Grasso e le avventure della legalità repubblicana.
Grasso è un “fascista” come afferma un senatore della Lega? No, più semplicemente è un grigio funzionario governativo incaricato di fare del regolamento stracci per la polvere. Un qualsiasi Oblomov (il personaggio di Ivan Aleksàndrovič Gončaròv) dimessosi dal suo posto di funzionario per timore del rimprovero del suo capoufficio a causa di un piccolo errore commesso. Però molto più disinvolto del suo omologo letterario, grigio sino ad un certo punto, perché più lesto nel servire il suo zar per fas et nefas. Il regolamento del Senato non è un prodigio di chiarezza, ma su alcuni punti è inequivocabile, ad esempio, quando parla di voto segreto (art 113 comma 4) dice, senza possibilità di errore che, quando ne facciano richiesta venti senatori, “sono effettuate a scrutinio segreto le deliberazioni relative alle norme sulle minoranze linguistiche di cui all’articolo 6 della Costituzione” oltre che quelle “che attengono ai rapporti civili ed etico-sociali di cui agli articoli 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 24, 25, 26, 27, 29, 30, 31 e 32” della Costituzione.
La senatrice De Petris (Sel) aveva presentato un emendamento per il quale le Camere (si badi, non solo il Senato, ma entrambi i rami del Parlamento) sono elettivi “garantendo la rappresentanza delle minoranze linguistiche”, dunque, non c’era possibilità di dubbio sul fatto che occorresse votare a scrutinio segreto. Ma era chiaro che, in questo caso, l’emendamento sarebbe passato e la riforma di Renzi sarebbe andata a farsi “catafottere”, come dice Camilleri. Allora cosa si inventa il Pd? Votiamo l’emendamento per parti separate, così la prima parte (“le Camere sono elettive”), che è quella pericolosa e dove non si parla di minoranze linguistiche, la votiamo a scrutinio palese e l’altra la votiamo a scrutinio segreto, tanto non vale niente. Solo che, in materia di votazioni separate (art 102 comma 5) il regolamento del Senato stabilisce che “Quando il testo da mettere ai voti contenga più disposizioni o si riferisca a più soggetti od oggetti o sia comunque suscettibile di essere distinto in più parti aventi ciascuna un proprio significato logico ed un valore normativo, è ammessa la votazione per parti separate.” E , se la prima parte dell’emendamento era logicamente compiuta in sé, la seconda non lo era affatto, perché non c’è nemmeno il soggetto: “garantendo la rappresentanza delle minoranze linguistiche” cha cavolo significa? Chi deve garantire questa rappresentanza? In che ambito, nei tornei di scopone? Tipico esempio di gerundio pendens che è uno dei segni inconfondibili dell’alfabetizzato recente. A questo punto il prode Presidente si inventa che, nel caso fosse passata la seconda parte dell’emendamento senza la prima, poi avrebbe provveduto lui ad aggiustare la cosa in sede di coordinamento finale, ma, appunto, il regolamento del Senato attribuisce al Presidente solo poteri di intervento formale (ad esempio un cattivo coordinamento della consecutio temporum per l’approvazione di diversi emendamenti), non poteri di intervento sostanziale, come inventarsi a cosa appiccicare quell’incomprensibile “garantendo”, per il quale occorrerebbe trovare un soggetto ed un cointesto logico che mancano del tutto.
Ma il Presidente non è uomo da scoraggiarsi per così poco e mette in votazione (ovviamente pubblica) lo “spacchettamento” dell’emendamento. A quel punto, la senatrice De Petris, prima riformula il suo emendamento per legare ancora più strettamente il carattere elettivo del Senato alla garanzia per le minoranze linguistiche, poi, visto che la solfa non cambia e prevedendo le mosse successive, ritira il suo emendamento per trasformarlo in ordine del giorno. Perché? Semplice: perché l’emendamento sarebbe stato bocciato, dopo di che, “qualcuno” avrebbe fatto il passo successivo, quello del “canguro”, per il quale, una volta bocciato un emendamento, si accorpano tutti quelli simili o anche solo analoghi e si fanno decadere. Invece, questo non accade se viene respinto un ordine del giorno. E che l’intento sia esattamente quello di “tagliare corto” lo dimostra il fatto che un senatore del Pd fa suo l’emendamento per metterlo in votazione, cosa di dubbia correttezza, visto che si immagina che il proponente voti a favore dell’ emendamento che presenta, mentre era evidente che lo stesso proponente avrebbe votato contro. E così si arriva a votare. Solo che, nella fretta di arraffare il risultato, il Presidente non chiarisce neppure se si stia votando sulla prima o seconda stesura dell’emendamento, che comunque viene respinto. Una tecnica di direzione del dibattito che potremmo definire “a mucchio, e che forse è in vigore nelle bande di sequestratori barbaricini.
Ed il passo successivo arriva puntuale: il salto del canguro, per il quale decadono di colpo 1400 emendamenti. Ma, come, il “canguro” non per una legge ordinaria ma per una riforma costituzionale? Ma quanto siete pedanti! Leggi ordinarie, costituzionali, ordinanze comunali, regolamenti di condominio, che differenza c’è? Tutto uguale e tutto fa brodo!
Il meglio di sé l’intrepido presidente lo dà nel giorno successivo con l’emendamento Candiani. La giornata era iniziata male: nell’unico voto segreto concesso, il governo è andato immediatamente sotto e l’emendamento (che attribuisce anche leggi di valore etico al Senato) è approvato. Lo vedete che Renzi ha ragione di temere che, in una votazione vera, la sua riforma non passa neanche se si spara? Per di più, l’emendamento Candiani è una brutta bestia: prevede il dimezzamento dei deputati. In sé la cosa è perfettamente logica: se il numero dei senatori è stato ridotto a meno di un terzo, è, necessario ridurre anche il numero dei deputati per mantenere un minimo di proporzione fra i due rami del Parlamento, diversamente, una maggioranza di deputati di 354 (come quella prevista dell’Italicum), con soli 9 voti di senatori si prende Presidente della Repubblica e Corte Costituzionale. Poi, non abbiamo detto che la riforma del Senato la facciamo per risparmiare soldi? Ed allora dimezzando i deputati ne risparmiamo anche di più. Mi sembra tutto perfettamente logico, solo che con un emendamento del genere, i deputati non approverebbero mai la riforma e la guerriglia vietcong che stiamo vedendo al Senato si trasferirebbe alla Camera. Dunque, la cosa va stroncata immantinente.
Anche qui ci sarebbe un problemino di possibile votazione segreta: non ne parliamo! Che problema c’è? Abbiamo fatto trenta e facciamo trentuno: per fare presto, il disinvolto Presidente non dà nemmeno la parola a Candiani prima della votazione (come il regolamento vorrebbe) e l’emendamento è respinto come è nei giusti desiderata del governo. Le opposizioni insorgono (ma vedete quanto tempo fanno perdere!) chiedendo l’annullamento della votazione sull’emendamento Candiani e si arriva ai limiti della rissa, di fronte alla quale il valente capo del Senato –forse pensando di essere ancora un pm- evoca l’intervento della polizia. Poi si correggerà. Sarà…
La storia non è ancora finita e ne vedremo ancora chissà quante, ma già si presta ad una serie di riflessioni. In primo luogo: se il presidente di una società per azioni gestisse così una assemblea avrebbe ottime probabilità di finire in galera, per il Senato questo non vale. Fanno bene a tenersi l’immunità…
In secondo luogo: il Pd non trova che Grasso sia abbastanza duro con le opposizioni. Male: avrebbero dovuto scegliere come Presidente qualche altro, ad esempio uno che non si fa scrupolo di pestare una sua collega e vantarsi: “non sei la prima donna che picchio”. Un modo come un altro per realizzare la “Parità di genere”. Uno così esprime bene il livello di civiltà politica del Pd e saprebbe fare quello che si chiede ad un Presidente a modo.
In terzo luogo: certo i senatori che hanno bisogno del voto segreto per esprimere il loro dissenso non sono particolarmente coraggiosi, sì, ma da un Parlamento di nominati che vi aspettate?
Infine: ma vi rendete conto che uno con questo rispetto delle norme, oltre che essere Presidente del Senato, è stato Capo della Procura Nazionale Antimafia?!
Aldo Giannuli
aldo giannuli, camilleri, canguro, de petris, m5s, pd, piero grasso, riforma senato, sel
Aglieglie Bratsorf
Professor Giannuli: Oblomov è un personaggio di Gončarov (attenzione: i politici sprizzano ignoranza in ogni direzione e si può rimanere contaminati…)
Mario
La messe di dieci anni di porcellum
Mario Strano
Grazie per la chiarissima esposizione di quanto sta avvenendo in Senato! Presidente Grasso, ricordati di essere LA SECONDA CARICA dello STATO….
Renato Calapso
Prof. Giannuli, Oblomov è un personaggio di Ivan Aleksàndrovič Gončaròv. Per il resto complimenti, aspetto gli aggiornamenti del suo blog con ansia, buon lavoro.
aldogiannuli
giustissimo: invecchiando si perde la memoria e si fanno confusioni, rettifico e grazie della segnalazione
Gerardo
una domanda: ma perché le norme succitate sono effettuate a scrutinio segreto?
aldogiannuli
perchè riguardano il titolo dei diritti soggettivi dei cittadini e quindi richiedono una particolare libertà di coscienza dei parlamemntari nel voto
gianfranco d'atri
Leggo il tuo intervento sul sito Beppegrillo.it.
A questo punto posso porni la domanda “Da che pulpito viene la predica?”, nel senso esatto di pulpito e non di ” predicatore”, al quale semmai andrebbe rivolto l’invito a scegliere il pulpito, perchè esso funge da mezzo ed “il mezzo è il messaggio” ( la predica in San Pietro è diversa dalla stessa nella parrocchia di paese)..
Nel Movimento 5stelle – di cui recentemente Grillo ha rivendicato la natura privatistica, quale associazione ( di tre persone) e non partito, tramite lettere formali di studi legali – non esite neanche un polo di dibattito, nè un presidente funzionario, nè è possibile presentare emendamenti.
Ah, dimenticavo si applica la legislazione di Guerra !
Ma se è così, probabilmente anche gli avversari ricorrono alle leggi di guerra.
PS. nelle assemblee delle società quotate, in Italia, capita sovente che leggi e regolamenti vengano interpretate così, se serve contrastare le minoranze.
aldogiannuli
Gianfranco: quello che ti pare ma lo statuto di un partito non è il regolamento del Senato, ti pare? E la Costituzione è una cosa un po’ pèiù importante delle beghe di partito
gianfranco d'atri
Appunto , la rilevanza del tema e gli argomenti importanti del relatore vengono assolutamente squalificati dalla loro presentazione in un contesto dove ii principi democratici e legali sono quantomeno ignorati, vuoi sconosciuti e forse mai metabolizzati.
Metafora: una poesia d’amore declamata durante una bella ciambotta di avvinazzati che ruttano.
Invero: gli amanti potrebbero, estraniati, gioire.
Thomas Faitelli
Per le persone umili di lessico e dialettica come me, traduco le parole di tale Gianfranco.
Se una cosa giusta e saggia viene esclamate da qualcuno poco giusto e poco saggio, od in un luogo inappropriato, consideratela sempre ingiusta, poco saggia ed inappropriata.
Chiunque voglia applaudire si senta libero di farlo.
SantiNumi
“[…]esempio di gerundio pendens che è uno dei segni inconfondibili dell’alfabetizzato recente[…]”
Fantastico… :o)
Igor
Ma, Prof. Giannulli, ciò che non capisco è come sia possibile una tale discrezionalità del Presidente del Senato. Il suo operato è sicuramente discutibile e criticabile, ma esistono procedure o atti formali che i Senatori potrebbero porre in essere in presenza di così palesi “travisamenti” del regolamento?
Lorenzo
Articolo davvero azzeccato, che ci informa su quanto viene quotidianamente occultato dai media di regime.