Puntuale arriva il downgrade dell’Europa
Qualche tempo fa, si sviluppò (anche su questo sito) un dibattito sulle ragioni della crisi che aveva investito l’Europa e sulla possibilità che essa fosse frutto di una qualche manovra coperta. Ora dobbiamo fare i conti con questa mossa di S&P che declassa nove paesi dell’Eurozona (Austria, Italia, Spagna, Francia, Spagna, Slovenia, Slovacchia, Cipro, Malta, Portogallo) su diciassette -mentre la Grecia è già al penultimo gradino della scala- e proprio mentre il mercato finanziario europeo accennava a riprendersi. Facciamo innanzitutto una premessa: togliamo di mezzo la solita polemica cretina sui “complotti”, fra chi dice che c’è un complotto e chi dice di non credere ai complotti. E’ un piano avvilente di discorso che rifiutiamo: complotto è una categoria interpretativa da bar dello sport, tanto se chi la usa vuol spiegare qualcosa, quanto se vuol negare che la spiegazione sia quella. Il problema, impostato correttamente, si pone in questi termini: tanto nella vita individuale, quanto in quella politica o finanziaria, ci sono azioni evidenti (cioè, delle quali si conosce subito l’autore, la natura, gli scopi ecc.) quanto azioni in tutto o in parte coperte, ciascuna delle quali assume un nome in riferimento alla sua natura. Se il signor Rossi incontra clandestinamente la signorina Bianchi e non lo dice alla moglie, non sta “facendo un complotto”, ma un “adulterio” che, di solito, non si racconta alla moglie. Se un determinato soggetto finanziario sta rastrellando sottobanco le azioni di una determinata società, non si tratta di un complotto ma di una “scalata ostile”. Nel nostro caso, dobbiamo capire di cosa stiamo parlando ed, in particolare, se siamo in presenza di una “guerra finanziaria” e, nel caso positivo, che caratteristiche ed attori abbia.
Abbiamo tre possibilità:
a- la crisi è frutto della disaffezione dei “mercati”, intendendo per essi una indistinta massa molto numerosa di investitori che, (indipendentemente l’uno dall’altro) si stanno ritirando dai bond europei o per timore di subire perdite o sperando di fare più lauti guadagni speculando sulla loro crisi. In questo caso parleremo di una generica “ondata speculativa” o di “fuga dal rischio”
b- la crisi è il prodotto dell’azione di pochi soggetti dotati di forte massa critica (i maggiori fra hedge fundd e banche d’affari, agenzie di rating ecc.) che, in accordo fra loro, stanno operando per colpire i paesi dell’Eurozona e conseguire non solo forti guadagni, ma anche una sostanziale modifica degli equilibri di forza nel mondo finanziario. In questo caso parleremmo di una grande “operazione speculativa” e non di una ondata, proprio perchè si tratterebbe dell’opera di pochi soggetti in accordo fra loro e non della confluenza spontanea di moltissimi
c- la crisi è il prodotto dell’azione convergente (se non proprio concordata) fra grandi soggetti finanziari e qualche grande potenza statuale per ottenere effetti sia finanziari -come quelli appena descritti- che politici (fine dell’Euro e, di conseguenza, della Ue). In questo caso parleremmo di “guerra finanziaria” in senso proprio, in quanto orientata ad ottenere effetti strategici attraverso l’azione sul debito.
La prima spiegazione viene normalmente argomentata riproponendo le teorie sulla efficienza dei mercati (che non sarebbero manipolabili a piacimento, in quanto ogni azione causerebbe una reazione di segno contrario, che riporterebbe la situazione in equilibrio), pertanto, la cura da adottare sarebbe quella di recuperare la fiducia degli investitori, offrendo loro maggiore convenienza a tornare sui propri titoli. Ovviamente, questa tesi non è dimostrabile, se non stabilendo con certezza che il ritiro dall’investimento europeo è fatto da milioni di piccoli investitori non organizzati e non organizzabili, il che è praticamente impossibile da fare, per cui resta solo da interpretare i segnali indiretti che vengono dal mercato. Un simile movimento finanziario difficilmente potrebbe procedere con una tempistica regolare e tempestiva: le ondate spontanee sul mercato di solito procedono in modo discontinuo e sfasato rispetto ad un disegno strategico, anzi, di solito segnalano sempre qualche ritardo su quello che “sarebbe opportuno fare” –dovuto ai tempi richiesti dalla percezione- oppure hanno un andamento in crescendo esponenziale, come è tipico delle ondate di panico.
Non sembra che sia questo l’andamento della crisi. Certamente non è affatto escluso che al movimento di “ritiro dal rischio” partecipino anche moltissimi piccoli investitori, ma è da comprendere quanto questo sia determinato dall’”istinto gregario” che qualcuno sta sfruttando.
La seconda spiegazione si basa sull’osservazione empirica di diversi comportamenti di alcuni grandi soggetti di Wall Street (ad esempio, la lettera “riservata” di Goldman Sachs ai suoi clienti che sconsigliava l’investimento in titoli europei, finita “per errore” sui giornali) cui si accompagna l’analisi del comportamento delle agenzie di rating, straordinariamente tempestivo nel soffocare ogni accenno di ripresa delle borse europee con miratissimi downgrade annunciati –ancor prima che essere decisi- in modo da aumentarne l’impatto sul mercato: un vero plotone di esecuzione.
Ed il sospetto (si badi: “sospetto”, non “certezza”) si rafforza se usiamo come cartina di tornasole il caso inglese: l’Uk ha un debito aggregato al 245% del Pil ed è al terzo posto in Europa, dopo Grecia e Portogallo, precedendo la Spagna e di molte lunghezze la Francia; ha un debito pubblico all’80% del Pil (maggiore di quello di paesi declassati come l’Austria o la Spagna), ha una bilancia commerciale che non sta messa meglio di quasi tutti i paesi dell’Eurozona, un Pil che per il 45% è fatto dalle banche (che non hanno una situazione più brillante di quelle di molti paesi dell’Eurozona), un sistema industriale a pezzi ed un governo abbastanza fragile. Eppure le agenzie di rating non hanno dubbi ad assegnare la tripla A al paese della Sterlina. D’altra parte, sappiamo che la City è in provincia di Wall Street…
Per essere certi che si tratti di una manovra concertata fra i grandi della finanza americana, dovremmo avere dati non disponibili: quanti titoli europei sono stati venduti da queste banche e quanti di essi allo scoperto? Quante volte esse hanno dovuto fare ricorso allo short selling per i titoli europei in generale ed italiani in particolare? Ma, questi dati sono in possesso di quelle stesse banche che non ce li faranno mai vedere. Tuttavia, se la “pistola fumante” non c’è (ed in questi casi è assurdo aspettarsi di trovarla) di indizi ce ne sono in abbondanza. Dunque, abbiamo buona probabilità di avvicinarci alla verità seguendo questa pista. E se si trattasse di una “operazione speculativa” la cura da seguire sarebbe quella dell’acquisto di titoli di debito dei paesi Eurozona da parte della Bce, emettendo tutta la liquidità necessaria -sempre che i tedeschi se ne convincano- così da rovesciare l’operazione addosso ai suoi promotori. Ad esempio, questo potrebbe scoraggiare massicce vendite allo scoperto che puntino al ribasso.
Più scivoloso si fa il terreno della terza ipotesi, cioè se insieme ad obiettivi e soggetti di natura finanziaria ce ne siano anche di natura politica. Per parlare fuori dei denti, se l’amministrazione Usa sia della partita. Qui le prove ancora più difficili da conseguire (pare che non ci facciano assistere, neanche se lo chiediamo, alle riunioni del National Security Council).
Non resta che partire da alcuni dati e ragionarci su. In primo luogo, non è un mistero che gli Usa hanno sempre guardato con molto diffidenza all’Euro ed al suo tentativo di scalzare il dollaro o, almeno, affiancarlo. Il che, peraltro, è perfettamente legittimo, considerando il loro punto di vista.
E non è neppure un mistero che gli Usa abbiano sempre guardato con molta sufficienza alla Ue e, talvolta, con vivissima irritazione a quelli che, ai loro occhi, erano “colpi di testa” di francesi e tedeschi che si desolidarizzavano dalle imprese americane in Medio Oriente.
In terzo luogo, è difficile pensare che al default di alcuni paesi europei (e dell’Italia in particolare) non faccia seguito il collasso dell’Euro e che, a questo, non succeda la dissoluzione della Ue: una catena di nessi causali altamente probabile.
Possiamo già porci una prima domanda: è possibile che il governo degli Usa non abbia previsto o preso in considerazione una simile eventualità? Non è possibile. Di conseguenza, appare chiaro che questo accade quantomeno con la sua acquiescienza. Diversamente, Washington potrebbe azionare misure di contrasto (acquisto di titoli Eurozona a sostegno, moral suasion verso le banche del proprio paese che hanno appena fatto rifornimento di liquidità a buon mercato dalla Fed, pressione sulle agenzie di rating, come è accaduto per il declassamento dei titoli Usa ecc.). Dunque, difficile immaginare una estraneità della Casa Bianca all’operazione di cui si sospetta Wall Street, quantomeno in termini di “volontà permissiva”.
Ma con quali obiettivi? Un primo scopo immediato può essere rintracciato proprio nella situazione finanziaria degli Usa: a settembre la situazione appariva molto compromessa, con il fresco declassamento operato da S&P e dopo la sofferta vicenda dell’innalzamento del tetto di debito; poi si è profilata una ripresa ancora embrionale con una limitata crescita occupazionale dopo diversi anni; ora si prospetta un anno molto difficile in cui occorrerà rifinanziare a livello mondiale titoli per 11.000 miliardi di dollari e si sa che, probabilmente, una parte resterà non soddisfatta. In questo contesto, presentare i titoli americani come molto più sicuri di quelli Eurozona (anche se meno remunerativi di essi), non è cosa ininfluente ai fini del chi resterà col cerino in mano. E questo, per un Presidente sotto elezioni, è manna dal cielo.
Ma c’è un’altro possibile disegno: una disgregazione dell’Eurozona –e della Ue- sarebbe anche una riduzione di complessità dell’ordine mondiale, in un momento in cui si stenta a definirne uno nuovo e durevole.
E’ un discorso che occorrerà riprendere. Ma se la spiegazione della crisi fosse questa la cura dovrebbe essere un’altra: raccogliere il guanto e rispondere sullo stesso piano. Ad esempio: le banche centrali Eurozona (come molte delle maggiori banche private) possiedono ingenti quantità di Bond Usa, che potrebbero vendere sul mercato (o non rinnovare quelli in scadenza) per finanziare il ritiro dal mercato dei titoli pubblici Eurozona.
Ma nessuno sembra prendere minimamente in considerazione una idea che implicherebbe molto coraggio politico. Molto più di quello che hanno statisti e banchieri d’Europa. E poi, chi dovrebbe coordinare questa azione: l’ex advisors della Goldman Sachs Mario Draghi?
Aldo GIANNULI
Ps.
Grande è stata la saggezza della Corte Costituzionale nel respingere i referendum-truffa sulla legge elettorale. Ora cerchiamo di ottenere una legge elettorale decente. Ci torneremo più diffusamente su questo blog.
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rosario
Parafrasando Von Clausewitz sento di poter affermare che l’economia è la continuazione della politica con altri mezzi. Detto questo penso che tutti i tre punti citati siano presenti nell’attuale periodo storico. La mano politica (ricordiamo che oggi l’intelligence è sempre più orientata all’economia)ha guidato (?) la mano delle grosse multinazionali finanziarie orientando i mercati. Comprendo anche che i grossi finanziatori del debito USA (es i Paesi BRIC e gli stati petroliferi) non siano molto entusiasti a combattere guerre monetarie che vedano svalutare i loro assets in dollari. Ma l’Europa perchè rimane inerte? Siamo davvero così deboli da non reagire minimamente? Delude molto il ruolo che la Germania intende ritagliare per se: salvarsi la pelle cercando di mantenere i mercati dell’Est, la Cina e i ricchi produttori emergenti. Ma questo non la confinerà in un ruolo sempre più stretto in mezzo ai giganti politici ed economici che oggi popolano il pianeta? Ho purtroppo solo domande da pormi, anche perché sarà già buona cosa se noi riusciremo a diventare un Paese di camerieri.
rosario
PS
non sono d’accordo sulla posizione dei referendum, anche perchè un’azione veramente democratica avrebbe rinforzato la creazione, tramite il voto popolare, di una legge elettorale più vicina all’idea di democrazia che hanno i cittadini italiani e comunque avrebbe costretto i partiti ad affrontare il tema prima della fine della legislatura. Monti,anche se più politico di quanto voglia far credere, comunque non è stato eletto dai cittadini italiani
sonia
Escludendo la prima ipotesi (troppe “coincidenze” per essere casuale), non potendo sbilanciarmi sulla terza (è vero che a livello geopolitico e monetario sarebbe molto utile a Obama, ma se non sbaglio l’Europa è ancora un mercato per le esportazioni americane e un suo crollo non avrebbe conseguenze negative sull’ economia nordamericana?) mi sentirei comunque di puntare (almeno) sulla seconda. Concordo perfettamente anche sulle soluzioni prospettate, che mi sembrano di puro buon senso, anche se dubito che chi comanda in Europa opti per il buon senso. Il ruolo della BCE va assolutamente cambiato, altrimenti non se ne esce (del resto è l’unica banca centrale al mondo che non acquista i titoli di debito del suo paese, emettendo tutta la liquidità che garantirebbe i paesi dell’Eurozona dalla speculazione).
Se fosse poi vera la terza ipotesi, a maggior ragione proprio questo handicap europeo potrebbe aver giocato un ruolo nefasto a vantaggio degli USA.
antimafia
grazie professeur per l’analyse! secondo la morgan stanley il debito agregato del regno unito si amonterrebbe al 950% del pil ,ne hanno parlato,zero hedge,max keiser, et steeve keen vedere l’articolo sul suo sito debtwatch intitolato debt britannia.
mimmotron
Salve,
sono rimasto molto colpito dal suo post scriptum, spero ci ritorni presto per chiarirci il suo pensiero.
andrea
forse è il caso di far girare ipotesi di riassetto sia sul piano della nato che sul piano geopolitico dell’europa,Infondo la russia ha un gran bisogno di infrastrutture e di un ricco mercato come quello europeo,e noi possiamo rafforzare gli accordi energetici e perchè no,anche quelli militari.
Infondo se i nostri alleati ci schiacciano,forse è il caso di farli preoccupare un pochino.
andrea
ho dimenticato di dire che il mio intervento era una provocazione,seppur ragionata.
giovanni
Ammesso pure che il governo USA sia d’accordo (o che abbia addirittura promosso) l’operazione di SeP, cosa possibilissima visto che l’ostilità angloamericana all’euro non è mai stata nascosta, bisogna considerare anche chi, IN EUROPA, ha scelto deliberatamente di non opporvisi in nessun modo creando gli eurobond, che ormai non possono più salvare nessuno, perchè col downgrade della Francie le agenzie di rating adesso hanno il pretesto per non dare agli eurobond la tripla A (la media tra la Germania con la tripla A e il resto d’Europa con rating molto inferiore non può essere, oggettivamente, il rating massimo).
Allora la domanda diventa perchè la signora Merkel, che sapeva benissimo che la Francia era prossima al declassamento (se ne parla da mesi persino sulla provincialissima stampa italiana, figuriamoci in Germania), e quindi che gli eurobond andavano creati il prima possibile, ha assistito senza fare una piega al decollo dello spread dei titoli di stato italiani e spagnoli rispetto ai Bund, sapendo benissimo che è l’anticamera per la bancarotta della terza e quarta economia della zona euro? Che le agenzie di rating lavorino per il gran capitale americano contro la UE è un segreto di Pulcinella, il problema è capire perchè la Germania ne è stata oggettivamente complice!
Perchè la Germania è convinta di poter sopravvivere a una guerra di tutti contro tutti SENZA LA UE (perchè è chiaro che domani i mercati prenderanno atto che l’euro non esiste più, essendo ufficializzata la separazione tra Germania e resto della zona euro)?
SOno davvero così cretini da pensare che un domani le armi di distruzione di massa finanziaria delle agenzie di rating, dopo aver ottenuto l’effetto di aver dissolto l’euro, non finiranno l’opera attaccando la prima economia dell’euro?
Loro che fanno tanto i virtuosi hanno un debito pubblico all’80% (ovvero fuori dai parametri di Maastricht), e le banche messe peggio d’Europa.
Con una semplice cannonata di una sola agenzia di rating l’aumento degli interessi dei bund (che già nelle scorse settimane hanno superato in diverse emissioni gli interessi dei titoli di stato inglesi equivalenti) e la svalutazione dei medesimi (di cui ovviamente i massimi detentori sono gli istituti bancari tedeschi, che saranno nuovamente sull’orlo del fallimento) provocherà una spirale terrificante per l’economia tedesca fatta di crescita incontrollabile del debito pubblico (interessi sui bund e nuovi salvataggi di banche) che costringerà a tagli radicali di quello stato sociale la cui solidità (già minata dalle leggi Harz) è l’unico argine all’esplosione della rivolta sociale. Perchè non va dimenticato che la pace sociale in Germania sostanzialmente si è creata con lo scambio “meno licenziamenti in cambio di meno ore lavorate, e stipendi tagliati in proporzione”. Finchè c’è lo stato sociale a fare da cuscinetto all’impoverimento dei lavoratori tedeschi, tutto bene, ma quando cancelleranno anche quello, l’immiserimento non avrà più barriere, e scorrerà il sangue, chè a differenza nostra che ci facciamo “grecizzare” senza un lamento, i tedeschi si incazzano quando diventano più poveri.
giovanni
x rosario:
“Monti..comunque non è stato eletto dai cittadini italiani”
NESSUN presidente del consiglio è mai stato eletto dai cittadini italiani, nonostante Berlusconi cerchi di fare credere da 20 anni il contrario. Invece TUTTI i presidenti del consiglio della repubblica italiana sono stati nominati dal PDR e votati dal parlamento, e così Monti.
E’ il voto di fiducia parlamentare che rende un PDC legittimo, non l’inesistente voto diretto degli italiani. Nessuna legge dice il contrario. E infatti Calderoli, che non è un fesso, nella sua legge porcellum ha scritto che le coalizioni che si presentano al voto devono dichiarare il “capo della coalizione”. Se avesse scritto “presidente del consiglio”, la corte costituzionale avrebbe dichiarato illegittimo in quanto anticostituzionale il porcellum, proprio perchè avrebbe cambiato la procedura, iscritta nella costituzione, di selezione del PDC (ovvero nomina del PDR+ voto del parlamento).
Caruto
Considero quasi sicura, o sicura l’ipotesi n.2.
Continuo ad avere difficolta’ a pensare alla validita’ dell’ipotesi n.3, anche se qualche colpetto all’Euro per facilitare il finanziamento del debito pubblico USA ci puo’ stare.
Ammetto che aumenta il mio timore che possa essere valida l’ipotesi piu’ grave (“riduzione di complessità dell’ordine mondiale”), anche se la Storia potrebbe anche fare il suo corso naturale e dire la sua sulla debolezza delle deboli nazioni Europee, senza che Washington intervenga e con il solo aiuto della Grande Finanza.
C’e’ sempre la dichiarazione di Napolitano che nel suo discorso di fine anno ha parlato dell’Europa come obbiettivo: solo per interessi economico finanziari, seppure colossali?
Tra ieri e oggi ci sono state le dichiarazioni di Obama (mi pare) e certamente del suo consigliere Feldstein (intervista a Molinari su La Stampa) per dire che Standard&Poor’s sta sbagliando.
Mosse Macchiavelliche?
Forse l’ipotesi di vendere titoli pubblici USA sarebbe da prendere in considerazione per fargli sentire il fiato sul collo e chiedergli di darsi una mossa e fare qualche telefonata in giro.
giandavide
ps. non sono d’accordo neanch’io. rimettere il mattarellum era il meglio che ci potevamo permettere. con un proprzionale fatto da veltroni e casini ci dovremo rassegnare a veltroni e casini per i prossimi anni. ridicolo scalfari gongolante perchè “non si può rimanere senza legge elettorale neanche per un minuto”; quindi secondo il fondatore di repubblica le leggi elettorali non si possono cambiare in generale. e se ho trovato ridicolo scalfari, trovo ingenua la dichiarazione del buon aldo “ora cderchiamo di ottenere una legge elettorale decente” e come? con i girotondi oppure con un atto di fede nei confronti di quest’ottimo parlamento nominato da veltroni, casini e berlusca? mah.
il resto dell’analisi ottimo come al solito.
aldogiannuli
Caòma. ne riparleremo e, per una volta, Scalfari ha ragione.
rosario
Ringrazio per la precisazione elettorale. E’vero, quando si scrive si dovrebbe essere più precisi.In effetti la mia risposta affrettata era dettata solo dalla necessità di rimarcare il mio parere sul referendum elettorale.
Puntuale arriva il downgrade dell’Europa « leanworkspace
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Forzutino
Opto anche io per la 2, ma in attesa di indizi che mi spingano sulla 3…
Secondo me la cosa più devastante è la cura che i governi stanno imponendo, l’austerità. Se magari qualcuno dei leader europei avesse letto il rapporto di fine 2011 del FMI, dove si dice (in estrema sintesi e con 1000 giri di parolone) “Ops! forse in Gracia abbiamo sbagliato medicina” potremmo aspettarci qualcos’altro. Invece sembra che si miri solo a spolpare gli europei.
antonella policastrese
Egregio professore, è innegabile che si stiano profilando sulla scena internazionale cambiamenti epocali. La situazione è fluida e averla ridotta solo a una misera opereazione finanziaria mette fuori gioco dalla scena politica gli attori principali ossia cittadini che sono alle prese con diritti violati e negati. Pur tuttavia per restare in tema io vorrei porle un quesito.Facciamo finta che la situazione sia scevra da tiri mancini. Ma i mercati perchè dovrebbero investire in realtà dove l’economia è stagnante la disoccupazione galoppante e la gente non ha soldi nemmeno per fare la spesa? Non crede che si dovrebbe partire da questa semplice domanda per arrivare a monte e dipanare la matassa?
Caruto
Si potrebbe fare un’ipotesi piu’ complessa, compatibile con la n.3.
Mettero’ insieme dati di fatto, ipotesi, inquietudini.
Funzionerebbe cosi’.
Obama viene eletto alla presidenza attraverso un meccanismo di dissimulazione: “lui fa il presidente, ma comandiamo noi”. Fumo negli occhi di tutto il mondo, e degli incazzati del ceto medio e basso americano.
Questo spiegherebbe un po’ di cose: la paralisi dell’amministrazione circa le riforme piu’ importanti e la domanda che Furio Colombo (in un post precedente citavo un suo articolo) poneva sibillinamente ad Obama, chiedendogli di spiegare quello lo sta bloccando.
Spiegherebbe anche perche’ si e’ voluto Obama invece della Clinton, molto meno controllabile.
Spiegherebbe anche quello che viene ipotizzato in un libro (anche questo l’ho citato in un post precedente) di un giornalista USA che sostiene che sulla politica economica e finanziaria una parte importante dell’amministrazione Obama si muove senza che Obama la controlli.
Chi sarebbero questi “noi” che comandano?
Vediamo.
In un libro in edicola da qualche giorno Stefania Limiti ripubblica e commenta un libro (Il complotto) voluto dalla famiglia Kennedy dopo l’assassinio di John, e commissionato, pare, ai servizi segreti francesi e dell’URSS, per esporre al pubblico il complotto dietro l’assassinio e per sostenere la candidatura di Robert (mi pare di ricordare che Robert non divenne presidente).
Il libro allora fu ampiamente boicottato in USA e pare sia stato pubblicato in Italia per interessamento di Giovanni Agnelli, amico della famiglia.
Ipotizza una sorta di paradigma del delitto perfetto, ampiamente sperimentato in Italia: al fine di perseguire un obbiettivo dissimulato, si fa compiere il delitto apparentemente ad un soggetto, in realta’ si fa agire una rete operativa efficiente e segreta e poi si da’ in pasto all’opinione pubblica una versione di comodo, compatibile con il capro espiatorio ufficiale.
Ai nostri fini, per l’attualita’, mi verrebbe in mente quello che il Presidente Eisenhower disse verso la fine del suo secondo mandato, a proposito della pericolosita’ del complesso militare-industriale USA. Noi potremmo aggiungere: economico-finanziario.
In sostanza saremmo alla tesi del doppio Stato, o Stato parallelo in versione USA.
Si spiegherebbe l’utilizzo della agenzie di intelligence (se c’e’ stato) che (mi pare, secondo l’ipotesi di Giannuli) guidano la manina delle agenzie di rating.
Spiegherebbe anche quello che dice Luttwak (l’ho citato in un post di pochi giorni fa): “Vendete Pompei a Disneyland. E poi, en passant, anche l’ENI. Altrimenti i vostri problemi continueranno.”
Un’offerta che non si puo’ rifiutare?
jovencadete
Verissimo!Se continuiamo così di noi resteranno solo le macerie.Se questa è una guerra (e lo è) dobbiamo prendere posizione o verremo affossati. L’idea di rispondere utilizzando l’arma delle banche centrali europee è ottima e va applicata immediatamente anche perchè ,leggo, che in oriente altri poteri sovranzionali (vedi Dragon Family…)questa sfida contro il “nuovo ordine mondiale occidentale” la stanno già portando avanti!! E noi (i poveri d’europa) stiamo nel mezzo, spianati e zerbinati, pronti a diventare il discount super svalutato di chi ha giocato le sue carte … e pensare che,come spiega bene l’articolo, qualche carico di briscola da giocare ce lo abbiamo ancora!
franchino11
Ritengo plausibile un combinato disposto di tutte e tre le ipotesi menzionate da Giannuli. I downgrades della Francia, Spagna, Portogallo, Italia, Malta, Cipro, Slovacchi e Slovenia erano previsti da tempo (forse S.& P. è andata particolarmente pesante con l’Italia). Anche l’Agenzia Fitch (che ha nell’azionariato partners europei e non anglo – americani) ha in conto di declassare il nostro debito pubblico e il nostro outlook. Le condizioni economiche di tutte le nazioni menzionate sono in fortissimo deterioramento, pertanto di conseguenza è prevedibile anche un peggioramento delle loro entrate fiscali. Ma è altresì anche ampiamente documentato che le tre agenzie di rating agiscono in regime di vergognoso monopolio, nella assoluta mancanza di trasparenza (ricordate i giudizi delle Tre Agenzie su Lehman un giorno prima che quest’ultima chiedesse la procedura fallimentare? Giudizio massimo, Tre AAA!) che sono private e in mano a settori finanziari (anglo-americani) di peso nelle borse mondiali. Pertanto è scontato che un loro giudizio (anche non richiesto) abbia ripercussioni sui mercati e sulle quotazioni dei titoli di stato dei paesi sotto indagine. Il problema è che manca una vera “liberalizzazione” a livello di legislazione internazionale sul ruolo delle Agenzie di Rating: se vi fosse un’Autorità credibile a livello mondiale che in forza del Diritto internazionale, altre Agenzie potrebbero concorrere nelle valutazioni di rating di Stati e Aziende, rendendo vano il monopolio di cui sopra e di coloro che da dietro le quinte manipolano i ratings a proprio vantaggio. Per quanto riguarda nello specifico i downgrades, se l’Europa non rimodulerà (e anche velocemente) le funzioni della BCE (dando mandato alla Banca Centrale di operare sui mercati in funzione anti-speculativa, acquistando sul secondario solo quando vi possono essere interventi di speculazione al ribasso sui titoli con vendite allo scoperto) l’Europa rimarrà in balia degli sciacalli degli Hedges Funds. Non che la BCE già non acquisti titoli sul secondario (ha in bilancio più titoli di stato e privati che la FED) ma questo non basta, perché l’Eurozona ha ventisette debiti pubblici frazionati e differenti in entità quantitativa e pertanto è fragile sui mercati rispetto a USA e UK che hanno debiti pubblici e privati ben superiori a quelli dell’Eurozona, ma interamente sotto tutela di un’unica giurisdizione fiscale ed economica. Oggi è facile per un hedge fund attaccare il debito pubblico Italiano o portoghese, è difficile invece attaccare il debito pubblico della California o dello Stato dell’Illinois, in quanto entrambi sono sotto tutela del Tesoro USA e della FED. E’ il frazionamento fiscale, tributario, istituzionale e fiscale che pesa sui mercati, non i giudizio di tre agenzie di ratings screditate agli occhi della maggior parte degli operatori (e del pubblico).
Robert
Caro Aldo , le fortezze volanti angloamericane che ci bombardano le vedo anche io pero’sulla plancia delle nave chiamata europa vedo un comandante tedesco…
questo bisogna anche riconoscerlo…
Il problema grecia se l’è inventato la germania assieme alle banche d’affari …
Ora vedo che stanno affandoando il portogallo..a me sembra che i tedeschi abbiano deciso si sacrificare tutti gli altri
ritirandosi nei loro ‘sacri’ confini con perdite minime anzi guadagnandoci pure in prospettiva…(con l’eruo o senza l’euro)
se è questa l’europa che si è costruita…e certo il gioco è di far rimanere il cerino in mano ai piu’ ‘deboli’…
franchino11
Leggo i posts ( tutti interessanti) e mi pare che dalla questione dobbiamo in proposito dobbiamo evidenziare questi punti:
1) Le tre agenzie di rating agiscono in regime di monopolio; sul mercato ce ne sono altre (tante) ma oscurate dal monopolio di cui sopra; pertanto occorrerebbe una “liberalizzazione” del settore, altrimenti ogni monopolio tende a soffocare ogni altra voce dissidente o non allineata (e in questo caso bisogna utilizzare proprio questo linguaggio ,dato che le agenzie di rating operano tramite la grancassa amplificativa della comunicazione mass-mediatica); come ogni monopolio, tende a non essere trasparente e a condizionare i coloro i quali sono sottoposti ad esso (in questo caso, Stati se non continenti interi);
2) Per cancellare il monopolio di cui sopra occorrerebbe un’Autorità di vigilanza mondiale (e non se ne vede neppure l’ombra)
3) Pertanto il mercato del rating opera in assenza di regole e norme ben precise;
4) Di questa anarchia legislativa, ne hanno vantaggio sicuramente i fondi anglo americani che possiedono le azioni delle due principali (Moody’s e S&P);
5) L’Europa è assai fragile finanziariamente, in quanto la zona Euro è composta da 27 membri con sistemi fiscali e tributari differenti, con debiti pubblici diversi e differentemente compositi, con economie completamente differenti (cosa hanno in comune la Grecia e la Germania, oppure il Portogallo con la Finlandia?) L’Euro è un fallimento totale, perché non puoi tenere insieme economie e finanze statali con differenze così abissali. Inoltre, la BCE non può avere solamente il ruolo di “stabilizzatore dei prezzi”: deve promuovere la crescita e l’espansione dell’Eurozona. La BCE è tarata per un’economia come la Germania, un’economia altamente tecnologizzata e con alta produttività , con aziende che hanno fatto dell’innovazione e della ricerca e sviluppo la loro ragione d’essere. Ma i PIIGS hanno bisogno di una banca centrale più espansiva, che badi alla creazione di posti di lavoro (lavorando in tandem con i propri Dipartimenti del Tesoro). Così come è strutturata, l’Europa sarà macellata finanziariamente, perché è esposta su 27 debiti pubblici, mentre USA e UK hanno sistemi tributari unici e banche centrali che non si fanno scrupolo di stampare carta moneta ( o carta elettronica) per stroncare la speculazione (anche questo non è sicuramente positivo, perché non fanno che rinviare il problema, portandolo sul lungo periodo all’esasperazione inflazionistica – o iper-inflazionistica), ma non possono essere oggetto di speculazione.
antimafia
QUO VADIS BRITANNIA?
ecco il titolo di un articolo di oggi in cui si traccia un quadro allarmante della situazione
economica del regno unito,fa proprio brividare, da leggere veramente in inglese ma il sito dispone di uno traduttore.
http://theautomaticearth.blogspot.com/2012/01/
january-16-2012-quo-vadisbritannia.html
antimafia
puntuale e aaarivato anche il downgrade del fondo-salva stati !
aldogiannuli
a è logico: se il fondo è composto prevalentemente da paesi declassati e deve rastrellare fondi per pagare i debiti di essi, attraverso un complicatissimo meccanismo di leva finanziaria, il suo rating non può essere superiore a quello dei suoi componenti. Però possiamo sempre fare un fondo salva-fondosalvastati, Che ne dite?
Robert
http://zucconi.blogautore.repubblica.it/2012/01/16/mi-sembla-di-avele-visto-un-gomblotto/#comments
a me preoccupa la deriva di repubblica…
(oltre che dell’europa)
va’ bene che zucconi vive in usa da decenni
e ha nel cuore l’america…ma questa sarebbe l’informazione del direttore del primo giornale online italiano…mi intristisce
Robert
standard and poors veneerdi’ scorso:
We also believe that the agreement is predicated on only a partial recognition of the source of the crisis: that the current financial turmoil stems primarily from fiscal profligacy at the periphery of the eurozone.
In our view, however, the financial problems facing the eurozone are as much a consequence of rising external imbalances and divergences in competitiveness between the EMU’s core and the so-called “periphery”. As such, we believe that a reform process based on a pillar of fiscal austerity alone risks becoming self-defeating, as domestic demand falls in line with consumers’ rising concerns about job security and disposable incomes, eroding national tax revenues. (..)
http://www.standardandpoors.com/ratings/articles/en/us/?articleType=HTML&assetID=1245327305715
antimafia
professeur!ormai fa piu di 40anni que ci prendono in giro con questo pericoloso gioco!
Lorenzo Adorni
Caro Professore,
Ma in Grecia cosa sta succedendo? E’ l’ennesima fase della trattativa o hanno già, consentimi, “acceso l’innesco”? (Oggi,guarda caso, uno dei massimi funzionari europei di S&P ha detto di attendersi il default greco a breve )
aldogiannuli
condo me hanno acceso l’innesco
Nicola Mosti
Beh, se anche il compassato e “super-istituzionale” Mario Draghi indica nelle inattendibili Agenzie di Rating il braccio armato di un’autentica guerra valutaria, significa che le cose stanno molto più avanti…
P.S. Ti ho re-inviato una mia mail del maggio 2010, che credo sempre attuale.
Socrate
Questo perché la maggior parte di noi italiani vive di furbizie ed illusioni del cavolo, non sarei molto ottimista, anzi…. E chi si fa illusioni o possibili rivoluzioni , in un bicchier d’acqua, non ri rende conto di niente… Si viaggerà di meno, si consuma meno luce, gas, acqua e mille altre cose, ci vuole un economia meno drogata e più attenta alle piccole cose quotidiane.. Senza scialare soldi che non si hanno più facendo debiti… Buona continuazione
rosario
Qualcuno mi dovrà spiegare il paradosso di una nazione estremamente parsimoniosa nei consumi privati e nei risparmi, investiti per lo più nella casa di famiglia, quindi in modo virtuoso per l’economia nazionale e il refrain di un paese di cicale che vivono al di sopra delle proprie possibilità. Ecco, a mio parere in questo apparente paradosso è nascosto il dramma italiano. Chi sta spendendo tutte le enormi risorse accumulate da anni di privazioni dei nostri genitori?
GA
Io rispetto a questi scenari sono sempre un po’ perplesso. Sono convinto che in buona parte possano corrispondere a realtà, dopotutto sia Monti che, come veniva qui detto, Draghi, sembrerebbero confermare.
Però colpisce la reazione. Allora la Merkel è sicuramente prigioniera sia della sua coalizione che della sua opinione pubblica e quindi non fa, non può fare, non ha il coraggio di fare nulla e intanto l’Europa crolla. Sarkozy, Zapatero e compagnia bella non sembrano nemmeno essersi posti questo problema.
Insomma possibile che siano tutti parte dell’attacco speculativo? Certo gli Usa sono ancora forti. Condivido il giudizio di chi qui diffida molto di Repubblica, sempre in prima fila quando si subodorano complotti.
Insomma vedremo. Ah poi c’è un’altro aspetto: se non si riesce a prevedere le conseguenze di un default della Grecia, possiamo davvero pensare che qualcuno possa orchestrare minutamente la poderosa e inarrestabile reazione a catena che si innescherebbe con la fine dell’Euro?
Chissà che non sia più l’insipienza e la mediocrità che non una grande giocata di poker a distruggere tutto…
Socrate
“privazioni” mah….. Non raccontiamoci storiele e favole…. In passato chi ha potuto ha cercato di approfittare delle larghe maniche dello stato, con riferimento al pubblico impiego, ed ora non ci si dovrebbe meravigliare se siamo messi così male, in continuo peggioramento… Lo stato si è indebitato fino al collo per clientelismo ma la mediocrità porta ad esser poco onesti con se stessi… Così non si poteva continuare all’infinito…Certo mica si negano l’assenza della politica che poi è solo un comitato d’affari della alta borghesia, bisogna constatarlo spassionatamente e basta.. Che il capitalismo è questa roba non si scopre certo ora, ma sono almeno 150 che va avanti così…
Lorenzo Adorni
Gent. Rosario,
Io parlerei di una politica di sistematica di aggressione dei risparmi da parte di banche, assicurazioni e finanziarie. I risparmi privati degli italiani erano fra i più elevati d’Europa. I soggetti di cui sopra hanno attuato politiche che in un modo o nell’altro hanno portato e porteranno alla sistematica aggressione di tali risparmi. Con l’aiuto dei vari governi che sono stati alla guida del paese, che hanno creato la legislazione ad hoc sia per far dilagare un certo tipo di prodotti finanziari spazzatura fra i cittadini privati, sia smantellando lo stato sociale e imponendo nuovi costi alle famiglie.
rosario
Ringrazio per le risposte e (in parte) le conferme ad una sensazione che ho da tempo: quella di un Paese dotato anche di virtù popolari, quali per esempio la sobrietà, tradito dai vari governi che in questo periodo di unità hanno chiesto gravi sacrifici (spoliazione delle ricchezze del sud nella fase unitaria) Bava Beccaris, la sanguinosa I guerra mondiale, l’oro alla patria, e via fino ai giorni nostri. E siamo rimasti, nonstante tutto, mansueti ed uniti.
Daniele Visentin
Caro Aldo, questo commento va largamente oltre i tempi di un blog, ma ho letto solo ora l’articolo.
Per me la prima e la seconda alternativa sono la stessa cosa, i mercati si assestano e gli investitori professionali sono solitamenti i capofila (ti segnalo pero’ che i maggiori profitti si fanno quando ci si diallinea – dalla parte giusta – rispetto al consensus dei mercati).
Infine, per quanto tu metta insieme un certo numero di indizi per l’operazione finanziaria, non ne descrivi mai davvero il movente.