Perché la Grecia non può permettersi l’Euro
I sostenitori oltranzisti di Tsipras sostengono che il successo ottenuto dal loro beniamino è stato quello di mantenere la Grecia nell’Euro. Una uscita, immaginano, sarebbe stata rovinosa, mentre, restando nel club delle “monete forti” la Grecia ha più possibilità di riprendersi, per la convinzione un po’ sempliciotta che si è un po’ più ricchi se sia appartiene al clan di una moneta forte. Cosa c’è di vero in queste idee?
Facciamo un minimo di analisi. La Grecia è un piccolo paese, con scarso sviluppo economico, vive di turismo e (prima della cura Troika) di una modesta esportazione di prodotti prevalentemente agricoli. I governi che si sono succeduti nel decennio scorso, hanno alimentato il debito con una spesa pubblica obiettivamente fuori misura (sino ad assorbire nel pubblico impiego il 10% della popolazione totale). Essi hanno “comperato” il consenso dei greci con massicce assunzioni nella pubblica amministrazione e con una politica pensionistica che autorizzava prepensionamenti anche in età molto bassa e con reversibilità, in caso di morte del pensionato, anche a favore delle figlie nubili. E’ palese come una simile spesa pubblica non potesse essere retta che indebitando il paese.
Nei primi del decennio scorso, i governanti del tempo, con l’assistenza della Goldman Sachs, falsificarono i bilanci per nascondere la situazione debitoria ed essere accolti nella moneta unica. Questo permise di emettere buoni del tesoro a tassi irrisori grazie alla credibilità della moneta unica. La falsificazione resse anni, ma con l’esplodere della crisi del 2008, inevitabilmente venne a galla. Già dal 2009 si pose il problema del se salvare la Grecia e del se tenerla nell’Euro, la questione fu risolta con un mix di continui salvataggi misti a richieste di misure di austerità fiscale. Di fatto, gli altissimi interessi sul debito (che hanno raggiunto punte del 17%) furono affrontati con continui prestiti del Fmi e della Bce, per essere subito girati alle banche tedesche e francesi, sino a quando esse non si disfecero dei titoli ellenici che vennero riacquistati dagli stessi enti che erogavano i prestiti e agli stessi interessi: in questo modo, in cinque anni, il debito ellenico è più che triplicato, senza che al popolo greco arrivasse un solo Euro.
Quanto alla politica di austerità, non ha intaccato minimamente il debito che ha continuato a crescere, ma ha abbassato di un quarto il Pil greco e causato la chiusura di gran parte delle poche imprese manifatturiere.
Un problema a sé stante è quello della tassazione di una delle poche attività che producono profitti: la flotta mercantile greca che è la più importante d’Europa (e forse del Mondo) e che, sin qui, è praticamente esente da ogni prelievo. Ma tassarla espone al rischio che in breve gli armatori cambino la bandiera ai loro natanti e la flotta vada persa a favore di un qualche paradiso fiscale. Lasciamo per ora la questione da parte.
Dunque, si deduce che:
a- la Grecia non potrà mai pagare un debito che ormai è il doppio del suo Pil annuale (e questo ormai lo sostiene anche il Fmi) e, quindi, deve ristrutturarlo o ripudiarlo in toto o rivedendo radicalmente interessi e scadenze (ad es. rimborsandolo in 30 o 40 anni ad interessi bassissimi)
b- deve rivedere la sua politica pensionistica eliminando i prepensionamenti e riconsiderando le reversibilità (ovviamente per il futuro)
c- ridurre il numero degli impiegati pubblici, anche se occorre dire che questo in parte è stato fatto, riducendo di un quarto i dipendenti, fra prepensionamenti e licenziamenti, Peraltro è difficile scendere al di sotto di una certa soglia, soprattutto tenendo conto di una particolarità geografica del paese che ha oltre 6.000 isole, di cui circa 250 abitate, per cui occorre assicurare un minino di strutture in ciascuna di quelle abitate (posto di polizia, sevizi sanitari, scolastici, anagrafici, di trasporto ecc.) e la sorveglianza di quelle disabitate, il che, ovviamente, gonfia gli organici. Dunque, la pubblica amministrazione continuerà ad essere una voce di spesa notevole, ma, a maggior ragione, questo impone che ci sia un solido Pil per reggerne il peso
d- soprattutto, deve creare nuova occupazione per riassorbire la massiccia disoccupazione attuale e compensare i posti che ancora si perderanno nel pubblico impiego
e- dato che non è pensabile farcela con il solo turismo e, tantomeno, con nuovi debiti, alla Grecia occorre sviluppare un solido impianto di imprese manifatturiere e di servizi, per le quali occorre trovare il capitale di avvio.
E questo è il primo punto di attrito con l’appartenenza all’Euro. La Grecia ha scarsissimi capitali di investimento, per cui deve sperare in capitali stranieri, ma nessuno delocalizza in un paese a moneta forte, perché sarebbe un evidente non senso. Per rendere conveniente una localizzazione di imprese straniere occorre giocare sui cambi (e questo significa una valuta debole), offrire condizioni fiscali convenienti (e questo la Grecia non può farlo per le condizioni capestro imposte proprio da Ue e Bce) e offrire gratuitamente o quasi il terreno per gli impianti. Delle tre cose la Grecia può fare solo l’ultima che è troppo poco.
In secondo luogo c’è il problema della flotta mercantile che, sin qui, rende poco e nulla allo stato Greco per le esenzioni ed abbiamo detto che gli armatori minacciano di cambiare bandiera non appena la convenienza fiscale si sposti da un’altra parte. Una moneta debole attenuerebbe molto il problema: gli armatori svolgono il loro lavoro facendosi pagare in monete forti dai loro clienti (essenzialmente Dollaro, Euro, Sterlina eventualmente Yen), pagando tasse in Euro potrebbero trovare conveniente spostarsi nel solito paradiso fiscale, che offre condizioni vantaggiose (ma pur sempre con qualche imposta). Se gli armatori dovessero pagare in moneta “debole”, la convenienza a spostarsi in un altro paese diminuirebbe molto e lo stato ellenico potrebbe, in questo modo, trovare un gettito importante per sostenere l’onere del pubblico impiego e delle pensioni.
In terzo luogo, la moneta debole, insieme alla vicinanza ai mercati europei, (che elimina gran parte dei costi di trasporto) faciliterebbe anche le esportazioni agricole ed, inoltre, se ne gioverebbe molto anche il turismo.
Insomma, la Grecia è un paese ad economia debole e non industrializzato, mentre l’Euro è pensato per una economia forte ed iper industrializzata che esporta prodotti di elevata qualità tecnologica, vi sembra credibile che un paese ad economia debole ed in crisi possa consentirsi una moneta forte?
Ovviamente, perché l’uscita dall’euro non diventi un bagno di sangue occorre che avvenga in modo controllato e concordato con la Ue e per questo occorre avere gli interlocutori e gli alleati giusti. Chi potrebbe essere questo alleato? Ma è chiaro: Schauble, che aveva fatto intendere la sua disponibilità proponendo l’uscita temporanea della Grecia dall’Euro ed opponendosi al taglio del debito, ma solo sino a quando la Grecia fosse rimasta nell’Eurozona.
Essere rimasti nell’Euro è stato il più grave errore di Tsipras che, per di più, ha pagato un prezzo catastrofico per poterlo ottenere: come dire che ha pagato moltissimo per poter essere buggerato. Non credo che lo abbia fatto perché è un traditore, ma più semplicemente per totale insipienza. Anche se talvolta, sul piano oggettivo, le due cose sono indistinguibili.
Aldo Giannuli
aldo giannuli, armatori grecia, dracma, economia grecia, euro, eurozona, grecia fuori dall'euro, grexit, merkel, schauble, tsipras
Gherardo Maffei
Tsipras è solo un dilettante allo sbaraglio; nel cui percorso politico personale non vi è nulla degno di nota. Ha vinto le elezioni e il referendum cavalcando l’ondata emotiva dovuta alla crisi economica e facendo solo promesse demagogiche al popolo bue. In verità l’unico dato disponibile a suo riguardo è stato quello di teppista mancato al celebre G8 di Genova. Fu bloccato alla frontiera e rispedito in patria, impedendogli di partecipare alla messa a ferro e fuoco della città. Che simile demagogo fallito e lestofante sia diventato l’idolo fasullo di tutti gli oltranzisti di sinistra italioti ed europei, la dice lunga sullo stato di salute mentale di costoro. Ma la sua riflessione non vale solo per la Grecia egregio Giannuli; è tempo di dire che tutto il sud del vecchio continente, deve uscire dall’euro,dando vita a un’area geopolitica ed economica, che includa la Turchia.Infine nel novecento l’Europa fu teatro di guerre civili fratricide su basi ideologiche, che seppur nemiche, ma erano di origini culturali continentali. I prossimi conflitti mondiali saranno essenzialmente di carattere razziale; già una massa spaventosa di allogeni preme ai confini del vecchio continente, sterile, decrepito, decadente.Ma gli oltranzisti di sinistra europei perseverano nella loro follia, ignorandone i letali segnali, nascondendo la testa sotto la sabbia per non vedere la realtà minacciosa che avanza . Come gli struzzi. Mi rendo conto tuttavia che per costoro è impossibile ammetterlo:equivarrebbe al loro suicidio politico, forse anche personale; troppo dopo la scomparsa del marxismo come neve al sole. Si vedrebbe anche l’ultimo tabù politico dissolversi. Mi riferisco al mitico dogma teologico-ideologico dell’eguaglianza dei bipedi umani a prescindere dalle stirpi ed etnie e civiltà.
Herr Lampe
Mi ricordo che nel 2001 andai a Genova proprio dopo l’omicidio di Giuliani.
Sarà stato un (mio) problema razziale anche quello? Sarò mica un detrito (razziale)???
Gherardo Maffei
Studi demografici scientifici recenti stabiliscono che fra venti anni l’Africa in pieno boom demografico, avrà un miliardo di bipedi umani. L”’Europa sterile e impotente avrà percentuali di abitanti di origine extracomunitaria esorbitanti,destinate a lievitare sempre più.Alla lunga non escludo che il vecchio continente verrà islamizzato, non con il terrorismo ( è pura speculazione politica) non con le mitiche armi di distruzione di massa, ma come ripetono i mullah nelle moschee, grazie al ventre fecondo della loro donne. A New York i bianchi sono una minoranza razziale. Mi rendo conto che questo è un fenomeno a livello mondiale epocale, personalmente reputo che è una guerra persa in partenza; il numero è potenza.L’Europa di fronte a questa invasione di allogeni, non ha nessuna strategia comune, sono ridicole le affermazioni dei politici. Persino gli USA con una polizia dal grilletto facile, non riescono ad arginare i messicani che entrano nel Texas.La storia che non è maestra di vita siamo d’accordo, ma dalla quale possiamo trarre delle lezioni, ci ammonisce che chi spreme il liquido lacrimale in suo possesso per i poveri “profughi” che scappano dalle guerre (falso la maggioranza vengono da aree geografiche ove non vi è nessun conflitto in atto) sono destinati a soccombere. Guai agli inermi!
Herr Lampe
Chiedo scusa a tutti, colpa mia, dovevo tacermi.
simone
Hahahahaha, cosa c’é? Fai ammenda?!?! 🙂
Pierluigi
Caro Aldo,
suggerisco un’integrazione dell’analisi rispetto a due questioni di non secondaria importanza.
La prima riguarda una concausa del dissesto greco, il debito privato, che ha causato il dissesto del sistema bancario per tamponare il quale si è aggravato il dissesto delle finanze pubbliche (già compromesse dalla politica clientelare da te descritta).
In generale si pone il problema, comune alla Grecia come agli USA ed alla GB, alla Germania come alla Spagna o al Giappone, di come affrontare i dissesti della finanza privata e, quindi, di chi debba pagare il relativo conto.
Negli USA e in GB si è fatto ricorso al QE o a strumenti analoghi.
Giusto per fare un esempio, la BOE è intervenuta per oltre 650 miliardi di sterline per salvare banche come RBS.
Nella UEM, invece, tali politiche non sono permesse e, quindi, è dovuto intervenire Pantalone.
In Spagna, ad esempio, il debito pubblico è quasi raddoppiato per i costi dei salvataggi della Cajas coinvolte nel crollo dell’immobiliare.
L’Italia, dopo gli illustri precedenti della BNL di Atlanta e del Banco di Napoli, ha fatto finora eccezione a causa di un debito pubblico già enorme e solo ora si sta cercando il modo per intervenire sulle sofferenze bancarie.
Esiste quindi un problema di controllo del credito, causato dal fatto che in passato la vigilanza troppo spesso ha chiuso un occhio, ma anche tutti e due, sui subprime di ogni latitudine che permettono una crescita dopata del sistema economico con relativo tornaconto politico (solo da circa un anno a vigilare sui maggiori istituti di credito europei è la BCE).
Certo non è più pensabile pensare a depenalizzazioni dei falsi in bilanci (B. sempre sia stramaledetto !) ed, anzi, suggerisco la reintroduzione di supplizi medioevali per gente come Mussari & Co.
Conclusivamente, e questo vale per la Grecia come per il resto del mondo, che il profitto debba essere privato ed il rischio pubblico è inaccettabile e, però, essendo anche impossibile fare a meno del settore bancario, bisogna cercare tutti i mezzi per evitare crisi di debito privato (torture comprese).
La seconda integrazione secondo me necessaria, premessa la necessità di un sistema bancario per l’economia di qualsiasi paese, riguarda la gestione dei contratti commerciali tra banche di diversi paesi, che in caso di fuoriuscita di un paese dall’Euro, comporterebbe una crisi gravissima del sistema bancario del paese uscente.
Pertanto, prima di perorare la causa della grexit, bisognerebbe considerare questo aspetto.
Bagnai ricorda la fuoriuscita dell’Italia dallo SME per affermare che uscendo dall’euro avremmo una svalutazione del 20%, salutare per la nostra economia.
Ma si chiede cosa succederebbe al sistema bancario e, quindi, a tutto il resto del nostro sistema economico, in caso di uscita dall’euro?
La corsa agli sportelli delle banche greche e la conseguente chiusura delle stesse dovrebbe far riflettere.
Tanto, conclusivamente, mi sembra giustificare la genuflessione di Tsipras.
Aldo Giannuli
d’accordo sulla prima integrazione, comprese le torture medievali per il falso in bilancio a qualsiasi livello
sul debito privato: ok, ma se c’è un eccesso did ebito è perchè c’è un eccesso di credito, insomma, perchè le banche sono state così di manica larga? Le toprture mnedievali qui le applicherei ai responsabili bancari
seconda osservazioen. proprio perchè penso certe cose dico che il modo di non fracassarci le ossa tuti quanto è pensare una exit strategy concordata e graduale, non si passa da un ordine monetario ad un altro come si cambia la camicia
Pierluigi
Il primo punto la tua replica mi ricorda il cane che si morde la coda perchè le politiche espansive incidono sull’aumento dell’erogazione del credito.
Se si intraprende una politica di spesa, la stessa comporta un più che proporzionale aumento dei redditi e, conseguentemente, un aumento della possibilità di accedere al credito.
Per fare un esempio, i miliardi di euro spesi per le olimpiadi di Atene hanno prodotto un aumento dei redditi che ha comportato un aumento dei consumi e, conseguentemente, anche del credito per gli stessi.
Quanto alla seconda replica una exiti strategy graduale è inattuabile perchè chi ha depositi bancari in euro, sapendo che gli stessi saranno convertiti 1 a 1 con pizze di fango, è certamente tentato dal portare gli sghei da qualche altra parte.
Cosa che, infatti, gli orgogliosi greci hanno puntualmente fatto.
Pierluigi
Ps. Rispetto al primo punto della tua replica preciso che il riferimento alle politiche espansive vuol significare la variabilità del merito creditizio dei consumatori in funzione delle politiche espansive.
Conseguentemente una banca può essere anche oculata nella concessione del credito ma, se il debitore perde il posto di lavoro creato in occasione delle olimpiadi, il credito va comunque in sofferenza.
Aldo Giannuli
verissimo, ma vogliamo dirlo che ci sono stati anni di euforia di finanza allo champagne con prestiti totalmente folli?
Saverio
Le “politiche espansive” non c’entrano un fico secco. Se un cittadino greco ha l’aspettativa che l’economia continuerà a crescere riterrà sempre di poter ripagare il prestito contratto con la banca. Quest’ultima ha invece il dovere (e la possibilità, avendone le competenze) di valutare se il prestito contratto sia ripagabile, tenendo conto non solo della situazione finanziaria del richiedente ma anche le prospettive economiche.
Chi avesse saputo anche solo Econ101, ovvero le basi dell’economia che si studia a ragioneria, si sarebbe reso conto che l’espansione dell’economia greca (come quella di Spagna, Portogallo e Irlanda) era “drogata” dall’euro. Ma gli spacciatori erano le stesse banche che avrebbero dovuto vigilare contro il suo spaccio, sapendo che poi “qualcuno” (il vituperato – da loro – Stato) sarebbe intervenuto a togliere le castagne dal fuoco.
E questo è quello che è successo: banche tedesche prestano soldi a banche greche che prestano soldi a cittadini greci che acquistano prodotti tedeschi. Quando i cittadini greci, al momento in cui la crisi scoppia, non sono più in grado di ripagare le banche greche che non sono in grado di ripagare le banche tedesche scoppia il patatrac.
Dunque le politiche espansive non c’entrano assolutamente nulla. C’entrano invece le aggressive politiche mercantilistiche della Germania
Pierluigi
Intendiamoci: la polemica fine a se stessa non mi interessa.
Quindi, se intervieni, Ti chiedo la cortesia di evitare la supponenza che ti porta ad affermare ….Chi avesse saputo (!!!!) anche solo Econ101, ovvero le basi dell’economia che si studia a ragioneria, si sarebbe reso conto che l’espansione dell’economia greca (come quella di Spagna, Portogallo e Irlanda) era “drogata” dall’euro…..
In ogni caso da quello che scrivi, strafalcioni a parte, devo dedurre che sei un ragioniere che ha studiato Econ101 e che, grazie alle conoscenze così acquisite, aveva previsto la crisi spagnola, greca, irlandese e portoghese.
Ammazza!!!
E come mai non ti hanno ancora fatto ministro delle finanze?
simone
Vero!
Que se vayan
Ecco, viva l’onestà. Questo mi sembra un punto importante.
Uscire dall’Euro andava considerata come opzione, per le ragioni economiche che adduci, ma anche perché, politicamente, minacciare l’uscita era il minimo dopo il referendum.
Però coincideva con la posizione di Schauble. O no? Come interpretare politicamente questa convergenza de-facto con l’estremismo di centro tedesco? Il primo nemico, la destra economica (come dici tu)?
La competenza contro l’insipienza? Significa molto, ma questa dicotomia non risolve la politica. Che è appunto fatta di interessi e conflitti. Come pensare che possano vincere sia Schauble sia la Grecia?
Aldo Giannuli
sai quando pioveva Mussolini metteva le ghette, anche Togliatti metteva le ghette, ma non per questo erano la stessa cosa. Non sempre la cosa giusta da fare è il contrario di quello che dice il tuo peggiorte nemico, ci sono volte in cui, per una eterogenesi dei fini può capitare di dire la stessa cosa da sponde opposte
Que se vayan
Certamente.
Ma il problema è che gli economisti ci hanno dato a bere che esista una scienza matematica esatta. Lungi dal sostenere che invece ci si debba affidare ai cartomanti, la scienza economica non è esatta perché questo principio non tiene conto degli interessi divergenti e conflittuali.
Insomma magari un nazista ha imparato a calcolare ottimamente il tasso di inflazione, ma rimane un nazista. Difficile che i nostri interessi coincidano. Possiamo sperare entrambi che diminuisca il prezzo della benzina, in determinate circostanze. Ma non avremo un disegno comune.
Quale il disegno dietro una uscita controllata dall’Euro (da non escludersi vista l’evoluzione dei fatti)’ Quello di Schauble è chiaro.
Aldo Giannuli
Schauble vuole il ritorno al marco per uan germania più forte è chiaro, ma per questo può anche dare una mano ad uscire dall’Euro in modo concordato
simone
Puó essere, in fondo Schauble ha sempre saputo che la Grecia non puó sostenersi dentro la zona Euro e rappresenta quella parte di elettorato tedesco che non sopporta aiuti tra Land e Land, figuriamoci verso il Sud Europa… I suoi elettori lo appoggerebbero di certo se aiutasse i greci (e non solo) a “levarsi di torno”.
Gerardo D'Ambrosio
Nell’ultimo post, bagnai dice che anche in Germania persino schaeuble avrebbe ipotizzato un’uscita concordata, non per filantropismo verso i greci, ma perché una nazione fallita non servirebbe a nessuno, e poi ultimamente i venti che spirano in Europa portano un sentore allarmante di conflitto..forse bisogna capire quanto ci sia ancora da spolpare della carcassa greca e quanto sia rischioso farlo.
Saverio
Intervento in buona parte condivisibile, ma vorrei che si sgomberasse definitivamente il campo da molte banalità sulla Grecia.
In particolare sul numero di dipendenti pubblici e sulle pensioni.
Allego solo questo link: http://icebergfinanza.finanza.com/2015/06/29/grecia-un-mondo-di-balle-fact-checking/ nel quale è possibile smentire tranquillamente la favola sul numero di dipendenti pubblici in Grecia, assolutamente in linea con il resto dell’eurozona, dell’ue e dell’area OCSE sia prima che, a maggior ragione, dopo la cura della trojka.
O quella sul fatto che la Grecia “non ha fatto le riforme”
O quella sull’età media del pensionamento che, anche prima delle “riforme”, era superiore ai 61 anni.
Non c’è il riferimento al numero di ore lavorate/anno per dipendente, ma Giacchè sin dal 2011 ricordava come in Germania lavorino circa 1350 ore/anno, mentre in Grecia si superino le 2000
leopoldo
la posizione di varoufakis sul € è la seguente cambio di moneta
“Per uscire, dovremmo creare una nuova moneta da zero. Nell’Iraq occupato, l’introduzione della nuova carta moneta impegnò per quasi un anno lla potenza delle forze armate Usa, tre aziende di stampa e centinaia di camion. In assenza di tale sostegno, Grexit sarebbe l’equivalente di annunciare una grande svalutazione superiore a 18 mesi di anticipo: una ricetta per liquidare tutto il capitale greco di riserva e trasferirlo all’estero con ogni mezzo disponibile…”
sostanzialmente non hanno i mezzi per farlo da soli, almeno che non venga concordato con l’EU come dici. Penso che nella baraonda che hanno creato nessuno capisca quali siano gli interessi più opportuni: i tedeschi non vedono l’ora di sbarazzarsi dei greci; e i greci sono terrorizzati da un tracollo infinito senza prospettive, che suppongo dipenda dall’indole corruttiva dello Stato greco.
Poi nella partita si inseriscono altri stati europei Francia, Italia, Austria per la gestione del € e la instabilità prossima delle popolazioni islamiche dei balcani [non a caso partono molti foreing fighters da lì].
Tsipras sta giocando una partita nuova per lui, come meglio può effettivamente sotto il referendum si poteva risparmiare il voler proseguire i negoziati(ahime non siamo tutti di ferro), che è il rilancio dell’economia greca il perdurare nel € non penso sia un credo ma l’uscita come spiegato da varoufakis una scelta che impegna per quasi 2 anni la sua esecuzione.
Antonio
Varoufakis è ignorante in materia o mente. Negli ultimi 100 anni si sono dissolte circa 70 unioni monetarie. La Grecia con tutta evidenza non è un paese in guerra senza controllo come l’Iraq. Le strutture statali sono presenti sul territorio. In condizioni del genere sono sufficienti 6 mesi per concludere la distribuzione delle nuove banconote.
In ogni caso il periodo di transizione non sarebbe un problema insormontabile visto che il 90% dei pagamenti viene normalmente effettuato in moneta elettronica.
Quanto alla fuga di capitali già l’abbiamo vista all’interno dell’euro e ne vedremo una seconda puntata non appena le banche Greche torneranno a lavorare normalmente (se mai lo faranno).
Chiaramente l’operazione di cambio valuta va accompagnata a un controllo di capitali ma mi pare che in Grecia già stia succedendo
leopoldo
non dice che non si può fare, dice che è troppo costoso offrendo una svalutazione anticipata se non vi sono i supporti adeguati.
Antonio
Ma svalutazione anticipata rispetto a che? Il cambio di valuta serve appunto a svalutare. Come dice il Prof. Giannuli è un operazione che va pianificata, possibilmente in segreto. Poi si fa il change-over nel week-end. Dal lunedì iniziano a circolare le dracme, quelle che ci sono. Piano piano verranno introdotte tutte ma intanto la vita va avanti. Che pensavi che uno prima dichiara di voler uscire, poi per un anno e mezzo si mette a stampare bigliettini e poi esce? Se Varoufakis dice ste cose è sintomatico della sua preparazione in materia
ilbuonsoldatoscveik
Una domanda: nessuno si è posto il problema di cosa avrebbe significato in termini tecnico-finanziari stampare Dracme ad Atene?
Chiunque può stampare i soldi del Monopoli, ma poi rimane che devono essere scambiati sul mercato con altre valute.
Per fare questo bisogna che chi stampa abbia riserve valutarie adeguate in valuta forte. Altrimenti, anche se svalutati, i soldi del Monopoli non li prende nessuno e quindi non si compra petrolio e tutto quanto serve ad un paese.
Per la Grecia queste riserve valutarie sono state valutate in 10 miliardi di dollari. Con quella riserva avrebbero potuto stampare le loro Dracme e fare il colpaccio.
Non sono scioccherelli quelli di Atene, come sembra che il professore sostenga, hanno giocato d’azzardo e hanno perso. Tutto qui.
Il piccolo Lenin Tsipras ha preparato un accordo con Russia e Cina ad inizio Gennaio, appena vinte le elezioni, con la regia del piccolo Trockij Varoufakis.
Tutto è stato tirato fino al referendum e, nella notte in cui è stato vinto, è stata fatta la telefonata a Mosca per dare il via all’operazione “incidente uscita dall’Euro”. Ma, ecco l’imprevisto: il piccolo Talleyrand Putin ha rifiutato di dare i 5 miliardi promessi come anticipo sul gasdotto da costruire. Inoltre ha detto che la nuova banca dei BRICS, sotto controllo cinese e il cui primo consiglio di amministrazione si riuniva in quei giorni al vertice di Ufa in Russia, non avrebbe erogato gli altri 5 necessari.
Perché il piccolo Talleyrand Putin si è tirato indietro? Perché Germania e USA gli hanno detto che, se avesse fatto saltare la Grecia dalla EU, sarebbe scattato il blocco aereo e terrestre fra Crimea e Transnistria ad opera del nuovo governatore di Odessa, il falco Saakashvili (ora non più cittadino georgiano, ma ucraino, e nominato governatore dell’Oblast di Odessa a fine maggio).
La 14° armata è sempre lì, in Transnistria, dalla fine dell’URSS. Per Mosca è vitale che ci resti e possa essere rifornita dalla Crimea.
Per quanto Mosca mostri con sicurezza la propria muscolatura militare, come al forum Armija di Kubinka nel giugno scorso, non è sicura di poter sostenere un confronto militare esteso fra Moldova e Ucraina. Soprattutto per i problemi economici interni.
Dall’altra parte gli occidentali sanno che ad attaccare qualunque parte della Russia in inverno ci si rompono le corna, come Napoleone e Hitler. E il mezzo dell’estate è vicino all’inverno.
Quindi tutti rimangono fermi. I piccoli bolscevichi greci sono schiacciati da un gioco più grande di loro. Il piccolo Trockij Varoufakis viene dimissionato e il piccolo Lenin Tsipras va a subire le umiliazioni del perdente. Quel che può succedere al popolo greco è, come sempre, ininfluente.
E’ tutta fantageopolitica del quotidiano ellenico To Vima?
Può darsi, ma non manca di una sua coerenza.
Aldo Giannuli
Tsipras- Lenin e Trotskji-Varufakis? Gesù Gesù!!
Antonio
E invece quando ci pensiamo noi a uscire?
Gas
Tsipras lotta con la logica
Roberto B.
Intendi dire che lotta:
a) usando la logica?
b) logicamente (cioè è logico che lotti)?
c) contro la logica?
Pierluigi
Caro Aldo,
segnalo un’altra possibile ragione del permanere della Grecia nella UEM.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07/21/grexit-e-i-carri-armati-sfileranno-per-le-strade-di-atene/1891874/
Antonio
I carri armati sono conseguenza della menzogna. Per l’operazione cambio di valuta ci vuole la partecipazione popolare. Bisogna dire la verità alla gente e informarla. Se fino al giorno prima gli dici che l’euro è bello e buono e difende i loro risparmi e il giorno dopo gli chiudi le banche e cambi i loro soldi in dracme allora si che ti servono i carri armati per tenere l’ordine.
Ma il secondo scenario è esattamente quello che si sta verificando oggi. La Grecia uscirà dall’euro il punto è solo capire quando e oggi come oggi è probabile che se ne occupi Alba Dorata
benito
bisognerebbe far leggere questo articolo a tutti quelli che prendono per oro colato la versione main-stream supportata tra l’altro da mistificatori da strapazzo come Edward Luttwak. Quest’ultimo in occasione del referndum greco ne pronostico’ (con il risultato che sappiamo) la vittoria dei NO perche’ a suo dire i greci non hanno voglia di lavorare e possono rimanendo in eurozona, continuare ad essere mantenuti dai tedeschi. Ad una affermazione cosi falsa e cretina probabilmente non crede neanche Luttwak stesso, ma e’ quanto basta per diffondere certi luoghi comuni presso gli sprovveduti che sono la maggior parte della popolazione.
Per inciso a proposito di tasse e prepensionamenti voglio dire che anche in Italia banche e grandi industrie da almeno 20 anni hanno continuato sistematicamente a prepensionare scaricando i costi sullo stato, e tutto questo a parte “l’incidente” degli esodati, ANCHE DOPO LA LEGGE FORNERO. Vi sono poi alcuni settori privilegiati della pubblica amministrazione dove si continua imperterriti ad andare in pensione a 50 anni (vedi dipendenti del Senato della Repubblica).
Tutto questo lo dico perche’ conosco personalmente le circostanze, ovvero i casi di persone e di aziende di cui potrei fare i nomi degli uni e degli altri.