F-35: proviamo a fare chiarezza?

Amedeo Maddaluno mi invia questo interessante contributo sulla questione degli aerei F 35, che vi propongo volentieri. Buona lettura!

L'”affaire F-35″ è uno di quelli sui quali è davvero difficile fare chiarezza, date le molte voci levatesi nel solito tifo da stadio tra chi è favorevole o contrario all’implementazione del cacciabombardiere della Lockheed-Martin tra le piattaforme delle nostre forze armate. Tutte queste voci hanno una cosa in comune: il loro apriorismo e la loro natura fieramente ideologica, mai strategica. Siamo favorevoli perché fedeli alleati nell’ambito NATO del protettore americano (Dio ce ne scampi e liberi! Vieppiù che questa è la posizione implicita di molti politicanti tra cui l’ex Ministro della Difesa Mauro). Siamo contrari perché pacifisti tout-court (posizione degna di rispetto sul piano ideale, tristemente inconsistente sul piano strategico). Insomma: al solito, guelfi e ghibellini. Già più pragmatica la motivazione dei favorevoli al nuovo sistema d’arma perché gli americani ci concedono di aprire e gestire un centro di manutenzione e assemblaggio velivoli a Cameri (posizione più sensata quanto meno per il breve e medio termine, degna di analisi ma da analizzare).

Insomma: come si fa un ragionamento strategico sull’adozione di un nuovo cacciabombardiere? Partiamo da un presupposto, apparentemente banale ma non scontato: nell’arte militare contemporanea non si parla più di armi ma di “sistemi d’arma”. I recenti prodotti della tecnologia militare sono talmente complessi sul piano tecnico e dell’interoperabilità tra meccanica, elettronica, informatica e, in un futuro sempre meno distante, robotica, da far parlare di veri e propri “sistemi” e non più di armi singole. Sono sistemi maledettamente costosi e complicati da sviluppare per studio, progettazione, sviluppo e ingegnerizzazione nonché produzione e messa a regime operativo.

Il costo dei “sistemi d’arma”, la loro complessità di gestione e manutenzione (con tutto il corredo di competenze, capacità industriali e tecnologie necessarie) aumenta di sproposito, gonfiando ovviamente le tasche dei produttori (e forse anche dei loro referenti politici e militari). Eserciti – in occidente ma anche in Cina – sempre più piccoli (per ragioni demografiche e di costi) richiedono compensazioni in termini di superiorità tecnologica (brutalmente, dai tempi di Napoleone ad oggi: meno truppe si hanno, di più potenza di fuoco si necessita). Il paradosso è quello di ritrovarsi con armi costosissime… per contenere i costi di grandi eserciti stabili e permanentemente mobilitati!

Che l’esercito professionale, compatto e “snello”, fatto di professionisti della guerra, costi meno del vecchio esercito di massa è tutto da dimostrare: sta di fatto che le nostre società odierne non accettano più, non sono più pronte ad accettare, la leva di massa, la militarizzazione della società. Questo ci condurrebbe lontano su ragionamenti Baumaniani su società liquida, stato liquido e conseguenti “eserciti liquidi” e “guerre liquide”: per stare al merito, l’ipertecnologizzazione dei nostri eserciti sembra un processo irreversibile, e così la scelta di piattaforme come l’F-35. Da qui il primo ragionamento: armi ed eserciti ipertecnologici sono efficaci contro eserciti regolari meno avanzati? Spesso sì – si veda il caso delle due Guerre del Golfo – anche se non sempre (gli jugoslavi un superaereo americano l’hanno pur sempre abbattuto: nessuno li aveva avvisati che fosse “invisibile”). Sono efficaci contro nemici asimmetrici come i terroristi (contro i quali i nostri soloni strategici continuano a cianciare di “guerra”)? La risposta è sotto i nostri occhi e non offenderò l’intelligenza del lettore argomentando oltre. Sono efficaci contro un avversario che disponga di tecnologie pari o quasi pari (detto con chiarezza: USA contro Russia o USA contro Cina, le tre potenze militari maggiori)? Questo speriamo di non doverlo mai scoprire. Quanto più che il concetto che sta alla base dello sviluppo del cacciabombardiere è tecnicamente rischiosissimo: invece di progettare una piattaforma con tecnologie affidabili da potenziare man mano che queste progrediscono, si è spinta la progettazione ai limiti della tecnologia sin da subito. Da qui la strutturale inaffidabilità del velivolo e tutti i problemi che sta continuando a presentare – e probabilmente continuerà a presentare per parecchio.

Ecco che da tutto questo deriva il secondo ragionamento strategico: la tecnologia in guerra non è tutto e non è nemmeno molto se impiegata secondo dottrine e tattiche sbagliate. La tattica a propria volta dall’obiettivo strategico che ci si propone: l’F-35 è un cacciabombardiere progettato per scopi “tattici”, un computer volante sulla carta invisibile ai radar (si spera) che ha lo scopo principale di coordinare con dati raccolti dall’area operativa dai suoi avanzatissimi sensori le truppe di terra ed altre piattaforme volanti e al massimo di colpire obiettivi a terra da grande distanza (“oltre l’orizzonte”) con ordigni intelligenti e di precisione. Insomma: è il nodo di una rete informatica, non un semplice aereo. Non è concepito per bombardare più di tanto (nelle proprie baie interne ha capienze ridotte e con ordigni installati sotto ala aumenta la propria traccia radar). Ancor meno, è concepito per il duello aereo contro caccia puri avversari, e nemmeno per il supporto ravvicinato a truppe di terra. Tutto questo limita fortemente l’efficacia multi-ruolo del velivolo e riduce a barzelletta l’idea di aeromobile universale che politici americani ed europei si sono allegramente bevuti: I vertici militari sembrano più consci dei limiti dell’ F-35, pure progettato sul loro sogno/desiderio/fantasia di potersi giovare di una piattaforma multiruolo universale. In caso di guerra, si hanno idee chiare su come utilizzare il cacciabombardiere? Superiorità tattica contro un nemico tecnologicamente avanzato (che probabilmente disporrà di tecnologie di contrasto, che dite, visto che cinesi e russi non sono esattamente gli ultimi scappati di casa) o un qualche tipo di uso contro un nemico asimmetrico (terrorista o guerrigliero che sia – ottima idea, bombardare il Bataclan sotto sequestro con missili intelligenti “oltre l’orizzonte” lanciati da un computer volante: esattamente l’esigenza della difesa europea)? Insomma, prima di avere una tattica ce l’abbiamo una strategia? Quale nemico combattiamo? Potenze militari tecnologiche, dittatori del terzo mondo o ancora terroristi e criminali? Un’arma sola va bene per tutti – specie per gli ultimi, per i quali si assume per scontata la soluzione militare? Attacchiamo o ci difendiamo?

Si badi bene: sin qui non abbiamo (ancora) bocciato senza appello il cacciabombardiere. Abbiamo solo detto che ogni strumento, dal trapano di casa fino ad un complicatissimo sistema d’arma, deve essere implementato non per partito preso, ma in base a precise esigenze. Nel dubbio sul contesto (come il Mago di Segrate, gli esperti sanno tutto delle guerre di ieri ma hanno forti difficoltà a capire quelle di oggi mentre sul prevedere quelle di domani sono stranamente deficitari) meglio scegliere armi robuste ed affidabili, semplici nella manutenzione e flessibili nell’uso e nell’implementazione, con un occhio ai costi così da poterne disporre in gran numero (la logica della Guerra Fredda, ancora oggi prevalente tra russi e cinesi).  E’ proprio sulla flessibilità dell’ F-35 che nutriamo i maggiori dubbi.

Già, la flessibilità: che flessibilità offre a molti governi occidentali affidare la quasi totalità delle loro flotte aeree militari ad un solo fornitore (Lockheed Martin), per la fornitura di un cacciabombardiere che nei piani di molti paesi dovrà però assolvere ad ogni ruolo? Il Terzo ed ultimo ragionamento muove da qui: bene per l’Italia avere a Cameri un centro assemblaggio e manutenzione degli aeromobili? Siamo uno dei pochi paesi al mondo che ha le competenze e le capacità industriali e tecnologiche per realizzare aerei da zero, dal disegno al decollo – o quasi. Ci conviene passare dall’essere realizzatori di componenti e tecnologie (come per l’Eurofighter) all’essere semplici assemblatori di tecnologie altrui come un’India qualsiasi (senza offesa per l’India, che anzi richiede dai fornitori il trasferimento della tecnologia che invece Lockheed Martin manterrebbe in buona parte segreta, lasciando all’Italia al massimo la produzione di alcuni componenti). Forse non sappiamo realizzare al 100% un cacciabombardiere avanzato, ma possiamo farlo coi partner europei – proprio come nel caso dell’Eurofighter. Insomma, ancora una questione strategica: vogliamo un’industria europea, autonoma e in crescita, oppure vogliamo diventare dipendenti dagli Stati Uniti in tutto e per tutto?

Insomma: la scelta dell’F-35 appare come una decisione strategicamente scriteriata fatta per rimarcare la fedeltà (la sudditanza?) atlantica di tanti governi da questo lato dell’oceano e per soddisfare la fame di fondi del Pentagono (con tutti i suoi conflitti di interessi) da quell’altro. Per bocciare l’ F-35 non serve essere pacifisti per partito preso: basta un po’ di borghesissimo buon senso.

Amedeo Maddaluno

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Aldo Giannuli

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Comments (29)

  • Da (ormai ex) appassionato di tecnologia aeronautica militare, non sono aprioristicamente contrario all’adozione dell’F35 per le nostre forze armate… tuttavia, fosse dipesa da me tale decisione, avrei tenuto un piede nel progetto prevedendone l’acquisto esclusivamente per le portaerei della MM (non esistendo altra alternativa ai vetusti AV8-B). Per l’aeronautica militare avrei tenuto in forma i Tornado, e concesso una chance agli EF-2000 in configurazione cacciabombardiere, come sta facendo la Germania. In più, sarebbe davvero facile ricavare dall’M-346 Master opportunamente irrobustito, interamente progettato e prodotto in italia, un sostituto in miniatura dell’AMX.
    Certo, l’aeronautica avrebbe dovuto rinunciare alla tecnologia Stealth, ma davvero non possiamo farne a meno?

    • Concordo pienamente: come aereo imbarcato, date le dimensioni e le caratteristiche dei nostri vettori, vedo scarse alternative, mentre come cacciabombardiere “vero” circola poco di meglio dell’EF. Rinunciare alla tecnologia “stealth”? Beh, se si vuole che l’F-35 assolva davvero a missioni di attacco al suolo e bombardamento degne di questo nome dovremo rinunciarci: o si sviluppano in fretta ordigni stipabili nelle baie interne in quantità (e mi pare si stia facendo) oppure si applicano sotto ala. Il punto è che l’F-35 pare proprio sia già vulnerabile ai sistemi antiaerei S-400 russi per tacere degli S-500 in fase di sviluppo (e forse pure agli attuali S-300 potenziati nelle ultime versioni); di più, ogni aereo a reazione lascia per forza una traccia termica che per quanto dissipabile rimane rilevabile. La “furtività” del velivolo è utile contro le difese antiaeree del Gheddafi di turno e la domanda è: “per bombardare dittatori del Terzo Mondo… non bastano i cari vecchi F-16/F-18??”

      • Non m’intendo di tecnologia militare ma da quello che ho letto la tecnologia furtiva va bene contro i radar moderni, i russi si sono accorti che gli F-117 erano rilevabili dai vecchi radar della guerra fredda ecco perchè i serbi lo tirarono giù senza problemi. Correggetemi se sbaglio.

        • Più o meno come dice lei: migliora la tecnologia di chi attacca e di chi si difende… e poi c’è un discorso tattico su come la stessa viene implementata.

  • Che dire? Niente di nuovo sotto il sole! Basterebbe che quegli analfabeti dei nostri politici, nostri intesi non solo limitatamente all’Italia, ma con estensione a tutta l’Europa, studiassero un po’ di storia per capire che le armi perfette non esistono. Già 2500 anni fa i fortissimi opliti greci nulla potevano contro i peltasti traci i quali, sui loro monti, armati con giavellotti e scudi leggeri, risultavano imprendibili ai lenti e pesanti opliti. Certo, se si fosse giunti ad uno scontro campale in pianura gli opliti avrebbero fatto a pezzi i poveri traci, che si guardavano bene dal dare battaglia in tali condizioni. In sostanza, basta studiare un po’ la storia, di esempi come il precedente se ne possono fare centinaia, per capire che gli avversari deboli cercheranno sempre di portare lo scontro dove le super armi del nemico non hanno effetto. D’altra parte di Tafazzi ce n’è uno solo!

  • Premetto che condivido completamente l’approccio razionale di questo articolo e, per rendermi antipatico, aggiungo che finché la Sinistra non imparerà a lasciare i pacifisti totali al loro destino, non concluderà mai nulla e neppure sarà efficace nel tentare di impedire concretamente le guerre future (cfr. recente articolo “Perché la Sinistra non vince?”). Detto questo, ammetto la mia scarsa cultura militare e chiedo a chi ne sa di più:
    1) Un certo numero di Paesi hanno portaerei; per stare in Occidente, Francia, UK, Spagna: non ci sono alternative all’F35 imbarcato neppure per loro?
    2) Se il problema principale è fare da nodo informativo in una guerra asimmetrica, non sarebbe meglio attrezzare una piattaforma aerea civile (tipo Airbus) e riempirla di antenne ed elaboratori? Costerebbe molto di meno e rimarrebbe in volo molto più a lungo sul teatro di guerra.
    3) Ho letto che il sistema informatico complessivo di cui l’F35 fa è un nodo, è basato negli USA, per cui l’autonomia italiana (e degli altri Paesi che lo adotteranno) di impiego è praticamente nulla. E’ vero?
    4) Ho letto che la versione che verrà consegnata all’Italia sarà comunque degradata nella prestazioni rispetto a quella USA. E’ vero?

    • provo a risponderle per punti – ringraziandola della sue domande:
      1) temo di no, data l’obsolescenza delle attuali piattaforme – pur con tutti i limiti che l’f-35 presenta come “vero” cacciabombardiere
      2) sa cosa le dico? che sono d’accordo con lei al 100%!!
      3) non conosco il punto, approfondirò – e la ringrazio per lo stimolo!
      4) idem come sopra!

    • Rispondo, in parte, al punto 1.
      Le portaerei italiane, Garibaldi e Cavour, possono ospitare esclusivamente aerei STOVL (decollo corto e atterraggio verticale), motivo per il quale imbarcano attualmente gli AV8-B, e in futuro gli F35 (diversi da quelli dell’aeronautica perché dispongono di una turbina specifica e di ugelli orientabili che servono allo scopo). Sono portaerei caratterizzate da una pista di decollo con Sky Jump (una specie di trampolino).
      Dei paesi da Lei citati, solo la Francia ha portaerei in servizio, ma di tipo CATOBAR, che può ospitare aerei con decollo assistito da catapulta. Spagna e Inghilterra, se non sbaglio, non hanno attualmente portaerei in servizio. L’UK credo ne stia progettando/costruendo un paio, ma che dovrebbero ospitare F35.

  • “per bombardare dittatori del Terzo Mondo… non bastano i cari vecchi F-16/F-18??”.
    Giusta domanda, ma prima bisognerebbe chiedersi (e decidere una volta per tutte): dobbiamo e vogliamo davvero bombardare i dittatori del Terzo Mondo? E quant’altri non ci minaccino militarmente in modo diretto?

  • http://www.difesaonline.it/mondo-militare/f-35-il-velivolo-potr%C3%A0-volare-30-giorni-senza-alis-il-pentagono-non-ha-previsto-alcun

    http://www.difesaonline.it/mondo-militare/f-35-come-funziona-alis-e-perch%C3%A9-preoccupa-cos%C3%AC-tanto-ve-lo-spieghiamo-noi

    in poche parole: il supercacciabomba può essere messo a terra via software dagli USA più o meno in qualunque momento e tanti saluti. O anche da un guasto ai server. O anche da un errore di rete. O da un errore nel software. Non dagli hacker nemici: avrebbero troppo schifo di toccare un simile, indecifrabile, tumorale, ammasso di codice…
    Insomma, io propenderi per “noi semo gli USA e questo ve lo dovete ciuccià perché ve lo damo noi, e basta”

    • Non sono esperto di softwaring ma temo che le cose stiano in questi termini: la ringrazio per aver risposto alla domanda del lettore di poco sopra!

  • L’articolo del sgr. Maddaluno è, per quel che ne capisco, molto valido, ma dimentica clamorosamente la massima klausewitziana per cui la guerra è continuazione della politica con altri mezzi.

    Suvvia, invochiamo il buon senso e poi facciamo finta che la decisione di acquistare gli F-35 sia di natura prettamente tecnico-militare? Sono decisioni di natura altamente politica, in cui si specchia la spesa investita dal conquistatore statunitense nella NATO, che in qualche modo deve tornare al mittente (leggasi: dal contribuente statunitense al complesso militar-industriale) nonché la disponibilità delle élites nazionali (impiantate e mantenute al potere dallo stesso conquistatore) a corroborare il vincolo di sudditanza.

    Una volta acquistati gli F-35 un futuribile governo antiamericano al massimo riuscirebbe a far alzare in volo delle mongolfiere o dei falchi addestrati.

    • La ringrazio del complimento e le dico: lungi da me dimenticare Clausewitz! Anzi, quanto lei dice è proprio nelle righe conclusive del pezzo 😉

  • Premesso che non sono un esperto di uccellacci metallici che volano sulle nostre teste, statisticamente rischio di dire qualche sciocchezza avionica supersonica.
    Già il nome del costruttore mi fa venire la nausea. Nessuno si ricorda degli Hercules C- 130 ? Che razza di nome è Lockheed, deriva dallo spagnolo loco, di cui sarebbe il passato?
    Sembra che quella specie di aereo da rifilare sia il fratello scemo del Raptor, di cui è stata vietata l’eportazione, perchè troppo intelligente; sembra anche che sia il sistema d’arma più costoso di tutti i tempi. Uno + uno equivale a doppia ciofeca.
    Fermi tutti! Alzate il naso verso l’alto, annusate l’aria. Non sentite parfum de bocconotti ??
    Nella scelta della flotta di uccellacci quanto conta il parere tecnico relativo alle specifiche? E le specifiche vanno preparate prima e autonomamente o dopo e inclusivamente rispetto al bando ?
    E veniamo agli apetti contrabbandati per politici. Chi sta dietro la società dal nome manicomiale? Sicuramente i soliti noti .. da cui è meglio stare alla larga, perchè non ne fanno una buona. Da questo a dire che quei “gentiluomini”, per quanto potenti e con forti agganci lobbistici al vertice, siano e rappresentino gli Stati Uniti, ce ne corre. Tanto più che l’uccellaccio concorrente europeo è sponsorizzato dalla Nato. Si potrebbe arguire che los Americos rappresentano solo se stessi e i loro portafogli e che infine ex se tanto irresistibili non siano.
    Lo so che sentite più forte la fragranza di bocconotti.
    Chi è addentro la materia potra dire se l’uccellaccio europeo può competere con il fratello intelligente della ciofeca volante mericana e quanto costi in rapporto; quali siano i vantaggi occupazionali ripartiti offerti dal consorzio europeo e quali siano i costi di manutenzione comparati.
    P.s. Minostro Pinotti, ho messo due ali alla mia fantastica lavatrice, la vuole comprare?

    • Oltre la geniale chisusura sulla lavatrice ( 😉 ) l’odore di bocconotti spira forte Mr Gaz, forte come la convinzione che il parere tecnico poco conti per i politicanti. Dopo di che, alcune note tecniche. Come uccellaccio, il C-130 è una bestia gloriosa di cui molti eserciti non si privano ancora pur esistendo alternative più moderne (alcune ottime e italianissime): è il tipo di uccellaccio che invoco, robusto, resistente, affidabile e con un prezzo ragionevole (infatti è sulla cresta da decenni). Sull’F-22 dice bene: è il fratello intelligente che gli americani “col bocconotto che ce lo vendono”… ma costa talmente caro che persino loro ne han prodotto un numero ridicolo ed inutile in una vera guerra.

  • La storia degli F-35 è completamente fuori rotta!
    Leggo sulla Costituzione Italiana che l’Italia rifiuta la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Quindi non ha bisogno di un aereo e mezzi militari d’attacco ma soltanto per la difesa del territorio. Un caccia leggero e meno costoso sarebbe stato perfettamente adatto al rispetto del mandato costituzionale.

    • Signor Guber, mi perdoni l’ovvietà, ma la guerra è completamente diversa dalla pace.

      Non ti vengono a chiedere “scusi, vorrei farle la guerra, posso?…” La guerra ti piomba addosso e poi sono caxxi tuoi. Non si può pensare di affrontare la guerra (o anche solo prepararsi a) ragionando in questo modo, da “pacifista di facebook” per così dire.

      Per farle capire: la difesa militare classica da una minaccia bellica, la cosiddetta “guerra difensiva”, è comunque sempre basata sulla dualità fra attesa e attacco. Restare fermi ad aspettare che il nemico ti venga addosso come e quando vuole lui non è una difesa, è un suicidio.

      Per farle capire ancora meglio, con un esempio tratto dall’attualità di questi giorni: lei è proprio sicuro che l’Italia non sia in guerra, in questo momento? Ci pensi bene.
      1) C’è un esercito che ci invade, non di soldati ma di poveracci (forse con qualche soldato mescolato in mezzo, ma vabbè).
      2) C’è una mobilitazione nazionale per reperire risorse, per alloggiare questi poveri cristi e farli campare, almeno finché non si decide davvero cosa farne;
      3) C’è un fronte interno: le reazioni della popolazione a queste persone – riconoscibilissime – che arrivano da un giorno all’altro e si vedono girare per la strada senza avere niente da fare, cosa sempre deplorevole per un adulto nel pieno delle forze.

      Può pensarla come vuole, per carità, ma deve convenire che il fenomeno dell’immigrazione di massa, in corso ormai da alcuni anni, ha come minimo alcuni punti in comune con il fenomeno guerra. E se fossimo di fronte a un tipo di guerra completamente nuovo?

      • Ma, insomma!
        Da sempre gli uomini si sono rilocati, da sempre chi stava male nel luogo di origine, per motivi personali o per cause naturali, è andato alla ricerca di una nuova vita da qualche altra parte.
        Sta avvenendo anche in questo momento e non mi riferisco ai migranti che ci stanno invadendo pacificamente. Ci sono luoghi (isole, zone costiere), che vengono abbandonati a causa dell’innalzamento del livello dei mari, causato a sua volta dall’innalzamento della temperatura.
        Proprio queste migrazioni sono state il seme del progresso umano. Vederci il male assoluto e, addirittura, una nuova forma di guerra, mi pare miope.

  • Buona sera,
    non sono un appassionato in senso stretto di tecnologia militare, mi piace leggerne ma non ho nessun background, ma l’f22, come gia detto, mica lo vendono, a nessuno. Eppure su qualunque pagina su internet da wikipedia a siti istituzionali, si legge che è stato concepito, l’f35, per operare in strettissimo contatto con il raptor, che non vendono. Altresi quando costruivano i b2 gli f117 e i raptor mica lo sbandieravano troppo al vento. Dell’f35 se ne parla da troppo, e non si dica che se ne parla perchè di progetto condiviso si tratta, del ttip ne sappiamo nulla e ci sono meno dati sensibili li dentro. Personalmente ho 2 teorie:
    1- devono implementare la loro flotta ma hanno pochi soldi e devono ridurre i costi, quindi li hanno fatti gravare su tutti gli alleati.
    2- vogliono legare a doppio filo gli alleati assorbendo gran parte dei loro fondi della difesa facendogli comprare quel coso ( ma la manutenzione dove l’andranno a fare? a cameri? ma per favore).
    3- da difesa on line
    27/09/16
    Il Joint Program Office si aspetta di ricevere entro i prossimi dieci anni, importanti aggiornamenti sull’apparato propulsivo dell’F-35. È quanto ha annunciato il direttore del JPO, il generale Chris Bogdan, alla conferenza dell’Air Force Association.

    L’aggiornamento del Pratt & Whitney F135 è ritenuto imperativo. Nel block 6, previsto nel 2019, sono previste migliorie al motore, ma se ne sta progettando uno nuovo.

    I futuri aggiornamenti, da non confondere con la roadmap di sviluppo della Lockheed Martin per raggiungere la piena capacità operativa, saranno a carico delle singole nazioni che potranno decidere o meno di mantenere il caccia al passo con le sfide globali.

    Entro il 2025 – ha aggiunto Bogdan – l’apparato propulsivo sarà modificato o sostituito, dipende dalla tecnologia sviluppata.

    L’Air Force sta attualmente finanziando l’Adaptive Engine Transition Program sia con Pratt & Whitney che con la General Electric Aviation. Il programma Adaptive Engine Transition si può cosi riassumere: l’Air Force vuole un terzo flusso d’aria all’interno del motore. Qualora funzionasse, si migliorerebbero i consumi del 25%, riducendo la firma termica ed aumentando la spinta del 10%. Entrambe le società hanno ricevuto contratti per un miliardo di dollari con prototipi pronti per il settembre del 2021.

    Tra gli upgrade per l’F-35 finanziati dal Pentagono figura anche una nuova avionica di sistema, un radar più potente ed armi laser.
    Ci si chiede quali nazioni, oltre gli Stati Uniti, potranno permettersi tali migliorie.

    non è che quello che noi chiamiamo f35 sia solo un prototipo costosissimo e i modelli “buoni” se li tengono solo loro?????

    complimenti per l’articolo

  • Sed proprio dobbiamo .. facciamo la carità a questo povero signor Locked che, dopo aver bevuto tanti Martini, potrebbe fare il mangiatore di fuoco, alticcio com’è.
    Anzi, dirò di più: voglio dare il buon esempio. Poco importa se il concorrente europeo costi la metà del modulario effe 35.
    Voglio comprare l’aereo scemo per fare cose intelligenti, tipo andare dal fruttivendolo, dal giornalaio, andare al mare, visitare musei .. tanto il parcheggio si trova.
    Però ad una condizione.
    Il F(esso) 35 fa il caffè?
    Ma non un caffè qualsiasi .. in cialda, o peggio, in bustina ! Quelli lascamoli agli americani.
    Io sull’aereo voglio il caffè espresso, altrimenti non compro l’aereo.
    Questo i papaveri della Loco-locked devono saperlo.
    O con il caffè, o non se fa niente !

  • Ringrazio tutti dei commenti: sono tutti spunto di ulteriore approfondimento e di alto contenuto tecnico. Mi permetto di concludere con una nota a fondo pagina: pensate ai droni. L’F-35 acquisisce senso operativo come “aereo capo” di uno sciame di droni, arma ugualmente tecnologicamente avanzata ma meno costosa, robusta e flessibile (se escludiamo comunque attacchi informatici e guerra elettromagnetica, ma del resto l’arma inattaccabile non esisterà MAI). Vedete per caso questi sciami di droni a basso costo in servizio nelle nostre flotte europee?

  • ho capito che nel F-35 è importante il software. Faccio un esempio. La Microsoft spinge sempre verso l’utilizzo dell’ultimo sistema operativo adducendo questioni di sicurezza, ecc.
    Io ho provato passare a windows10. Sono tornato a windows7 perché i miei strumenti di sviluppo software non funzionavano più. Dovrei fare l’upgrade, quindi con costi aggiuntivi. Se questo è valido per un misero PC, cosa succederà per i software di un F-35? O tutto è aggiornato o non funzionerà. Il coltello dalla parte del manico ce l’avrà chi produce il software.

    • Io uso ancora WindowsXP. Un po’ perchè ho due computer vecchi, ma sopratutto perchè come ex informatico so bene che quanto più si sofistica un software, tanto più diventa inaffidabile e difficilmente gestibile.
      Non nell’utilizzo normale di tutti i giorni, ma quando si fa qualcosa di diverso dal solito ed il sistema non risponde come ce lo eravamo aspettato. E li cominciano i guai.
      Ho anche Windows 7, ma a parte la pesantezza, verificata anche sul portatile di un amico che ce l’ha nativo, se succede qualche guaio è difficilissimo metterci le mani. Si finisce quasi sempre per reinstallarlo alla condizione iniziale, con le immaginabili imprecazioni di chi perde dati importanti ed un sacco di tempo per rimettere tutto a posto come prima.
      Tutto questo per dire che è il software che comanda, non solo nei sistemi d’arma, ma anche in tutti gli apparecchi elettronici di casa, dal televisore al frigorifero, alla lavatrice. E, naturalmente, anche sulle automobili. E decide il software quanto tempo deve lavorare il tuo televisore, quanti lavaggi deve fare la tua lavatrice, quanti km deve fare la tua auto, prima di “rompersi”.
      Ma attenzione, è un coltello a doppia punta, che rischia di far male anche al suo produttore/possessore. Sistemi troppo complessi necessitano di sempre più risorse per essere gestiti. Ma è una chimera, si arriva a punti in cui nessuno sa intervenire quando ci sono malfunzionamenti, perchè diventa impossibile averne una visione completa.
      E notoriamente i militari vogliono avere sempre il controllo completo della situazione e non sopportano i tecnici che gli dicono che qualcosa non si può fare perchè “il software non lo prevede”.

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