E se la partita per l’eredita’ del Kirchnerismo si stesse gia’ giocando in Brasile?
Da oggi, in occasione della finale dei mondiali, avviamo una nuova collaborazione sul sito. Dall’Argentina ci scriverà le sue corrispondenza Dario Clemente, uno dei miei tesisti più brillanti, che ha intrapreso percorsi di studi in antropologia urbana che lo hanno portato prima a Leeds e ora proprio in Argentina, da dove ha iniziato a scrivere sul suo blog. Un altro sguardo prezioso dalla “fine del mondo”, citando Papa Francesco, che però ci sarà molto prezioso per conoscerlo con occhi diversi da quanto ci permettono di fare i media italiani. Buona lettura e un ringraziamento a Dario per le sue corrispondenze!
Il noto giornalista di Basket Federico Buffa in una recente, meravigliosa, puntata di “Storie mondiali” per Sky, ripercorrendo la parabola sportiva di Maradona cosi’ liquidava la drammaticita’ della strutturale diseguaglianza sociale argentina “Un paese con enormi risorse naturali, che per motivi misteriosi ha 10 milioni di persone sotto il livello di poverta’”.
Non sarebbe verosimile aspettarsi qualcosa di diverso da un programma sportivo destinato all’Italiano medio (e cliente di una emittente a pagamento), al quale basta sapere che “Villa Fiorito”, la baraccopoli natia di Maradona, e’ “un posto tremendo dove non conviene andare”, per passare il resto del documentario a gioire empaticamente per ogni successo del “Pibe de oro”, ogni passo che compie verso il personale “riscatto” sociale ed economico. Centinaia di anni di colonalismo occidentale e di neo-mercantilismo capitalista cancellati dallo sguardo distratto di un commentatore sportivo a cui il paese sudamericano serve solo come macchiettistico sfondo di polvere per lo spettacolo della redenzione di un ex bambino povero di Buenos Aires. Il big bang originario di un talento scintillante che lo portera’ a giocare in Italia e ad ascendere all’olimpo del calcio mondiale.
Il fatto e’ che dall’altra parte dell’oceano questo “rimosso”occidentale e’ invece elemento costitutivo non solo della creazione stessa del movimento calcistico locale, fondato da Italiani e Inglesi, ma soprattutto della rappresentazione nazionalpopolare che da sempre domina successi e sconfitte del calcio Argentino in ambito internazionale. Proprio Maradona ne e’ il simbolo indiscutibile. Chi potrebbe infatti slegare la famosa “mano de dios” dalla guerra delle Falklands/Malvinas, i suoi ripetuti attacchi alla “mafia FIFA” (il “me cortaron las piernas” dello scandalo doping ai mondiali ’94), persino la sua pubblica opposizione a Bush Jr. ai tempi del trattato economico Alca, ad una certa ansia revanchista verso i “potenti del mondo”, assai diffusa nel sentimento popolare? Il futbol come arena dove vincere tutte le battaglie perse nella storia quindi, e dove (ri)costruire l’immagine nazionale reiterarando l’ideale patriottico, sventolando una bandiera fatta maglia da calcio. Arena di cui ogni elite’ politica in ogni decade della storia argentina ha cercato di mantenere saldamente il controllo, dai “Mondiali della vergogna” del 1978 organizzati (e vinti?) dalla “Junta militar” (e che non a caso in Argentina nessuno definisce cosi’) allo stretto rapporto di amicizia tra “El Diego” e Menem, il presidente neoliberista dei ’90 anticamera della crisi. Continua qui.
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Vincenzo Verde
Non capisco le legnate sui denti al povero Federico Buffa, da parte del suo “brillante tesista”. Il quale, ignorando la vera spazzatura del giornalismo sportivo che viene proprinato quest’oggi, spara a zero pretendendo che la situazione strutturale dell’Argentina prendesse il sopravvento su una trasmissione di tutt’altro tema. Una inopportuna manifestazione di superiorità da parte di un etnologo (sic!!!) che bolla, con elitarismo radical chic, come pubblico medio(cre) una platea di spettatori abbastanza variegata quale quella di Sky… Delle problematiche inerenti villa fiorito, gli slum di Mumbay e le favelas di Rio o Manaus credo abbiano la necessità di essere trattate in maniera più ampia e complessa.
Dario Clemente
Sgombriamo il campo dagli equivoci: io Buffa lo ADORO. Anzi, gli riconosco uno spessore e intelligenza giornalistica che non accetto non eserciti quando si tratta di gettare lo sguardo un po piu’ il la’ che dal campo di gioco. Non penso affatto che il pubblico di skype sia stupido, penso solo che la comunicazione mediatica, anche quella sportiva,sia fondamentale nel sedimentare nella testa degli spettatori una certa immagine di alcune realta’, anche solo citandole di sfuggita. Che presentare Buenos Aires come semplicemente “caotica” o Villa Fiorito “come un posto da non andare” sia una SCELTA precisa del conduttore/giornalista (che sa benissimo che la realta’ e piu’ complicata) per solletticare in questo caso la fantasia attorno alle origini povere di Maradona. Ossia: nessuno chiede a Buffo di fare un documentario su Villa Fiorito, pero’ se la deve utilizzare in questa maniera allora meglio che eviti semplicemente di metterla in mezzo. Se no e’ lui che uniforma il pubblico di Sky semplificando la realta’ perche’ tanto il pubblico e’ “medio”. Anche perche’ gli Argentini a cui ho mostrato il video, pur apprezzando il racconto delle origini di Maradona, erano leggermente “adirati” nel sentirsi dire che 10 milioni di poveri avrebbero una origine “misteriosa”, buttato li’ cosi’, in una trasmissione sportiva. Non dovremmo vigilare un po’ di piu’ sul nostro etnocentrismo? O se lo pratica Buffa vale tutto?