GOVERNO DEL RIBALTONE E LEGGE ELETTORALE.

E’ evidente che si sta tessendo la trama per rovesciare Berlusconi con una “rivoluzione parlamentare”. Mettere insieme una maggioranza, anche risicatissima, anche di un solo voto, potrebbe segnare la fine politica di Berlusconi.
L’obiettivo principale di un governo simile (ovviamente giustificato prima di tutto dalla crisi economica e dall’esigenza di stabilità del paese e via dicendo…) sarebbe il  nuovo sistema elettorale. Che il Porcellum sia un sistema  elettorale folle è cosa che dice il suo stesso autore, ma il punto non è questo.

Il punto è che un sistema maggioritario come quello attuale, che dà il 54% dei seggi a chi abbia un voto in più, condanna il centro ad una eterna  sottorappresentazione e favorisce il singolo giocatore più forte, cioè la destra di Berlusconi. Il Pd sogna una alleanza da Vendola e Di Pietro all’Udc, ma, ammesso e non concesso che Vendola, Di Pietro e l’Udc accettino di stare insieme (della qual cosa dubiteremmo), quante probabilità ci sono che tutti gli eletttori dell’Udc accettino di votare per una lista in cui ci sia Vendola e quante che tutti gli elettori Idv o di Rifondazione votino una cosa in cui c’è Casini? Bastano poche astensioni (direi più che probabili) e Berlusconi ha rivinto.
L’unico modo per batterlo è tenere distinti centro e sinistra, nel qual caso si può pensare che il blocco di destra non ottenga più che la maggioranza relativa. Questo si può ottenere in due modi: o introducendo nuovamente il proporzionale (che sarebbe la scelta più razionale) o con un maggioritario a doppio turno (da vedere se di collegio o nazionale per il premio di maggioranza). Nel primo caso avremmo un Parlamento con un centro ago della bilancia che potrebbe fare maggioranza probabilmente con la sinistra per liquidare Berlusconi. Nel secondo caso, soprattutto se doppio turno di collegio alla francese, dopo aver ottenuto ciascuno i propri voti al primo turno, centro e sinistra potrebbero fare accordi a scacchiera in funzione antiberlusconiana con il risultato probabile di ridurre la destra a non più del 25-30% dei seggi. Ugualmente si porrebbe il problema di un governo di coalizione, ma la destra sarebbe definitivamente emarginata e magari la coalizione potrebbe essere fatta solo fra il centro ed il Pd, senza costringere l’estrema sinistra e l’Idv ad imbarazzanti coabitazioni che, come l’esperienza insegna, non  portano molta fortuna.
Il problema, in questo caso sarebbe essenzialmente uno: ce la farà Bersani a capire di che si tratta prima della fine della legislatura?

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (5)

  • Non è assolutamente detto che al secondo turno la sinistra voterebbe il centro e viceversa. Anzi, è molto probabile che una parte consistente si asterrebbe. L’elettore italiano di sinistra è molto permaloso e poco incline al perdono. Lo si è visto in tutte le tornate elettorali successive al 2006. Poi c’è un’altro problema: il Pd non è il Partito socialista francese. La logica del centro sinistra italiano è: obblighiamo quelli di sinistra a votare per noi pena la continuazione del dominio berlusconiano. Non mi vedo Veltroni concedere qualche collegio alla sinistra. La mediazione non è nelle corde di questi pazzi: non sono riusciti a mediare neppure per i Pacs. Poi dobbiamo ricordare anche che il Pd ha un unico elemento che lo caratterizza e ricompatta: una allergia atavica nei confronti di qualsiasi idea di sinistra!! (vedi per esempio l’astensione sulla riforma universitaria o l’entusiasmo dimostrato per il contratto Pomigliano)

  • Caro Aldo, nel caso non lo avessi ricevuto, mi permetto di postare anche sul tuo sito il mio progetto di riforma elettorale. Grazie per l’ospitalità Franco Astengo
    IPOTESI DI SISTEMA ELETTORALE: PROPORZIONALE A DOPPIO TURNO CON PREMIO DI MAGGIORANZA
    Allo scopo di avviare, nelle sedi più diverse, la discussione sulla modifica (necessaria) del sistema elettorale e proponendo anche modifiche costituzionali importanti dal punto di vista della rivitalizzazione della centralità del Parlamento (monocameralismo o seconda camera delle Autonomie locali eletta, come il Senato Francese, in via indiretta; statuto delle opposizioni; sfiducia costruttiva) riprendiamo, da precedenti elaborazioni portate avanti negli anni scorsi, una idea di sistema elettorale a doppio turno, sulla base di circoscrizioni interregionali, con voto di preferenza (anche plurimo, si potrebbe pensare a due preferenze esprimibili).
    Nel caso di compresenza tra Camera dei Deputati eletta a suffragio universale e Camera delle Autonomia eletta con un sistema di secondo livello, è evidente che la fiducia al Governo dovrà essere concessa soltanto dalla Camera dei Deputati.
    A questo modo (trattandosi di circoscrizioni ampie, anche se l’assegnazione dei seggi all’interno della circoscrizione avviene con il metodo d’Hondt, sicuramente preferibile, è possibile, a differenza del sistema spagnolo e del progetto Ceccanti-Vassallo del 2007, avere la rappresentanza anche delle formazioni minori, senza privilegiare troppo le forze entnoregionaliste) potrebbe essere garantito l’equilibrio tra rappresentanza e governabilità, all’interno di un sistema dove la convivenza bipolarismo e presenza delle forze politiche risulterebbe possibile (riportiamo l’attenzione a quanto riferito poco sopra su statuto delle opposizioni e sfiducia costruttiva).

    FUNZIONAMENTO

    ISTITUZIONE DI RIFERIMENTO: PARLAMENTO MONOCAMERALE COMPOSTO DA 500 MEMBRI
    ASSEGNAZIONE DEI SEGGI: 400 SEGGI AL PRIMO TURNO CON CRITERIO PROPORZIONALE, 100 SEGGI AL SECONDOTURNO CON PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA LISTA O ALLA COALIZIONE VINCENTE, NELLA SEGUENTE PROPORZIONE: 75 A 25;
    MECCANISMO DI VOTO AL PRIMO TURNO: L’Italia sarà suddivisa in 9 grandi circoscrizioni (Piemonte,Valle d’Aosta e Liguria 40 seggi; Lombardia 67 seggi; Emilia – Romagna 32 seggi; Triveneto 53 seggi; Toscana, Marche e Umbria 44 seggi; Lazio, Abruzzi, Molise 50 seggi; Campania 35 seggi; Puglia, Basilicata e Calabria 39 seggi; Sicilia e Sardegna 40 seggi).
    ASSEGNAZIONE DEI SEGGI AL PRIMO TURNO: Si presentano le forze politiche senza alcun vincolo tra di loro, e all’interno di ciascheduna circoscrizione si assegnano i seggi con il metodo d’Hondt (senza clausola di sbarramento). A questo modo le forze politiche si misurano ed ottengono seggi senza la defatigante contrattazione nei collegi ( l’ultimo quoziente, per ogni circoscrizione si aggira tra gli 80 – 90.000 voti).
    ASSEGNAZIONE DEI SEGGI AL SECONDO TURNO. E’ evidente la necessità di formare coalizioni molto larghe. Alla coalizione vincente saranno assegnati 75 seggi, a quella perdente 25 (una proporzione in grado,appunto, di garantire la governabilità). Per il secondo turno sarebbe preferibile che i partiti apparentati formassero una sola lista che dovrebbe essere bloccata (senza preferenze) dove i singoli partiti sono sarebbe rappresentati in misura percentuale pari al risultato del primo turno.
    Naturalmente è legittimo immaginare ( o sognare) la combinazione che si vuole al secondo turno (anche la presentazione di liste isolate o di mini – coalizioni: di fatto la minoranza sarebbe suddivisa anch’essa con il metodo d’Hondt).
    Savona ,li 8 Agosto 2010 FRANCO ASTENGO

  • Il punto fondamentale è riassunto magistralmente nelle ultime parole: ce la farà Bersani a capire…
    Il problema è che una sinistra con i Bersani, i D’Alema, i Veltroni, ecc. non riuscirebbe a vincere nemmeno a briscola, per cui un sistema elettorale o un altro, da questo punto di vista, servirebbe ben a poco.

  • Un progetto di riforma elettorale scritto da una persona che si chiama “Astengo” è carino. Come dire un nome… un programma!!

    Scherzo naturalmente

  • Ce la faranno i Lavoratori a capire che è tempo di darsi una svegliata e non lasciare il loro futuro nelle mani di questi farabutti, che siano di destra o di sinistra?

    Prima volta qui, ma non so se inizio tanto bene.

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