Grillo e la crisi del Parlamento
Beppe Grillo ha fatto una delle sue sparate definendo il Parlamento un “Tomba” o una “scatola di tonno vuota”. Manco a dirlo si è scatenata la solita buriana di commenti “politicamente corretti” che accusano Grillo di essere un emulo del Mussolini del 3 gennaio 1925, qualcuno addirittura ipotizza che ordini di bruciare il Parlamento come fece Hitler con il Reichstag e via di seguito con il consueto coro di sepolcri imbiancati. Anche qualche dissidente grillino ha preso le distanze (ma temo che in questo caso si sia trattato di una dinamica divaricante che conosco bene, per cui, se dici bianco devo dire nero perché ormai è una partita a scacchi a mosse obbligate) e, questa volta, poteva risparmiarselo. Come al solito, Grillo dice le cose in modo da scoprire il fianco alle accuse più spropositate, ma, nel merito, siamo sicuri che abbia proprio torto?
Che da almeno un secolo ci sia una critica del Parlamentarismo non solo di destra, ma anche di sinistra (Lenin, tanto per citare un nome) mi pare un fatto assodato. Quindi, non si può dire che, in generale, Grillo inventi nulla o la sua debba necessariamente essere una posizione di destra. Peraltro parlare in incendio del Reichstag e di discorso sul “bivacco per manipoli” è del tutto fuori luogo, perché, Grillo dice piuttosto chiaramente che il Parlamento “così come è” non serve a nulla e che tanto vale abolirlo, ma contestualmente, propone di rifondarlo.
Quindi si capisce che la sua posizione è quella di ripensare il principio di rappresentanza, non abolirlo. Allora, siamo sicuri che stia dicendo cose così fuori della realtà?
Lasciando da parte il dibattito classico sul parlamentarismo (su cui, però, forse sarà il caso di tornare) e venendo alla storia dell’Italia Repubblicana, vediamo come stanno le cose. La Costituzione vigente, per dirla con Ghisalberti, disegna un sistema basato “sulla divisione dei poteri nella prevalenza del legislativo”. Ma questo non è mai stato vero nella concreta realizzazione della Costituzione materiale: la spaccatura sull’asse dell’anticomunismo, con il conseguente corollario di escludere, per quanto possibile, il Pci ed i suoi alleati dal potere decisionale, spostò subito gli equilibri di potere a favore del governo, che divenne subito il vero cuore del sistema politico-istituzionale. Dunque, la prevalenza spettò nei fatti all’esecutivo, ben presto titolare unico delle funzioni di indirizzo politico (a cominciare dalla politica estera) e poi, via via, dominus dei procedimenti legislativi, soprattutto attraverso il crescente uso ed abuso della decretazione di urgenza. La presenza di una maggioranza precostituita, garantita dal vincolo di disciplina partitica dei parlamentari (anche per questo, stiamo attenti a reclamare l’abolizione del voto segreto nelle aule parlamentari) contribuirono a sminuire la funzione del Parlamento a mera cassa di registrazione di decisioni prese altrove. Allo stesso modo, il vincolo disciplinare vanificava ogni potere di controllo del Parlamento, perché, ovviamente, la maggioranza (che era la stessa che votava la fiducia al governo) respingeva ogni iniziativa dell’opposizione in merito.
Sino al 1977, il Parlamento ha regolarmente respinto qualsiasi proposta di messa in stato d’accusa dei ministri (si pensi agli scandali dei tabacchi, delle banane, di Fiumicino, ecc.) perché regolarmente la maggioranza si compattava intorno agli inquisiti.
Già nei primi anni sessanta si parlava correntemente di “crisi del Parlamento” con interventi di autori di parte diversissima, dal leader psiuppino Lelio Basso, al politologo liberale Giuseppe Maranini, al radicale Leonardo Piccardi, al conservatore Panfilo Gentile, dal giurista di destra Sandulli a quello cattolico Mortati, dal liberale Bozzi al comunista Ingrao. Ovviamente, ciascuno proponeva un suo rimedio spesso opposto a quello degli altri; la maggior parte di essi additò due difetti strutturali del sistema che contribuivano ad indebolire il Parlamento: il bicameralismo perfetto e la pletoricità delle due assemblee. Ma, nel complesso, le cose restarono come erano. Anzi la marcia verso il depotenziamento dell’istituto parlamentare proseguì imperterrita, con le riforme dei regolamenti parlamentari, con l’ulteriore ricorso alla decretazione d’urgenza, con l’uso del voto di fiducia per stroncare l’ostruzionismo parlamentare, con l’espansione della legge finanziaria che, di fatto, consegnava in mano al governo l’intera politica economica, lasciando al Parlamento la possibilità residua di qualche emendamento, prevalentemente per norme di interesse microsezionale o addirittura personale.
Da questo punto di vista, bei colpi di piccone ai poteri del Parlamento vennero anche dal Pci negli anni della solidarietà nazionale e poi da Craxi, Cossiga e Andreotti negli anni del pentapartito. Nello stesso tempo, l’involuzione di partiti politici, sempre più meri apparati burocratici privi di qualsiasi democrazia interna, contribuiva a svuotare il Parlamento della sua funzione democratica.
Ma, nel complesso, sino al 1993, il parlamento mantenne quantomeno una certa forza politica che gli veniva tanto dalla sua rappresentatività (dovuta alla legge proporzionale) quanto dal sistema parlamentare basato sul gioco delle alleanze fra diversi partiti che lasciava qualche spazio di manovra. Il colpo di grazia venne con il referendum golpista di Segni ed Occhetto che, sostituendo la proporzionale con il maggioritario, introducevano meccanismi distorsivi che avrebbero inevitabilmente ridotto la rappresentatività delle Camere.
In secondo luogo, l’adozione del maggioritario precostituiva coalizioni rigide che azzeravano il gioco parlamentare e sottraevano, tanto al Parlamento quanto al Presidente della Repubblica, la facoltà di scegliere il Presidente del Consiglio che (dal 2001) era quello indicato sulla scheda elettorale. E’ significativo che le uniche due volte che ci sia stato un rovesciamento o una sostanziale modifica della coalizione di maggioranza (governo Dini 1995, governo Monti 2011) ciò sia stato vissuto come un situazione di emergenza contro le quali alcuni parlarono di colpo di mano. La cosa merita di essere rimarcata: ormai il mutamento di maggioranze di governo –come è proprio di un sistema parlamentare- diventava lo “strappo” e la designazione a suffragio diretto del Capo del Governo –come è proprio dei sistemi presidenziali- era la regola.
Questo sostanziale ribaltamento della carta costituzionale si è poi accompagnato al peggioramento –per certi aspetti- della legge elettorale, in particolare con l’ attribuzione al vincitore –e senza alcuna soglia minima- di una rappresentanza pari al 54% della Camera e con l’esclusione del voto di preferenza. Già dal suo esordio (2006) il “Porcellum” dimostrò di produrre un Parlamento di “nominati” privi di qualsiasi consenso popolare. Nelle ultime elezioni, il meccanismo premiale, ha dimostrato la sua totale assurdità, attribuendo ben il 54% dei seggi ad una coalizione che rappresentava solo il 29.5% dei votanti : si ricava che il nostro è il parlamento più disrappresentativo del Mondo.
Quanto alla qualità dei nostri parlamentari, è osservazione comune che essa sia andata calando costantemente e, ormai, si sprecano le trasmissioni stile “Striscia la notizia” dove si documenta che i parlamentari non sanno cosa significano parole come “spread”, “multipolarismo”, “geopolitica”, “panachage”, “subprime”, “bailout”, di cui danno interpretazioni assai fantasiose ma che riguardano materie su cui sono chiamati a votare.
A questo punto, vi sembra che la sparata di Grillo (al di là dei soliti toni sbraitati) sia poi così infondata?
Aldo Giannuli
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Oreste
Professore, ha letto l’intervista a Zagrebelsky su Repubblica di sabato? Il costituzionalista afferma: “Il populismo è una forma di demagogia, ovvvero, come dice la parola, una sollecitazione dei bisogni più elementari del demos, del popolo, tale per cui il popolo non è messo in condizione di agire, ma è fatto agire, vale a dire provocato dal leader, che di fatto gli fa fare quello che vuole”. In un altra intervista del 12 novembre diceva: ” La democrazia del M5S vuole essere, attraverso l’uso della rete, una forma di democrazia diretta. Ma si dovrebbe sapere che la democrazia diretta come regola è solo la via per il plebiscito. L’idea della sovranità del singolo, il quale versa la sua voce nel calderone informatico, è un’ingenuità, un inganno.”. Ho l’impressione che ci sia una generale incomprensione del concetto e del fenomeno populista, quanto dei motivi che spingano il M5S ad avere determinati risultati (superiori a molti partiti). E, in particolare da Zagrebelsky, una pericolosa tendenza a considerare incapace un individuo di fare con consapevolezza critica le proprie scelte, oltre che la difficoltà di capire la portata della crisi del parlamentarismo (e credo sia un tema su cui ci sia bisogno di tornare)
P.s: sul tema del “difetto fondativo” della Costituzione in merito al bicameralismo e alle due camere, ha scritto sottolineandone il problema, questa settimana su Internazionale Eric Jozsef
Antonio Caputo
Da parte mia ritengo che le “sparate” se non diventano analisi o, peggio, non originano da analisi rimangono appunto “sparate”. Se non danno origine a conseguenti azioni politiche restano ancora una volta “sparate”. Ecco, detto questo ritengo sia un peccato che una sottile analisi, come la sua, si affidi ad una sorta di “sostegno” da uno, come Grillo, che ha ampiamente dimostrato di essere politicamente incapace. E’ evidente che la disperazione di quanti non vedono sbocchi in questa fase politica (disperazione che è anche la mia) possa sfociare in una apertura di credito che ormai è poco più di un atto di fede. Sarà un mio limite ma non sono mai riuscito ad abbracciare la fede neanche nei momenti di disperazione.
Il M5s riuscirà a fare qualcosa se si libera del duo di oligarchi che lo conduce, si ridurrà la portata quantitativa ma ne guadagnerà in concretezza.
Consiglio la lettura di questo breve intervento di Bracconi.
Mario Vitale
Caro Professore, non mi consideri affetto da piaggeria se anche questa volta affermo di essere in accordo con Lei. Mi permetto però un’aggiunta importante, che non è Sua dimenticanza, piuttosto ulteriore elemento di discussione. La situazione attuale del parlamento italiano è anche figlia di una strategia di lungo respiro che ha portato al quasi azzeramento del potere di controllo della stampa. In questo contesto, il finanziamento pubblico dei giornali, leggi truffa sull’anti trust nel settore dell’informazione, hanno permesso di tenere gli italiani nell’ignoranza di quanto da Lei qui affermato. Si potrebbero fare migliaia di esempi, ma personalmente ritengo esemplare il travisamento della sentenza del processo ad Andreotti, dove una prescrizione è stata tramuta in assoluzione. Con un’informazione così, non è difficile far credere ad una consistente fetta della popolazione che la nostra classe politica ha si qualche difettuccio, ma possiamo stare tranquilli che sono in grado di trovare le soluzioni giuste per noi. Questo, però, funziona fintanto che quelle persone avranno il frigorifero pieno di cibo, perché a quelli che rimangono senza si aprono in fretta gli occhi…
Enea Boria
Gli orgomenti proposti sul come e perchè il parlamento sia stato, da lungo tempo, svuotato del proprio ruolo ( e con esso il senso stesso della nostra democrazia, che sul parlamento avrebbe dovuto essere fondata ) mi sembrano molto convincenti.
Una cosa sola mi lascia dubbioso: la sostanziale difesa del voto segreto, che sarebbe lo strumento per far si che la coscienza di singoli parlamentari possa agire, facendo loro fare la “cosa giusta”, svicolandosi dalla disciplina di partito, esercitata da partiti ed apparati che ormai rappresentano solo sé stessi e non la società.
Francamente non so fino a che punto ciò possa essere considerato risolutivo, o anche solo un passo in avanti, soprattutto per quel che riguarda la necessità di arginare il lobbismo ( che invece il governo di larghe intese vuol procedere a normare, cioè ad istituzionalizzare ).
Credo, infatti, che siano almeno altrettanto frequenti le circostanze nelle quali i parlamentari si servono della segretezza del voto per votare indecenze per le quali i propri elettori li metterebbero volentieri alla gogna in mezzo alla pubblica piazza, invece di rivotarli.
A tal proposito le propongo, compagno Giannuli, una riflessione che magari conosce già del professor Ernesto Screpanti, nella quale quest’ultimo sostiene che per rifondare la rappresentatività del parlamento sia necessario modificare l’art.67 della Costituzione, introducendo il vincolo di mandato.
http://www.econ-pol.unisi.it/screpanti/MANDATO%20ELETTORALE%20E%20DIRITTO%20DI%20REVOCA_2.pdf
Sarei curioso di sapere il suo parere.
Enea
David Arboit
Che il sistema istituzionale italiano abbia assoluto bisogno di una riforma è cosa ovvia ed evidente, sotto gli occhi di tutti e approvata da tutti.
Che ci siano le condizioni reali, concrete (una risultante dei vettori forze in capo positiva), per mettere mano a una seria e ben orientata (più democrazia) riforma istituzionale è cosa assai discutibile. Sarebbe da sciocchi avviare un meccanismo riformatore in circostanze (risultate dei vettori) che favoriscono sviluppi sgraditi. Meglio essere conservatori.
Quale sia la direzione del cambiamento è cosa assai poco chiara: si affrontano l’ideologia democratica (più rappresentatività) e l’ideologia tecnocratica (più governabilità). Su questi due orientamenti l’infowar, la propaganda, la guerra psicologica, è accesissima e il risultato di questa guerra (viviamo ormai nel mondo della psicopolitica) è ciò che determinerà l’orientamento delle riforme.
Dato questo contesto, la cosa più importante è soppesare il “valore simbolico” della sparata di Grillo. Le conseguenze simboliche di questa affermazione (i pensieri che induce nel popolo) sono, onestamente e oggettivamente, di tipo fascista. Per quanto scalcinata sia la nostra repubblica è necessario affermare con chiarezza che è un valore, senza se e senza ma. Chi non lo fa apre oggettivamente la strada a percorsi autoritari, e si schiera oggettivamente dalla parte della tecnocrazia.
Sbagliato scomodare in questo caso l’antistatalismo di sinistra.
Il movimentismo di m5s è straordinariamente analogo al confuso movimentismo della repubblica del Quarnaro, Grillo assomiglia molto a una sottospecie di Gabriele d’Annunzio (mi perdoni il poeta). Manca la cultura, la forza organizzativa e l’intelligenza strategica per fare in modo che (vedi articolo che precede questo dove si dice «la sinistra antisistema ha tutto l’interesse alla maturazione del M5s non alla sua scomparsa») m5s porti a termine un percorso politico di maturazione orientato a una vera democrazia. Il punto non è solo avere o non avere programmi e progetti adeguati rispetto ai problemi della società, ma avere una cultura democratica e una pratica realmente democratica.
A ben guardare l’iperdemocratiscismo inconcludente di m5s appartiene organicamente al progetto tecnocratico, che da tempo ambisce e prova creare controllare nello stesso tempo governo e opposizione antigovernativa. Per il progetto tecnocratico creare, o coltivare e agevolare, una opposizione “binario morto”, è una opzione strategica fondamentale e stabilizzatrice.
giandavide
perfattamente d’accordo con david. aldo m,a di che stiamo a parlare? ora ti metti pure a fare l’esegesi delle cazzate di grillo? non c’era bisogno del vecchio pazzo per ricordarci che la politica italiana non sia tutta rose e fiori. anzi la gente avrebbe votato il vecchio pazzo in questione per cambiare questo stato di cose, non certo per sentirsi dire che bisogna tornare a un regime. e in mancanza del benchèminimo strumento sostitutivo rispetto ai meccanismi rappresentativi del parlamento credo che sia fuori luogo parlare di antistatalismo di sinistra, a me sembra una destra populista e tecnocratica. d’altra parte se fosse stato minimamente di sinistra adesso ci sarebbe bersani a palazzo chigi e berlusconi all’ucciardone. ma il caro leader preferisce andare alle prossime elezioni contro il solo berlusconi, in modo che si finisca come in russia, dove l’elettore può scegliere tra destra ed estrema destra mentre putin sceglie quanto vanno fatte fine le fette del culo dell’elettore.
insomma, finora il peggior aldo del 2013
Roberto Buffagni
A me sembra che:
1) se si volesse riformare la Costituzione ci sarebbe la via regia della convocazione di una Assemblea costituente eletta con la proporzionale pura, che garantirebbe la necessaria legittimità democratica delle nuove istituzioni
2) a parte corruzione e degenerazione del Parlamento, purtroppo reali, il Parlamento oggi soffre anzitutto di una perdita di poteri e sovranità, anzitutto a cagione della posizione anche giuridicamente incerta delle istituzioni UE che vengono ad essere di fatto sovraordinate alle nazionali (tranne che in Germania, come dimostra la recentissima sentenza di Karlsruhe)
Mirko G. S.
Caro Antonio Caputo non se ne abbia a male ma a me sembra che di “sparate” ne vengano giù molte di più dai suoi commenti. Grillo sarebbe politicamente incapace… e perchè di grazia? Ha costituito un movimento nazionale che senza un centesimo di soldi pubblici o di fondazioni ha in 4 anni creato il primo partito d’Italia combattendo contro una feroce stampa cartacea e televisiva, che definire mercenaria è un eufemismo, portando in Parlamento una compagine di rappresentanti formata da oltre l’80% di laureati e per il 100% da incensurati. Non sarà un laureato in economia e commercio o in giurisprudenza, ma è uno che si è documentato molto e le cose che dice, se lei ha la pazienza di andarsi a vedere su YouTube i video sulle interviste rilasciate ai giornalisti, sono tutt’altro che campate in aria e anche a non condividerle (come in alcuni casi faccio io) vanno ascoltate con molta attenzione. In Parlamento Grillo sarebbe 100 volte più utile da solo che l’insieme di deputati pianisti e analfabeti che PD e PDL ci hanno fatto transumare dentro. Per chi considera Grillo un fenomeno da baraccone consiglio altresì di leggere quali sono le sue proposte e il suo programma politico in modo tale daremo una robusta sfoltita ai suoi denigratori. Grillo e Casaleggio un duo di oligarchi? E per quale motivo di grazia? Perchè un gruppo di grillini ansiosi di fare come la Furnaro e Labriola hanno protestato di non poter fare un pò come volevano nel M5S? Grillo rappresenta l’unico caso politico di leader che ha spulso quanti non allineati con il proprio programma politico che, lo ricordiamo, è insieme galateo di civiltà e coerenza, magari i partiti politici facessero così contro gli Scilipoti, i Cosentino ed i pregiudicati. Evidente è non siamo ancora pronti per la coerenza e per portare un pò di onestà e decenza nelle istituzioni.
Grillo e la crisi del Parlamento | Informare per Resistere
[…] Fonte: http://aldogiannuli.it/nuovotest/2013/06/grillo-e-la-crisi-del-parlamento/ […]
Davide
Grillo non ha torto ma dice cose che molti dicono. Sarebbe ora di essere propositivi, di costruire, di mettere alle corde gli avversari. Grillo parla, parla, ma avrebbe dovuto candidarsi, come hanno fatto Berlusconi, Casini, Fini e tanti altri cialtroni di destra e di sinistra. In quella posizione di messia che non si sporca le mani è assolutamente impotente. Ha buttato al vento un’occasione d’oro che non si presenterà di nuovo. Grillo parla, esattamente come i politici che vuole cacciare. Parla e basta.
Maurizio Melandri
Tralasciando la sparata dell’ex comico furbo, ma politicamente incompetente, vediamo di capirci.
Esistono 2 tipi di democrazia:
1) Diretta
2) Rappresentativa
Ho bazzicato parecchie istanze di democrazia diretta a partire dagli anni ’70 fino ad arrivare alle assemblee sindacali. In tutti questi casi non ho mai riscontrato una reale democrazia, ma, casomai, se l’assemblea non era già preparata a tavolino, la direzione della stessa di uno o più leader che non è detto avessero capacità politiche, bastava avessero parecchia dialettica. Se era preparata prima e chi conduceva sapeva come fare, normalmente terminava come si era preventivato.
La rappresentativa, se è veramente tale, consegna un mandato ad un professionista della politica che dovrebbe essere abbastanza bravo da non farsi ingannare da chi parla meglio. Se così non fosse o se il tipo pensasse solamente ai suoi interessi basterebbe non votarlo più.
Con il referendum golpista Segni-Occhetto, per cercare di essere obbiettivo, ho cercato di capire i sistemi elettorali e, di conseguenza, parlamentari. Ne ho dedotto, ma sono mie opinioni, che, pur con qualche difetto il nostro sistema era tra i migliori. Il problema non nasceva certo dal sistema in quanto tale, anche se il bicameralismo perfetto poteva anche essere corretto, ma da una situazione tutta italiana. Maggioranza abbastanza fissa, checché succedesse, elettori ferocemente abbarbicati ai soliti noti (nessuno obbligava gli elettori a votare sempre gli stessi, ma succedeva lo stesso).
Da qualche anno, cosa strana in Italia, esiste un elettorato ondivago che passa da una coalizione all’altra senza trovare quella a lui confacente (e magari manco esiste), ultima tappa i 5s, ma non credo che sarà la fermata definitiva. Cosa che in altri tempi con il proporzionale avrebbe permesso, ogni tanto, di cambiare maggioranza. Ora con la legge elettorale che ingessa…siamo a questi risultati.
Non possiamo chiedere ad un sistema di avere politici migliori, sono gli elettori a dover punire (togliendo loro il voto) a chi fa cavolate, fino a quando non capiremo questo banale concetto…
salvo lombardo
gli eletti nell m5s,sono i figli e i nipotini dei vecchi politici,di piccoli industriali,di grandi artigiani,della piccola borghesia,gente cresciuta nella bambagia e alla politica.e questo sistema,li sta usando,per distrarre il paese dai problemi,quelli veri,e come arieti,per l involuzione sociale in atto.
Gherardo Maffei
Giannuli mi spiace ma devo correggerla a proposito dell’incendio del Reichstag da parte di Hitler.Intanto già il tribunale di allora assolse il comunista rumeno Dimitroff e altri due suoi compagni, che all’inizio erano stati accusati assieme a Marinus Van Der Lubbe dai nazisti, di essere i responsabili dell’incendio. Fu condannato alla pena di morte solo l’anarcocomunista olandese Marinus Van Der Lubbe e ghiliottinato;costui fu colto con le mani nel sacco e all’interno del Reichstag in fiamme. Nel dopoguerra un giornalista di sinistra del noto rotocalco Der Spiegel (l’omologo tedesco dell’italiano radical chic L’Espresso) condusse un inchiesta sul dossier esistente negli archivi del tribunale, confermando il verdeto: il colpevole era l’anarcocomunista ed esclusa ogni responsabilità dei nazisti. Ma la leggenda metropolitana dell’incendio del Reichstag da parte dei nazisti permane;in realtà siamo nel campo della propaganda e della intossicazione;la stessa usata per i ventimila ufficiali polacchi eliminati nelle fosse di Katyn e a Norimbetrga attribuita ai nazisti, ma in realtà fatta dall’Armata rossa.
aldogiannuli
Maffei: veramente non avevo intenzione di intervenire nel merito e mi limitavo a riportare frasi di altri su Grillo. Comunque, la responsabilità di Van Der Lubbe non esclude affatto che qualcuno possa averlo “manovrato” ma non mi va di aprire una discussione in merito.
Comunque, correzione per correzione: Dimitroff era bulgarro e non rumeno
cinico senese
Sottolineo -come detto dal prof- che la causa principale che ha accellerato il depotenziamento del parlamento è stata la legge elettorale maggioritaria double face (un tipo al Senato, l’altra alla Camera)con la nomina dei predestinati (no preferenze). Chiaro che una costituzione pensata nel 48 per una legge elettorale proporzionale, aveva suoi pesi contrappesi divisioni di poteri/responsabilità.
Ora siamo all’epilogo finale. La decretazione d’urgenza è diventata ordinaria, leggi finanziarie inglobano leggi di altra natura, decretazione legislativa al governo che fa di tutto, i pochi maggiorenti dei partiti indicano che voto dare ai nominati che eseguono come bravi soldatini pena la non rielezione col ricco stipendio.
Va bene a tutti i partiti. Infatti non la cambiano la legge elettorale.
Vogliono ora cambiare la costituzione per adattarla alla legge elettorale maggioritaria? non credo.
Aggiungo che cmq è colpa della sinistra che come al solito, abbarbicata alla costituzione + bella del mondo fatta dagli antifascisti, ha perso il treno della modernizzazione. Craxxi Bottino aveva regione. Già allora un sistema così non reggeva i tempi delle modernità. Solo che lui voleva il presidenzialismo. La sinistra non voleva nulla. Figurati ora in piena globalizzazione. E siamo ora a questo punto. Che è meglio una rep. presidenziale con un parlamento ad una sola camera e fortissimi poteri di controllo, che la situazione attuale. Il pericolo è una re. pres. col parlamento attuale.
filippo boatti
Il problema è che Grillo ormai è un disco rotto, ripete sempre le stesse cose. Alla prima uscita in stile “bivacco di manipoli” ha fatto paura, adesso la gente fa spallucce come succedeva per le sparate di Bossi. E’ diventato noioso e non fa paura più a nessuno.
Danilo D'Antonio
Quel che serve a Grillo:
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Democrazia: Operativa e Parlamentare
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L’aggregazionismo, in associazioni, movimenti, partiti, ha fatto sì che si affermasse una politica divisa in settori. Una tale disunita politica non solo è debole (ed i suoi effetti sono abbondantemente vissuti) ma, essendo frammentata, parcellizzata, ha una visuale corta, nemica del generale buon andamento delle cose.
Oggi chiunque è dedito alla politica, dilettanti e professionisti, persegue ciò che più è in grado di capire e cui tiene. In tal modo, anche quando si ha successo, questa specializzazione, con relativa cecità rispetto ad altro, fa sì che si esageri sempre, dapprima in un senso poi nell’altro, noi umani patendo costantemente.
Necessita dunque un impegno corale al fine di creare un sistema sociale equilibrato e raffinato, che si manifesti sempre in modi e misure giuste, non esasperate, non inappropriate. Occorre accantonare temporaneamente le nostre personali sensibilità (ambiente, copyright, diritti, lavoro, etc.) per unirci nel costruire quell’unica forma sociale in grado di permettere alle esigenze dell’essere umano, di ogni uomo e donna sulla Terra, di affermarsi in un modo che nessuna aggregazione, culturale, economica, politica, possa mai più minimamente prevaricarlo.
Questa forma sociale è quella che si autogenera una volta realizzato un NUCLEO PUBBLICO APERTO e CONDIVISO dai cittadini, l’esatto opposto del sistema finto-pubblico chiuso e proprietario in mano ad assunti a vita o ad operatori privati, un dispotismo che da sempre ha favorito ogni aggregazione, elite, lobby e mafia esistente.
Aprendo il Pubblico Impiego alla partecipazione a tempo determinato di persone preparate e desiderose di servire, avremo non solo realizzato la DEMOCRAZIA OPERATIVA ma avremo ottenuto anche la perfetta DEMOCRAZIA PARLAMENTARE: imparziale e d’ottimo livello, selezionando sul campo i migliori tra i temporanei servitori della Res Publica.
Danilo D’Antonio
Piazza del Municipio
64010 Rocca S. M. (TE)
tel. 339 5014947
Questo Mondo sìa nostro, di noi umani, non delle nostre aggregazioni
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