Euro e Grecia

Come era nella logica delle cose, la Grecia è sempre più vicina  al default e, di conseguenza all’uscita dall’Euro. La Grecia ha un debito di oltre 320 miliardi di Euro ed interessi che si mangiano intorno ai 30 miliardi l’anno, vale a dire circa il 10% del Pil. Messa in termini di debito pro capite significa circa 3.000 euro per ciascun cittadino, compresi lattanti, carcerati e moribondi e senza per questo intaccare il capitale da restituire. Questo in un paese in cui il reddito pro capite è di 23.000 Euro all’anno. Dunque, gli interessi si mangiano circa 1/7 del reddito pro capite, andandosi ad aggiungere al prelievo fiscale ordinario. In queste condizioni, quale persona sana di mente può pensare che il debito sarà mai restituito e, più semplicemente, che la Grecia possa sopportare a lungo anche solo il pagamento di questi interessi, considerando che la politica di rigore ha stremato il paese facendo calare il Pil di quasi il 15%?
Anche l’ haircut concordato con i creditori non ha risolto il problema, perché il debito resta non  restituibile ed il prelievo degli interessi pregiudica qualsiasi possibile ripresa. Il popolo greco è ormai sotto la soglia di povertà e la “troika” Bce, Ue Fmi può anche pensare di spremere sangue da una rapa, ma sinora nessuno è riuscito nell’impresa.

Proseguire sulla strada indicata dalla troika è solo una inutile agonia che lascia i greci più poveri e disperati di prima. Dunque, la via del default non è una scelta, ma una strada obbligata. Ma, qualcuno obbietta, così la Grecia resterà di nuovo esclusa dai mercati finanziari internazionali, perché nessuno investirà più 1 solo euro nei titoli di un debitore che ha dichiarato fallimento. Si, però anche la scelta dell’haircut dà lo stesso risultato: quale risparmiatore investe nei titoli di un debitore che, comunque, ha rinnegato una parte del proprio debito e non rispetta le scadenze fissate? Da questo punto di vista, tanto un disconoscimento integrale del debito, tanto uno parziale hanno lo stessissimo risultato di emarginare il debitore dai mercati finanziari; tanto vale rinnegare per intero il debito.

Ma in questo caso, la Grecia dovrebbe rinunciare ai fondi strutturali dati dalla Ue. Giustissimo, ma tanto non coprono nemmeno in parte degli interessi che annualmente la Grecia è costretta a dare nonostante l’haircut.

Ma, si obietta ancora, non potendo approvvigionarsi sul mercato finanziario, la Grecia avrebbe solo le entrate fiscali per pagare stipendi pubblici e pensioni. Verissimo e, infatti, a questo punto la Grecia già è arrivata e va saltabeccando da una scadenza all’altra (ieri quella di 450 milioni di Euro che, per ora, sembra superata) in attesa di andare a sbattere, prima o poi, contro lo scoglio decisivo.

Diciamoci la verità: l’ haircut e la pressione politica sulla Grecia perché non  dichiari default è solo un espediente della Ue per guadagnare tempo: impedire per ora la crisi dell’Euro sperando che nel frattempo la tempesta passi e poi che la Grecia vada all’inferno non ce ne potrebbe importare di meno. Aim paesi dell’eurozona fa comodo guadagnare tempo ma questo deve essere pagato dai greci ridotti alla miseria.

Come la si rigiri, alla Grecia resta un’unica soluzione per pagare le spese statali: uscire dall’Euro, tornare alla Dracma che è una moneta nazionale ed, in quanto tale è manovrabile. Ovviamente questo significa una moneta svalutata (probabilmente oltre il 30% di quel rapporto 1 a 340 che c’era al momento dell’infausto ingresso della Grecia nella moneta comune) e questo significa costi proibitivi per gli acquisti sul mercato internazionale (a cominciare dal petrolio). Però consentirebbe di riprendere all’interno e, dopo poco, darebbe un forte vantaggio competitivo alle merci greche ed al turismo. Il cambio favorevole renderebbe conveniente investire in Grecia che diventerebbe una sorta di “Cina a due passi da casa”. Per i greci non ci sarebbe da scialare, ma, alla fine sarebbe un modo per iniziare a venirne fuori.

E’ probabile che la Ue (soprattutto dietro sollecitazione italiana e spagnola) penserebbe a dazi protezionistici, questo, però, aprirebbe problemi di diritto internazionale di non poco conto: a parte le regole del Wto, come farebbe la Ue ad applicare norme protezionistiche contro un suo membro? Prima occorrerebbe espellere la Grecia dalla Ue, ma nessun trattato prevede l’espulsione di un paese membro. E resterebbero sempre i vincoli Wto. Qualche pateracchio lo troveranno, ma non sarà semplicissimo uscirne.

Ma cosa succederà agli altri in caso di uscita della Grecia dall’Euro? Si sprecano gli scenari catastrofici che prevedono una impennata degli spread a spese dei paesi europei più deboli (Portogallo, Spagna, Italia, Irlanda) ma che, in misura minore, colpirebbero anche la Francia. C’è chi stima in 11.000 euro annui il costo pro capite per tutti gli europei.
Di sfuggita notiamo che se i costi fossero davvero così elevati (11.000 euro pro capite), considerando che la popolazione dell’Eurozona senza la Grecia assomma a 318 milioni di abitanti, significa che il costo complessivo corrisponderebbe a circa  3.500 miliardi di euro ) più di 10 volte dell’ammontare dell’intero debito greco:  se così fosse, non sarebbe più conveniente comperare l’intero debito greco e metterlo in cassa “a babbo morto” con interessi puramente simbolici? Anche perché, in caso di default il capitale sarebbe comunque perso e ci si risparmierebbero gli effetti “collaterali”.

In realtà nessuno sa cosa in concreto potrebbe accadere e non è realistico fare stime quantitative attendibili ma, se è realistico pensare che la cosa non sarebbe indolore. In primo luogo, questo appesantirebbe immediatamente la posizione  dei paesi più esposti come il Portogallo, avviando un possibile “effetto domino”. In secondo luogo non è grande profezia sostenere che ci sarebbe immediatamente una manovra speculativa contro l’Euro -a cominciare da un’ esplosione di cd-swap su titoli portoghesi, spagnoli ed italiani- che ne indebolirebbe ulteriormente la posizione sui mercati mondiali. Non c’è dubbio che l’uscita di un solo membro dall’eurozona sarebbe la rottura di un tabù che farebbe calare l’apprezzamento della moneta –e dei titoli di stato ad essa collegati- ben al di là del peso del singolo paese defezionista.

Ma, se il costo dell’uscita greca andasse al di là di una certa soglia, questo determinerebbe un effetto perverso per il quale ogni ulteriore fuoriuscita comporterebbe danni di immagine ed equilibrio crescenti, con l’ulteriore effetto di rafforzare il potere contrattuale dei paesi più esposti: una sorta di “ricatto del debitore” al quadrato che renderebbe ingovernabile l’Unione.

Non siamo mai stati sostenitori dell’Euro e riteniamo tutt’ora del tutto irrazionale separare la moneta dallo Stato. Per di più non crediamo neppure nella favola della prossima unificazione politica d’Europa; per cui pensiamo ragionevole l’idea di tornare ad una unità di conto comune, ma articolata in monete nazionali a cambio reciproco variabile, ma c’è modo e modo di farlo: si può uscire da un palazzo pericolante cercando di guadagnare le scale e lo si può fare gettandosi dal sesto piano. Di solito il primo modo è più comodo.

Le stesse considerazioni si possono fare a proposito del caso greco che rischia realmente di essere l’avvio dell’intero processo. Che Atene debba rinnegare il debito ed uscire dall’Euro è nell’ordine naturale delle cose, ma c’è modo e modo di farlo. In primo luogo: che senso avrebbe tagliare i fondi Ue alla Grecia se non quello di una misura punitiva? Splendido esempio di teutonica stupidità, assolutamente inutile sul piano economico. E che senso avrebbero dazi protezionistici? Sarebbe molto più sensato sostenere la nuova moneta greca (e proprio gli aiuti in Euro, ad un paese che passa ad una moneta come la dracma, potrebbero avere un notevole effetto riequilibratore) e trattare sui prezzi delle esportazioni (ad esempio attraverso di dazi in uscita che, oltre che calmierare l’effetto concorrenziale verso i paesi vicini, avrebbero l’effetto di sostenere il gettito fiscale dello stato greco).

Insomma, anche in questa occasione possiamo cercare di scendere dalle scale, ma i tedeschi sono sempre irresistibilmente attratti dalla finestra del sesto piano… Lo hanno fatto già due volte in un secolo, ma non imparano mai. Peccato che questa volta si portano dietro anche noi.

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (21)

  • L’uscita dall’Euro da parte della Grecia graverebbe principalmente sui Paesi periferici dell’Ue che continuerebbero a non poter usare a differenza dei greci la svalutazione competitiva come politica monetaria. Quindi non siamo i primi a cui non conviene che la Grecia esca dall’eurozona. A meno che non si esca tutti dall’Euro. Ma si ripresenterebbe il problema di come stabilizzare i tassi di cambio e l’inflazione dopo il fallimento di Bretton Woods dello SME e ipoteticamente dell’Euro. Quindi quale meccanismo di stabilizzazione dei cambi, proponi? Senza questo, l’unica speranza é che i governi smettano di ritenere il controllo della volatilità dei cambi e dell’inflazione il principale obiettivo macroeconomico. E mi sembrerebbe una favola di gran lunga piú divertente dell’unità politica dell’Europa, che a me pare invece uno scenario auspicabile e fattibile.

  • Francesco Acanfora

    e’ di ieri la dichiarazione del ministro delle finanze austriaco “dall’euro non si puo’ uscire, dall’UE si'”.
    si chiama quarto reich, per quel che mi riguarda se lo possono tenere caro caro, non credo che interessi neanche agli olandesi e ai polacchi, al piu’ si tirano dentro l’Estonia.
    sull’articolo di Aldo, concordo evidentemente con il fatto che gli Stati Uniti d’Europa sono una prospettiva completamente screditata e comunque altamente indesiderabile. il problema e’ solo quello di separarsi con il minimo danno, pero’ abbastanza presto.
    questo investe ovviamente la politica italiana, dove il discorso teorico su “destra e sinistra” e’ completamente sviante, visto che entrambe le posizioni politiche convergono sul sostegno al governo Monti, nelle forme elettoralmente maggioritarie, ed entrambe sono ferocemente critiche dello stesso, nelle posizioni delle forze dell’opposizione o escluse dal parlamento. e’ evidente che la scelta del distacco richiede di saltare senza indugio la classica contrapposizione, ridefinendo in modo semplice e comprensibile le alternative concrete. in questo la critica della “casta” non e’ semplicemente una riedizione del qualunquismo, ma la denuncia di una “borghesia compradora” che sta svendendo il paese per i suoi privati interessi, ovvero trasformandolo in uno degli stati “clientes” del reich.
    si puo’ andare a questa ridefinizione della politica da sinistra? credo proprio di si’, in Grecia vi e’ un esempio chiaro, non tanto nelle formulazioni propagandistiche, quanto nell’ancoraggio agli interessi dei lavoratori E dell’impresa. altrimenti c’e’ solo il punto di confusione, che per sua natura rischia una terribile sconfitta quando i nodi si devono sciogliere con le idee abbastanza chiare, e senza tanti schiamazzi inutili.

  • gentile prof giannuli, rivedo con piacere le sue analisi sul “quadro generale”, d’altronde con quello che accade non si può prescinderene, a meno che non si faccia parte di quel “processo di biscardi” in salsa politica che va in onda ogni stramaledetta mattina sulla 7. ritornando al punto non le sembrerebbe più praticabile, almeno per il momento, una profondo svalutazione dell’euro, diciamo per arrivare nel giro di qualche mese alla parità con il dollaro, accompagnata da un’inflazzione nell’ordine del 5-6% accettabile in tutto lo scacchiere europeo, e magari con l’emissione almeno in via sperimentale dei fantomatici eurobond o project bond possibilmente collegati a delle specifiche infrastrutture a carattere intracomunitario, mi viene in mente qualcosa di simile al canale “carlo magno” o ad altre iniziative. capisco che gli amici tedeschi, od almeno parte del loro establishment, avrebbero qualcosa da ridire ma vi sono strumenti anche non ortodossi per riportarli sulla strada della ragionevolezza. ad esempio dai vecchi archivi stasi potrebbe riemergere qualcossa su una formosa e allegra ragazzotta tedesca non propriamente timorata di dio, malgrado la sua famiglia di proveniena, oppure gli aspetti mai chiariti di un attentato ad un emegente politico conservatore, qualcosa poi sui simpatici componenti del consiglio della buba si potrebbe sempre casualmente ritovare, chissa, basta aguzzare l’ingegno. certo il ns facta non è proprio la persona più adatta per questo compito, ma qualcuno dovrebbe aiutare i nostri amici teutonici a rinsavire, ricordando anche ai ns novelli bismark, che non è più tempo di mandare le cannonire in giro per l’europa
    con stima e cordialità

  • Analisi molto accurata.
    L’unico appunto che mi sentirei di fare è l’attenzione eccessiva rivolta allo stato di salute dei paesi UE, in quanto io sono convinto che il problema della crisi mondiale stia nel debito privato, quello cioè interno al sistema bancario globalizzato, e non del debito pubblico, che è diventato un problema solo a seguito della famosa crisi dovuta ai titoli tossici, che sono a tuttoggi ancor in giro per il mondo. La crisi economica è solo quella, non c’è una crisi del 2008 e una nuova crisi odierna, che sarebbe dovuta a fattori interni alla UE. La crisi è sempre quella, ed il coinvolgimento degli stati è dovuto ai problemi delle banche che non sanno più come rimborsarsi i titoli che vanno a scadenza, e qui intendo i titoli bancari, i famosi derivati, e giocano coi titoli statali per tentare di rinviare il redde rationem ed il conseguente loro fallimento.
    Così, io penso che ciò che il default della Grecia possa causare è il fallimento dell’intero sistema bancario globale, non importa se passando per il default di altri stati dentro e fuori la UE. Se gli stati falliscono, possono sempre ricominciare con una nuova moneta, non sto certo dicendo che sono rose e fiori ma insomma si sopravvive. Dovesse invece fallire il sistema bancario globale, allora davvero si rischierebeb il collasso del commercio mondiale, una sciagura ben più grave.
    Per questo, trovo irresponsabile che gli stati, almeno quelli dell’OCSE, non organizzinino sin da adesso un circuito bancario su base pubblica che possa sostituire quello privato attuale che è così profondamente infetto da avere gli anni contati.

  • pierluigi tarantini

    Caro Aldo,
    economia e finanza sono scienze ostiche, ma anche la matematica non scherza!
    Infatti, con riferimento al debito pro capite greco, 320 mld diviso 11.295.000 non fa 3000 ma circa 28.000 euro a testa.
    Quanto alla fuoriuscita della Grecia dall’Euro credo sia opportuno, ed intellettualmente onesto, chiedersi se vi sono precedenti con i quali fare un raffronto.
    E prima di darsi delle risposte è opportuno guardarsi intorno.
    I nostri amici d’oltre oceano, infatti, affrontano situazioni per molti versi, anche se non per tutti, assimilabili a quanto
    sta accadendo alla Grecia ed in Europa.
    Mi riferisco al caso della California che che naviga dall’inizio della crisi dei mutui subprime sull’orlo del default.
    La California rappresenta il 13% del PIL americano avendo un PIL di quasi 2.000 miliardi di dollari molto vicino a quello italiano.
    Curiosamente ciò non provoca le isterie delle agenzie di rating nè regala la scena ad Alba dorata o ad un Tsipras.
    Abbiamo poi il caso del Minnesota che il default lo ha già dichiarato.
    E’ curioso che simili precedenti, peraltro recentissimi, non vengano analizzati.
    Per quanto riguarda il Minnesota è interessante ricordare come la gestione dei repubblicani, che hanno guidato lo Stato da un ventennio, fatta di tagli alle tasse per i ricchi e tagli al welfare, è stata troppo dispendiosa, e quindi ha impoverito le finanze statali. Anche l’elezione del democratico Dayton non ha sortito l’effetto sperato: la maggioranza che aveva nel parlamentino di Minneapolis non era sufficiente a far passare le leggi senza la collaborazione dell’opposizione. I repubblicani hanno preferito fare ostruzionismo e boicottare ogni proposito di risanamento.
    Ed il Minnesota ha dichiarato default.
    Ciò non ostante i treasures continuano ad essere i rifugio dei capitali di tutto il mondo.
    Anche il dollaro non se la passa male.
    Ma tanto non sembra essere tenuto in conto dagli euroscettici per principio.
    Eppure v’è un’altra analogia con i fatti europei.
    Infatti anche l’euro è rimasto stabile a dispetto di chi lo vuole sostituire con valute nazionali.
    Quanto alle conseguenze della fuoriuscita della Grecia dall’euro prendo atto dell’insolito ottimismo che connota le Tue previsioni.
    Parlo ovviamente delle previsioni che fai per la Grecia e non di quelle riguardanti l’euro.
    Infatti la Grecia ha un numero di dipendenti statali incredibile, in rapporto alla popolazione sono 1 su 13, e sono solo i dipendenti statali. Mancano tutti i dipendenti delle municipalizzate.
    Mi spieghi che senso ha parlare di svalutazione competitiva in questo caso?
    O forse sarebbe meglio spiegarlo a chi prenderà lo stipendi in dracme (o in lire) la cui svalutazione, con apprezzabile pudore, prevedi in oltre il 30%.
    Io credo, invece, che avrà maggior valore la valuta del Monopoli.
    Quanto alla proposta di tornare ad una unità di conto comune, ma articolata in monete nazionali a cambio reciproco variabile Ti segnalo quanto scritto da Angelo Baglioni su Il Fatto.
    L’Autore evidenzia come in un accordo di cambio alcuni paesi scelgono di vincolare il tasso di cambio tra le rispettive valute, ma mantengono la sovranità monetaria: ognuno ha la sua moneta e la sua banca centrale. Il problema fondamentale di questi accordi è la carenza di credibilità: quando i mercati finanziari ritengono che per un paese sia conveniente svalutare, l’impegno a mantenere fisso il cambio non è più credibile, la speculazione attacca la valuta di quel paese ed esso è prima o poi costretto a rivedere l’accordo e a svalutare per davvero. Proprio per questo motivo l’euro è stato costruito sulla base dell’irreversibilità. I paesi dell’area euro hanno deciso di adottare la stessa moneta, cedendo la loro sovranità monetaria, con una scelta irrevocabile. Non è un caso se il Trattato UE non prevede l’uscita dall’euro. È l’unico modo per “legarsi le mani” rendendo credibile l’impegno a non ritornare alle monete nazionali e alle svalutazioni competitive. Questa credibilità ha giovato enormemente ai paesi “periferici” come l’Italia, che hanno “importato” la credibilità della politica monetaria tedesca: grazie a ciò abbiano avuto bassi tassi d’interesse per un decennio.
    Visto che la matematica è scienza negletta facciamo due conti: se hai 2000 mld di debito pubblico pagare l’1,4%(quanto paga la Germania) di interessi invece del 6% significa un risparmio di circa 92 mld all’anno.
    Ed anche a voler considerare la questione da un punto di vista sociale e politico secondo Te i 92 mld che l’Italia paga in più di interessi a chi vengono sottratti?
    Che poi gli italiani, chi in un modo chi nell’altro, abbiano sperperato questo bonus affidando il Paese a Berlusconi è qualcosa da non dimenticare.
    E quindi, prima di imputare ai tedeschi l’essere tetragoni, sarebbe giusto qualificare italiani e greci.
    Ma forse su questo punto il Tuo pudore è opportuno.

    • 1- il calcolo è esatto perche 11 milioni per 3.000 euro fa 33 miliardi di euro che è il costo degli interessi (come si evinde dalla lettora dell’articolo)
      2- i tedeschi non possono dare lezioni ai greci in primo luogo perchè hanno contribuito alla loro bancarotta alimentando le loro spese militari, dato che erano loro a vendere armi cosa che ha comportato qualche mazzetta….
      3- greci e italiani hanno speso male i loro soldi è vero, mai detto il contrario
      4- non vedo il perchè dovrei avere il pudore a dire queste cose, visto che lo scasso lo hanno fatto sia i governi di centro destra che quelli di centro sinistra ed io non ho mai appoggiato nè gli uni nè gli altri. Semmai questo pudore dovrebbero averlo i fans di OProdi, l’uomo della vendita della Cirio….

  • Guada che 3000 euro sono riferiti all’interesse, non al debito, perciò il calcolo è corretto. La matematica è ostica, ma le bucce di banana sono dappertutto!

  • comunque mi sembra di leggere revisioni un pò troppo rosee sulla grecia fallita, sia sul deprezzamento del 30%, che mi sembra pochino, sia sul rilancio dell’economia, data la scarsa produzione di beni che non può certo essere un volano per l’economia (molto più probabile il mercato nero in una situazione del genere) nè tantomeno il turismo, dato che proteggere i turisti dai greci affamati non sarà semplice e che il petrolio per fare andare le navi non lo puoi certo pagare in dracme. al limite la carnival crociere potrebbe attrezzare qualche scalo da crociera in più e casomai assumere un’altro schettino greco, ma non ci rilanci certo l’economia con sta roba qua. ci creisolamente un piccos staterello in stile kosovo, legato a strani commerci di roba illegale che spenderà un sacco di soldi per pagare un esercito che deve chiudere un occhio davanti al core business locale.

  • mi manca una variabile: qual è il risparmio pro capite delle famiglie in germania, italia, grecia, spagna e francia? Se il debito di uno stato è prossimo al risparmio dei cittadini, allora lo stato dovrebbe essere considerato in pareggio. Poi, come suggerisce il libro di Giannuli, gli stati dovrebbero compensare i titoli di stato emessi tra di loro per avere una situazione netta reale di ogni stato ed evitare di pagare interessi agli altri stati-

  • “Se il debito di uno stato è prossimo al risparmio dei cittadini, allora lo stato dovrebbe essere considerato in pareggio”

    e perché mai? queste sono le ideologie tremontiane che ci hanno portato a questo punto.

    so che è sempre facile parlare ex-post ma la Grecia andava fatta fallire subito, eventualmente a finanziare il disavanzo ci pensava la BCE per 4-5 anni, altrimenti le si potevano prestare i soldi non dico a tasso agevolato ma con un interesse simile a quello degli altri titoli di stato europei, questo fino a che il bilancio non fosse tornato in pareggio. certo, un trattamento di favore per la Grecia, ma non era pensabile per il paese raggiungere, non dico il pareggio di bilancio, ma neanche un avanzo primario, in un momento di crisi come questo. è stata una follia.

  • pierluigi tarantini

    Sintetizzo di seguito un’interessante articolo di Fugnoli sulla Grecia e l’Euro.
    La logica dell’estorsione, in generale, è quella di creare una minaccia senza che l’atto minacciato sia il vero obiettivo. Estorsione è un termine forte, ma la logica della minaccia è la stessa, anche nei negoziati legittimi, ogni volta che si prospetta agli altri soggetti della trattativa una linea d’azione che li minaccia, ma che non è il fine ultimo che si persegue.
    La Grecia è perfettamente consapevole di essere in grado di produrre caos in Europa e nel mondo e tanto dà ad Atene un grande potere negoziale.
    Una volta tornata alla dracma, tuttavia, la Grecia perderebbe istantaneamente tutto il suo potere negoziale per precipitare nella miseria.
    Perciò per la Grecia l’ottimo non è la dracma, ma l’euro accompagnato dall’azze-ramento progressivo del debito e da flussi crescenti di soldi europei. Questo non è solo il disegno di quel pittoresco insieme di partitini di opposizione emersi dalle elezioni, ma è stata sempre l’idea di Pasok e Nea Demokratia. L’unica differenza è che i partitini di oggi dicono in pubblico quello che il governo greco ha sempre detto in modo più riservato nelle estenuanti trattative con la Troika e con la Germania.
    Capita, qualche volta, che un’estorsione si concluda tragicamente. La posta in gioco è così alta che è giusto che chi è oggetto di ricatto agisca con grande prudenza, anche se le probabilità dello scenario peggiore sono poche.

  • Io però penso che l’euro sia sottostante come valore all’unione europea. Questo è il motivo per cui esisteva vita (anche goduriosa!) prima dell’Euro ed esisterà anche dopo l’Euro. Il ricatto di dire ad un paese membro: “se non stai nell’euro vai fuori” anzichè unirsi ed aiutarlo,rinnega il motivo stesso per cui agli inizi degli anni ’60 furono costituite le prime basi politiche del lungo percorso che ci ha portato fin qui, pur con qualche riprovevole laucuna, tipo la guerra in Yugoslavia, dove l’europa avrebbe dovuto fare…e anzi ha disfatto! Se riteniamo che la valuta europea sia in sè un valore tale da veder mortificato un Paese che tanto ha dato all’umanità e alla storia del pensiero occidentale, allora io per primo auspico che l’Italia esca da questa comunità.

  • gentile prof giannuli, come volevasi dimostrare questo potere, e non solo e non tanto quello politico, si è fatto prendere la mano, oramai sono nel panico questi apprendisti stregoni, purtroppo c’è ancora qualcuno come caselli, ahimè piuttosto ritronato che continua a cercare responsabili nella criminalità organizzata o in fantomatici terroristi, rossi, neri, oppure mussulmani. i mandanti sono chiari, si vedono da lontano un miglio di chi si tratta, probabilmente di stupidaggini contro la povera gente ne compiranno altri, ma non hanno più molto gioco, richiami ad un evanescente blocco d’ordine non mi sembra il caso, o tentativi di colpi di stato ancora meno, aiuti dall’estero men che mai. dispiace sinceramente che di mezzo ci vadano i figli dei ceti popolari, non è un caso che sia stato colpita una scuola professionale e non un liceo d’elitte.

  • Complimenti prof Giannuli x il suo articolo x la Grecia. Preciso che sono greco e sono d’accordo con lei in quasi tutti i putni della sua analisi, non sono d’accordo con la sua opinione x i tedeschi. Vede, secondo me, la vera causa della crisi e’ la mancanza di patrioti politici, governanti, impiegati Statali ecc. sia in Grecia sia in Europa, esclusa la Germania, che cerca di salvare la moneta unica ma anche l’Europa. Comprare armi x un paese come la Grecia e x la Germania venderli a noi, e’ piu’ che naturale visto i “buoni” vicini che ha il mio paese, ma non e’ naturale rubare soldi dallo Stato x pagarli piu’ del loro giusto prezzo e guadagnare in tasca propria. Anzi comprando armi da un paese europeo si aiuta anche’ l’industria europea ecc. Spero bene, ma purtroppo non ci sono piu’ veri patrioti in Europa, persone che possono sbattere il pugno in tavola e dire di NO!

  • Aldo,
    cosa ne pensi della brillante idea di Mayer di un G-euro? A occhio e croce mi sembra una proposta indecente … Per la Grecia e non solo.
    Paola

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