Gli scontri del 1° maggio.
Quanto è accaduto ieri, 1 maggio, a Milano, merita una riflessione a mente fredda, senza reazioni emotive. Il che non significa affatto giustificare neanche un po’ l’operato delle tute nere, che va condannato con nettezza e senza sconti di sorta, ma chiedersi il perché di queste forme di protesta.
Per un momento terrei separate le occasioni come quelle di ieri da episodi come la lotta alla Tav o simili: sono cose che hanno punti di contatto, ma che occorre tenere distinte.
Così come va tenuta distinta questa area “violentista” dal mondo dei centri sociali in quanto tali (che, ad esempio, ieri in gran parte non hanno partecipato a gli scontri), anche se farebbero bene a pensare ad una dissociazione pubblica e netta rispetto a quell’altra area. E qui mi pare che Fedez abbia detto cose molto giuste.
Per cui ieri, in realtà, non c’è stata una manifestazione ma due: quella delle 500 tute nere e quella delle migliaia di partecipanti alla Mayday che sono restati perfettamente estranei agli scontri. E la stampa ha dato massimo risalto ai devastatori ignorando quasi del tutto gli altri, facendo così il gioco dei primi.
Per ora parliamo della manifestazione delle tute nere. Ormai gli incidenti, gli scontri con la polizia, le vetrine sfasciate e le auto incendiate, in coincidenza con eventi di una certa risonanza mediatica, sono un evento regolare come la pioggia in autunno ed il sole a ferragosto. Diventa necessario cercare di capire, partendo dalle motivazioni di chi mette in atto queste forme di lotta. La prima evidenza che balza agli occhi è la ricerca di visibilità: tutti eventi dove si sa di poter contare sulla presenza di telecamere e giornalisti in quantità, per cui gli incidenti occuperanno le prime pagine dei giornali e l’apertura dei telegiornali. E i titolo a tutta pagina che ingigantiscono gli scontri al di là della loro reale portata (la puntura di spillo all’ elefante del potere politico e finanziario) sono miele per le tute nere e simili, che si confermano nell’idea di un protagonismo di cui altri non sono capaci.
Queste proteste sono figlie della “società dello spettacolo” dove tutto, anche il conflitto, è “rappresentato” esattamente come a teatro. Una sorta di living theatre in piazza.
La seconda evidenza è l’inconsistenza delle motivazioni dichiarate: alzi la mano chi ha capito cosa volevano e contro chi protestavano. Ascoltate con attenzione l’intervista ad un giovanissimo manifestante data Tgcom 24: un misto di pulsioni ormonali adolescenziali ( “più che altro ero esaltato e volevo qualcosa in mano per spaccare qualcosa.. però è stata una bella esperienza”) un malessere acuto e, soprattutto un bisogno di autoaffermazione: “dobbiamo far sentire la nostra voce”. Peccato che, salvo un accenno genericissimo ai “politici che rubano” e alla “banca che è l’emblema della ricchezza” la “voce” non dicesse nulla. Certo l’Expo è stata la grande occasione del nostro ceto politico di ladri, ma la denuncia di queste ruberie era nell’azione del corteo my day, per le tute nere era solo un pretesto per sfasciare tutto, dando sfogo ad un nichilismo anarcoide (leggete bene: non ho scritto anarchico, ho scritto anarcoide). A loro interessa solo dire “ci siamo” ed il fine del loro movimento è puramente autoaffermativo e identitario. Il che si combina perfettamente con la ricerca di occasioni di spettacolarizzazione. Ne consegue il rifiuto di ogni proposta e della stessa dimensione politica: questo è un movimento dell’antipolitica. Ma anche antisociale: se è una protesta è giusto spaccare tutto, anche la macchina di un povero diavolo che sta ancora pagando il mutuo e non è per niente un uomo di potere, però ha il torto di “non stare con noi a protestare”. Da cui discende il carattere fondamentalista del movimento, che non cerca interlocuzioni, confronti, mediazioni ma solo l’affermazione della propria identità e la delegittimazione di ogni altra. Da questo punto di vista, questo fondamentalismo è il rovescio della medaglia di quello neo liberista, anche questo è una forma di “pensiero unico” non interessato al confronto.
Il terzo elemento è il rifiuto della modernità espresso, anche qui, nella ricerca dei simboli da colpire: non la speculazione finanziaria, ma la banca in quanto tale, non il lusso antiegualitario ma la vetrina del negozio qualsiasi perché simbolo del commercio. Ed anche l’ambientalismo professato è rifiuto di tutto quanto non sia “stato di natura”. Nei pressi della mia facoltà c’è una scritta che racchiude tutto un immaginario: “Grandi opere = Grandi Scontri”. Perché Grandi opere non possono essere che devastanti per l’ambiente, finalizzate ad una qualche tangente e dannosa per chi ci abita intorno. Che possano esserci grandi opere socialmente utili, rispettose dell’ambiente e dei diritti degli abitanti, non è cosa presa neppure in considerazione, perché è qualsiasi intervento industriale e cantieristico ad essere rifiutato.
E qui io distinguerei il caso della No Tav, che è la protesta delle popolazioni interessate contro quella determinata opera e per le modalità con cui essa è realizzata, realmente dannose per l’ambiente e per l’economia locale, e non è il rifiuto dell’opera in quanto tale.
Questa protesta assume la forma di una guerriglia cittadina di cui non deve sfuggire la raffinatezza: l’uso di una divisa (le giacche e tute nere) durante l’azione, da abbandonare subito dopo per sfuggire alla polizia, l’uso dei fumogeni per confondere la scena a facilitare la ritirata, le forme di azione coordinata dei piccoli gruppi ecc. Si direbbe che quello stesso principio di organizzazione, negato per l’azione politica e rivendicativa, sia riscoperto ed applicato nell’azione violenta e denuncia una progressione di questo tipo di movimenti in chiave militarista che non va sottovalutato. Non sono un legalitario ed un non violento ed ammetto che in determinate circostanze particolarmente gravi (cito il luglio 1960, per capirci) possa esserci un uso proporzionato della violenza, ma qui siamo di fronte ad una esaltazione della violenza in quanto tale. Essa cessa di essere mezzo per combattere qualcosa e diventa fine in sé, proprio perché non siamo in presenza del conflitto sociale, con la sua logica e le sue dinamiche, ma di fronte alla sua rappresentazione che esige il culto della violenza. Ed il culto della violenza è sempre una cosa che evoca lo squadrismo fascista, esattamente come il primitivismo politico che si coglie in questi comportamenti.
Ma da dove scaturisce questa forma di protesta così primitiva? In parte lo abbiamo già detto: la società dello spettacolo incoraggia una prassi di tipo rappresentativo, così come il fondamentalismo neo liberista produce il suo riflesso speculare che è questo. Ma c’è anche di più.
Cari amici: vi è piaciuto eliminare o ridurre ai margini i canali di trasmissione della domanda politica (partiti, sindacati ecc)? Vi è piaciuto produrre la spoliticizzazione di massa, promuovere la cultura dell’iper individualismo? Bene: il risultato è la jacquerie urbana. Contenti?
Certo la lotta di classe è stata disarticolata, almeno da parte delle classi subalterne, perché, invece, quelle dominanti continuano a farla e pestano duro. Bene, ma la lotta di classe conteneva un principio ordinatore del conflitto, una evoluzione dalle sue forme più belluine proprio con i suoi elementi culturali ed organizzativi, in mancanza dei quali la società regredisce nello stato semi barbarico, che oggi possiamo ammirare.
Certo, comportamenti di questo tipo meritano una sanzione penale e senza sconti (dico senza sconti), ma pensare di farcela solo con la repressione è una totale stupidaggine. Significherebbe solo entrare in una fase di entropia crescente, in cui violenze come quelle di ieri diverrebero un fenomeno endemico e senza sbocco. Il problema va posto sul piano sociale e politico. Pensateci cari amici.
Aldo Giannuli
aldo giannuli, anarcoidi, black block, conflitto, conflitto sociale, estetica del conflitto, expo 2015, individualismo, lotta di classe, manifestazione noexpo, mayday, milano, scontri
andrea z.
E’ possibile che questi black block non si rendano conto che la protesta violenta squalifica tutto il movimento anti expo e fa passare in secondo piano tutto il dibattito sulle ruberie e le tangenti che hanno caratterizzato la manifestazione?
Se non sbaglio lei ha scritto dei libri sulle tecniche utilizzate dai servizi segreti e organizzazioni simili per manipolare e infiltrare i movimenti di protesta.
I fatti di Milano, più che una jacquerie urbana, non potrebbero essere il risultato di operazioni di intelligence?
Aldo Giannuli
e perchè non di una co-produzione? Le due cose non sono incompatibili e si basano entrambe sull’imbecillità di questi piccoli teppisti
Mbp
prof.re la seguo sempre volentieri, però ora che sono entrato nelle forze dell’ordine, mi rendo sempre più conto che l’ordine pubblico è una cosa complicata da gestire. Io la vedo dura che gli apparati dello stato riescano più a scandagliare il pulviscolo di frange estreme e delle galassie una volta chiamate extraparlamentari. Ancora più difficile che possano infiltrare ed eterodirigerle, e sa perché la vedo dura? Perché la polizia, i carabinieri, hanno un organico di personale con. Una media di 45-50 anni, perché le questure, escluse alcune più grandi in parte, sono in drammatica incapacità di fare il normale lavoro di routine cioè volante/uff immigrazione perché sono molto sotto di personale è quello che c’è è incastrato dalla burocrazia o duplicato negli uffici di 7 forze di polizia a competenza generale o settoriale……per non parlare poi delle competenze, ma pensiamo davvero la polizia postale riesca seguire i mille rivoli di internet? E posso continuare all’infinito…io non penso la soluzione sia la repressione poliziesca, ma la prevenzione si, e prevenzione significa anche finanziamenti, corsi di aggiornamento è tante altre cose…oltre che una giustizia che funzioni. Ma quella oramai..come da un suo scorso articolo sul giustizialismo…è imbarazzante…la sua idea di lavori forzati/ socialmente utili, benché prevista dal Cp è non attuabile per la situazione spaventosa delle carceri…ho sollevato molte questioni spinose che in tutta la sinistra non sono mai state ben affrontate..e dalla destra son solo cavalcate a chiacchiere solleticando vecchie fantasie…mi dica lei…io mi sento confuso e perplesso…
Aldo Giannuli
lei ha ragione ed espone nel dettaglio cose che intuivamo -come l’età media delle forze di polizia-, però il monitoraggio web, per la verità spoetterebbe ai servizi e con adeguati programmi. Poi solo che la situazione delle carceri è ingestibile, ragion per cui da sempre sostengo la depenalizzaziond i alcuni reati (primo fra tutti quello relativo al consumo di stupefacenti che va legalizzato) e l’uso di misure alternative per quelli di minor peso. Poi abbiamo un ceto politico da giudicare con equanimità: fa schiso sia a destra che a sinistra (o meglio “sinistra”), ciò non di meno non dobbiamo mollare e fare tutto il possibile per risalire la china e salvare questo paese.
Pierfrancesco
Io penso che una delle caratteristiche di questo nuovo tipo di violenza politica sia il non avere prospettive, i ragazzi hanno capito forse a torto forse a ragione che non c’è più nulla da fare, le banche le industrie i politici hanno già distrutto il mondo, sono senza speranza come suggeriva monicelli, ma agiscono non per rivoluzione bensi per vendetta. E qui mi sembra opportuno citare un cult della cultura televisiva attuale derivato dai fumetti americani, avengers ,(vendicatori), “vi prometto che se non riusciremo a salvare questo mondo lo vendicheremo”
ermanno
Sempre molto lucido prof. Giannuli! Aggiungerei che questa deriva da spettacolo teatrale, destinata a ripetersi sempre più spesso in futuro, rimarrà tale almeno fino a quando non si produrrà un ulteriore passaggio, quello sì pericoloso, da rappresentativo a sostanziale, cioè qualora anche gli “altri” riuscissero a “rompere” l’assoluto silenzio mediatico che li condanna all’invisibilità e all’inesistenza che ne deriva. Pericoloso perché, lo abbiamo già visto a Genova nel 2001, allora la repressione diverrebbe durissima e si esprimerebbe con tutta la sua forza, coperta dalla giustificazione dei black block.
Deficitspending
Purtroppo lei ha pienamente ragione: queste jacquerie sono solo “la puntura di spillo all’ elefante del potere politico e finanziario”, che infatti non se ne preoccupa minimamente, e lascia che i ggiovani si sfoghino (so’ ragazzi). Tanto le macchine incendiate sono delle stesse classi subalterne, mica dei finanzieri, protetti nei teatri da robusti cordoni di manganelli…
mirko g. s.
Professore mi sembra unpò “romantico” trattare i disordini dei black block come un malessere diffuso, una conseguenza della spoliticizzazione, un risultato della civiltà dell’immagine e tutto il resto. A me sembra solo una manifestazione di violenza ed inciviltà che nulla ha da spartire con l’esigenza di protestare. Questi sono come gli hooligans, come i teppisti comuni, come i lanciatori di sassi dai cavalcavia. Secondo me non erano molto diversi neppure i terroristi durante gli anni di piombo. Prenda l’esempio dell’amico di Marco Donat Cattin, mi pare si chiamasse Sandalo, qualche anno fa arrestato per il possesso di bombe a mano e per essere in procinto di commettere degli attentati contro arabi. Prenda Pietro Cavallero che per coprirsi la fuga si mise a sparare contro i passanti uccidendo chiunque gli si parasse innanzi. Alle confessioni di un’ex di Prima Linea la quale alla Rai disse che “l’impazzimento omicida” degli ultimi periodi era motivato dal fatto di dover ben figurare nei confronti delle Brigate Rosse che avevano un curriculum di oltre 200 omicidi mentre su di loro era calata la sordina… sono semplicemente persone violente e incivili, godono nell’avere un’arma in mano che li fa sentire potenti. Io sarò privo degli strumenti culturali per capire la folosofia, ma continuo a ritenere che gli “animali” devono essere studiati non da sociologhi e filosofi ma da veterinari.
pierluigi
Caro Aldo,
più che sottoprodotti della società’ dello spettacolo a me quello che e’ successo ricorda Er Pelliccia, protagonista degli scontri a Roma qualche anno fa, o i tifosi che vanno in trasferta per scontrarsi con altri tifosi, scaricare qualche frustrazione e sentirsi qualcuno almeno la domenica.
E se la necessita’dei circenses e’ riconosciuta da almeno 2000 anni, perche’ perdere tempo a cercare spiegazioni all’idiozia dei black?
Non meritano niente di più’ che qualche anno di riflessione a spese dello Stato.
Aldo Giannuli
guarda che questi imecilli e Er Pelliccia sono lo stesso tipo di fenomeno che cerca la notorietà ad ogni costo. Quanto al soggiorno a spese dello Stato avrei in mente una cosa più efficace: tre anni di lavoro in fonderia o in miniera (ovviamente noin retribuito a titolo di rimborso simbolico). Sono sicuro che l’idea del lavoro duro sia molto più efficace con questi e magari imparano a vivere.
pierluigi
I lavori forzati come come cura per gli idioti…
Dove di vota per reintrodurli?
Aldo Giannuli
veo che questa volta siamo d’accordo. Poi vedi che diventano furbi
giandavide
ma questi stavano veramente campeggiati da giorni al parco di trenno? la cosa è in effetti un pò strana.
http://turano.blogautore.espresso.repubblica.it/2015/05/02/ora-e-sempre-strategia-della-tensione/
Peucezio
Il problema è puramente educativo e più generalmente culturale.
E’ evidente che un modello pedagogico permissivo e lassista non può alla lunga non produrre comportamenti di questo tipo.
Negli anni ’70 la gente, e a maggior ragione i giovani, erano politicizzati eccome, eppure la violenza di piazza era molto maggiore e sfociava anche nell’omicidio.
Quelli erano organizzati e inquadrati dottrinariamente fino al dogmatismo, questi non sanno nemmeno cosa vogliono e avranno letto due libri ciascuno, perché allora sopravviveva quantomeno il senso dell’obbedienza al partito, all’organizzazione, al limite al gruppuscolo, oggi non si obbedisce più a nulla per principio e inoltre si è dealfabetizzati da una scuola sempre meno prescrittiva e quindi meno formativa.
Questo perché quelli avevano sviluppato la protesta antiautoritaria contro la generazione precedente, ma erano cresciuti in una società ancora con qualche pretesa educativa, per quanto blanda, mentre questi sono quelli i cui insegnanti, a scuola, se danno loro un brutto voto, si sorbiscono le proteste dei genitori e se, non sia mai, danno loro mezzo scappellotto, si prendono una denuncia penale.
Il problema ovviamente non è tanto a scuola (a scuola lo è di riflesso), quanto in famiglia ed è legato alla totale abdicazione da qualunque pretesa correttiva o che comunque eserciti una qualche capacità di tolleranza della frustrazione e del senso dello iato fra l’appagamento della gratificazone momentanea e il principio di realtà e di responsabilità.
Mattia
Ho partecipato alla manifestazione. Sinceramente, non ho saputo della violenza fino a quando non sono tornato a casa e l’ho vista al telegiornale: la parte del corteo in cui mi trovavo era estremamente pacifica e festosa.
Ci sono molte cose sulle quali penso sia necessario riflettere, ma mi esprimerò solo su una piccola parte di queste.
Il ragazzo del video di TGcom. Questo ragazzo non rappresenta minimamente nè i manifestanti pacifici nè tanto meno i black bloc. é un povero idiota a cui piace stare nel casino senza avere il coraggio di prenderne parte. Il fatto che questo sia stato riportato dai media come esempio di black bloc la dice lunga sulla serietà con la quale i mezzi d’informazione intendono trattare la materia.
I black bloc e gli altri manifestanti.
Come detto, non mi sono neppure accorto delle violenze all’interno del corteo. Certo è che già dall’inizio era presente un gruppo di persone incappucciate e molto diverse dal resto dei partecipanti: insultavano con violenza chiunque avesse una macchina fotografica, avevano atteggiamenti decisamente squadristi e si sono più volte presi a male parole con chi manifestava pacificamente e cercava di tranquillizzare gli animi ricordando i principi di solidarietà ai quali gran parte dei gruppi sociali presenti si rifacevano. Tutto inutile. Questo per dire che accomunare i manifestanti ai black bloc è passare la falce che tutta l’erba del prato rende uguale. Un’operazione meschina.
La possibile prevenzione della violenza e la strategia della tensione.
All’inizio della manifestazione, essendo solo, mi sono aggirato per tutto il corteo per capire chi vi avesse preso parte. Ho parlato con molti dei partecipanti che non hanno avuto remore nel comunicarmi idee, informazioni personali, invitarmi a casa loro…
Per quanto riguarda il gruppetto di incappucciati, che credo fermamente abbia poi preso parte alle violenze, mi ci sono aggirato in mezzo e avrei benissimo potuto raccogliere moltissime informazioni così come elementi identificativi, da vestiti a occhiali, zaini, tatuaggi, segni particolari.
Insomma, i black bloc sono probabilmente uno dei gruppi più infiltrabili che esistano.
Per cui mi sorge spontanea una domanda:
fermo restando che qualche violento c’era, penso troppo male quando mi chiedo se la violenza non è stata benedetta se non addirittura desiderata o provocata, lassù nei piani alti?
Perchè 30000 persone (se di tante davvero si trattava, ma ad ogni modo moltissime) che manifestano per discutere di temi di vero interesse pubblico che se solo l’opinione pubblica conoscesse potrebbe abbracciare o quanto meno discutere, sono un fastidio.
Con queste violenze è successo che il pensiero binario, allontanandosi dai black bloc, non ha potuto fare altro che avvicinarsi all’Expo.
Emblema di questo ripugnante meccanismo è stato l’intervento di Beppe Severgnini ieri a otto e mezzo: “Se prima avevo dei dubbi su Expo ora dopo i black bloc sono tutto per Expo, spero che sia la più grande festa di sempre”.
Insomma, se basta distruggere tre macchine e due banche assicurate per poter allontanare ogni dubbio su temi così importanti, se fossi interessato alla ben riuscita di Expo e volessi allontanare ogni critica, (e se fossi ovviamente senza scrupoli) ci farei su ben più di un pensiero….
Aldo Giannuli
due cose:
1. non siamo troppo serveri con ilk ragazzino del Tgcom che ora è esposto ad una indecente gogna mediatica, e, inceramente me ne dispiace. Si tratta di un ragazzo molto giovane, con in testa una insalata di “luoghi comuni da movimento” ed un certo malessere esistenziale. Ma non lo reputo un idiota e penso sia un tipico esempio della parte che si può recuperare con un’azione educativa
2. Sono convintissimo che lorsignori, quello che hanno indegnamente rubato sull’expo abbiano brindato di fronte a quelle immagini che facevano scomparire il lavoro di controinformazione fatto dai ragazzi dei centri sociali e le inchieste giornalistiche sulle loro ruberie. E sono convintissimo che fossero infiltrabilissimi. Non so però se questo sia effettivamente accaduto o sia bastato fare affidamento sulla naturale imbecillità di questi personaggi che avrebbero fatto quel che hanno fatto. Certo non c’è stato un particolare contrasto alle loro bravate e, tantomeno, della prevenzione. La storia del parco di Trenno lascia pensare….
Mattia
Sì ha perfettamente ragione sul ragazzo, anche il mio “povero idiota” sarebbe dovuto essere “povero sciocchino”. Sospetto che tanti di quelli che commentano “Ma i genitori dove sono??” abbiano dei figli che si sarebbero esaltati allo stesso modo – semplicemente non lo sanno.
Aldo Giannuli
quel ragazzo è ingenuo e pasticcione, ma non è affatto sciocco e temo possa uscirbne stritolato da questo linciaggio virtuale
giovanni
macchina di un povero diavolo che sta ancora pagando il mutuo e non è per niente un uomo di potere,
questa retorica ammuffita del povero diavolo che paga il mutuo dell’auto ha discretamente rotto….
Voglio proprio vedere quanti poveri residenti ci sono nel centro storico di una città dove sotto i 10 testoni a metro quadro non si trova niente…
Aldo Giannuli
guarda che ci sono anche ersone normalissime che magari hanno una casa ereditata o che abitano in due stanze.E dalle immagini delle auto in fiamme non mi pare che fossero Porsche o Volvo,o cose da straricchi, mi sembravano macchine normalissime. Nè credo che i tuoi amici si sarebbero fatti scrupolo di fare le stesse cose se fossero stati alla barona o a Lambrate. La verità è che siete degli asociali
mirko g. s.
Io vorrei capire per quale motivo essere ricchi è un crimine, per quale motivo avere una macchina parcheggiata sotto casa un reato. Ci sono persone che sono partite da zero e hanno raggiunto una posizione facendosi un mazzo così. I black block hanno i soldi per pagarsi queste simpatiche trasferte e quando sono stanchi e sazi di devastazione tornano a casa propria dove probabilmente sotto casa di auto ne hanno parcheggiate anche un paio.
leopoldo
e ci sono pure case popolari
Gerardo D'Ambrosio
Ad ogni modo, per una volta mi pare che le forze dell’ordine si siano mosse con intelligenza, o quanto meno non hanno aggravato la situazione. O sbaglio? In questo caso non mi sentirei di darla addosso ad Alfano.
Aldo Giannuli
lunedì ne riparliamo
benito
a me sembra non abbiano agito per niente
leopoldo
effettivamente per come hanno ridotto via carducci, però hanno ben affossato l’opposizione dialettica e l’analisi articolata sul expo )-:
cinico senese
Sono dei teppisti. Teppisti come i vandali che distruggono i treni dopo le partite o imbrattano muri e vagoni della metro con tag e si reputano artisti. Questi artisti non esistono in altre parti del mondo, solo qui.
Sono sfigati senza arte né parte, singolarmente presi non fanno male, in gruppo fanno il branco violento.
Li avevo già incontrati al G8 di Genova. Ne avevamo beccato uno, lo scapucciammo, se la faceva sotto. Ma mentre a Genova mi è sempre puzzato di incappucciati infiltrati per le cose che vidi (gli hanno dato campo libero, strane scooter che giravano, e giù mazzate agli altri incolpevoli) in questo caso escludo ogni infiltrazione: sono troppo degli idioti da essere usati per un qualsivoglia fine.
SI legga qui il commento di un tipo che giustifica il vandalismo ammantandolo di argomenti pseudopolitici: infantilismo politico da bamboccio. Uno così Lenin o il Che l’avrebbe preso a schiaffoni:
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=15000
I teppisti però a qualcosa servono, ma a loro insaputa: sputtanare sistematicamente ogni protesta e movimento dove si infilano. E qui c’è il concorso di colpa di questi movimenti, che di fatto a loro insaputa (?) coprono i teppisti, così pure loro diventano teppisti agli occhi di tutti e vanificando la loro stessa protesta. Anche loro sono degli idioti, cioè incapaci di capire come raggiungere il loro obiettivo. Se fossero movimenti seri, sarebbero loro stessi a cacciarli via a calci nel culo. Invece pensano solo a ballare cantare e farsi le kanne. E’ qui la festa?
Per questo io con questi movimenti ho chiuso da tempo.
Anche i capi della Pubblica Sicurezza hanno le loro colpe. 2 giorni fa ho letto un articolo sul Fatto: una gola profonda descriveva esattamente cosa sarebbe accaduto, proprio anche le vie dove sarebbero iniziate le distruzioni. Praticamente un pubblico annuncio. Come mai la Polizia non ha fatto nulla? Questa gestione dell’ordine pubblico è un invito a rifare così: gli danno un paio di vie dove possono sfogare gli spiriti vandalici. Nessun complotto: è che come tutta la PA, pure loro sono allo sbando completo e se ne fottono di tutto.
Ottimi anche i giudici: hanno subito rilasciato quelli arrestati con mazze e molotov, han detto che erano writers, cioè possono tranquillamente vandalizzare la metro. Un invito a farsi giustizia da sé.
Qua di politico non c’è nulla! è che da sempre nella melma umana si allignano persone nate violente che gli piace fare del male gratuitamente. Questi teppisti ora scrivono no expo, durante il fascismo erano a manganellare, quelli che stanno in Ucraina ammazzano la gente.
Si tratta di reprimerli. La soluzione.
Come si vede, con questa farina, non esistono al momento remote possibilità di un movimento decente antisistema.
makno
gentile prof giannuli, noto con interesse che anche lei ha colto la tecnica di mimetismo utilizzata dai blok blok, tra l’altro mutuata dal film inside men di spike lee. probabilmente se avessero utilizzato un’altra tecnica avrebbero potuto facilmente aggirare la polizia ma ciò non era voluto o semplicemente non ci hanno pensato. sull’ultima parte della sua riflessione diretta alor siignori mi stupisco del suo stupore , la destrutturazione è esattamente quanto perseguito da anni e i fenomeni come quelli visti ieri sono esattamente quanto voluto perché facilmente gestibili e reprimibili. poi è chiaro che se dal kaos nascesse qualcosa o qualche cose oganizzato o strutturato in grado di variare i rapporti di forza allora il discorso cambierebbe, e si vedrebbe l’estrema debolezza del potere o dei poteri, ma attualmente mi sembra che non vi sia nulla di nuovo sul fronte occidentale…
un ‘ultima osservazione sulle macchine bruciate, sembravano scelte accurataamente tra i suv o le berline dei 50 mila euro in sù
Aldo Giannuli
dalle immagini che vedo non mi pare che fossero solo suv o berline super lusso
Gherardo Maffei
Professore questo suo spaccare il cappello in quattro alla leguleio, circa la sottile distinzione tra anarcoide e anarchico,quasi a voler sostenere che questi ultimi sono alieni dalla violenza, suona storicamente sbagliato. Basterà leggere il libro autobiografico dell’autore della strage anarchica del teatro Diana a Milano, il ferroviere Giuseppe Mariani (ferroviere anche lui come Pinelli) “Memorie di un ex terrorista”, scritto nel dopoguerra, dopo che Togliatti e Pertini, nel 1946 lo avevano fatto uscire di galera, rivela che il movimento anarchico mai è stato alieno dalle stragi di innocenti e dalle bombe.Poi per quanto riguarda il black bloc, nulla di nuovo sotto il sole, negli anni settanta a Milano, ricordo i commontisti di D’Este, il cui motto era:”furto, rapina, la rivoluzione si avvicina”; in pratica i figliocci dell’ex partigiano Pietro Cavallero iscritto al PCI,un vero bandito politico che esordì negli anni sessanta.
Franco
E’ interessante, leggendo i vari post, la pluralità di cause ipotizzate, alla base del fenomeno “violenza urbana” e/o violenza organizzata. Ovviamente, ma lo abbiamo capito tutti, non vi è una sola causa o una sola concausa e sbaglierebbe chi volesse procedere a classificare tali cause in principali e secondarie. Il fenomeno è complesso e va capito e gestito nella sua complessità in quanto le innumerevoli cause si influenzano reciprocamente. Affrontarne una è risibile, così come affrontarne due. Per cambiare un fenomeno occorre cambiare almeno i 2/3 delle cause che lo determinano. Mi ha colpito l’intervista del ragazzo, non tanto per la supposta mancanza di argomenti, quanto per l’incapacità di saperli esprimere e rappresentare! Mi colpiscono anche le affermazioni degli ultras che attestano un’appartenenza motivata da scelte irrazionali chenon trovano corrispondenza nella vita quotidiana della gran parte di essi. Cosa li anima allora? Rabbia? anche, contestazione? anche, rifiuto? anche, protagonismo? anche, partecipazione rituale? anche, e molto altre ancora. Vedo però che il substrato di cui si nutrono questi sentimenti e atteggiamenti è l’ignoranza! Ossia la mancanza di elementi culturali in grado di dar voce alla ragione, all’espressione compiuta delle idee!! E ciò è dovuto al fatto che da almeno 15 anni nelle nostre scuole non si insegna nulla! Neppure ad esprimersi. Sono manovrati? Forse. Qualcuno ci guadagna? certamente, ma di sicuro ci perdiamo tutti, perchè queste contestazioni non producono alcun valore aggiunto nella nostra realtà!
Francesco T
Dai Professore, a me e a molti ormai è evidente che i black block siano gente che opera per conto dei servizi segreti, o comunque di apparati dell’ élite. Per comodità Le segnalo questo articolo, scritto a proposito del G8 di GE ma ripostato per i fatti di ieri :
http://paolofranceschetti.blogspot.it/2010/06/i-black-block-al-g8-di-genova-chi-erano.html
Credo che una persona intelligente e dotta come Lei debba ormai cominciare ad ammettere (a sè stesso o al pubblico, questo non lo so) che ci siano piani- livelli nella nostra realtà più nascosti rispetto a quelli superficiali-esterni di cui si parla ufficialmente. Fatto questo grande passo, se mi chiedessero di fare un nome per un presidente del consiglio, potrei anche dire Algido Lunnai. Peccato che nessuno me lo chiederà, perché sono solo un complottista visionario…
Francesco T
“complottista” tra virgolette. Rifiuto questa definizione.
Tenerone Dolcissimo
Il QUARTO ELEMENTO è come mai i politici ladri lasciano agire impunemente questi criminali che dicono di protestare contro i ladri, ma vanno a spaccare le vetrine del negoziante depredato dai politici ladri e chi c’è dietro la cortina fumogena di intellettuali che difende questi figli di papà (mi dispiace di essere in sintonia con Renzi stavolta, ma queste considerazioni le aveva già fatte Pasolini e sono fiero di stare dalla parte del grande Pierpaolo).
Si blatera tanto delle violenze alla Diaz, perché avrebbero colpito degli innocenti e lasciato indenni i blac bloc. Benissimo, e se domani una raffica della polizia facesse secchi una decina di blac bloc?
Zuccherosi saluti
Aldo Giannuli
chiedo scusa ma quale intellettuale sta difendendo le tute nere?
Tenerone Dolcissimo
Professore come al tempo delle BR c’è sempre qualcuno che con modi loffi giustifica certa gente. Certamente nessuno dice che sono bravi ragazzi, pero’ i se e i ma nella condanna sono troppi. In altri paesi a questa gente gli spaccano le ossa senza troppi complimenti. La durezza con chi rompe le scatole alla gente comune è nota. In Polonia i tifosi laziali sono stati presi senza troppi complimenti e sbattuti in cella. Da noi, invece, c è gente che difende Giuliani. Addirittura esiste un’aula a lui edicata in Parlamento. Ora io capisco che si possa condannare le violenze usate contro manifestanti inermi della Diaz. Ma Giuliani stava assaltando i carabinieri i quali si sono legittimamente difesi. Eppure Giuliani è stato difeso come un poveretto inerme aggredito dai celerini. Ecco dove sono gli intellettuali che difendono i blac bloc. Ripeto: massima solidarietà con i manifestanti inermi, ma come la mettiamo con Giuliani? Saluti
massomo
ho letto con attenzione l’articolo, con il quale mi trovo perfettamente d’accordo, tuttavia non posso sorvolare sulla mancanza di profondità dell’analisi. E’ abbastanza chiaro che ad una manifestazione dove, dal nulla, compaiono personaggi, perchè di commedia o tragedia a seconda dei punti di vista si tratta, mascherati ed armati che nessuno, apparentemente può fermare, qualcosa non torni. metto un po di “carne” al fuoco: negli anni 70, periodo ben piu caldo di oggi, le manifestazioni erano all’ordine del giorno nonostante ciò la gente manifestava a volto scoperto fino all’ingresso dell’autonomia operaia dove iniziavano a spuntare armi e manifestanti a volto coperto spesso in combutta con le forze dell’ordine. I black block sono spuntati a Genova durante il G8 del 2001, di loro si sapeva che erano e sono gruppi antagonisti del nord europa che da noi non hanno attecchito, di piu molte immagini girate in quella circostanza hanno evidenziato l’assoluta continuità con le forze dell’ordine, tanto che a Genova ci sono stati un morto piu di 800 feriti, di cui oltre 400 con lesioni permanenti ed invalidanti, migliaia di arresti ed in tutta questa contabilità neanche un black block! non dice niente questo? La scelta di vestirsi di nero poi appartiene alle forze fascite, in origine anarchiche ma che da dopo il fascismo è stato abbandonato, come colore di appartenenza. Siete certi di identificare l’anarchico solo dal colore dei vestiti? come mai non uno di loro è mai stato identificato? ci sono troppe domande a cui si tenta di sviare che richiedono risposte piu articolate. un ultima cosa a quei tempi (anni ’70) si diceva ” se vedi un punto nero spara a vista o è un prete o è un fascista!”, ricordo ancora che questa gente è stata sdoganata da Salvini con Casa Pound e sono funzionali al sistema non di certo all’area antagonista.
paola sala
Grazie professore per questo articolo molto interessante. Finalmente si cerca di capire le motivazioni che spingono questi facinorosi che sono comunque il sintomo di un malessere della nostra societa’. E’ giustissimo e sacrosanto condannare ma bisogna sicuramente fare i conti con questi fenomeni che non scaturiscono dal nulla, come anche il problema degli hooligans. Un esame di coscienza lo ritengo sempre un buon inizio
Francesco T
Al fine di avallare quanto detto nel mio commento precedente segnalo questa intervista al segretario del sindacato della polizia: “Potevamo prenderne 100, ci è stato impedito”
http://www.losai.eu/lo-sfogo-della-polizia-potevamo-prenderne-100-ci-e-stato-impedito/
ed anche un breve video https://www.youtube.com/watch?v=bymy3g4Wr5Y
Apritevi alla realtà, Signori !
Giulio
Un articolo un po’ troppo lungo per dire che una protesta violenta e vandalica non può essere solo repressa ma va interpretata sul piano sociale e politico.
Film come L’odio – capolavoro assoluto – affrontavano molto bene il problema, oltre dieci anni fa.