
Le elezioni americane: il crollo dei democratici e l’avanzata populista.
C’è una notizia cattiva: ha vinto Trump. Ed una buona: ha perso la Clinton. Non abbiamo a disposizione i dati disaggregati, soprattutto in cifra assoluta, stato per stato, per cui non possiamo fare che valutazioni molto approssimative, per una analisi un po’ più precisa dovremo aspettare che, anche su internet, compaiano dati più particolareggiati. Per ora possiamo fare valutazioni di massima ed azzardare qualche ipotesi sulle tendenze.
Dati certi da cui partire:
– c’è una tendenza crescente all’astensionismo, nel 2008 gli elettori furono un po’ più di 130 milioni circa, nel 2012 poco più di 129 milioni (circa di 1 milione in meno), in questa tornata sono stati circa 125 milioni, con un calo secco di circa 4 milioni su una popolazione cresciuta
– si segnala quasi un raddoppio dei voti per i candidati minori che passano dai circa tre milioni delle due tornate precedenti, ai sei attuali
– i repubblicani perdono circa 1 milione e mezzo di voti sulla tornata precedente
– l’emorragia maggiore riguarda i democratici che gà nel 2012 avevano perso 4 milioni di voto sulla precedente tornata (dato ancor più negativo, ove si consideri che il loro candidato era il presidente uscente, che di solito aumenta i voti nel secondo mandato) ed oggi ne perdono altri sei milioni sembrerebbe a vantaggio dell’astensione e di alcuni candidati minori, ma, in alcuni stati, anche di Trump.
Pertanto il dato politico dice che, mentre i repubblicani sono quasi stabili fra i 59 ed i 61 milioni di voti (il che presuppone limitati flussi in entrata ed in uscita, anche se, per dirlo con sicurezza, dovremmo avere dati disaggregati a livello quantomeno di contea), i democratici crollano perdendo 10 milioni di voti (1/7 del loro elettorato) in dieci anni.
Il che, prima ancora che per la Clinton è una bocciatura solenne di Obama e dei suoi otto anni di Presidenza. L’attuale presidente venne eletto trionfalmente nel 2008, sia perché primo presidente di colore, sia perché l’elettorato bocciò Bush figlio e le sue guerre, attribuendogli la colpa della crisi appena esplosa. Ma questo comportava anche l’incarico al nuovo presidente di tirare fuori il paese dalla crisi. Nei primi tempi, con l’alluvione di liquidità, Obama sembrava aver imboccato la via giusta ma poi fu evidente che quel fiume di denaro era reinvestito in impieghi finanziari ed assai poco nell’economia reale, iniziò la delusione. La riforma sanitaria promessa si ridusse al classico topolini partorito dalla montagna, la riforma della finanza semplicemente è evaporata, le altre riforme sociali non sono state neppure tentate. Quanto alle guerre, se Bush riuscì a perderle tutte, Obama non è stato capace di chiuderle accettabilmente, ha subito pesanti sconfessioni ed ha iniziato uno sbagliatissimo braccio di ferro con i russi. Ma il terreno su cui i democratici hanno perso i consensi è stato il precedente, quello sociale.
L’analisi dei dati, per quanto molto abbozzata, dice che è la working class che già da prima ha girato le spalle a quello che fu il partito di Roseevelt e Kennedy e che, con Clinton, si era arreso al diktat neo liberista. La conferma viene dalla carte geografica: la geografia elettorale degli Usa è rimasta la stessa (con le coste democratiche ed il centro del paese repubblicano), salvo la Florida tornata ai repubblicani e, nel nord est interno, dove stati tche nel 2008 e 2012 erano democratici come il Michigan, l’Ohaio, la Pennsylvania il Wisconsin sono passati ai repubblicani. In buona parte questo coincide con la cosiddetta “run belt” (la cintura della ruggine, cioè gli stati industriali cove di produceva l’auto americana) che ha sofferto i processi di deindustrializzazione.
E’ qui che la disoccupazione ha colpito più duramente ed è qui che si registra un flusso dai democratici ai repubblicani (in fine campagna elettorale Trump ha promesso di riportare l’industria dell’auto in quegli stati).
In parte questo esodo era accaduto già nel 2012 senza però mettere in pericolo la maggioranza democratica, ora arriva il colpo di grazia. E ad esso si è sommata la delusione del ceto medio che, pure ha voltato le spalle alla Clinton. L’illusione che bastasse presentare una donna per avere il voto femminile e compensare le eventuali perdite di altre fasce si è rivelata fallimentare: le donne non si sono affatto commosse e allo lasciato al Clinton nelle peste.
Un primo esame, molto grossolano, lascia intendere che l’elettorato di Sanders, in parte non irrilevante, non ha seguito l’indicazione del suo leader di votare per la Clinton contro Trump e si è riversato in parte sui candidati minori, in parte sull’astensione. Si profila in questo modo una estesa fonda socialisteggiante ed antisistema nell’elettorato democratico, anche se ancora non si coagula intoro ad una proposta politica esterna ad esso. Appare assai ragionevole sostenere che Sanders avrebbe fatto di meglio della Clinton (e non invoco i sondaggi che lo dicevano, perché con la figuraccia fatta dai sondaggisti non è il caso di affidarsi al loro viatico), in ogni caso la scelta di Sanders di restare leale al partito è stata un errore: se avesse rotto la disciplina di partito, forse avrebbe strappato voti di protesta a Trump e nel gioco dei flussi, forse ne avrebbe scongiurato l’elezione. Ma se anche non fosse andata così, sarebbe stata un decisione utile a far nascere una diversa forza politica per la prossima volta. In ogni caso, peggio di come è andata non poteva andare.
Questa mattina (29 novembre) diceva che la Clinton, pure non simpatica, era la diga contro il populismo devastante di Trump e l’anticapitalismo di Sanders. E, in un certo senso era una riflessione giusta: la Clinton era la candidata dell’establishment, questo è giusto, ma quella diga è crollata.
Trump ha vinto non solo contro i democratici, ma anche contro l’apparato del partito repubblicano ed è manifestamente il candidato della protesta populista di destra. Anche negli Usa sta accadendo quello che accade in Europa: la delegittimazione dei partiti tradizionali e l’emergere di una rivolta elettorale che colpisce sia a destra che a sinistra. E’ sintomatico che mentre è più raro che il dissenso di sinistra si coaguli in una nuova formazione politica, mentre questo accade più facilmente a destra, a perdere quota nell’area dei partiti tradizionali è più la sinistra (democratici negli Usa, e socialdemocratici in Europa). Sono i democratici in Usa quello che subiscono una emorragia senza precedenti e sono o partiti socialisti a squagliarsi in Europa (Grecia, Austria, prossimamente Spagna, Portogallo, Francia).
In realtà si tratta di partiti che non hanno più nulla a che fare con il progetto new dealista da un lato e il riformismo socialdemocratico dall’altro. E nel momento in cui la protesta incalza questi eredi del “compromesso socialdemocratico” vincente sino ai tardi anni settanta, ormai diventati blandi partiti liberali, non hanno più alcuna reale funzione e sono solo presenze di disturbo da togliere di mezzo il prima possibile.
Aldo Giannuli
aldo giannuli, clinton, elezioni americane, trump

Roberto B.
Impeccabile carissimo Giannuli, impeccabile.
Speriamo solo che la notizia cattiva si riveli meno cattiva di quanto possiamo pensare in questo momento.
Di converso, la buona notizia sono certo che è effettivamente tale; non riesco ad immaginare qualcosa di peggio di una presidenza Hillary, una specie di Clinton tris, con l’aggravante di essere un originale rimasticato. Vuota di contenuti, capace solo di ispirare antipatia e avversione personale e con la sgradevole impressione di essere un pupo manovrato dal marito.
Di Trump al momento non possiamo dire molto, a parte le ovvie quanto inutili disapprovazioni per certe sue plateali esternazioni, fatte per scandalizzare i benpensanti dell’establishment democratico.
Ha accettato fondi da molti, ma a differenza dei Clinton ci ha anche messo del suo, e non poco da quanto ho letto, e quando uno apre la borsa e tira fuori molti quattrini credo che abbia una visione delle cose più personale e disincantata. Possiamo quindi ragionevolmente aspettarci che sarà meno influenzato e influenzabile dalle lobby, in quanto meno ricattabile.
Sempre che non esca fuori un Oswald a togliere le castagne dal fuoco dei sostenitori dello status quo: sarebbe un classico USA e getta, insomma, come è nelle tradizioni del Paese dove buona parte dei cittadini gira ancora con una pistola nella fondina, come nel vecchio caro West.
Gianluca
Lei davvero crede chenun miliardario possa mettersi al punto contro altri miliardari da diventate per loro un pericolo? Le borse dopo un inizio traumatico hanno iniziato rapidamente a riprendersi. Per quanto le élite tirassero la volata alla Clinton fa quelle parti un trump fa molta meno paura di quanto avrebbe fatto un sanders. Almeno sulla carta, visto poi la fine che ha fatto tsipras
Roberto B.
A me basterebbe sapere esattamente quello che intende fare davvero Trump.
Non capisco perchè dovrebbe mettersi contro i miliardari e non vorrei che lo facesse. L’importante è che non faccia una politica fintamente progressista come accade da noi per il PD.
L’ho detto e lo ripeto: meglio un nemico alla luce del sole, che un finto amico pronto a tradirti per non perdere carica e posizione.
Gianluca
Legittimo
Tenerone Dolcissimo
Sempre che non esca fuori un Oswald a togliere le castagne dal fuoco dei sostenitori dello status quo: sarebbe un classico USA e getta, insomma, come è nelle tradizioni del Paese dove buona parte dei cittadini gira ancora con una pistola nella fondina, come nel vecchio caro West.
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Coerente con la mia funzione di uccello del malaugurio devo rammentare che Trump NON E’ IL PRESIDENTE DEGLI USA. Lo sarà da gennaio. In questi due mesi cosa succederà???
Ah saperlo! E in questo il professore potrà esserci di supporto.
Quanto alle armi in circolazione devo rammentare che gli americani portano le armi per evitare che “IL RE DI INGHILTERRA ENTRI A COMANDARE A CASA TUA”
Quindi le tante armi in circolazione sono un fattore che tratterrà gli oligarchi a fare qualche furbata. Gli americani non sono gli italiani che quando Berlusca è stato detronizzato da un golpe sono scesi in piazza a festeggiare la perdita degli ultimi barlumi di democrazia e ad omaggiare il sacro loden
Allora ditelo
A ragionar per titoli si fa l’errato ma talvolta la si azzecca: Trump ora apre le porte all’ex di Goldman Sachs, Steve Mnuchin
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/trump-ora-apre-porte-allex-goldman-sachs-steve-mnuchin-1330137.html
Alessandro Icardi
Buona sera professore,
non condivido le accuse al populismo. Magari tra i 4 candidati avrei votato trump anche io.
Ma la vittoria del biondo ha un pregio. Ha visto la faccia dell’amico di rignano sull’arno stamane? Ha visto la foto di maria elena stanotte al party tenutosi all’ambasciata usa a roma quando hanno detto che trump ha vinto?
Davvero per vedere quelle facce voterei anche Bokassa.
E poi suvvia…… la nostra valorosa, valida e premurosa leadership nazionale e comunitaria adesso avra certamente la scusa per bloccare il ttip……….
Tenerone Dolcissimo
Io non l ho vista, ma pare che la faccia della Merkel era ancor piu’ livida
Giovanni Talpone
Faccio appello alla cultura di chi fa lo storico di professione: ho la sensazione (ma i dati potrebbero smentirmi) che quando la Sinistra (anche in senso lato, includendo Obama ma non Renzi, per intenderci) vince, vince sempre “al guinzaglio” di un Parlamento contrario o della necessità di allearsi a forze di altra natura. Ciò aggiunge ulteriori freni e limiti alle già numerose irresolutezze interne alla Sinistra stessa. Quando vince la Destra, vince davvero: si trova con le mani libere e può davvero portare avanti la sua politica (eventualmente con disastro finale). Ricordo male?
Tenerone Dolcissimo
Mi sembra che la coalizione che ha portato su Trump sia composta da gente tradizionalmente di destra e di altrettanti tradizionalmente di sinistra.
emilio
carissimo compagno aldo, permettimi una domanda: perchè ogniqualvolta le cose non vanno come noi preventiviamo, ho scritto “preventiviamo” enon “vogliamo”, sbattiamo in campo il cosidetto “populismo” ( a proposito, cos’é?)?
franco valdes piccolo proletario di provincia
Paolo Selmi
Concordo, Professore. Francamente, lo schema democratici = centrosinistra / repubblicani = centrodestra non regge più. Lo ha stravolto un miliardario populista che si è impadronito di un partito, incarnato dalla Bush-dinastia, ha scartato tutte le carte e cartacce che lo avvolgevano e soffocavano, è arrivato al suo cuore, tradizionalista, conservatore e nostalgico anche di cose che non aveva mai vissuto per la giovane età, lo ha preso e innalzato al centro del dibattito politico: “bring back the old, good, america”. Mentre Ilaria flirtava con Wall Street, lui picchiava duro negli Stati di quella che, una volta, era la “working class” americana. Al capitalismo finanziario e finanziarizzato di Ilaria e amici, lui opponeva un capitalismo industriale che rimetteva al centro la produzione, ovvero quegli operai e tutti gli esponenti dell’economia reale che oggi copre appena il 22% del PIL a stelle e strisce (è, in sintesi, l’analisi di Valentin Katasonov, Le elezioni presidenziali negli USA: due candidati, due modelli di sviluppo; http://www.fondsk.ru/news/2016/11/09/prezidentskie-vybory-v-ssha-dva-kandidata-dve-modeli-razvitia-43012.html). Dato che, peraltro, è chiaramente visibile in questo grafico rubato a wikipedia (“Share in GDP of U.S. financial sector since 1860” https://en.wikipedia.org/wiki/Dodd%E2%80%93Frank_Wall_Street_Reform_and_Consumer_Protection_Act#/media/File:NYUGDPFinancialShare.jpg). In questo senso, vanno ricondotti gli strali contro la Federal Reserve e i suoi vertici, così come contro chi sta sabotando sistematicamente il “Dodd-Frank Act” (LA legge Obama che punta a limitare e regolamentare la speculazione finanziaria http://www.borsaitaliana.it/notizie/sotto-la-lente/dodd-frank-act-143.htm), che infatti ha promesso di attuare pienamente. A questo poi si aggiungano i classici del populismo di destra, che non sto ad elencare. Clint Eastwood e Gran Torino, per intenderci. Un’America che, pur non credendoci, ci prova ancora e ritorna alle origini del mito del sogno americano: un sogno bianco, piccolo borghese, centrato sull’idea di famiglia tradizionale, e posto come obbiettivo universalmente unificatore, riferimento per tutte le minoranze (che, infatti, a quello puntavano e puntano: chi non si ricorda i Jefferson negli anni Settanta e i Robinson negli Ottanta-Novanta? Contro chi si incazzava, altrimenti, Malcom-X, se non coi neri che facevano finta di essere come i bianchi? Anche perché, soppresse le uniche resistenze organizzate nel ghetto con l’ondata di cocaina ed eroina profuse a fiumi, quelli oggi che ascoltano 2pac e vanno in giro con il ciondolo d’oro e il canottone da basket, sono abbastanza allergici alla “matita elettorale”). Fa abbastanza tristezza, per un fan come me di Bruce, vederlo ridotto come un vitello tonnato a far la caricatura di sé stesso mentre tira la volata alla candidata di Wall Street mentre attacca l’assolo di armonica di Thunder Road. Fa tristezza perché, capisco il politico di professione che ormai ha anche paura di toccare le maniglie delle porte infettate dal popolino comune, ma un artista che ha, di fatto, costruito la propria fortuna cantando gioie e dolori di una working class già allora in crisi netta, non lo capisco proprio. Così come non capisco Sanders: mi rifiuto di credere che siano tutti venduti, preferisco la tesi che ormai siano tutti andati di cotenna, e si muovano secondo schemi prestabiliti senza porli – e porsi – minimamente in discussione.
Un caro saluto.
Paolo
Roberto B.
Caro Paolo, non per fare l’avvocato d’ufficio di Springsteen e dei tanti altri come lui, ma anche negli USA come in Italia è ormai in vigore la legge della finta sinistra democratica alla PD, quella che dà visibilità, e quindi lavoro, solo a chi la incensa.
L’ipocrita “politically correct” ha contagiato Vip, Vippini e Vipponi, anche quelli che, come bene puntualizzi, dovrebbero ricordare la working class da cui provengono e che li ha resi ricchi comprando la loro musica e andando ai loro concerti.
L’importante è non dire cose che possono fare inorridire i benpensanti; fatto questo, la coscienza è a posto e quindi, please, don’t break my balls.
E’ la nemesi; una volta i benpensanti erano per definizione i conservatori, gli altri erano quelli che destavano scandalo, gli hippies, i contestatori, gli anti-sistema. Ora si gioca a parti invertite.
Poi bisogna anche tener presente che questa è gente dello spettacolo, da sempre va dove spira il vento: vedremo adesso quanti cominceranno ad abbassare i toni contro Trump.
Paolo Selmi
E’ vero Roberto… bah, forse è anche per questo che ho sempre considerato più le canzoni che i cantanti, quindi continuerò in saecula saeculorum a spararmi a palla in macchina “Badlands”, “Born to run” e “Working on the higway”, a farmi venire il magone in “The river”, “Indipendence day” e “No surrender”, il tutto rigorosamente nella versione live 1975-1985, fregandomene altamente, anzi, ignorando del tutto, se adesso suona per Ilaria, per Paperino o alle feste dei piddini, con magari i biglietti dei suoi concerti a ottanta euro. E’ che poi ti capita di vedere un flash alla TV con accostamenti da brivido (tipo Bruce+Ilaria+Buffalo Bill+figliola …) e ti vien voglia di buttare via tutti i CD!
Ciao!
Paolo
Gaz
Ahh Donald, facce ride !
foriato
Trumpy Dumpty sat on a mexican wall.
Trumpy Dumpty had a great fall.
All the king’s horses and all the king’s men
Couldn’t put Trumpy together again.
Pippo Di Sabato
Le cazzate di foriato sono sempre le mie preferite…grazie di esistere ahahahahahhaah
Gaz
Grazie anche a te per la scelta del nickname 🙂
P.s. Un minimo di riservatezza!
Non c’è bisogno di far sapere a tutti come trascorri i week end ..
Piaciuta la gazzata?
foriato
Pippo Pippione sul muro sedeva.
Pippo Pippione le chiappe scuoteva.
Ciro e Ciccillo frignavano: “ahitè,
non riuscirai a rimetterti in piè”.
T.S.
Buongiorno prof.
alla conclusione del suo articolo, personalmente, aggiungerei che le elezioni americane confermano per l’ennesima volta che l’abbandono delle masse è sbagliatissimo. A sinistra bisognerebbe, quindi, farla finita con l’accezione dispregiativa con cui si identifica costantemente il populismo, perché le istanze popolari, una volta bidonate dall’ennesimo radical chic con la parlata buona e il golfino in cashmere, finiscono per approdare ad altri lidi.
benito
BENE, sono contento che per la seconda volta (dopo la brexit) quei farabutti che fanno i sondaggi per influenzare invece che per informare abbiano fatto la loro figura di merda, riconfermandosi inattendibili.
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In quanto a Trump, il berlusconi americano nonche beniamino del ku klux clan, dopo l’elezione, ha messo da parte le sue penose smargiassate e sembra divenuto un’altra persona. Ha persino ribadito di non voler fare la guerra a nessuno, e siccome sembrano ormai bastare le buone intenzioni, sarebbe opportuno dare anche a lui il premio nobel per la pace. Ma rientrando nella dimensione della realta’ e’ da chiedersi come fara’ a far tornare grande un america ormai in fase di declino conclamato? Ma per quello che piu’ ci dovrebbe importare la domanda e’: come fara’ a tenere a bada quelle potenti oligarchie guerrafondaie che da 70 anni hanno impegnato ininterrottamente gli USA in guerre varie e che oggi vogliono andare allo scontro con la Russia? Se davvero mantenesse la promessa, sarei disposto a fargli un monumento a mie spese togliendomi gli occhiali (ho una forte miopia)e chiudendo un occhio su tutto il resto.
E che dire del farlocco PD americano tanto simile al PD nostrano? Meritatissima e gustosissima la sconfitta della famiglia Clinton. Personalmente devo dire che per quanto non stimo Trump, non mi suscita la stessa antipatia di Hillary. Al PD americano, non rimane che tentare tra quattro anni l’ultima carta: candidare la Monica Lewinsky
Allora ditelo
Il noto complotto dei sondaggisti aveva lo scopo di far vincere Trump, il leave: rimane solo il Sì al referendum. Mi raccomando adesso che il No è in vantaggio voti il contrario per smentire i sondaggi.
http://elections.huffingtonpost.com/pollster/2016-general-election-trump-vs-clinton
https://en.wikipedia.org/wiki/Total_survey_error
Allora ditelo
L’errore dei sondaggi è maggiore nella stima di partiti piccoli e può avere una influenza negativa nel caso di elezioni con soglie di sbarramento (voto utile)
http://noisefromamerika.org/articolo/margine-errore-nei-sondaggi-consistenza-elettorale-partito-piccolo
andrea z.
Trump ha fatto in campagna elettorale alcune dichiarazioni che riguardano noi europei: innanzitutto è contrario alla ratifica del TTIP, è contrario al fatto che gli USA sostengano il 75% delle spese NATO, vuole migliorare i rapporti con la Russia.
Se il nuovo presidente seguirà questo programma per noi sarebbe solo un bene: il TTIP avrebbe causato solo danni all’economia europea; chiedere ai tedeschi di sborsare soldi per sostenere la NATO equivale a dichiarare il fallimento di questa organizzazione che ha seminato solo morte e distruzione negli ultimi decenni e rapporti distesi con Putin significherebbe l’inizio di un’era di benessere.
Resta secondo me un problema: se gli USA di Trump abbandonano l’Europa al suo destino, chi sarà in grado di prendere decisioni, visto che abbiamo una classe dirigente, sia a Roma che a Bruxelles, abituata da decenni ad eseguire gli ordini provenienti da oltre atlantico?
Giovanni Talpone
Sono d’accordo con Lei, se Trump manterrà fede a codeste promesse metterà l’Europa di fronte alle proprie responsabilità (tra l’altro, potrebbe firmare un accordo globale con la Russia accettando che Putin si tenga Crimea e Donbas, o forse addirittura tutta l’Ucraina e la Bielorussia, scavalcando gli europei, nel quadro di una riduzione bilanciata degli armamenti). A questo punto, si dovrà decidere fra un’Europa Federale dotata di Forze Armate ecc. o tornare a fare i vasetti di coccio. C’è però anche la possibilità che queste intenzioni siano solo delle berlusconate (o renziate) per prendere voti, e che poi Donald si accomoderà in una sostanziale continuità col passato.
benito
@ Andrea Z.
“Resta secondo me un problema: se gli USA di Trump abbandonano l’Europa al suo destino, chi sarà in grado di prendere decisioni, visto che abbiamo una classe dirigente, sia a Roma che a Bruxelles, abituata da decenni ad eseguire gli ordini provenienti da oltre atlantico?”
e’ elementare Watson: la mogherini
Tenerone Dolcissimo
Grande è la confusione sotto il cielo. La situazione è eccellente.
FABIO
crescerà il ruolo di germania e francia
inoltre pensare che putin voglia la pace e fare del bene all’europa e quanto meno da ingenui
senza la nato siamo fottuti visto che non siamo nemmeno in grado di mnetterci d’accordo sul colore della carta intestata, quindi come al solito si gioisce perchè non si capisce…
l’unica nota positiva, forse, sarebbe il ttip…
francesco cimino
Ho letto che Sanders ha fondato un’organizzazione per la selezione di candidati alle varie elezioni( “Our revolution” o “Revolution now” )e un centro studi( “Sanders institute” ). Può darsi che siano l’inizio di un rinnovamento del partito democratico?
Comunque, ora c’è da chiedersi se l’orientamento “anti – globalizzazione” sbandierato da Trump porterà a qualcosa o a cosa: suppongo che a volerlo applicare si scontrerebbe con i parlamentari del Congresso e non so che effetti economici potrebbe avere. Se non fosse per nulla applicato o se avesse effetti negativi o nulli, alle prossime elezioni la protesta cercherebbe altri sbocchi, spero che non finirebbe nel nulla…
Rachkovsky
Buongiorno
Sentire parlare di riformismo socialdemocratico o di “socialismo” (id est Sanders) negli USA fa cascare le braccia. Soprattutto per chi conosce un minimo la storia americana.
PS. ha vinto Trump!! Eh ma guarda…
PP.SS. In realtà i democrats americani sognavano una candidatura per Jimmy Hoffa (per essere al passo coi tempi..)
andrea z.
“Il problema per i padroni è che la servitù può diventare intrattabile, imprevedibile, così volgare, così “impresentabile”.
Il problema è che non ci sarà nessun piano B se continua a prevalere la narrazione della politica mondiale che ci ha afflitto in questi ultimi dieci anni e se qualunque forma di dissenso, di malcontento popolare, di volontà di cambiamento viene catalogata sotto il marchio “populista”: perché, come si sa, le narrazioni creano e inverano la realtà che pretendono di descrivere.
Si può dire che la partita fosse giocata fin da quando i pundits avevano equiparato Sanders e Donald Trump sotto la comune etichetta “populista”, quando la distanza tra i due è intergalattica: uno voleva il servizio sanitario nazionale, l’altro voleva abbattere l’Obama care; l’uno voleva tassare le banche, l’altro vuole abolire la tassazione, l’uno voleva ridurre le spese in armamenti, l’altro vuole costruire un muro con il Messico”
http://temi.repubblica.it/micromega-online/trump-presidente-lo-schiaffo-del-popolo-alle-elites/
Roberto B.
O.T. in attesa dell’intervento del prof. sul tema, che non potrà mancare.
Dunque si vota davvero. Onida ha perso, speriamo che vinca l’Italia.
Chissà che la sconfitta di Hillary (più che la vittoria di Trump), non ci dia una bella mano: un altra brutta figura per il nostro Renzi, andato a scodinzolare da Obama per fare l’endorsement di rimbalzo alla Clinton. Ora sarà costretto ad andare a Canossa dal Biondo, se non altro per confermare gli auguri e le congratulazioni (ipocrite), esternate ad elezione avvenuta.
Come godo, come godoooo!
Una postilla: la Clinton, sostenuta da tanta dis-informazione prezzolata, prova a metterla sul piano del femminismo. Ha perso, sottintende, solo perchè donna.
Viva le donne, ma quelle intelligenti, non le oche.
Allora ditelo
La trafila è ancora lunga ma la maggior parte dei giornalisti non riesce ad essere sufficientemente chiara:
«Dopo la decisione assunta oggi dal Tribunale di Milano restano ancora aperte alcune azioni giudiziarie intentate sul quesito referendario e che puntavano a travolgerlo o a ottenere un rinvio, chiedendo che l’intera questione fosse sottoposta prima alla valutazione della Corte Costituzionale. » —
http://www.ilmattino.it/primopiano/politica/referendum_ricorso_respinto_quesito_onida-2072268.html
david cardillo
Professor Giannuli, la vittoria di Trump può sorprendere solo chi ha ignorato lo scadimento della qualità della vita della classe media e dei meno abbienti dal 2008 ad oggi, e di come la sinistra abbia abdicato alla sua funzione storica di protettrice dei più deboli. Ci sarebbe da scrivere non un commento, ma un libro su come il progressismo abbia tradito il proletariato per farsi esso stesso èlite radical borghese, che, per dirla con Marx, crea una propria ideologia dominante (a dire il vero, è appena uscito un libro su questo tema, ma non cito titolo e autore perchè non sta bene fare pubblicità). Outsourcing, precarietà del lavoro, salari in ribasso per la concentrazione monopolistica del capitale e per l’invasione di manodopera straniera: tutti cavalli di battaglia di quello che dovrebbe essere un partito di sinistra, riformista o massimalista che sia, e che invece, dal 9 novembre 1989 (una data la cui decisività non è stata ancora pienamente colta), sono stati buttati nell’immondizia della storia. Risultato: Trump presidente degli Stati Uniti. Mi fermo qui, ma molto altro c’è da dire.
andrea z.
Finisce così un’epoca e si apre un nuovo capitolo della storia: 27 anni esatti sono periodo in cui le élite finanziarie hanno potuto esercitare un dominio pressoché incontrastato, divorando, anno dopo anno, le membra dell’Occidente che, martoriato, si è infine ribellato.
Corre infatti il novembre del 1989, quando il crollo del Muro di Berlino sancisce la fine del mondo bipolare; trascorrono due anni e l’Unione Sovietica si dissolve, lasciando il campo libero all’impero angloamericano e piena libertà d’azione all’oligarchia della City e di Wall Street: seguono il Trattato di Maastricht che pone le basi dell’euro (1992), l’abolizione del Glass-Steagall Act (1999), l’ingresso della Cina nel WTO (2001), l’introduzione dell’euro (2002) ed una serie frenetica di bolle speculative che si accavallano una dopo l’altra (2000, 2008 e quella in atto).
La deindustrializzazione dell’Occidente accelera bruscamente, mentre l’alta finanza macina utili record: la classe media, esposta ai venti gelidi della concorrenza internazionale, avvizzisce e la caduta del tenore di vita non è certo compensata dalle “libertà” dispensate a pieni mani dall’oligarchia: diritto all’aborto facile, droghe libere, matrimoni omosessuali, etc. etc.
Il crack di Lehman Brothers e la seguente Grande Recessione assestano un primo, duro, colpo all’ordine liberale uscito dall’ultima guerra e trasformatosi in “Nuovo Ordine Mondiale” nei primi anni ’90: nonostante ciò (oppure a causa di ciò?), l’oligarchia euro-atlantica preme il piede sull’acceleratore. Il 2011 è l’anno di svolta, eurocrisi per strappare gli Stati Uniti d’Europa e destabilizzazione del Medio Oriente, seguito da una nuova ondata eversiva nel 2014: scatenamento dell’ISIS e golpe ucraino in chiave anti-russa. Regista, neppure troppo occulta, di queste manovra è la candidata democratica alle presidenziali, Hillary Rodham Clinton, che nella veste di Segretario di Stato incendia il Mediterraneo e tenta addirittura una rivoluzione colorata in Russia per impedire la rielezione di Vladimir Putin a presidente.
Hillary Clinton è, insomma, l’alfiere di quell’establishment euro-atlantico che ha pienamente disvelato il suo volto inquietante negli ultimi decenni: pro-finanza, pro-globalizzazione, pro-Unione Europea, pro-Fratellanza Mussulmana, pro-immigrazione indiscriminata.
È il volto ripugnante di un’élite massonico-finanziaria, quella dei George Soros e dei Rothschild, stragista, predatoria e prevaricatrice: le opinione pubbliche, stanche e disgustate, insorgono.
http://federicodezzani.altervista.org/vince-trump-ed-mondo-no-non-sara-piu-lo/
FABIO
ahahahahaah si ribellato perchè invece trump e la sua schiera non hanno niente a che vedere con il neo liberismo e la dottrina della guerra permanente e lo smembramento della classe media . infatti dopo 8 anni di bush eravamo messi alla grande a guerre, terrorismo, ed economia sisi.
ma dove vi informate? vada a leggersi un pò di biografia dei suoi fedelissimi, tipo quel generale in pensione….
Ercole
Una vittoria/sconfitta causata principalmente dall’antipatia dell’Ilaria e dalla sua strategia elettorale sbagliata: con tutti i media principali dalla sua parte è riuscita a perdere così tanti consensi che Trump ha vinto con meno voti di quelli presi dai candidati repubblicani perdenti nelle tornate 2008 e 2012: si spera che abbia capito di non ripresentarsi nel 2020, per la terza volta.
Vediamo cosa sarà capace di fare Trump. L’importante è che contribuisca a fermare il declino dell’Occidente e le varie forme di (auto)censura chiamate eufemisticamente ‘correttezza politica’. In questo senso è meglio dell’Ilaria.
Questa volta i media hanno manipolato ancora di più che nel caso Brexit e le borse hanno guadagnato.
Riccardo M
C’è da dire che il fallimento delle politiche di Obama si deve anche all’enorme lavoro di opposizione repubblicana, e in politica economica all’irreversibilità dell’evoluzione neoliberale del capitalismo in atto. Quello che stupisce è il capolavoro propagandistico di Trump, che è riuscito a convincere la classe operaia del midwest che la colpa della loro miseria attuale non è di quelli come lui, che fanno parte di quel famoso 1% di cui tanto si parla (anche la Clinton ne fa parte, ma sono clan di potere diversi). Chapeau davvero.
Comunque sia quello che preoccupa non è tanto la politica che porterà avanti, non credo che cambierà granchè rispetto ad oggi. Quello che preoccupa è che Trump ha sdoganato il bullismo come stile politico anche negli USA ed il razzismo verso gli immigrati visti come untori, esattamente come in molti paesi europei sta accadendo da anni, Italia in primis.
Probabilmente il miglior riassunto della faccenda lo ha scritto Pablo Iglesias: “Negli USA ha vinto un fascista. E dirlo non è banalizzare il fascismo, ma capire che ogni momento storico ha il suo tipo di fascismo.”
Lorenzo
Meglio o peggio? A me il principale valore che interessi in un candidato è il suo potenziale destabilizzatorio, e dopo qualche riflessione ho accordato il mio modesto favore a Trump.
Vero è che la Clinton rappresentava la perfetta continuità rispetto a forme di politica che hanno trascinato gli USA e i loro satelliti nella decadenza e nel caos politico, economico e sociale attuale.
In compenso Trump, se riesce, smantellerà l’ordine globale che regge il mondo, indebolendo notevolmente il patronato a stelle e strisce sull’Europa. E questo patronato è l’unico garante rimasto degli equilibri ideali e politici partoriti dalla seconda guerra mondiale. Se invece fallisce, i guasti prodotti dal suo tentativo potrebbero essere ancora più profondi e duraturi, innescando una rottura caotica anziché governata della globalizzazione.
In ogni caso, la vittoria di trump è già diventata una bandiera per i movimenti resistenziali europei, da Le Pen a Orban, da Alternative fuer Deutschland a Salvini, rafforzandoli in vista delle imminenti elezioni.
E’ anche vero che la Clinton avrebbe potuto inasprire i rapporti colla Russia al punto da provocare una guerra mondiale. Cosa c’è di più destabilizzante di un conflitto mondiale, specie se crudele e protratto? Le vittorie di Hitler, Lenin, Mussolini partirono di qui. Ma per questo è troppo presto: scatenato adesso, l’impero del male potrebbe vincerlo. Bisogna che la decandenza delle demoplutocrazie proceda ancora un decennio o due prima di cancellarle dal novero della storia.
andrea z.
Negli ultimi trent’anni, con l’avvento dell’economia finanziaria e la delocalizzazione dell’industria, gli Stati Uniti hanno mantenuto la loro posizione di predominio imponendo il dollaro come moneta preferenziale nei pagamenti internazionali, soprattutto del petrolio.
In questo modo hanno sostenuto le spese delle numerose guerre mediorientali che hanno portato il debito a livelli stratosferici.
Una nazione che non produce merci, ma dollari e ha bisogno della supremazia militare per imporre la sua moneta si trova in una posizione altamente rischiosa.
Per modificare questa situazione è necessario ricostruire l’industria e tornare all’economia reale.
Vedremo nei prossimi anni se la scelta di Trump sarà il “dollaro militarizzato, come con Bush e Obama oppure l’economia reale.
Nel secondo caso occorrono scelte coraggiose e contrarie agli interessi della grande finanza.
Non sarà un percorso facile.
Emiliano
I commentatori politici sono scioccati, non se la aspettavano. Ma Trump miliardario parlava alle classi povere e prometteva loro di occuparsi della loro situazione, un pò come Sanders. Allora perchè non mettergli contro direttamente Sanders? Ma perchèavrebbe vinto e sarebbe stato il primo presidente socialista degli stati uniti… bestemmia!!! blasfemia!!!
I commentatori giornalistici(occidentali) sono scioccati, non se l’aspettavano. Ma bastava leggere le email di wikileaks, per sapere che i sondaggi di Clinton vincente a man bassa erano come dire un tantinello ottimistici.
Gli elettori della Clinton sono scioccati, non se l’aspettavano. Non si aspettavano che esistesse metà dell’america a cui non frega nulla dell’endorsment di Hollywood alla Clinton, che crede che Putin sia quello che sta distruggendo l’ISIS e non ha tempo da perdere con i server bucati del partito democratico e che non legge i Twit del presidente dell’Unione Europea perchè obbiettivamente sono in 10 persone a sapere chi sia e 5 di loro non ci giurerebbero.
Il problema è che quando ci si innamora di una fantasia, si finisce per non credere più alla realtà.
Fantasia 1: sarebbe stata una presidente di sinistra!
Ah bè, se la sinistra è quella delle operazioni coi droni, della destabilizzazione del mediooriente, del contenimento russo, del pivoting asiatico, delle operazioni segrete in nord africa, del TTIP e del neo-liberismo(lei diceva di essere contro ma le email di wikileaks raccontano una storia diversa) allora non stupiamoci se vince Trump.
Fantasia 2:poteva essere la prima presidente donna!
Il che presuppone che l’anatomia dell’apparato riproduttivo influenzi decisioni di stato e politica di una nazione. Quindi in Germania non c’è crisi degli immigrati, la GB sta imbroccando correttamente ogni passo della brexit, la Federal Reserve americana fa i miracoli? Potrei dire che anche Jill Stein è una donna, ed era candidata alla presidenza, e non aveva una fondazione finanziata da tutte le lobby conosciute, e non aveva un server di posta non autorizzato dai servizi segreti, ed è ambientalista e pacifista(roba di sinistra no?) bastava votare lei, no credo che non lo dirò.
Fantasia 3: ma in USA come fai a scegliere un candidato indipendente, sprechi solo il voto così!
Non è vero, nel sistema elettorale americano vince chi prende più grandi elettori, soprattutto negli stati chiave, il sistema non prevede premi di maggioranza ai democratici o ai repubblicani, se le comunità di colore, gli ispanici, i movimenti per i diritti civili, gli operai della rust belt si mettessero ad un tavolo e decidessero uniti un/una candidato/a quello/a non dovrebbe nemmeno aspettare le primarie per essere eletto/a.
Fantasia 4: Ma Trump, lo hai visto Trump no?
No, lo vedrò fra quattro anni quando avrà finitio il primo mandato e vi saprò dire, mentre la Clinton scusate è dagli anni ’90 che gira per le stanze della Casa Bianca, quella la conosciamo a memoria.
Credetemi non ha perso Clinton, non ha vinto Trump, non è colpa dei media, non c’entrano i russi, non c’entra la xenofobia. Sono gli elettori che devono diventare adulti. E non solo in America.
andrea z.
Trump è stato eletto con il voto massiccio dei “rednecks”, come negli USA sono indicati i bianchi appartenenti alla fascia medio bassa della società, per raggiungere un obiettivo preciso: riportare il lavoro negli States.
Per fare questo occorre ripristinare il Glass-Steagall Act per impedire alle banche di investimento di saccheggiare il denaro dei depositanti per le loro speculazioni, alzare i dazi doganali per proteggere i prodotti americani, eliminare tutti quei trattati internazionali voluti dai centri finanziari per accelerare la globalizzazione, emanare leggi che incentivino il ritorno delle aziende delocalizzate in Messico e Cina, tagliare le spese militari per investire nelle infrastrutture interne, ormai obsolete dopo decenni di incuria e così via.
Occorre, quindi, creare un sistema normativo complesso e articolato in netto contrasto con tutto quello che è stato realizzato negli ultimi trent’anni e le nuove leggi dovranno essere approvate da un congresso formato da politici le cui campagne elettorali sono state finanziate da grandi istituti bancari e da aziende del sistema militar-industriale.
Gaz
Abbasso Donald. Viva don Aldo!