Qualche nota sul governo Napolitano-Berlusconi-Monti-Letta

E’ consuetudine chiamare il governo con il nome del Presidente del Consiglio, ma, nella prima Repubblica spesso si faceva seguire a quello il nome del principale alleato, per esprimere la formula di maggioranza. Ad esempio, il secondo governo Andreotti fu definito Andreotti-Malagodi-Tanassi (ma più spesso “Andreotti-Malagodi”) per dire che la formula era Dc-Pli-Psdi, oppure i primi governi di centro sinistra furono chiamati Moro-Nenni e poi Rumor-De Martino per dire che la formula base era l’alleanza Dc-Psi, cui concorrevano in posizione minore Psdi e Pri.

Poi nella seconda repubblica la cosa fu meno chiara, perché in teoria si trattava di governi “omogenei” e dopo il primo governo “Berlusconi, Bossi, Fini” in genere si è usato il solo nome del Presidente del Consiglio seguito dall’eventuale ordinale per dire se si trattava del primo, secondo o terzo governo presieduto da quell’esponente.

Ma questo che ha appena giurato come dobbiamo chiamarlo?

Sino alla fine della prima Repubblica i governi erano di espressione parlamentare e, nel caso di governi di tregua o sostenuti dall’astensione di alcuni partiti, si parlava al massimo di “governi balneari” o “di emergenza”, con il Capo dello Stato che non usciva dalla sua posizione notarile. Dopo sono iniziati i governi nei quali il Presidente aveva un ruolo promotore più deciso (governo Ciampi, poi Dini o “del ribaltone”) ma il Presidente, dopo aver varato il governo, dopo non esercitava alcuna funzione di indirizzo politico.

A partire dal governo Monti le cose sono cambiate e, se pure il governo deve ancora avere la fiducia delle Camere, il Presidente si pone come garante del governo, che è una sua vera e propria emanazione di fronte all’ “impotenza” del Parlamento la cui fiducia è più forzata che ottenuta. Ed il Capo dello Stato non si limita a nominare il Presidente del Consiglio, ma interviene direttamente nella scelta dei ministri e stabilisce anche le linee guida del programma.

Dunque siamo già di fronte ad una evoluzione di tipo semi-presidenziale che volge al modello francese e, pertanto, la  principale figura di riferimento, in questo quadro, è il Capo dello Stato, e questo va registrato nel nome identificativo del governo. E, infatti, in Francia, più che dei governi, si usa parlare delle Presidenze come punto di riferimento (presidenza Mitterrand, Chirac, Sarkozy), mentre il governo assume una sua rilevanza autonoma (sottolineata anche dalla maggiore evidenza del nome del suo Presidente) solo nei periodi di “coabitazione” fra il Presidente di colore politico opposto a quello della maggioranza parlamentare che esprime il governo. Certo, noi abbiamo ancora una Costituzione formale di tipo parlamentare, ma la prassi è già molto oltre –e forse ci manca poco al mutamento anche formale- per cui, se vogliamo descrivere nel nome il senso politico di questo governo, non possiamo che usare il nome del Capo dello Stato come primo identificativo.

Il secondo nome è di diritto quello del maggiore contraente del patto e, sempre allo scopo di privilegiare i processi reali sulle attribuzioni formali, non c’è dubbio che il deuteragonista di questo accordo di maggioranza sia il Cavaliere. Segnaliamo un sintomo di questa posizione dominante del Cavaliere: la Lega  si è astenuta, ma questo è stato fatto solo per evitare che il M5s abbia la presidenza del Copasir, per cui il centro sinistra si avvia a lasciare le chiavi del comitato di vigilanza sui servizi (e forse anche quelle della Commissione di vigilanza Rai) nelle sue mani, pur se per interposta persona e si noti che fra le opposizioni sarebbe scelta la Lega che non è il gruppo maggiore, mentre non sono presi in considerazione né M5s né Sel.

Infine, il motivo più importante, per cui diciamo che l’interlocutore di Napolitano è il Cavaliere, è che il Pd non esiste ed è virtualmente commissariato dal capo dello Stato che gli ha imposto questa soluzione dopo la desolante prova autodistruttiva fornita durante le elezioni presidenziali. Al contrario, Berlusconi è il vero vincitore politico di questa fase, prima perché ha effettuato una spettacolare rimonta in pochi mesi (che lo ha portato alle soglie della vittoria alla Camera e che gli ha permesso di impedire la vittoria del Pd al Senato) e poi perché ha chiaramente vinto il dopo-elezioni ottenendo di confermare Napolitano al Quirinale (che era il massimo cui poteva aspirare con i numeri a sua disposizione) e di imporre la linea del governissimo. Quindi, mi pare che non ci siano dubbi che il vero equilibrio su cui si regge questo governo è il patto Napolitano-Berlusconi e per questo riportiamo nel nome.

Il terzo nome è quello di Monti, ma non tanto in nome della sua sparuta pattuglia di Sc, quanto come punto di riferimento del “partito finanziario” (o se preferite “della Bce”) in seno al governo.

Poi c’è Letta che, almeno per obblighi di cortesia non possiamo omettere: in fondo è il facente funzioni del Capo del Governo. Però, per brevità, possiamo anche accontentarci di chiamarlo governo Napolitano-Berlusconi.

Veniamo poi alla struttura del governo che ha un’ età media molto bassa (e questo non può che far piacere) ed ha questa distribuzione per partito:

-Pd 10 (Presidenza, Sviluppo economico, Ambiente, Istruzione ed Università, Beni Culturali, Regioni e Autonomie, Rapporti con il Parlamento, Integrazione, Pari opportunità)

-Pdl 5 (Vice Presidenza, Interno, Trasporti, Agricoltura, Salute, Riforme Costituzionali)

-Scelta Civica 3 (Giustizia, Difesa, Affari europei)
Radicali 1 (Esteri)

-Udc 1 (Pubblica amministrazione)

-Tecnici 4 ( sottosegretario alla Presidenza, Economia e finanze, Lavoro, Coesione Territoriale).

Dunque, numericamente il Pd ha 9 poltrone su 23, il 39% dei posti in palio, ma questo è un conto puramente matematico che non dice molto, perché certamente l’Interno o gli Esteri non “pesano” quanto i Rapporti con il Parlamento. Per capire meglio facciamo un calcolo ponderale basato sul vecchio caro manuale Cencelli opportunamente rivisto, per cui consideriamo questi valori:

-Presidenza 5

-Vice Presidenza e sottosegretariato alla Presidenza 2

-Ministeri “politici” (Interno, Esteri, Giustizia, Difesa, Economia) 4

-Ministeri di spesa e di indirizzo (Sviluppo economico, Trasporti, Agricoltura, Salute, Ambiente, Lavoro, Istruzione, Beni culturali, Pubblica Amministrazione) 3

-Ministeri senza portafoglio (Affari Europei, Regioni, Coesione territoriale, Rapporti con il Parlamento, Riforme Costituzionali, Integrazione, Pari opportunità) 1.

Pertanto, applicando il calcolo ponderale si ha:
Pd: 21
Pdl: 16
Sc: 9
Radicali: 4
Udc: 3
Tecnici: 10

Ma i tecnici non sono tanto tecnici, perché hanno targhe abbastanza identificabili (così come la Cancellieri che era tecnica ed è entrata in quota Scelta civica) e basta vedere i loro precedenti: Trigilia è sempre stato di sinistra ed è collegato alla fondazione di D’Alema, Filippo Patroni Griffi è un classico grand commis di Stato, socialmente assimilabile ai tecnocrati montiani, ma con passate collaborazioni più orientata a sinistra, e, pertanto vanno considerati in quota Pd; mentre Enrico Giovannini e Fabrizio Saccomanni hanno cv perfettamente sovrapponibili a quelli dei tecnici dell’appena spirato governo Monti e, soprattutto, Saccomanni è chiaramente legato a Draghi. Occorre aggiungere che Giovannini è stato, come del resto Quagliariello, uno dei “saggi” nominati da Napolitano (il che accentua ulteriormente l’esposizione del Capo dello Stato in questo governo).

Pertanto, possiamo riconsiderare così la nostra struttura ponderata, aggiungendo a fianco il peso percentuale sulla base elettorale del governo:

Pd: 24 (38,1%)  (45,27%)
Pdl: 16 (25,4%)  (37,05%)
Sc-Bce:  16 (25,4%)  (14,27%)
Radicali: 4 ( 6,4%)  ( 0,32%)
Udc: 3 ( 4,7%)  (3,07%)

In soldoni questo significa che Pd e Pdl sono sensibilmente sottorappresentati per fare spazio al gruppo  Bce ed ai radicali (che alle elezioni hanno avuto lo 0,19% dei voti ed, ovviamente, nessun eletto). Il senso politico è abbastanza chiaro: assicurare una continuità con gli indirizzi del precedente governo, scongiurare ogni tentazione di rinegoziare gli accordi Ue.

Particolarmente fragoroso è il caso della Bonino che, invece, sta passando come una delle cose più normali del mondo. In mancanza di qualsiasi potere di contrattazione parlamentare dei radicali, c’è da chiedersi sulla base di quale criterio Letta abbia scelto la Bonino per uno dei dicasteri più importanti e delicati. Ci chiediamo sino a che punto non abbia pesato la comune frequentazione dell’Aspen ed il conseguente orientamento filo-americano.  Nel complesso, questa anomala presenza di governo lascia pensare a due possibili motivazioni, una  interna ed una esterna.

Quella interna è quella di attenuare il carattere di “casta” politica di questo governo, giocando la presenza della Bonino e dei radicali in funzione anti M5s. Quella esterna ci sembra debba essere messa in relazione all’evolvere sia della situazione medio orientale (si pensi alla Siria), così da garantire un orientamento dichiaratamente filo israeliano ed antipalestinese, sia di quella europea, in modo da raffreddare una convergenza italiana sulle posizioni francesi che, in questo modo, restano isolate.

Ultima riflessione: se si considerano la presidenza del Consiglio, la sottosegreteria ed i 5 ministeri “politici”, si ottiene che l’età media è di 57 anni (cioè, più o meno quella dei governi precedenti), mentre, per le cariche meno importanti (ministeri di spesa e senza portafoglio), l’età media è 50,87 anni; il che significa che il tanto enfatizzato rinnovamento generazionale si è di fatto limitato solo alla parte meno politica e meno rilevante del governo, il che accentua l’impressione che il questa compagine governativa ci sia un “direttorio” di fatto composto da 7 persone (Letta, Alfano, Patroni Griffi, Bonino, Cancellieri, Saccomanni, Mauro), mentre il resto è di fatto ridotto a funzioni sostanzialmente ornamentali.

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (19)

  • Il metodo di calcolo mi piace.

    Potrebbe essere interessante confrontarne i risultati con le azioni concrete future, per vedere se funziona.

  • mi rendo conto che sono esattamente la stessa cosa, ma ufficialmente l’Interno è al pdl e non al pd. i calcoli in effetti sono corretti anche se non sarei d’accordo a dare 1 punto intero per integrazione e pari opportunità. mi sembra come dire che insieme hanno metà del potere che ha il ministero dell’interno, forse non ne hanno neanche un decimo.

  • Il presidente del Consiglio uscente Mario Monti, anche a nome del governo, si è rallegrato con il presidente del Consiglio incaricato Enrico Letta e gli ha augurato pronto e pieno successo nella formazione del nuovo governo.

  • ho visto che il calcolo è corretto ma nell’articolo bisogna correggere interno da pd al pdl.

    -Pd 10 (Presidenza, Interno, Sviluppo economico, Ambiente, Istruzione ed Università, Beni Culturali, Regioni e Autonomie, Rapporti con il Parlamento, Integrazione, Pari opportunità)

    -Pdl 5 (Vice Presidenza, Trasporti, Agricoltura, Salute, Riforme Costituzionali)

  • Aldo, io l’ho chiamato governo Letta/Napolitano, e davvero non so quale sia il rapporto di poteri tra Napolitano e Berlusconi. Mi pare che da quel famoso novembre 2011, Berlusconi si sia rassegnato a subire la supremazia di Napolitano. E’ facile dedurne che da questa sottomissione egli ne tragga vantaggi notevolissimi, e del resto non v’è dubbio che senza Napolitano, Berlusconi sarebbe già da tempo un uomo politico finito, questo è certo sulla base dei fatti, è ben più che un’opinione.
    Rimane da capire quanto tale sottomissione sia armata, cioè pronta ad essere violata, e questo davvero non è possibile dirlo senza conoscere fatti e discorsi che appartengono ai loro rapporti personali.
    Come vediamo, già ieri Berlusconi ha iniziato la tattica del suo distanziarsi dal governo, responsabilmente lo appoggio, ma non è il mio governo, vuole far intendere all’opinione pubblica e soprattutto al suo elettorato, e per questo, indipendentemente da quanto obiettivamente sia un governo espressione di Berlusconi, sarà dura fare passare questa tesi.
    COmunque, penso che oggi si giochi tutto su due tavoli, l’uno è quello con l’Europa e la capacità di violarne le folli regole di rigore finanziario, e l’altro quello del presidenzialismo che ormai senza pudore alcuno Napolitano porta avanti, mettendosi sotto i piedi la costituzione.
    E’ una questione gravissima, poichè il Presidente della repubblica svolge nell’ordinamento costituzionale il compito di garante del testo costituzionale così come oggi è scritto, il suo farsi promotore di una riforma così radicale mette in dubbio la sua stessa fedeltà al dettato costituzionale, ma il parlamento è come se non ci fosse, la magistratura è stata normalizzata, l’equilibrio dei poteri è palesemente stato stravolto, ed ormai l’operato di Napolitano appare sempre più come quello di un vero e proprio despota.

  • Bisognerebbe rifare i calcoli dopo la nomina dei sottosegretari. Il calcolo sara’ complicato perche’ bisognera’ tenere conto delle deleghe; basti pensare al problema delle frequenze televisive che sono rimaste allo sviluppo economico (contro il parere del PDL, per ovvie ragioni) ma che potrebbero essere date poi a persona gradita al Grande Statista.

    In ogni caso tentare il calcolo numerico per prevedere (e poi controllare) la direzione delle politiche effettive mi pare molto utile (e divertente).

    Circa l’intera vicenda italiana, compresa la tutela di Berlusconi da parte di Napolitano, io continuo a pensare che le cose sono un po’ piu’ complicate di quello che sembra.

    C’e’ un episodio che non ho mai compreso: Scalfari aveva un atteggiamento molto critico nei confronti di Napolitano, che era morbido nei confronti delle varie leggi a favore del Grande Statista, poi lo ando’ a visitare nella tenuta presidenziale di Castel Porziano e nel giro di due/tre giorni, cambio’ atteggiamento. Ed e’ da due/tre anni che lo difende perinde ac cadaver: che mai gli avra’ detto Napolitano in quel colloquio personale e riservato?

  • Aglieglie Bratsorf

    Comunque si chiami, è un governo composto da lobbies, non più da partiti. Che è il modello moderno, globalizzato, di impronta americana: alla fine ci siamo arrivati anche noi, forse anche in anticipo rispetto ad altri.
    Nella composizione fisico-chimica di Giannuli, ineccepibile in quanto matematica, vorrei aggiungere un elemento, che non è stato considerato: Comunione e Liberazione. Con ben due ministri di “peso” e di portafoglio, la setta politico-religiosa ha certamente un ruolo sovradimensionato e influente. Il Governo NATOlitano-Berlusconi, oltre a rappresentare una modello nuovo, globalizzato, di colpo di stato, segna anche l’ingresso di CL nella stanza della spartizione del potere politico-economico e sancisce formalmente la sua trasformazione da setta regionale a lobby nazionale-continentale di sfruttamento delle nazioni e dei popoli.
    I due elementi Mauro e Lupi, che godono anche della fortunata e strategica posizione di essere in due “partiti” distinti, sono due “pezzi da ’90” nel commando di conquista del potere della setta brianzola.
    Non c’è proprio scampo per la democrazia!

  • Decisamentre interessante, ma credo che l’analisi andrebbe completata con i pesi, nel governo, delle varie correnti PD (e delle loro provenienze).

  • Caro Professore, mi dispiace andare fuori tema, ma vorrei tornare alla domanda che le feci a proposito del suo post su cosa è un colpo di Stato — e cioè, quali conclusioni avremmo dovuto trarre ove la Presidente della Camera non avesse sentito il dovere di difendere pubblicamente la giovane portavoce pentastellata, la cui vita privata era stata e viene tuttora violata senza che nessuno faccia nulla. La Sarti, che come poi ha ricordato Antonio Ingroia, era colei che aveva in Parlamento chiesto una commissione d’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia. La Presidente (evito di scrivere il nome, visto che ha sette agenti della polizie postale che perlustrano la rete in cerca di osservazioni poco rispettose nei suoi confronti)ha taciuto. Oggi però ha invocato una legge per porre sotto controllo la Rete, adducendo generiche minacce di morte. Ora, a parte il fatto che le minacce al “governo dei comici e dei froci” sono state invece prese molto sul serio dagli inquirenti, eppure “il comico” (vero bersaglio di una tale legge) non si è fatto intimidire, mi domando perché quest’uscita proprio ora? Non è che stiamo assistendo a manovre preventive e preparatorie in vista dell’assegnazione delle presidenze di commissione spettanti all’opposizione, di cui presumibilmente beneficerà SEL a scapito di M5S?

    Professore, anche chi come lei è aduso a usare toni sprezzanti nei confronti del M5S (glielo dico con simpatia) non si sente, come uomo, fremere di sdegno nel vedere trattata così una giovane donna? Sarà che sono un letterato, ma a me pare che le questioni politiche impallidiscano al cospetto di cotale affronto. Ci vorrebbe in Parlamento un Edmund Burke, per esprimere lo sdegno che provo, e in particolare il grido che levò quando giunse notizia a Londra della decapitazione di Maria Antonietta. Mi permetto di riportare qui di seguito le sue parole:

    “It is now sixteen or seventeen years since I saw the Queen of France, then the Dauphiness, at Versailles; and surely never lighted on this orb, which she hardly seemed to touch, a more delightful vision. I saw her just above the horizon, decorating and cheering the elevated sphere she had just begun to move in, glittering like the morning star full of life and splendor and joy.

    Oh, what a revolution! and what a heart must I have, to contemplate without emotion that elevation and that fall! Little did I dream, when she added titles of veneration to those of enthusiastic, distant, respectful love, that she should ever be obliged to carry the sharp antidote against disgrace concealed in that bosom; little did I dream that I should have lived to see such disasters fallen upon her, in a nation of gallant men, in a nation of men of honor, and of cavaliers! I thought ten thousand swords must have leaped from their scabbards, to avenge even a look that threatened her with insult.

    But the age of chivalry is gone; that of sophisters, economists, and calculators has succeeded, and the glory of Europe is extinguished forever”.

    • capiamoci: io uso talvolta toni molto severi nei confronti del M5s, ma mi pare di non fare sconti a nessun altro e rispetto a quello chje scrivo sul Pd o su Rifondazione, mi pare che con il M5s ci vado molto leggero. Ovviamente questa storia della Sarti è rivoltante e non posso che essere dalla sua parte. Del modo con cui la Boldrini sta esercitando il ruo ruolo dirò qualcosa a breve.

  • Caro Giannuli, giuro ch’è l’ultima volta che ti dico che sei sprezzante nei confronti del M5S: è una battuta stupida, e pertanto ingiusta. Ne faccio invece una intelligente: quando citavo Burke, auspicando un cavaliere senza macchia e senza paura che in Parlamento si ergesse come un leone a difesa della sua giovane collega pensavo, non so, a un Fassina.:-))

  • Se ricordo bene ho scritto che in realtà nulla è cambiato in quanto la figura del capo dello Stato non ha subito modifiche o evoluzioni. Il suo ruolo ed i connessi poteri sono inversamente proporzionali alla forza della maggioranza parlamentare. Da Scalfaro in poi la maggioranza parlamentare è stata via via sempre più debole e questo ha permesso l’avanzata dell’arroganza per così dire del Presidente della Repubblica che da mero ruolo rappresentativo ha guadagnato poteri effettivamente politici. L’ho detto cmq in un post di qualche giorno fa.

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