Francia e Germania si rincorrono in Africa

Approfittando della attuale debolezza francese in Africa, la Germania sta attuando una postura politica offensiva con la creazione di un fondo di un miliardo di euro per promuovere gli investimenti delle PMI tedesche nel continente africano.

Ebbene questo nuovo interesse della Germania per il continente africano ha trovato una risposta quasi immediata in Francia che, tramite il presidente Emmanuel Macron, ha annunciato nel 2017, a Ouagadougou capitale del Burkina Faso, il lancio di un investimento di un miliardo di euro per le PMI africane e francesi che vogliono investire in Africa.

Tuttavia, il vantaggio storico della Francia rispetto alla Germania, consiste nel fatto che la Francia è stata a lungo un giocatore chiave a livello economico nel continente, anche attraverso la Total, la Société Generale e la Peugeot.

La necessità di attuare una politica offensiva da parte francese nasce anche dalle analisi della Compagnia di Assicurazioni per il Commercio Estero (COFACE) pubblicate nel giugno 2018, secondo le quali le quote di mercato delle esportazioni francesi in Africa si sono dimezzate poiché sono passate dall’11% nel 2001 al 5,5% nel 2107. Queste perdite hanno favorito la Cina e l’India, i cui prodotti economici hanno invaso il continente africano grazie a una strategia economica sempre più aggressiva.

Ad esempio, nel settore farmaceutico i profitti francesi sono stati quasi dimezzati rispetto allo stesso periodo (dal 33% nel 2001 al 19% nel 2017) a favore dell’India che è passata dal 5% al ​​18% grazie ai farmaci generici a basso costo.

Insomma cinesi, indiani ed anche turchi arrivano con prodotti più economici molto vicini alle esigenze del mercato africano. Anche nel settore automobilistico la concorrenza di Cina e India (che è diventato il quarto fornitore africano in questo settore) ha danneggiato le imprese francesi che erano già alle prese con la fortissima concorrenza di giapponesi e coreani. Inoltre, la Francia ha perso importanti contratti in Africa a causa della Cina: l’assegnazione della costruzione di un megaprogetto idroelettrico in Nigeria alla CCEC cinese a scapito di Bouygues e Vinci e Inga III il progetto di diga idroelettrica faraonica, nella Repubblica Democratica del Congo, stimato in 80 miliardi di dollari, che è stato assegnato alla cinese China Three Gorges Corporation.

Questa situazione cambia profondamente a vantaggio delle imprese francesi se guardiamo al mercato sud africano che è il principale partner economico con un volume di scambi di 2,9 miliardi di euro nel 2017, mercato sudafricano che è strutturato per assorbire l’economia delle grandi aziende.

In un contesto di spietata guerra economica come quello presente, in Africa l’Italia deve approfittare delle debolezze dei concorrenti europei per inserirsi nel mercato africano e conquistare quote di mercato investendo, proprio come sta facendo la Germania, nelle piccole e medie imprese che costituiscono il core business della economia italiana.

Per conseguire questo ambizioso obiettivo è necessario che anche l’Italia realizzi centri di intelligence economica come quelli francesi . Si pensi, a tale proposito, sia a Guy Gweth-fondatore di Knowdys e presidente del Centre Africain de Veille et d’Intelligence Économique che ormai da diversi anni agisce con successo nel teatro africano – sia alla Scuola panafricana di intelligence economica sorta dalla collaborazione tra il Centro di Studi diplomatici e strategici di Dakar ( Ceds) e la Scuola di guerra economica di Parigi.

Ancora una volta, la lezione da apprendere, consiste nella consapevolezza che la Intelligence economica costituisce – come ha insegnato Christian Harbulot-uno strumento imprescindibile nel contesto della guerra economica.

Giuseppe Gagliano

africa, francia, germania in africa, macron, mercato africano, politica francese in africa, politica germania in africa


Aldo Giannuli

Storico, è il promotore di questo, che da blog, tenta di diventare sito. Seguitemi su Twitter o su Facebook.

Comments (2)

  • L’articolo, nella sua brevità, sollecita una necessità “quasi tecnica” improcrastinabile.
    Premesso che non sono un esperto di servizi e che sono in casa di uno dei massimi studiosi del settore, le mie osservazioni sono tutte politiche.
    Lasciando da parte la salacità della battuta che mi ispira il parterre della foto, mi chiedo se l’autore abbia mai guidato un’Alfa Romeo ante 164 e vissuto nella società che vi ruotava intorno. Secondo me no, perchè non fa cenno alla nostra storia. Negli anni sessanta e settanta le imprese di costruzioni italiane hanno realizzato le opere più imponenti di mezzo mondo. Ora non più. Ma abbiamo perso anche l’elettronica di consumo, il nucleare civile, l’aerospaziale, la chimica fine, l’informatica, l’automotive e interi settori della meccanica. L’elenco potrebbe continuare. Siamo noi italiani che non sappiamo fare investimenti e innovazione, oppure abbiamo subito più guerre economiche silenziose?
    Ricorda i socialisti in Africa? Quali risultati hanno portato a casa ?
    Rimembra Mattei e Moro ? E i mal di pancia degli imperial/colonialisti ? Ha letto l’ultima relazione finale della Commissione Moro?
    Dopo che il Muro è caduto, Yalta vale ancora per l’Italia? Stati Uniti, Gran Bretagna e quella specie di delinquenti, assassini, criminali e stupratori che non nomino, sono ancora i nostri vincitori? Siamo tutt’ora per lo Statuto Onu una nazione a sovranità limitata, da tenre a bada, perchè sconfitta nella IIWW? E che dire dei casi di doppia lealtà? Ci sono ancora?
    Un cenno alla guerra libica lo vogliamo spendere? Recentemente l’on. Crosetto, sottosegretario alla Difesa nel Goveno Berlusconi, ha rivelato che i francesi iniziarono a bombardare, mentre tenevano all’oscuro la delegazione governativa italiana a Parigi, che stava trattando. E che dire dei soldati italiani bloccati in una base nigeriana, perchè Macron non li vuole tra i piedi? E il caso Regeni? Vogliamo ricordare la sciagurata politica della Clinton in M. O. e nel Mediterraneo?
    Di alleati finti ne abbiamo fin troppi, per aver bisogno di nemici.
    Abbiamo allora un ceto politico in grado di far valere l’interesse dell’Italia e non di accodarsi ai bombardamenti dei nostri stessi interessi come fecero Berlusconi/Napolitano? Quali politici hanno mai detto ai nostri alleati falsi che la pacchia in Italia per voi è finita? Junker ha messo k.o. il governo del cambiamento, che pure avrebbe avuto tutte le carte per sfidarlo e batterlo. Manzonianamente si sa che chi non ha il coraggio non può darselo. Macron e Merkel hanno problemi di cui sono essi stessi la causa e non altri dall’estero.
    I nuovi Arcani Imperi posso diventare strumenti per essere servi dei servi più idioti, più utili, più schiocchi ?
    La sfiducia non è rivolta verso chi lavora nel silenzio, ma verso un ceto politico, al più mediocre.
    Per quanto i servizi possano acquistare importanza e acquisire nuove aree di intervento, il ruolo guida della politica -pur ridimensionato- non viene meno.

  • O.T.
    Coincidenze, coincidenze, coincidenze !
    I primi tre premi della super lotteria vinti in Campania.
    Quando si dice Campania Felix !
    Arabia Felix .. forse meno.
    Resta Felix the Cat per tutti gli altri.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.