a un’anomalia tutta italiana. E come se non bastasse bisogna sopportare i colpi di testa di un presidente della repubblica che difende gli interessi europei ma non nazionali. Come si fa a dire che ci sono partiti di sinistra? Ovvio che se l’unica arma rimasta in mano ai cittadini e di chi dissente è il movimento cinque stelle, Grillo arriverà in Parlamento. Quantomeno non farà dormire sonni tranquilli ai sostenitori dei privilegi e a chi è aduso a fare politica nel chiuso delle segrete stanze stilando accordi con malfattori e sanguette dello stato sociale. Era prevedibile questa vittoria che per il momento appartiene al nord, ma che intacca poco il sud. Non dimentichiamo che al sud esiste la criminalità organizzata e che la criminalità sceglie gli uomini di apparato per aver il suo ritorno. Come ci si può fidare di un PD che ha difeso Prodi, colui che ha creato equitalia che ha permesso ai cinesi d’invaderci con le sue merci che ci ha venduto mani e piedi alla Grande Germania? Per quale motivo ci si deve fidare di una sinistra prona incapace di opporsi al professore Monti che sta distruggendo la democrazia servendosi della Costituzione, in nome di una crisi creata dal sistema e che guarda caso non è capace di mettere mano a una riforma elettorale, ad affrontare la questione sui rimborsi elettorali? A B C non hanno capito che questo modo di procedere è obsoleto che i partiti così come sono strutturati servono solo a loro e che la società civile vuole partecipare democraticamente a quello che succede nella vita pubblica. Grillo ha molte pecche. Il suo è un movimento, ma quando va nelle pubbliche piazze chiama le cose con il suo nome e cognome senza paura, schierandosi con la gente a fianco dei comuni mortali e chiamandoli a essere partecipi in prima persona del cambiamento. I partiti di contro sono organismi burocratici dove prima di arrivare al personaggio politico devi salire numerosi scalini e non è nemmeno detto che ti riceva se non fai parte di una cerchia di amici e di parenti.Insomma qualcosa si muove e bisogna anche dire che Grillo ha dato la stura ai tanti movimenti presenti oggi sul territorio di imboccarsi le maniche per agire. E chi lo sta facendo sta cercando di presentarsi davanti a un ipotetico elettorato con programmi rispondenti alle esigenze dei territori.Insomma ci voleva Grillo perchè la politica fosse appannaggio della società civile e cambiasse linguaggio parlando quello della gente comune.
Robert
Quoto e condivido Nino ,ottima anche l’analisi di giandavide
grillo e IDV non sono certo movimenti di sinistra come genesi e formazione…solo che nell’arco attuale dei movimenti politci si sono ritrovate a sinistra (credo anche loro malgrado) certo meglio porsi il problema dei grilli rispetto al problema della “golden dawn” neonazi greca, ma c’è da dire che li gli aggiustamenti strutturali sono stati molto piu violenti che da noi…arriveremo a quel punto?
Robert
(preciso che condivido il primo messaggio di giandavide , non il secondo )
comunque per chi vuole approfondire Casaleggio è un esperto di marketing sul web , ha scritto un libro che credo sia fuori stampa
piu’ interessante il fatto che abbia fatto fortuna con colaninno (il primo privatizzatore ^rosso^di telecom ) l’altro socio della casaleggio è
Enrico Sassoon, ex giornalista del gruppo Sole 24 Ore, oggi socio di Casaleggio, dal 1998 amministratore delegato della Camera di commercio americana in Italia, di fatto, come ha scritto Micromega, «una lobby indirizzata a favorire i rapporti commerciali delle corporation americane in Italia» Potete apprezzare le sue idee leggendo qui :
http://www.casaleggio.it/2012/03/spezzare_limmobilismo.php
http://www.casaleggio.it/2012/02/la_competitivita_dimenticata.php
Non è tutto disprezzabile intendiamoci
Grillo ha ‘naso’ , percepisce nell’aria problemi sociali che stanno crescendo e cresceranno ,interpreta il malessere di due
generazioni che sono state sacrificare ,a cui sono state tolte le garanzie contrattuali
e previdendenziali , che sono state flessibilizzate e impoverite perchè l’italia doveva competere in europa senza potere piu’ controllare l’inflazione e svalutare la moneta come aveva sempre fatto …
(no caro giandavide non è stato berlusconi
berlusconi ha altre colpe , sono stati proprio amato ,ciampi,prodi …e ricordiamo en passant che è con amato che termina definitivamente la scala mobile…)
Ora il Pd è perfettamente allineato alle posizione pseudoeruopeiste di MarioMonti
e alle pseudovisioni di StatiUnitiEuropei
voluti dalle confindustrie italiane tedesche e francesi…Per continuare la deflazione dei salari e fare ^competere^ i lavoratori
europei con quelli cinesi…E’ abbastanza
evidente che queste politiche creeranno scontento e saranno i partiti di ‘destra’ come il movimento5stelle ad interpretarle almeno in parte .Si in Europa si sta’ facendo una politica che si chiama delazione competetiva ,una politica economica atta a flessibilizzare l’offerta -come detto esplicitamente dall’attuale PM Monti-ovvero aumentare la disoccuapazione e fare scendere salari e prezzi …Questa è la nostra realta’
Robert
perdonatemi ma Bersani non ha colpe
le decisioni su quale linea tenere vengono
da debenedetti e dai grandi finanzieri amici suoi…
Lui ci proverebbe anche come potete sentire
qui:
http://www.youtube.com/watch?v=XvNcKICZoEE&feature=player_embedded#t=10m48s
Robert
Forse ‘lui qualche colpa’ in piu’ la ha invece…
http://www.youtube.com/watch?v=rlO82DYxLas
Robert
e se proprio siete curiosi e non ne avete ancora abbastanza ascoltate Prodi che ci racconta amabilmente la verita’…
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=KC9vpP26mJk
la verita’ la si puo’ dire perfino in tv !
a si i famosi surplus commerciali della germania di cui parla prodi sono stati fatti
-prevalentemente-con i ‘famosi’PIIGS
che sono stati ‘beneficiati’ poi da un eccesso di credito ‘tedesco’ …e cosi’ in grecia portogallo irlanda spagna e italia termina la democrazia …perchè la poltica economica di questi stati é decisa dalla Germania (ovvero dal creditore) via la BCE …
Imsomma è questa l’europa che ci hanno venduto :un europa dove gli stati piu’ competetivi e con meno inflazione (europa crentrale) sostanzialmente fanno soccombere
gli stati euromediterranei…(debitori e meno competitivi)
gae
Il crollo dell’asse Pdl-Lega soprattutto al Nord ricorda la débâcle della Dc alla fine della Prima Repubblica. Da quelle ceneri nacque Forza Italia e il berlusconismo. Tu Aldo credi che il corrispettivo di FI per la Terza Repubblica sarà il Cinque Stelle, o dobbiamo aspettarci una riorganizzazione dei centristi e dei poteri forti che saprà canalizzare anche questi voti di protesta? Oppure credi che sia veramente arrivato il momento del centrosinistra pur pavido, malconcio e impreparato?
Vinicio Dolfi
Io, per rispondere ad Antonella, voglio dire che Grillo non può essere un’ alternativa efficace al governo Monti, alla finanza europea e ai partiti degenerati di oggi. Il suo è un populismo di destra che è complanare agli interessi dei poteri forti. Io penso che i partiti andavano rinnovati, non distrutti. E secondo me, se invece del boom di Grillo ci fosse stato quello dei partiti alla sinistra del PD, adesso il governo Monti poteva finire;
temo invece che questi risultati possano addirittura rafforzare l’ attuale esecutivo.
picodepaperis
Giandavide scrive:
“rimane un fatto inconfutabile: se grillo volesse prednere il posto di alfano, allearsi alla lega o con alfano stesso, o altre cose del genere, la base grilla farebbe ben poco, dato che la loro acriticià li porta ad andare dove comanda il capo e a ingoiare qualsiasi tipo di rospo. sono insomma un prodotto del rancore e della cattiva coscienza, che va prevalentemente criticato, se non direttamente preso ad insulti”
Beh, devo pensare che tu non abbia capito un ….belino
Vittorio Bertola
Non sottoscrivo ogni singola virgola, ma mi pare una analisi piuttosto ragionevole e insolitamente centrata, anche se mi sembra sottovalutare il contributo del Movimento 5 Stelle a costruire nuove forme di democrazia che in una vecchia classificazione sarebbero “di sinistra”, ma che in un sistema sclerotizzato che concepisce come unica forma democratica il rito delle tessere e delle correnti sono viste come “mancanza di democrazia interna”. E sul modo di costruire una nuova economia politica mi piacerebbe proprio discutere…
Vittorio Bertola
Movimento 5 Stelle, Torino
Heraclio
Suggerisco un’osservazione, magari ingenua (in attesa dell’analisi dei flussi elettorali).
A queste elezioni sono chiari alcuni punti: 1) crollo del centrodestra berlusconiano (Lega e Pdl); 2) mancata affermazione del Grande centro montiano; 3) tenuta del centrosinistra, con perdite fisiologiche e comunque non gravi; 4) conferma dell’assenza di una rappresentanza (anche su più soggetti) di estrema sinistra, come invece sta avvenendo, con diversi tempi, nel resto d’Europa; 5) ottimo risultato dei grillini.
Domanda: considerato anche l’aumento dell’astensione, non sarà che il supporto a Grillo&co. è venuto in maggioranza proprio dall’elettorato ex-berlusconiano e leghista deluso? Certamente consideriamo una parte di voti provenienti dall’astensione degli anni passati e da alcuni soggetti della sinistra, ma a ben guardare non mi sembra così fuori dal mondo ipotizzare un sostegno del popolo del centrodestra berlusconiano proprio al M5S “nè di destra, nè di sinistra”.
Tutto questo proprio per muovere anche una seconda considerazione: provare a pensare di modificare e determinare i futuri assetti del M5S (soggetto molto confuso e contraddittorio al suo interno, sia politicamente che socialmente, come evidenziato dal prof. Giannuli), mi sembra il solito ragionamento che una sinistra (radicale, nel nostro caso italiano) senza casa prova a fare nei confronti di quei movimenti populisti e protestatari, che naturalmente intercettano alcuni temi tipici e propri della nostra tradizione. Stesso ragionamento venne fatto per la Lega nord delle origini (ci siamo dimenticati il “Lega, costola della sinistra”?) e per simili movimenti nella storia.
E’ vero che i soggetti populisti e “confusionari” (nel senso del suo “punto di confusione”) possono o consolidarsi crescendo sempre più o implodere sotto il peso delle contraddizioni interne e dell’assenza fondamentale di un riferimento politico generale; è proprio da qui che bisogna partire: non interloquire e cercare convergenze coi grillini, ma mirare alla fine del M5S e di queste forme di protestatarismo apolitico. Se siamo d’accordo sul fatto che è proprio il vuoto che Grillo sta riempiendo in questo momento, allora nostro obiettivo dovrebbe essere quello di costituire un soggetto di sinistra capace di fargli concorrenza, attrarre quell’elettorato e quei sostenitori che rappresentano la frangia sinistra del grillismo e causare così la sua dissoluzione.
Due sono le alternative: o il M5S cresce e quindi il vuoto permane, venendo riempito da una pratica ed una retorica politica perverse, e quindi permane l’assenza di una sinistra in grado di interpretare e rappresentare la protesta sociale; oppure questa sinistra nasce, anche grazie al dissolvimento o comunque all’isolamento del grillismo, di cui riuscirebbe ad intercettare le frange di sinistra.
Mi spiace, ma alla presunta positività del populismo non ci credo. Credo invece alla necessità di riconquistare quel popolo a noi vicino, che gli si è avvicinato (anche se, come detto all’inizio, bisognerebbe capire quanto effettivamente il boom grillino di queste elezioni sia causato da uno spostamento da destra oppure da sinistra, cosa non indifferente).
Heraclio
MG
Ma dei legami tra Grillo / Di Pietro con la Casaleggio e Associati, di cui vi invito a vedere i seguenti filmati sintesi della loro cultura politica e delle loro previsioni per il futuro, non ne volete proprio parlare?
http://www.youtube.com/watch?v=9mYgbCW8XNA
http://www.youtube.com/watch?v=HsJLRX-nK4w
Andate a vedere chi è Sassoon con chi e per chi ha lavorato…e chiedetevi, non è possibile che Grillo e il suo movimento non sia altro che un ottimo esperimento di controllo del dissenso e del senso critico?
Lucio Mamone
Non c’è nulla che può rendere insopportabile un militante politico quanto una vittoria che sembra dargli ragione. Così i grillini ora salgono in cattedra non solo per dare lezioni di corretta politica istituzionale, con la quale non hanno ancora avuto a che fare, ma anche di storia (“i concetti ideologici inquadranti non esistono più”) e di filosofia, che quasi orgogliosamente ignorano. Per il prossimo candidato sindaco che vincerà in qualche altro comune, ci aspettiamo un pavoneggiante Grillo salire sul palco ed inveire contro la “grammatica della casta”: stràngola lo può dire solo un corrotto, la società civile sa che si dice “strangòla”! L’eredità di tangentopoli ci ha lasciati questo orrendo “liquefacendo”, ma la gente normale dice onestamente “liquefando”!
Con il degrado della classe politica, degrado imbarazzante che mescola la più ottusa ignoranza alla più criminosa malafede, ci meritiamo anche un movimentismo circense; ma d’altronde se sia un problema che la risposta danno questi effetti, si vede che lo meritiamo davvero. Il Movimento 5 Stelle insegna a tutti noi un modo nuovo di fare politica, quello condotto con la retorica della volgarità e dello sproloquio: una vastissima gamma di insulti più o meno pertinenti che si inseriscono nei vari sbottamenti anti-casta. “Cosa ne pensa di Berlusconi, Sig. Grillo?” “Chi? Il nano che si occupa solo degli affari suoi?” Problema risolto: è in torto perchè è nano. Avremmo potuto indicare Berlusconi come “piduista”, come “nemico di classe” (ah già non lo possiamo più dire, i concetti idelologici inquadranti non esistono più) e invece no: “nano”, colpevole.
Il tono dei commenti a questo articolo sono un esempio assai interessante della retorica dello sproloquio: chi non si adatta ad essa e non tesse elogi al Movimento è incapace di comprendere il cambiamento, è difensore della casta corrotta che si oppone alla società civile (civile in tutti in sensi), oppure per adattarci al linguaggio, è un vecchio che non capisce un cazzo. Poco importa che non si entri mai nel merito delle tematiche e soprattutto delle critiche, ma si vada avanti a colpi di trascinanti slogan come: riprendiamoci l’Italia! E quando l’avremmo avuta? Tra la bomba di Piazza Fontana e quella di Brescia? Durante il fascismo? No scusate ora mi sono ricordato, la frenesia dello scrivere ti porta a compiere brutti errori: ai tempi di Umberto I l’Italia era nostra.
“E poi che centra Marx, si parla senza mai aver letto il CAPITALE ma neanche le prime paggine se non uno non citerebbe Marx in questa bolgia di ladri”! (Il punto esclamativo è una mia licenza poetica) E qui Aldo prendi un grosso scivolone: la critica è tagliente e c’entra l’obiettivo; hai citato senza controllare le fonti e un esperto di Marx, che ha letto “paggine” e “paggine”, ti ha colto in fallo. Noi invece che il CAPITALE lo conosciamo benissimo e abbiamo studiato altrettanto bene anche gli altri scritti dI Karl, ricordiamo, a voi che non sapete, l’imperioso esordio del Manifesto: la storia è storia di lotta a colpi di vaffanculo (memorabile!). Per la verità, nella descrizione tra questi scambi verbali tra liberi e schiavi, patrizi e plebei, io ricordavo anche che la borghesia era descritta come una specie di “bolgia di ladri”… Ma, come recitava un commento grillino su un articolo precedente (purtroppo non ho più ritrovato il commento e quindi cito a memoria):”Ormai l’opposizione non è più tra borghesi e proletari, ma tra popolo e casta”. Quale profondo acume! Quale ampiezza di vedute! Mi resta solo un dubbio: se un imprenditore non rispetta le misure di sicurezza nel suo impianto e per questo qualche operaio muore, o se un magistrato viene corrotto da un politico per essere assolto ad un processo, questi personaggi sono “popolo” o sono “casta”? Se la risposta è “popolo” qualche dubbio resta, ma se la risposta è “casta” di perplessità può rimanerne solo una: chi fa parte della casta? A questo punto basta pensare attraverso le sottilissime categorie della filosofia della storia grillina e dire: la storia è storia di lotta tra buoni e cattivi.
Insomma di fronte alla visione di questo nuovo che avanza, a noi, altezzosi aristocratici della politica, resta un piccola soddisfazione: sembra difficile che questi improvvisati della sovversione saranno mai al centro di “paggine” e “paggine” di storia.
giandavide
sono d’accordo con lucio mamone: dato che i grilli (almeno su internet) non riescono quasi mai ad afferrare la sostanza dei discorsi, data una certa refrattarietà ai ragionamenti, piuttosto che con le corde vocali bisognerebbe lavorare più di muco, saliva e catarro, per dare un segno più concreto dell’apprezzamento che si meritano.
e piuttosto di sedurli come fece al tempo d’alema con la lega, bisognerebbe evitare di paralre sempre di loro come fanno tutti i media nazionali, e pensare un pò a costruire un progetto di sinistra alternativo, ora che gli spazi inizieranno ad esserci, piuttosto che fare la corte a questi subumani. che sono stupefatti del fatto che io abbia accennatoad un alleanza con alfano. ma quale leghista avrebbe detto nel ’92 che bossi si sarebbe schierato col berlusca? e se si considera che la lega delle origini era pure un partito che faceva leva sull’onestà in una misura che i grilli oggi neanche concepiscono, e sono cambiati così, cosa fa credere ai grilli di rimanere sempre uguali? la mia unica risposta è: un tristissimo bigottismo…
senza contare che i grilli, dato che al contrario del berlusca non hanno sei reti televisive, e prima o poi cadranno nelle inevitabili contraddizioni comportate da una linea politica estremamente elastica, per non dire informe.
Andrea T
Grandissima analisi! Anche se qui e li avrei di che dissentire, almeno parzialmente (ma come potrebbe essere altrimenti). Ma è rimarchevole per profondità e acutezza, che nel panorama dei “dirigenti” (anche se più che una direzione io vedo una deriva) della sinistra sono qualità probabilmente estinte da prima che io nascessi.
Ma, soprattutto, rilevo con piacere che Giannuli, da persona puramente intelligente, prescrive anche due indicazioni di buon senso che io sostengo da sempre e che, invece, la sinistra partitica (ma non solo), nella sua gretta ortodossia, sembra respingere come un veleno.
1 – Strategia dell’ascolto, della comprensione e dell’interlocuzione con gli altri movimenti politici. Anche quelli, come il cinque stelle. che lasciano intravedere qualche sfumatura potenzialmente preoccupante. (Per completezza va detto che fa eccezione il PD con l’UDC, ma vi prego: qualcuno – però con delicatezza – avverta quel “raffinato” analista di D’alema che l’UDC non esiste più! Era veramente vicinissiomo all’alleanza con Casini in Caltagirone quando – puff – il comitato d’affari chiamto “terzo polo” si è sciolto come neve al sole! Che peccato…)
2 – Analisi economica della realtà complessa del ventunesimo secolo e critica dell’economia politica: oggi non basta garantirsi il monopolio dell “interpretazione delle sacre scritture” di Marx (che scriveva del capitalismo dell’ottocento) per promuovere una coscienza di classe e superare il capitalismo.
Giannuli ha una solo pecca, a mio modesto avviso: ostinarsi a non abbandonare l’ elettoricida attributo di “comunista” (scherzo…naturalmente :)).
G. Mazzini
Allora, sovvertiamo tutto nella speranza di trovare il verso giusto. Poi, la sovversione andrà incanalata verso qualcosa di istituzionale e questo lo fa la politica che deve garantire la Democrazia perché la Democrazia è soltanto diretta, Quando si dice indiretta è per il mandato che hanno le istituzioni di rappresentare il popolo ma rappresentarli negli interessi generali perché farlo direttamente, ossia per gli interessi di ognuno è oberante e non va definito come democratico, anzi è caotico.
Grillo si pone sempre con disprezzo verso chi è alle istituzioni e adesso anche verso le istituzioni. Un Parlamento con una Camera e 300 deputati significa che i piccoli centri saranno poco rappresentati e una oligarchia ricca come quella prima al seguito del CAF, poi di B e adesso vicina a Grillo potrebbe comandare il Paese senza ostacoli.
Andrea T
p.s.
Scusate il parziale off topic.
Vorrei solo far notare che – acclarato il collasso del terzo polo e il fallimento della strategia neocentrista – questo è il momento di spingere il PD a stanare anche al proprio interno i conservatori mascherati da “riformisti”.
Tutte le forze progressiste, se hanno un po di sale in zucca, dovrebbero lavorare per questo obiettivo: per indurre il PD alla spaccatura interna o all’espulsione dei vari Boccia, Letta, Fioroni e compagnia bella. Questi soggetti detengono un rilevante potere di condizionamento all’interno del partito (e quindi di un’eventuale coalizione di governo per il 2013) e sono dei potenziali sabotatori di una svola a sinistra. Inoltre ritengo che, se uscissero dal PD, non trascinerebbero folle infervorate di elettori dalla parte avversaria.
Andrea T
@ giandavide
Il fatto che Grillo intercetti elettorato di destra non può che essere positivo per la sinistra: aumenta potenzialmente il margine di manovra per preparare le elezioni del 2013.
Quello che ci vuole è proprio che qualcuno tolga il terreno dai piedi di PDL e lega.
Anche assumendo le peggiori intenzioni di Grillo, il ruolo oggettivo che questo movimento potrebbe ricoprire nel gioco degli equilibri elettorali è quello di spostare una parte non irrilevante degli elettori che tradizionalemente avrebbero votato Berlusconi o Bossi, ridimensionando ulteriormente o neutralizzando il potere di queste ultime formazioni politiche.
Tanto meglio se poi introducesse anche la trasparenza che dice di voler introdurre e inducesse ad un ricambio delle classi dirigenti di tutti i partiti!
giandavide
@andrea
se fosse stato un semplice movimento di destra, perchè aldo ha scritto un testo su grillo nel cui titolo appare la locuzione “punto di confusione”? se i grilli fossero come il partito di fiore, non darebbero troppi problemi alle elezioni, dato che sono pittoreschi ed endemicamente emarginati. qua si sta parlando di un partito che ieri faceva il movimento dei cittadini indignati catturando simpatie da sinistra, e oggi prende i voti degli ex elettori del pdl facendo propaganda di destra. direi quindi che la faccenda è un tantino più complessa e che non può essere ricondotta a un litigio interno tra i partiti di destra, sia che grillo ha superato sia il pdl che casini sciacciandoli in partenza, sia (e soprattutto) perchè presenta degli elementi di informità a livello ideologico che lo rendono magmatico. il terreno pdl e lega se lo sono tolti da soli, tra bunga bunga e lingotti d’oro. il problema è andare avanti e non indietro. ecco in questo contesto la caratteristica di grillo di utilizzare messaggi propagandistici e soluzioni semplicistiche, recitando a memoria delle formule che potrebbe improvvisare ma che vengono formulate in modo sempre uguale per amplificare l’effetto (cosa suggerita dalla casaleggio, come testimonia l’articolo di liuzzi sul fatto) comporta una linea di pensiero rigida, e di fatto svilisce il livello di discussione. e quindi il risultato è che gente che vuole che gli immigrati stiano a casa loro e le tasse non si paghino oggi ti possono considerare un conservatore al soldo della casta dei politici, un vecchio rincoglionito che parteggia con i privilegiati e tutta il resto dell’armamentario retorico da quattro soldi di cui si sono dotati.
ricordo infine che la strategia dell’ascolto è stata già tentata da vendola e de magistris al tempo che fu, ed è finita con grillo che da di culattone al primo e di traditore al secondo. è possibile dialogare con chi vuole il dialogo, non con chi si approfitta del fatto che gli dai attenzione solo per affermare che lui è bravo e tu fai schifo.
infine se mi spiegaste in cosa consiste la famosa trasparenza grillina ne sarei soddisfatto, dato che i processi decisionali mi sembrano abbastanza bulgari, e sembra d’altra parte che grillo dia retta solo a casaleggio, amico di colannino e vicino alla lega, che preferisce i piemontesi ai toscani e gli emiliani in quanto questi ultimi sono a dir sua troppo intrisi di comunismo. e voi volete dialogare con questa gente, che vi disprezza in quanto comunisti. secondo me è masochismo puro.
e, dato che risulta che grillo si senta due-3 volte al giorno con casaleggio che fa anche i corsi di formazione per i candidati, secondo voi ora darà retta a qualcun’altro che non sia quello che viene da lui pagato per gestirgli l’immagine? qua si va oltre l’ottimismo, si va al favolismo compulsivo
Andrea T
@ giandavide
Si, hai ragione. Infatti intendevo dire che il m5s attira ANCHE voti di destra.
E comunque non cambia nulla perchè, anche assumendo tutte le peggiori intenzioni soggettive di Grillo e Casaleggio, che tu scrivi, ci sono dei dati di fatto:
– Il ruolo OGGETTIVO del movimento negli attuali equilibri politici.
– Proprio perchè – come sottolinei tu – gli elettori del m5s non sono soltanto di destra, non sono pochi e sicuramente non sono tutti in malafede, la strategia dell’ascolto (che, a mio parere, non è mai una perdita di tempo) è rivolta a comprendere loro prima ancora che a (provare ad) interloquire con Grillo.