Due conti sul Fiscal Compact e la favola della Regina Rossa

Il 17 aprile scorso Il Fatto on line ha pubblicato un articolo di Mauro Del Corno, secondo il quale l’applicazione del fiscal compact, non solo non costerà affatto i 40-50 miliardi di cui spesso si parla, ma addirittura ne costerà solo 7: una bazzecola!  A tale confortante conclusione, l’autore giunge sulla base di brillante ragionamento per cui:

a- il calcolo di 40-50 miliardi è basato sull’intero ammontare del debito di cui il cui ventesimo si aggirerebbe intorno a quella cifra, mentre il calcolo va fatto solo sulla parte che eccede la soglia del 60% sul Pil;

b- il rapporto debito/Pil può scendere sia se diminuisce il debito che se sale il Pil, per cui, cala anche il differenziale da colmare e, con esso, il ventesimo da ritirare dal mercato;

c- il calcolo del debito va ricalcolato ogni anno sulla base del triennio precedente ed il pil va considerato al valore nominale e non netto (cioè non depurato dall’inflazione: quindi se c’è una crescita dello 0,5% ed i prezzi aumentano dell’1%, il Pil nominale è cresciuto dell’1,5%);

d- man mano che il debito decrescerà, calerà anche l’entità del ventesimo da rimborsare (l’anno scorso avevo un surplus di 1.000 miliardi e ne ho ritirati dal mercato 50, per cui quest’anno il surplus è di 950 e devo ritirarne 47,5 e, per la stessa ragione, l’anno prossimo saranno 45,12 e via a scalare);

e- siccome il Fmi stima che il Pil Italiano, nel 2015, crescerà dell’1,1% e l’inflazione dell’1%, la crescita nominale sarà del 2,1% e, pertanto, calcolando al 2,6-2,8% la soglia di crescita necessaria a mantenere il rapporto debito/pil nell’equilibrio voluto, mancherebbe uno 0,5%-0,7% pari, appunto a circa 5 o 7 miliardi;

f- a migliorare la situazione dovrebbero contribuire le recenti manovre della Bce (i 1.000 miliardi di liquidità offerti da Draghi) che dovrebbero avere per effetto quello di calmierare gli interessi sul debito, con tutto vantaggio dei debitori.

E, mentre ci sono i “gufi” (come il sottoscritto) che insistono a parlare di cifre iperboliche oltre i 40 miliardi dunque, champagne! Si tratta solo di 5-7 miliardi: robetta! Siamo sicuri?

Facciamo due conti facili facili. Abbiamo detto che il debito attuale ammonta a 2.107 miliardi pari al 132,2% del Pil. Tuttavia, per effetto dei nuovi criteri di calcolo del Pil decisi dalla Ue, il nostro Pil crescerà (sulla carta) del 2,4% e, in proporzione, calerà il rapporto con il debito. Però, a fine anno probabilmente il debito sarà leggermente cresciuto per via del disavanzo (che, peraltro, dovrebbe essere sotto il 3%) e tutto lascia intendere che il Pil probabilmente sarà leggermente inferiore a quello dell’anno scorso. Peraltro, in linea con la tendenza degli ultimi tre anni che ha visto costantemente peggiorare il rapporto debito/Pil, sia perché è aumentato il debito sia, ancor più, perché è calato il Pil. E infatti, mentre nel 2011 eravamo ad 120% del Pil, oggi siamo al 132,2%, nonostante l’inflazione, peraltro limitata, che abbiamo registrato.

Facciamo cifra tonda e calcoliamo che a fine anno saremo al 130%, il che significa che la quota eccedente è del 70%, pari, a circa 500 miliardi da ridurre per 1/20 che significa una base di partenza di 25 miliardi. Mi direte: decisamente meno dei 40 di cui parlavi. Già, ma molto di più dei 7 gioiosamente calcolati da Del Corno: se la matematica è sempre quella, 25 è un po più della metà di 40, ma è 3 volte e mezzo 7. O no?! Dopo vi spiego come si potrebbe arrivare ai 40 o i 60 stimati da altri di cui dicevo (per inciso, io sono arrivato ad una stima fra 40 e 60. Intanto, non capisco sulla base di quale funambolico algoritmo si calcoli che una crescita nominale al 2,7-2,8% sia sufficiente a mantenere in equilibrio il rapporto debito/Pil. Per lo meno, me lo si dimostri matematicamente.

Comunque, andiamo avanti. Si dice: il rapporto debito/Pil scenderà tenendo fermo il debito e facendo crescere il Pil, anche se, magari, di poco. Ed allora, iniziamo da una cosa: come si fa a tenere fermo il debito? Abbiamo introdotto in Costituzione il pareggio di bilancio, d’accordo, ma come si fa ad evitare un disavanzo da finanziare con ulteriore debito? Non restano che due strade: aumentare le entrate dello Stato (con le tasse, imposte, ticket ecc e con l’alienazione di beni pubblici) e/o tagliando le sue spese. Per adesso lasciamo da parte l’alienazione di proprietà pubbliche (le privatizzazioni), che meritano una trattazione a sé e, comunque, difficilmente daranno risultati a breve. Dunque, concentriamoci sui due metodi più convenzionali. Il nostro paese, già prima del governo Monti, aveva una pressione fiscale fra le più alte del continente, l’ulteriore giro di vite ha ridotto i consumi e buttato fuori mercato migliaia di aziende, portando la disoccupazione a livelli altissimi. Difficile immaginare un ulteriore giro di vite della contribuzione ordinaria e, peraltro, il gettito fiscale complessivo è calato per effetto della recessione che ha contribuito ad innescare. In ogni caso, va da sé che ogni eventuale aumento pregiudicherebbe qualsiasi ipotesi di crescita. Mi pare, poi, che il ragionamento di Del Corno faccia troppo affidamento sull’effetto “gonfiante” dell’inflazione, ma non considera il rischio di una deflazione (rischio tutt’altro che teorico, visto che solo qualche mese fa, sino ai 1.000 miliardi emessi dalla Bce, se ne parlava come di uno spettro per l’Europa e non è detto che i 1.000 miliardi elettorali di Draghi bastino a scongiurare il pericolo anche fra 8-9 mesi). Nel caso di deflazione l’effetto nominale sarebbe opposto e, pertanto, anche in questo caso il rapporto debito/Pil  peggiorerebbe.

Veniamo, allora, all’altro capo della questione: la riduzione della spesa, che, a quello che sembra, è l’orientamento dell’attuale governo. C’è da capire però cosa va tagliato, perché anche i tagli possono produrre effetti recessivi: ad esempio, tutto quello che riduce occupazione o salario anche solo indirettamente, ha un effetto depressivo sul Pil. Anche la spesa in sé più inutile o dannosa (gli F35, il ponte sullo stretto di Messina, l’acquisto di una flotta di auto blu ecc. e via delirando), se produce posti di lavoro e aumenta la massa di circolante, agisce comunque da stimolo alla crescita (anche se poi causa altri effetti indesiderabili, ma questo è un altro paio di maniche e ne parliamo in altra sede). La spesa che va tagliata è quella che, trasformandosi in rendita finanziaria, non alimenta affatto la crescita. Dunque (oltre che tassare la rendita finanziaria ben più severamente di quanto non si faccia), è sulle retribuzioni molto alte che occorre tagliare, perché, come è noto, la propensione all’accumulazione cresce progressivamente con il reddito e, dunque, sono quelle retribuzioni che alimentano la rendita finanziaria.

Renzi –lo riconosco- ha iniziato a muoversi in questa direzione, ma usando le forbicine per le unghie dove lo strumento appropriato sarebbe la katana, la scimitarra o, in mancanza, il machete. Oppure si può tagliare su spese inutili come quelle dei fitti per le sedi (spesso pagati a società immobiliari, banche ecc, cioè rendita finanziaria anche qui), mentre ci sono migliaia di locali vuoti di proprietà dello Stato, che potrebbero essere utilizzati allo scopo o almeno permutati.

E’ possibile ottenere risultati significativi in queste direzioni, ma, pur operando anche con molta maggiore decisione dell’attuale governo, è difficile pensare che l’ammontare complessivo di questi tagli possa bastare da solo a soddisfare le esigenze di pareggio del bilancio. Anche perché, non solo noi abbiamo una spesa in buona parte anelastica (interessi sul debito, pensioni e stipendi ecc.), ma ci sono voci che sono destinate a crescere: in un paese di età media piuttosto elevata, è logico che la previsione di spesa per sanità ed assistenza debba necessariamente crescere. Allo stesso modo, non è facile che la spesa per gli interessi sul debito possa sensibilmente calare a breve: oggi, c’è stata una lunga tregua in gran parte motivata dall’arrivo di elezioni “pericolose” e lo spread è calato a livelli bassi, ma difficile ipotizzare che possa calare ancora ed, anzi, è consistente il rischio che torni a salire.

Ovviamente, man mano che i titoli di debito fossero ritirati dal mercato, la pressione degli interessi diminuirebbe, ma prima che questo alleggerimento abbia effetti percepibili occorrerebbe attendere qualche anno.

Dunque, le speranze maggiori che l’operazione riesca si fondano essenzialmente sulla ripresa della crescita del Pil, che è l’unica via reale per uscire da questa situazione. Ma, questo è il punto, dove sta scritto che questa crescita debba necessariamente verificarsi? Anzi, come immaginare che essa possa realizzarsi in condizioni quali

(A) una pressione fiscale a questi livelli,
(B) con una moneta fortissima che frena le esportazioni,
(C) con una riduzione di spesa dello stato che riguardi anche quella di stimolo alla crescita?

Si può sempre provare con una candela alla Madonna di Lourdes, ma non mi sento di garantire il risultato. Anzi, potremmo anche trovarci di fronte ad un risultato per nulla auspicabile (che è esattamente quello che temo). Si tratta di questo: la pressione fiscale ed il contenimento della spesa (necessitati dal pareggio di bilancio) determinano una costante depressione del Pil, per cui, nonostante i titoli ritirati dal mercato, il rapporto fra il residuo stock di debito ed il Pil peggiora, per cui, non solo il famoso 5% annuale non decresce, ma, paradossalmente, sale.

Questo peggioramento (o anche la semplice stagnazione del rapporto Pil/debito intorno all’attuale 130%) potrebbe scoraggiare gli investitori e, dunque, rendere più costoso il rifinanziamento del debito residuo, facendo salire gli interessi. Nel frattempo, per effetto dell’invecchiamento della popolazione, per effetto dell’eventuale rincaro degli interessi ecc. la spesa pubblica torna a crescere, nonostante i tagli. Ma, a quel punto, articolo 81 o no, si devono emettere nuovi titoli di debito, per cui il debito torna a crescere mentre il Pil cala. Senza tener conto del rischio di una ondata deflattiva che “sgonfierebbe” ulteriormente il Pil.

Non ci vuol molto a capire che, se si determinassero queste dinamiche, ne scaturirebbe una spirale negativa, che farebbe rapidamente salire l’esborso ben al di là degli attuali 25 miliardi, raggiungendo rapidamente i 40, i 50 o i 60. Questo Del Corno e quelli come lui non lo hanno messo nel conto.

In economia questo è conosciuto come “effetto Regina Rossa” (dal personaggio dell’opera di Lewis Carrol) che possiamo anche definire del “tapis roulant contromano”, per cui, se corri alla stessa velocità con cui il tapis roulant va in senso contrario, sei sempre fermo allo stesso punto, ma se corri un po’ meno veloce, arretri.

Ammetto che questa è una previsione pessimistica, ma devo dire che sin qui i fatti hanno dato (purtroppo!) ragione ai pessimisti: quando nel 2010 tutti avevano intonato il peana del “la crisi è finita, comincia la ripresa”, pochissimi  sostenevano che ci sarebbe stata una nuova ondata di crisi per il 2012 , ed essa si è puntualmente verificata.

Mi si dirà, le stime del Fmi dicono che nel 2015 cresceremo del 2,1 nominale: vorrei far presente che due economisti dello stesso Fmi, Hites Ahir e Prakash Loungani, hanno calcolato che delle 88 recessioni verificatesi nel mondo fra il 2008 ed il 2012, ne sono state previste, entro il settembre dell’anno precedente, solo 11; mentre delle 62 verificatesi fra il 2008 ed il 2009 non ne è stata prevista nessuna (“Pagina 99” 19 aprile 2014 p. 30). Credo che le previsioni degli economisti valgano meno dei sondaggi elettorali e delle previsioni del tempo a tre mesi.

Comunque vada nel medio periodo (vedremo), resta il problema del dove rimediare quei 25-26 miliardi di partenza. La previsione non difficilissima è una contribuzione straordinaria: prelievo o prestito forzoso, direttamente dai risparmi in banca o sulla busta paga, e tassa patrimoniale. Ebbene, sulla tassa patrimoniale potremmo anche esser d’accordo se colpisse la rendita finanziaria o le maggiori concentrazioni immobiliari, ma siamo anche convinti che non ci si proverà nemmeno e la scure (altro che le “forbicine”) si abbatterà, come sempre, sui ceti medi e bassi. Il fatto stesso che non se ne parli, per non turbare la campagna elettorale (a proposito di chi racconta balle in campagna elettorale…), conferma che è esattamente così che andranno le cose.

Mi chiedete in cosa mi differenzio da Tremonti su un punto come l’eliminazione delle modifiche costituzionali che fanno da catenaccio al fiscal compact? Niente, su questo punto specifico non mi differenzia niente e ritengo doverosa una battaglia su questo punto per poter rinegoziare l’accordo intergovernativo che ha generato questo mostro del fiscal compact.

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (23)

  • Sinceramente non capisco che conto fai per arrivare a dire che la quota da recuperare è pari a 500 miliardi.
    Comunque sia tutti questi discorsi su come calcolare l’impatto del FC, che se ne trovano ovunque, mi pare faccia il gioco dei treccartisti. Così, mentre noi siamo distratti dai calcoli, perdiamo di vista il problema vero: il FC va eliminato.
    Così come va eliminato (come dici) il pareggio di bilancio e tutte le altre amenità che tengono bloccata la nostra economia. Il tempo dei ragionamenti e dei calcoli è finito: o riusciamo ad uscire da questa gabbia di corsa o le macerie ci seppelliranno.

    • Buon Beppe: certo il il fc va elimninato, ma se lasci le norme costituzionali così come sono non lo puoi fare
      – 500 miliardi sono la parte eccedente del debito, il 70% sul totale, che cresce

      e Tarantini:
      – nel 2010 non era solo Berlusconi a intonare il penana della “crisi non c’è più” e se vai sul mio “2012 la grande crisi” trovi una antologia di politici, economisti, finanzieri, giornalisti ecc su quella linghezza d’onda e non mi sti a riprtere
      – non sottovaluto le nuove regole Esa e vale la pena di parlarne, ma ai fini del discorso in questione mi pare incidamo poco
      – la campagna elettrale la sta facendo Renzi raccontando favole, facendo promesse di cartone (scriverò sulla questione del segreto di Stato che dimostra quanto sia cialtrone) e distribuendo mance elettorale alla Lauro

  • Pierluigi Tarantini

    Caro Aldo,
    il post merita un commento puntuale che, causa impegni lavorativi, non mi è possibile nell’immediato.
    Mi limito ad evidenziare che nel 2010 non tutti avevano intonato il peana del “la crisi è finita, comincia la ripresa”.
    Infatti, mentre l’irresponsabile ciarlava di ristoranti pieni, in altri ambiti si paventava una W.
    E tu credi che le previsioni degli economisti valgano meno dei sondaggi elettorali e delle previsioni del tempo a tre mesi?
    Non mi sembra sia questo il confronto da fare.
    Nel concreto c’è da chiedersi se siano più credibili le previsioni degli economisti o la propaganda elettorale.
    In ogni caso mi sembra più concreto ragionare su come rilanciare l’economia.
    Tu stesso, con riferimento agli F 35, dici che tagliando spese del genere è possibile ottenere risultati significativi.
    Nessuno ha detto che questi tagli debbano o possano bastare da soli a quel rilancio dell’economia necessario anche al fine della diminuzione del rapporto PIL – debito.
    Quanto alla da te prospettata contribuzione straordinaria è solo una delle possibilità, neanche la preferibile.
    Quello che mi sorprende, infine, è il silenzio circa la valenza politica ed economica di QE e delle nuove regole ESA.
    Ma forse è solo che non faccio campagna elettorale.

  • Del Corno nel suo articolo non è particolarmente chiaro tanto che quando lessi l’articolo ebbi l’impressione che stesse parlando per sentito dire.
    Cmq una precisazione: SANNO perfettamente e lo SAPEVANO anche gli anni scorsi che la crisi sarebbe durata (e tanto) ancora, infatti giusto per dirne una, i contratti del pubblico impiego sono stati bloccati fino al 2016 e all’inizio volevano bloccarli fino al 2019… poi si sono resi conto dell’impopolarità della cosa e si sono limitati al 2016, d’altro canto non ci vuole molto nel 2016 a disporre una prosecuzione del blocco per altri 3 anni. Ultima cosa: si dice IL katana. Prof. ci sarebbero altri argomenti di cui aveva promesso di parlarci!!! Attendiamo impazienti.

  • Ammesso e non concesso che i miliardi richiesti per rispettare il Fiscal Compact siano 5-7 e non 40-50, non andrebbe comunque affermato a chiare lettere che il Fiscal Compact, per parafrasare un noto intellettuale, è una cagata pazzesca? Che è un ostacolo alla crescita comunque la si definisca? Che la spesa pubblica, più che tagliata, vada riqualificata e non dimezzata a prescindere? Che il problema del nostro debito pubblico non è tanto la sua grandezza ma il fatto di essere denominato in una valuta, l’euro, di fatto una valuta estera e di essere in buona parte detenuto da residenti esteri? Tremonti mi incuriosisce. Negli anni del centrodestra è stato lui il “proconsole di Bruxelles” per i conti pubblici, il Fiscal Compact (ma anche altre astrusità come MES, Six Pack…) è stato accettato sostanzialmente senza fiatare proprio con lui al ministero dell’Economia, ed ora scopre l’acqua calda della dipendenza costituzionale dall’Europa. Per carità, la sua iniziativa e quella di Guarino andrebbero sostenute, mi chiedo però quale sia il suo gioco…

  • Io i conti li so fare anche più complessi delle percentuali… Ma quello che vorrei si discutesse è il saldo reale, già sperimentato e pagato. Il migliore dei governi austericisti è stato Monti, è riuscito con una finanziaria a prelevare 45 miliardi, e ne ha fatti altri 30 di debito, sono 75 miliardi che hanno cambiato la situazione reale di 0. Non credo bisogni aggiungere altro.

  • Al di là delle considerazioni accessorie, che sono in gran parte condivisibili, credo abbia sbagliato qualche conto.
    Se il debito pubblico italiano è intorno ai 2000 mld e il pil 1600, la quota da ridurre per arrivare al 60% del Pil è di 960 mld, ossia: 2000mld – 0,6(1600). Non mi è chiaro come abbia calcolato la cifra di 500 mld.
    Il 60% dista quindi all’incirca 50 mld all’anno (960/20), la cifra di cui parlano di solito i grillini. E’ sbagliata appunto perchè non conta la crescita: ipotizzando una crescita nominale del 2,5% avremo 0,025.1600 mld in più ogni anno (40 mld).
    La cifra di 50 mld è valida solo in caso di crescita 0, eventualità molto funesta che al momento nessuno (magari sbagliando) prende in considerazione

  • Pierfrancesco, la situazione reale non l’hanno “cambiata di 0”, l’hanno ulteriormente e consistentemente peggiorata…e meno male che erano “professori”…o forse proprio per questo?…

  • Gli economisti non sono un gruppo politico o di potere ( il termine descrive degli studiosi di una disciplin, come gli storici, gli informatici). Poi ci sono delle organizzazioni che utilizzano a loro modo tali competenze. In campo economico, poi, pagando molto bene , la moneta cattiva finisce per cacciar quella buona.
    Esistono poi quelli che ritengono inutile studiare , sperimentare, sbagliare, riflettere e semplificano il mondo nel bene e nel male, aggiungono calcoli matematici.
    Ad oggi chi sta lavorando ad un piano economico per l italia , nell interesse dell Italia?. Nessuno, penso.
    Banca d Italia ed il suo ufficio studi e stata prudentemente privatizzata.
    I funzionari governativi del Ministero, ovviamente, aspettano indicazioni da Renzi . Brunetta e Tremonti , ma va’, Aldo.
    All opposizione, Casaleggio sta ppreparando una squadra segreta di 100 economisti ( con ulteriori 1000 esperti di supporto) per intervenire decisamente appena saraà conquistato il potere.
    In università penso possiamo andare tranquillamente in pensione e dare il ” tana libera tutti” agli studenti.
    Ciao

  • Sì, l’ho letto e come ho scritto precedentemente trovo le sue valutazioni “accessorie” sensate, non è assolutamente mia intenzione criticarle.
    Semplicemente facevo notare che il calcolo per il quale lei arriva a 500 mld di stock di debito da ridurre a me sembra sbagliato, visto che la differenza tra l’ideale 60% del Pil è l’attuale debito è ben più alta, quasi 1000 mld (tra l’altro questo avvalora la tesi per cui rispettare il fiscal compact sarebbe particolarmente difficile).
    Ad ogni modo non sono un matematico, magari ho sbagliato io i conti, le suggerirei comunque di ricontrollare

  • credo che il rispetto del fiscal compact nel momento storico in cui siamo sia completamente insostenibile…. non si puo’ fare NESSUNA manovra di contenimento del debito se si usa una valuta straniera come è ormai l’euro…
    la patrimoniale se la faranno sarà un raddoppio delle tasse sulla casa come ha fatto l’orrido governo Monti e non colpirà la speculazione…. ma solo quelli che vivono di rendita perchè non riescono piu’ a lavorare…
    il prelievo forzoso è un’altra manovra depressiva che somiglia di piu’ ad un furto che ad altro…..
    se il pil non riparte facendo lavorare le persone non se ne esce….
    il fiscal compact va abolito se no qui finiamo come in grecia….

  • @Tenerone Dolcissimo

    “Perché esiste il FC? IN parole povere perché chi lo ha approvato lo ha approvato?”

    Perché il mondo è pieno di imbecilli che nel XXI secolo crede ancora alla Thatcher, che credeva a von Hayek che credeva (?) a Ricardo che credeva alla legge di Say.

    Non sai che G è brutta e il moltiplicatiore keynesiano non esiste? Enjoy, and die like a Greek.
    ——————–

    Cosa dire poi di CASALEGGIO che VINCOLA IL MANDATO dei kamikaze pentastellati per far meglio di Monti, Letta e Renzi “TAGLIANDO 200 miliardi di spesa pubblica?”

    Professore, ne siamo coscienti di cosa significa sostenere forze che NON SIANO CHIARAMENTE e RADICALMENTE ANTIEURO? Ha letto i bollettini di guerra e l’esplosione di morti infantili e di suicidi in Grecia e Portogallo?

    Se ha fatto 30 con Tremonti può fare 31 con *** CLAUDIO BORGHI AQUILINI ***

    La invito a rifellere attentamente sulle considerazioni della maggior economista francese (marxista) Jaques Sapir: http://vocidallestero.blogspot.com/2014/04/sapir-le-elezioni-europee.html?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+VociDallestero+%28Voci+dall%27estero%29

  • Pierluigi Tarantini

    @Santi Numi
    C’era anche Borghi alla gita di pasquetta col tanko?
    Non è voluto venire perchè astemio?
    Bè, lo si può comprendere….

  • Tenerone Dolcissimo

    @ SantiNumi
    Ti ricordo che il prof. Martino, il più importante estimatore della Thatcher in Italia, ha votato contro il FC e in parlamento ha usato parole di fuoco contro lo stesso FC. Ammiro la tua cultura generale, ma cerca di stare un po’ più vicino ai fatti.
    FC=aumento delle tasse. Ti sembra che la Thatcher volesse aumentare le tasse???

  • mi ci ritrovo professor Giannuli, aggiungo anche che la ripartenza del Pil è problematica per i tre motivi da lei indicati e che il motivo:
    (B) con una moneta fortissima che frena le esportazioni

    ne sottintende un altro
    (D) con una moneta fortissima che avvantaggia le importazioni

    perchè le medaglie (e pure le monete) hanno sempre due facce ed essendoci rinchiusi in una prigione monetaria ci ritroviamo con sistemi produttivi più efficienti (o semplicemente più repressivi verso salari e consumi) che possono colonizzare i nostri già impoveriti mercati… e quindi distruggere la nostra domanda diventa necessario per impedire ai nostri pochi euro di volare oltre frontiera… rendendo più ricco (e anche tassabile) qualcun’altro…
    ma così il PIL non riparte!!! bella scoperta!
    altrimenti ci tocca gareggiare a chi paga meno il lavoratore (gurda un po’ vedo all’orizzonrte un job act)… e anche così puoi spremere ancora un po’, tanto i ragazzi potranno scegliere fra il nulla e i 600 al mese e quando li avranno accettati potremo completare la deindustrializzazione in atto e vendere ai pochi padroni una bella colonia
    (no malattie, poche ferie, contratti volatili…)
    si prof per questo giro elettorale concordo con Santi Numi… 31…
    e poi ci sarà da continuare quella vecchia partita lavoro contro capitale ormai trasformata in società contro capitale (Tatcher docet)… ma per questo passo 31… a sinistra tutto tace.

  • Bene, Aldo, tento di chiarire in che modo e in che misura un aumento del PIL influenza la questione legata al fiscal compact.
    Facciamo il caso attuale dell’Italia.
    Per semplificare, poniamo che il debito stia a 2100 miliardi, e il PIL a 1600.
    Facendo il rappoto tra queste due grandezze, otteniamo circa il famoso 130%.
    Quando aumenta il PIL, ciò influenza come è ovvio il denominatore (che è appunto costituito dal PIL), ma influenza anche il numeratore. Se poniamo una tassazione media del 50%, metà dell’aumento assoluto del PIL rappresenterà un aumento automatico di entrate fiscali da detrarre dal debito (le tasse in più costituiscono attivo di bilancio e riduzione conseguente del debito).

    Nel caso proposto di un aumento del PIL nominale del 2,8%, avremo un aumento del PIL che arriverebbe a circa 1650 miliardi. Contestualmente, avremmo 25 miliardi in più di tasse, e il debito andrebbe a 2075 miliardi.
    Ebbene, divedendo 2075 per 1650, otteniamo appunto circa 1,26, e quindi il rapporto si sarà ridotto di circa il 4%, appena superiore a quel 3,5% che rappresenta un ventesimo del 70%, cioè di quanto il 130% è più alto della soglia del 60%.
    Mi pare un calcolo abbastanza chiaro, ma se non lo fosse, posso chiarire ancora.

    Sia chiaro, come già dissi in una serie di commenti ad un altro post, ipotizzare aumenti del PIL risulta oggi una pura fantasia, e quindi il fatto che abbia chiarito il meccanismo di calcolo non va preso come un’adesione al verbo dominante che vorrebbe farci credere che il fiscal compact non ci imporrà altri sacrifici. Al contrario, sono convinto che sarà impossibile seguirne i vincoli, così che abbiamo due reali possibilità, l’una che l’Europa se lo rimangi, l’altro che verremo buttati fuori dall’eurozona; staremo a vedere.

  • @Tenerone Dolcissimo

    Oddio: non capisco a che generazione cibernetica appartieni.

    Vediamo di capirci: se stimi la Thatcher in quanto era almeno “patriottica” confronto all’indecente COLLABORAZIONISMO montiano, piddino e casaleggino, siamo d’accordo. Ho goduto anch’io a vedere il filmato mentre la Signora con il suo accento di ferro diceva “about the euro”: NO, NO, NO!!
    Momento godereccio in cui dà “degli ignoranti” a tutti i vari deputati che “non capiscono una mazza di economia e politica monetaria”. (Detto in modo un po’ più english…)

    Tu, my dear and lovely mega sweet tender, continui a citare l’opposizione dei liberisti al FC perché non vuoi capire cosa è il “liberismo sfrenato” a cui si rifà la Thatcher (F.A. Hayek): e qui con te chiudo.

    1 – a livello nazionale essere “liberisti” e, quindi, “contro le tasse” significa, in una democrazia moderna, essere CONTRO LA REDISTRIBUZIONE DEL REDDITO (quindi sovversivi) Vedi Tea Party meta-leghisti e oscar-gianninici.

    2 – a livello internazionale essere “liberisti” e, quindi, fautori delle spinte liberaliste dei MERCATI DEGLI ALTRI, significa che le tasse si abbassano nella nazione d’origine ma VENGONO NATURALMENTE IMPOSTE AL PAESE “LIBERALIZZATO”. Questo avviene naturalmente a causa della CRISI DELLA BILANCIA DI PAGAMENTI (che viene causata volontariamente se si “cattura” il governo del Paese da depredare imponendo IL CAMBIO FISSO o, peggio, LA MONETA UNICA).

    Quando un paese viene COSTRETTO a liberalizzare i propri mercati (generalmente in un contesto di crisi dovuta alla suddetta BdP, causata dal cambio o meno) le “nazioni ricche” (che come ha insegnato Smith agli inglesi, continuano a difendere i propri mercati strategici con politiche valutarie e protezionismo), tramite organizzazioni sovranazionali come il FMI IMPONGONO CONDIZIONALITA’ in modo che i tali “paesi ricchi” possano in totale “free riding” invadere coi propri capitali (IDE, investimenti diretti esteri) ed acquistare gli “asset” strategici del paese target.

    Infatti, ciò che fa finta di non sapere il liberista collaborazionista, è che gli IDE (quindi gli investimenti stranieri) non “si auspicano” ma SI SUBISCONO! O non ce ne siamo resi conto?? Cosa pensi che siano le “privatizzazioni” e la “liberalizzazioni”?

    Nel caso dell’eurozona il Paese più grosso è un Paese mercantilista, scorretto per cultura storica della propria classe dirigente, E QUINDI ECCESSIVAMENTE CREDITORE: quindi oltre a farti razzia (tramite IDE) dei tuoi marchi e delle tue aziende migliori tramite LE LIBERALIZZAZIONI CHE SOLO GLI IMBECILLI AUSPICANO, ti impone PER NON PERDERE NEANCHE UNA PERCENTUALE DEL CREDITO REALE, DI MANTENERE GLI ACCORDI DI CAMBIO (quindi mantenere la moneta unica).

    Per mantenere la parità di cambio è necessario COMUNQUE riequilibrare la BdP: ovvero per rientrare dei crediti in modo VIOLENTO e con la determinazione di DISTRUGGERE DEFINITIVAMENTE un rivale commerciale, è STRUTTURALMENTE NECESSARIO AUMENTARE L’IMPOSIZIONE FISCALE del Paese COLONIZZATO.

    Perchè?

    Perché in questo modo si COMPRIME LA DOMANDA AGGREGATA e vengono ridotte le IMPORTAZIONI (che per identità condabile sono i DEBITI nella BdP): quindi l’economia viene avvitata in una spirale deflazionistica.

    Quindi è “l’aritmetica” a IMPORRE sia i TAGLI ALLA SPESA PUBBLICA sia l’aumento dell’IMPOSIZIONE FISCALE.

    L’aritmetica dei LIBERISTI e dei COLLABORAZIONISTI.

    Quindi non conta nulla il fatto che alcuni liberisti “non vogliano” le tasse o le monete uniche: SI SUBISCONO naturalmente nello STESSO contesto ideologico che PREVEDE STRUTTURALMENTE entrambi gli scenari: sia quelli che ti piacciono, sia quelli che NON ti piacciono. La doppia verità del liberismo sfrenato.

    That’s it. That’s all.

  • Tenerone Dolcissimo

    @ SantiNumi
    1) Devo ammettere di averestorto la bocca di fronte a quell’accusa di sovversione rivolta a chi nega la redistribuzione dei redditi. E devo ammettere anche che alla fine ti ho dovuto dare ragione visto che la redistribuzione dei redditi fa parte del nostro ordinamento. E’ scritta nelle leggi. Il che fa capire la crisi attuale. Chi vuoi che produca in un paese in cui il furto è legalizzato e i parassiti possono appropriarsi liberamente del frutto del lavoro di chi invece ha faticato. Meglio andarsene all’estero.
    E non me la menare con la storia dei poveri e degli orfani e delle vedove. Basta una passeggiata per il centro di Roma percapire chi ha fruitod del la redistribuzione dei redditi e si gode macchine faraoniche e case principesche ottenute proprio al la redistribuzione dei redditi, mentre i poveri devono fare i conti con la loro persistente miseria. Ovviamente ci sono anche i piccoli parassiti: che hanno ottennuto case più modeste ma sempre immeritate ovvero assunzioni in posti di comodo (come i secondi e terzi maestri). Il problema è che fra un poco, causa fuga cdei ceti produttivi, non ci saranno più redditi da redistribuire e per qualcuno saranno cazzi, per usare un’espressione cara al Manzoni.
    2) Quanto all’aumento delle tasse nei paesi liberalizzati, sinceramente non riesco a capire a cosa ti riferisca. L’Inghilterra ha libealizzato tutto il liberalizzabile eppure le tasse lì sono basse. E non vedo inglesi terrorizzati dal fatto che la loro industria automobilistica sia in mani straniere né peraltro tedeschi affranti al vedere la loro maggiore banca in mani Italiane.
    Certamente le liberalizzazioni italiane sono avvenute in modo ignobile, ma dipende dal fatto che non abbiamo provveduto a tagliare la gola ai nostri politici prima di farle. Ma si può fare una rivoluzione in un paese pieno di SantiNumi in attesa di un piatto di minestra dai politici e confidenti nella loro generosità???? Le rivoluzioni le fanno gli uomini liberi. E le fanno i ricchi.
    3) Quanto all’artmetica non appiccicarle etichette. E’ aritmetica e basta, Non mi sembra che siano stati i liberali ad imporci una spesa pubblica faraonica ed un deficit enorme. Purtroppo la festa è finita.

  • 1 – Le rivoluzioni le fanno gli intellettuali. Ma ti do ragione sull’aggettivo: *** LIBERI ***.

    2 – In Inghilterra non è rimasto più niente: si sono venduti tutto, ma rimangono il centro del mondo della finanza: in breve, vivono con il lavoro delle “colonie”. Essendo un paese colonizzatore, comunque attivo dietro al braccio armato USA, e non dotato di un programma costituzionale moderno come quelli dell’Europa “antifascista” e “antiliberista”, può abbassare le tasse in modo antidemocratico praticando lotta di classe, e contestualmente “conquistare” le economie altrui e imporre i suoi diktat. (Quello di obbligare economie avanzate a distruggersi completamente tramite atroci sofferenze sociali é più prerogativa teutonica: da qui il non mollare sul vincolo monetario e l’aritmetica necessità di comprimere la domanda “alzando le tasse”)

    3 – I cittadini inglesi stanno emigrando nelle ex-colonie, dato l’altissimo tasso di disoccupazione: ti faccio notare che sono i fondi angloamericani che sono i più influenti sull’FMI (che essendo essi stessi nativi di governi indebitati, sono gli unici a mettere pressione inflattiva a CE e BCE)

    4 – Le “social force behind the authority” dei paesi dominanti fanno “lotta di classe” nel loro Stato nazione (quindi abbassano le tasse ai ricchi per rubare i servizi ai poveri) quindi, poiché il capitale è DA SEMPRE internazionale e globalizzato (a differenza dei lavoratori), investono nei paesi più deboli depredandoli: o pensiamo che in Africa non sarebbero in grado di edificare civiltà come quelle europee? Leggiti Chang e scopri come era la Corea del sud fino a pochi decenni fa.

    5 – I SantiNumi sopravvivono comunque perché, come dovresti sapere per esperienza personale, la natura è matrigna e antidemocratica: per questo l’uomo si è dotato di programmi costituzionali che, TRAMITE I DIRITTI SOCIALI, è possibile perseguire L’UGUAGLIANZA SOSTANZIALE (art.3 comm.2 Cost., by L.Basso): quella che i liberisti sovversivi non vogliono. Proprio come i Faraoni. Non è un caso che siano “CONSERVATORI” e “REAZIONARI”.

    6 – la festa non è mai iniziata e ti ricordo che la SOVRANA VOLONTA’ che si è espressa dalla Costituente del’48 trova nella rigida immodificabilità espressa dall’art.139 Cost., VALORE SUPREMO: i diritti FONDAMENTALI che sono diretta conseguenza dei diritti SOCIALI che sono garantiti dall’insindacabile obbligo di governo volto ALLA TUTELA DEL LAVORO, QUINDI DELL’OCCUPAZIONE, trovano nella “scienza keynesiana e kaleckiana” di INTERVENTO DELLO STATO IN ECONOMIA volta a garantire la PIENA OCCUPAZIONE, STRUMENTO OBBLIGATO, IRRINUNCIABILE in QUANTO **NECESSITATO** DALLA DEMOCRAZIA STESSA (cit. C. Mortati).

    Ovvero.

    Il LIBERISMO è INCOSTITUZIONALE e NON compatibile in nessuna delle sue forme “sfrenate” (cit. K. Popper) , ovvero CLASSICHE e NEOCLASSICHE.

    *** Solo il vincolo monetario ha potuto “de facto” scardinare l’art. 139 Cost. ***

    Infatti, (farselo entrare in zucca) LA NOSTRA CARTA COSTITUZIONALE E’ ANTIFASCISTA IN QUANTO ANTILIBERISTA.

    L’ANTILIBERISMO costituzionalizzato ha un valore che trascende il concetto “storico” di antifascismo. Protegge da qualsiasi ritorno a forme non repubblicane come quelle neomonarchiche, neo-oligarchiche e neo-feudali come prevede l’IDEOLOGIA NEOLIBERISTA.

    Sai cosa pensava Hayek della democrazia? «Uno strumento “igienico sanitario”».

    Il liberismo sfrenato, neoclassico, rifiuta il nazifascismo in quanto, comunque, TROPPO SOCIALISTA: ovvero, NON sufficientemente a destra.

    Infatti le oligarchie accettano qualsiasi “sistema ordinamentale”: basta che sia volto strumentalmente ad uno più “assoluto”. Quindi, “temporaneamente” vanno bene pure quelle dittature che “puzzano” di socialismo come il “fascismo” o… il LIBERISMO ORDINAMENTALE.

    Significa che in quanto a “macelleria sociale”, grazie agli imbecilli (ovvero TUTTI NOI), non siamo neanche alla metà del guado.

  • Tenerone Dolcissimo

    Dimenticavo.
    Essere contro la redistribuzione dei redditi vuole dire essere sovversivi solo in Italia.
    Negli USA certamente no! Lì i ladri li impiccano “più in alto” oppure li mettono con un palo nel sedere in mezzo al deserto del nevada ad aspettare che gli avvoltoi facciano il loro mestiere.

  • Tenerone Dolcissimo
    ultimamente sento da molti la frase con la quale chiudi il tuo ultimo intervento: “Purtroppo la festa è finita.”
    Pur condividendo alcune delle cose che dici non posso non rilevare che purtroppo la festa è finita solo per chi non è mai stato in festa: le tasse aumentano solo per chi le paga e le ha sempre pagate e i servizi carenti peggiorano solo per chi non può permettersi scuole e cliniche private. I macchinoni lussuosi mostruosi e ingombranti intasano sempre più le nostre strade mentre i loro proprietari piangono che purtroppo la festa è finita e portano i loro gruzzoli all’estero intestando le loro lussuose dimore a società di varia natura. La ridistribuzione della ricchezza la fanno tra loro, magari all’estero, in attesa di papparsi per due soldi gli asset pubblici che presto saranno svenduti, tutto questo in perfetta simbiosi con i politici ai quali non pensano neppure lontanamente di tagliare la gola…due facce della stessa medaglia.
    E mentre io sono alla ricerca di un muro al quale addossarmi per preservare le mie provate terga dal vorace rapace che incombe, loro lamentano sconsolati “purtroppo la festa è finita, bellezza”

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