E dopo Istanbul, Giacarta.
Almeno un dubbio sulla strage di Istanbul che lo siamo tolti: è stata l’Isis come dimostra la rappresagli turca su oltre 500 postazioni militari del Califfato. Resta da capire il perché si stia sviluppando questa guerra fra due soggetti che sembravano tanto amici sino a venti giorni fa e resta da capire cosa voglia dire Erdogan quando parla di entità nascoste che stanno dietro la strage. L’attentato di Giacarta ci dà qualche lume sulla logica dell’Isis in questa fase.
In primo luogo, perché l’Indonesia, proprio ai confini del “continente culturale islamico”. Direi proprio per questo: la propaganda dell’Isis sottolinea in questo modo che il suo programma è l’unificazione di tutto il mondo islamico sino alle sue estreme propaggini e senza distinzione fra paesi arabi e non arabi. Peraltro , l’Indonesia è il paese musulmano più popoloso e il “Califfato” non sarebbe completo senza di essa. Questo la propaganda. La politica è una cosa un po’ diversa.
E’ molto poco probabile che l’Isis pensi ad una annessione di parti dell’Indonesia in tempi prevedibili: in quel paese dispone di troppo pochi seguaci, come lo scarso afflusso di foreign fighters indonesiani dimostra. Ha le forze per fare un attentato (peraltro non riuscitissimo, quel che fa pensare ad attentatori addestrati alla bell’e meglio) ma non molto di più. Quindi , dichiarare provincia del Califfato anche Dijakarta è solo propaganda.
Sul piano politico, il messaggio va letto diversamente: già con Parigi, poi in Libia ed Istambul l’Isis aveva iniziato a proiettare la sua azione fuori dai confini del “Sunnistan”(le province sunnite di Siria, Iraq, Libano e Giordania) ma si poteva pensare a rappresaglie contro la Francia per i bombardamenti, in Libia per difendere Derna, in Turchia per qualche sgarbo ricevuto. Ora, con Giacarta l’Isis ci fa sapere che è guerra totale, che può colpire e colpirà in qualsiasi parte del Mondo, senza bisogno che ci sia un motivo particolare.
E ci fa sapere che, a differenza di Al Quaeda che faceva un attentato ogni tanto, l’Isis segue la tattica dell’attacco a “sciame” per la quale dobbiamo abituarci ad una raffica continua.
Di questo salto di qualità e della gravità che esso comporta, non pare che ci sia alcuna percezione, a giudicare dalla lettura dei giornali: stamattina Il Corriere on line dava la notizia come sesta, dopo la politica interna, il solito caso di cronaca nera, il probabile Oscar a Di Caprio, mentre la Repubblica come quattordicesima. E questo, naturalmente di riflette nelle convinzioni della gente che pensa che, in fondo, un attentato in paesi “selvaggi” comne la Turchia o l’Indonesia (cosa volete?) è cosa normale, e che la cosa è grave solo se si verifica in un posto “civile” come Parigi, Londra o New York.
Lasciamo perdere le considerazioni di ordine etico, per cui i morti non pesano tutti allo stesso modo ma proporzionalmente a quanto sia scura l’epidermide, ma facciamo un ragionamento solo politico: qui non si sta capendo che Bruxelles o di Giacarta, Istambul o la Nigeria, Derna o Parigi, Baghdad o Copenaghen c’è un solo conflitto in corso e contano tutte le battaglie.
E l’Isis è un avversario molto temibile, ben di più di Al Quaeda.
Aldo Giannuli
al qaeda, aldo giannuli, attentati di Giacarta, isis
ilBuonPeppe
Qui c’è una visione un po’ diversa, anche sull’attentato di Istanbul e la relativa (?) rappresaglia.
http://www.maurizioblondet.it/isis-colpisce-anche-giacarta-almeno-qui-siamo-certi-non-cetra-erdogan/
benito
@ ilBuonPeppe
ho letto l’articolo e l’ho trovato molto interessante, non so’ bene chi sia M.Blondet e quanto sia attendibile ma e’ l’unico finora che ha saputo spiegare alcune cose in maniera quantomeno coerente da un punto di vista logico, e quanto da lui sostenuto avvalorerebbe il sospetto di un monopolio delle rivendicazioni terroristiche volto a creare una cortina fumogena su cio’ che realmente avviene.
Il parere del prof Giannuli in merito sarebbe molto interessante
Herr Lampe
Chi sia Blondet lo scrive lui stesso. È un ex-giornalista, ultras cattolico (fatica a riconoscere il Concilio Vaticano ii, sospetta che Bergoglio sia un massone, etc).
La sua posizione su Isis è chiarissima: non esiste se non in quanto emanazione diretta degli Usa, i quali sono eterodiretti da Israele.
Certo, anche nella più colossale idiozia c’è un briciolo di verità. Dopodiché la colossale idiozia resta tale.
Gherardo Maffei
@ Herr Lampe i suoi dogmi teologici-ideologici, le impediscono di vedere che Maurizio Blondet ha semplicemente ragione. Lo legga quotidianamente, ogni giorno, non perda un suo scritto e penda dalle sue labbra! E’ meglio di una cura psichiatrica,è una salutare terapia di disintossicazione, per chi è malato. Perché di questo si tratta, è semplicemente una malattia mentale devastante di cui soffre la maggioranza della gente.E’ simile alla tossico dipendenza del cocainomane, al tabagismo acuto, all’alcolismo. Non è detto che lei dopo questa terapia d’urto non possa guarire. Auguri e si curi!
benito
@ Maffei e Herr Lampe
io credo che sia bene ascoltare tutte le campane, valutare e trarre le proprie conclusioni sforzandosi di essere logici e obbiettivi poiche’ chiunque puo’ avere la sua parte di ragione ed avere torto per altri versi. Non esistono profeti nei quali credere sempre, perche’ tutti possono sbagliare compresi noi stessi.
Liaeo
Caro professore, questo suo articolo conferma la sensazione che avevo su un suo cambiamento e so che chi tocca i fili muore. Pertanto, la saluto con intatta stima.
Aldo Giannuli
ecioè? Non ci ho capito molto
Ercole
Questa tattica del SI (stato islamico) e compagnia, di colpire dovunque e a raffica, è un’ulteriore conferma della politica folle dei ‘leader europei’ di lasciare i confini aperti.
Aldo Giannuli
guarda che gli attentatori a volte sono cittadini europei, quanto poi a Istanbul, Dijakarta e il burkina faso non c’entrano niente con i confini europei. mi pare che questa dei confini aperti (che tanto aperti poi non sono) sia una classica balla che non c’entra nulla con il fenomeno
Ercole
Gli attentati omicidi di Costantinopoli, Giacarta e in ‘Africa nera’ c’entrano con l’Europa nel senso che l’attività omicida dello SI è globale e che senza confini viene facilitata. Un confine esiste quando viene presidiato o almeno controllato, ad esempio con mezzi elettronici. Ma in Europa i confini non esistono perchè per volontà politica i controlli alle frontiere non ci sono, e anche chi è clandestino secondo le generose leggi vigenti non viene rispedito indietro: le poche ‘espulsioni’ sono dei meri provvedimenti amministrativi che vengono ignorati. La maggior parte arriva comodamente con il visto di ingresso; chi non lo ottiene si imbarca, poi chiama l’SOS e viene portato in Europa dalla guardacostiera controllata dal governo Renzi e finanziata con i soldi dei contribuenti. Oppure prende la rotta dei Balcani e trova prima o poi i governi della UE ad accoglierlo a braccia aperte: in primis il governo presieduto da Merkel che l’anno scorso ha violato circa 1,5 milioni di volte la costituzione tedesca accogliendo clandestini che sono transitati attraverso paesi sicuri (dalla Bulgaria o Grecia in avanti); ad oggi 16 gennaio l’ha violata ancora oltre 50.000 volte. Quindi il fatto è: chi vuole venire in Europa viene e se vuole ci rimane.
Confini filtrati con il contagocce in entrata sarebbero un ostacolo in più per compiere attentati omicidi califfisti, anche se ovviamente non sarebbe una condizione sufficiente tenuto conto della presenza islamica. Ed è provato che parte degli attentatori omicidi del 13 novembre (Parigi) o delle molteplici aggressioni di Capodanno (Colonia, Amburgo et al.) erano giunti in Europa con l’ondata di clandestini islamici dei mesi precedenti.
Essere europeo è una questione di definizione. Per molti – credo siano la maggioranza assoluta – è principalmente una questione di identità: chi crede nell’ideologia propagata nel corano e nelle hadith non lo è, sia che sia immigrato, suo figlio di n-generazione, con o senza cittadinanza, piuttosto che convertito. Secondo questa idea, la divinità Europa esclude ‘allah’, e viceversa. Quindi, i cosiddetti ‘foreign fighters’ dello SI sono sempre stranieri perchè figli di una cultura incompatibile, anche quando transitano dall’Europa.
Gaz
Veramente Europa era libanese e suocera di Pasife, se non ricordo male.
Viaggiando (come turista) dall’altra parte dell’Adriatico ho visto numerosi minareti …
si può affidare alla Bin Laden Demolitions Ltd l’appalto per raderli al suolo? E il lembo di Turchia europea intorno ad Enez lo richiediamo indietro ad Erdogan?
E i musulmani presenti in Francia o Gran Bretagna ?
Se cerca troverà delle famiglie che fuggirono da Costantinopoli in seguito alla conquista turca, ma non credo che nessuno oggi chiami Istambul col nome di Costantinopoli o Bisanzio.
Vuole arruolarsi per una nuova Lepanto?
Certo c’è l’isis che inizia ad essere più che un grattacapo, ma è problema diverso.
Se porta indietro le lancette della storia, rischia di fare il gioco di quanti si ricordano degli emirati in Europa.
Zerco
“Almeno un dubbio sulla strage di Istanbul che lo siamo tolti: è stata l’Isis come dimostra la rappresagli turca su oltre 500 postazioni militari del Califfato.”
Che la Turchia abbia bombardato il Califfato lo dice… la Turchia (e i nostri media a pappagallo).
Nella stampa araba non c’è traccia di questa “rappresaglia”.
Un suggerimento: per sapere se qualcosa è veramente successo in Medio Oriente bisogna guardare la stampa libanese (il Libano è il calderone di tutto ciò che capita lì attorno), che riporta tutte le fonti di tutte le parti in causa, e – tra i “nostri” – solo Robert Fisk. Se nella stampa libanese questa “grande impresa” turca non è citata (né lo fa Rober Fisk) vuol dire che non è proprio accaduta.
Poi, che l’ISIS sia una creazione degli USA, o comunque è stato favorito dagli USA non lo dice tanto Blondet, quanto i documenti ufficiali degli USA. Se un documento della DIA (Defense Intelligence Agency) del 2012, fatto trapelare dal Pentagono, dice che «la creazione di un principato sunnita (= califfato!) tra Iraq e Siria è in linea con gli interessi strategici degli Stati Uniti d’America nell’area» spiega TUTTO, anche Parigi e Jakarta.
Alla luce di questo, l’articolo dell’ottimo Giannuli è un esercizio retorico.
Su questi temi tanto vale leggere le fiction di Guido Olimpio sul Corriere.
benito
@ Zerco
vorrei aggiungere che in una situazione di guerra le cannonate che vengono sparate , hanno un importanza pari alle notizie che vengono divulgate, e a me risulta che le notizie che ci arrivano dai luoghi di guerra, sono filtrate dai comandi militari o eventualmente dai servizi segreti che sono indubbiamente presenti nei punti caldi. Inoltre le varie testate giornalistiche perlopiu’ prendono le notizie dalle poche agenzie di stampa che sono controllate ancora una volta dai servizi segreti. E’ nota anche la presenza di giornalisti legati in qualche modo ai servizi segreti italiani o americani. Alcuni di loro hanno avuto condanne per calunnia ma anziche venire radiati dall’ordine dei giornalisti, continuano a fare il loro sporco mestiere. Ne voglio ricordare alcuni: Renato Farina, Valter Lavitola, Guido Olimpio, Giorgio Zicari, Guido Giannettini, Pio Pompa, a proposito di quest’ultimo guardate questo articolo:
http://www.repubblica.it/2006/07/sezioni/cronaca/sismi-mancini-2/memoriale-pio-pompa/memoriale-pio-pompa.html
Va considerato anche che l’abolizione di fatto dell’art.18 favorisce la ricattabilita’ dei giornalisti con la “schiena diritta”. Ecco perche’ possono darci ad intendere le cose piu’ incredibili, come per esempio che la Turchia ha bombardato l’ISIS
Aldo Giannuli
tutto vero, ma non esageriamo a ritenere che non ci sia alcuna informazione credibile: se fosse cosìfaremmo bene a spegnare il pc ed andarcene tutti a pesca. Anche la coltivazione dei lupini dà ottime soddisfazioni
Aldo Giannuli
quanto a Giannettini non continua a fare il suo lavoro perchè è defunto
benito
” quanto a Giannettini non continua a fare il suo lavoro perchè è defunto”
non lo sapevo, ma sono sempre in tempo a stappare una bottiglia di spumante nella certezza che e’ sprofondato all’inferno
La prossima bottiglia sara’ per Mario Scaramella (anche se non e’ un giornalista”