Dopo lo showdown di giovedì:i guai del Cavaliere.

Fini non è tempestivo, lo abbiamo detto, però dobbiamo dargli atto di avere la schiena dritta e di saper reggere uno scontro: chapeau! Prima di continuare, diciamolo: l’immagine del Cavaliere color verde carciofo, che schiuma rabbia e schizza veleno, avvicinandosi al microfono furente come un bufalo, è di quelle scene memorabili che ti riempiono di soddisfazione. E di questo a Fini saremo grati in eterno, comunque vada.
Apparentemente, la riunione della direzione del Pdl è terminata con una sua disfatta (11 voti contro la mozione di maggioranza, circa il 6%, con l’abbandono di gran parte degli ex An), ma le cose forse non stanno proprio così.
Intanto, un risultato Fini l’ha ottenuto mandando in pezzi l’immagine sacrale del cavaliere in casa sua: quasi un nuovo schiaffo di Anagni!

Per un uomo politico che gioca tutto sull’ immagine non è poco. Ma i problemi veri sono altri.
Fuori discussione che dopo questo showdown la scissione del PdL non è più questione di se, ma di come e di quando.  Come altro potrebbe finire una situazione del genere? Che vita di partito sarebbe quella in cui non puoi riunire nessun organo o gruppo parlamentare senza che i due schieramenti si mettano le mani al collo?
Berlusconi sta chiedendo ai suoi di “sfiduciare” Fini. Tecnicamente non può, però nessuno può proibire ai deputati di firmare una dichiarazione in cui si manifesti sfiducia nei confronti del Presidente e, se le firme dovessero essere la maggioranza, questo qualche problema di permanenza a Fini lo porrebbe. Ma, quando mai si è visto un partito i cui parlamentari raccolgono le firme per sollecitare le dimissioni di un proprio dirigente da una carica istituzionale? Va da sè che questo è già una dichiarazione di avvenuta rottura del partito.
Ma allora che scenari si aprono? Per capirci di più dovremmo sapere quanti parlamentari sono pronti a seguire Fini: fa differenza se sono più o meno di 20 alla Camera e 10 al Senato. Per ora lasciamo la cosa impregiudicata e ragioniamo sui possibili sviluppi, nel caso (peraltro probabilissimo) che i seguaci di Fini non siano in numero sufficiente a far cadere il Governo.
Berlusconi potrebbe decidere di andare avanti con una maggioranza più assottigliata o dimettersi, con due ulteriori possibilità: rifare il governo imbarcando l’Udc o chiedere nuove elezioni. Esaminiamo i tre scenari in successione logica.
1°, il governo va avanti con maggioranza risicata: ovviamente, il rischio sarebbe quello di “andare sotto” nelle votazioni almeno una volta a settimana, Fini, come Presidente della Camera potrebbe esercitare un discreto ostruzionismo, i rilievi di costituzionalità di Napolitano potrebbero infittirsi, il potere contrattuale del “sor Umberto” salirebbe alle stelle, per cui Silvio non potrebbe rifiutargli più nulla. Ma soprattutto ci sono altri due inconvenienti: Fini avrebbe tempo di organizzare un suo partito (ricordiamo che le sedi della ex An sono di proprietà di una fondazione che sta dalla sua parte), diventando più pericoloso in seguito, mentre ora sarebbe poco pronto alle elezioni. In secondo luogo, se Fini si mettesse di traverso sul tema delle riforme federaliste l’accordo con il Pd diventerebbe molto difficile. Infatti, per quanto i dirigenti del Pd siano pronti a calarsi le braghe davanti al Cavaliere, come potrebbero giustificare questo davanti alla loro base elettorale quando anche Fini  fosse contrario a quelle riforme?
La maggioranza avrebbe lo stesso la forza per farle passare, anche se di misura, ma svanirebbe il sogno della Lega di farle approvare con i 2/3 che impedirebbero il referendum confermativo. Infine (e l’astensione di Pisanu fa pensare proprio questo) non è detto che gli avversari del Cavaliere siano i soli finiani: potrebbero spuntarne di nuovi, magari come franchi tiratori.
Dunque, la compagine di maggioranza sarebbe sempre più traballante.
2°, nuovo governo con l’Udc. E’ l’ipotesi più favorevole a Berlusconi, consentendogli di isolare Fini, scoraggiare nuovi franchi tiratori, riprendere fiato e contrappesare l’Umberto da Cassan Magnago. Però: per la stessa ragione la Lega potrebbe non gradire la new entry, e magari potrebbero riaccendersi antiche ruggini fra l’asse nordista Lega-Tremonti e un’Udc sempre più “sudista”. Ci sarebbe sempre il problema di dar tempo e fiato a Fini per organizzare il suo partito. In ogni caso, sarebbe uno scenario non dipendente dalla volontà del Cavaliere, ma da quella di Casini, che potrebbe anche pensare più vantaggioso restare dove si trova e non andare a cavare le castagne dal fuoco al Pdl.
3°, nuove elezioni. Non c’è dubbio che questa sia la soluzione che è più nelle corde del Cavaliere, che si sente a suo agio quando può caricare a testa bassa. E siamo convinti che sia esattamente quello a cui sta pensando  in queste ore: una campagna napoleonica che gli regali una nuova smagliante vittoria, con Fini nella polvere e lui pur sempre in condizione di tenere a bada anche la Lega. Però potrebbe essere solo un bel sogno.
Intanto c’è un problema tecnico di non poco conto: se si deve andare a nuove elezioni, deve aprire la crisi e salire al Quirinale a chiederle in pochissimo tempo. I tempi tecnici delle consultazioni e dello scioglimento delle Camere, a fare le cose proprio strette, sono non meno di 45-50 giorni, quindi, o la macchina si avvia fra il 12 ed il 14 maggio o si va a luglio e la cosa non appare realistica. Per di più, Napolitano potrebbe anche giocare a fare ostruzionismo (in fondo la Costituzione lo obbliga a consultare i Presidenti delle Camere e Fini sarebbe probabilmente contrario), per cui una settimana di mandato esplorativo potrebbe anche far saltare tutto. Dunque, per esser prudente, Berlusconi dovrebbe decidere la crisi non più tardi del 6-7 maggio.
Certo c’è sempre la possibilità di votare a fine settembre o primi ottobre, ma c’è il problema della finanziaria e, in tempi di crisi, non sarebbe consigliabile ricorrere all’esercizio provvisorio.
In secondo luogo: il Pdl ha incassato due belle legnare alle europee ed alle regionali, a causa dell’astensionismo; ora dovremmo andare a nuove elezioni a due mesi da un turno generale (le regionali) ed in piena estate: quanto peserebbe l’astensione e chi colpirebbe? Il Pdl, peraltro, non ha abbassato le tasse di una lira e comunque ci fa la figura di chi, avendo vinto con largo margine delle elezioni va ad elezioni anticipate dopo solo due anni. Di chiunque sia la responsabilità, sarebbe l’ammissione di un fallimento.
D’altra parte, dopo lo scontro di giovedì scorso, verrebbe la “sfiducia” a Fini, la “pulizia etnica” dei finiani nel governo, la crisi ecc: tutte cose che darebbero la sensazione di uno stato di marasma del Pdl. Considerato che, comunque, alle elezioni una frazione dell’elettorato di destra (per quanto piccola) seguirebbe Fini, una flessione sarebbe da mettere nel conto. Per quanto il Pd sia una marmellata di amebe, il rischio di una sconfitta ci sarebbe. Oppure di un pareggio. Ad esempio: immaginiamo una situazione in cui Fini faccia un accordo con Casini e Rutelli, per cui si va alle elezioni con tre schieramenti ed immaginiamo che Pd e centro stipulino un accordo tecnico a scacchiera al Senato. Ad esempio, il Pd non presenta suoi candidati in Sicilia e Calabria decidendo di appoggiare il centro e questi, vice versa, ricambino il favore in Piemonte e Puglia. La cosa potrebbe finire con 162 seggi al Pdl 24 al ,centro e 141 al centro sinistra. Nessuno avrebbe la maggioranza al Senato: pareggio. Magari verrebbe fuori la proposta i un “governo di Unità Nazionale”.
Tutto questo potrebbe costare molto alla Lega, che vedrebbe sfumare il suo progetto federalista. Pertanto, la soluzione delle elezioni anticipate non è detto che vada bene alla Lega, alla quale conviene, semmai il primo scenario, magari nella speranza i portare a casa il risultato grazie al Pd.
Se solo Bersani, per una volta in vita sua, riuscisse a dire qualcosa di politicamente di sensato, non staremmo messi male e l’occasione di rovesciare il Cavaliere non sarebbe poi così lontana…

Aldo Giannuli, 26 aprile ’10


Aldo Giannuli

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Comments (8)

  • Se solo Bersani, per una volta in vita sua, riuscisse a dire qualcosa di politicamente di sensato, non staremmo messi male e l’occasione di rovesciare il Cavaliere non sarebbe poi così lontana…

    Mi tremano le gambe al solo pensare cosa farà il pupillo di Baffino D’Alema. Quanto scommettiamo che riuscirà/anno a salvare ancora una volta SB ? Ce l’hanno nel DNA !

  • chiedo scusa ma provo a fare un ragionamento diverso. La politica è anche o soprattutto uno spazio simbolico e da tempo esso è strutturato dalla dialettica di governo e opposizione. La mossa di Fini ( merito suo o demerito altrui, se ne può discutere) colloca la sua destra moderna in tutti e due i campi, col governo perchè non intende almeno per ora farlo cadere ( ci riuscirebbe davvero? se B, e Bossi fanno altri passi falsi non si può escludere..) e con l’opposizione perchè rema contro e ottiene di fatto il riconoscimento che se c’è una opposizione è la sua e quella storica può solo appoggiarla per giunta senza dirlo. Morale della favola, il campo è tutto occupato, non si può escludere che qualche evento possa sempre precipitare ma se non sarà così avremo un bipolarismo centro.destra e destra moderna che occupa tutto lo spazio centrale.

  • Ierisera ho ascoltato Vendola e lui sosteneva che il Pd se avesse un programma serio di coinvolgimento popolare, non avrebbe paura di elezioni anticipate e spingerebbe in questa direzione. Mancando di capacità organizzative serie si allinea a B.

  • Chavez, affrontando elezioni ogni due anni, ha sbaragliato i suoi nemici; lo stesso accadrà con Berlusconi. E non perchè Chavez=Berluska, ma perchè sono i loro relativi oppositori ad assomiglirsi in modo spaventoso. Un’accozzaglia di forze deboli e debolissime, foraggiate dall’esterno e unita dal collante antigovernativo, ma senza una prospettiva minima per il paese.
    Se B. andasse a elezioni immediate, l’unico ostacolo a una schiacciante vittoria del PdL sarebbe Napolitano che non gliele fa fare…
    In compenso, in caso di elezioni, Casini o Fini, la Lega avanzerebbe ugualmente, e l’ostacolo dei 2/3 dei voti al parlamento diventerebbe, sempre più, un cavillo tecnico che un ostacolo serio. La crisi avanza, e favorirà i verdi padani.
    Infine, se il PD facesse quello che Lei consiglia, un accordo a ‘scacchiera’ con le pulci e le zecche centriste finian-rutel-monte-casiniste, allora dimostrerà di non aver capito nulla. Perchè dove cedesse il campo a queste nullità politico-elettorali, farebbe stravincere il PdL-Lega (a proposito, in Padania chi verrebbe candidato? Un tizio del Pd o uno sfigato seguace dei terroni bocchino e casini-in-caltagirone?)
    Mi pare che ci sia troppo entusiasmo per ‘mister nothing gianfrà’. Ci si è dimenticato di come ha svenduto un partito da 12/13% a livello nazionale?

  • domanda?

    ma non è che Fini sta tentando solo di acquisire visibilità politica all’interno del Pdl?
    E’ un tentativo che mi sembra azzardato ma non lo escluderei…
    Il tentativo è quello di far slegare dalla Lega il Pdl e creare un nuovo centro destra con l’obiettivo di andare oltre a B., ossia di guardare ad un dopo Silvio ( prima o poi anche lui ci lascerà). Fini ha 58 anni mi pare e questo potrebbe costituire un progetto a lunga scadenza, non immediato.

    La vedo grama sganciare la Lega al nord…mentre al centro sud il progetto mi sembra fattibile.

    In ogni caso: vi ricordate quando 20 anni fa il Bossi parlava di tre Italie (nord alla Lega, centro alla sinistra e sud alla politica infiltrata dalla malavita organizzata). Ecco questo terribile progetto mi sembra si stia avverando, ecco perchè secondo me Fini sta tentando di costruire un nuovo fronte per il post Silvio.

  • fini salvatore della patria?Non credo,vuole semplicemente comandare e non tollera di esser messo in ombra da un guitto della politica.
    Io sincermante mi son smarrito all’interno di questa scadente seconda repubblica.Il problema è che non vedo all’orizzonte niente che da “sinistra”,meglio ancora se comunista, mi faccia ben sperare.
    Il democretinismo ha soffocato e ucciso la reale natura comunista-che non è dirittoumanista-la ricerca del consenso e di evitare la battaglia su temi fondamentali come il lavoro,o di dare una direzione estera coraggiosa e di smarcarsi dall’americanismo sionista ha distrutto il pd.
    Affidarci a Di Pietro o ai Grillo?Giusto per una piazzata,ma non per sbocchi politici duraturi e seri.

    Non ho idee in questo momento,niente

  • “Un’accozzaglia di forze deboli e debolissime, foraggiate dall’esterno e unita dal collante antigovernativo, ma senza una prospettiva minima per il paese”

    Complimenti ad Alessandro! Un’incredibile analisi politica in tutta la sua semplicità.

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