Elezioni comunali di Milano: lo stato dell’arte.

Non manca molto alla presentazione delle liste ma il quadro delle elezioni comunali di Milano è ancora molto fluido. Mancano ad esempio le candidature di M5s e sinistra. Ed iniziamo proprio da queste due caselle.

M5s: era stato il primo ad individuare il candidato nella Bedori che, però, si è ritirata nei giorni scorsi. Non ne ho scritto, nei due mesi in cui è stata candidata perché, pur pensando che non fosse adeguata al compito, non volevo aggiungermi al linciaggio cui è stata sottoposta e che, alla fine, l’ha indotta al ritiro (“non reggo più la pressione dei media” ha spiegato). Mi viene da dire che questa è la riprova del fatto che non si può prendere un cittadino qualsiasi, senza nessuna precedente esperienza politica e candidarlo a cariche di un certo livello e non solo perché queste richiedono un certo livello di preparazione, ma anche perché la lotta politica espone ad una pressione mediatica, aggressioni verbali ecc. che richiedono una “corazzatura” caratteriale. Non si può fare il chirurgo se non si regge la vista del sangue, così come non si può fare il soldato se si odiano le armi, e non si può fare il finanziere se non si possiede quello che Thorstein Veblen chiamava “l’istinto di rapina”.

Chi fa politica deve avere per forza un certo grado di aggressività, deve saper incassare i colpi, se si candida, deve avere un certo grado di esibizionismo se è bravo, deve avere una mente strategica ed anche un pizzico di cinismo (ho detto un pizzico, non una badilata).

Può non piacere (e, personalmente, non sono affatto entusiasta di questo) ma la politica esige una certa caratura antropologica: che si tratti di un volgare profittatore aspirante ladro, di un personaggio mosso solo dalla voglia di potere, di un militante che vuol battersi per il suo ideale o anche di un missionario che lo fa davvero “per spirito di servizio”, non cambia niente, chi entra nell’arena dello scontro politico, deve accettare di entrare nella “società politica” che, inevitabilmente, è cosa diversa e separata dalla società civile (posto che questa sia quel luogo dell’innocenza che molti immaginano).

Mi batterò sempre perché il “cittadino qualsiasi” abbia accesso all’agone politico, ma solo dopo che si è trasformato in “uomo politico”, sperabilmente mantenendosi una persona onesta, ma diventando comunque altro da quel che era. So di far venire il mal di stomaco a molti amici del M5s, ma questo è un dato e non possiamo farci niente: è così e basta.

Non so ancora come ne verranno fuori da questa impasse: c’era stata anche la speranza di un ripensamento di Mattia Calise che, però, ha confermato la sua indisponibilità a candidarsi in qualsiasi posizione. Ora la scelta si riduce a mantenere la graduatoria di tre mesi fa (e siccome il secondo arrivato, nel frattempo, si è detto indisponibile, presentare il terzo come candidato sindaco) o rifare la scelta, questa volta non su scheda ma in via web. Credo che in settimana il nodo sarà sciolto.

Qualche parola meriterebbe la situazione di altre sei città nelle quali il M5s non presenterà candidature o liste perché i dissensi interni non sono stati sanati, ma lo faremo in altro post, qui proseguiamo la rassegne.

Anche più  confusa è la situazione nella sinistra che mette insieme Rifondazione, socialisti, pezzi di Sel, i civatiani, il Pdci, lista Tsipras, Sinistra Lavoro e diversi gruppi ed associazioni. Dopo che Civati si era detto indisponibile (Dio solo sa perché, visto che poi il rappresentante di “Possiamo” sembra sia stato quello più schizzinoso sulle candidature che emergevano man mano), si era provato con Nando Dalla Chiesa e Gherardo Colombo che si sono detti subito non interessati, poi si sono affacciate le candidature di Felice Besostri, Beltrami Gadola via via indotti a ritirarsi, a più tratti si era fatto il nome di Curzio Maltese, ma anche lui alla fine, si è stufato ed ha dichiarato che preferiva restare  a Bruxelles e dava forfait.

Sembrava che un punto finale potesse essere la candidatura di Basilio Rizzo, ma pare che ci sia un ripensamento in merito, dato che alcuni lo troverebbero troppo divisivo e starebbero cercando una candidatura unificante. Vorrei ricordare che la scadenza è il 15 aprile e che, oltre che il candidato sindaco, bisogna anche fare la lista degli aspiranti consiglieri, e fra l’altro non c’è neppure il nome (e figurati le ore di discussione sul punto…), non vorrei che la Sinistra trovi il miglior candidato ed il miglior nome… il 16 aprile. Intanto sono stati persi due mesi preziosi. Vedremo che verrà fuori dalle urne.

Tutto più semplice a proposito della candidatura Passera che è semplicemente affondata e sembra destinata a raggranellare un miserando 2%.

Più semplice, ma fino ad un certo punto, è la situazione dei due candidati maggiori.

Parisi sembra in fortissimo recupero e i sondaggi lo danno al 35%, quindi può battersela con Sala: un miracolo, tenendo conto delle condizioni di partenza. Ma qualche inquietudine viene dalle vicende romane: la rottura fra Lega e FdI da una parte e Forza Italia dall’altra, da Roma si è estesa anche a Torino e c’è chi teme possa ripercuotersi su Bologna e… Milano. Per la verità, qui Salvini farebbe una grande fesseria: la soglia per accedere al ballottaggio (stando ai sondaggi e con beneficio di inventario) si aggirerebbe intorno al 16% (soglia difficilmente raggiungibile dal M5s e di Sinistra e Passera non parliamo neppure), per cui, se Sala non ce la fa al primo turno, è quasi certo che Parisi va al ballottaggio ed, a quel punto, la Lega è costretta a votarlo. Poco realistico sembra che un candidato leghista possa sorpassare Parisi.

E veniamo a Sala che i sondaggi accreditano con il più votato con il 42%, ma questa non è affatto una buona notizia: in primo luogo perché i sondaggi iniziali lo davano al 47,5% e questo calo coincide con la ripresa di Parisi, ma soprattutto perché la soglia del 50% + 1 sembra fuori portata. Il guaio è che il secondo torno non porta fortuna al Pd, anche quando ci arriva con percentuali molto vicine al 50%. E Sala lo sa. Per di più, le notizie sul fronte liste non sembrano eccellenti: non sarà la Balzani a guidare la lista arancione e Sel non si presenterà con il suo simbolo. Insomma: partita aperta. Per ora questo è tutto.

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (6)

  • credo che la presenza di Albertini capolista di Parisi riconfiguri molto le posizioni. Parisi si avvia a vincere con altre il 60% al primo turno, in quanto c’è una campagna di abbellimento, delle intenzioni e degli obbiettivi sociali a Milano. Mentre Sala non solo non ha intenzioni di questionari tali argomenti, ma attualmente le sue proposte sono evanescenti, e pensa che il maggior male per la città sia Salvini.

  • Solo un appunto: credo sia meglio dire che la ” società politica ” è distinta, non ” separata ” dalla ” società civile “. Anche quando i politici sono dei professionisti( Berlusconi, Prodi e Monti non lo erano, almeno al principio ), le loro origini, i finanziamenti, i rapporti di consenso e opposizione stabiliti con i cittadini, i rapporti personali d’ogni tipo rendono il termine ” separazione ” piuttosto infelice. Si presta a equivoci, specie in questi tempi nei quali si è denunciata una presunta ” casta ” politica quando le vere, le più rilevanti fratture sociali sono d’altro genere…

  • Purtroppo la sinistra, dopo aver evitato per almeno due decenni una seria analisi critica della cultura marxista, si è fatta influenzare dalle peggiori idee del m5s sulla democrazia diretta. In realtà, la trasformazione del cittadino in “persona politica” non può che avvenire in un luogo specializzato in cui si discute a lungo fra le più varie posizioni e in cui si impara a spiegarsi, ad ascoltare gli altri, a mediare fra tante posizioni diverse, a far convivere coerenza e flessibilità. Questo luogo non è Facebook o un blog, è il Partito. Si ragioni su come trasformarlo e renderlo più efficace e democratico, ma senza fantasie populiste (e in ultima analisi autoritarie) di ultrasemplificazione. E si usino i nuovi strumenti informatici non per aumentare il caos comunicativo, ma per mettere a disposizione informazioni importanti in modo ordinato e per individuare le competenze migliori per affrontare la complessità dei problemi.

  • Analisi superficiale e inutile. Qualsiasi candidato che voglia amministrare Milano non può che continuare ad essere contiguo ai veri poteri che controllano la città: le lobby immobiliarie, bancarie ed industriali, la casta finanziaria. Nessun sindaco può governare Milano prescindendo da una contiguità con questi gruppi di potere, e infatti nessuno lo ha mai fatto. Pisapia forse ci ha provato a smarcarsi un minimo e far prevalere la politica e interessi più generali, ma ha fallito benchè sia onesto. E credo proprio che questa sua onestà di fondo e le pressioni ricevute gli abbiano fatto prendere la decisione di rinunciare al secondo mandato.

    Per il resto, il M5S è ormai ridotto ad una patetica macchietta. Non bastassero Milano e Roma, con il candidato presentato a Napoli è sceso definitivamente nel ridicolo.
    Mi sembra ormai chiaro che è solo un partito “false flag” creato per congelare qualsiasi istanza di cambio. Mi dispiace per quanti in buona fede hanno creduto che fosse altro.

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