Sulla contestazione a Giannino e la libertà di espressione
Il 1° dicembre scorso gli studenti di Azione Universitaria (l’organizzazione universitaria di Alleanza Nazionale poi confluita nel Pdl) avevano organizzato nella facoltà di Scienze Politiche dell’Università Statale di Milano (nella quale lavoro) un convegno cui avrebbe dovuto partecipare anche Oscar Giannino. Ma un gruppo di studenti di sinistra (“Assemblea di Scienze Politiche”) ha accolto con un lancio di uova e pomodori il giornalista che decideva di andare via. A seguito di questi fatti, il Preside della facoltà ed un gruppo di docenti diffondevano una lettera di condanna dell’avvenuto, invitando anche gli altri componenti la Facoltà ad aderire. Per parte mia non ho aderito, preferendo inviare questa lettera aperta al Preside.
Lettera aperta al preside della facoltà di Scienze Politiche dell’Università Statale di Milano.
Milano 18 dicembre 2011
Caro Daniele,
come forse avrai notato non ho sottoscritto l’appello a proposito dei fatti del 1° dicembre 2011. Non vorrei che questa mancata adesione suonasse in modo sbagliato: anche io sono per la più completa libertà di espressione del pensiero e tanto più nel caso di una facoltà di Scienze Politiche, dove dovrebbe essere pratica costante il più libero confronto delle diverse posizioni politiche e scientifiche. Se si trattasse solo di questo, non avrei nessuna difficoltà a sottoscrivere che “nessuno ha il diritto di stabilire quali sono le idee giuste e quelle sbagliate e chi ha diritto di parlare e chi no”. Il problema è se questa sia l’occasione migliore per ribadire questo elementare principio di democrazia.
Mi spiego meglio:
noi viviamo in un paese in cui, sino ad avantieri o quasi, il Presidente del Consiglio era il proprietario di tre reti televisive e condizionava le tre del servizio pubblico come appendice del suo sistema mediatico privato (che dire del Tg di Minzolini?) e, per di più, fu varata una norma ad hoc per assegnare le frequenze in modo da garantire la permanenza di questo monopolio.
Viviamo in un paese nel quale (come, del resto, nel mondo occidentale) sia i mass media che l’Accademia sono pervasi dalla più piatta e conformistica adesione al verbo neo liberista, unico ad avere realmente diritto di parola, mentre tutte le altre posizioni (comprese quelle di matrice keynesiana) sono marginalizzate se non zittite. E questo ancora oggi, quando l’andamento della crisi mondiale dovrebbe indurre a qualche ripensamento critico, o quantomeno a qualche dubbio, sulla bontà di quel paradigma teorico, che resta, invece, un tabù incoccabile. Se non sbaglio, la Tatcher disse a proposito del nuovo verbo economico “There is not alternative”, che non mi pare esattamente un manifesto del pluralismo politico e culturale.
Viviamo in un paese che non ha nulla da promettere alle nuove generazioni, se non una vita da precari e sacrifici senza fine e che dà scarsissimo spazio alla loro voce. L’anno scorso, se non erro, ci volle l’intervento di Giorgio Napolitano per garantire qualche accesso televisivo ai giovani dopo l’esplosione del 14 dicembre. Direi che, se i mass media hanno bisogno di essere sollecitati dal Capo dello Stato, per fare quello che dovrebbero fare normalmente, c’è qualcosa che non funziona.
Siamo in un paese in cui la Costituzione è diventata un optional e dove la prassi corrente è quella dei conflitti di interesse (nel governo di ieri come in quello di oggi) e delle leggi ad personam.
Ed, in questa situazione, voi mi venite a dire che la libertà di parola è in pericolo perchè un gruppetto di studenti prende a uova e pomodori il relatore ad un dibattito (che peraltro decide autonomamente di andar via)? Ma, vogliamo far ridere?
La libertà di parola è sacra, ma in questo contesto, mi pare che parliamo della pagliuzza dei pomodori per non vedere la trave del “pensiero unico”.
Lo so che noi abbiamo competenza per le aule della nostra facoltà e non per le reti televisive o i quotidiani, ma, insomma, potevamo anche svegliarci prima, con qualche appello contro questo sistema informativo o magari (visto che diversi di noi hanno accesso ai media) per richiamare l’attenzione sulla rottura generazionale che si sta producendo e dar voce a chi non la ha. In fondo, siamo economisti, sociologi, storici, politologi, giuristi, tutta gente che avrebbe qualche titolo per mettere becco in queste materie. Forse mi sono distratto ma non ho visto nè appelli dei nostri colleghi nè pronunce del Consiglio di Facoltà in proposito.
Ci fossero state, oggi questa dichiarazione sui fatti dell’1 dicembre suonerebbe più credibile.
Non voglio difendere questi studenti (si difendono benissimo da soli e, peraltro, mi hanno contestato come tuo emissario, ricorderai), ma come non notare che Giannino è stato bersagliato perchè uno degli esponenti più in vista di quella vulgata neo liberista: accade che si paghi qualche prezzo per la propria esposizione mediatica, è successo talvolta anche a me (che ho una visibilità ben più modesta di Giannino) ed, anche se non mi ha fatto piacere, non me la sono presa più di tanto.
Diciamocela tutta: se inseriamo gli incidenti del 1° dicembre in un contesto più generale, chi è il censurato e chi il censore? Giannino è uno che passa da uno studio televisivo all’altro e che ha a disposizione ettari di carta stampata, dunque, la sua libertà di espressione non mi pare granché intaccata da questa contestazione. Anzi è un garantito dal meccanismo del “pensiero unico” che riserva i suoi spazi a chi gli è omologo.
Vice versa, quel gruppo di studenti ha goduto di un flash di visibilità (ed attraverso le parole dei giornalisti che parlavano dell’episodio) e torna a non avere il minimo accesso alle reti di comunicazione, anche più modeste e locali. Mi dirai che Giannino è uomo che ha un suo valore professionale che, ovviamente, degli studenti non possono avere. Va bene, ma non ti sembra che, almeno occasionalmente e sulle reti locali, qualcosa si potrebbe fare per sentire cosa hanno da dire? Ma, soprattutto, non ti sembra che il nostro mestiere di docenti sarebbe quello di prestare ascolto al disagio dei nostri studenti (più o meno “estremisti” che siano) e farcene interpreti, noi che qualche pur raro spazio su giornali e televisioni lo abbiamo?
Non vorrei che questa pronuncia sui fatti del 1 dicembre, più che con la doverosa difesa dei diritti di libertà, abbia a che fare con la solidarietà di corporazione, visto che ad essere colpito è uno “dei nostri”, un intellettuale. Mi dispiace, ma sono refrattario alle adunate di corporazione.
Dente assai dolente questo, visto che dovremmo ricordare quali siano state le responsabilità di accademici e giornalisti nella totale omologazione culturale di questi anni. Quanti dei nostri colleghi hanno cantate, nel coro osannante, le magnifiche sorti e progressive della turbo finanza? Non ti sembra che, prima di dare lezioni di democrazia, avremmo un po’ tutti –chi più chi meno- da farci una feroce autocritica per lo stato di cose presente? La nostra, e quella che ci ha immediatamente preceduto, sono state le due generazioni più fortunate: abbiamo goduto dei vantaggi del welfare, delle libertà democratiche e di un lunghissimo periodo di pace, abbiamo avuto una istruzione quasi del tutto gratuita e siamo vissuti nel periodo delle vacche grasse dell’università. Cosa lasciamo di tutto questo alle generazioni che vengono? Magari un filo di vergogna sarebbe d’obbligo guardando al bilancio.
Ti lascio con i più caldi auguri per il prossimo anno che auguro a te ed a tutti felice (magari per opera di non si sa bene quale Santo), nonostante i disastri fatti dai colleghi neo liberisti. Ma, alla fine, l’importante è non perdere la speranza e l’ottimismo della volontà.
Ti saluto con l’amicizia di sempre, tuo
Aldo Giannuli
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pasquale intranò
Caro professore,
sono un elettore del centrodestra, ma rivendico obiettività, sensibilità e capacità di discernimento. Dice bene quando parla degli ettari di carta stampata a disposizione di giannino e dello spazio comunicativo strappato a colpi d’uovo dagli studenti, ma allora va condannata quella latitanza che lei stesso cita “… noi abbiamo competenza per le aule della nostra facoltà e non per le reti televisive o i quotidiani, ma, insomma, potevamo anche svegliarci prima, con qualche appello contro questo sistema informativo o magari (visto che diversi di noi hanno accesso ai media) per richiamare l’attenzione sulla rottura generazionale che si sta producendo e dar voce a chi non la ha. In fondo, siamo economisti, sociologi, storici, politologi, giuristi, tutta gente che avrebbe qualche titolo per mettere becco in queste materie…” forse andrebbe spostato in alto il baricentro dell’azione in modo che comincino a spaccare le vetrine nn i colpi di spranga o i san pietrini, ma i verbi duri e chiari di teorie sino ad oggi inascoltate.
con infinita stima e rispetto
Pasquale Intranò
Bari
rosetta muratore
non posso che concordare in pieno! Al di là del pensiero politico di ciascuno, e al di là del gesto del lancio di uova e pomodori(poco civile ma efficace nei suoi risultati), viviamo un malessere sociale di cui occorrerebbe prendere maggior consapevolezza (istruiamoci di più e meglio!). Occorre un ruolo più attivo del cittadino. Basta con le manipolazioni politiche e con lo strapotere dei politici!
Roberto
La scomparsa di Keynes dai testi di economia, l’introduzione di teorie neoliberiste che hanno portato all’euro (disastro) e alla fine della sovranità monetaria e finanziaria (oltre che democratica) dei paesi dell’UE dovrebbe essere al centro dell’informazione dei mass media come contraddittorio ai vari Giannino. Queste poche contestazioni, quasi esclusivamente di studenti (che anni fa venivano ascoltati, ma ora…) dimostrano appunto che la libertà d’informazione in merito a queste tematiche non esiste.
fagiano
uff… ma quanto puzzate di VECCHIO, anzi di MORTO.
Angelo
Pomodori e uova sprecate. Hanno fatto la solita figura di casinari fancazzisti. Il lancio di prodotti ortofrutticoli non fa male, ma non cambia le idee.
aldogiannuli
possiamo anche essere d’accordo, ma queso è un altro problema. Sprecati pomodiri e uova, ma ancora più sprecato l’appello direi.
Maurizio Melandri
Non sono del tutto d’accordo sulla risposta data a Daniele, vado a spiegare perché.
Perché la liberta di espressione non prevede la libertà di contestare?
Ci deve essere civiltà anche nella contestazione, fischi e pomodori (che spreco 🙂 ) non mi pare che superino questi limiti.
In questi casi mi ricordo sempre un comizio di Cossiga fatto in piazza a Varese nel 1976. Noi eravamo 300 (rimasti 300 anche alle elezioni, parlo di Varese ovviamente) i dc erano 30 (diventati 30.000 alle elezioni); i fischi coprivano quasi la voce dell’oratore.
Nel bel mezzo del comizio Cossiga si ferma e dice “La democrazia è anche fischiare in piazza il ministro dell’Interno, la vostra presenza ed i vostri fischi dimostrano che in Italia c’è democrazia” (i fischi si alzarono di volume) riprese il suo discorso e lo terminò.
Non ho mai stimato Cossiga, ma la differenza tra la sua reazione e quella di Giannino e Daniele dimostra come il concetto stesso di democrazia in Italia sia oramai troppo nebuloso.
Come Giannino poteva parlare perché siamo in democrazia gli studenti che lo hanno contestato potevano farlo per lo stesso motivo.
O la libertà di espressione vale solo a senso unico?
aldogiannuli
Il punto non sono tanto uova e pomodori quanto il fatto che si attribuisce agli studenti contestatori la colpa di aver “cacciato” Giannino impedendogli di parlare. Ma, ripeto, per la verità è lui che è andato via e posso anche capire che non abbia gradito il trattamnento riservato. Quanto a uova, pomodori e fischi anche io ritengo che rientrino nei limiti di una contestazione ammissibile (sono sempre stati usati e nessuno se ne è mai scandalizzato). Semmai, con il prezzo che hanno magari è stata una forma un po’ dispendiosa
White_Rabbit
I pomodori e le uova, il clamore mediatico, li usa chi non ha argomenti. Bisognerebbe vedere quanti intellettuali in disaccordo con il “pensiero unico” hanno provato/sono stati invitati a parlare a scienze politiche, ed è stato loro impedito, prima di dedurre “la contestazione dura era necessaria perché siamo in un regime di censura”.
aldogiannuli
gli intellettuali liberisti per la verità sono di casa nella nostra facoltà (a cominciare da Ichino) e questo va benissimo perchè la discussione è il sale della democrazia e sono il primo a voler garantire il diritto di parola di chi non la pensa come me. Quanto agli intellettuali non liberisti, ne ho visti pochini invitati dalla facoltà o dai dipartimenti, ma per la verità nessuno si è mai sognato di impedire di parlare nelle nostre aule a chiunque. Non è questo il punto, Il problema è più generale e riguarda la schiacciante preponderandza di spazi assegnati alla scuola neo liberista su giornali, riviste, case editrici, riviste specializzate, ecc. Anche sul piano dei finanziamenti di ricerca ci sarebbe molto da dire in proposito…
tommaso coen
Riguardo alla faccenda ricordo di aver letto alcune reazioni che trovo sicuramente eccessive, dalle quali sembra che contestazioni di questo tipo non si siano mai viste e che siano un segnale del fatto che il mondo sta per finire, o poco meno. Ciò detto, condannare l’attacco, pur dandogli il peso che merita, mi sembra il minimo, in un paese libero non si deve essere attaccati così per le proprie idee. Non so cosa dicesse la lettera dell’università perchè non l’ho trovata (qualcuno ha un link?) e forse rientra nel tipo di reazioni che ho menzionato sopra, questo articolo invece manca di condannare del tutto il gesto siccome “siamo il paese in cui…” succede di peggio, un tipo di giustificazione che non ho mai capito.
Nello specifico commento un punto: “…verbo neo liberista, unico ad avere realmente diritto di parola, mentre tutte le altre posizioni (comprese quelle di matrice keynesiana) sono marginalizzate se non zittite.”, questa l’ho sentita migliaia di volte ma mi sembra non stare nè in cielo nè in terra: se dovessi scegliere una “scuola” che orienta variamente le dichiarazioni dei nostri politici e generalmente il dibattito economico in Italia negli ultimi anni (escludendo in parte gli ultimi mesi), direi che i “keynesiani” sono tutt’altro che messi in disparte. Il neo liberista chi sarebbe? Berlusconi?? Brancaccio, ad esempio (tra l’altro “lanciato” in parte proprio da Giannino su radio24) piuttosto che Fassina, non mi sembrano persone alle quali viene tappata la bocca. Per mettere il naso fuori d’Italia, lo stesso mi viene da dire di Krugman, ad esempio. Anche Roberto tra i commenti parla della “scomparsa di Keynes dai libri di economia”…ma dove? Il primo manuale di macroeconomia adottato credo nella maggior parte delle università italiane (anche in Bocconi, per dire, l’antro della bestia per definizione, pare) è il Blanchard, keynesiano fino al midollo.
L’informazione in italia è un disastro, concordo, e hanno visibilità sempre i soliti noti, verissimo…che questi siano gli alfieri del pensiero neo liberista (devo ancora ben capire cosa si intende con questa espressione) o simili, è un altro paio di maniche, io ci vedo più che altro un monopolio delle cazzate (per dire…i sindacati in italia non riescono a farsi sentire?)
tommaso coen
Anche sul fatto che sia stato lui a volersene andare ho un dubbio…mi sembra di aver letto proprio nella sua dichiarazione rilasciata dopo l’accaduto, che fosse stata la polizia a consigliargli di lasciar perdere (infatti sembrava avercela quasi più coi poliziotti che coi lanciatori di frutta). Magari ricordo male io
aldogiannuli
forse ha ragione lei.
Vuole una condanna della cosa? se si tratta dell’aver impedito di parlare (ma siamo sul filo del vero o non vero e non sapresi sino a che punto vero) non ho difficoltà (e lo dico anche nell’articolo) a dire che tutti hanno l’indicutible diritto di esprimere le proprie idee sono che nella situazione attuale quello dei ragazzi mi pare un peccato veniale rispetto a ben altri peccatacci mortali che si perpetrano sulla libertà d’opinione. Per quanto riguarda lo spazio asegnato al pensiero neo liberista mi pare che nn siamo d’accordo ma ne parleremo più diffusmente in un’altra occasionm. Soprattutto io non scambierei per keinesismo i regali alle banche
Nicola Mosti
Di fronte ai recenti avvenimenti sono sempre più convinto che liberismo e neo-liberismo rappresentino in realtà un’ideologia prettamente politica piuttosto che una teoria economica.
Non sembrano infatti frutto di inoppugnabili calcoli matematici (peraltro difficilmente applicabili ad una scienza inesatta come l’economia) quanto la conclusione “pseudo-scientifica” di prese di posizione preconcette. Correggetemi se sbaglio.
ugoagnoletto
meno spazio si dà alla libertà di pensiero e di espressione nelle varie istituzioni, più aumenta il rischio di reazioni eccessive. Ma questo succede anche in famiglia
martino
che giannino se ne sia andato di sua sponte o che l’abbiano invitato ad andarsene i poliziotti, mi pare faccia poca differenza. non tanto per la sfumatura della cosa, ma perchè il personaggio ha come sempre sfruttato la cosa per fare la prima donna, meritandosi anche di scomodare PG battista qualche giorno dopo sul corriere, il quale indignato si stupiva di come nessuno corresse al capezzale del paladino del libero pensiero (neo-liberista) vittima dei violenti anarco-insurrezionalisti-comunisti-studenti-antidemocratici…
l’articolo di aldo secondo me colpisce nel segno perchè, siceramente, trovo ridicolo ed avvilente che dei docenti universitari leccapiedi e scansafatiche (andatevi a cercare pubblicazioni, articoli, interventi in difesa della democrazia o sulla crisi su riviste, giornali, televisioni ecc…difficilmente troverete qualche esimio docente) perdano tempo a promuovere un appello in difesa della democrazia quando il mondo gli sta crollando sotto gli occhi, la democrazia, in ben altri luoghi, è ormai un optional, e i nostri baroni non hanno niente di meglio da fare che stringersi intorno ad una “vittima dei violenti”…?!
qualcuno avrebbe detto …”ma ci facciano il piacere!”
scienziato poco politico
Si parla di certi fatti accaduti in facoltà, senza neanche riportare la posizione di tutte le parti. Non fraintendetemi, la mia obiezione non riguarda qualche presunta assenza di democrazia, non sono così schiocco a credere in favole del genere.
Quel che mi fa sorridere è che un docente come Giannuli che si professa “critico” nei confronti della sua stessa corporazione (anche se si dichiara estraneo da essa), prima evidenzia lo scarto che esiste nell’accesso ai mezzi di comunicazione fra i liberisti come Giannino e i loro oppositori e poi..? Niente, lancia il sasso e poi nasconde la mano. Una letterina al caro “Daniele” e siamo a posto con la nostra coscienza. Anzi basta tanto per qualificarsi come oppositore.
Alla fine si sa, la classe non è acqua e gli studenti quando per di più sono senza il sostegno di qualche barone -PD o CL/PdL- meglio tenerli ad una certa distanza anche quando si discute di cose che riguardano -anche- loro. Discutere, discutere senza mai entrare nel merito delle cose o fare qualcosa per cambiarle (e poi chi sarebbero i fancazzisti??).
Ho ricevuto il comunicato di quelli dell’assemblea via mail. Ci passo da questo sito ogni tanto ma l’unica ragione per cui scrivo è perché mi sembrava corretto far sapere che c’è un comunicato anche ad altri. Quindi per chi ha voglia di leggerlo, evitando le banali etichette del tipo contestatori, gruppo di sinistra, casinari ecc http://spomilano.noblogs.org/
Quelli dell’assemblea, saranno quel che sono ma almeno quel che dicono lo fanno. E non fingono di fare i dissidenti al baronato.
aldogiannuli
grazie per gli apprezzamenti, ma cosa dovrei fare? Prendere a sprangate i liberisti o pretesi tali?
Troovo questo intervento divertente
tommaso coen
@Aldo – che l’atto in sè sia meno grave di altri problemi, sempre legati a libertà d’opinione e simili, presenti nel nostro paese mi trova anche d’accordo (che poi forsein parte le cose possano avere una radice comune è un altro paio di maniche). Riguardo alla faccenda Keynes, neoliberisti e chi più ne ha più ne metta: non mi riferisco a nessun “regalo alle banche” , semplicemente mi sembra che la grandissima maggioranza di chi ha accesso ai media (a) capisca mediamente poco di economia, e non sia nemmeno molto interessata a cambiare sotto questo aspetto (b) si divida (sto facendo le categorie con l’accetta, per carità) tra chi ha delle influenze di tipo +- Keynesiano, alla lontana, e chi è disposto a dirsi votato a qualsiasi bandiera pur di fare i suoi +- sporchi interessi. Liberisti in Italia proprio non ne vedo, vedo corporazionigruppi d’interesse e le poche medio grandi imprese strette allo stato a cercare di spremerne sussidi o vantaggi di molto vario genere, una classe politica che ci marcia e si divide tutt’al più su chi meriti questi favori e chi no, una spesa pubblica ed un prelievo fiscale abbondanti e mediamente inefficienti… la lista è ancora lunga. Dove sono gli eserciti di neo-liberisti indignati da tutto questo? O diamo due significati molto diversi al termine o non capisco dove li veda.
P.S.: non mi dia del lei per favore, non ci ho mai fatto l’abitudine, tantomeno on-line, grazie 🙂
@Martino – mi pare di capire che tu la lettera di Checchi l’abbia letta…mi passeresti un link?
aldogiannuli
ma perchè tu credi che i liberisti siano davvero quello che dicono di essere? Ma quando mai?!
Que Se Vayan
A proposito dei fatti. forse il linguaggio vagamente truculento del comunicato degli studenti non è impeccabile…. ma esprime una sincerità e una schiettezza che lo pone qualche spanna sopra alla ridicola lettera ponziopilatesca e corporativa dei dcenti. Dispiace che per esempio Giovanna Procacci, Alessandra Facchi e altre persone non stupide e nemmeno di destra la abbiano firmata. Perchè solo Aldo si oppone? Il Buon Senso è oramai diventato di estrema sinistra?
http://spomilano.noblogs.org/files/2011/12/sul-caso-Giannino.pdf
tommaso coen
Liberandoci delle etichette, non capisco mai bene che cosa persone diverse ci mettano dentro, io credo che ci siano persone intellettualmente oneste e altre no, o almeno diversi gradi di onestà. Quando nell’articolo vedo che lei fa riferimenti all’ “accademia” e a “colleghi neo liberisti”, a “intellettuali neo liberisti” “scuola neo liberista” etc… credo che si riferisca ad una categoria ben precisa di persone (una categoria piuttosto ridotta nei numeri, per quanto è mia esperienza), che tutta l’evidenza che ho mi fa credere “siano davvero quello che dicono di essere”, e appartengano alla cerchia degli intellettualmente onesti, tra le due di sopra. Vedo poi che in Italia ci sono, quelli sì, parecchi, una serie di persone che di liberaleliberista non hanno assolutamente nulla e che si dichiarano tali quando fa comodo ai loro interessi privati.
aldogiannuli
non è un pr4oblema solo italiano. Il punto è che io considero il neo liberismo una ideologia in cui hanno trovato rifugio ogni sorta di opportunisti. E d’altra parte, che liberismo è quello di chi predica che lo Stato deve star fuori dall’economia e poi piatisce gli aiuti dello Stato per salvare le banche?
tommaso coen
direi che non lo è.
Nicola Mosti
In effetti, per dirla con le parole di Christian Marazzi, il neoliberismo si è rivelato una sorta di “Comunismo del Capitale”…
Nicola Mosti
Purtroppo mi sono irrimediabilmente convinto che, se quei 500 miliardi di euro di moneta creata ex-nihilo ed elargita dalla BCE agli istituti di credito in difficoltà al risibile interesse dell’1%, fossero invece stati direttamente consegnati alle famiglie in difficoltà, l’Economia ne avrebbe tratto maggiori vantaggi. E tutto ciò senza necessariamente incrementare l’inflazione.
Lo so: sono un inguaribile illuso…
aldogiannuli
per la verità era più o meno la proposta di Roubini nel 2008, quindi una proposta che si può avanzare realisticamente ed anzi credo possa essere uno dei punti di riferimento di un programma di sinisra per uscire dalal crisi
Edoardo Da Ros
Mi trovo d’accordo al 100% con Daniele Coen, direi anche al 101%.
Aggiungo che a parer mio gli USA sono finiti in questa situazione a causa del mix incoerente e insostenibile della propria politica economica che ha favorito l’indebitamento netto (tassi FED ridicoli + 2 guerre finanziate col debito contratto con prestatori esteri) senza generare un adeguato ritorno in aumento della produttività di lungo periodo, visto che tale indebitamento è finito in consumi e armamenti (ovvero cose che si autodistruggono…) e non in ricerca o accumulazione di capitale fisico. Di fatto le amministrazioni americane a partire dal 1981 (con una devastante accelerazione dal 2001 in poi) hanno applicato una combinazione di Friedmanismo e Keynesismo, con due “piccole” variazioni
1) la politica fiscale espansiva keynesiana ha finanziato quasi unicamente i grandi produttori di armamenti e ha attivato solo in parte i cosiddetti moltiplicatori keynesiani (riarmo USA anni ’80, Desert Storm, operazioni belliche nei balcani, Enduring Freedom, Desert Storm II); Obama fa sinceramente sorridere quando parla di riforma della sanità.
2) la politica monetaria espansiva ha generato il vortice di debito del settore privato che ha risucchiato l’economia reale americana al suo interno e che al momento costringe gli americani, la nazione più ricca della storia dell’umanità, a rivolgersi al banco dei pegni per fare i regali di natale. il tutto condito da una ancora quasi totale assenza di regolazione del sistema finanziario americano che sta nuovamente favorendo la creazione di bolle speculative. e il washington post si preoccupa della nostra economia!
Questo non è neo-liberismo, questo è interesse delle lobby punto e basta. Così come testimoniato dagli 0 passi compiuti dall’amministrazione Obama nel cambiare la nomenklatura che sta dietro la politica economica americana o anche solo verso una riforma della finanza. La parola neo-liberismo è un artificio linguistico per nascondere la parte keynesiana del tutto che è però tanto rilevante quanto quella monetarista.
La situazione italiana non è tanto diversa. Daniele Coen descrive molto bene la situazione dell’economia nostrana e il parallelismo con gli stati uniti sta nel fatto che la spesa pubblica italiana ha finanziato, al posto delle guerre, le clientele dei mastelloidi che siedono in parlamento (e nei consigli regionali, provinciali e comunali), con la differenza che il settore privato italiano si è indebitato molto meno di quello americano (e ora paga).
Chiudo il cerchio: il presunto neo-liberismo di Berlusconi lo commenta lo stesso Giannino http://www.youtube.com/watch?v=_830Sz1S5_A .
Quello che mi ha lasciato più dispiaciuto di quanto successo a Giannino (per il quale non nutro particolare stima o simpatia) sono state le parole che gli sono state rivolte: “fascista” “figlio di papà” e via dicendo, sintomo che, nel nostro paese, il corrispettivo degli indignados, di occupy wall street e compagnia occupante sono persone che non sanno nemmeno contro chi stanno lottando.
tommaso coen
Edoardo, mi fa piacere che si trovi d’accordo con quello che ho detto, riguardo la prima parte del suo commento non so se sono d’accordo io (probabilmente no) ma sono punti su cui non mi sento di dire nulla di preciso, non so.
invece: “La parola neo-liberismo è un artificio linguistico per nascondere la parte keynesiana del tutto che è però tanto rilevante quanto quella monetarista.” questa semplicemente non l’ho ben capita, credo di essere confuso da tutte queste etichette…la parola neo-liberismo per quel che ne so indica una certa fetta di teoria economica che faccio fatica a definire con troppa precisione, anche perchè spesso sento etichettare come liberiste una serie di idee o proposte che credo sarebbero condivise (o bocciate) da economisti di qualsiasi “orientamento”, quindi boh, di sicuro è una parola abusata, ognuno ci “mette dentro” quel che vuole e finisce per far solo danno (non so quanto sarebbe utile anche se usata con più attenzione) quindi tanto vale non usarla (e con lei tutte le altre). Mi sembra che in buona parte siano nate proprio da questo le divergenze tra me e Aldo, ma forse sbaglio anche qui.
Per ultimo, io mi chiamo Tommaso, forse conosce mio padre e mi ha confuso con lui 🙂
buon anno
Simona
Pensare che si possa ridurre un Paese a una oligarchia che gestisce mezzi d’informazione, che riduce politica ed economia schiave delle banche, che spinge a mera sopravvivenza il popolo, che manipola Giustizia e Sapere e … non essere pronti a prendersi un paio di uova, mi sembra davvero la conferma che oltre che ladri siano anche un tantino scemi (il che è ancora più grave … forse). Certo non è stato un comportamento molto edificante quello dei nostri ragazzi, ma comprensibile data la situazione esasperata in cui ci troviamo.
sonia
Mi stupisce che molti commentatori non colgano la pericolosità dell’ideologia (e della pratica) neoiberista. Evidentemente il pensiero è divenuto ormai così comune che lo si confonde con un dato ineluttabile, uno dei tanti “ismi”, ininfluente sul piano reale. Io penso invece che esse siano alla base della maggior parte dei nostri attuali guai.
Per chi ha qualche dubbio vorrei ricordarne i principali assiomi:
-autoregolazione dei mercati (in modo quasi sciamanico riescono sempre a trovare l’equilibrio che porta benessere a tutti);
-il ruolo del pubblico deve essere solo quello di lasciarli liberi di fare ciò che vogliono, togliendo il più possibile le regole (contratti di lavoro, norme a difesa dell’ambiente ecc);
-tutto è più efficiente se gestito dai privati
(privatizzazioni in ogni settore della vita);
-ognuno è imprenditore di se stesso: se non riesce a realizzarsi (o banalmente a trovarsi un lavoro) è solo colpa sua.
Che poi questi assiomi alla prova dei fatti non reggano o falliscano, per i liberisti come Giannino è interpretato come la conseguenza di …. ancora troppo poca applicazione di queste teorie, per cui la cura è …. aumentare le dosi.
Ma il problema è che non si tratta di quattro invasati, queste idee sono diventate pressochè l’unico pensiero presente nella classe dirigente italiana ed europea (politica, economica e… accademica). Pochi osano opporsi. Hai ragione Aldo nella tua riflessione.
Anche se in modo forse maldestro (ma la verdura non è violenza!) quei ragazzi lo hanno fatto. Si spera che non sia solo effervescenza giovanile e che non siano i soli.
martino
@tommaso: ho avuto la lettera in mano di passaggio e non ho un file o link da condividere, mi spiace, se la trovo la segnalo;
@edo: sui limiti, la miopia, spesso l’ignoranza, le criticità dei movimenti, dei militanti, dei gruppi di sinistra in italia, sono il primo ad essere ipercritico e ci sarebbe tantissimo da dire. solo relativamente a questo articolo e alla “giannino-story” credo fosse più importante, come ha fatto aldo, spostare l’attenzione sulla pochezza e l’ipocrisia dei docenti che sugli studenti, bersaglio fin troppo facile e scontato…
martino
tommaso coen
Sonia, mi spiega queste da dove le ha tirate fuori? No perchè finchè io e Aldo usiamo la stessa parola per parlare di due cose diverse capisco che non ci troviamo, ma qui sembra essere ben chiaro di cosa lei stia parlando (teoria economica) e non ho problemi a risponderle, in modo chiaro e diretto che TUTTE quelle che ha scritto sono balle, di certo non “dolose”, ma grandissime balle.
Tutta la teoria economica vagamente moderna è piena zeppa di mercati inefficienti quando lasciati a sè stessi (per varissime ragioni), conseguenti interventi statali (tramite regolamentazioni, produzione diretta o indiretta, ovviamente prelievo fiscale, trasferimenti…), interventi statali non conseguenti a ragioni di efficienza ma dettati da problemi di equità…
Giusto per darle una vaghissima idea del fatto che non mi sto inventando quel che dico le posto qualche link a pagine di wikipedia, ovviamente la letteratura è infinitamente più varia, nel caso avesse in mente casi particolari di inefficienze che quelle anime belle dei liberisti ignorano, la prego di farmele presente, google scholar ci dirà se è così.
(1)e(2) “autoregolazione dei mercati (in modo quasi sciamanico riescono sempre a trovare l’equilibrio che porta benessere a tutti)”
“il ruolo del pubblico deve essere solo quello di lasciarli liberi di fare ciò che vogliono, togliendo il più possibile le regole (contratti di lavoro, norme a difesa dell’ambiente ecc)”
http://en.wikipedia.org/wiki/Market_failure
(3) “tutto è più efficiente se gestito dai privati
(privatizzazioni in ogni settore della vita)”
http://en.wikipedia.org/wiki/Public_good
(4) “ognuno è imprenditore di se stesso: se non riesce a realizzarsi (o banalmente a trovarsi un lavoro) è solo colpa sua.”
qui non saprei trovare una pagina particolare di wiki, perchè la ricerca è piuttosto varia, rispondo con un articolo specifico…l’autore ha ben due lauree a Chicago, una delle quali discussa nientemeno che con Gary Becker (praticamente il diavolo), e lavora alla federal reserve di N.Y. , è cattivo abbastanza??
http://www.econ.nyu.edu/user/topag/papers/giotim19.pdf
Non commento l’ultima parte del suo intervento perchè non so se ridere o piangere…in Italia la situazione è drammatica perchè c’è troppo mercato, lo stato non interviene nell’economia e via dicendo? Ma è seria?
Ora, capisco che io magari passo anche per stronzo a risponderle così, ma ha idea del tempo che ci vuole ad andare a smontare una per una le
cazzateleggerezze che probabilmente lei ha buttato giù in due minuti? Sempre meglio che tirarle i pomodori, comunque.aldogiannuli
Tommaso, io ho una gestione liberal di questo sito ed ho fatto passare il commento, ma mi pare che Sonia abbia ragione di risentirsi per il tono non proprio cortese (fine la trovata di mettere “cazzate” cancellato ma leggibile…..) anche perchè mi pare che qualche fondamento le sue osservazioni lo abbiano anche se nei limiti inevitabilemnte schematici di poche righe di un post. In fondo la “teoria dei mercati efficienti” non è che se la sia inventata lei, mi pare
tommaso coen
@ Martino – nessun problema, l’hanno postato poco sopra insieme alla risposta di alcuni studenti di scipol
Edoardo Da Ros
@tommaso: scusa per il LAPSUS, un omonimo di tuo padre mi ha chiamato mentre scrivevo il commento e ho fatto confusione.
se il liberismo è la teorizzazione della limitazione dell’intervento dello stato nell’economia in nome del “laissez faire”, per neo-liberismo intendo la teoria economica a cui si sono ispirate le politiche economiche dei governi inglesi e americani (per la maggior parte) dal mostro reagan-thatcher in poi, che in sostanza predicavano la scomparsa totale dello stato anche come figura regolatrice; celebre in questo senso un discorso pre elettorale di reagan in cui prometteva la scomparsa totale dello stato dall’economia americana (in sostanza la cosiddetta deregulation); i principi economici della politica economica di Reagan si trovano sintetizzati qui: http://www.econlib.org/library/Enc1/Reaganomics.html
che poi si faccia confusione su questo termine, beh, è vero, ma proprio per questo bisognerebbe fare chiarezza.
@tino: sono d’accordo con te, la lettera di aldo ha un suo senso preciso che non posso che condividere. l’accusa da parte dei professori è ipocrita, però rimango perplesso quando questi gruppi mostrano la loro pochezza a questa maniera. oltre al fatto che ascoltare Giannino sarebbe stato utile proprio per affrontare con le conoscenze adeguate il proprio “nemico” (“se conosci il nemico e conosci te stesso, nemmeno in cento battaglie ti troverai in pericolo” diceva un vecchio saggio cinese).
Zeno
Per spezzare una piccola lancia in favore di chi gli ha urlato fascista: presentarsi a un’iniziativa fatta da studenti di estrema destra accompagnato da questi non è una mossa brillante.. E ad andare proprio a osservare con la lente di ingrandimento, nel filmato non si può capire esattamente se l’urlo fascista fosse rivolto a Giannino, a qualche attivista di estrema destra travestito da giovane del pdl che gli girava attorno, oppure a un agente di polizia. Mentre quando si sente “fuori i fascisti dall’università” è ovvio che sono cori diretti agli organizzatori.
Su parecchi siti di movimento son nati subito gli appelli per bloccare l’iniziativa di estrema destra e da alcuni veniva messa in secondo piano la presenza del giornalista.
È mia personalissima opinione che se Giannino fosse stato invitato da qualsiasi altro soggetto (compresa Comunione e Liberazione) non si sarebbe lontanamente vista una contestazione, tutt’al più qualche fischio da qualche studente a cui non sta simpatico.
Per quel che riguarda la definizione di neo-liberismo noto che da diversi soggetti è utilizzato spesso con significati differenti, e questo forse può generare delle incomprensioni.
sonia
Gentile Tommaso Coen,
le consiglio la lettura del testo “Finanzcapitalismo” di Luciano Gallino, ed. Einaudi, in cui, nel capitolo “Il ruolo dell’ideologia neoliberale” l’autore ne riassume i principali assiomi, che io ho a mia volta riportato.
Quindi, se lo ritiene, può lanciare pomodori “virtuali” anche a lui, come ha fatto con me.
tommaso coen
@ Sonia & Aldo – Non ho intenzione di offendere Sonia, ma non posso fare a meno di bollare in modo netto come bugie (falsità? stupidaggini? non lo so, io trovo che il termine barrato sia più adatto di quanto non lo fosse quello che lo sostituisce per descrivere tre quarti del commento in questione. Io per primo dico una valanga di cazzate quando al bar con gli amici parlo senza riflettere), le cose che ha scritto; è un mio nervo scoperto non sopportare chi prende posizioni forti sulla base di opinioni deboli, e credo che nel paese sia un atteggiamento ben più diffuso e dannoso di qualsiasi “scuola” di pensiero, o simili.
Se gli argomenti di Sonia sono solidi, li sostenga come io ho cercato di fare nel mio commento (quel che ha scritto Gallino può servirmi a farmi un idea di cosa pensa Gallino, poco più).
La mia risposta a Sonia è più dura delle precedenti e non è un caso ,lo trovo utile per disincentivare i miei interlocutori a parlare per dare aria alla bocca (o l’analogo virtuale), specie quando la discussione cerca di essere seria; non lo faccio quasi mai e devo essere molto convinto che chi ha postato sia “colpevole” di quanto sopra. Se ho scritto stupidaggini ci metto la faccia (nome e cognome) ed eventualmente passo per stronzo (come accennavo sopra) anche con i miei amici (conosco bene Zeno ad esempio e non so quanto sia d’accordo con quel che scrivo), quindi ho i miei incentivi a non farlo a sproposito.
@ Sonia – Non lancio pomodori, la spingo anzi a sostenere le sue opinioni contro le mie e leggo attentamente quello che scrive, a me sembra sostanzialmente il contrario. (E se la verdura non è violenza, figuriamoci questo!)
@Aldo – Il fondamento delle osservazioni continua a sfuggirmi totalmente in tutti e tre i punti del post di Sonia( a- i tre assiomi b- l’affermazione che Giannino condivide i tre assiomi c- il rapporto di causa tra gli stessi e la situazione economica italiana) e i limiti non credo stiano nelle poche righe del post, ma non importa.
La bacheca è sua, apprezzo che i commenti siano poco (o nulla, vedendo il post di “fagiano”) filtrati, se questo tono (sì, anche questa risposta non è troppo cortese, ma mi esce così, scuse anticipate) non va, eviterò di rispondere ai commenti che ritengo i peggiori, perchè non potrei farlo altrimenti.
Mi scuso per la lunghezza del (dei?) commento.
aldogiannuli
Caro Tommaso, (forse è meglio che ci diamo del tu) se mi consenti una osservazione sulla base della mia esperienza didattica ed anche politica: un certo tasso di verve polemica è utile e ravviva il dibattito, consentendo di delineare le posizioni in modo più chiaro, ma un surpolus di aggressività nuoce al dibattiuto (soprattutto scientifico) perchè introduce elementi di irrigidimento che non hanno molto a che fare con il merito della disputa e che definirei “ultronei”. Anche io non amo le “opinioni forti basate su convinzioni deboli” (che peraltro non mi sembra il caso di Sonia) ma il modo per risolvere il problema non mi sembra quello del “terrorismo ideologico” (prendi questa affermazione come scherzosa, visto che nello scritto sorriso e tono della voce non sono presenti) come deterrente a “dare aria alla bocca”. A quel punto, ha ragione Sonia a dire che non c’è più discussione, se l’interlocutore è uno che “spara cazzate” (per usare il termine che ritieni più efficace) non vale la pena di discuterci e morta lì. Al massimo, se si teme che una opinione sbagliata possa fuorviare altri si fa una annotazione secca per precisare il punto e basta.
Poi tieni presente anche la natura del mezzo che stiamo usando che incentiva equivoci, reazioni istintive, espressioni afferttate. Come avrai notato qui in bacheca passano commenti di tutti i tipi, salvo quelli che sfociano nell’insulto aperto (ho cancellato un post che mi dava dello psicopatico grave” o quello contro una donna magistrato defibita “magistrato escort” perchè non si possono tollerarei comportamenti incivili) però non rispondo a diversi commenti che non ritengo meritevoli di attenzione, A molti altri che invece meriterebbero non rispondo dolo per questioni di tempo, ma vorrei farlo.
Peraltro, nel caso specifico inizio a nutrire fortemente il dubbio che proprio tu e Sonia non vi siate capiti e che la polemica sia salita di tono proprio perchè si sono introdotti quegli elementi ultronei di cui dicevo. Insomma, credo che parlandone in modo più disteso la cosa sia più utile a tutti.
sonia
Gentile Tommaso Coen,
prima di “sostenere le mie opinioni contro le sue” come mi spinge a fare, dovrei capire quali sono le sue opinioni (e non l’ho capito).
1) Non ritiene le teorie neoliberiste un’ideologia? (E mi riferisco alle teorie di Milton Friedman, alla scuola di Chicago, per poi proseguire con l’applicazione politica di Reagan e Tatcher)
neoliberismo
[ne-o-li-be-rì-ʃmo]
s.m.
ECON Teoria sociale ed economica che si fonda sui princìpi del libero scambio nella politica economica sia nazionale sia internazionale, rifiutando il ruolo dello Stato assistenziale o imprenditore e la pianificazione di stampo socialista.
“Friedman’s economic theories have had an international influence since 1970. Some of his laissez-faire ideas concerning monetary policy, taxation, privatization and deregulation were used by governments, especially during the 1980s”
Parliamo della stessa cosa?
2) Non ritiene che i principi da me elencati appartengano a quella teoria? Autoregolamentazione dei mercati, privatizzazioni, “ciascuno è imprenditore di se stesso” non ne fanno parte?
3) Pensa che i sostenitori attuali di quelle teorie abbiano posizioni diverse? Cioè che le teorie di Giannino, ad esempio, siano differenti? Ho seguito qualche suo intervento e a me è parso molto allineato proprio con questi principi.
4) Non concorda con la mia opinione secondo la quale “i nostri guai derivano da questi principi divenuti pensiero comune”?
Non è certo l’unico, è in grande compagnia.
Io penso che il problema a monte sia che dagli anni 90 ad oggi è’ peggiorata la distribuzione del reddito, anche a causa dell’ideologia neoliberista e della sua applicazione. La quota salari/PIL è scesa di 9 punti nelle economie avanzate e i punti persi sono andati tutti ai redditi da capitale, che peraltro sono stati reinvestiti principalmente negli investimenti finanziari e non nell’economia reale.
Solo la politica, e quindi gli stati, potrebbero intervenire per invertire questa tendenza, permettendo così di evitare la recessione.
In ogni caso non è mia intenzione “parlare per dare aria alla bocca”,e se lei ha questa convinzione à del tutto inutile discutere, meglio, da parte sua “tapparsi le orecchie”.
aldogiannuli
Solo una precisazione: Friedmann e la scuola di Chicago non sono il filone ortodosso del pensiero neo liberista che, piuttosto, si rinviene nelle opere della scuola di Vienna (Von Mises e von Hayek) per la quale, friedmann è un pericoloso statalista con tendenze totalitarie. Sullavia del peggio….
tommaso coen
Posso notare che quest’ultimo intervento di Sonia è anni luce distante dal precedente? Forse il discorso avrebbe preso questa direzione anche senza i miei interventi di sopra, forse no (l’esperienza che ho di dibattiti on-line mi fa propendere per il no…rimane possibilissimo che mi sbagli nel caso specifico, manca il controfattuale purtroppo).
Se l’interlocutore è uno che spara cazzate sempre e comunque sono d’accordo che non valga la pena discuterci, io continuo a trovare utile spesso una reazione che lei definisce di “terrorismo ideologico” a riportare il discorso su temi interessanti quando l’interlocutore è in grado di scrivere qualcosa che cazzate non siano, se funziona il dibattito può ridistendersi e continuare in modo più utile di prima, se non funziona forse vale la pena di smettere di discutere. questo caso specifico aggiunge un granello di evidenza a quanto detto a mio parere, perchè trovo l’ultimo commento di Sonia interessante, quello sì (specie nell’ultima parte).
Scrivo solo questo di corsa per adesso perchè sto per uscire di casa, e non so se ci ripasserò fin dopo capodanno, appena avrò un attimo comunque intendo rispondere ai punti di sopra.
tommaso coen
Contrordine, sono di nuovo a casa e ho tempo per rispondere 🙂
Aggressive mode: OFF.
Le mie opinioni sono semplici e credevo fossero chiare, le riassumo qui sotto:
(a) I principi da lei elencati, come li ha elencati sopra, non credo siano condivisi sostanzialmente da nessun economista di rilievo oggi (e credo neppure ieri, ma è più facile che mi ricreda su questo secondo punto).
(b) non condividere quei principi, in quella forma, non vieta di ritenere che, ad esempio, in Italia oggi molti settori siano inefficienti perchè poco concorrenziali.
(c) credo che in italia siano più numerosi i problemi che derivano ad esempio, da un eccesso di intervento statale , da concentrazioni di potere di mercato e non, dal’assenza di interventi statali volti a spezzare questi poteri e dall’eccesso, al contrario, di regolamentazioni che spesso li rafforzano…di quanto non lo siano i problemi causati da interventi “di segno opposto”. come da punto (b), questo non implica sostenere i famosi assiomi.
l’ultima parte del tuo commento è interessante e mi fa sorgere una serie di domande.
La distribuzione dei redditi (e della ricchezza) diventata più ineguale dagli anni ’90, è vero (per il caso italiano, e per non allontanarci troppo da questo sito http://www.covodeglieretici.it/?cat=12 ) ed è ragione sufficiente per preoccuparsi ed adoperarsi affinchè il trend si inverta; quanto alla quota del reddito da lavoro ricordo di aver letto questo http://www.noisefromamerika.org/articolo/cosa-succede-quota-lavoro , (c’è qualche problema a risalire a tutti i link alle puntate precedenti del dibattito perchè il sito è in fase di trasformazione e i dati sono solo per l’italia e dal 2002, non dal 1990, sempre meglio che niente come inizio…) mi linki invece da dove viene la riduzione di 9 punti che citi?
La tendenza che rischia di portarci (nuovamente) in recessione, è l’aumento della diseguaglianza, la riduzione della quota del lavoro, o gli investimenti nei mercati finanziari? secondo che meccanismo? sono queste cose che hanno causato le crisi recenti (subprime nel 2007, debiti pubblici in EU ora)?
sonia
Grazie del nuovo approccio, innanzitutto,
Ora ho capito di più la tua posizione.
Tu, se non sbaglio, ti concentri sulla situazione italiana, ma forse se la crisi è più generale e coinvolge altri paesi che non hanno gli stessi difetti da te evidenziati, secondo me anche le cause sono più generali.
Il dato dei 9 punti è anch’esso tratto dal libro di Gallino, e in realtà la comparazione è tra il 1990 e il 2007.
L’interpretazione che Gallino dà della crisi (e che io condivido), è che la forte riduzione del potere d’acquisto dei lavoratori in America, dovuta a varie cause, fra cui l’assenza dello stato (inteso come legislazioni a difesa dei loro diritti), abbia portato all’indebitamento privato delle famiglie, che è stato agevolato come strumento di sostegno alla domanda (vedi mutui subprime), alternativo agli incrementi salariali, con il fine, poi non raggiunto, di sostenere la crescita del sistema.
Quindi la crisi è stata sì finanziaria, ma derivante da una crisi di sovrapproduzione, da uno squilibrio tra l’offerta abbondante di merci e la domanda sempre più ridotta a causa dei bassi redditi.
Da ciò anche i conseguenti fenomeni di deindustrializzazione (molto più redditizio investire in operazioni finanziarie che in investimenti legati all’economia reale).
Una legislazione sempre più improntata alla deregolamentazione (in America, ma anche in Europa e sostanzialmente in tutto il mondo, grazie alla globalizzazione),ha permesso alla finanza di crescere in modo abnorme (altro dato: PER OGNI DOLLARO DI BENI REALI) CIRCOLANO 4 MILIONI DI DENARO) anche con il supporto delle nuove tecnologie che permettono transazioni vituali in tempi rapidissimi.
Mi fermo qui, non vorrei essere troppo logorroica.
Buon anno!
Gianni da Milano
Mortificante il benaltrismo di Giannuli.
Con approcci di questo tipo, corre il rischio di ritrovarsi a fare il tuttologo a Radio populista.
aldogiannuli
Lei dice? E’ la prima volta che mi danno del populista.
tommaso coen
Sonia, chiudo telegraficamente perchè mi sembra che stiamo andando parecchio off-topic rispetto al post di Aldo e non voglio occupare con argomenti non connessi all’articolo il suo wall.
La tua (e di Gallino, e di moltissimi altri) interpretazione non mi è nuova, e mi sembra che soffra di due ordini di debolezze, una teorica (propria del modello del sottoconsumo) ed una di confronto coi dati. Limitatamente al secondo punto, brevemente: il modello che mi sembra tu abbia in testa prevede che il reddito (lordo da lavoro) cresca meno della produttività del lavoro stesso, questo (se escludiamo il caso del Giappone) non è successo (e di sicuro non negli US , se si vuol spiegare la crisi, nè in Italia, se parliamo di casa nostra), anzi, mediamente sono cresciuti più i salari che la produttività del lavoro (modestamente da questo punto di vista noi italiani siamo da record).
Comunque direi che siam ben lontani dalla contestazione a Giannino e si può anche chiudere qui.
Diego
Una proposta per mettere d’accordo tutti (i democratici): prima si fa parlare e poi si lanciano i pomodori, preferibilmente basandosi su quanto è stato appena detto e non sull’appartenenza alla “squadra avversaria”, altrimenti c’è il rischio che qualcuno abbia lanciato ortaggi sulla base dell’opinione di qualcun (per quanto autorevole, senza) aver ascoltato direttamente il personaggio; dal mio punto di vista questo è quello che va temuto, indifferentemente dal fatto che chi si prende i pomodori sia di destra o di sinistra.
crisma
Sulla contestazione a Giannino e la libertà di espressione
Sul 1° punto, chi cerca trova, ovvero, chi è causa del suo mal pianga sul cesso.
Sul 2° punto, oltre a quanto già espresso dal ns cortese ospite, aggiungerei che non solo pochissimi possono utilizzare spazi sui media per diffondere le proprie idee ma anche (e forse soprattutto) che, in ogni caso, ancor meno hanno idee che valgano la pena di essere diffuse attraverso i media: prima della diffusione del prodotto, a essere riservata è la sua produzione, accipicchia.
Intendo che la Democrazia, come la “Libertà di espressione” non sussiste nella ignoranza e nella disinformazione, che se alla ‘gente’ non si insegna a ragionare e non gli si danno le “nozioni” -aka informazioni- di base, la democrazia si riduce a tristo rituale fideista, a esercizio verbale fantaludico, a prassi bi-camerale apparentemente insulsa ma in concreto gestita con lucido calcolo metodico dai retrostanti lacché delle Multinazionali, quegli organismi non-umani che hanno un loro ‘istinto’ a crescere per sopravvivere ma che di noi, come degli animali, delle piante, dei minerali, delle acque, dei venti, delle nuvole, dei profumi del ns mondo, di Gaia, non si curano affatto perché non hanno alcuna buona ragione per occuparsene, essendo “-logiche” ma non “bio-“, almeno finora e fino a prova contraria.
Siccome -che si sappia- non sta scritto da nessuna parte, sta a noi umani decidere se possiamo arrogarci il diritto di resistere alla invasione di questi alieni autoctoni, oppure no, sapere se ci sentiamo di opporci alla loro “arroganza” (Thomas Jefferson su ‘the corporations’, 1791) e, soprattutto, guardarci dritto nelle palle degli occhi e capire se abbiamo veramente voglia di portare avanti noi l’Evoluzione, o no?
Buon 2012, care bestiole!
cSm
crisma
Sul 1° punto, chi cerca trova. Forse pero era meglio fare e tirargli una torta alla panna.
Sul 2° punto, oltre a quanto già espresso dal ns cortese ospite, aggiungerei che non solo pochissimi possono utilizzare spazi sui media per diffondere le proprie idee ma anche (e forse soprattutto) che, in ogni caso, ancor meno hanno idee che valgano la pena di essere diffuse attraverso i media: prima della diffusione del prodotto, a essere riservata è la sua produzione, accipicchia.
Intendo che la “Libertà di espressione”, come peraltro la Democrazia, non sussiste nella ignoranza e nella disinformazione, che se alla ‘gente’ non si insegna a ragionare e non gli si danno le “nozioni” -aka informazioni- di base, tale “Libertà” si riduce a tristo rituale fideista, a esercizio verbale fantaludico e, nel caso della democrazia, a prassi bi-camerale apparentemente insulsa ma in concreto gestita con lucido calcolo metodico dai retrostanti lacché delle Multinazionali, quegli organismi non-umani che hanno un loro ‘istinto’ a crescere per sopravvivere ma che di noi, come degli animali, delle piante, dei minerali, delle acque, dei venti, delle nuvole, dei profumi del ns mondo, di Gaia, non si curano affatto perché non hanno alcuna buona ragione per occuparsene, essendo “-logiche” ma non “bio-“, almeno finora e fino a prova contraria.
Siccome -che si sappia- non sta scritto da nessuna parte, sta a noi umani decidere se possiamo arrogarci il diritto di resistere alla invasione di questi alieni autoctoni, oppure no, sapere se ci sentiamo di opporci alla loro “arroganza” (Thomas Jefferson su the corporations, 1791) e, soprattutto, guardarci dritto nelle palle degli occhi e capire se abbiamo veramente voglia di portare avanti noi l’Evoluzione, o no?
Buon 2012, care bestiole!