Golpe in Turchia: ma allora, che succede?

Situazione confusa e difficile quella turca, per cui cerchiamo di procedere con ordine individuando le poche cose su cui si può fare ragionevole affidamento.
In primo luogo questo è il colpo di stato più patacca che si possa immaginare: forze limitatissime, nessuno pensa ad arrestare o uccidere Erdogan, ordini confusi e con militari impreparati che non vogliono sparare sulla gente, soldati respinti nella sede radiotelevisiva da pochi poliziotti e dagli stessi giornalisti e personale dipendente come se si trattasse del tentativo di irruzione dei ragazzi dei centri sociali ed, alla fine, una cosa che si conclude in quattro ore. Neanche se il colpo di stato lo avessero tentato i ragazzi della via Pal sarebbe andata così; e persino Hollande l’avrebbe fatta meglio.

Ma, siccome quelli che vi hanno preso parte ora se la vedranno brutta (e non si esclude nemmeno il plotone di esecuzione) è evidente che non stavano fingendo e sono caduti in una trappola: qualcuno gli ha assicurato una partecipazione che non c’è stata, magari proprio quello che si era preso il compito di togliere di mezzo Erdogan.

In secondo luogo, chi ha bloccato i militari golpisti salvando Erdogan? Più che il resto dell’esercito, sembrerebbe la polizia ed una certa reazione popolare. Mai visto un golpe fermato dalla polizia, di questo passo basteranno i vigili urbani e i pompieri. Vero è che Erdogan aveva dotato la polizia di armamento pesante con la scusa del terrorismo, facendone una sorta di milizia, però questo può succedere solo se il resto dell’esercito resta con l’arma al piede, perché altrimenti non c’è storia. Allora il popolo? Erdogan è stato salvato dalla rivolta popolare? Veramente, sappiamo di diverse migliaia di persone nella capitale e poco di più: nella gran parte del paese non si hanno notizie di movimenti popolari né piccoli né grandi.

Che Erdogan abbia consensi nel paese si sa, come dimostrano i risultati elettorali ma quello che colpisce, più che il numero  dei manifestanti (non mi pare che le immagini parlino di cortei di centinaia di migliaia di persone) è il carattere organizzato della reazione. Da quello che si vede a me parte ci si tratti di squadre organizzate (del partito di Erdogan?) e c’è da chiedersi come, in così poco tempo abbia potuto formarsi un simile dispositivo squadristico.

Siamo pratici: chi ha salvato Erdogan sono stati i militari che non si sono mossi e fra cui, forse, c’è quel qualcuno che ha invitato gli altri a muoversi  secondo la ben nota tattica del “vai avanti tu che me viene da ridere”.  Un po come quando da ragazzi invitavamo uno a sedersi e poi gli toglievamo la sedia di sotto facendolo finire di sedere per terra.

Quindi direi che le uniche due certezze sono che il golpe è stato una trappola per dare il via alla epurazione dell’esercito, della magistratura e della burocrazia dagli ultimi kemalisti e dai ben più numerosi seguaci di Gulen (che come si sa è favorevole ad una versione moderata e modernizzante dell’Islam ed è filo occidentale) e che chi ha salvato Erdogan è l’esercito che ha lasciato soli i quattro gatti che poi sono restati nella rete. Poi c’è una terza certezza: che il vero colpo di stato inizia ora.

Ma ci sono anche dei pezzi abbastanza evidenti ma che non sappiamo mettere a posto nel puzzle: la clamorosa rottura con gli Usa con il pretesto dell’ospitalità data a Gulen e che ha tutta l’aria di non essere una cosa passeggera. Perché, dopo che Obama si era schierato contro i golpisti? Per di più sino al mettere in crisi la base militare Nato da cui partono gli attacchi al Califfato.

Detto questo, restano molte zone d’ombra e partiamo dalla prima: come mai Erdogan è scappato in aereo verso Berlino? Se il golpe da operetta fosse stato organizzato da lui, sarebbe stato più logico che fosse restato ben protetto nel suo palazzo, facendo la scena del “capitano-che-non-abbandona-la-nave”. Invece, a quanto pare, in un primo momento ha preso il golpe molto sul serio, al punto di pensare a scappare.

Seconda cosa: come mai i tedeschi gli hanno rifiutato l’accoglienza? Va bene che di profughi ne hanno già troppi, ma, insomma, uno solo potevano anche prenderselo, vi pare? E perché Obama e la Merkel hanno attesso due ore prima di pronunciarsi (e che dichiarazione!) mettendo definitivamente a terra i golpisti?

In quelle due ore è successo qualcosa che non sappiamo. La sensazione è che ci sia stata una trattativa fra Erdogan e qualche altro che non individuiamo. Una ipotesi (per carità: solo una ipotesi) è che si tratti di qualcuno in divisa che gli ha dato le garanzie necessarie in cambio di qualcosa. Forse quello stesso che ha tirato in trappola i quattro scemi che poi hanno abboccato. Tutto molto oscuro: ci mancano troppe informazioni e possiamo solo formulare ipotesi che poi verificheremo man mano che nei prossimi giorni emergeranno comportamenti ed informazioni.

Ovviamente la maggior parte delle cose che possiamo congetturare ora sono destinate ad essere smentite dai fatti, ma non per questo è inutile cercare una chiave di lettura iniziale. E per cominciare formulo questa possibile traccia di ipotesi da riverificare e modificare man mano che se ne presentino le occasioni:
1.    l’esercito turco non è più il monolite di un tempo e non ha più la caratterizzazione  laica che gli aveva dato Kemal
2.    pertanto è diviso sull’atteggiamento da avere verso Erdogan, in particolare su tutta una serie di singole questioni: l’atteggiamento da avere verso il Califfato, la questione curda, i rapporti con Israele, la crisi di ottobre con la Russia e la questione ucraina, la questione della via della seta, i rapporti con la Ue, l’appoggio ai fratelli musulmani ecc.
3.    E fra gli argomenti da decidere c’è anche quello della riforma costituzionale che Erdogan ha in mente e che investe anche lo spazio che i militari avranno nel futuro sistema politico
4.    Non è affatto detto che i militari abbiano una posizione univoca su ciascuna delle questioni sul tappeto, anzi è ragionevole che siano divisi in più gruppi
5.    Allora immaginiamo che un gruppo, magari un po’ più sveglio degli altri, ha una trovata: tessere un trappolone ai gulenisti e forse anche ai kemalisti, assicurargli il proprio appoggio e magari proprio l’eliminazione di Erdogan, al fine di avere un potere contrattuale con il Presidente al momento buono, insomma una variante parziale di intentona
6.    Poi, quando il presidente, spaventato, è in aereo che già si vede avviato ad un triste esilio, il qualcuno di cui sopra si fa avanti e tratta un pacchetto: ad esempio un atteggiamento diverso nei confronti della Russia, un allontanamento brusco dagli Usa, un certo peso nei prossimi assetti di potere, e vai a vedere cosa altro
7.    In cambio si offre a Erdogan di poter tornare, anzi si organizzano le squadre pronte ad intervenire, gli si consente l’appello alla nazione, si appoggia con discrezione la polizia. E gli si concede anche di poter fare l’epurazione di gulenisti e kemalisti (che evidentemente sono avversari anche del nostro Qualcuno) e di fare la sua riforma costituzionale, magari concordandola
8.    Erdogan accetta e torna indietro, dando inizio ad una forsennata epurazione che probabilmente non è che all’inizio, e rompe con gli Usa

Dunque un golpe finto per attuarne uno vero nel quale Erdogan appare come quello che ne esce più forte ma che probabilmente deve fare i conto con qualcuno che è nell’ombra e che intende condizionarlo.

Adesso vediamo cosa succede e verifichiamo in quali punti abbiamo preso ed in quali no.

Aldo Giannuli

aldo giannuli, erdogan, golpe in turchia, gulen, rottura della turchia con gli stati uniti, scenario in turchia


Aldo Giannuli

Storico, è il promotore di questo, che da blog, tenta di diventare sito. Seguitemi su Twitter o su Facebook.

Comments (37)

  • C’è un aspetto, a mio avviso molto importante, che l’analisi non considera.
    Eerdogan è al potere da 2003 ed in questi 13 anni ha inequivocabilmente manifestate le sue aspirazioni ad un regime fortemente personalistico dove le opposizioni ed i condizionamenti al suo ruolo (esercito compreso) sono destinati a sparire.
    Non è certo da ieri che questi elementi appaiono in tutta evidenza.
    La domanda irrisolta è la seguente: perchè il golpe è scattato solo oggi? perchè l’esercito gli ha dato modo di radicarsi fortemente in tutto questo tempo, quando era chiaro che andava a ridimensionarsi fortemente? quali circostanze o elementi sono entrati in gioco così fortemente da determinare questo passo??

    • Perché Erdogan è stato sempre astutamente cauto. Tutti sanno che il suo nucleo elettorale risiede nell’islamismo (seppur “moderato”) ma lui ha sempre portato avanti la sua agenda cripto islamista con grande tatto istituzionale, facendo esplicito riferimento soltanto ad un generico conservatorismo. Anche le riforme più smaccatamente pro Islam sono state presentate come guidate da un liberalismo (libertà religiosa degli islamici di frequentare scuole di ispirazione musulmana, ad esempio, o di andare all’università col velo mentre prima era proibito).
      È stato molto astuto. Anzi, con la faida tra lui e il suo vecchio maestro Fetullah si è persino messo in condizione (oltre che di attribuire agli appartenenti delle organizzazioni finanziate da quest’ultimo tutti i problemi del paese che ha governato per 13 anni) di apparire addirittura come il tutore delle istituzioni laiche.

    • concordo con l’analisi di Giannuli, ma è una domanda che mi faccio anch’io; e a questa domanda ne aggiungo un altra: un piano di tale raffinata concezione ed attuazione siamo sicuri che provenga da un generale turco? Faccio fatica a crederlo. E’ possibile pensare ad una regia estera orientale, che forse spiegherebbe le perplessità di Brugial e mia?

        • Rileggendo il pezzo, non mi convince affatto il passaggio sulla trattativa con Erdogan ormai perdente. Soprattutto se, come affermano certi siti internazionali, i golpisti hanno avuto la possibilità di abbattere l’aero presidenziale e “misteriosamente” non lo hanno fatto.
          E ancora: una trattativa così complessa sulla Russia, gli Usa, il ruolo futuro dell’esercito ecc ecc. si può mai chiudere in meno di 4 ore??
          Solo forse nel caso in cui Erdogan sia diventato un fantoccio in mano a qualcuno che lo teneva/tiene completamente in scacco. Ma chi??
          Insomma, c’è ancora molto da capire su questa vicenda….

  • La Turchia voleva giocare un ruolo di primo piano nella ridefinizione del nuovo Medioriente e si candidava a diventare il protettorato del nuovo stato sunnita che gli USA volevano impiantare nell’area ridisegnandone i confini e spezzettando, a questo scopo, Siria e Iraq. In questo quadro lo scopo dell’abbattimento del Sukoi 24 sarebbe stato quello di mettere la parola fine al tentativo di riavvicinamento tra Russia ed Europa che si stava avviando con i colloqui di pace di Vienna. Il segnale era rivolto all’Europa, come faceva notare la rivista Limes, e aveva lo scopo di escludere qualsiasi influenza su Herdogan il quale, con quella “pugnalata alle spalle della Russia”, sceglieva definitamente di rinunciare a schierarsi a favore di un quadro internazionale multipolare che era la direzione verso cui puntava la proposta di Putin del Turkish Stream. Con l’intervento russo, poi, gli USA saranno costretti a prendere le distanze dall’ISIS, da qui il supporto che Obama darà ai curdi per sostituirli allo Stato Islamico in quello che era il piano neocon del “Medio Oriente allargato” che aveva in progetto la creazione di un califfato islamista a cavallo di Siria e Iraq da sostituire ora con uno stato Curdo nel nord della Siria che doveva comprendere anche l’attuale Kurdistan e la provincia di Kirkuk. Il piano trovò subito la forte resistenza di Erdogan, tant’è che in America incominciarono a circolare previsioni e ipotesi su possibili colpi di stato in Turchia. Poi è arrivata la lettera di scuse a Putin e le aperture del governo Erdogan tese a ridefinire i rapporti con la Siria. A questo punto le cose sono precipitate costringendo i golpisti ad agire nonostante il sostegno della popolazione turca al proprio governo, sostegno che si era andato rafforzando ora che la Turchia tornava ad abbracciare una politica di distensione e cooperazione con gli altri paesi dell’area. La realtà, che nessuno può negare, è che la Turchia ha vissuto un grande momento di vitalità e sviluppo grazie alla sua politica di distensione con gli altri paesi dell’area, compresa la Siria, una politica che gli aveva permesso, nonostante l’adesione ai Fratelli Musulmani dello stesso Erdogan, di assumere il ruolo di protettore dell’identità dell’Islam tutto, Sciita e Sunnita e degli interessi del popolo arabo. Era quest’approccio che stava facendo della Turchia di nuovo un grande paese. Poi sono arrivati gli americani e la NATO, con il loro progetto del Grande Medio Oriente allargato, i quali hanno fomentato la megalomania irresponsabile del presidente turco, adombrandogli la possibilità di rendere realtà il grande sogno di un redivivo impero ottomano. Gli Israeliani e i neoconservatori americani avevano trovato in Erdogan, per questo suo profilo, un ottimo alleato. Non avevano fatto però i conti con la fermezza di Putin, la sua lungimiranza e la disponibilità a soprassedere anche sugli errori più grossolani una volta riconosciute le proprie responsabilità. Il fatto che Erdogan abbia trovato nel popolo turco e nel parlamento, compresi nazionalisti e kemalisti, l’appoggio necessario per abbattere i golpisti, dimostra che la nuova politica di distensione con la Siria e la volontà di ricostruire un asse strategico con la Russia l’hanno reso molto più forte di prima. L’approccio giusto per ricostruire i vecchi fasti. La politica: l’arte del possibile…

  • Secondo alcune fonti l’aereo di Erdogan non ha mai lasciato lo spazio aereo turco; il che non significa che non potesse chiedere asilo.
    La timidezza di Obama potrebbe indicare un coinvolgimento (vero o finto) degli americani nel fallito golpe.

    • Tenerone Dolcissimo

      Cio’ vuole dire che il professore ha ragione nel sostenere che ci sono forti dubbi sul fatto che questo sia un autogolpe.
      Andrebbe approfondito il perché la UE -di cui il CdS è al soldo- vuole fare passare l’idea dell’autogolpe.

  • Aldo, anche a me risultava che il tentativo di volo verso Berlino fosseuna bufala totale.
    Tu hai riscontri del contrario, se ben capisco?
    Molto interessante comunque quest’ipotesi del terzo uomo nell’ombra. Chissà…

    • be, che fosse in volo è certo, che abbia chiesto di atterrare a Berlino è possibile che, in questo caso, la Merkel glielo abbia negato probabile
      Quel che conta è che fosse in volo, cioè aveva ragione di temere una cosa ben più seria

  • Prof.Giannuli nel pezzo precedente dedicato al golpe turco, lei non ha mancato l’ennesima occasione di riesumare il farsesco tentativo di colpo di stato della Medaglia d’oro al valore militare Principe Junio Valerio Borghese.Il mitico Comandante della invitta e gloriosa Decima Mas, che per dirla con il compianto Almirante era “un ottimo militare ma un pessimo politico”. Il Comandante aveva abboccato all’amo del regime e con duecento guardie forestali al seguito, pensava di impadronirsi del vertice dello stato, senza l’appoggio dell’esercito, dell’aviazione, della marina ma soprattutto dei carabinieri.Purtroppo per il Comandante Medaglia d’oro al valore militare, eravamo al livello del celebre film :”Vogliamo i colonnelli” con Ugo Tognazzi. Ciò premesso,esimio professore, lei scusi la franchezza, quando cita il golpe Borghese evita accuratamente di dire esattamente come andarono le cose.A lei non è consentito ciò: per il semplice fatto che ha avuto l’incarico ufficiale di esaminare gli archivi segreti del Viminale e sa esattamente come andarono le cose.Come ha dovuto ammettere pubblicamente di non aver trovato una sola traccia dalla quale risulti che il Delle Chiaie era al servizio del Viminale.Naturalmente per pararsi il fondo schiena agli occhi degli oltranzisti di sinistra, suoi abituali frequentatori e per non nuocere al suo curriculum professionale, si vede costretto a riesumare le cifre risibili (una obolo domenicale) che il Viminale elargiva ad Avanguardia Nazionale. Lei è perfettamente al corrente che il Viminale soldi ne dava a tutti i movimenti oltranzisti sia di destra che di sinistra; ne dava anche a fiduciari inseriti ai vertici del PCI. Una necessaria messa a punto storica ignota alla maggioranza.

      • @michiamoado. Conoscendo la matta bestialità delle scimmie ammaestrate dell’antifascismo, al prof.Giannuli, per aver osato scrivere la verità, non verrà mai perdonato facilmente ciò; inoltre lo ha danneggiarlo a livello di curriculum professionale. Ma come se per decenni gli oltranzisti e i pennivendoli di sinistra, hanno scritto ovunque che il “caccola” era un agente del Viminale, come osa costui, mettere in discussione un loro dogma teologico-ideologico?

    • J. Valerio Borghese.
      Questo nome non mi è nuovo.
      Ma non è colui che dopo aver combattuto (valorosamente) gli inglesi, durante la repubblica ne divenne loro amico?

        • Giorgio Almirante dixit:” Un ottimo militare un pessimo politico”. Ciò non toglie che il Comandante e la gloriosa Decima Mas, sono l’orgoglio del combattentismo italiano. In un popolo di disertori,traditori,voltagabbana, rinnegati, la invita Decima Mas ha scritto pagine di gloria militare perenni.Concludo con il loro grido di battaglia: “Decima marinai; Decima Comandante”!

          • Il valor militare e le virtù civili non godono della proprietà invariantiva e Borghese ne è un esempio … da non imitare sul secondo versante.
            Come si chiamava quella cosa corta, brutta e cimmirruta che scappò da Pescara in nave alla volta di Brindisi, lasciando le forze armate allo sbando?
            E una parolina su Supermarina e sugli ammiragli & consorti la vogliamo dire?
            Andiamoci piano prima di dire che siamo un popolo di disertori, etc, etc. .
            Quel discorso è funzionale alla esaltazione fasulla di super eroi di cartapesta.

  • Il tutto va messo anche in relazione alla sterzata in politica estera che è stata preparata negli ultimi mesi.

    Riportiamo i fatti:

    – improvvisamente nei primi mesi del 2016 l’Isis organizza due attentati in zone turistiche del centro di Istanbul (Sultanahmet e zona shopping nei pressi di Taksim) prendendo di mira, soprattutto nel primo, turisti stranieri. Un avvertimento? Cosa aveva subodorato l’ISIS?
    – a marzo viene arrestato un generale dello stato maggiore dell’esercito accusato di cospirare contro il governo.
    – Erdogan rimuove da primo ministro Davutoglu, sfegatato antirusso e filoeuroperista (nel senso di filo UE), a cui, a dire dei miei amici turchi, va attribuita la responsabilità di aver creato ad hoc la crisi dei profughi come strumento di pressione sull’UE, e si scusa tramite una lettera ufficiale con Putin per l’abbattimento del caccia.
    – ricucitura dei rapporti diplomatici anche con Israele.
    – l’esito del referendum sul Brexit, che già di per sè metteva una seria ipoteca sul progetto UE (come sottolineato scompostamente, ad esempio, dal solitamente “sobrio” Monti), sancisce senza possibilità di equivoco il fallimento dell’attuale progetto europeo e l’inizio del suo sfaldamento. Per sedere ai tavoli che contano, a Erdogan non serve più un approccio in politica estera caratterizzato da un rapporto privilegiato con l’UE (è sufficiente il rapporto privilegiato con la Germania e il ruolo strategico nella NATO). La scelta, sostanzialmente, è tra buoni rapporti con il vicino e importannte partner commerciale Putin e i fanatici russofobi dell’est Europa che stanno nell’UE (peraltro la politica estera della Germania, che è l’unico soggetto che conta vermante in quel che rimane dell’UE e con cui la Turchia ha solidi rapporti, non è affatto russofoba). I cadaveri politici del sud dell’UE (Francia inclusa, con cui peraltro la Turchia non ha mai avuto fantastiche relazioni) non contano più niente e dentro l’euro sono solo destinati ad agonizzare.
    – mega attentato Isis all’aeroporto Ataturk (vendetta dell’Isis per l’abbandono della Turchia). L’economia turistica turca, già in ginocchio per via dei precedenti attentati, dice addio alla stagione estiva 2016.
    – Come riporta l’antidiplomatico (sito filorusso molto informato di questioni riguardanti la guerra civile siriana) ci sarebbe addirittura un riavvicinamento segreto anche con Assad (tra l’altro ieri leggevo che, con la scusa del colpo di stato, sarebbero stati evacuati da Aleppo anche gli addestratori dei servizi segreti turchi che hanno formato uno dei gruppi terroristici anti Assad e le truppe dell’esercito turco di stanza in Iraq). Si avvicina la caduta di Aleppo, roccaforte dei “ribelli”?

    Detto questo, l’impressione è che, dato il passaggio in secondo piano delle relazioni con l’UE, Erdogan si possa permettere di abbandonare la parvenza formale di democrazia (che a Bruxelles, signora mia, si sa che so’ tanto attenti all’involucro formale della democrazia) e sfruttare il golpe (di cui potrebbe essere stato informato) per fare una purga in stile staliniano che apre la strada al mutamento ufficiale di regime, con un cambiamento formale della costituzione.
    Il tiepido supporto degli americani (che peraltro è arrivato solo quando già era evidente che il golpe era fallimentare), gli ha dato pure la scusa per fare la vittima e poter giustificare il riavvicinamento a Russia e Israele (che di questi tempi è visto come una spina nel fianco per l’amministrazione Usa) ma vedrete che le relazioni con Usa rimarranno sostanzialmente solide.

    p.s. Prof. Giannuli, lei scrive che Fetullag Gulen “come si sa è favorevole ad una versione moderata e modernizzante dell’Islam ed è filo occidentale”. Si, questo è sostanzialmente vero: anche Erdogan (se lo compariamo ai salafiti o ai wahabiti) è favorevole a una versione moderata dell’islam. Ma ricordiamoci che Fetullah può permettersi pure il lusso di essere più esplicito di Erdogan sulla questione del ruolo della religione nello Stato (essendo in “esilio” all’estero), mentre Erdogan (dovendo dissimulare con cautela il suo cripto islamismo, seppur moderato) è (o appare) paradossalmente come più istituzionale e più attento alla laicità (anche perché diversamente avrebbe rischiato, appunto, la rimozione ad opera dell’esercito).
    Il punto è che Gulen era e resta – apertamente – un giurato nemico del kemalismo turco. Ed è anche il maestro di Erdogan (che è entrato in politica tramite il supporto delle organizzazioni guleniste che oggi accusa). I turchi kemalisti (sostanzialmente la vecchia classe media degli istruiti nelle università laiche) da tempo sospettano che sia un gioco delle parti tra i due ex (?) sodali: poliziotto buono e poliziotto cattivo. Quindi quel “Qualcuno” con cui avrebbe negoziato potrebbe essere proprio Fetullah Gulen.
    Il sospetto è che oggi siamo arrivati al punto in cui Erdogan si può permettere (anche perché adesso può permettersi di fregarsene altamente delle ipocrite reprimende che arriveranno dai fenomeni dell’UE) di raccogliere i frutti del costante rafforzamento del suo regime e (con l’aiuto occulto di Gulen?) liquidare finalmente l’odiato kemalismo costituzionale. Il resto è solo teatro.

    • Mi scusi se intervengo.

      Lei scrive, nella chiusa del suo intervento che “Quindi quel “Qualcuno” con cui avrebbe negoziato potrebbe essere proprio Fetullah Gulen”. Naturalmente è un’ipotesi valida.

      Io mi permetto di ritenere che questo “Qualcuno” debba disporre di amplissime capacità di trattativa; capacità, per intenderci, che vadano ben oltre una garanzia “politica” o “militare”. Credo, ed il Professore non me ne voglia se provo a dare una interpretazione del suo pensiero in merito, che sia più interessante, e proficuo, dirigere l’attenzione sul ruolo di qualche potente “servizio d’area” e di un suo “famoso” dirigente, che Lei peraltro, correttamente nomina nel suo intervento ( “- ricucitura dei rapporti diplomatici anche con Israele” ). Ovviamente posso sbagliarmI…

  • Dopo le accuse gravissime di Erdogan agli USA, niente potra’ ritornare come prima nelle relazioni tra i due paesi. Gli americani sono gente che accetta dai loro partners solo entusiastici consensi e lo strappo potrebbe essere ricucito solo formalmente e temporaneamente. Ne abbiamo un esempio con la crisi di Sigonella nel 1985 dove Craxi (primo ministro) e Andreotti (ministro degli esteri) osarono trasgredire gli ordini di Regan, e ci manco’ poco che non si arrivo’ ad una sparatoria tra militari italiani ed USA. Craxi e Andreotti a quel tempo si facevano forti del fatto che erano garanti delle basi NATO in Italia, ma poi vennero spazzati via. Anche Erdogan ha il suo punto di forza nell’essere garante della NATO, e per giunta sta’ giocando d’azzardo nella delicatissima partita della guerra fredda versione 2.0 (solo un pirla come Renzi puo’ dire che non c’e’ una nuova guerra fredda)

    • la guerra fredda era e rimarrà una vicenda confinata in quel periodo storico,con impotazioni globali totalmente differenti dalle attuali,renzi a mio avviso dice una cosa giustissima,la guerra fredda nn esisterà più,ci sono sicuramente tensioni con la russia che avranno sviluppi ben diversi da quelli della guerra fredda,non fosse altro che al’epoca a regolare la guerra fredda c’era jalta,ora le regole del gioco non son più ben definite come allora.

  • su flightradar24 si poteva conoscere la posizione in tempo reale dell’aereo presidenziale
    erdogan è rimasto in turchia sempre! il suo aereo ha sorvolato il sud ovest fino a quando non ha deciso di ritornare ad istanbul, e questo nonostante ci fossero degli f16 golpisti in volo

  • L’esercito ha aspettato troppo, avrebbe dovuto costringerlo a lasciare il potere già nel 2003-2004, senza dargli il tempo di organizzarsi. Il despota ha imparato dalla fine che ha fatto Necmettin Erbakan, primo minstro ‘islamista’ prima di lui e ha quindi dato un volto più moderato al suo ‘AKP’ imbambolando tutti i kemalisti. Quello che ora se la ride di più è Putin.

    • quel che nn capisco è che gli americani da questa seconda fase del governo turko,hanno avuto molto da guadagnarci,sopratutto il rinnovato atrito con la russia,che allotanava ogni minaccia alla di sicurezza della nato.

      • @andrea
        per favore non parlare di cose che non conosci.
        La NATO non e’ affatto minacciata, e’ la NATO che minaccia la Russia, basta vedere come si e’ allargata dopo la caduta dell URSS e come continua ad allargarsi.
        Negare che c’e’ una nuova versione di guerra fredda e questa volta piu’ pericolosa, significa o non aver capito unj acca o essere lacche’ degli americani come quel gaglioffo di Renzi.

  • Del golpe rimarranno le foto dei soldati prigionieri (nessuno dei radicalchic si lancia contro la tortura? È la polizia italiana la nemica vero?), il fatto dei 3000 giudici incarcerati (gente che notoriamente scende in piazza sui carri armati) e un rafforzamento del regime col plauso dell’occidente. Il tutto in 12 ore. Però che tempismo nell’organizzare un contrattacco. Quei fascicoli con tutti quei nomi, aspettavano solo il via libera per essere aperti. W la democrazia (non questa)

  • il nostro paese ci ha insegnato che ,se ci sono tensioni e pericoli per la tenuta di una stato ,ci si attiva preventivamente con degli accurati dosssieraggi,utili ad enuncleare le figure che potrebbero alterare il sitema costituito.
    che siano sttati preparati non mi stupisce,ne tanto meno li lego direttamente a questa vicenda specifica,chredo che sia una prassi standard in ogni paese che teme fortissime tensioni politiche .

  • Insomma dietro l’ambaradan ci sarebbe Putin? Il tutto per un cambio delle alleanze della Turchia e di Erdogan, per uno spostamento verso la Russia? In considerazione della politica guerrafondaia, caotica e di morte fatta dagli Usa/Regno Unito ed Europa dall’Iraq all’Iran alla Siria…. Da Alqaeda all’Isis, un cambio di alleanza della Turchia lo trovo rassicurante.

  • Il colpo c’è stato. Lo stato è mancato.
    Partendo dal legalismo delle parole di Kerry e dalle rampogne di Erdogan che parla a suocera, perchè nuora intenda, si può arguire che vi è stata una regia plurima e discordante, almeno doppia, con un go and stop.
    Un attore è noto.
    L’altro no, perchè ha lavorato nel silenzio.

  • Beh, che il golpe sia fallito perché c’ è stata un appoggio molto parziale delle Forze Armate, negli alti gradi, è di tutta evidenza. La domanda è ovviamente perché. Non credo allo spirito democratico dei generali turchi, credo che ci sia stato un tentativo di cambio di regime ad Ankara in vista dell’ escalation con la Russia che passa dal mobilitare battaglioni Nato nei Paesi baltici, alle nuove basi in Polonia e Romania, al rinnovo delle sanzioni, all’ ingresso del Montenegro e alla costituzione del nuovo Governo ucraino. Il cambio di regime in Turchia intrecciava le aspirazioni di ciò che resta del vecchio apparato kemalista, desiderosi di riprendere il controllo, con gli interessi strategici degli Usa. In questo si è inserita una parte dell’ alta dirigenza militare che, pur non essendo erdoganista, ha deciso che non può imbarcare la Turchia in un’ avventura contro la Russia che espone la Turchia a rischi fatali e che non coincide in nessun modo con gli interessi politici, strategici, ed economici della Turchia. Dopo tutto gli Usa (a parte l’ Alaska) sono dall’ altra parte del mondo rispetto alla Russia, mentre la Turchia è sul confine. Una situazione simile a quella di Cuba rispetto agli Usa o di Taiwan con la Cina. Va spiegata inoltre una cosa fondamentale: sulla stampa nostrana compaiono una serie di fregnaccie sulla figura mitologica di Mustafà Kemal detto Ataturk. Ataturk non è affatto il Padre della Patria, il Padre della moderna Turchia. L’ odierna Turchia è il prodotto della disastrosa sconfitta dell’ impero ottomano durante la prima guerra mondiale. In ossequio al sempre attuale divide et impera i vincitori, inglesi in testa, gli Usa non erano ancora ciò che sono oggi nel 1918, smembrarono l’ impero ottomano. Il Padre della Patria Ataturk è dunque niente più che il commissario liquidatore scelto dai vincitori, con lo scopo di inquadrare la Turchia, non più un impero durato secoli ma, con tutto il rispetto, un Paese di serie B sulla scena mondiale. Ataturk costruì nella Turchia post prima guerra mondiale quello che gli angloamericani costruirono in tutta l’ Europa occidentale alla fine dopo il 1945, una struttura infiltrata nello Stato e nella società, a doppia fedeltà, atlantica e statale. La struttura kemalista era dunque un’ operazione dello stesso modello di Stay Behind: Gladio. Ma 14 anni di Erdogan hanno cambiato gli equilibri, molti dei vecchi generali sono andati in pensione, nuovi ufficiali hanno assunto ruolo di rilievo e sono cambiate le regole di ingresso all’ Accademia ufficiali e sulle progressioni di carriera, intervenendo sulla composizione e la nomina delle commissioni di avanzamento. Il Governo Erdogan ha dilagato negli ultimi 14 anni passando dal 30% del 2002 al 49,8% delle ultime elezioni, scompaginando la miserabile classe dirigente liberale e kemaliana, in questo senso si inquadra la figura di Gulem, l’ uomo nuovo dell’ Occidente dopo la disfatta dei vecchi referenti e il trionfo degli islamici. Il punto di rottura è l’ accelerazione della Nato verso la Russia. Gli ufficiali anche non erdoganiani si sono rifiutati di seguire i kemalisti in un’ impresa per conto terzi, un’ avventura di cui la Turchia non ha alcun bisogno. In tal senso va visto il riavvicinamento di Erdogan a Putin dopo l’ incidente in Siria, il leader turco sa che non può più fidarsi degli Usa e dell’ Occidente che infatti durante il golpe hanno taciuto ed è impensabile che non sapessero nulla. Il repulisti di queste ora inquieta per la rapidità e il numero di obiettivi, non per le modalità. Che vi aspettavate che per un crimine della massima gravità come quello dei falliti golpisti, specie i militari, fosse dato un buffetto sulla guancia o elevata una semplice contravvenzione? Ma il numero e la rapidità sono tali che significa che gli uomini dell’ Akp avevano individuato da anni gli appartenenti alla casta kemalista dentro lo Stato (non che ci volesse molto, di solito si tratta di ruoli e cariche quasi ereditarie, su basi familistiche). E ora liquidano ciò che resta di questo gruppo che ha dominato in maniera antidemocratica la politica turca per 90 anni. Non c’ è tuttavia da essere felici per il dilagare di una formazione politica come l’ Akp e il suo leader ma da riflettere sul fatto che certi equilibri determinati da decenni non sono irreversibili. E soprattutto i pericoli che si creerebbero anche in Italia con una vittoria del Sì al referendum costituzionale

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.