Giulio Regeni

Come è ovvio, le notizie per capire cosa sia successo e perché sono ancora troppo poche e, per ora, possiamo fare solo un catalogo delle possibili spiegazioni azzardando qualche valutazione sulla loro maggiore o minore credibilità. Unici dati certi su cui fondarci, al momento presente, sono questi:

-Giulio era in Egitto per fare una tesi di dottorato sul movimento sindacale egiziano

-È stato rapito ma non ucciso subito

-Per 3-4 giorni è stato torturato crudelmente ma con tecniche che denotano mani esperte.

Allo stato attuale le ipotesi sui responsabili sono:

a- criminalità comune, tesi ufficiale del governo egiziano

b- fratelli Musulmani tesi ufficiosa fatta filtrare dallo stesso governo

c- uno dei servizi segreti egiziani.

Questa ultima ipotesi ha poi una serie di sotto ipotesi sul movente, ma ne parliamo dopo. Per ora possiamo sgombrare il campo dalle prime due ipotesi che sembrano infondate.

Criminalità: l’unico motivo credibile che avrebbero potuto avere dei delinquenti comuni a sequestrare un giovane straniero, sarebbe stato il sequestro a scopo di riscatto, ma nessun riscatto è stato chiesto e le prolungate torture non avrebbero senso: di solito, si tortura qualcuno per estorcergli informazioni, ma quali informazioni di interesse della malavita poteva avere Giulio Regeni? L’uso di tecniche professionali indebolisce ulteriormente questa ipotesi, indirizzando verso le altre: ipotesi inesistente.

Fratelli Musulmani: tesi comodissima per il regime, ma di cui non si capisce l’eventuale movente; escluso anche qui il rapimento a scopo di riscatto, è debole anche l’ipotesi della ricerca di informazioni: cosa avrebbe potuto sapere Giulio che interessasse i Fratelli Musulmani? Tutto è possibile, ma per ora non c’è nulla che indirizzi su questa strada. Messa in questi termini è una ipotesi molto debole anche se non da escludere in assoluto.

E veniamo all’ipotesi di un servizio segreto (o corpo di polizia) egiziano, (ipotesi molto probabile, anche se non sicura) dove il problema diventa il perché. Qui possiamo fare queste sotto ipotesi :

1. Giulio era (o è stato ritenuto erratamente) un agente del servizio segreto italiano in missione, con lo scopo di stabilire contatti con l’opposizione clandestina ad Al Sisi, per cui sarebbe stato rapito e torturato per estorcergli nomi e, nello stesso tempo, per mandare un avvertimento all’Italia

2. Giulio non era un agente dei servizi italiani ma un corrispondente del “Manifesto” che poteva dar fastidio per le notizie che aveva e, magari, perché si era spinto molto sulla strada dell’appoggio alla lotta clandestina e sarebbe stato torturato per gli stessi motivi di cui sopra e come avvertimento alla stampa straniera a non essere troppo zelante.

3. Giulio, per motivi ancora non chiari, potrebbe essere rimasto vittima di uno scontro fra i diversi servizi segreti del paese da sempre in lotta fra loro (come è buona norma nel mondo dell’intelligence)

Il primo scenario ha avuto un certo successo in rete dove sono comparsi diversi pezzi “bene informati” che sostenevano l’appartenenza di Giulio all’Aise e la sua collaborazione al Manifesto come copertura. Tesi che si fonda, almeno per ora, sul nulla: nessuno di quelli che lo hanno conosciuto conferma questa ipotesi ed alcuni la smentiscono con sdegno. Quanto all’Aise, che è l’unica che avrebbe potuto rivelare la cosa con fondamento, ovviamente non avrebbe avuto alcun interesse a farlo ed anche l’ipotesi di una fuga di notizie dal servizio, per una delle consuete faide interne, non sembra avere riscontri. Per cui parleremmo di una tesi possibile ma per ora priva di riscontri concreti. E dobbiamo aggiungere che si tratta di una tesi comoda per il governo egiziano che potrebbe averla ufficiosamente ispirata (c’è sempre qualche “giornalista amico”). La variante è quella dell’errore: che a torto un servizio egiziano possa aver pensato questo di Giulio ed averlo rapito per questo motivo. Anche qui: ipotesi possibilo, ma non probabile: in primo luogo perché che un servizio individua un possibile agente ostile preferisce seguirlo, intercettarlo, perquisirne discretamente l’abitazione ecc piuttosto che rapirlo torturarlo ed ucciderlo (fra “colleghi” non usa farlo). Comunque, prima di un passo così pesante, un servizio indaga per essere sicuro di non fare errori, poi, è probabile che in tre o quattro giorni sarebbe venuto facilmente fuori lo sbaglio. Insomma, tesi possibile, ma ancora più debole della principale.

Sottotesi successiva: Giulio ucciso perché troppo esposto nel suo impegno politico a favore dell’opposizione democratica egiziana. Tesi più credibile della precedente, almeno perché eviterebbe un “passaggio” da provare in più, per il quale il ragazzo era solo fintamente un giornalista del “manifesto” ma in realtà  agente dell’Aise. Però resta da dimostrare che possa aver fatto o saputo qualcosa di così “pesante” da spiungere i servizi egiziani ad un passo di questo genere: in fondo non è che ci siano molti altri casi del genere. Per cui tesi plausibile, ma tutta da dimostrare.

Terzo scenario: la lotta fra servizi egiziani, cosa possibilissima dato che sono note le feroci rivalità che li contrappongono, ma in che modo Giulio ci capita in mezzo? Magari uno dei servizi può averlo avvicinato, forse tramite un agente coperto, per usarlo nel lavoro di penetrazione ed unservizio rivale essere intervenuto per spezzare il gioco. Possibile anche questo, ma nulla ce lo conferma per ora. E, se dobbiamo fare ipotesi, non possiamo scartare neppure una lotta interna che abbia come obiettivo lo stesso Al Sisi da parte di una diversa frazione militare.

Poi c’è un ultimo scenario fuori da quelli considerati e partiamo da una semplice constatazione: la conseguenza più evidente e prevedibile del caso è un grave incidente diplomatico fra Italia ed Egitto. E questo alla vigilia:

a. di un possibile (e sciagurato) intervento italiano in Libia

b. della scoperta dei giuacimenti petroliferi al largo delle coste egiziane con conseguente accordo con l’Eni per lo sfruttamento.

E qui il campo di allarga, perché potrebbero esserci diversi “terzi incomodi” interessati a piantare la zeppa fra Roma e il Cairo. Molto potremo capire dagli sviluppi del caso.

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (22)

  • Due ulteriori considerazioni:
    1) essendo dottorato di Cambridge, potrebbe essere stato collegato con forze inglesi e non italiane?
    2) essendo giornalista del Manifesto, non potrebbe essere che hanno fatto un errore, o pensavano avesse informazioni che non aveva. E poi per evitare che raccontasse quello che è successo (e anche che domande gli hanno fatto), lo hanno ucciso?

  • Buongiorno Professore.

    Mi permetto di aggiungere una considerazione.

    Sarà importante stabilire con la maggiore certezza possibile la data della morte del giovane, la dinamica di tutto quanto inferto a quel povero corpo, e incrociare il tutto con tutto quanto raccolto fino ad ora.
    Per esempio, i quotidiani di domenica 31 riportavano una nota della Farnesina dove il ministro Gentiloni “ha avuto poco fa un colloquio telefonico con il suo omologo egiziano Sameh Shoukry, al quale ha richiesto con decisione il massimo impegno per rintracciare il connazionale e per fornire ogni possibile informazione sulla sue condizioni”. http://www.repubblica.it/esteri/2016/01/31/news/egitto_italiano_scomparso_giulio_regeni-132432670/
    E questo è solo il risultato di una ricerchina fatta in due secondi sulla rete, sicuramente vi son stati contatti ancor prima.
    Lasciamo perdere per un attimo l’ipotesi di un’uccisione dopo la scoperta di chi fosse realmente il povero Giulio. Ammettiamo, sempre per un attimo, l’ipotesi di un’uccisione per errore. Se all’epoca del primo contatto con i funzionari degli Esteri e i servizi segreti italiani fosse già stato ucciso, tutto quanto dichiarato dopo, fino al giorno stesso del ritrovamento, ovvero comunicati ufficiali del tipo “Lo studente italiano scomparso, Giulio Regeni, non è detenuto da alcun organo dell’Interno, forze dell’ordine, Sicurezza nazionale, Servizi di indagine” ( http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2016/01/31/farnesina-scomparso-italiano-al-cairo_487dde6a-894a-4a69-91ea-4e4a72bf9105.html) rappresenterebbe solo fumo negli occhi per guadagnare un po’ di tempo e cercare un modo per uscire da quello che – a questo punto – potrebbe essere ANCHE stato un errore.

    Ma ammessa e NON CONCESSA questa ipotesi, resta sempre l’uso improprio, la strumentalizzazione, che di tale errore sarà fatto nei giorni futuri e di cui si cominciano a intravedere i primi momenti: un “casus belli” inesistente, ma dalla risonanza mediatica sufficiente a far detonare i micidiali ordigni della macchina da guerra che si sta preparando contro un Egitto, quello di Al-Sisi, impegnato in un pericoloso doppio gioco fra sponda americana e russa e con quel famoso giacimento di cui l’Italia è, sarebbe, la principale beneficiaria fra gli Stati esteri. Del resto, è dal famoso arsenale chimico di Saddam che ci hanno abituato a questi mezzi, così come ci hanno abituato all’impiego strumentale dell’enorme potenziale simbolico dato dal ritrovamento di cadaveri, dalle false fosse comuni di Timisoara in avanti. Proprio per questo, perché un corpo morto non parla ma “dice” molto, persino quello che gli si vuol far dire, occorre che le perizie accertino con la massima precisione possibile l’intera dinamica dell’accaduto. Le “mani esperte” che hanno seviziato il povero Giulio costituiscono un macabro quanto noto marchio di fabbrica, che in quanto noto (e quindi facilmente riconducibile a esecutori materiali) POTREBBE anche essere stato cinicamente apposto in un secondo momento.

    Anche perché, errore per errore, a quel punto non sarebbe stato più conveniente far sparire il cadavere, anziché FARLO trovare in quello stato in un fosso a dieci giorni dalla scomparsa? Per questo, a questo punto, mi risulta difficile escludere qualcosa. La mia mente va al povero Arrigoni: ma Vittorio è stato assassinato in maniera più “lineare”, da criminali che potevano permettersi quello e altro (nulla infatti è stato fatto contro Israele). E dopo la sua morte, non c’è stato tutta la risonanza mediatica che c’è ora; ci mancava poco che la versione ufficiale fosse: era un estremista, se l’è cercata. Ancora meno inchiostro è stato speso per il povero Andrea Rocchelli (http://www.cesura.it/contributorsDettaglio.php?pagineCod=11544463), altro testimone scomodo barbaramente ucciso a Sloviansk dal “fuoco amico” del fantoccio Poroschenko e delle squadracce naziste al soldo dei suoi amici oligarchi. Anche qui, nulla contro questi signori, anche qui, tutto messo a tacere col rientro della salma.

    E allora la ricerca della verità, per quanto sia concesso alle moderne tecnologie nella giusta collocazione di indizi e prove al fine della ricostruzione di fatti più accurata, ha senso proprio perché da essa e dall’incrocio dei suoi risultati con quanto sta accadendo e accadrà, potrebbe emergere molto di più di quanto i canali ufficiali di informazione tenderanno a veicolare e a sottendere. Con la speranza che, per una volta, giustizia sia fatta.

    Paolo Selmi

  • C’era una volta il dott. Pino Occhio, geologo presso una nota multinazionale, famoso per aver naso, anche lungo, nella ricerca degli idrocarburi.
    Un bel giorno tentò un esperimento geologico mai fatto prima di allora.
    Sversò del petrolio in una buca sul campo dei miracoli petroliosi e dopo un breve lasso di tempo sgorgò un soffione continuo di liquido nero.
    Allora il geologo tentò di nuovo la stesso esperimento in mare aperto. Costruì la pompa di una una fontana dove nessuno prima di allora aveva osato, vi inietò del liquido e zampillò subito dopo lo stesso liquido nero.
    La notizia fu ripresa dal Corriere dei Quadrupeli e letta dal Gatto e dalla Volpe, Società per cattive azioni.
    I due si arrabbiarono e molto, perchè fino a poco tempo prima erano i monopolisti della vendita dell’albero degli zecchino d’oro.
    Il dottor Occhio era diventato molto più bravo di loro nel fiiutare affari, nel far nascere alberi senza piantare semi, nel far uscire liquido nero dove prima c’era acqua o sabbia.
    Inutile dire che i due quadrupeli, malgrado facessero ipocritamente buon viso a cattivo gioco, masticassero amaro, non sopportavano proprio questo giovincello dal naso lungo.
    Bisognava fargliela pagare, dargli scacco, fargli capire che il Gatto e la Volpe sono il Gatto e la Volpe.
    P.s. Col nickname che mi ritrovo non potevo proprio esimermi ..

  • A mio avviso la prima sottoipotesi (agente AISE) può tranquillamente convivere con la seconda sottoipotesi (studente di dottorato esperto di questioni mediorientali, in particolare sindacali, e corrispondente del Manifesto): un background di studi adeguato a leggere meglio una realtà come quella egiziana e allo stesso tempo a esibire una buona ragione apparente – la ricerca – per trovarsi al Cairo e muoversi in certi ambienti e fare certe domande. Credo che le due cose potessero stare insieme persino nella psiche di Giulio senza che egli considerasse una delle due una mascherata.

    Infine mi pare che l’ipotesi di un terzo che abbia voluto far scattare l’incidente tra Italia ed Egitto sia la più plausibile – anche in questo caso – assolutamente compatibile con le altre due però ritengo che sia altamente probabile che la “soffiata” a questo terzo sia arrivata dall’interno dei servizi egiziani che – sicuramente – sorvegliavano Giulio

  • Non sapremo mai la verità.
    Ipotesi per ipotesi, l’unica in cui credo davvero è che da qualche parte (nel Manifesto? Nei nostri Servizi? negli ambienti vicini alla Farnesina?) ci sia una talpa che l’ha fottuto.
    Non è credibile che sia stato prelevato, torturato ed eliminato in quel modo un cittadino straniero, così giovane tra l’altro, sulla base di un semplice sospetto: chi l’ha fatto, e ancora di più chi l’ha ordinato, sapeva chi era il giovane e cosa veramente faceva in Egitto.
    E non è neppure credibile che sia stato trattato così solo perchè ritenuto un oppositore del regime: una severa lezione ed una espulsione erano più che sufficienti.
    Ma evidentemente erano sicuri che il giovane era a conoscenza di cose e persone di interesse e gliele hanno fatte sputare con i metodi tipici dei regimi di quel tipo, prima di ammazzarlo per eliminare uno scomodo testimone.
    Certo, l’impressione che se ne ricava è che questo ragazzo si sia lasciato coinvolgere un po’ troppo superficialmente a svolgere un ruolo più grande di lui: se è vero, come riportato dai giornali, che ultimamente aveva espresso paure e dubbi con amici e parenti sulla sua situazione, doveva essersi reso conto del pericolo.
    Chi l’ha messo cinicamente in quella situazione e non ha pensato di farlo uscire dal paese prima che accedesse quello che è accaduto, l’ha sulla coscienza, ammesso e non concesso che questa gente ce l’abbia una coscienza.
    Quindi, in ordine di importanza, la responsabilità per questa brutta storia ce l’hanno:
    1) chi l’ha reclutato e messo in quelle condizioni;
    2) la/le talpe che l’hanno tradito (perchè di tradimento si tratta!);
    3) chi ha dato l’ordine di eliminarlo e, naturalmente,
    4) gli aguzzini che hanno materialmente eseguito quell’ordine.

    O.T.: Professore, mi spiace molto per questo giovane e bene ha fatto a scriverci sopra un pezzo. Tuttavia, quello che è successo in questi giorni sulla stepchild adoption ed i post sul blog di Grillo, sono un argomento troppo ghiotto.
    Spero, anzi sono certo, che vorrà dire la sua al riguardo. Cordialmente.

  • Secondo lei il fatto che il ragazzo studiare e in Inghilterra potrebbe far pensare anche al coinvolgimento dei servizi inglesi?

  • Quando l’ENI stipula dei contratti importanti si scatena sempre il finimondo.
    Il 16 Febbraio 2011 venne firmato un accordo con Gazprom per la cessione della metà della quota del 33,3% dell’ENI nel corsorzio preposto allo sviluppo del giacimento libico Elephant:

    http://in30secondi.altervista.org/2011/02/17/i-russi-di-gazprom-entrano-in-libia-grazie-a-eni-silvio-benedice/

    Il 19 Marzo 2011 la Francia inizia a bombardare le forze terrestri di Gheddafi, mentre le navi americane e inglesi lanciano i missili da crociera Tomahawk contro obiettivi strategici.
    Da quel momento in Nord Africa è il caos.
    Visti i precedenti, propenderei per l’ipotesi dell’incidente diplomatico provocato ad arte per ragioni economiche, probabilmente con la complicità di elementi dei servizi egiziani pagati da multinazionali concorrenti.

  • Che la polizia politica ammazzi il cittadino di un Paese importante e amico per motivi di poca importanza, e poi non si curi di nascondere il cadavere, mi sembra inverosimile. O Regeni era dentro qualcosa di grosso o è stato un avvertimento finalizzato a causare un incidente diplomatico.

    Ma io non escluderei un’ipotesi più pedestre: che il giovanotto lavorando sui sindacati sia entrato a conoscenza di qualche giro mafioso locale, gente abbastanza rudimentale da ignorare/fregarsene di nazionalità e conseguenze della vittima, che gli ha saldato il conto / l’ha messo a tacere in stile arabo DOC.

  • Gli USA promettono di “aiutarci” a scoprire la verità…
    Evidentemente abbiamo bisogno del padrino per nasconderla.
    Dunque se Mattarella è andato da Obama per mendicare (autorevolmente) una fetta della torta alla vigilia della quarta (per l’Italia) guerra libica, dentro il cappello c’era anche Regeni?

  • Tenerone Dolcissimo

    Caro Giannuli, ho ammirato il tuo intervento di stamane in televisione e sostanzialmente sono d’accordo con te. Anche in questo caso DI SICURO C’E’ SOLTANTO CHE E’ MORTO, come si disse per il povero GIULIANO, anche se per GIULIANO con gli anni si comincia a mettere in dubbio anche lo stesso fatto che è morto.
    PS Se mi consenti una critica costruttiva, io capisco che tu al look non ci badi, ma almeno quando vai in TV un minimo di forma …

    • Tenerone Dolcissimo

      Gia’
      Di sicuro c’è soltanto che è morto, ma, volendo scommettere, direi che la logica che ha ucciso REGENI è la stessa che ha fatto fuori MATTEI ( e forse anche il Duce e GARDINI).

  • Come dice il giornalista Barnard (che, nonostante i problemi di salute mentale, è uno che il medio oriente e il mondo arabo li conosce molto bene), non è credibile che Regeni sia stato rapito ed assassinato dai servizi segreti egiziani. E’ certo però che il Mukhabarat sappia bene chi siano assassini e movente, ma non lò dirà mai (e Roma lo sa bene). Altre ipotesi per ora non si possono fare.

  • Caro Professore,

    ma secondo lei, che “e’ del mestiere”, e’ mai possibile che un servizio torturi un giovane straniero e lasci ritrovare il corpo? Mancava la firma..

    Mi permetta di dire, come Pasolini, “Io so, ma non ho le prove…” quel povero ragazzo e’ stato usato per mandare messaggi abbastanza chiari, da qualcuno a qualcun altro.

    Possa riposare in pace,

    Edoardo

    • l’ho letto: dice cose interessanti e ruferisce qualche notizia inedita, ma in alcuni punti cade in un delirio paranoico complottista che guasta il tutto. Peccato perchè il pezzo in sè è buono

  • Se Giulio Regeni aveva informazioni così importanti da torturarlo per tre giorni pur di ottenerle, se fosse stato un agente dei servizi (a parte il fatto che questi si sarebbero dovuti accorgere della sua scomparsa non avendone più contatti in un momento così delicato), avrebbe resistito da martire?
    O le informazioni non le aveva, e quindi anche volendo non avrebbe potuto evitare la tortura, oppure era un Uomo coraggioso e leale, che pur di non affossare la sua causa e le sue amicizie ha subìto ciò che ha subito. Onore a lui.
    Io non ne conosco molte di spie, tanto meno di spie che si siano trovate in una situazione del genere.
    Gli agenti di un servizio sono generalmente così fedeli al proprio datore di lavoro?

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