Elezioni comunali: sale la Lega, resiste il Pd, tracolla il M5s.

Con le elezioni comunali di domenica scorsa si è conclusa la tornata di elezioni post 4 marzo confermando e sottolineando le tendenze emerse già in Friuli, Molise e Val d’Aosta: il centro destra avanza e si compatta intorno alla Lega, il Pd si ridimensiona ulteriormente perdendo molte amministrazioni comunali, ma rallenta la caduta, unico ad andare decisamente male è il M5s.

Dei partiti minori (Leu e Fdi) e delle tendenze di dettaglio (ad es i travasi da Fi alla Lega o dal M5s all’astensione o alla Lega) non possiamo dire perché i dati –ancora incompleti- sono troppo frammentati ed occorrerebbe fare una infinità di calcoli per ricavare indicazioni di insieme, inoltre la presenza di molte liste civiche rende meno leggibili i dati. Per cui quello di cui si può parlare sono le tendenze dei principali partiti che, peraltro, sono abbastanza costanti rispetto alle regionali di un mese e mezzo fa. Entriamo nel merito:

a- l’avanzata del centro destra era già evidente in Molise e confermata in friuli, ma non aveva aspetti travolgenti: una avanzata contenuta dove, semmai, prevaleva la redistribuzione interna dei suffragi; nel voto delle comunale la tendenza all’aumento dei voti del centro destra sembra più consistente e lascia ipotizzare flussi non trascurabili sia dal Pd che, ancor più, dal M5s. Difficile dire di che entità, ma l’idea che il blocco di centro destra stia tranquillamente varcando la soglia del 40% che potrebbe determinare la vittoria in molto collegi uninominali in più rispetto al 4 marzo. I risultati di Ancora, Terni e di diversi centri pugliesi e siciliani che avevano assegnato i rispettivi seggi uninominali al M5s, stando ai risultati odierni, potrebbero passare al centro destra: ancora non possiamo quantificare quanti potrebbero essere i collegi a rischio, ma la tendenza sembra questa.

b- La Lega si giova dell’effetto combinato fra la tendenza ad aumentare, propria del partiti che hanno vinto elezioni politiche nei sei mesi precedenti, e quella simmetrica a perdere di Forza Italia. Ma Ma probabilmente è il prodotto anche del successo di immagine di Salvini nella gestione del dopo voto. Per quanto la contrattazione per il nuovo governo sia stata troppo lunga e logorante, Salvini ne è uscito come quello insieme più ragionevole ma anche più deciso. Il distacco da Forza Italia non gli è costato, anzi gli ha giovato, e, nonostante sia il socio di minoranza della coalizione –con il suo 17% di voti- appare come il “socio forte” della coalizione, e sta cavalcando con successo l’isteria anti immigrati che probabilmente spiega un possibile flusso di voti dal M5s.

c- Le due cose insieme (la tendenza a crescere del centro destra nel suo complesso ed il rafforzamento della Lega in esso) hanno l’effetto di rilanciare la coalizione e rendere meno stabile l’attuale coalizione di governo. Se i sondaggi dovessero confermarlo, Salvini potrebbe avere la forte tentazione di tornare alle elezioni mettendosi a capo di una rinnovata coalizione di centro destra: perché mai governare a mezzadria con il M5s, con un Presidente del Consiglio che pende da quella parte, quando potrebbe fare il Presidente del Consiglio di un governo di centro destra? Anche se non dovessse subire questa attrazione fatale a tornare con i suoi vecchi partner prima della primavera del 2019, potrebbero essere le elezioni europee a dare la spinta definitiva.

d- Simmetricamente è il M5s ad uscire perdente dal confronto. Sappiamo che il M5s alle amministrative va male rispetto alle politiche e che, nonostante il successo del 4 marzo, non è riuscito ad eliminare questa fragilità, ma questi risultati vanno al di là di tale debolezza endemica. Ad esempio a Brescia il M5s arretra anche rispetto alle comunali precedenti e si attesta al 5%. In diversi centri perde sino al 75-80% del suo elettorato del 4 marzo (e in Friuli aveva più che dimezzato i suoi voti). Gravissima poi è la sconfitta romana, dove nei due municipi in cui si è votato ha perso sensibilmente rispetto alle comunali di due anni fa ed anche rispetto al 4 marzo che pure segnava già un regresso.

Dunque non si tratta solo della solita fisarmonica politiche-amministrative, c’è un dissenso politico specifico da capire in base alle vie di fuga prese dall’elettorato, che possono essere state tre: verso l’astensione, verso la Lega, verso le civiche, mentre appaiono poco rilevanti quelle verso il Pd e decisamente improbabili travasi verso Fi, Fdi o Leu. Le analisi elettorali ci diranno in che misura si sono distribuiti, l’impressione momentanea è che il flusso maggiore sia andato all’astensione e costituisca il contributo maggiore a quel -6% rispetto alle comunali precedenti.

e- Il M5s ha avuto un successo al di là delle previsioni dei sondaggi il 4 marzo, mentre oggi registra risultati molto al di sotto di esse. In parte questo è dovuto al meccanismo particolare dei sondaggi di cui abbiamo detto in altra occasione, ma potrebbe esserci un’altra spiegazione: il 4 marzo il Pd e Fi erano ancora in ballo come forze competitive e c’era il timore di una loro alleanza se nessuno avesse avuto la maggioranza assoluta e questo ha spinto molti elettori a votare per i due partiti “antisistema” in funzione di sbarramento. Poi la somma dei voti di Fi e Pd è andata poco oltre il 30% ed il “piano B” della “grosse coalition” è sfumato, per cui l’elettorato “contro” è stato meno motivato ad andare a votare. Pd e Fi non fanno più paura a nessuno, ma, mentre la Lega ha potuto cannibalizzare Fi, il M5s non ha attinto dal Pd: l’accordo con la Lega ha fermato questo possibile flusso. Inoltre, il M5s ha una quota maggiore di “elettori contro” rispetto a quelli di adesione (quel che i suoi dirigenti non hanno mai capito) per cui ha sofferto di più del riflusso di q1uesti elettori.

f- In secondo luogo, occorre considerare che Di Maio ha gestito molto male la fase post voto, facendo l’errore di personalizzare troppo la questione della Presidenza del Consiglio, il che può non piacere ad un elettorato “moralista” come quello grillino. Ci sono stati errori madornali : come zompettare dalla Lega al Pd (la politica dei due forni poteva farla un peso massimo come Andreotti, non un perso piuma come Di Maio) per non dire della ridicola richiesta di messa in stato d’accusa di Mattarella, salvo tornare tre giorni dopo a dirsi pronti a collaborare con lui.

Ma, soprattutto, il personaggio non è apparso pari al ruolo: Di Maio è stato un buon vice presidente della Camera ed avrebbe potuto essere un ottimo Presidente, ma fare il leader nazionale con aspirazioni a capeggiare il governo è un’altra cosa e richiede altre spalle.

g- Accanto a questo occorre considerare che l’alleanza con la Lega ha deluso e respinto una quota di elettorato di sinistra del Movimento (ed era facile prevederlo).

h- Infine la scelta di Conte: affiancare una figura debole come Di Maio con un’altra figura debole (conte) è stato un errore rovimoso: la somma di due figure deboli non ne fa una forte, ma una debolissima che l’elettorato ha messo sul solo conto del M5s. e’ poi facile ipotizzare che questo risultato indebolirà Di Maio nel movimento: per ora a parlar chiaro sono solo tre o quattro persone, mentre gli altri non sono neppure alla mormorazione, ma al semplice bofonchiamento, ma le cose possono cambiare man mano che i segnali dell’indebolimento dovessero rendersi più evidenti.

i- Morale: o i 5 stelle si danno una mossa per contrappesare il protagonismo di Salvini o alle europee sarà un bagno di sangue.

j- Infine il Pd: decadenza lenta più che altro per assenza di alternative, ma nessun segno di ripresa e graduale scomparsa anche dal potere locale. Direi che la strada è segnata.

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (14)

  • Professore dissento,
    la sua analisi mi sembra a tratti radi condivisibile, nell’impostazione complessiva no. E’ sempre stato vero che tra politiche ed amministrative il confronto possibile era solo lontano. Perché adesso dev’essere sovrapponibile? Nelle amministrazioni, specialmente comunali, ci sono più variabili che giocano, non ultime quelle del clientelismo e della corruzione. E, immagino lei saprà molto meglio di me, specialmente al nord oggi questo conta, pesa ed è determinante: ci sono intere regioni in cui gli incendi e i roghi sono quotidiani e nessuno ne parla da Roma; amministratori e magistrati chiedono da tempo l’istituzione di DIA in provincie tradizionalmente guidate da Lega e FI e si registrano confische di beni mafiosi senza precedenti.
    In alcune città il M5S non ha concesso l’uso del simbolo a loro attivisti, valga per tutti l’esempio di Vicenza, che ancora adesso si chiedono il perché. Chiediamocelo anche noi. A Brescia, il sindaco di centrosinistra viene rieletto al primo turno con 54 mila voti su un totale di 145 mila aventi diritto al voto. Che vuol dire? Nei due municipi di Roma ha votato il 20% degli elettori: è un segnale molto serio, non è un tracollo; anzi, si potrebbe persino commentare che in blocco i votanti M5S abbiano preferito l’astensione piuttosto che votare altri con una fedeltà desueta pur criticandolo evidentemente.
    Quello che balza agli occhi, semmai volessimo fare raffronti con il dato nazionale delle politiche, è il ritorno di un pesante astensionismo, molto più importante perché riguarda le amministrative, di più ancora perché riguarda le comunali.
    Condivido con lei il giudizio sulle sciocchezze di Di Maio, preferirei anch’io che venisse sostituito e mi auguro vivamente che Salvini, facendosi ingolosire, mandasse in frantumi a breve il contratto di governo perché i motivi per i 5Stelle di una campagna elettorale vittoriosa sarebbero enormi e di potente consistenza. Potrebbero associarsi Conte fin dalla campagna elettorale, ad esempio, che al G7 è sembrato di tutto fuorché di debole consistenza politica. Potrebbero smascherare l’ambivalenza di Salvini e il misterioso silenzio di Berlusconi, che lo riceve ad Arcore con malcelata compiacenza. Motivi per fare il pieno di voti i 5Stelle ne hanno più oggi che prima del 4 marzo, a patto che la smettano con titubanze o sospetti favoreggiamenti o retromarce troppo smaccate. Il problema di fondo, a mio avviso, sta proprio in quello che lei scriveva nel precedente articolo: è un problema culturale che si sta definendo sempre più grave e pressante; problema al quale i 5Stelle sembravano dare una direzione risolutiva contrapponendosi alla Lega di Salvini, a FI di Berlusconi e al PD renziano come tre entità omologhe e sovrapponibili nella sostanza. Credo che…. maggiore limpidità nello sguardo gioverebbe alle comprensioni.

    • Clientelismo e corruzione spiegherebbero i risultati?
      Cioè gli “onesti” sarebbero in minoranza?

      Oppure gli onesti (senza virgolette) preferiscono astenersi purché votare chi si è candidato?

      Bisognerebbe porsi la questione di ciò che il mVs intenda rappresentare e decidere se alle amministrative un simbolo possa avere mai più significato dell’attività politica degli attivisti sul territorio.

      Quale giudizio avrebbe Lei degli attivisti se avesse la conferma che in un comune la loro attività politica sia meno nota del simbolo di cui intendono fregiarsi?

      Forse è il caso di negare il simbolo più spesso.

      Pizzarotti non ne ha avuto bisogno per essere rieletto e rappresenta proprio quello che il mVs ha scelto di non essere. ;-D

      • No, clientelismo e corruzione non spiegano tutti i risultati ma è endemica, pervasiva, costante. In questa parte di amministrative ha giocato un ruolo fondamentale e sa perché sono così sicuro? Perchè l’astensionismo è stato troppo grande per essere elezioni comunali; analizzi il voto di Catania, quello di Torre del Greco è stato documentato da Fanpage, si spieghi il risultato di Treviso, mi descriva cosa è successo a Vicenza…
        Il M5S ha un controllo ossessivo dei suoi attivisti ed ha atteso che stessero per scadere i tempi per rifiutare il simbolo in modo che non si potessero cambiare le liste. In quei luoghi non doveva proprio essere in corsa. Il protagonismo della leadership, per i grillini, è riservato a pochi e solo se quei pochi sono galoppini sicuri. Quanti ne ha contati di Pizzarotti?

      • L’elevata astensione rende i risultati disrappresentativi ma fornisce comunque un dato sulla scarsa fiducia verso i candidati (a prescindere dai simboli).

        Il timore di clientelismo e corruzione è un po’ troppo vago per le amministrative: Tenga presente che hanno un livello di partecipazione significativamente superiore a primarie e comunarie varie.

        Dove ha trovato conferma che il simbolo sarebbe stato negato dopo la scadenza dei termini di presentazione delle liste in un numero significativo di casi?

        Solo recentemente una parte degli attivisti hanno iniziato a prendere posizione su cosa debba essere il mVs e stanno facendo causa proprio per il simbolo: non esiste solo Pizzarotti 😛

  • Di Virgin Rays ne ho fatto una folk singer internazionale in grado di surclassare Joan Baez.
    E di Luigi Di Miao che gatti ne faccio ?
    Trippa ci cova !!

  • Ciao Aldo, ti cito letteralmente: “Il M5s ha una quota maggiore di “elettori contro” rispetto a quelli di adesione (quel che i suoi dirigenti non hanno mai capito) per cui ha sofferto di più del riflusso di questi elettori”.
    Potresti spendere qualche parola in più su questo concetto – che val la pena approfondire? Ne sei certo al 101%?

    Grazie come sempre!

  • Ciao Aldo! Ti cito: “Il M5s ha una quota maggiore di “elettori contro” rispetto a quelli di adesione (quel che i suoi dirigenti non hanno mai capito) per cui ha sofferto di più del riflusso di questi elettori.”
    Potresti spendere qualche parola in più su questo? Ne sei sicuro al 101%?

    Grazie!

  • Tenerone Dolcissimo

    Pd: decadenza lenta più che altro per assenza di alternative, ma nessun segno di ripresa e graduale scomparsa anche dal potere locale. Direi che la strada è segnata
    —-
    Caro Giannuli, mi costringi a ripetermi e ad apparire antipatico.
    Non esultiamo anzitempo sulla scomparsa dei piddini. Sono ancora forti nella parato statale e non è detto che possino riprendersi.
    Quindi estote parati fratres. Rimaniamo vigili e cerchiamo l’occasione di sparargli un colpo alla nuca.
    MEMENTO DELENDUM PD

  • O.T.
    Se non ci fosse da piangere ci sarebbe da ridere.
    La foto che ritrae in piedi la Merkel al G7 semichina verso il seduto Trump, con alle spalle MAcron, è interpretabile sia in termini etologici, sia come il gesto di una mendicante, sia come atto di sottomissione verso un mammasantissima.
    Trump, che fesso non è, sapeva dei viaggi precedenti di Macron Asterix e di Frau Merkel a Mosca e San Pietroburgo per piazzare le loro commesse, in barba all’embargo contro la Russia. Però al vertice in Canadà hanno chiesto di mantenere contro la Russia l’emebargo di prodotti italiani, tipo formaggi e frutta, quasi che i nostri contadini producessero ordigni bellici.
    Ovvio che due paraculi simili siano stati sfanculati da Trump.
    Ad essere generosi, sono due guappi di cartone, per non dire che sono fatti di budino …
    E noi prendiamo ordini da due che sono deboli con i forti e forti con noi …
    P.s. Vedere i comunicati ufficiali del governo che usa gli stessi concetti e categorie di Gaz, riferendosi alla Francia ipocrita, mi lasci un attimo stupito.
    P.s. 2 Se nelle alte sfere leggete questo blog, avete negli articoli di Giannuli già tutto quello di cui avete bisogno. Nereo Rocco, una volta col giornale alla mano seguì i consigli di Gianni Breda …

  • ACME NEWS
    Convocata d’urgenza riunione per dare una lezione all’Italia. Al summit presieduto da Macron hanno partecipato Santuzzo, che da buon maffione non ha dettouna parola. Il discorso di Abbar Al Cirenai in arabo non è stato compreso da nessuno dei presenti. Il generale Franzuà ha paventato i pericoli di una risposta nucleare verso Roma, che potrebbe scatenare le ire di zio Tom: meglio a cuccia. Lo stallo del breafing è stato interrotto da un colpo di genio del cameriere che portava i panini durante il break.
    “Perchè non esportare in Italia i nostri formaggi, in modo da far scappare tutti gli italiani ? “, ha suggerito il pinguino.
    Macron ha telefonato al suo amico romano e ha preparato una missione in Italia per sommergerci di bombe maleodoranti al formaggio.

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