Ma la Germania è proprio così virtuosa come sostiene di essere?
Come si sa, la Germania ha assunto il ruolo di “guardiano della cassa” di Eurolandia, sia per la sua forza economica, sia in ragione delle sue virtù che ne fanno l’economia più in salute –e dunque da imitare- del continente.
Nulla da eccepire sul fatto che la Germania rappresenti la parte più cospicua del Pil europeo e che abbia una posizione di forza indiscutibile.
Ma forse qualche ragionamento in più lo merita la reputazione di “grande forza tranquilla” che la sua economia si è conquistata.
Parliamo del suo “limitato” debito pubblico che dice dell’assennatezza e della sagacia con cui i tedeschi hanno saputo amministrare le loro fortune. Ma, se ci si fa caso, in cifre assolute, è il terzo debito pubblico del Mondo, dopo Usa e Giappone; maggiore anche del debito italiano che si colloca al quarto posto. Ma, si dirà, il Pil tedesco è ben più pingue e può benissimo sopportare quel debito. Anche se il ragionamento finisse qui, ci sarebbe da osservare che, comunque, si tratta di un debito in sè assai rilevante, che pesa, insieme agli altri, sul debito complessivo che l’Occidente ha verso i propri cittadini e verso i paesi emergenti (anche se è vero che la Germania ha assorbito una bella fetta dei titoli greci, italiani, spagnoli, irlandesi, portoghesi ecc. e, dunque compensa una parte del buco).
Sulla carta il debito tedesco ammonta al 73% del Pil che, peraltro, non è proprio pochissimo. Ad esempio è di più della percentuale del debito spagnolo e, comunque è un punto mai raggiunto dagli anni cinquanta in poi.
Ma a guardare bene le cose, la situazione è assai meno rosea, perchè c’è una particolarità del caso tedesco di cui non si parla mai e che richiede due parole di spiegazione.
Presso quasi tutti gli Stati esiste un ente generalmente chiamato “cassa depositi e prestiti” che fa riferimento al Tesoro e di cui fanno parte ordinariamente i maggiori istituti bancari del paese, che gestisce i finanziamenti statali agli enti locali ed alle grandi opere pubbliche. Ciascun paese ha propri regolamenti per il finanziamento di questa istituzione, ma, in linea di massima, accanto al gettito fiscale, il finanziamento è assicurato con l’emissione di obbligazioni dell’ente ed altre forme (ad esempio, in Italia, la fonte principale è la raccolta del risparmio postale). Insomma, è una attività che comporta un certo tasso di indebitamento e, in tutti i paesi, questa è una delle voci del debito pubblico. La Germania, invece, non considera questa voce nel calcolo del suo debito pubblico, come se la sua Cassa depositi e prestiti fosse una società privata. Questo venne concordato all’interno della Ue nel 1991 –e fu sancito per legge nel 1992 dal Bundestag- perchè la Germania aveva appena assorbito la Ddr e si trovava in una situazione molto particolare. Si è trattato di una finzione giuridica che è stata funzionale allo sforzo di ricostruzione dei land orientali, ma, a distanza di ormai 20 anni, ha ancora senso questo espediente di cassa? D’altra parte, le finzioni giuridiche possono avere una loro utilità ma, piaccia o no, non hanno il potere di far svanire i dati di fatto ed i fatti dicono che anche in Germania questa cassa serve a finanziare attività pubbliche (enti locali, grandi opere ecc) e, per quanto possano esservi coinvolti istituti bancari privati, si tratta pur sempre di debiti che lo Stato è chiamato a garantire, per quanto indirettamente.
Fatte queste considerazioni si scopre che (sorpresa!!) la formica tedesca ha un debito pubblico reale pari al 105% del suo Pil che non è poi tanto meno del 120% della cicala italiana. E già questo dovrebbe un po’ ridimensionare il mito della locomotiva tedesca.
Ma c’è anche dell’altro.
Passiamo al capitolo grandi banche. Anche qui la Germania vanta titoli di solidità indiscutibile, al punto che il presidente della Deutsche Bank Josef Ackermann ha tuonato contro ogni intervento statale nella ricapitalizzazione della sua banca perchè “noi siamo ben capitalizzati e rifiutiamo a tutti i costi interventi statali” (Es 3.11.11 p.147). Peccato che già si parli di downgrade da AAA a AA+ anche per le banche tedesche. E questo, in primo luogo, perchè esse hanno golosamente ingoiato i bond greci in ragione degli altissimi interessi offerti, nella speranza di sbolognarli quando il gioco si fosse fatto troppo pesante. Speranza delusa perchè –nonostante l’intervento dei giorni scorsi- rischiano di restare con il cerino in mano e di rimetterci una bella fetta di capitale.
Ma c’è anche da considerare che dalla primavera scorsa gli investitori istituzionali americani hanno ritirato dalle banche tedesche circa il 23% dei loro investimenti (secondo i calcoli di Fitch) perchè ormai non se ne fidano più di tanto. D’altra parte, l’apprezzamento dei mercati nei confronti delle grandi banche tedesche non lascia adito ad equivoci: se la Deutsche Bank era valutata 60 miliardi di euro al suo zenith, oggi ne vale circa 25 e la stessa traiettoria ha attraversato la Commerzbank passata dai 25 miliardi del 2007 agli attuali 8.
Ed, in queste condizioni, non appare affatto improbabile che la Merkel sarà chiamata prima o poi a sostenere le sue banche, ovviamente tirando fuori il denaro dall’emissione di nuovi titoli di debito pubblico.
D’accordo: la Germania ha ancora una solida economia manifatturiera, una bilancia commerciale in equilibrio (anche se lontana dai bei tempi) e una migliore reputazione, ma proprio in salute florida non direi. In fondo, se hai la cirrosi, la gotta e l’artrosi, stai meglio di uno che è un cardiopatico scompensato all’ultimo livello, ma, insomma, non mi pare il caso di mettersi da dare lezioni da salutista…
Aldo Giannuli
aldo giannuli, crisi europa, economia tedesca, rischio default
Cristian
Grazie per l’informazione! Non ero al corrente che in Germania non fosse conteggiato nel debito pubblico quello della “Cassa depositi e prestiti” tedesca. E non so se anche in Italia si ricorra a questi artifici ma penso che la risposta sia positiva visto il tentativo del nostro governo di annegare la questione debito pubblico italiana nel più vasto conteggio delle ricchezze private (le famiglie sarebbero ricche a fronte delle dissestate casse pubbliche).
aldogiannuli
no in Italia la cassa depositi e prestiti è conteggiata nel debito pubblico come, peraltro in tutto il mondo a parte la germania. I ragionamenti cui ti riferisci riguardano non il debito pubblico ma il debito aggregato
Giuseppe
Mi sto chiedendo a che livello scenderebbe il debito italiano senza il fardello della Cassa Depositi e Prestiti (a cui Tremonti attinge in maniera piuttosto disinvolta per quel che ricordo). Ma credo sia più che altro una curiosità: nelle attuali condizioni sapere che anche altri (p.es. la Francia) non stiano messi meglio non consola più di tanto.
rosario
Interessante articolo: come sempre! Ma qui interviene il fattore irrazionale. Da sempre gli italiani si mostrano come un popolo di irresponsabili, malgrado l’indubbio sviluppo economico raggiunto, malgrado l’elevata propensione al risparmio privato che ci fa assomigliare più a formiche che a cicale. Quando raggiungiamo un importante obiettivo politico o economico destiamo stupore. Come definire questo atteggiamento nei nostri confronti, che tuttavia noi per primi abbiamo nei nostri confronti?
Tommaso
Concretamente cosa vuol dire che la cassa depositi e prestiti tedesca non è conteggiata nel debito pubblico mentre quella italiana sì? Per calcolare il debito pubblico di uno stato mi serve conoscere a) livello del debito nel periodo precedente b) tassi di interesse ai quali questo stesso è stato finanziato c) livello della spesa pubblica durante il periodo presente d) entrate fiscali nel periodo presente.
In che modo entra in questo calcolo la CDP?
Tommaso
posso chiedere anche da dove arrivano i dati citati nell’articolo, perchè ad esempio quello sul rapporto DEBT/GDP della Germania mi sembra una decina di punti percentuali sotto quello effettivo che nel 2010 stava all’83.2%
aldogiannuli
infatti per errore ho riportato un dato vecchio del s24
Paola Pioldi
Ciao,
credo di aver compreso che il “succo” dell’intervento di Aldo sia: la Germania non è messa poi così bene e non potrebbe permettersi di “sindacare” sulle disgrazie altrui. Domanda politica: perchè un’analisi come quella di Aldo non trova un’eco nell’ambito, appunto, politico e finanziario? A chi giova far credere che la Germania sia una locomotiva, non ansimante e asfittica, ma forte e “potente”?
Grazie,
Paola
Tommaso
Paola ,(mi rivolgo a te perchè mi sembra di capire che il tuo intervento sia una risposta al mio) che quello è il succo dell’intervento l’ho capito anch’io, il problema che sollevo è diverso.
Dato che di interventi riguardo questo particolare rapporto tra DP tedesco e Kreditanstalt für Wiederaufbau (KfW) ne ho trovati pochi sul web, tutti in italiano, e nessuno che riportasse riferimenti specifici a dati più o meno ufficiali, chiedo che differenza farebbe per il debito pubblico Italiano se, dato un certo livello di entrate fiscali e di spesa pubblica, la CDP fosse ad esempio privata o pubblica. Se la risposta è “nessuna”, perchè le due variabili di sopra sono sufficienti a calcolare il DP e la CDP non le influenza (per questo sopra ho chiesto se e come eventualmente le influenzi) il passo successivo è: e allora che differenza fa per la Germania??
Ci sono poi altri punti dell’articolo volti a mostrare quanto poco in salute siano i conti tedeschi che mi lasciano dei seri dubbi (ad esempio, se al posto che al debito/GDP guardiamo all’evoluzione nel tempo di questa misura vediamo dove sta la (una delle) vera differenza tra noi e la Germania), ma non mi sembra il caso di tirarli fuori tutti insieme, meglio risolverli uno alla volta.
paint60
si mi associo a Paola, perchè tali dati non hanno alcuna risonanza, perchè pare indispensabile che la germania continui a rivestire il ruolo di ferrea guardiana dell’eurozona, a chi fa comodo rappresentarla come la guida del gregge europeo!?
Paola Pioldi
Ciao Aldo,
Tommaso, paint60 ed io attendiamo risposte. Magari con un articolo.
Un carissimo saluto,
Paola
aldogiannuli
avete ragione ma io sto lottando contro il tempo…