Cappuccino, brioche e intelligence n°24. Gli USA perdono il controllo dei propri missili ICBM.
di Lorenzo Adorni
“LF Down”. In una base militare nel Wyoming, ospitante missili strategici intercontinentali, sarebbe apparso questo messaggio ai tecnici del centro di controllo lancio. Il problema, comparso il 23 Ottobre scorso, sarebbe stato più serio di quanto si possa credere.
I tecnici si sono trovati nella condizione di non poter comunicare con ben 50 dei 450 ICBM che gli Stati Uniti dichiarano di mantenere sul suolo americano. In particolar modo, oltre ad essere impossibilitati a comunicare con i missili, numerosi sistemi di sicurezza fra cui quelli di intrusione nei silo e di controllo delle testate sono rimasti fuori uso per circa un ora. Le dichiarazioni di ufficiali militari e funzionari governativi non sono servite a chiarire in via definitiva la dinamica dell’incidente.C’è stato chi, ancora permeato da una logica da guerra fredda, si è preoccupato unicamente di garantire che il potenziale nucleare, a disposizione del Presidente Obama, non è risultato comunque compromesso. Giustificandosi con il fatto che i missili ICBM in questione possono comunque essere lanciati da speciali aerei predisposti ( gli E-4B e gli E-6B ). Come se il problema reale fosse una guerra nucleare da affrontare nell’immediatezza.
In realtà questa procedura dovrebbe essere disponibile solo per elevati gradi di allarme generale delle forze armate.
Veniamo ora alla quantità, un aspetto critico, non per la riduzione complessiva del deterrente nucleare a disposizione ma, per le procedure di ripristino del sistema stesso. Infatti secondo le medesime dichiarazioni , un problema simile aveva già coinvolto un numero limitato di missili. Singole unità o poco più, e le procedure per il ripristino sarebbero adatte al recupero del controllo di singoli missili e non di quantità così elevate come nell’incidente in questione.
La compromissione di un intero squadrone di ICBM è sintomo del fatto che la problematica presentatasi debba essere di carattere generale piuttosto che particolare. Restando alle dichiarazioni, sembrerebbe che la causa sia il malfunzionamento di un componente
hardware. Occorre ricordare che negli scorsi anni questi apparati sono stati sottoposti a numerose opere di ammodernamento; in particolar modo sono state spese centinaia di milioni di dollari per gli apparati di comunicazione. Lo scopo era quello di rendere i missili gestibili con un unico sistema di satelliti MILSTAR al fine di garantirsi, anche con l’utilizzo di particolari frequenze radio, la possibilità di gestire i missili a seguito di un eventuale attacco nucleare diretto ai centri di controllo lancio.
Oggi invece si scoprirebbe che un singolo apparato hardware può compromettere tutto il sistema.
L’evento appare singolare anche considerando il fatto che in questa tipologia di sistemi la ridondanza è di norma. Quindi è difficilmente credibile che interi apparati di controllo basino il proprio funzionamento, o possano essere compromessi, da un singolo componente. Il quale avrebbe causato un banale disturbo elettronico, che a sua volta si sarebbe ripercosso a cascata su tutti i sistemi della medesima tipologia, fino a causare la perdita di controllo di tutti i missili.
Infine è spuntata l’ultima ipotesi, quella di un attacco informatico o elettronico agli apparati. In questo caso le dichiarazioni si sono mosse da “E’ impossibile che un’ azione di questo tipo possa essere condotta” a “ Non abbiamo nessuna indicazione che riguardi un’azione di questo tipo ”.
Sono due dichiarazioni che lasciano apparire una differenza sostanziale di fondo e contribuiscono a non creare chiarezza. Per concludere è anche stato comunicato che l’evento verificatosi non sarebbe frutto di una manomissione deliberata.
In definitiva le dichiarazioni sono state le più disparate ma, trattandosi di sistemi strategici di difesa è , da un certo punto di vista, comprensibile.
Ad un osservatore esterno non sfugge però che, in determinate circostanze possa succedere un evento, senza una causa ben determinata, in grado di compromettere i sistemi di difesa a disposizione del Presidente Obama e forse, il suo rapporto con le proprie forze armate.
Lorenzo Adorni
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