L’apertura degli archivi disposta da Renzi: come volevasi dimostrare…
Ricordate un anno fa? In piena campagna elettorale, Renzi annuncia la fine del segreto di Stato sui fascicoli riguardanti le stragi, da inviare subito all’Archivio Centrale dello Stato. Tripudio! Ci voleva Renzi per rottamare il segreto di Stato!
Umilmente feci notare che si trattava di una “sciocchezza col botto”, che Renzi era il solito venditore di fumo e che non sarebbe venuto fuori un ragno dal buco. Ricordo il commento ostile di alcuni colleghi storici, convinti della straordinarietà dell’evento; uno di essi giunse a chiedere alla mail della Sissco (società dei contemporaneisti di cui faccio parte) di escludermi perché avevo fatto un volgare e gratuito attacco al Presidente del Consiglio. Ma lasciamo perdere.
Sabato 9 maggio, Repubblica ha dedicato le pagine centrali al bilancio dell’operazione. I numeri non mancano: i carabinieri hanno inviato 100 buste (con migliaia e migliaia di pagine di cui ben 5.000 dedicate alla strage di Piazza della Loggia), l’Aviazione militare ben 325 buste su Ustica, mentre ancora stentano i ministeri degli Esteri e dell’Interno. Solo che i familiari delle vittime, che hanno incontrato alcuni responsabili di archivi di polizia e dei servizi ai quali hanno esternato la loro cocente delusione, per i ritardi e, soprattutto, per la scarsezza di dati nuovi. E, infatti, non si legge una sola notizia fresca. La carta non manca, ma siamo sicuri che serva a qualcosa oltre che incartar le patate?
Facciamo un esempio: le 5.000 pagine sulla strage di Brescia; non ho avuto modo di vederle, ma sono pronto a scommettere che per il 95% sono atti inviati o cercati da Massimo Giraudo, già in possesso della Procura bresciana e in gran parte già consultabili presso la Casa della Memoria di Brescia che, per la modica cifra di 25 euro, vi dà 3 cd con tutti gli atti del processo, comprese le carte di cui stiamo parlando.
Quanto ad Ustica, ricordo che il fascicolo processuale consta di oltre 600 buste nelle quali, a mio modesto avviso, c’è già quasi tutto quello che l’Aviazione ha consegnato oggi. E, diciamo la verità, non potrebbe essere diversamente, perché se saltasse fuori oggi un documento d’epoca, non consegnato a suo tempo alla Autorità Giudiziaria, sarebbero dolori, perché giustamente la Procura procederebbe immediatamente per l’omissione compiuta a suo tempo. L’unica è che si tratti di qualcosa di recente, ma, allora, avrebbe dovuto essere inviata agli organi di Polizia Giudiziaria per attivare l’azione penale.
Il mio amico Paolo Bolognesi (che da anni ed anni si dedica con generosità alla battaglia della verità sulla strage di Bologna) giunge a sospettare che ci sia “una struttura, o meglio una sovrastruttura, che impedisce di arrivare alla verità”. Non so se questa struttura esista, ma messa così sembra che qualcuno abbia tarpato le ali al nobile disegno renziano di far luce sulle stragi. Caro Paolo, le cose non stanno così: non credo che ci sia la struttura che tu immagini, il punto è che questa operazione, per le sue modalità, era destinata al fallimento sin dall’inizio ed, anzi, non aveva affatto lo scopo reale di far luce, ma solo quello di fare rèclame a Renzi. Era solo un cinico spot elettorale.
Togliamoci dalla testa una illusione: che prima o poi salterà fuori una bella relazione di servizio intitolata “Adesso vi spiego come è andata veramente alla Stazione di Bologna il 2 agosto 1980”: quel documento non è mai stato scritto né nessun funzionario lo scriverebbe mai. La verità è nascosta in cento piccole note da raccogliere e mettere insieme.
E, se qualcosa di interessante c’è da trovare (e sono convinto che ci sia) non si trova nel fascicolo principale dedicato all’evento (“Strage di Piazza Fontana”, “Rapimento ed uccisione dell’on Moro” “Disastro aereo di Ustica”) che sono stati visti e rivoltati cento volte dall’Autorità giudiziaria e dalle Commissioni parlamentari di inchiesta, per cui non c’è niente che già non sia risaputo, ma nel fascicolo personale del personaggio marginalissimo o dell’episodio del tutto secondario che però ha un nesso con quello principale. Facciamo un esempio: uno smilzo “discendente” del fascicolo principale “Ordine nuovo”, dedicato alla sua sezione di Mantova, può contenere cose più interessanti di intere buste su Piazza Fontana.
Ma questo richiede che non si declassifichino tanto i fascicoli principali sulle stragi (cosa perfettamente inutile), quanto l’intero archivio e con criteri temporali (questo anno rendiamo consultabile tutto sino al 1967, l’anno prossimo sino al 1970, e così via), in modo da poter scavare in profondità. E ci sono molti problemi tecnici di cui abbiamo parlato altre volte (la declassifica degli enti originatori, il problema dei fascicoli permanenti, il diritto alla privacy, il problema degli organi costituzionali protetti ecc.).
Se si vuol fare sul serio occorre procedere con sistematicità, magari non rapidissimamente, ma organicamente. Ma a Renzi, al solito, non interessa il merito dei problemi, ma solo il cinico calcolo elettorale.
Il guaio è che gli imbecilli che ci abboccano sono proprio tanti.
Aldo Giannuli
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Pierluigi
Caro Aldo,
…. uno smilzo “discendente” del fascicolo principale “Ordine nuovo”, dedicato alla sua sezione di Mantova … ricorda il classico – ogni riferimento a cose, fatti e persone è puramente casuale -.
Che curiosità …
andrea
ho sentito,ascoltando la Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro,sempre se non ricordo male che alcuni documenti realativi al brigatista casimirri non saranno consultabili fino al 2019,questa cosa secondo lei come si pone rispetto all’apertura degli archivi voluta da renzi ?.
Giovanni Talpone
Inoltre, il fiorentino avrebbe potuto accennare alla possibilità di vedere qualcosa negli archivi dei nostri alleati NATO: USA, UK, Francia, Germania, Portogallo, Grecia, Spagna, Turchia… O siamo in un mondo globale solo quando c’è da far girare i soldi?
Gherardo Maffei
A Paolo Bolognesi che si impegna “generosamente” alla ricerca della verità, ma lautamente ricompensato, con uno scranno parlamentare, ove può comodamente posare il deretano, replicherò che questa fantomatica “sovrastruttura” altro non è che il PCI bolognese, che per decenni ha negato l’esistenza delle stragi nel “triangolo rosso” e della foibe.Meglio credere alla copia di celebri sposi travestiti da tirolesi (sic) per passare non osservati, in piena canicola estiva. Giampaolo Pansa un vero e proprio apripista delle “trame nere” un “fontanologo” di rango e del massimo livello al pari di Camilla Cederna, Giorgio Bocca, di recente si è ricreduto sulle responsabilità dell’altra coppia di “neri” circa la “madre di tutte le stragi”. Vuoi vedere che a cercare la verità, alla fine la si trova, ma non è “politicamente corretta”. Professore mi scusi se oso, ma è il momento di pubblicare lo smilzo fascicolo stilato dall’ispettore Francesco Nudi dell’OVRA dal titolo eloquente “Confidenze Ceva”, in merito alla strage dei “liberogiustizieri” milanesi del 12 aprile 1928.Non moriamo idioti!
Tenerone Dolcissimo
Un dubbio serpeggia nel mio cuore. Premesso che i servizi italiani non dipendono dalle autorità italiane o, perlomeno, non solamente dalle italiane, questo doppio comando potrebbe avere effetti anche sulla pubblicità e sparizione di documenti.
PS Una cortesia: mi potrebbe indicare un’opera in cui Lei o altri abbiano scritto di tale doppio comando?
Mario
…si, gli imbecillì sono numerosi, ivi compresi i nostri colleghi storici!…
Aldo Giannuli
ciao Mario. Sai quel che penso dei nostri colleghi….