Elezioni Regionali. Domenica voterò ancora una volta per la Federazione della Sinistra anticapitalista.

Segnalo Luciano Muhlbauer a Milano e Franco De Mario a Bari.

Mentirei se mi dicessi entusiasta del modo in cui la Federazione della Sinistra (ed il mio partito in particolare) arriva alle elezioni.
D’altra parte in questi mesi non ho lesinato critiche in questo senso, per cui sarebbe ridicolo se adesso, contando della cattiva memoria di chi mi legge (ma gli articoli sono qui, in archivio, leggibili da chiunque) facessi finta di niente e rivolgessi un garrulo invito privo di dubbi ed ombre.
Ma sta per aprirsi una fase di intensa destabilizzazione del quadro politico ed è in arrivo una ondata di crisi finanziaria peggiore della precedente (ne riparleremo a breve). In questo contesto, una sconfitta della lista anticapitalista vorrebbe dire pregiudicare l’unico strumento (per quanto imperfetto e, diciamolo pure, sgangherato) che abbiamo a disposizione ) per dare una risposta da un punto di vista di classe.

Qui nessuno sembra più mettere in discussione la bontà e la validità del sistema capitalistico e nemmeno la sua evoluzione iperfinanziaria. La crisi? E’ il frutto di alcune scelte sbagliate ed avventuriste di qualche banchiere un po’ bandito. Tutto qui.
Io continuo a credere che non ci siano errori da correggere: l’errore è il sistema capitalistico in quanto tale.
Certo, non ci riuscirà di abbattere il sistema in un prossimo futuro, anzi è probabile che si tratti di un appuntamento spostato molto in là nel tempo e credo che non saranno quelli della mia generazione che lo vedranno.
Dunque, il superamento del capitalismo non è iscritto nell’agenda politica.
Questo non vuol dire che non ci sia nulla da fare e che ci si debba adattare ad aspettare una mitica ora X. La storia non conosce ore X ma processi complessi, tortuosi ed a volte molto lunghi.

Nel frattempo nell’agenda politica ci sono iscritte questioni che non sono estranee a questo processo di lungo periodo. A dirla in breve, il punto di scontro politico attuale è uno: mettere il guinzaglio alle banche. Più nel merito: avviare un’opera di ri-nazionalizzazione di un importante settore del credito, nuove regole molto più costrittive e poteri di ispezione statali molto più penetranti, ristabilire la preminenza della politica sull’economia (e più ancora, sulla finanza), ridimensionare la libertà di circolazione dei capitali, ripensare modi e tempi della globalizzazione, tagliare drasticamente i compensi dei manager, imporre una politica fiscale progressiva che colpisca duramente i redditi della “superclass”, stroncare i paradisi fiscali.
Non è il socialismo, intendiamoci, più semplicemente si tratta di rendere tollerabile il sistema capitalistico, almeno per il periodo politicamente prevedibile.
Oggi in Italia l’unico pezzo di legno cui aggrapparci in questa tempesta è la Federazione di Sinistra, affondarlo significa affrontare lo scontro a mani nude.

Comunque vada, dopo il voto di domenica e lunedì, occorrerà avviare un profondo ripensamento e, forse, arrivare ad una vera e propria resa dei conti interna. Per ora il problema è un altro: uscirne al meglio, magari con una avanzata, per quanto piccola, sulle europee di 9 mesi fa.
Agli amici milanesi che mi leggono, segnalo la candidatura di Luciano Muhlbauer (che voterò) consigliere regionale uscente che non è mai mancato ad un appuntamento di lotta, che fosse lo sgombero di un centro sociale o l’occupazione di una fabbrica o una manifestazione in difesa degli immigrati.
Ai miei amici baresi, segnalo la candidatura di Franco De Mario, mio vecchio e carissimo compagno, al quale mi legano un numero infinito di occasioni di lotta politica. Come quella sera del settembre 1969, quando ci scontrammo con i fascisti locali e greci perchè eravamo andati a distribuire un volantino contro la giunta dei colonnelli il cui ambasciatore, quella sera, inaugurava lo stand nazionale nella Fiera del Levante.
Pensate che a guidarci era il fratello di Walter Veltroni, Valerio, allora segretario della Fgci barese. Tempi lontani, lontanissimi. Però Franco ed io siamo ancora dalla stessa parte della barricata. Permettetemi di ricordarlo con un pizzico di orgoglio.

Aldo Giannuli, 21 marzo ’10

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Aldo Giannuli

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Comments (3)

  • ma in questo periodo storico,basta essere presente nei luoghi di lotta,tradizionalmente intesi?Hanno sempre il grande valore strategico di un tempo,o forse le lotte si son evolute o devolute in contesti di strategie geopolitiche?
    Insomma,quando il prc invece che fare sit in contro l’iran e darsi al democretinismo dei diritiumanisti,farà una manifestazione anti imperialista e anti capitalista contro usraele ,avrà centrato in pieno il problema principale di questi tempi:il passaggio dalle democrazie occidentali e americanizzate,e i nuovi riferimenti di potenze mondiali.A cascata tutto il resto.

    Hai voglia poi a fare le lotte con gli operai quando al governo non si è fatto nulla contro l’infame precarietà-se non con il consueto piagnisteo sulla drammatica situazione-le lotte non si fanno solo con la partecipazione,ma hanno anche un linguaggio più deciso e meno vittimistico.
    In ogni caso ,indicazione di voto per la federazione,turandomi il naso la voterò..

  • Io penso che voterò la federazione.
    Una federazione che voglio vedere fuori dalle fabbriche e vicino ai lavoratori,studenti, precari.. impegnata in ogni lotta sociale per difendere la nostra classe.

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